Tra uomini. La dinamica omosessuale nella psiche maschile
 9788857304137 [PDF]

  • 0 0 0
  • Gefällt Ihnen dieses papier und der download? Sie können Ihre eigene PDF-Datei in wenigen Minuten kostenlos online veröffentlichen! Anmelden
Datei wird geladen, bitte warten...
Zitiervorschau

Peter Schellenbaum, analista di fama mondiale, è docente presso l'Istituto c.G .]ung di Zurigo. Fra le sue opere pubblicate da Red Edizioni, ricordiamo Laferita dei non amati, Il no in amore, La danza dell'amicizia, Alzati dal lettino e cammina, Vivi i tuoi sogni, Il bambino nascosto dentro di noi.

Peter Schellenbaum

Tra uomini Andrea si diede tutto a questo am01-e che per lui non era traviamento. Non gli venne neppure in mente di rinnega1'/o davanti a se stesso, di combatterlo come 'depravazione' o 'malattia '. Queste parole toccavano tanto poco la realtà: venivano da un altm mondo. Anzi, considerava questo amore una cosa buona, lo lodava come tutto quello che Dio gli dava e gli imponeva, chefosse facile o difficile a sopportarsi. K. Mann La pia danza (Gammalibri, Milano, trad. di Fulvio Ferrari)

Red Edizioni, Milano © 2005 Traduzione di Gabriella Galzio dall'edizione originale tedesca Homosexualitat im Mann, K6sel Verlag, Monaco © 1991 Revisione redazionale di Tiziano Casartelli. Prima edizione nella collana 'Immagini del profondo': 1993 Prima edizione in questa collana: 2005 Videoimpaginazione: Sedigraf, Blevio (CO). Stampa: Legoprint, Lavis (TN).

fèd !

Prefazione

Questo saggio di psicologia delprofondo nasce dalla rielabomzione di un mio precedente lib1'O dal titolo Homosexualitat des Mannes (L'omosessualità del maschio, 1980). Con maggiore chiarezza e sistematicità rispetto a quellav01'O, tmccio qui una distinzione fm quella che l'itengo una sana omosessualità, in nessun modo gravata dal sospetto di un presunto sviluppo mancato, e l'omosessualità fissata . Quest'ultima è camtterizzata soprattutto da un desiderio maniacale privo di capacità di relazione nei confronti del maschio e da un impulso di fuga dalla donna . Tracciando questa distinzione, in parte mi discosto dal modello psicanalitico tmdizionale dell'omosessualità. È pur vero che in una lettera indirizzata alla madre di un omosessuale Freud scrisse: .L'omosessualità non è sicuramente un privilegio, ma non è niente di cui ci si debba vergognare: nessuna croce, nessuna umiliazione, e nemmeno può essere definita una malattia ... È una grossa ingiustizia perseguire l'omosessualità come fosse un crimine ed è anche una crudeltà•. Nella stessa lettem, però, Freud definisce l'omosessualità una 'inibizione dello sviluppo ', ossia il blocco di qualcosa che altrimenti, in una costellazione parentalefavorevole, tenderebbe a svilupparsi (ne parlerò più avanti). Esisterebbe, è ve1'O, unfattore costituzionale, cosz' sottolinea Freud in vari passi della lettera, ma questo non obbedirebbe ad alcun determinismo. Il limite della concezione di Freud sta nell'individuare come modello di mffronto e come norma lo sviluppo ete1'Osessuale. Nella stessa direzione si sono mossi anche psicanalisti influenti e di nuova impostazione come Fritz Morgenthaler. Per altro, molti elementi di questo modello psicanalitico li ho

5

PREFAZIONE

adottati nelle mie riflessioni sull'omosessualitàfissata o indotta da coazione. Qui comunque si parlerà anche dell'omosessualità che origina da una predisposizione, dell'omosessualità aTchetipica, sia nella sua fOTma dominante nei maschi omosessuali sia nella sua forma recessiva nei maschi etemsessuali. La distinzione sistematica fra 'omosessualità fissata' e più semplicemente 'omosessualità ', oppure fra 'omosessuale fissato' e 'omosessuale', potTà risultare alla lettuTa un po' pesante. Tuttavia è una distinzione sostanziale, tanto importante da giustificaTne lo svantaggio formale. PeT due ragioni non potevo parlare semplicemente di fissazione del maschio: prima di tutto a causa della condizione di minoranza che vivono gli omosessuali, epoi peT il fatto che si tratta di una fissazione specifica, differente da quella che si ha nello sviluppo eterosessuale. Etero e omosessuali conoscono però entrambi i tipi di fissazione, in relazione al diverso peso che ha l'eterosessualità e l'omosessualità presente in 10m. Obiettivo principale di questo libro vuole essere la 'comunicazione speculare'fra maschi etero e omosessuali, cioè la conciliazione interiore di entrambi i soggetti attraveTSO il riconoscimento della comune dinamica psichica, al di là della diversa distribuzione dei pesi. Ringrazio i miei analizzandi omosessuali, senza i quali non avrei potuto scrivere questo libro: non si sono astenuti dall'esprimere la loro critica di parte nei confronti del mio precedente lavoro sullo stesso tema e hanno fatto del loro meglio per impedirmi di cadere in vecchi e nuovi pTegiudizi nei confronti dell'omosessualità. Ringrazio anche, fra le mie analizzande, coloro la cui storia personale in un modo o nell'altro è stata legata a quella di maschi omosessuali. Tellaro, gennaio 1991

6

TRA UOMINI

L'omosessualità è una inibizione dello sviluppo?

Un omosessuale sa che cosa vuoi dire sentirsi diverso: non appartenere alla maggioranza eterosessualé che determina la vita pubblica sotto ogni aspetto. Sicuramente si è più volte innamorato di un uomo che, semplicemente perché eterosessuale, non poteva ricambiare i suoi sentimenti con la stessa intensità. E avrà anche vissuto l'esperienza opposta: !'impossibilità di ricambiare, con la stessa intensità, i sentimenti di una donna innamorata di lui, semplicemente perché omosessuale. Esperienze come queste, di dissonanza erotico-sessuale rispetto al mondo esterno, cominciano già nell'adolescenza. Più tardi possono essere attenuate dai rapporti che si è desiderato stabilire consapevolmente con altri omosessuali. Ciò nonostante, le esperienze di dissonanza si rinnovano nella maggior parte delle situazioni in cui le persone si incontrano casualmente nella vita di tutti i giorni. Anche quando l'omosessuale si è 'dichiarato', ha cioè reso partecipi della sua omosessualità le persone che per lui contano, senza esibizionismo compensatorio, resta viva comunque l'esperienza dolorosa, sempre rinnovata, di sentirsi parte di una minoranza . È vero che la solidarietà con gli altri omosessuali gli procura un nuovo, benefico senso di identità di gruppo, tuttavia lo priva anche di quella naturalezza che gli eterosessuali provano in rapporto alla loro identità sociale. Ciò può rafforzare la sua libertà individuale e la sua indipendenza, ma il rischio è di identificarsi troppo con il gruppo sacrificando la sua individualità. Nei casi estremi lo rende addirittura, a livello psichico, un anarchico e un desperado. L'omosessuale nella società ete1'Osessuaie costituisce un problema che, pur con un lavoro di sensibilizzazione e di tolleranza sociale, non si lascia risolvere del tutto. 9

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

Ma se questo sentimento di isolamento e di dissonanza sociale appartiene solo all'omosessuale, l'unico modo di affrontare psicologicamente il conflitto consiste nel confrontarsi coraggiosamente con la propria condizione ·di minoranza. Ora, le cose starebbero così se gli omosessuali fossero solo omosessuali e gli eterosessuali fossero solo eterosessuali. Ma sappiamo che non è vero, la psicologia del profondo lo sa fin dai tempi di Fliess, Freud e ]ung, che hanno mostrato la naturale bisessualità dell'individuo. Per la verità gli uomini lo sanno da sempre. L'amore profondo fra Gilgamesh ed Enkidu , nell'epos più antico dell'umanità, non può essere ridotto a un rappolto esclusivamente omosessuale: per entrambi gli uomini anche l'amore nei confronti della donna era una cosa ovvia. Lo stesso vale ancora oggi nelle società orientali. Non a caso il termine 'omosessualità' è stato coniato soltanto nel XIX secolo dagli psichiatri tedeschi. La netta separazione tra esseri umani esclusivamente eterosessuali ed esseri umani esclusivamente omosessuali, cioè tra chi può provare un'attrazione erotica solo per le donne o solo per gli uomini, è un fenomeno storicamente nuovo, che certamente discende dalla cultura ebraico-cristiana, ma che si manifesta in pieno nella nostra società sempre più dominata dalla tecnica, standardizzata, priva di anima, desiderosa di normalità e percorsa da un diffuso impoverimento dei sentimenti. . L"omosessualità' è presente anche nel 'maschio eterosessuale', così come l"eterosessualità' nel 'maschio omosessuale'· tuttavia per la maggior parte delle persone, quanto meno nelta nostr~ società, ciò non significa vivere entrambi gli aspetti della propria sessualità. Solo se si è convinti di questo gli omosessuali possono capire che, dal punto di vista della loro dinamica psichica, cioè della loro attitudine archetipica, essi non sono affatto diversi dagli altri maschi, anche se in loro i pesi psicologici sono distribuiti in modo diverso. Sicuramente hanno un investimento libidico nell'amore per la donna più scarso, tuttavia anch'esso influisce sullo sviluppo della personalità. In questo modo la sensazione di isolamento rispetto agli eterosessuali, uomini e donne, può essere almeno in parte superata. OmolO

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INlBIZIONE DELLO SVILUPPO?

sessualità ed eterosessualità risultano così delle 'specializzazioni' necessarie nell'ambito della più generale attitudine alla sessualità, all'erotismo e alla capacità di relazione. Oggi molti eterosessuali maschi valorizzano sempre più il sentimento di amore nei confronti dei loro simili, e ciò facendo vivono un'esperienza di ancoraggio alla propria mascolinità.Tra loro, comunque, come tra omosessuali e donne, l'amore non va quasi mai oltre il sentimento di amicizia. E tuttavia anche nell'amore amicale vibra l'intero essere umano, e in esso è sempre percepibile una nota di sottofondo erotico-sessm,le . Se sottolineo la dinamica psichica maschile comune a eterosessuali e omosessuali non intendo però affermare che, con la fine di molti pregiudizi sociali e la risoluzione di molti blocchi intrapsichici, tutti i maschi proveranno in egual misura sentimenti omosessuali ed eterosessuali. Un individuo non potrà mai, nell'arco della sua esistenza , sviluppare tutte le sue potenzialità umane: predisposizioni, socializzazione primaria, figure di riferimento, duratq della vita, eccetera, sono fattori limitanti. Fa parte dell'equilibrio psichico individuale la capacità di svilupparsi nell'ambito dei propri limiti. Limiti che non smentiscono comunque la potenzialità di base di sviluppare tutto ciò che è umanamente possibile, seppure con diversi investimenti energetici. Con questo mio lavoro vorrei indicare una via per risolvere il problema dell'emarginazione degli omosessuali: ciò può avvenire attraverso un processo di trasformazione che investa l'individuo a livello di psicologia del profondo. Rispetto all'altro libro che ho scritto sullo stesso tema, ho mantenuto il modello psicologico di base della 'comunicazione speculare' (che spiegherò) così come un linguaggio in parte scientifico. I tanti, particolareggiati casi sono riportati ai fini di una migliore chiarezza espositiva. Nella ricca mole di libri e articoli sull'omosessualità maschile questo lavoro è, per quanto ne so, il primo che tratta il tema in modo particolareggiato ed esclusivamente nell'ottica della psicologia del profondo, e mette in relazione la dinamica psichica dell'omosessualità e dell'eterosessualità. Il libro si rivolge in egual misura a uomini eterosessuali e omo11

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

sessuali, così come a donne sensibili al problema poiché si trovano a vivere vicino a un uomo con una particolare impronta omosessuale. I casi riportati riguardano per la maggior parte omosessuali e solo in numero minore eterosessuali. L'omosessualità è qui specificatamente intesa come l'attrazione psicofisica del maschio per il maschio, che affonda le sue radici nella personalità ed è presente in ogni uomo. Chiariremo questo aspetto delineando la dinamica psichica dell'omosessualità, che a sua volta ci farà tornare alla domanda posta come titolo di questo capitolo introduttivo: l'omosessualità è una inibizione dello sviluppo? La mia esposizione della dinamica psichica dell'omosessualità comune a tutti i maschi non vuole in alcun modo cancellare la differenza tra etero e omosessuali: non rend~rei un buon servizio a nessuno. Gli eterosessuali non si riconoscono affatto negli omosessuali e viceversa. Questa mancanza di rispecchiamento reciproco può essere eliminata solo in parte, ma è una parte determinante, perché può trasformare una tolleranza solo esteriore, e quindi fragile , in un'empatia capace di dare psichicamente un sostegno. Alimentare quest'empatia è stato uno stimolo importante per riscrivere questo libro. La tolleranza degli uni verso gli altri si deve esprimere più in generale anche nella legislazione e nell'atteggiamento sociale. Proprio a causa del riacutizzarsi di un clima antiomosessuale dovuto, in molti etero Ce omosessuali!), alla paura dell 'Aids, si deve insistere nel difendere quanto già raggiunto. È importante restare vigili affinché i progressi conseguiti nell'ambito dei rapporti che la società eterosessuale intrattiene con gli omosessuali non regrediscano nuovamente, e battersi perché il riconoscimento dei pari diritti fra etero e omosessuali si àncori ovunque a un fondamento giuridico. Nonostante tutti gli sforzi di differenziazione dell'identità omosessuale si pone tuttavia la domanda: davvero gli omosessuali non si riconoscono anche negli eterosessuali e questi in quelli? Intendo dire che i confini tracciati negli ultimi vent'anni si sono nel frattempo delineati in modo così netto da giustificare, oggi, questa domanda. Se si considerano i risultati della psico12

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO'

logia del profondo, non è più ammissibile che gli psicologi qualifichino l'esperienza omosessuale vissuta in una certa fase dagli eterosessuali semplicemente come atteggiamento difensivo nei confronti dell'eterosessualità, accentuando così oltre il necessario la separazione fra eterosessualità e omosessualità. In ogni individuo eterosessualità e omosessualità hanno un loro significato specifico. Viviamo in un periodo di grandi ravvicinamenti, esteriori e interiori. In passato non è mai accaduto che l'empatia verso altri modi di pensare e di sentire si spingesse in là come oggi. La politica del blocchi ideologici, conclusasi solo di recente, ci sembra già adesso un anacronismo. La revoca della divisione di Berlino che ne è conseguita mi sembra abbia, fra l'altro, delle corrispondenze intrapsichiche in quella che è stata indicata come la conciliazione interiore fra omosessuali ed eterosessuali. Il loro dialogo, da un'angolazione puramente sociopolitica, certamente promuove la tolleranza e il rispetto reciproco; ma un vero avvicinamento che abbia effetti duraturi si realizza solo a livello psichico individuale. Ed è questo tipo di avvici namento che mi preme sollecitare. Esso corrisponde a un imperativo del momento: omosessuali ed eterosessuali hanno molto da dirsi. Se sapranno entrare in relazione gli uni con gli altri, svilupperanno lati finora trascurati del loro potenziale emozionale. lo spero che l'eterosessuale , procedendo nella lettura e specchiandosi nell 'omosessuale, possa sempre più percepire e manifestare la sua attitudine sentimentale alle amicizie maschili rimasta finora allo stato incolto; e che l'omosessuale, specchiandosi nell'eterosessuale, rinunci al suo atteggiamento di difesa nei confronti dell'universo femminile sviluppando curiosità e interesse affettivo per le donne. Specchiandosi in un altro uomo, l'uomo prende confidenza con la propria mascolinità . lo chiamo questo processo comunicazione speculare. Vorrei da un lato soffermarrni sull'omosessuale per dargli un sostegno nel comprendere meglio se stesso e dispiegare così il proprio sviluppo in quanto omosessuale; dall'altro lato, però, vorrei anche dare all'eterosessuale, attraverso il suo specchiamento nell'omosessuale, la possibilità

13

I

1\

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

di acquisire una visione più ampia della dinamica psichica del suo essere maschio. L'omosessuale può mostrare all'eterosessuale che in base alla comune identità sessuale, alla fin fine, solo un uomo sa cosa vuoI dire sentirsi uomini. Solo un uomo può immedesimarsi pienamente e interamente nell"esistenza fallica ' di un altro maschio, espressione con la quale intendo l'esperienza maschile di sé, in quanto psicologicamente segnata dal vissuto dell'erezione e della eiaculazione. L'erezione del fallo viene vissuta simbolicamente come piacevole erigersi della mascolinità, come vita che pulsa e che esige, come capacità di tener testa nel confronto. D'altra parte l'eterosessuale può mostrare all'omosessuale che nell'esistenza fallica rientra anche il superamento della paura della madre divorante e la percezione, alimentata dall 'eros, della donna come interlocutore. Mentre l'omosessuale con la sua esistenza incarna lo sforzo di percepire e di fare percepire a chi in lui si rispecchia la mascolinità, che in questo modo si rinforza, l'eterosessuale trasmette l'esperienza della mascolinità nella differenza, nella tensione polare verso la donna. Entrambe le esperienze sono prospettive complementari di un'unica dinamica psichica maschile. In questo libro farò frequentemente ricorso all'espressione integrazione dell'omosessualità parlando sia di omosessuali sia di eterosessuali. Per gli omosessuali integrazione non vuoI dire rinuncia all'omosessualità a favore di una esistenza eterosessuale, bensì risolvere un'omosessualità fissata o, che è lo stesso, un'omosessualità indotta da coazione. Ossia il bisogno maniacale del maschio, che viene così degradato a sostituto della propria percezione di sé in quanto maschio. L'omosessualità fissata , indotta da coazione, si manifesta il più delle volte in un comportamento prevalentemente promiscuo, che presenta tutti i tratti cara tteristici di una condizione 'morbosa': mancanza di soddisfazione duratura, sovrastimolazione a compensazione di un vuoto sentimentale, crescente impoverimento della capacità di relazione e appiattimento dell 'affettività, crescente ottundimento degli stimoli emotivi e conseguente bisogno di sensazioni sempre più forti. È opinione diffusa che 14

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

sia questa la forma di omosessualità prevalente nel mondo \ gay, mentre sfugge ai più l'esistenza di omosessuali liberi, aperti, capaci di relazioni emozionali e consapevoli della loro mascolinità. Perché? La ragione sta .proprio in una mancanza di sintonia, risonanza e armonia fra eterosessuali e omosessuali, così che questi ultimi, in quanto minoranza, sentendosi isolati tendono a comportarsi in modo narcisistico. Al contrario dell'omosessualità fissata, l'omosessualità integrata significa che l'esperienza interiore di sé come maschio è sufficientemente avvertita perché l'individuo non cada nelle mani dell'altro per surrogarla . Analogamente, anche l'eterosessuale deve integrare la sua eterosessualità. Fintanto che il maschio eterosessuale non acquista consapevolezza della sua dimensione psicologica femminile (che ]ung chiama Anima) egli si consegna alla donna in modo morboso. Che lo stato inconscio dell'Anima si combini con le difese nei confronti dell'omosessualità, sia detto per inciso. Per l'eterosessuale affetto da coazione che soffre di delirio di virilità maniacale nei confronti della donna, l'omosessualità come desiderio del maschio passa per qualcosa di effeminato. In questo lavoro si parla quasi soltanto della dinamica psichica omosessuale nel maschio. Esistono somiglianze ma anche differenze nella dinamica omosessuale della donna. Le somiglianze sono fondamentali. L'omosessualità femminile e quella maschile recepiscono la costellazione parentale spesso in modo affine, e cioè non, come in teoria ci si potrebbe aspettare, nel capovolgimento dei rappolti di forza fra padre e madre. Anche la donna lesbica considera spesso il padre debole e la madre dominante. Tuttavia, esaminare contemporaneamente la dinamica omosessuale nell'uomo e nella donna pregiudicherebbe troppo la chiarezza di questo lavoro. Ma soprattutto mi sembra che solo una donna possa impostare un'analoga ricerca di psicologia del profondo sull'omosessualità nella donna. Torniamo alla questione dell'omosessualità come inibizione dello sviluppo. Freud'la riteneva tale, ma allo stesso tempo la considerava, contraddittoriamente, una variante normale della funzione sessuale che si presenta con regolarità. Proviamo a

15

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

considerare il problema da un altro punto di vista: ogni evoluzione psichica necessita di molte inibizioni adeguate, in modo che possa nascere e crescere un lo sano e delimitato. Anche nella chimica del corpo umano esistono sostanze inibitorie cui, nell'ambito dell 'organisI:r)o complessivo, è assegnato il compito di curare la coordinazione delle diverse funzioni . Così nella dimensione psichica non tutte le inibizioni dello sviluppo sono da mettere sullo stesso piano delle fissazioni nevrotiche: alcune possono derivare dal 'sistema di autoregolazione della psiche', in modo da permettere all'individuo di seguire il percorso a lui congeniate nell'ambito di limiti appropriati. L'omosessualità, dunque , è sì un'inibizione, ma nel senso di essere al servizio di uno specifico paradigma di individuazione che esclude altri modelli di sviluppo: la tendenza eterosessuale viene inibita in modo che la tendenza omosessuale possa affermarsi come quella più rispondente all'individuo. Se allora intendiamo l'espressione 'inibizione dello sviluppo' in questo senso, analogamente dobbiamo definire allo stesso modo anche l'eterosessualità: cioè una scelta anch'essa inconscia nell'ambito dell 'originaria 'disposizione pervertita polimorfa' del bambino (che va dai due ai sei anni) e la conseguente esclusione di altre possibilità. Noi abbiamo la tendenza a definire 'sano' un comportamento che corrisponde alla norma e a svalutare come 'malato' un comportamento che si muove al di fuori di questa . Così è stato per l'omosessualità e in parte lo è ancora oggi . A sostegno di un'interpretazione dell'omosessualità come inibizione nevrotica dello sviluppo, cioè come fissazione, vengono spesso citati i 'fattori patogeni presenti nella costellazione parentale'. Il fatto che molti omosessuali abbiano una madre dominante e un padre debole o assente dimostrerebbe che l'omosessualità non può essere una variante naturale dello sviluppo psichico sano. Tuttavia questa dimostrazione soffre di un vizio d'origine determinante. Lasciando da parte il fatto che molti omosessuali non si riconoscono nello schema di questa costellazione parentale, l'argomentazione parte dal presupposto che i resoconti raccolti a sostegno della tesi rispecchino da-

16

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

ti di fatto obiettivi . Confrontando il modo ih cui fratelli e sorelle di omosessuali hanno vissuto gli stessi rapporti di forza, emerge che in questo tipo di descrizioni abbiamo sempre a che fare con delle percezioni soggettive dei genitori che spesso S1 discostano in modo considerevole da ciò che altri raccontano. Una volta compreso questo fatto , ascoltiamo attentamente che cosa questi on'losessuali ci riferiscono sui loro genitori. Quando al centro del racconto è la figura paterna, io spesso all'ascolto ne ricavo l'impressione di un desiderio nostalgico intenso. Il padre di per sé non era necessariamente debole, ma il figlio aveva bisogno di una maggiore presenza paterna. Se il padre non ha soddisfatto questo bisogno, il figlio lo ha vissuto come una forma di rifiuto e di debolezza. Ho visto piangere alcuni omo- t sessuali nel momento in cui prorompeva il desiderio del padre. \ I fratelli eterosessuali spesso non provavano nei confronti di \ quello stesso padre un uguale desiderio. In seguito, nell'adulto omosessuale l'originario desiderio del padre si trasforma nell"amore per il maschio'. L'omosessuale ha un bisogno di presenza maschile più forte dell'eterosessuale. Nulla contrasta il fatto che questo bisogno sia già presente costituzionalmente, ma tutto depone a favore; da ciò si spiega l'odissea erotica, che dura tutta una vita alla ricerca del maschio. L'individuazione dell'omosessuale è' molto più una strada per giungere al maschio, nel mondo esterno e nella propria psiche, che non una ricerca della donna. È per questo che nei racconti fatti da omosessuali si incontra spesso una figura materna potente, divorante. E colpisce come in certi casi i fratelli eterosessuali di un omosessuale possano tranquillamente rapp011arsi a quella stessa madre con maggiore distacco, mentre l'omosessuale quanto più a lungo vive il suo forte legame con la madre, tanto più lo esperisce come 'fattore inibitorio' del proprio sviluppo: egli ha maggiormente bisogno di una pr~senza maschile che femminile . Anche negli eterosessuali si ritrovano specifici modelli di percezione dei genitori che rispecchiano, più che i genitori stessi, le proprie necessità di sviluppo. Il 'complesso di Edipo' (desiderio della madre e bisogno di esclusione del padre) manifesta esattamente il paradigma percettivo inverso rispetto a quello omosessuale. La 17

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INlBIZIONE DELLO SVILUPPO?

psicologia dello sviluppo sottolinea che tutti gli esseri umani, sin dalla prima infanzia, esercitano inconsciamente un'influenza sull'ambiente circostante costellandolo. Genitori psichicamente sani si comportano inconsciamente col bambino nel modo in cui questi richiede ai fini del suo sviluppo. E traducono spontaneamente il richiamo del bambino in un proprio c.o mportamento appropriato. L'omosessualità non è dunque una inibizione dello sviluppo in senso nevrotico, e tuttavia parecchi omosessuali si tormentano nel dubbio circa la 'naturalezza' della loro preferenza eroticosessuale. Da loro, come anche da eterosessuali di per sé di buon senso, sento dire a volte che l'omosessualità, appunto, non sarebbe naturale poiché non contribuisce alla conselvazione della specie umana, esclude cioè la procreazione; inoltre i rapporti sessuali fra due uomini sarebbero evidentemente 'contro natura', come la penetrazione anale dimostra. Ai dubbi sulla naturalezza dell'omosessualità si deve rispondere a partire dalla totalità psicofisica dell'essere umano. Se concepiamo la conservazione della specie soltanto come evento biologico, il contributo dell'omosessuale effettivamente è nullo. Ma in una prospettiva strettamente biologica è innaturale anche la sessualità fra uomo e donna quando esclude la \ procreazione: per esempio se un partner è sterile o la donna ha superato la menopausa, oppure se vengono adottati metodi contraccettivi. Chiediamoci poi se solo la procreazione contribuisce alla conservazione della specie umana . Proviamo a immaginare che cosa accadrebbe se trasmettessimo ai nostri figli solo la nuda esistenza biologica. La maggior parte degli esseri umani non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivenza, poiché la complessità della cultura e della civilizzazione dalle quali dipendiamo crollerebbe. Nel concetto di 'conservazione della specie' rientrano dunque sotto ogni aspetto anche la civiltà e la cultura, alle quali molti omosessuali, nella storia dell'umanità, hanno dato un apporto straordinario. Ricordiamo, tra i nomi più spesso citati, Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ]ean-Henry Dunant e Walt Whitman. Gli omosessuali, spesso senza essere più geniali degli eterosessuali, rendono 18

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INlBIZIONE DELLO SVILUPPO?

' un contributo specifico alla società umana. Con la loro peculiare combinazione di forza fallica e sensibilità femminile hanno rispecchiato un'immagine umana di totalità anche in quelle epoche in cui uomo e donna erano lontani, estranei e, minacciosi, si fronteggiavano . Gli omosessuali, dunque, hanno contribuito e contribuiscono alla conservazione della specie. Quanto gli eterosessuali. Da un punto di vista psicologico, poi, non esistono coppie prive di figli, né etero né omosessuali. Sempre, dall'incontro di due persone, ne nasce una terza. La relazione si configura come qualcosa che va oltre la semplice sOmma di due individui. lo la definisco anche 'terzo corpo', poiché rappresenta un nuovo organismo psicofisico. Una coppia allacciata nel ballo è un unico corpo che si muove con cadenze proprie, una propria autoregolazione e un particolare irraggiamento. Il terzo corpo come identità di coppia si manifesta, fra le altre cose, in compiti comuni che nessuno dei due potrebbe svolgere da solo. Il figlio non è l'unica 'opera viva' che due persone che si amano possono creare. Ogni coppia ha figli simbolici: una singolare fertilità psichica nella società e nel mondo. Anche sulla naturalezza del coito omosessuale bisogna rispondere nello stesso modo. La prospettiva positivista isola in modo arbitrario la copula biologica dall'intero incontro sessuale, al quale peraltro appartengono anche i primi approcci, il toccarsi, le tenerezze, i baci, lo stringersi, l'accarezzarsi, i rapporti orali. Un modo di pensare finalisti co rigorosamente biologico si dovrebbe poi limitare all'accoppiamento fra uomo e donna; ma anche nel mondo animale, presso i mammiferi superiori, tra due femmine o due maschi si riscontrano comportamenti seduttivi, forme di stimolazione sessuale e di soddisfazione anche privi di coito. L'argomentazione più importante in favore della naturalezza dell'incontro sessuale fra uomo e uomo e fra donna e donna è data dal riferimento alla dimensione psichica presente in ogni gesto umano . Tutto ciò che l'essere umano fa ha spessore simbolico. Questo è parte della sua natura. La penetrazione non è semplicemente un pene eretto che entra a forza nella vagina o

19

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

nell'ano al fine di uno sfogo sessuale. L'atto della penetrazione possiede una componente psichica, simbolica, che è data naturalmente assieme al sentimento. Questo collega la singola manifestazione dell'individuo con la sua totalità, nel senso che la traduce in una sua espressione. Non parliamo forse di voce profonda o penetrante? Non diciamo che qualcuno è penetrato nella sfera più intima di un altro? La penetrazione , vissuta come un dare interiore e un ricevere interiore, è un 'esperienza . totale di reciproca fusione di due in uno. Non affrettiamoci, tuttavia, a considerarci soddisfatti. Poniamoci altri problemi. L'idea di unione sessuale naturale si basa sulla circostanza biologica che gli organi sessuali dell'uomo e della donna si sono evoluti espressamente a questo fine. E il senso di disgusto che un 'sano buon senso popolare' prova nei confronti del rapporto anale deriva dal 'naturale' adattarsi di pene e vagina. Torniamo a interrogarci anche questa volta' La bocca è stata forse creata per baciare? Non è,piuttosto, che ci serviamo di tutto il corpo, quindi anche della bocca, per provare maggiore vicinanza, intimità e piacere con l'altro, soprattutto quando la dedizione è totale? Eppure, nel darci fisicamente all'altro spesso proviamo un senso di insufficienza che è di tipo esistenziale, cioè non legato a una particolare carenza, bensì all'umana limitatezza. Persino dopo l'incontro sessuale più intenso può restare tra gli amanti un frammento di bruciante struggimento, poiché qualsiasi gesto d 'amore è per chi si ama ancora troppo poco. I giovani vivono questa sensazione anche se in loro l'amore non è stato ancora soffocato da abitudine e opportunismo. Le persone malate e gli anziani provano la stessa cosa, ma in un modo particolare: il loro corpo, spesso, non basta più a esprimere l'intimo legame che sentono col cuore. Ogni essere umano sente che anche il'gesto più empatico è insufficiente per esprimere tutto ciò che il sentimento vuole dire. Lo scarto tra il sentimento e la sua espressione si manifesta particolarmente tra gli amanti. La vicinanza mentale si trasmette solo in modo limitato al corpo, poiché anche il corpo è, pur nello sconfinamento estatico, sempre e ancora un limite. Questa sua limitatezza espressiva è particolarmente evi20

L'OMOSESSUALITÀ È UNA INIBIZIONE DELLO SVILUPPO?

dente e avvertibile nell 'omosessualità, nel rapporto anale. A causa di questa insufficienza esistenziale gli esseri umani sono da sempre ricchi di inventiva nell'espressione del loro bisogno erotico: ogni gesto è un tentativo di unione completa. Per cui ciò che da un punto di vista esclusivamente positivistico e biologico può essere letto COme innaturale, ubbidisce invece a una legge di natura più profonda. In questo senso il rapporto anale può essere più naturale del rapporto genitale nel caso in cui è motivato dall'amore, animato dal desiderio di completa fusione e non sia invece un atto puramente meccanico di sfogo delle proprie pulsionl. Un'altra prova del carattere 'innaturale' dell'omosessualità sarebbe quella, sostenuta soprattutto da certi intellettuali, del kitsch, il cattivo gusto, diffuso nell 'arte e nella letteratura omosessuale. Anche qui siamo di fronte a una generalizzazione fuori luogo. Certo, chi si occupa più diffusamente delle testimonianze omosessuali nella lettera'tura e nell'arte s'imbatte spesso nel kitsch, persino in poeti come Cocteau o Genet. Ma che cosa significa kitsch? lo l'intendo come l'espressione originaria ; cioè non filtrata dal proprio tessuto culturale, dell'archetipico: Il rivestimento sociale è una sottile maschera che copre il sottostante modello archetipico. Anche i sogni sono pieni di kitsch. Come la letteratura popolare e le espressioni di quella nuova spiritualità condizionata da diversi modelli di religione, i sogni rispecchiano i modi fondamentali, appena affinati, di sentire e di comportarsi dell 'uomo. Per questo ovunque nel mondo troviamo gli stessi motivi del kitsch: penose manifestazioni dell'archetipico, oppure sue scandalose approssimazioni. L'originario che, privo di mediazione, preme per manifestarsi, sortisce in noi gli effetti del numinoso: per esempio, l'orrido ci fa venire i brividi, la pelle d'oca. Poiché nella nostra cultura l'omosessualità è recepita con difficoltà, la sua espressione artistica si realizza al di fuori dei canoni culturali tradizionali e noi la percepiamo come kitsch. Nella cultura della Grecia antica, invece, l'omosessualità, che possedeva la forza d'implimere un segno, si manifestava in modo non dissimile dall'eterosessualità. È dunque scorretto mettere sullo stesso piano l'accusa di 21

L 'O-I/OSESSU4.uT.-i È L'l'l 4 /.".7BfZfO/I'EDELLO SVlLW"PO'

kitsch mossa alla cultura omosessuale e il giudizio di innaturalezza dell'omosessualità . Solo l'omosessualità fissata è contro natura. Ma sul tema del kitsch tornerò più avanti. All'inizio di questo capitolo ho scritto che gli omosessuali si sentono isolati dalla società eterosessuale. Dopo che ho cercato di indicare a grandi linee la direzione dell 'incontro intrapsichico fra omosessualità ed eterosessualità, a questo punto avanzo una considerazione conclusiva che riguarda la sfera sociale. Durante i loro viaggi in Oriente, europei e americani non cessano mai di meravigliarsi davanti a coppie di uomini che vanno a spasso abbracciati per le strade. Eppure questo comportamento non è altro che l'espressione fisica di un'amichevole empatia. Anche nei nostri Paesi l'amore omosessuale deve poter diventare una presenza ovvia. Coppie di uomini o di donne devono poter vivere apertamente il loro amore ovunque, come fanno le coppie di sesso opposto: per strada, nei parchi, in banca, nei caffè, in ogni discoteca, insomma dove tutte le persone che si amano vanno volentieri. La 'ghettizzazione' dell'amore omosessuale è stata necessaria ma diventa sempre più superflua. Essa comporta inevitabilmente un restringimento della percezione di sé e dell'altro da sé C·è gay?..), e una visione del mondo con un tratto paranoide. La fine del ghetto omosessuale sviluppa una nuova energia vitale, non solo negli omosessuali ma anche negli eterosessuali, che ora possono percepire, ammettere ed esprimere più facilmente i loro sentimenti verso i maschi. Nelle pagine che seguono si parlerà molto di disturbi psichici negli omosessuali; il lettore, però, non dimentichi la mia affermazione iniziale: l'omosessualità in sé non è un'inibizione nevrotica dello sviluppo, un disturbo psichico o una malattia. Tuttavia , poiché come psicoterapeuta e analista mi si chiede un aiuto in caso di disturbi psichici, di questi dovremo parlare anche qui. In altri lavori ho analizzato problemi analoghi partendo dall'amore eterosessuale, ma nessun lettore ha mai dubitato che considero l'amore eterosessuale, in quanto tale, una sana espressione di sé d~ll'essere umano.

22

IL LUOGO PSICOLOGICO DELL'OMOSESSUALITÀ

Personalità del Sé e narcisismo

Se un uomo si identifica come omosessuale percepisce che la sua omosessualità non riguarda semplicemente l'attrazione sessuale che prova per i maschi o il rifiuto della donna come partner sessuale, che non corrisponde esclusivamente a un atteggiamento del suo lo modificabile con un lavoro analitico di presa di coscienza. Per questo motivo, un'eventuale esperienza di analisi gli appare artificiale, imposta, qualcosa che non gli appartiene. Egli sa che la sua sensibilità omosessuale ha a che fare con 1:3. sua più vera e intima personalità. Nei periodi di solitudine o di disperazione arriva forse a desiderare una terapia, di cui però non si fida poiché h~ reputa un orientamento nella direzione di un cambiamento che investe solo il comportamento esteriore. È possibile che in analisi abbia già preso coscienza della fusione con la sua imago materna e dello scarso vissuto della sua imago paterna , stabilendo con queste nessi causali rispetto al suo atteggiamento omosessuale di fondo. Che però non si è modificato: il suo orientamento omosessuale non ha ceduto il passo a un orientamento eterosessuale, né si è ampliato verso un orientamento bisessuale. Egli intuisce che la sua tendenza sessuale riguarda il nucleo della sua personalità, dove non si tratta più di conscio o inconscio, ma di qualcosa di emozionale da cui tutto il resto dipende. La su a spinta all'esperienza omosessuale indica che egli è alla ricerca di qualcosa di più fondamentale d e lla soddisfazione degli istinti, indica il suo bisogno di realizzarsi. Il desiderio omosessuale (fissato o integrato, espressione di narcisismo o di equilibrio psichico) sel~ue a vivere la propria 'personalità del Sé ' maschile. Con questa designo, come prima e provvisoria definizione, quell 'intima personalità che è total-

25

PERSONALITÀ DEL SÉ E NARCISISMO

mente legata al Sé come scopo virtuale dell'individuazione (una provvisoria configurazione del Sé), il Sé nella sua forma attuale, momentanea. La personalità del Sé è la mia totalità del momento, anche se ancora incompiuta. Essa è l'intima personalità che si forma ogni volta ex novo a partire dalla esperienza del Sé. La sua identità deriva dal Sé come suo centro virtuale. Essa è l'attuale espressione del Sé, divenuta personalità e struttura, e come tale empiricamente tangibile. lo la chiamo anche 'personalità centrale' o 'personalità nucleare' . Potrei anche definirla, ed è ciò che hanno fatto ]ung e Neumann, semplicemente il Sé. Tuttavia per distinguerla dal Sé inteso come meta dello sviluppo individuale, e soprattutto per evidenziare il suo carattere di personalità, cioè la sua natura dinamica, la chiamo personalità del Sé. Perveniamo a essa attraverso la 'percezione', cioè attraverso un totale 'divenire interiore' della propria figura centrale. Rispetto alla categoria teorica della presa di coscienza, la categoria della percezione risponde meglio al luogo psicologico di questo lavoro, cioè alla personalità del Sé. In quanto atto complessivo essa corrisponde totalmente alla sua meta: la personalità cen- ' trale. Ciò che definisco come 'percezione' diverrà per il lettore, spero, sempre più chiaro. Essa è resa possibile dalla comunicazione speculare, cui ho accennato nel capitolo precedente e che illustrerò soprattutto nella terza parte del libro. La personalità del Sé è quel settore centrale della psiche dove si manifestano i cosiddetti 'disturbi narcisistici'. Questi non affondano le loro radici nell'Io quale centro della coscienza, e neppure nell'identità sociale (la Persona , che stabilisce il legame tra l'Io e la sfera sociale circostante), bensì in una personalità centrale che si esperisce come troppo poco viva e reale. I disturbi della personalità del Sé sono disturbi della percezione del Sé. I disturbi narcisistici producono effetti anche sulla fo rza dell'Io e sulla limpidezza della coscien za, ma affrontati e analizzati a questo livello, non possono essere rimossi. Il calore di uno sguardo in qu esti casi è spesso più efficace del linguaggio interpretativo: l'esperienza duratura e affidabile di qualcuno che si dedichi a noi con affetto può guarire, mentre in certi ca-

26

PERSONALITÀ DEL sÉ E NARCISISMO

si l'analisi inibisce maggiormente l'espressione vigorosa e gioiosa del Sé . L'omosessualità non implica soltanto la percezione dell'altro, ma anche la propria percezione del Sé in quanto maschio. È vero che questo vale anche per le relazioni eterosessuali, ma in misura minore, perché il partner del sesso opposto porta nella relazione una 'figura' che può essere realizzata solo in modo limitato. Il partner dello stesso sesso invece possiede un'identità più simile alla mia: nella misura in cui lo realizzo, realizzo lui, egli recede come partner, cosa che rende il rapporto di coppia con lu i ancora più fecondo. l./ un uomo di 48 anni che opera professionalmente in campo sociale, porta in analisi la seguente esperienza. Colto da un vago senso di inquietudine e nervosismo, e da un'altrettanto vaga ma intensa sensazione di forza spirituale e armonia, si era recato di recente in una sauna per ritrovare, come già spesso gli era accaduto, nell'atmosfera di un rapporto sessuale anonimo, il suo equilibrio psichico. Lì aveva incontrato un uomo, un poco più giovane di lui, col quale aveva subito cominciato a toccarsi, cosa che aveva prodotto in lui un'immediata liberazione dal suo stato di angoscia. l. aveva vissuto alcuni minuti di completa armonia, qualcosa come un 'sentimento oceanico' che lo aveva riconciliato con se stesso, disse. Nel riverbero di quei minuti sarebbe riuscito a vivere i giorni successivi, così aveva sperato. Ma qui era accaduto l'indesiderabile: il partner privo di nome e di volto aveva cominciato a parlare e aveva chiesto a l. di bere insieme un caffè. Immediatamente il senso di benessere era sparito. l . si stava rendendo conto che nonostante la sauna si sentiva ancora prostrato e persino un po' malato. Anzi, stava sicuramente covando un raffreddore: si sentiva sempre più debole e privo di volontà. Passivamente aveva aderito alla proposta del partner, ma nel corso della conversazione che era seguita al caffè aveva recuperato via via la sua padronanza . Grazie alla sua vivacità mentale e alla sua socievolezza si·era imposto nuovamente. Ma questa era solo, ancora una volta, la vita di tutti i giorni. L'esperienza della fusione che l'aveva reso felice per un attimo era ormai alle sue spalle. 27

PERSONALITÀ DEL SÉ E NARCISrSMO

Il giardino dell'Eden si era nuovamente richiuso. L'uomo col quale aveva bevuto il caffè era divenuto un partner int~ressan­ te con il quale conversare. Ma come per effetto dI un mcantesimo aveva perso ogni attrazione erotica. Non si tratta di un caso estremo. Chi svolge attività terapeutica con omosessuali fissati, incontra questo stesso paradigma esperienziale in molte varianti. Il punto di partenza è sempre un'intonazione ambivalente: da un lato una vaga sensazione d'insidia, di minaccia, un accesso di disgregazione psichica; spesso accompagnati da timori ipocondriaci uniti a malessere; dall'altro la subitanea e sempre più netta fantasia di un incontro sessuale, associata alla liberazione dalle paure di dissoluzione psichica. Già la sola fantasia porta a un grado di benessere e molti infatti si limitano alle sole fantasie. Chi giunge invec~ alla agognata esperienza di fusione col maschio, la vive come un rafforzamento della coesione interiore , come un'esperienza di totalità psichica. Tuttavia se la vicinanza con l'altro si fa troppo personale, questa esperienza viene vissuta come un impoverimento dell'incontro. A questo punto l'omosessuale o rinuncia, come Z. , e abbandona anche psicologica~ mente il crogiolo della sauna per soli uomini, oppure si ritira e tenta di preservare il vissuto solo per sé nel proprio intimo, il più a lungo possibile e nel modo più intenso. Non sempre i nessi che intercorrono fra i disturbi narcisistici dell'equilibrio psichico e l'omosessualità fissata sono così evidenti come nel caso di Z., tuttavia, a uno sguardo più attento, non mancano mai. È da sottolineare che mentre Z. in sauna era stato attivo e pieno di iniziativa, al caffè era precipitato nella più completa passività , fin quando la sua Persona di tutti i giorni non riebbe in mano la situazione. Ma gli restò, senza che l'altro se ne accorgesse, la sensazione di un vuoto profondo celato dalla sua abituale disinvoltura , come se il partner mostrando il suo viso gli avesse rubato la cosa più preziosa: il sentimento vitale del valore di sé. Cominciarono allora ad agitarsi in lui sentimenti aggressivi, che tradotti in parole suonerebbero all'incirca così: ..Quello che ho avuto da te quando eravamo in sauna me l'hai di nuovo tolto. Tu mi porti via ciò di cui ho 28

PERSONALITÀ DEL SÉ E NARCIsrSMO

così tanto bisogno... Allo stesso tempo, come per vendicarsi, Z. cominciò a volgersi verso nuove fantasie sessuali, immaginando un nuovo partner. Il rinnovato stimolo gli procurò lill po' di sollievo. Gettò all'altro un breve sguardo di trionfo: non devo più dipendere da te. Anche senza di te posso ottenere quello di cui ho bisogno. E in questo modo .trovò la forza di alzarsi e di congedarsi . Che avesse dimenticato di pagare il caffè, se ne ricordò soltanto nel corso della sedllta analitica. Il caso di Z. descrive la tipica atmosf-:ra in cui si svolge l'esperienza di un omosessuale fissato che ha bisogno del partner per colmare un buco nella sua percezione del Sé, e mostra più in generale il 'luogo psicologico dell'omosessualità' (anche di quella integrata , che su un piano di consapevolezza tende a raggiungere, e raggiunge, nel compagno la percezione del Sé), ossia la 'personalità del Sé' in quanto maschio. L'omosessualità fissata si sostituisce alla percezione del Sé, laddove l'omosessualità integrata porta alla sua percezione. L'analisi dell'omosessualità fissata mostra l'aspirazione insita in ogni amicizia maschile, la cui mancanza impedisce di fare esperienza. La personalità di chi non è in grado di percepire se stesso 'nell'immagine di un altro uomo' in modo sempre nuovo e diverso, subisce un impoverimento. Lo sguardo rivolto alla mascolinità dell'altro non aiuta semplicemente a esperire la propria mascolinità; bensì l'intera personalità del Sé . Nella relazione omosessuale l'uomo non esperisce soltanto la sua identità maschile, ma se stesso come 'totalità riflessa'. La 'personalità sopraordinata', come]ung chiama il Sé, nell'uomo è maschile...La totalità del maschio [può] solo essere una personalità maschile' ... La personalità sopraordinata è raffigurata nelle fiabe , nei miti e nei sogni, come Re, Eroe, Profeta , Salvatore: comunque come figura maschile2, i cui tratti vengono rappresentati simbolicamente attraverso personaggi diversi. Nelle relazioni eterosessuali viene invece cercata l'integrazione di quella componente della personalità maschile del Sé che non può assumere forma individuale: l'uomo è in grado di percepire la figura femminile solo in una donna .

29

PERSONALITA DEL SÉ E NARCISISMO

Nella relazione omosessuale l'amico è un'immagine del totale 'essere amati' dell'essere accettati come globalità psicofisica . Ciò è particol~rmente evidente nell'omosessuale fissato, la cui Ombra centrale, così come affiora nei sogni o nella figura dell'amico amato, è ermafrodita; un tutto uomo-donna allo stato fusionale originario: madre e figlio, uomo e donna: ]ung definisce l'omosessualità come un "distacco incompleto dall'ermafrodito archetipico»3. Ma questo è valido solo nel caso dell'omosessualità fissata. Riservandomi di affrontare più distesamente questo argomento nel capitolo 'L'Ermafrodito', qui mi limito a osservare che l'omosessualità deve essere letta e analizzata come fenomeno complessivo nel quadro della personalità del Sé, poiché anche nel rapporto omosessuale integrato vive la propria totalità maschile; alla quale appartiene anche l'Anima, l'immagine psichica femminile del maschio, viene percepita come riflessa nell'amico. Peraltro nell'omosessualità integrata l'Anima può essere percepita anche nella donna come figura a se stante, superando così l'originario ermafroditismo. Poiché tuttavia l'amico, al contrario della donna, è un'immagine della totalità maschile-femminile della personalità del Sé, quest'ultima si trova riflessa solo in lui. L'omosessualità, in ogni sua forma, ha come fine di essere vissuta . Se la personalità del Sé fosse una figura statica, la relazione omosessuale centrale, a seguito dell'integrazione della propria mascolinità, diverrebbe superflua; ma poiché nel corso di rutta una vita la personalità del Sé si trova in stato di .realizzazione dinamica, deve potersi rispecchiare, ai fini della propria percezione, in figure sempre nuove, che si traducono in immagini guida. L'amico, in qualità d'immagine guida interiore riflessa all'esterno, rimane un elemento vitale fintanto che l'uomo si trova nella fase di dinamica realizzazione del Sé. Uso il termine 'narcisismo' solo in relazione ai disturbi della percezione della personalità del Sé. In linea con l'evoluzione del pensiero di Erich Neumann considero sbagliato parlare di narcisismo riferendosi al bambino piccolo, che non ha ancora una personalità del Sé percepibile e fa esperienza di sé nella 'realtà unitaria' dove soggetto e oggetto sono ancora tutt'uno. 30

FERSON AlXt À. DEl. SÉ E NARC\S\SMO

Per questo naturale stato 'uroborico' dell'identità originaria il termine patologico 'narcisismo' non è appropriato. Il bambino piccolo vive nel 'Sé corporeo', cioè nell 'identità di corpo e psiche, una prima forma di personalità del Sé che costituisce un'unità di opposti. L'ipocondriaco, invece, regredisce al Sé corporeo e vive così la minaccia del suo scomporsi psichico nei sintomi corporei che lo raffigurano. Il narcisismo nasce dall ' anacronis~ico, ostinato ancoraggio, o dalla regressione, alla 'realtà unitari"l'4. In Z. il narcisismo si manifestava anche nel sentimento, privo di fondamento reale, di essere costantemente sottoposto a richieste eccessive, soprattutto nei rapporti. Per ogni prestazione data, Z. cercava una compensazione nei rituali di assicurazione del Sé: a determinate ore non rispondo al telefono; le mie otto ore di sonno non si toccano; devo ricordarmi i sogni (per l'analisi) solo durante il fine settimana; i miei orari abituali non li cambio in nessun caso, eccetera . Nel corso dell'analisi il rituale perse di significato: Z. si poté percepire nella sua personalità del Sé in modo sempre· più vigoroso e vivo. In seguito a esperienze come quelle dell 'incontro in sauna, tuttavia, il vecchio rituale di assicurazione del Sé veniva ogni volta nuovamente attivato. Divenne sempre più chiaro che il progresso terapeutico nella percezione del Sé rispetto alle attività omosessuali praticate, stava entrando in concorrenza con la fissazione unilaterale, per effetto di coazione, della meta genitale. Il beneficio tratto dall'analisi sostituì e superò il guadagno derivato dalla omosessualità promiscua . Z. riconobbe questo fatto soprattutto dal carattere duraturo del suo benessere. Gradualmente la tendenza si andò rafforzando. Anche se Z. continuava a oscillare fra l'esperienza fusionale arcaica della sua omosessualità fissata narcisisticamente, e la percezione del Sé in quanto personalità attiva e creativa. . Proprio questa oscillazione, che si manifestava nel gioco di forze tra l'effetto ravvivante dell'analisi sulla personalità del Sé e lo sprofondare beato in un l1iondo di corpi privi di volto, esprime chiaramente come l'omosessualità fissata sia un disturbo nella percezione del nucleo della propria mascolinità. An31

PERSONALITÀ DEL SÉ E NARCISISMO

che il fatto che l'omosessualità di Z. si fissasse a livello genitale nei periodi di disequilibrio narcisistico, per esempio quando si sentiva psichicamente sofferente o in generlpisce la simbologia della luce: nello splendore del sole Il ~ISO del greco brilla . Poi: M. è così riluttante a ritrarre Ca percepire)

102 103

L'IMMAGINE RIFLESSA NON È LO SPECCHfO

il greco insieme con la vecchia, che l'immagine dei due, da lui fotografata, probabilmente è sottoesposta. La luce è il simbolo centrale della dinamica omosessuale. Ma non esiste ancora un linguaggio psicologico che sia stato concepito a partire da questa immagine. La distinzione tra conscio e inconscio esprime la polarizzazione sessuale di uomo e donna, come CG. ]ung ha efficacemente dimostrato. Tuttavia, osservato dal punto di vista della dinamica omosessuale, la totalità della personalità del Sé sta al centro dell'esperienza. Al contrario della presa di coscienza, l'atto della percezione è totale quanto la personalità del Sé, che è allo stesso tempo oggetto e soggetto, e indica contemporaneamente un 'guardare fuori' e un 'divenire dentro'. Anche dopo che gli opposti di uomo e donna, coscienza e inconscio, chiaro e scuro, duro e morbido, sopra e sotto, Yin e Yang, eccetera, si sono separati, la percezione rimane l'atto complessivo di cogliere la realtà. La percezione della totalità integra la presa di coscienza delle sue parti. Ma nessuna delle due sostituisce l'altra. La percezione, come io la intendo, è totale anche in quei casi in cui parti importanti vengono oscurate, poiché la fascinazione deriva dal tutto, persino e proprio dalle zone oscurate. Se per esempio l'omosessuale oscura, dalla percezione dell'arnico che lo attrae, la propria eterosessualità, manifesta o latente, la fascinazione dell'amico viene nondimeno dalla sua totalità dunque anche dalla sua eterosessualità. Per quanto radical~ mente l'omosessuale fissato possa non vedere l'immagine-guida neanche nell'amico dell 'immagine riflessa, la sua percezione viene tuttavia messa in moto da questa. Il motore della percezione è sempre la totalità, anche se non viene vista in alcune sue parti importanti. L'impulso che muove alla presa di coscienza invece viene dallo spezzarsi della totalità in coppie di opposti. Presa di coscienza e percezione sono due modi di cogliere la realtà che si integrano reciprocamente. Nel prossimo capitolo affronterò più da vicino questo problema. In questo contesto la simbologia della luce, che gioca un ruolo così sorprendente nella descrizione delle amicizie omosessuali e nella esperienza omosessuale di sé, risulta meglio com-

104

L'IMMAGINE RIFLESSA NON È LO SPECCHIO

prensibile. La bellezza radiosa dell'amico è vista, a livello di psicologia del profondo, come un segn~le di richiamo alla ~o­ tale percezione del Sé nella comunicazione speculare, che Vlene vissuta, appunto, come illumiminazione. L'estetismo omosessuale invece rimane attaccato alla bellezza esteriore. Il greco ~he co~pare nel sogno di M. è il tipico amico dell'immagine riflessa, i cui tratti individuali non vengono ancora visti: l'immagine desiderata di colui che è metà nella fusione e metà nel rispecchiamento. Questa è un'indicazione del fatto che l'identità della madre del sognatore, nel formarsi dell'immagine desiderata dell'amico nel sogno, ha giocato un ruolo altrettanto importante quanto la personalità maschile del Sé. Tuttavia nel sogno è questa che asSume la guida. Il giovane greco diventa l'immagine-guida del sogno, l'immagine dinamica riflessa della sua personalità del Sé. Come figura-guida egli è la sua immagine riflessa. Il percorso terapeutico per venire fuori dalla fissazione, nell'omosessualità riflessa, passa attraverso la percezione dell'immagine-guida. Il giovane raggiante induce M. a fotografarlo insieme con la vecchia madre. Perché M. è riluttante a farlo? A questa domanda egli risponderebbe che la madre non c'entra con il giovane che risplende . Presumo tuttavia che egli non voglia vedere nella vecchia una semplice venditrice di souvenirs, che ha da offrire soltanto vecchi ricordi. Egli vuole continuare a vivere la donna come la Grande Madre della realtà unitaria e il giovane come il suo vassallo . Dalla prospettiva di colui che è nello stato della fusione è pericoloso percepire lo splendore del greco come splendore di una personalità maschile del Sé attiva. Poiché ciò significherebbe sciogliersi dalla fusione materna. Così, se è vero che acconsente a ritrarre entrambi insieme nella stessa immagine, la sua percezione è tuttavia 'schermata', egli lascia filtrare la luce solo debolmente, e le immagini risultano sottoesposte. Sono debitore nei confronti di M., un u!nanista di 35 anni con il quale ho svolto per diversi anni un intenso lavoro analitico, del più dcco materiale di'casi fra quelli riportati in questo libro. Grazie a lui, e ad altri uomini che sono venuti da me in.analisi, mi si è progressivamente chiarito il modello della comunica-

105

L'IMMAGINE RIFLESSA NON È LO SPECCHIO

zione speculare ai fini della liberazione della dinamica omosessuale o, anche, dell'integrazione dell 'omosessualità. I riferimenti alle persone sono alterati, in modo che sia esclusa la possibilità di identificarle. Ciò però non falsifica il risultato con essi ottenuto al fine di una psicologia del profondo. M., che nonostante alcune esperienze eterosessuali viveva se stesso come prevalentemente omosessuale e aveva avuto anche diverse relazioni omosessuali, all'età di 29 anni cadde in una crisi profonda, che riguardava Glinther (chiamiamolo così), ·l'amico di sei anni più giovane. Glinther era effettivamente legato a M . da una profonda amicizia, avvertiva tuttavia che la fissazione omosessuale di M . era un ostacolo crescente nei confronti dell'amicizia. Egli si sentiva spinto da M. in un ruolo passivo: nella partecipazione al padre onnipotente. Il problema principale tuttavia stava nel fatto che M., attraverso la fascinazione che esercitava su Glinther, pregiudicava pesantemente la capacità di questi di relazionarsi alla donna , finendo col provocare in Glinther una crisi di identità che portava a temporanei fenomeni di spersonalizzazione. Gi..inther aveva !'impressione che la sua eterosessualità venisse ignorata da M.; che M . non lo accettasse nella sua capacità di amare le donne. Una relazione di Gi..inther con una ragazza andò in pezzi. Ora anche il legame fra i due amici minacciava di sfaldarsi. Tuttavia, sia per M. sia per Gi..inther la loro era la prima amicizia maschile veramente centrale che vivevano. A entrambi stava molto a Cuore salvarla. Dopo che M. , in una prima fase dell'amicizia, aveva alienato a Gi..inther l'eterosessualità, oscurandola dalla percezione, in una seconda fase accadde il Contrario. M. fu in grado di percepire il suo amico sempre più interamente proprio nella sua eterosessualità. Si arrivò a una feconda comunicazione speculare attraverso la quale M . cominciò a percepire in Gi..inther la sua immagine-guida eterosessuale. Più tardi, in analisi, M. disse: ,Dal punto di vista della psicologia del profondo si trattava di riuscire a percepire la personalità del Sé nell'immagine-guida del Cristo. Tuttavia la differenza tra l'immagine-guida del Cristo e la personalità difensiva e persecutoria dell'Io di Saulo era ancora così grande, che il futuro apostolo non fu illuminato dall 'apparizione del Cristo, bensì ne rimase abbagliato. Ora, nei giorni di cecità che seguirono egli cominciò a identificare il Cristo come immagine-guida centrale, e divenne 'colui che vide'.!l complesso di Cristo, del quale ]ung parla in riferimento all'esperienza della conversione paolina, è una manifestazione del complesso centrale della personalità del Sé. Paolo oscilla per tutta la vita fra colui che vede e colui che è abbagliato; cioè fra la personalità del Sé del Crl~to percepita all'interno, e il perseguitato, abbagliato da Satana, munito di corna falliche, il pungolo nelle sue carni! Nel nostro contesto Cristo non è inteso come archetipo dell' antbropos, cioè come l'uomo primordiale che abbraccia nel suo microcosmo tutto l'umano. Paolo percepisce il suo Cristo come immagine-guida individuale, che certamente è legata al Cbristus Antbropos ultraterreno, ma nello stesso tempo si differenzia nettamente da esso attraverso l'elaborazione di una propria figura. Si parla infatti anche del Cristo paolino o giovanneo e s'intende con questo la ricezione, propria di ciascun individuo, dell'archetipo centrale, appunto ciò che io chiamo personalità del Sé. Il Sé non ha solo una diversa conformazione individuale, ma si trasforma anche nel corso dell'individuazione della singola persona. Nel suo romanzo Passione greca, Nikos Kazantzakis

182

L'ABBAGLIAMENTO DEL FIGLIO

lo .illustra nel modo più chiaro. Il giovane eroe del libro, M~­ nolios, designato dalla com~lI1ità d~1 paese a rappre~entare Il Cristo nei.Misteri della PaSSIOne, vIene condotto allll1contro con la sua personalità del Sé. Egli comincia a intaglia!'e una _te~ sta del Cristo. La trasformazione della sua personalIta del Se s~ raffigura nei tratti del viso del Cristo che sotto il suo colt~llo SI precisano e si modificano a ~oco a poc~: da persona abltuat~ a sopportare egli diventa un nvoluzlOnano. Questa r:uova p~l­ sonalità del Sé, che dapprima si raffigura ancora II1conSClamente, gli si rivolge dialogica:nente, ed e~li mette la personalità dell'Io cosciente in maniera sempre piu Ul1lvoca al suo servizio. Procedendo nell'opera di intaglio assume la sua immagine-guida nella coscienza percettiva. . . Oltre al rispecchiamento dinamico e all'abbaglIamento eSIste ancora una terza forma cii relazione dell'individuo con la sua immagine-guida .maschile: il rapporto C~)I1 un'immag.ine-del maschio così fiacca, che la definizione di llnmagll1e-gUlda ~on si oiustifica più'. Se un individuo non ha un'immagine-gUIda da~anti a sé e in sé , sprofonda lentamente nello scoraggiamento e nella passività. Ne risulta una forma particolare di omosessualità dell'immagine-guida, che può farsi sentire in modo molto disturbante anche in individui con un atteggiamento eterosessuale cosciente. Al fine di illustrarla riassumo due tipici 'sogni in cui compare lo specchio'. . . Un uomo di 20 anni porta in analisi il suo pnmo sogno: SI vede allo specchio, quasi fosse una radiografia, come uno ~ch.eletro. La sua immagine-guida non è oscurata come nel casI dI omosessualità fissata in cui l'immagine-guida non viene messa coscientemente in' relazione con la propria personalità del Sé. Sembra piuttosto non esserci. Al suo posto compare ur:'irru~a­ gine della propria personalità maschile: non attl~at~, pnva dI energia e incapace di vive re . Il giovane affermo dI non avere mai avuto una relazione viva con un'immagine-guIda maschIle . Di essersi ritirato, per quanto potesse ricordare, dal rapporto con suo padre. Di essere contento di aver fatto q~l~StO sogno, perché gli mostrava il suo stato attuale. EI:a pOSItiVO no.n solo che il giovane avesse fatto questo sogno, 111 cUI compale

183

L'ABBAGLIAMENTO DEL FIGLIO

lo specchio, ma soprattutto che lo raccontasse all'analista. Presto fu chiaro il suo messaggio: un inconscio appell o rivolto a me per fornirgli un'immagine-guida. v. , un uomo di 40 anni, sognò di passare davanti alla vetrina di un negozio, che era un unico grande specchio, in cui si vide più stanco e più vecchio di quanto non fosse e con una chierica che in realtà non aveva. Abbattuto e fiaccato nella sua vitalità (la caduta dei capelli!) si ridestò. Ne lla vita di U. non c'era mai stata un'immagine-guida m aschile . Suo padre, la maggior parte del tempo, abbandonava moglie e figli alloro destino. La su ccessiva id ealizzazio ne di un prete e più an cora di un insegnante non portò m ai a una relazione feconda dell'immagine-guida. Sembra dunque che accanto alle du e forme della relazione dell'immagine-guida, integrata e scissa, dobbiamo postulare l'esistenza di una terza, che sarebbe caratterizzata da una relativa assenza. Ma questo, dal punto di vista della psicologia del profondo, è discutibile. Sappiamo infatti che d ietro il 'padre assente' spesso si cela, nell'inconscio, il 'padre terribile', che abbaglia i suoi figli invece di rispecchiarli. Come ho già accennato, il padre di V. era un alcolizzato, che in stato di ubriachezza diventava violento. Nel suo libro La guarigione del Sé Kohut descrive un caso di omosessualità dell 'immagine-guida . Un giovane aveva un "padre apparentemente debole e con un forte lato oscuro,,3. Nel corso dell'analisi, tuttavia, vennero alla luce ricordi decisivi che mostrarono come questo padre si sottraesse al figlio nella funzione di immagine-guida, come lo abbagliasse invece di rispecchiarlo. Presumo che l'immagine-guida debole o del tutto assente copra sempre l'immagine di un padre tiranno. Il padre debole ha un 'Ombra distruttiva che forgia l'imago paterna del figlio. Il padre con un forte lato oscuro diventa, nell'inconscio del figlio, Ombra persecutoria, l'oscurato diventa 'abbagliatore'. L'ambivalenza fra il bisogno di essere guidati da una figura maschile e la paura, costantemente in agguato, di essere da questa stessa figura perseguitati in termini omosessuali , cioè di essere defraudati della propria mascolinità, determina il conflitto

184

L'ABBAGLIAMENTO DEL FIGLIO

centrale nell'omosessualità dell'immagine-guida fissata. Nell'analista l'analizzando vede, di volta in volta, il guru idealizzato che egli vorrebbe seguire ciecamente, poi il subdolo manipolatore che vorrebbe rimodellarlo a sua propria immagine, sottometterlo persino a livello omosessuale ed evirarlo simbolicamente. Una volta lo vive come grande amante delle donne, al quale si unisce misticamente nella speranza di diventare altrettanto capace di esprimere una virilità aggressiva . Poi, di nuovo, sospetta in lui l'omosessuale che vuole pilotarlo verso 'l'altra sponda'. Questa ambivalenza ::Ietermina il transfert nei casi di omosessualità de ll'immagine-guida fissata, sia negli omosessuali sia negli eterosessuali. H. ,·uno studente di 23 anni che aveva p erso il padre in un incidente d'auto quando aveva tre anni ed era cresciuto orfano, soffriva molto di questa ambivale n za. Il suo atteggiamento di fondo era eterosessuale, ma sognava spesso uo mini giovani e forti che lo attiravano e che lui invidiava per il loro know-how con le ragazze. Una volta gli capitò d i sognare suo fratello, diventato donna nella parte inferiore del corpo, che egli cercava di violentare. L'ambivalenza, nel rapporto di transfelt, fra l'idealizzazione entusiastica, priva di senso critico, e la sospettosa diffidenza, si lascia illustrare nel modo più chiaro alla luce di due motivi onirici. Nel primo, H. ve~e venirgli incontro nelbosco un alce gigantesco, dalle "corna superbe... Di buon grado si fa prendere sulle corna: si libra ora in alto come su un'altalena, si sente bene ed è felice. Un medico in camice bianco' gli si avvicina con un bloc notes , per 'fare delle annotazioni sulle corna dell'alce. Il sognatore lo disturba e il medico vorrebbe che H. ritornasse a terra. Come già abbiamo rilevato nel sogno di Z., le corna stanno a sianificare la mascolinità dell'analizzando , che questi però non b percepisce come propria. Per associazione, H . diceva di sentirsi, durante ogni seduta di analisi, inebriato, esattamente come sulle corna dell'alce. Ma diceva di notare che io volessi riportado con i piedi per terra, altrimenti non avrei potuto fare con lui un lavoro analitico. Poco più tardi fece ulteriori associazio185

L'ABBAGLIAMENTO DEL FIGLIO

L'ABBAGLIAMENTO DEL FIGLIO

ni sull'alce, un animale giudicato molto più potente di lui. Diceva di sentirsi inferiore a me, che certamente avevo amiche in gran numero. Ma riteneva che ciò, in fin dei conti, avrebbe esercitato un influsso positivo anche su di lui. La tendenza di H. alla partecipazione passiva nei confronti all"altro ' uomo era incalcolabile. La propria personalità maschile egli non la percepiva ancora. Ne! secondo sogno, fatto a breve distanza dal precedente, H. è seduto di fronte a un analista che non conosce, che lo ignora e sta sfogliando una rivista omosessuale. H. teme che l'analista possa essere omosessuale. Gli domanda se con lui si sta annoiando. L'analista annuisce, sorridendo, e H. rimane deluso. H . è indifferente all'analista omosessuale e ne rimane deluso. L'eterosessuale con omosessualità dell'immagine-guida fissata, un eterosessuale, dunque, affetto da coazione, vive l'altro uomo come omosessuale che attenta alla sua mascolinità. A livello di Persona egli è l'eterosessuale coatto che fiuta ovunque l'omosessuale che lo insidia. Nel profondo del suo incon- . scio, però, egli desidera essere sopraffatto dall 'altro per poter percepire la sua personalità maschile del Sé in modo sufficientemente intenso. Una dinamica omosessuale unitaria, tesa alla mascolinità fallica consapevole, si spezza in due poli contrapposti che si bloccano continuamente e impediscono all'individuo di progredire: da una parte la fusione con la mascolinità fallica dell 'altro uomo e, opposto a questa , un rifiuto di qualsiasi tipo di rapporto con lui che si intensifica fino alla fuga . La percezione dell'immagine-guida si situerebbe fra i due poli , in quanto rispecchia la propria personalità maschile centrale nella sua dinamica evolutiva. Grazie a un simile rispecchiamento, colui" che tende alla fusione troverebbe il modo di comunicare con l'immagine-guida quale immagine dinamica riflessa , e colui che richiede indipendenza troverebbe in una propria personalità centrale un solido appoggio sicuro. Ciò che ognuno dei due poli desidera per sé si troverebbe così realizzato nell'immagine-guida: rispecchiamento come comunicazione con l'altro e rispecchiamento come percezione del Sé. 186

NOTE

1. K. Kerényi Die Mytbologie der Griecben, val. 2, pago 85 (trad. il. Gli dèi

e gli eroi della Grecia, Garzanti. Milano). . 2. Si veda c.G . ]ung Gesammelte Werke, val. 8, Olten, pago 337 (trad. n. Opere, val. 8, Boringhieri, Torino) . . 3. H. Kohut Die Heilung des Selbst, Francoforte s.M., 1976 (trad. It. La guarigione del Sé, Bollati Boringhieri, Torino).

187

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

Tener testa nella comunicazione speculare

Percepire il Sé nell'immagine-guida anziché fondersi o scindersi da essa, per l'omosessuale dell'immagine-guida fissata sembrerebbe impossibile. Infatti , con entrambi gli atteggiamenti sbagliati (di partecipazione e fuga), atteggiamenti che si condizionano e si annullano reciprocamente, egli c'è cresciuto. Nella partecipazione e nella fuga sono le sue uniche esperienze in cui si è sentito vivo. Sin dalla primissima infanzia ha provato una sensazione di peculiare soddisfazione nello spegnersi sotto l'abbagliante padre fallico . Essere nelle mani di un altro uomo, consegnato al suo potere di vita e di morte, trasmette un sentimento arcaico d'immortale virilità . Il singolo uomo può perire, ma un 'padre-orda' esisterà sempre. Non è un sacrificio insensato percepirsi come maschio solo nell'altro, poiché in questo modo si riunisce nell'uno la potenza virile dei molti, come il sole maschile che presso gli Aztechi veniva nutrito e fortificato con i cuori di migliaia di prigionieri maschi. Anche l'altro, opposto modello esperienziale fu spesso fronte di ostinato piacere: poter chiudere dietro di me la porta sapendo che lo spazio al di qua è solo mio. Per un certo tempo l'altro poteva anche essere il partner, ma la prospettiva di poter chiudere una porta dietro di me, e davanti a lui, non scompariva dalla mia coscienza.nemmeno negli istanti di fusione più umiliante; anzi, mi dava un maggiore rispetto per me stesso. Vivo una salta di tragica virilità nel dire all'altro: -lo non dipendo da te in quanto maschio»e ciò nonostante dipendo da lui totalmente. Respingendolo, fuggendo da lui, egli rimane, come origine del mio movimento, una parte di me stesso, e malgrado tutto sono libero. Eppure ogni omosessuale possiede anche solo deboli accenni, 188

. per lo più trascurati, di un terzo modello di esperienza ..p,..cc~n­ ni che in analisi possono essere portati alla luce e amphflcatl, e che fanno riferimento alla sua capacità di tener testa nel confronto con un altro uomo. Forse si tratta solo di un breve arresto nella monotona dinamica tra oppressione e sottomissione, essere abbagliati e abbagliare, fusione e fuga. O è l'esperienza di un istante della propria esistenza (o attacco?) inteso come un corrispondere, in termini commisurati di forza, all'attacco (o resistenza?) da parte dell'altro uomo. O ancora la piacevole sensazione che, vivaddio!, siamo entrambi, all'incirca, ugual.mente forti . In tutti i casi di omosessualità dell'immagine-guida ho sempre trovato esperienze di questo genere trascurate dalla·coscienza. Riallacciandosi a esse l'analista può chiarire il proprio atteggiamento 'saldo' nei confronti dell 'analizzando . Se rimane sensibile nei suoi confronti e concentrato su di lui, può aggirare assieme a lui alcuni scogli di fusione o fuga , fino a che i piccoli .accenni a tener testa attivamente nell'ambito delle sedute si ampliano verso 'un terzo modello reak di esperienza, che infine si impone. . M. si ricordò di un'amicizia adolescenziale, legata al tenms e durata tre anni, dove in armonioso equilibrio delle forze e delle abilità di entrambi i partner egli fece esclusivamente l'esperienza di tener testa all'altro, senza essere tentato di surclassarlo e senza sentirsi scoraggiat.o se giocando veniva battuto. Questa esperienza di saldezza, che egli non fece con altri uomini, fu possibile solo perché l'amicizia si limitava alla sfer~ circoscritta del campo da tennis, e perché una timidezza, a 1m non meglio comprensibile, gli impediva di allargare quell'amicizia, profondamente sentita , anche agli altri ambiti dell'esistenza. Era come se M. avesse voluto mantenere pura la sua capacità di stabilire relazioni omosessuali sane, limitando l'e~pe~ rienza a ciò che era realmente possibile. Un ottimo esemplo di come, anche in uno sviluppo disturbato, la dinamica psichica sana sappia farsi strada. Vorrei tratteggiare ora gli ultimi sette anni nello sviluppo di B., . un rappresentante francese che oggi ha 25 anni, il quale da un 189

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

atteggiamento di estrema sottomissione omosessuale masochistica ha acquisito una capacità, relativamente stabile, di tener testa. Per tre anni fu il compagno del sociologo D. , che accanto a relazioni anonime e promiscue, che si esaurivano nello spazio di un giorno, desiderava sempre un uomo intorno a sé da poter 'formare', come lui diceva . Il padre di B. era medico. Per quanto potesse ricordare, B. si sentiva da lui 'scavalcato'. Il padre opponeva una virilità compatta , priva di trasparenza, schermata, senza smagliature e lacune attraverso cui il figlio avesse potuto agganciarsi a lui come immagine-guida. La distanza fra loro era troppo grande perché potesse esserci una feconda relazione dell'immagine-guida. In seguito B. non riuscì a vivere se stesso come personalità maschile indipendente. Il suo comportamento divenne ben presto lunatico, 'isterico', come gli si rimproverava; spesso era sopraffatto da attacchi incontrollati di rabbia o di pianto . Con la madre, un tipo molto femminile, aveva un rapporto emozionale intenso, a cui entrambi aderivano. Nel caso di B. non vi era nessun tipo di omosessualità riflessa, dove domina oscurata la fusione con l'Animus della madre. Con ragazze della sua età aveva, di tanto in tanto, rapporti sentimentali caratterizzati da analogo entusiasmo, che già nell 'adolescenza sfociavano, ma raramente, nel rapporto sessuale. Dai suoi compagni di scuola B. veniva solo molestato e tormentato. Egli rammenta una situazione orribile: nel bosco, d'inverno, viene denudato da alcuni compagni di classe e frustato a sangue con dei rami di abete gelati. Il suo destino era paragonabile a quello di Basini nei Turbamenti del giovane Torless di Robert Musil. Con un 'importante differenza. Mentre Basini veniva tormentato dai compagni anche sul piano apertamente sessuale, al punto da spingerlo al suicidio, fra B. e i suoi compagni non si arrivò mai al sadomasochismo genitale. Al contrario, a 17 anni B. visse la propria omosessualità cielI'immagine-guida a livello sessuale con un insegnante, che grazie alla sua autorità e virilità gli restituì quel rispetto di sé che era stato calpestato dai compagni cii scuola . Ritiratosi dal ginnasio, a causa degli scarsi risultati, perse presto il rapporto con l'insegnante. Con ansia cercò una nuova relazione omo-

sessuale dell'immagine-guida. Dopo alcune brutte esperier:ze incontrò finalmente D. Con la Persona forte e virile di questI B. si fuse completamente sin clal primo giorno. Senza.crisi apertamente dichiarate la relazione durò un anno. POI B. fu colto sempre più spess; da attacchi apparentemente immotivati di i~ fa odio e disperazione, come gli accadeva da bamblOo nel c~nfronti del padre. Tenne il suo amico giorno e notte col fiato sospeso, tentando anche il suicidio a SCOPOclll1~ostratlvo. Le oscillazioni tra fusione totale e rifiuto carico dI OdIO dIvennero ancora più estreme. Dopo un secondo tentativo di suici~io l'amico lo manclò dallo psicoterapeuta. In quattro annI di estenuante lavoro si riuscì a rinforzare la capacità di B. cii tener testa all'altro. B. tentò con sempre maggiore determinazion~ di stabilire con D. un rappol10 cii coppia privo cii fusione o eh ehfese. Poiché D. si climostrò incapace di questo, la relazione terminò. Ora B. è sposato da clue anni e ha un maschietto. Volgiarrioc'i ora al modello comporta~nentale ciel.tene.r test~ , così importante ai fini della comprensIone della dlOamica PSIchica omosessuale. Prenderei spunto da un breve sogno che M. fece già durante il seconclo mese di analisi. . . M. si trova in un albergo. In alto, in cima a un'ampia scalinata accessibile da entrambi i lati, due giovani lottano vicino al parapetto. Uno è agile e scuro di capelli, l'altro biondo e nerboruto è più alto. I clue lottano a lungo con ugu~le destrezza. Sembrerebbe che da questa lotta non clovesse flsultare propno alcun vincitore, che il confronto non dovesse mai avere ter.mine: Nel soono M. è in uno stato cii estrema eccitazione emotiva . SI avvici;a al giovane bruno, lo prende per il braccio e gli dice: ·Prima che voi cominciaste, vi ho già visto entrambI lottare". M. visse il duello onirico come la rivelazione di un modello esperienziale archetipico, per lui nuovo, del rapporto u~mo-uo~ ma. Prima cii questo sogno, nel corso della sua analiSI, non SI era mai parlato clelia competizione, seria e al te1T~po stesso Iudica come elemento caratterizzante cii una relaZIone omosessual~. Ora la competizione si sposta al centro ciel suo interrogarsi e della sua ricerca. .. . Qual è il significato di questa immagine archetipICa di lotta? E-

190 191

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

videntemente è importante che nessuno dei due avversari abbia la meglio. Si tratta di un comune misurare e potenziare le proprie forze, dove ognuno conta sul fatto che l'altro non si ritiri dalla lotta. Due elementi devono dunque bilanciarsi nel confronto: massimo impiego di tutte le proprie forze e permettere all'altro di fare altrettanto. Quando i cuccioli dei cani o dei gatti (ma anche i bambini che hanno un equilibrio sano) si azzuffano, uno mette sotto l'altro soltanto fino al punto in cui, nella fase successiva della lotta, sia possibile il rovesciamento dei rapporti di forza. In questo gioco alternato di sopra e sotto, ognuno impara a conoscere bene l'altro e se stesso. Dalla disputa nessuno dei due esce debole e spezzato, e neppure eccessivamente trionfante. Possono esserci sì ostinazione, rabbia, lacrime, si può lottare 'a testa bassa', ma esiste una sorta di 'regola' nascosta del confronto. 'A testa bassa' è la resistenza fallica adeguata del più debole, quella che Sebastiano dovrebbe imparare subito, prima di potere, a poco a poco, 'ritorcere le accuse' e percepire nell'arma dell'avversario il proprio Fallo. Un fine istinto suggerisce al bambino equilibrato che se oggi ha vinto domani dovrà lasciare che sia l'altro il vincitore. Non però in virtù di un'intenzione cosciente, ma perché la dinamica centrale di questa lotta, ossia la percezione del Sé, il rafforzamento e lo sviluppo della personalità, agiscono in entrambi gli 'antagonisti'. Ognuno dei due partner realizza spontaneamente che non è in gioco l'alternativa fra il dominio e la sottomissione, bensì il vigoroso estrinsecarsi della propria personalità centrale. Bambini e ragazzi che sanno lottare in questo modo non si fisseranno mai nell'omosessualità dell'immagine-guida. Al contrario, diverranno'capaci di amicizia, coine Gilgamesh ed Enkidu che diventarono amici poiché nessuno dei due fu in grado di vincere l'altro in combattimento. Il duello fisico è un'immagine di come i maschi che vivono fino in fondo la loro dinamica omosessuale trattano gli uni con gli altri, in tutti gli ambiti della propria vita. Il duello virile esprime chiaramente la relazione dell'immagine-guida, reciproca e integrata, fra due uomini. Veniamo con questo all'analisi più importante della dinamica psichica nell'ambito di una rela-

192

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

zione omosessuale, cioè all' analisi della comunicazione speculare. I due che lottano si rispecchiano nel modo seguente: ognuno si percepisce, contemporaneamente, in sé e, r~vesciat? , nell'altro. La mia mossa e la sua contromossa SI nUlllscono III un'unica percezione. Come lo afferro, colgo la mia personalità 'interiore che si rispecchia attrav.erso di lui, e chi mi attacca è, netla mia immagine riflessa, l'attaccato. L'avversario è la mia immagine-guida: egli mi conduce alla mossa successiva, non spingendomi a imitarlo, ma facendomi reagire in modo ad:guato. Ma se il mio avversario mi mette alle corde? Come puo, a quel punto, essere ancora la mia immagine-guida? A~punto ql~es~a è la prova decisiva nel confronto fra due UOmllll. Propl~lO III questa incresciosa situazione non posso permettenm di dlven~ tare passivo, di farmi paralizzare e inconsciamente fondermi (nella sottomissione al più forte, cioè al più maschio) con 11 mio avversario. Devo restare assolutamente lucido, percepire la mossa fatale come un gesto di lotta anche per me possibile , assumere quindi in me , in piena accettazione, l'avversario ch~ mi assoggetta . Così, assoggettandomi, egli potenzialmente SI assoggetta a me. Colui che mi batte diventa la mia immagH~.e­ guida , che mi fa percepire in me stesso più il vincitore del Vlllto. Colui che mi batte è l'immagine-guida nella quale 1m esperisco come colui che lo batte. Da cui deriva lo stesso sentimento di potenza e di vitalità quando lui o io otteniamo .una vittoria momentanea. Quando è 'lui' a vincere, diventa la 'mia' immagine-guida vincente. Quando sono 'io' a vincere, divento la 'sua' immagine-guida vincente. Specchiandomi nell'avversano mi percepisco nell'immagine speculare: se sono io a vincere, sono io, in quanto immagine-guida riflessa , il vinto. Se sono vinto, sono io, in quanto immagine-guida riflessa, il vincitore. Vivendomi dunque contemporaneamente come vincitore e vinto, oppure come vinto e vincitore, sono catturato ?alla fondamentale fascinazione dell'amicizia: poiché nella figura dell'amico scorgo la mia propria intima personalità e reco a quest'ultima tutto ciò che reco a lui. Se lo vinco, sono altrettanto vinto quanto vincitore , e non so cosa dia più piacere: essere vinto e vincitore, oppure vincitore e vinto. Piacevole è che egli

193

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

riconosca nel mio viso il suo volto interiore e io nel suo viso il mio volto interiore; che io rispecchi a lui e lui a me ciò che il futuro nasconde. La lotta, così come appare nel modello onirico archetipico di M., è dispensatrice di un piacere vigoroso, in cui sesso, eros e agape vibrano insieme. Ogni relazione maschile importante può condurre a questa esperienza esaltante. Anche i maschi eterosessuali ne sentono il bisogno. Negli omosessuali essa corrisponde alla dinamica erotica centrale. Ciò che nell'immagine del duello sportivo appare nel modo più evidente, può essere esperito a tutti i livelli della comunicazione tra due uomini. Ecco alcuni esempi. Un eterosessuale di 40 anni, U, conobbe nel corso dell'analisi un uomo all'incirca coetaneo, ingegnere come lui. Ognuno aveva sull'altro un vivificante effetto di stimolo. All'inizio si incontravano, da soli o con le mogli, per conversare o per andare a teatro. Poi frequentarono insieme un corso di judo e discussero apertamente delle ragioni che li avevano motivati a quella scelta. U raccontò del suo 'complesso di Sebastiano'. Già dopo un anno decisero di aprire insieme uno studio di ingegneria. Tra loro si stabilì una relazione dell'immagine-guida nel senso descritto sopra. U , che prima era più passivo e non avrebbe mai assunto su di sé il rischio di gestire affari in proprio, grazie al rispecchiamento nell'immagine-guida dell'amico, visse il suo nuovo compito di responsabilità con grande piacere. Significativamente, nello stesso periodo la relazione con la moglie si fece sempre più calda, più intensa, più intima. La sua amicizia maschile non significò certo la fuga dalla donna verso l'uomo, bensì la percezione e la realizzazione della propria personalità maschile del Sé, e con ciò anche l'approfondimento della capacità di relazione eterosessuale. L'analista di un omosessuale dell'immagine-guida non si deve trincerare dietro la propria neutralità, ma deve accettare la competizione con l'analizzando. Ai fini della guarigione di M. fu decisivo che il suo analista gli si offrì, con un dosaggio empatico ottimale , come immagine-guida maschile . Dapprima , naturalmente, tenendo testa all'analizzando e offrendoglisi co- .

194

TENER TESTA NELLA COMUNlCAZIONE SPECULARE

me immagine-guida anche quando M. era scoraggiato, timoroso, nervoso, pretenzioso, arrogante; poi comunicando ogni tanto fatti della sua vita, che si trovavano a una 'distanza ottimale dell'immagine-guida' rispetto all'analizzando. Qui il pericolo della manipolazione è molto minore di quanto l'analista fanatico della neutralità vonebbe far credere. Infatti, proprio il paziente narcisista, che ha un senso sottile per le manipolazioni di ogni tipo, è egli stesso un manipolatore. E costringe l'analista a verificare ogni volta se sta rispecchiando o se sta abbagliando. Le fusioni determinate da comunicazioni non del tutto empatiche da parte dell'analista, inoltre, possono costituire proprio lo spunto per un nuovo e più fecondo sviluppo dell'analisi, a condizione naturalmente che vengano elaborate. L'analista junghiano non vuole rinunciare a un rapporto reale con l'analizzando, perché solo così può fargli da specchio femminile reale, da reale e dinamica immagine riflessa, cioè da immagine-guida maschile. Al contrario della proiezione, la comunicazione speculare può aver luogo solo se entrambe le parti comunicano. La realtà dell'uno, infatti, rispecchia la potenzialità dell'altro, rendendo così possibile la sua realizzazione, e viceversa. Il controtransjert condiziona in ogni caso l'analizzando. Esso è espressione di come l'analista vive se stesso nell'immagine riflessa dell'analizzando. Se in analisi il controtransfert non arriva a esprimersi affatto, sarà solo il suo lato inferiore, primitivo, che l'analizzando, inconsciamente minacciato, porterà nel transfert. Se l'analista , tuttavia, si offre all'analizzando apertamente e in modo diretto come immagine riflessa del suo Séguida, sia pure con la riserva della 'distanza ottimale dell'immagine-guida' , la dinamica progressiva della relazione dell'immagine-guida fra analista e analizzando può dare i suoi fmtti. L'analista non deve tenersi fuori dalla dinamica omosessuale dell'analizzando: egli è invece il soggetto partecipante più importante nella liberazione della dinamica omosessuale all'interno della comunicazione speculare. Gli omosessuali con Persona maschile attiva nascondono, in realtà, il vuoto della personalità del Sé. È importante che l'ana-

195

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

lista opponga una dichiarata e incorruttibile resistenza nei confronti di questa 'Persona di copertura'. Quando l'analista , avendo la sensazione che mancasse una relazione centrale minacciò M. di interrompere l'analisi, di fatto lo aiutò a muo~ersi verso la desiderata esperienza del padre chiaro, forte e incorruttibile. M. iniziò a depurare la sua imago paterna dal debole e volubile tiranno, e per la prima volta sognò forti figure-guida (per esempio si trovò, in qualità di secondo autista, seduto accanto a Mao Tse-tung). Inoltre cominciò a sognare lotte con animali simbolo di mascolinità fallica: fu iniziato nell'arena ad afferrare un toro per le corna; si trovò a lottare con un gallo lanciandogli contro dei sassi, e nel momento in cui lo colpì, il gallo si dissolse nel sasso (l'arma di M.). Non conosco immagine che abbia maggiore spessore di quest'ultima per rappresentare la trasformazione della mascolinità fallica distruttiva avvertita come estranea, nella propria attività maschile centI:a~ le. L'aggressore fallico si trasforma nella sua personalità maschile nell'istante in cui M., concentrandosi su di lui con acutezza, lo penetra con il terzo occhio, lo pervade e dunque, quasI traendo da lui forza, gli si oppone. In questo consiste l'arte Zen del tiro con l'arco: nella percezione interiore del bersaglio esterno. Il bersaglio non viene colpito arazie all'abilità di chi prende la mira, bensì grazie alla dinamicaÒintegrata del bersaglio stesso. Il gallo si dissolve nell 'arma di chi accetta di ingaggiare con lui la lotta della percezione: come essenza propna esso era Maya, illusione. Ora la libido, imbrigliata nel complesso scisso della personalità maschile del Sé, ritorna a disposizione dell'individuo, che diventa appunto questa personalità maschile del Sé. Il gallo ora ne è il simbolo, e come tale continuerà a esistere . Quante più sono le figure simboliche nelle quali la personalità del Sé si esprime, tanto più ricco e colorato può diventare il suo dialogo con la personalità dell 'Io. Un uomo che a poco a poco ha integrato la sua omosessualità dell'immagine-guida, trae dal suo sviluppo un grande beneficio: intrattiene un dialogo vivo con quelle molteplici figure della sua personalità central.e che per lungo tempo, tenute fuori di sé, ha desiderato o temuto. In es ilio esse hanno assunto una 196

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

forma che ancora adesso conservano chiaramente delineata e percepibile, essendo divenute, come personalità del Sé, soccorrevoli daimonion. Il gallo che si trasforma nell'arma del lottatore è la massima condensazione simbolica possibile della dinamica omosessuale. Quando senza timore si percepisce l'avversario come immagine-guida , la sua aggressività si trasforma nella proprIa, perdendo così il suo carattere distruttivo. . . Come nella lotta fra il bruno e il bIondo in cima alla scalmata, anche nella lotta simbolica di Giacobbe con l'angelo importante è che nessuno dei due avversari è più fOlte dell'altro. Quan.do l'angelo, dopo aver lottato una notte intera per ridurre Giacobbe sotto il potere dell'ignoto, non riuscì a vincerlo attraverso la scissione dell'immagine-guida, e Giacobbe per ottenere la grazia non mollò la presa , spuntò l'alba: la potenza che prima era ostile, ora veniva percepita da Giacobbe come a1lllca IU1lllnosa rivolta a lui nella grazia, immagine-guida numinosa, Dio di Giacobbe. Espresso in termini psicanalitici: coine una personalità del Sé che è parte di lui. In questo modo Giacobbe divenne un ·'patriarca', cioè padre di se stesso e di tanti altri.. Dall'evidente parallelismo fra questa scena mlstenosa, tratta dal Pentateuco, e il sogno di M. come paradigma esperienziale archetipico dell'omosessualità dell'immagine-guida, diventa definitivamente chiaro che il problema dell'omosessualità non è quello di una parziale pulsione nell'ambit? di una g~nerale psicologia delle pulsioni, bensì un punto dI partenza Importante, forse il più importante, ai fini della comprensIone della totalità psicofisica maschile, della personalità maschile del Sé. A quattro uomini che avevano sostanzialmente integrato la loro omosessualità dell'immagine-guida ho domandato come, nspetto 'a pri'ma, vivessero ora il segnale omosessuale, ci?è l'attrazione spontanea e istintiva per un altro maschIO. TU.tti erano concordi nell'affermare che aveva perso il carattere di coaZIOne e di sofferenza . Poiché ora percepivano la loro personalità maschile del Sé interiormente , l'uomo che compariva davanti al terzo occhio non era più un sostituto della non percepibilità della personalità del Sé. Interpretato come dono della possibi197

TENER TESTA NELLA COMUlVlCAZIONE SPECULARE

lità di stabilire un rapporto di comunicazione speculare, il segnale viene recepito con gratitudine e interrogato circa il suo significato. Secondo quanto riferito, inoltre, l'intensità del segnale omosessuale "per strada e nelIe piazze», cioè sullo scenario degli incontri casuali, si sarebbe affievolito. Nel descrivere questo affievolimento i quattro uomini si sono nettamente distinti tra loro. Di contro, l'interesse per la personalità individuale, concreta e inconfondibile dell'amico sarebbe per tutti cresciuto. Di conseguenza lo spazio vitale privilegiato si sarebbe'spostato dalIa strada alla casa, alle concrete abitazioni, eccetera. Alla mia domanda se si ritenessero 'bisessuali' , B. rispose di sentirsi sicuramente più vicino agli eterosessuali ora rispetto a prima, perché in una certa misura sentiva di condividere con loro la capacità di trovare una donna attraente dal punto di vista erotico. E aggiunse che la precedente coazione omosessuale sarebbe scomparsa. Allo stesso tempo l'amicizia nei confronti del suo miglior amico si sarebbe approfondita e sarebbe divenuta più libera . Aggiunse di potere ben immaginare di avere un giorno, nuovamente, un rapporto sessuale con un uomo; ma al momento la relazione più intensa era con una donna che conosceva da sei mesi. Se essere bisessuale voleva dire che un omosessuale potesse amare anche una donna, allora poteva considerarsi bisessuale, ma come predisposizione, disse, certamente tutti gli esseri umani sono bisessuali. B. era comunque certo che, come prima, la sua sensibilità fosse più fortemente orientata in senso omosessuale . Ciò nonostante la linea di demarcazione tra omosessualità ed eterosessualità per IL~i non era più ben definita, così che non doveva più pensare gIorno e notte alla propria identità. Identità che riteneva ora dipendere anche dalla persona, uomo o donna , che si amava. In quel momento B. amava, appunto, una donna, ma non solo in quanto donna, bensì come persona. La coazione a considerare la sua identità esclusivamente dal punto di vista omosessuale era sparita; B. riteneva che ora fossero tantissime le caratteristiche che rappresentavano aspetti della sua identità. E mi raccontò di sentirsi vicino anche a quei maschi eterosessuali che avevano integrato la loro omosessualità, nel senso che sapeva198

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

no provare per lui sentimenti d'affetto e forse persino attrazio~fu~. . Tutti e quattro si riferivano a ciò che io chiamo la 'mutata ncezione del segnale omosessuale' ) cioè la ricezione del segnale in termini di richiamo alla comunicazione specular:. B. , ~el quale ho illustrato l'omosessualità dell'imm~gine-gu~da~~p~e­ gava come in precedenza questo segnale agIsse su di 1m IStlOtivamente (quello-punta-ad-avere-qualcosa-da-me), oppure nel senso di sentirsi spinto nella dIrezione omosess'(.lale co~tr? la propria volontà. Una simile modalità ~i ricezione .la SI ~'I~ scontra negli eterosessuali affetti da çoaZlOne, la CUI Identlta consiste in un atteggiamento difensivo nei confronti del 'complesso di Sebastiano', oppure nell'eccitante attesa che l'altro tenti di conquistarli e di 'catturarli'. Ora B. poteva tradurre la sua ricezione immediata del segnale nel modo seguen~e: "So~o favorevolmente colpito dal fatto che quest'uomo abbia da dlr~ mi qualcosa di importante e di segreto sul .mio ~onto, e vorreI conoscerlo meglio». Aggiunse poi, e g1l altn ne dIedero conferma che la sua odierna ricezione del segnale omosessuale non si ~ra fissata sulla seconda modalità, ma c'erano ancora momenti in cui la prima agiva nuovamente e in misura più forte. Questo fatto, però, non rappresentava più per lui un ver~ problema, perché la sua visione fondamentale della ?lOa.mI~a omosessuale non ne soffriva: egli viveva queste OSCillaZIOl11 ~lla stregua di un mutamento d'umore. D!sse ~i avere il '.corr~ttl~o analitico' dentro di sé e di sentire che il bancentro del SUOI problemi si fosse spostato su altre questioni. ., La comunicazione speculare, così com'è stata descntta lO questo capitolo, ha un significato particola.re ai fini. della terapia dell'omosessualità fissata. Per quale ragione? ChI legge, uomo o donna , si sarà già domandato perché parlo solo di. integrazione dell'omosessualità dell'immagine-guida e non dllOtegrazione dell'omosessualità riflessa. Come viene risolta la fissazione dell'omosessualità riflessa, che è presente in.ogn! attegoiamento omosessuale di fondo? Da diversi accenl11, la nsposta ~ questa domanda più che legittima forse è già emer~a. ~a carenza di rispecchiamento dell'uomo nella sua masc01l111ta falll199

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

TENER TESTA NELLA COMUNICAZIONE SPECULARE

ca da parte della madre puÒ essere risolta solo in misura limil tata. Heinz Kohut l'ha dimostrato per quanto riguarda i distUJ;bi narcisistici in generale. Si tratta di una carenza fondamentale, che non si può eliminare completamente . Anche se la terapia ha avuto successo, l 'omosessuale continua a vedere lo splendore riflesso che emana dall'amico come qualcosa che in se ste~so non percepisce del tutto e a volte non percepisce affatto. E lo stesso splendore che prima indicavo come 'segnale omosessuale'. L'omosessuale fissato è preda di questo splendore perché non riesce a identificarlo con la propria personalità del Sé, cioè come il proprio essere rispecchiato dalla madre. In lui, infatti, il rispecchiamento materno è solo un modello archetipico che nessuna madre reale ha mai attivato e che di conseguenza non può venire percepito nella propria 'personalità centrale. Il modello archetipico del rispecchiamento materno è quello che in assoluto consente all 'omosessuale fissato di percepire un individuo rispecchiato. Soltanto, egli non sa che è 'lui' il rispecchiato. È vero che in ogni individuo esistè uno scarto fra il rispecchiamento realmente avvenuto e quello archetipicamente richiesto, ma solo nell'omosessuale fissato lo scarto è così grande che il rispecchiato e l'immaoine riflessa , b l 'omosessuale e l'amico, divergono in modo radicale. Lo splendore riflesso nell'altro, con maggiore o minore intensità, continua dunque a manifestarsi . Il rispecchiamento da parte dell'analista ha potuto solo in parte compensare la mancanza del rispecchiamento materno. Eppure, per quale ragione la fissazione si è risolta? Perché la comunicazione speculare con l'altro uomo, come percorso che conduce all'integrazione dell'omosessualità dell'immagine-guida, ha potuto efficacemente compensare la mancanza residua di rispecchiamemo materno. Questo si è reso possibile attraverso una più attiva percez!one dell'immagine-guida nell'immagine riflessa; e la percezIone è tanto più attiva quanto più intenso è lo splendore ri~esso. L'omosessuale che è stato affetto da fissazione può stabIlIre e conservare il suo equilibrio psichico solo grazie a una comunicazione speculare più intensa di quella di altri individui. L'amicizia maschile, essendo più attiva, è per lui di vita-

200

201

TE \ EIi' TESn , \ELù ! CO'Wf. ['\ ,/C-JZ/ O II, E SPECU.lARE

zione 'esterna ' e 'interiore '. Ciò che ho inteso dire diventa com~ prensibile soltanto in rapporto alla comunicazione speculare. La percezione è esterna in quanto si riferisce all'immagine-guida , che fa la sua apparizione dall'esterno; ed è interiore nel senso che identifica l 'immagine-guida come propria immagine dinamica speculare. Soltanto l'unione delle due rende la percezione tale. La sua descrizione è dunque quella della comunicazione riflessa. Il suo soggetto è la personalità del Sé. In questo la percezione si differenzia dalla coscienza ricettiva, il cui soggetto è la personalità dell'Io, sia pure nel suo relazionarsi alla personalità del Sé. Anche il percorso attraverso il quale viene raggiunta la personalità del Sé è diverso . La coscienza ricettiva cerca la personalità del Sé sulla strada dell 'introspezione , la percezione sulla strada del rispecchiamento. La m.ia coscienza è ricettiva quando, per esempio, cerco di ricordare un so-

éine può un altro uomo essere simbolo, dotato di concreta e50ressività, della personalità centrale? Estreml~Zand?: come ptò un giovane di 18 anni essere espresslOr:e slmboh~~ dell~ personalità centrale di un vecchiO di 80 anm? Questo e 11 con tenuto del prossimo capItolo.

gno, oppure quando, durante la meditazione, mi guardo dentro. Ma questa non è l'unica strada attraverso la quale viene fatta esperienza della personalità del Sé . Nella comunicazione speculare, così come l'ho rappresentata nella parabola del duello, la personalità del Sé viene esperita nella sua propria dinamica . La comunicazione speculare è allo stesso tempo 'estrospezione' e introspezione. Attraverso l'immagine dell'azione esterna viene attivato all'interno un modello d 'azione archetipico . L'azione esterna corrisponde all 'attivazione di un potenziale interiore. Questo processo lo chiamo 'percezione' in quanto si svolge coscientemente. Diventa ora chiaro come la percezione della personalità del Sé sia sinonimo della realizzazione della personalità del Sé. È alla propria attività riflessa che la percezione, nell'ambito della comunicazione speculare, si riferisce . Realizzando l'immagineguida attivamente, io la percepisco come immagine riflessa. Oppure: la percezione all'esterno dell'immagine-guida dinamica è contemporaneamente, grazie alla comunicazione speculare, percezione interiore della sua realizzazione. Al di fuori di questa percezione non esiste personalità del Sé. 'lo sono' la personalità del Sé, nel senso che la mia personalità del Sé si 'percepisce'. 203 202

L'AMJCO SPECULARE

L'amico speculare Di pomeriggio, ,"imasto solo, da uno specchio all'altro fissando; interrogando l'enigma del proprio nome: Chi? Chi? Ma gli altri tornando a casa lo dominano. Rainer Maria Rilke

Il bambino della poesia di Rilke è in cerca della sua immagine riflessa. Lo spazio della ricerca è la solitudine. Egli si ritira in se stesso per trovare risposta all'interrogatorio: "Chi? ~hi?" Egli sa che la sua personalità nucleare si trova dentro, al centro della psiche, e crede perciò di poterla incontrare solo 'a casa', in un proprio ambito. Tuttavia un'inquietudine lo tormenta : nonostante circoscriva i suoi confini a un unico spazio, il proprio, il suo sguardo, ogni volta insoddisfatto, vaga "da uno specchio all'altro". È come se non potesse aver mai pace, perché cerca il suo Sé in modo sbagliato: ha uno 'sguardo fisso '. Narcisisticamente fissato sulla domanda che ripete ossessivamente, (Chi? Chi?) vive lontano da se stesso. Sembrerebbe che a preeludergli la risposta sia proprio l'ostinazione con cui cerca una risposta all'interrogativo circa il vero specchio. Curioso: in questi versi si parla di specchi, ma dove si trovano? Il bambino non confonde lo specchio con l'immagine fissa, perdendosi così ogni volta, nuovamente, nel dettaglio marginale, cangiante, improvvisamente insistente? Nello spazio della sua solitudine non riesce a trovare il proprio nome, la propria personalità centrale: manca lo specchio. Ma improvvisamente tornano a casa 'gli altri'. Il lettore tira un sospiro di sollievo: adesso lo .spazio della solitudine si apre, l'uno può riconoscersi nell'altro come immagine riflessa, l'immagine fissa si sgretola e la viva immagine riflessa viene percepita. E invece no : preso nel cerchio della sua illusione, il bambino vede la sua immagine fissa in pericolo, perché dietro di essa spera sempre di trovare un'immagine riflessa. Coloro che si offrono alla comunicazione speculare vengono respinti come dominatori. Lo spazio interiore del bambino si restringe ancora eli più, e l'in204

. terrogativo (Chi? Chi?) brucia come il raggio di luce che attraversa una lente convergente. Rispetto all'omosessuale fissato, il maschio senza amico speculare conosce il luogo della sua personalità del Sé, la zona più intima e nascosta, ma guardando fisso all'interno e non volgendosi mai all'esterno, non ha un'immagine della personalità del Sé. Egli è l'opposto di chi cerca di cogliere e di trattenere la sua immagine riflessa fuggendo incessanlemente da un uomo all'altro. Anche lui, senza amico, è preda della stessa inquietudine. Ma mentre l'omosessuale fissato cerca nel luogo sbagliato , lui cerca nel modo sbagliato: anziché aprirsi all'immagine esterna, per accoglierla all'interno, si irrigidisce nello spasmo di un lo che ininterrottamente riflette e rispecchia, nello spasmo di una coscienza unicamente riflessiva. Così l'immagine esterna non gli si può manifestare come figura interiore. Mentre l'omosessuale fissato per liberarsi della sua inquietudine dovrebbe percepire interiormente l'immagine esterna, chi ha lo sguardo fisso all'interno (e l'interrogativo: "Chi?"negli occhi) dovrebbe guardare all'esterno . L'omosessuale fissato vive l'immagine riflessa in una grande varietà di forme e di colori; meglio di chiunque altro sa dunque dare ragguagli sulle sue caratteristiche. Egli è come un pittore i cui dipinti, disseminati in molti musei del mondo , mostrano con grande evidenza le proprie immagini interiori. Il maschio senza amico, invece, conosce meglio di tutti il luogo dove si potrebbero percepire le immagini così copiosamente sparse dagli omosessuali fissati: nella personalità centrale. La comunicazione speculare conduce dunque sia all'amico sia alla sua percezione interiore come immagine della personalità del Sé: come 'amico interiore'. Un analizzando di 22 anni, figlio di una ragazza-madre e cresciuto orfano di padre , correndo inquieto da una relazione femminile all'altra , ma senza avere mai conosciuto un vero amico, si sentiva privo di vita, noioso, senza personalità centrale, e ne soffriva. Non potendosi riscattare, era solito chiudersi in se stesso per lunghe ore. Durante la prima seduta mi disse: "Vorrei dIventare un palo saldamente piantato nel terreno", 205

L'AMICO SPECULARE L'AMICO SPECULARE

un'immagine viva del suo desiderio di personalità maschile del Sé. Egli sa dov'è il luogo della personalità del Sé, ma non ha mai avuto un padre che gli si offrisse come immagine riflessa di riferimento e che stabilisse con lui un rapporto di comunicazione speculare. Così, nel luogo della sua personalità del Sé ha trovato solo dettagli sopravvalutati di un'immagine fissa , senza colore e senza forza espressiva centrale. Questo influiva sulle sue amicizie femminili. Gli capitava di sognare che la chiave che stava infilando nella serratura si spezzasse. Ma anche oltre la sfera genitale il giovane non era un "palo saldamente piantato nel terreno... Come Don Giovanni, per nessuna donna egli era un vero punto fermo. In tutte le serrature la sua chiave era destinata a spezzarsi. In un caso analogo, uno studente di psicologia di 26 anni analizzava ininterrottamente, con ossessiva precisione, ogni accenno di sentimento o di emozione che avveltiva nel suo intimo. Ciò lo induceva a 'cambiare' sempre donna, timoroso di perdere la sua capacità di sentire, di diventare privo di vita e sempre in cerca di un sentimento più intenso. Anche lui conosceva il luogo della personalità del Sé, ma non la strada per arrivarci. L'omosessuale fissato vive in una estroversione sostitutiva senza 'amico interiore ;' colui che 'ha lo sguardo fisso all'interno ' vive in una introversione sostitutiva senza 'amico all'esterno '. Entrambe le situazioni impediscono la comunicazione speculare. Chi si trova, per qualsiasi motivo, ad avere sbalTata la strada che conduce all'amicizia omosessuale, attraverso l'incontro con L"opera d 'arte' può forse entrare in comunicazione speculare con la sua personalità del Sé. O meglio: dall'opera d'arte, grazie alla sua estraneità liberatoria e capace di scardinare l'Io, gli viene incontro la sua personalità del Sé, che egli aveva cercato invano tramite no fissato. Dall'immagine creata dalla mano dell'uomo gli è possibile ricevere quell'impulso visivo della sua pe~sonalità del Sé che aveva ostinatamente cercato nel proprio lDtlmo. Questa fu infatti la possibilità che ebbe anche Rilke di evadere dall'angusto spazio interiore cui si fa riferimento nella poesia citata. Di questa liberazione testimoniano i famosi versi 206

.ch'egli scrisse sul Torso di Apollo: "Poiché non.vi è alcun luogo, da cui non ti si veda. / Devi cambiare la tua vita.. . L'appello dell'amico speculare, che ha carattere di total~tà, viene ancora percepito nel richiamo estetico-morale del dIO dell.a bellezza virile, significativamente privo di membra. L'arte diventa qui una questione di vitale importanza: ~ l'unic~ strada per entrare in contatto con la propria personahta masc~11e ce~­ trale. Il rispecchiamento nell'opera d'arte intesa come Irnrx:aglne-guida (Devi cambiare la tua vita), sostituisce il maschiO oscurato come amico speculare. Con ciò non voglio dire che acquisire la capacità di comunicare con l'amico in modo speculare porti a una diminuzione dell'interesse per l'opera d'arte . Nell'opera d'alte l'amico speculare trova espressione con. un rilievo e una chiarezza semplificatrice che l'essere umano 1D carne e ossa non può avere. D'altra parte, circoscrivere l'amico speculare all'opera d'arte significa oscurare dimen~ioni.della propria personalità del Sé che l'opera d'arte nor: puo ra:ftg~l1-a­ re: soprattutto la trasformazione, anche oggettlv~, dell amICO, grazie alla quale l'Io può compiere il passo deCISIVo per al~on­ tanarsi dalla sua fissazione narcisistica, dal suo sguardo ftsso interiore. La dinamica della comunicazione speculare nell'incontro con l'opera d'arte è frenata, poiché la sfida che questa pone è più facilmente eludibile di quella che pon,e l'arr: iC ? Nella comunicazioneJspeculare con l'opera d'arte l eqU1hbno fra la percezione interiore e la percezione esterna è disturbato a sfavore della seconda. Tuttavia l'incontro con l'opera d'arte ha lo stesso effetto liberatorio dell'incontro con l'amico: la personalità del Sé ha preso l'iniziativa e spontaneamente è subentrata all'Io che si interroga. La comunicazione specular~ viene sempre, vissuta ,come dono, perché !'incanto che proviamo davanti alI opera d arte o all'amico non deriva dalla personalità dell'Io ma dalla personalità del Sé. Questo è lo sfondo, in termini psicanalitici, del concetto di grazia: qualcosa che mi è proprio viene vissuto come qualcosa che mi è occorso, perché n?n.I'Io, ?~nsì}a.p.er~o­ nalità del Sé ha preso l'ihiziativa. La grazia Identifica l 1DlZlativa di una figura-guida religiosa. In essa viene percepita la perso207

L'AMICO SPECULARE

nalità del Sé in quanto si rivolge all'Io spontaneamente. Così l'Io ~i vi:e come credente, cioè come pura e semplice coscienza ncettlva. Come l'Io del credente, secondo Neumann anche !'Io del creativo e, aggiungo io, quello dell'essere umano legato a un'amicizia centrale, è 'ricettivo': la 'personalità apparente della Persona, che viene "dal rifiuto del Sé e dalla repressione del Sé..', si trasforma in un lo al quale, nella figura-guida religiosa o nell'opera d'arte o nell'amico, si fa incontro, come una nuova immagine riflessa, una dimensione ancora sconosciuta non sviluppata e perciò affascinante della personalità centrale: Questa è una descrizione più pertinente di quel processo che viene anche chiamato pmiezione. Nessuna immagine interna vien: 'gettata' ,su di un oggetto esterno e in questo percepita, bensl solo nell oggetto esterno la mia personalità del Sé diviene l'immag~e che può essere riflessa. Anche l'archetipo non può essere Visto, scaturendo le sue immagini dal mondo esterno. Così l'immagine dell 'amico non si identifica mai con il mio Sé bensì solo con un aspetto centrale della mia personalità del Sé: Laddo :~ si tratti però di rivivere in un nuovo oggetto esterno cose gla VIssute e rimosse, il termine 'proiezione' è corretto. Tuttavia non di questo tratta la comunicazione speculare, che n~uarda ,sempre un aspetto non ancora vissuto della pelsona11ta del Se, la sua vita non ancora vissuta. Ri:olg.i amo ora la nostra attenzione alla domanda vera e propna di questo capitolo: come posso percepire nell'a mico esterno a me !'immagine riflessa della mia personalità centrale? Come posso vedere in lui qualcosa che va oltre lo splendore riflesso? Come può, con i suoi tratti e le sue caratteristiche individuali, con i suoi elementi di casualità rispecchiare questa nun:mos a figura .centrale, che in realtà si può cogliere solo nel Simbolo e che IO chiamo personalità del Sé, nel suo potenziate di sviluppo? Questo problema riguarda la percezione dell 'amico come imm~gine-gui,da . Tema di cui ora dobbiamo occuparci in dettag110, perche da esso dipende la liberazione della dinamica omosessuale, cioè l'integrazione dell'omosessualità. Tale percezione risulta sommamente difficoltosa per l'omoses208

L'AMICO SPECULARE

sualè riflesso, che nell' amico cerca inconsciamente e unicamente il rispecchiato dalla madre per riflettersi in lui e perché da lui emana lo splendore estetico dell'uomo bello. Un omosessuale riflesso, intellettu almente evoluto e dotato di una fine sensibilità scuoterebbe la testa stupito se io gli ponessi di fronte il suo giovane amato, ancora indifferenziato so~o ogn~ pro~ filo: il aiovane servitore marocchino come immagme-gUlda di André°Gide? Sembrerebbe assurdo . Eppure , ciò che intendo dire è che dietro all'amico che si desidera si cela sempre un'immagine-guida. Perché? E in che modo? Prima di tùtto è necessario conoscere bene l'amico. A questo proposito, però, sono meno interessanti le informazioni reali della sorpresa dell'omosessuale riflesso alle mie domande. ,Questo non è importante, né per me, né per lei.. è la risposta che mi capita spesso di ricevere. La concreta realtà, individuale e sociale; dell'altro, dunqu e , non è importante. Devo supporre che l'analizzando, in questo modo, si stia lasciando sfuggire dell'amico qualcosa di rilevante . Insistendo nelle.dom~n­ de la supposizione trova conferma. L'amico che sotto 11 profilo culturale e sociale sembra così diverso si rivela in parte come immagine negativa, in parte come immagine gemella dell'analizzando. Z., un tipo estremamente evoluto, raccontò per esempio del figlio di un contadino: solido, pacato, dotato di una Persona non appariscente, di poche parole. Dunque la sua immagine al negativo. Allo stesso tempo, però, il ragaz~o era orfano di padre, ancora senza un'amica ma a suo aglO nel gruppi di soli uomini. Una copia di Z. Dura~te l'ana.lisi non è necessario spiegare e interpretare le .analogle o le differenze , quanto fare dei tentativi, ripetuti e pazienti, per arrivare insieme a percepire l'4lmico. L'analizzando comir:cerà da sol~ a stabilire legami con se stesso. Senza che si noti, dappnma m modo appena percepibile, all'amico viene assegnata la funZIOne centrale di immagine-guida. Questo tuttavia non deve ancora essere fatto rilevare . La percezione persistente si allarga ora a tutti i maschi che in un qualche modo affascinano l'analizzando. Domande del tipo: "Ma perché mai?.. e: "A quale scopo?.. e le relative risposte, vengono quasi da sole: L'analizzando si a209

L'AMICO SPECULARE

bitua e comincia a portare in analisi domande proprie. Se ora gli ricordo il suo stupore iniziale, non sa più spiegarne il motivo. I colloqui non hanno niente di penetrante e insistente in sé e si svolgono nella più completa naturalezza. L'attenzione del~ l'analista viene a poco a poco trasferita sull'analizzando. Dopo un certo periodo (per Z . circa un anno) non si può prevedere quali sviluppi possa avere un'evoluzione già iniziata da tempo: la tipologia dell'amico è cambiata. Nel caso sia stata stabilita una nuova relazione sentimentale, il nuovo amico si distingue nettamente dal precedente. A prescindere dalla sua percezione più acuta, l'analizzando può ora dire del nuovo a- . mica cose anche oggettivamente importanti e centrali. Lo 'scarto di maturità' fra i due è diminuito. Attitudini pronunciate da una parte trovano sempre più analogo riscontro dall'altra. In un colpo solo la relazione è diventata più stabile e più rilassata. Ha termine lo sforzo sovrumano di dover abbagliare l'ami:~ ~ina~c~osamente estraneo. La comunicazione speculare ha mlZIO. CI SI allontana e çi si avvicina allo stesso tempo. L'ambivalente estraneità del partner, che da un lato attira e dall'altro respi~g~ , si risolve. Ci si sente più liberi e allo stesso tempo pro~~ a .mtraI?re~dere !niziative comuni. Tutto diventa più reale, plU VIVO. SI eVIdenZIa una strutturazione più chiara òella rete comples~iva.dei rapporti dell'analizzando. Un tempo, splendore e fascmazlOne erano qualitativamente uguali in tutte le relazioni, variava solo la misura degli stimoli. Ora, le relazioni cominciano sempre più a distinguersi in periferiche e centrali. Per le prime, legate alla Persona e comuni a tutti, non si può parlare di comunicazione speculare come noi la intendiamo. La seconda categoria si limita, per lo più, a un'unica relazione sent~mentale,. la cui funzione centrale di immagine-guida non ha bIsogno dI essere menzionata: è evidente. Ciò che sto schematizzando a grandi linee, presenta in realtà molte varianti. Qualche volta l'evoluzione comincia con una scissione. Da un lato l'analizzando mantiene un tipo di relazione del sempli€e 'amato dello splendore riflesso' · dall'altro inizia una relazione dell'immagine-guida nuova c~ntrale che lo vivifica e lo arricchisce, in cui tuttavia l'affasci~ante 'splendore

210

l'AMICO SPECUlARE

riflesso' è più debole. Anche in questo caso l'analisi deve limitarsi alla percezione contemporaneamente esteriore e interiore, e rivolgere la stessa cura all'una e all'altra relazione. Può allora accadere che il primo amato perda in splendore e acquisti in fisionomia, mentre il secondo acquisisca splendore lasciando che nella relazione, accanto allo scambio intellettuale e culturale, vengano ammesse le emozioni. Può anche capitare che la relazione sentimentale cali un po' di 'livello', ma assolutamente senza alcun danno. Allo stesso tempo diminuisce il bisogno di promiscuità , non solo quella sessuale, ma più in generale la promiscuità di rapporti, che per esempio si manifesta in uno spasmodico ed estroveltito modo di vivere . I pochi rapporti che restano acquistano in rilievo e in sostanza interiore. Interrompo qui l'esemplificazione dell'evoluzione dell'amico verso !'immagine-guida centrale. La tendenza è chiara. I lettori, uomini e donne, potranno continuare a svilupparla in base aUe loro caratteristiche personali. A me premeva soltanto illustrare come la percezione, al tempo stesso empiricamente esarta e intuitivamente empatica, sia strumento dell'evoluzione. Questo tipo di percezione porta a spostare il riflettore della fascinazione su visi nuovi. Inoltre, occuparsi della personalità dell'amico, nel senso di percepirla, lo fa diventare a poco a poco l'amato interiore, il daimon soccorrevole della personalità del Sé. L'amato interiore non è però la copia di quello esterno. L'ho già sottolineato nell'analisi del modello esperienziale archetipico del duello. L'amato interiore è la ricezione individuale, centrale, dell'amato esterno. Mi sforzo di percepire la sua realtà oggettiva, ed è anche questa realtà che ha suscitato, in modo fine e sottile, la mia fascinazione. Ma scorgo pur sempre in lui la 'mia' immagine dinamica riflessa, l'imago della 'mia' personalità del Sé non ancora realizzata. Questo non ha nulla a che fare con la precedente incapacità di vedere la realtà dell'amico. È importante lottare con l'amico, come Giacobbe con l'angelo, fino a che faccia luce, cioè fino a quando l'uno percepisca l'altro anche come amico interiore. Soltanto allora l'amico diventa simbolo espressivo della propria personalità centra211

L'AMICO SPECUlARE

le. La percezione ottimale dell'amico, nel corso della relazione può affinarsi a tal punto da far sì che la sua trasformazione i~ simbolo sia palese: per esempio da Eroe a Vecchio Saggio. A poco a poco conosciamo l'amato interiore sempre meglio. Anche quando non sappiamo descriverlo realisticamente, oggettivamente, ~iungi~mo ad averne lo stesso, con l'andar del tempo, una cognIzIOne UnIvoca'. Dalle persone che incontriamo riusci.a mo intuitivamente, e senza fatica, a 'distillarlo'. In alcuni più c.hlaramente, In altn meno. Egli acquisisce una personalità intenore sempre più percepibile. E cominciamo a percepirla anche quando siamo soli: per stabilire un dialogo con lui nondobbiama più continuamente dipendere dall'amico all'esterno. Peraltro l'amico interiore si trasforma unicamente nell'ambito della comur:icazione speculare. Ma questa si è progressiva~ente a.mplt.ata al punto che non ha mai fine: ora percepisco I amato Intenore non solo nell'amico, ma anche in molti uomini e donn~, persino negli animalì, nelle piante, nei paesaggi. ~c~e se Il luogo vero e proprio della sua percezione rimane l arruco omosessuale. Il modello esperienziale della comunicazl.one speculare rimane il duello. Nell'immagine del compagno di lotta colgo la mia totalità maschile attraverso l'attiva realizzazione del Sé. La comunicazione speculare, nel senso vero e proprio, rimane riservata alla relazione omosessuale. Se la madre ri~pecchia il figlio nell'immagine-guida del padre, la comumcazlone specul~re può aver luogo solo fra due simili che possono fun~e:e reciprocamente da immagini-guida, dunque fra due uomIni o due donne oppure fra l'essere umano e la sua immagine di Dio, come mostro nel mio libro Gottesbilder(Immagi?i ~i Dio). Estendendo la comunicazione speculare alle relaZioni controsessuali, nel No in amore e nella Ferita dei non amati, ricorro al .concetto di rispecchiamento dell 'immagineguida. . Se l'amico interiore rappresenta veramente l'Ombra centrale ~uindi la personalità del Sé e non soltanto un singolo, sia pur~ ~mportante as?e~o dell'Ombra, deve essere possibile scoprire In lUI anche l.Anima, la componente femminile percepita in modo persomflCato, presente nella psiche maschile. Prima che 212

L'AMICO SPECULARE

si possa distinguere l'Anima in un altro uomo, essa dev'esser~ identificata nell' immagine esterna di una donna che affasczna. Un omosessuale che non si è mai innamorato di una donna è incapace di distinguere nell'amico, e di conseguenza in se stesso, aspetti maschili e femminili. Soltanto dopo aver prova: to un sentimento d'amore vivo per una donna, un uomo puo discernere i poli del suo 'ermafrodito interiore' e realizzare intrapsichicamente come tali gli opposti sessuali. .,_ . Dal momento in cui si innamorò di Caterina, M. comInCIO a Identificare la sua Anima in ragaz:::e tra loro completamente diverse. Non era importante che fossero grandi o piccole, bionde o brune, vivaci o sile nziose . M. riusciva solo a fatica a descrivere questa identificazione come un process~, tuttavia non dubitava della realtà della sua Anima. Talvolta nconosceva la sua immagine da così lontano, che i contorni di essa erano appena abbozzati. Ma la percezione in~eric:re era assolutamente chiara e determinata. Con il tempo nusci a descnverla meglIo anche in termini empirici. Fu determinante un'esperienza che egli fece, durante il terzo anno di analisi, ~~vanti a un gra.nde maaazzino di Zurigo. Come era accaduto gla altre volte, glI capitÒ di incontrare per strada l'amato interiore. Ma o~a riconobbe in lui indubitabile e chiara, anche la donna Intenore, la sua Anima. ÌI fascino di questa percezione fu , per intensità, sim~le a quello provato alla prima, netta identificazion~ deII 'amat~ In~ teriore nelle molteplici sfaccettature delle sue diverse relaZIOnI maschili. Ciò che già da tre anni nelle immagini di alcune d~n~ ne chiaramente identificava con la sua Anima, ora lo percepl dl nuovo nello sconosciuto amico speculare. L'Anima non era l'aspetto dèterminante e specifico della personalità di M. , la cui identità sessuale, ai suoi occhi, rimaneva maschile. Eppure M. percepì esattamente la sua 'immagi?e interiore de_ll~. donn~' nella figura e nel volto dello sconoscIUtO. EglI esp,en l ~~a~l­ ne della sua Anima non solo come una parte, la meta dell amato speculare, ma come totalità dell'amico sotto un d.et~rmi­ nato aspetto della sua percepibilità. Era il 'taglio femmInile attraverso il reale ' dell'amato speculare. Ora M. incontrava !'immagine esterna della sua donna interio213

L'AMICO SPECUlARE

L'AMICO SPECULARE

re anche nell'amico, e con il tempo fu in grado di percepirla in ogni momento. Si domandava in che rapporto stesse rispetto alla personalità maschile. Dapprima non trovò risposta. Poi fu dell'opinione che i tratti della sua immagine psichica femminile esprin1essero tutto ciò che avesse a che fare con lo splendore, la luce, il calore di un maschio. Riteneva curioso che questi tratti dessero come risultato una Persona femminile che, per così dire, tralucesse attraverso la personalità maschile. ~'~ima appaltiene alla personalità maschile del Sé in quanto e Il suo specchio e gli dà splendore e percepibilità. Ma con questa spiegazione la sua realtà risulta descritta in modo ancora insoddisfacente. Se l'Anima e la dinamica della relazione eterosessuale si spostano al centro delle nostre riflessioni la categoria della comunicazione speculare non è più utiliz~abile avendo infatti come meta la percezione della personalità del in primo luogo attraverso la relazione sentimentale di due persone dello stesso sesso. Non mi meraviglia che autori come Erich Neumman abbiano dedicato così poca attenzione alla categoria psicologica del rispecchiamento. Neumann si è soffermato soprattutto sulla figura della donna come madre sorella moglie 'del maschio'. La lotta dell'Eroe secondo il modello Gil~ gamesh-Enkidu, cioè come comunicazione speculare l'l'a due amici, lo ha impegnato meno della lotta dell'Eroe come libera~ione dalla madre terribile e del 'riscatto della principessa'. Ma Innumerevoli sono i miti che testimoniano una forma omosessuale della lotta dell'Eroe. La realizzazione della dinamica omosessuale può essere Iiassunta in questo modo: chi è fissato dall'amato all'esterno viene catturato dall'amato interiore. La coscienza percettiva e ricettiva ora passa all'amico in quanto immagine-guida interiore. In questo modo l'amico esterno perde la sua pretesa di assolutezza, diventa un interlocutore e la fissazione omosessuale si risolve. . Un uomo di 40 anni sogna se stesso quattordicenne. Il ragazzino gli spiega il significato della parola 'Engadina', ossia Enge des Innen (strettezza all'interno). Il sognatore sperava che in questo modo la sua immagine riflessa quattordicenne lo invi-



214

tasse a evadere dalla propria 'strettezza interiore'. Ma il ragazzino specificò che la parola doveva ess~re ~tesa come ~~ ampliamento dell'interno, ossia una sollec~tazr?~ea dare plU sp~~ zio alla personalità nucleare. Questo SI ~~nfICa nella com~nI, cazione speculare, che è un processo dI mtroverslone. ~l eta di 14 anni il sognatore aveva cominciato a cercare nell omosessualità estrovertita un sostituto dell'ampliament? dello sp~­ zio interiore. Ora la sua immagine riflessa quattordlCenne I~ rIportava indietro a quella soglia deci~iva, in modo che eglI avesse ancora una volta, l'oppoftunlta di varcarla (secondo la prop:ia dinamica.omosessuale) senza più fuggire dalla per.cezione del Sé rifugiandosi nella coazione a stabIlIre contatti omosessuali unicamente genitali. . ., . . In relazione alla simbologia dello specchio, CUI SI e rIcorso l? tutto il libro, è opportuno precisare ancora ~n punto che rIguarda una,forma di amicizia fra omosessualI m .completa co~­ traddizione con la descrizione della comUnicaZIone speculaI e riportata in questo capitolo. Gli omosessu~l~ fissati portano avanti le loro relazioni tramite la personalrta app~rente ~ella Persona. In questo contesto compare una allegana de! nspecchiamento che non ha niente a che vedere con la sua srmbologia del profondo. Lo 'specchio' narcisistico ha perso la su~ fu~: zione di rispecchiamento: ci si guarda dentro per vedere CIO che si vuoi-vedere, cioè la propria Persona . L'omosessuale c~e si specchia solo nella sua Persona e. il :ui ideale è l'eterno gl.ovane il raggiante Dorian Gray, sorruglIa m questo alla compiaciuta'e dispotica Hedda Gabler, maniac.a de.ll'elega.nza. Anche lui si rimira in una cornice senza specchIO. SI mette m posa nella cornice dello specchio e immagina di osservarsi da~l'ester?o. Le relazioni a livello di Persona sono assar frequentI fra glI omosessuali e forgiano la loro i'tnmagine sociale. S~reb~e mteressante analizzarle anche da un punto di vista soclologlC?, ma non è compito mio. 'Rispecchiandosi' recipl:ocame~te.a lIvello di facciata, ci si fa vanitosamente la cort.e, SI fiuta, SI ~~vetta, SI compete. Con queste ultime parole vogho esprm:ere l ~nauten­ tica estroversione sostitutiva 'francese', che fa dire alI ~lccello, l'animale psichico di M.: ".le n 'aime pas le françazs . C est une 215

L'A~lICO

SPECULARE

langue histérique,. Un'occhiata a sinistra, una a destra e la domanda rivolta allo 'specchio di facciata ': "Chi è la più bella del reame?.. Tuttavia lo specchio della Regina, uno specchio autentico, è incormttibile. La 'più bella' (Biancaneve) è catturata non dalla propria 'bellezza', ma dal legame con i sette nani, le falliche guardie del corpo della Grande Maclre; clunque è impegnata con l'elaborazione ciel suo Animus ancora instintuale. La 'bellezza' che la Regina vecle nello specchio è l'armonia nascente della fanciulla assieme alla sua immagine psichica maschile: l'armonia clelia personalità ciel Sé . Poiché l'omosessuale fissato (oppure la Regina clelia fiaba) vuole avere confermata clallo specchio solamente la Persona, scorge un'immagine riflessa che non può identificare come la propria personalità del Sé. Così si procluce la scissione fra la Regina e Biancaneve l'omosessuale fissato e la sua personalità ciel Sé che egli nod riesce a percepire nell'immagine dell'amico. Amico che cliventa così il fratello ostile, come Biancaneve diventa per la Regina la sorella ostile. La clistmttività cii queste relazioni testimonia l'o~ stilità clelIa Persona nei confronti clelia personalità del Sé. Solo che la minaccia, nell 'ambito clelIa ricezione nevrotica viene vissuta come se provenisse clalla personalità ciel Sé a~ziché dall'atteggiamento clelIa Persona nei confronti di ques'ta. La Regina si sente minacciata da Biancaneve fintanto che la bellezza dell~ Pe:s?na è la. sua meta più importante. Ed è proprio questa fmallta nevrotlCa che minaccia e rende impossibile la sua individuazione. Allo stesso modo l'omosessuale fissato si sente minacciato dall'altro fintanto che la lotta competitiva fra le due Persone maschili impedisce la comunicazione speculare fra le due personalità maschili. Nella relazione omosessuale non è determinante il trionfo del più virile, bensì la percezione della propria mascolinità nell'immagine riflessa dell 'altro. Dopo qu.~st~ cligressione vorrei riferire ancora un sogno di M., forse Il plU smgolare; un ultimo esempio di come l'amato speculare, m quanto immagine-guida, tende verso la personalità ~e?trale. Nel sogno l'amato appare come figura numinosa, diffIcIle da comprendere. M. lo inserì senza esitazione nella lunaa serie di immagini, che l'hanno preceduto, dell'uomo affas~i216

L'AMICO SPECULARE

nante incontrato nei sogni o da sveglio. Riconobbe in tutte lo splendore della stessa 'figura centrale'"anche se questa. .~veva subìto una profonda trasformazione. E evidente che gla con queste figure d'Ombra, in parte ancora arcaicl~e, prim~tive e minacciose, è da intendersi la personalità maschIle del Se. Persino il terribile dopp.io del monaco Medardo (negli Elisir del diavolo di ETA. Hoffmann) è l'Ombra centrale in tutta la sua dimensione irrisolta. Nel sogno l'amico speculare ha completamente perso il suo ~a: rattere prevalentemente genitale . Ciò non costituiva una novlta per l'analizzando: già da due anni la mascolinit~ ~n qua~to. totalità psicofisica aveva rappresentato la personahta del Se dI M. M. sosta con due uomini e una donna davantI alla porta dI una capanna in mezzo al bosco. Regna un'atmosfera di complotto. L'uomo più anziano e la donna indicano il giovane e doma~­ dano a M.: "Sai chi è quello?.. M. chiede a sua volta: "Vostro flalio?.. Osservandolo più da vicino gli risulta familiare: un uomo ~obusto, ma nero, bmciato, scorticato, copelto di ferite su, tutto il corpo. L'uomo più anziano e la donna dicono a M.: "E un segreto che nessuno deve sapere: egli è il se:vo del dolore... Ora i quattro s'incamminano e giungono nel pressI del Te~tr~ dell 'Opera, situato in mezzo a un bosco dove vagano lIbe:! del leoni. Varcano la soglia del Teatro. Il servo del dolore SI e tramutato in Rainer, un amico di M. Rainer emana splendore . All'interno del Teatro dell'Opera gli abitanti della città accendono un fuoco . Le fianune sembrerebbero già uscire dalle finestre e bruciare il bosco con tutti i leoni. Scoppia un gran tumulto. Le fiamme sono alte. Nel frattempo, però, Rainer si è alzato in piedi e nella sala è calato i! silenzio. ~ :,oce bass: ~iene una requisitoria: non si devono distruggere ne Il bosco ne l l~o~ ni. Il direttore dell 'Opera irrompe nella sala con clue uomml che mettono a Rainer le manette e lo arrestano. M. si sveglia con un senso cii profonda felicità, non per l'arresto dell'amico, i! servo del dolore, ma per l'effetto incontenibi!e delle sue parole nonostante tutte le devastazioni intrapsichiche che la pressione sociale puÒ provocare nei confronti dell'omosessualità. Il sogno ha a che fare con la nuova percezione di M. in quanto 217

L' AMICO St''ECUlA1\E L'AMICO SPECULARE

personalità del Sé nell'immagine riflessa di una misteriosa figura-guida. M. è uno che è stato bruciato, uno che nel suo mondo istin~uale (bosco e leoni) è stato abbagliato dal padre, dal suo ambIente borghese e più in generale dalla società. Forse certi danni sono irreversibili: all'abbagliato non tornerà forse mai più completamente la vista. M. si sente sostenuto da una dinamica che costantemente amplia i confini della sua individualità, ma quanto questa dinamica lo possa ancora fare avan~are c?me individuo, non lo sa. E se anche lo portasse avar:tl fm? m fondo, ed esaurisse tutto il suo potenziale di forza , egli realizzerebbe infine un nuovo modello esperienziale archetipico ancora più importante della comunicazione speculare. Parafrasando: non c'è più alcun amico speculare il cui splendo:e .egli potrebbe 'riattingere nel proprio volto', nessuno l~ CUI vIta egli sarebbe in grado di percepire in un'immagir:e nfless.a come proprio potenziale di vita . Accogliendo in sé, nspecchland? l'aggressività di quelli che ora lo arrestano farebbe untradlm~ntoa.se stesso. E giunto il momento in cui più nessuna Immagme glI parla, ed egli non dice più una parola . La forza della personalità del Sé deve 'in ultima istanza' dimos~rars~ tale nella rinuncia alla comunicazione speculare. Se poi Cl sara ancora un amato che dirà 'Tu', chissà. La felicità di M. al risveglio non è la celtezza di un Tu che verrà, ma la prova che la sua personalità del Sé ha raggiunto una forma nuova paradossale, capace di tener testa. ' Così lontano, dunque, può condurre la dinamica omosessuale. Allettare sembrerà forse strano che io insista sempre su questa parola : omosessualità. Ma anche una parola può diventare 'serva del dolore': il dolore di una ricezione ristretta da cui la si può riscattare pronunciandola fino in fondo. Cert~, chi legge, uomo o donna, ha dovuto faticare per tenere sempre presente che l'omosessualità, come io la intendo, fa riferimento ai :,ari.li.v~lli di ~elazione fra maschi: sesso, eros, agape, o anche amICIZIa gemtale' e 'amicizia non genitale'. Una fatica che testim~~ia co~e la nostra ricezione della parola, e più in generale l Immagme che abbiamo dell'essere umano, sia ristretta alla sessualità genitale . Ma la sessualità genitale isolata impedi-

sce la liberazione della dirlamica omosessuale mediante la comunicazione speculare, sia negli omosessuali sia negli eterosessuali fissati. Ciò che fa soffrire è la personalità del Sé: la sua attività propria è frenata , la forza interiore centrale (assai maggiore della forza dell'Io e della forza di volontà) è paralizzata, il piacere Iudica dell'espressione artistica di sé è represso, la gioia vitale di incontrarsi con un uomo o con una donna nella fusione genitale e nel totale rispecchiamento è indebolita. Non soltanto negli omosessuali dell"altra sponda'. Userò dunque la parola 'omosessualità' sir.c> alla fine , nella speranza di contribuire al suo 'riscatto' . NOTE 1. E. Neumann Del- sch6Pfe rische Mensch, Zurigo, 1959 (trad. it. L'uomo

creativo e la trasf01waz ione, Marsilio, Venezia).

219 218

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AIvIICO ETEROSESSUALE

La comunicazione speculare

con l'amico eterosessuale

Z. è solo in una stanza. La porta si apre e una donna dà un'occhiata come se cercasse qualcuno. In un primo momento Z. è assolutamente sicuro che il suo sguardo è rivolto a lui. Poi però si volta e soltanto allora nota che dietro di lui, sdraiato su un letto, c'è un uomo che dorme. La donna, dunque , non era in cerca di Z. ma dell'altro. Questo sogno mostra il modello esperienziale eterosessuale dell 'omosessualefissato: egli spera ogni volta che una donna gli spalanchi la porta. Poi, come uno strale di luce, balena una breve speranza, che egli non percepisce nemmeno come tale: "Si sta riferendo a me. Esiste un legame fra lei e me". Ma immediatamente il non rispecchiato comincia a offuscare e poi a oscurare questa prima , esatta percezione del processo che ha avuto luogo. Il complesso ("La donna non mi"rispecchia nella mia personalità maschile; mi minaccia alla radice della mia esistenza,,) ha preso il comando della ricezione. Ciò che Z. ora 'nota' è visto attraverso la lente di questo complesso: la donna cerca l'uomo che sta dormendo, sdraiato alle sue spalle. La sua personalità maschile del Sé, in effetti, dorme dietro di lui: un'immagine doppia per la sua inconscia scissione. Ancora una volta la donna non può fungere da specchio della sua mascolinità perché Z. non sa che l'uomo, rispecchiato dalla donna, altri non è che la sua immagine riflessa. In lui permane, nuovamente riattivata,. la frustrante sensazione di vuoto nelluooo delb l a sua personalItà del Sé. L'omosessualità di sostituzione è costellata : siamo in presenza di una fusione, indotta da coazione morbosa, con l'amato dalla.madre. Per il sognatore Z., l'uomo legato alla donna è un estraneo. An.. cora per un po', dunque , non è costellata alcuna alleanza fra i due uomini. Inoltre, l'uomo cercato dalla donna è ancora ~om-

220

pletamente passivo, privo di moto proprio e di iniziativa: sta dormendo. Si discosta da questi due aspetti (estraneità e passività) un sogno fatto da M. durante il suo primo anno di analisi. Già allora, da più di due anni, M. era legato alla donna che sal.·e?be diventata la sua compagna. Ma ancora oscillava fra ded1Zlone attiva e ostile difesa passiva . Nel sogno due giovani, uno bruno e uno biondo, si trovano al lago con diverse ragazze . Una di loro, n~otand? , viene a trovarsi in pericolo e chiama aiuto . Il bruno SI getta m acqua e salva la raoazza. Il biondo è irritato da questo fatto, ma non mostra il suo ~allJi11ore apertamente . Il bruno si mette a dormire in una casa situata sul lago, e quando si sveglia vede che l'altro è intento a leggere un opuscolo. Alzando gli occhi, il bi?ndo spiega di averlo trovato nell'ano del bruno, mentre questi stava dormendo. L'opuscolo reca il titolo: "Come uso Il culo?" Il bruno, a questo punto, fa le valigie e abbandona il biond? e la .casa. Quella che allora era la Persona'omosessuale di rv;., m qu~sto sogno appare in una luce così sfavorevole che nell u?mo biondo diventa figura d'Ombra . Anche di essa, dunque, m parte egli non è conscio . Un omosessuale nota la Persona dell'oppressore sempre e solo nell'altro. Ma essa urta dur.am~nte contro la soglia della percezione. Sulla base delle reaZlOOl del palt~ ner l'omosessuale non può fare a meno di prenderne atto di tanto in tanto, per poi subito rimuoverla. La ragazza, ossia il rapporto di M. con la donna, è in pericolo. Minaccia di anneg~­ re: cioè di affondare nell'inconscio e di perdere la sua percepIbilità. In questa condizione l'omosessuale non può '.'ivere la donna come figura seducente e piena di promesse. Ricordandogli la sua fusione con l'imago della madre, che egli vorrebbe oscurare le donne intorno a lui gli fanno paura. La loro presenza è ~ome un cattivo presagio: ,Tu sei nostro prigioniero". Ma proprio attraverso il salvataggio attivo ?~ll'~nima che sta per annegare egli potrebbe liberarsi dalla pnglo~la. Afferran~o la ragazza che affoga per i capelli si tirereb~e egh stesso fuon e guadagnerebbe percepibilità come maschlo..Ma per far!o do: vrebbe buttarsi in acqua: la paura passiva di affogare e pero 221

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

maggiore della speranza attivante di salvare lei Ce se stesso). . Eppure l'annegamento non è senza ritorno. Ogni volta la personalità del Sé, emergendo dall'inconscio dell'omosessuale, strappa una propria figura percepibile. Essa appare nei sogni e nell'immagine riflessa dell 'amico desiderato: nel sogno di M. è la figura del giovane bmno. Il legame fra M. e la sua personalità del Sé è ancora nell'oscurità, egli non la percepisce come propria. Il bmno appare insieme con la figura femminile dell'Anima. Il suo lato oscuro cerca il legame con la donna: egli è questo legame. Tuttavia, è proprio questa relazione con la donna che l'omosessuale fissato rifiuta energicamente di percepire nell'amico: "Come? Per una donna dovrei perdere 'l'amico da cui dipende tutta la mia vita? Non può accadere". Invece di lasciare che l'amico interiore (la sua personalità del Sé) lo conduca alla donna, egli vuole sbarrare l'accesso alla donna all'amico che si trova all'esterno. E così, nel corso degli anni, l'omosessuale è diventato sempre più bravo nello sforzo di fissare l'amico esterno sotto il profilo omosessuale, inveCE:: di farsi guidare dall'amico interiore verso una capacità di amare sia omosessuale sia eter()sessuale. Forse egli lega l'amico a sé in modo tale da fargli sentire che gli si rivolge e lo ama solo in quanto Anima, che in questo modo si carica di un valore eccessivo. Ciò comporta, almeno per un certo periodo e soprattutto nei più giovani, un indebolimento della capacità eterosessuale di relazionarsi. Vorrei ricordare come la prima amicizia di Giinther nei confronti di una ragazza si ruppe a causa della resistenza di M. Avvenimento a seguito del quale Gùnther manifestò, per un certo periodo, sintomi di spersonalizzazione. O ancora, l'omosessuale fissato oscura l'eterosessualità del partner, per esempio minimizzandone il significato o semplicemente mostrando di ignorare le esperienze eterosessuali dell'amico. Oc.cupiamoci unicamente di questo secondo tipo dI autosuggestione: che l'eterosessualità nell'amico non debba e~serci.. Dell'osc~ramento dell 'eterosessualità mi preme qui la dImenSIOne che 111veste la psicologia del profondo. L'omosessuale può effettuare questo'oscuramento persino in un partner come lui omosessuale. Per ciascun omosessuale rimane il fatto 222

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

che l'amico interiore, la sua personalità maschile del Sé, è capace di amare anche in modo eteros~ss~ale.La r~gazza nel sogno di M. chiama aiuto e nemmeno il blo~do ~uo f~re a me~1O di prestare ascolto alle sue grida. Nella VIta. di O?~I masch~o, anche omosessuale, sono presenti queste gnda di aIUto dell Anima che chiede di essere salvata, il richiamo cioè a una rela., , zione consapevole. . . Ciò è determinante anche dal punto di vista terapeutlco: 1 segnali di soccorso del femmillile ' sono noti a ogni maschio, ogni omosessuale. Una delle fin"lità più importanti del lavoro analitico condotto con gli omosessuali è di porte questi segnali in piena luce, affinché siano percepiti. . , u. ; un ingegnere di 40 anni, mi raccontò del~e occhiate I1np~o­ ranti, appena accennate, che sua ma?re glI r,lvolgeva qU,and era bambino. La madre soffriva perche Il manto era alcolIzzato, Quando U. riscopriva lo stesso sguardo negli oc~hi d~ sua moglie, diceva che era come se la sua Persona nglda d ,u? tratt~ diventasse permeabile, A che cosa? A quella personahta del Se riferita alla donna in modo centrale. Il grido d'aiuto dell'Anima apre, per così dire , una breccia nella ~orazza con la. quale la Persona si fa schermo, così che U. COffiillCla a percepire la s,ua personalità del Sé riferita alla donna, e a partire da. essa com111cia a vivere. Questo processo mostra chlarament~ m ch~ modo l'Anima diventa guida verso l'inconscio: sfonda il gusc~o dell~ Persona e rende possibile alla personalità ciel Sé di vemr fuon. La relazione con l'Anima è il tratto distintivo più importante della personalità del Sé, che attraverso di essa diventa u,na t~­ talità maschile-femminile. U. raccontava che quando glI capItava di cogliere quello sguardo negli occhi della moglie pot~­ va d'un tratto nuovamente rivolgersi a lei con linnovata dedlzi~ne. Come 'se un sentimento di profonda gratitudine per questo sguardo lo pervadesse.. Alla ~1ia ?omancla se ciò nO~1 fosse semplicemente compaSSione, nbadl c~me questo sgualdo in cerca d'aiuto non fosse legato a sltuaZlO11l che muovono a compassione, ma potesse presentarsi anche in .stati.d'animo del tutto sereni, significando semplicemente: "TI staI allontanando da me", Tra l'altro, la moglie spesso non era affatto con223

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

sapevole di avergli lanciato uno 'sguardo particolare' e si stupiva se lui poi le manifestava un'improvvisa e intensa devozione amorosa. I! segnale di soccorso del femminile proviene dunque piuttosto dall'Anima di U. che dalla moglie, quantunque lei sia sempre anche partecipe delle cause e soggetto coinvolto. I! più delle volte fOmosessuale fissato non sa ancora esperire questo segnale di soccorso come appello liberatorio a concedersi. È piuttosto a disagio per il fatto che 'lei' d'un tratto voglia 'qualcosa' da lui e reagisce come se fosse 'messo alle strette': viene più o meno preso dal panico, è spaventato o irritato, paralizzato o in preda a repulsione. Anche qui il segnale di soccorso ha spesso poco a che fare con la donna reale che gli sta di fronte. L'omosessuale ama le donne tanto quanto l'eterosessuale, scrisse Freud. lo direi che egli ama 'anche' le donne, solo che in lui il bisogno di rispecchiamento e di rinforzo maschile è più grande. Poiché l'omosessuale fissato non si percepisce in quanto personalità del Sé, reagisce all"impulso d 'amore', il segnale di soccorso della donna, con il panico. Egli teme la fusione. L'impulso d'amore, però, tende alla liberazione dalla fusione e al rapporto consapevole. La sua strada verso la capacità eterosessuale di relazionarsi passa attraverso la 'comunicazione speculare con l'amico eterosessuale', che rende possibile la percezione della dimensione eterosessuale nell'ambito della sua personalità del Sé. Percependo l'amico nel suo relazionarsi a una donna con una tale concentrazione da far sì che la percezione esterna dell'amico sia allo stesso tempo percezione più intima della propria personalità centrale, si compie un nuovo passo nella comunicazione speculare: la percezione della polarità maschilej'emminile. Chi la raggiunge, di massima, può dire che la sua dinamica omosessuale è liberata. Si tratta di un'esperienza centrale su cui si ritorna ogni volta, che lo si voglia o no . A ogni modo, la 'spada della percezione', come dice il buddhismo zen, dev'e,ssere così affilata da spaccare con un colpo secco i tanti cerchi del tronco della Persona, con i suoi arrangements, i suoi compromessi, le manipolazioni, i virtuo224

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

sismi. I! colpo secco è determinante: la percezione dev'essere fulminea, altrimenti la liberazione della dinamica om?sessuale dall' «arrangement omosessuale della vita.. come scnve Adler, non ~i realizza. Una volta avvenuta è definitiva, anche se la sl~a realizzazione si protrae per tutta una :vita. L'espenenza fatta m lunghe e pazienti analisi ha avuto s~~pre lo st~sso fme: rendere possibile quest'unica, non analltlca perce~lOne. . Nel sogno di M., il modo in cui il bio~d~ tratt~ Il brur~o ra~ple~ senta l'oppressione più fatale. La gemtallzzazlo?e umlatelale.sl rivela qui un modo per eiudere la con:umcazlOne spec~lale, . ossia, nel contesto del sogno, la percezIOne della capaCIta dell'amico di amare la donna . L'accenno a un rapporto anale rafforza in questo contesto l'immagin~ dell'?ppressl~ne. Nel momento in cui il biondo sodomizza sllTIbolJcamente Il ~runo (il bruno dorme, mentre il biondo gli imprime nell'ano .11 suo 'messagoio'), lo costringe nel ruolo dell'oppresso. Il bl~ndo manipol~ i fatti in modo tale che all'altro non .re~ta che Vivere la propria identità in questo gesto di s~ttoml~sl,one a.nal:. II partner deve interiorizzare che la sua ldentlta e m~cmdlbll­ mente connessa all'opuscolo "Come uso il culo?.. Ribaltando perfidamente i fatti , il biondo afferma, di.,av~r trovato l'opl~S~o­ lo nell'ano del bruno. Mentre è stato Il..! I a mtrodurlo. EglJ liflla al partner la propria identità omosessuale. Oscurando la personalità centrale, che è anche eterosessuale, l'Io omosessuale per mezzo di .questo 'acrobatismo sp~culare' (la perversione della comunicazione speculare) la spmge nuovamente nella scissione: il bruno fa le valigie e abbandona il biondo. ., Un eterosessuale che un tempo era fissato nell'omosessuahta dell'immagine-guida raccontò come, negli anni che avevano preceduto il suo matrimonio, a:resse ~ercato spontaneame?t~ di stabilire relazioni con glOvam coppIe, sposate e non, e ch a. vere identificato nel partner maschile l'amico interiore, a 1m ben noto. Soltanto più tardi si rese conto che in quella fa~e della vita stava cercando la comunicazione speculare con l amICo ;apace di amare in modo eteros~ssu.ale. Riuscì, ~oco alla volta, a tener testa interiormente alI amIco speculaI e m qu~nto a capacità di amare una donna. La percezione vera e propna del225

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

l'amicc: nella sua capacità eterosessuale di relazionarsi l'ottenne p;ro soltanto quando si trovò a vivere la sua prima relazione ~ amore con una ragazza. La comunicazione speculare si real~zza solo nel compiersi attivo della vita; è il contrario del godlm~nto estetico di un'immagine esteriore. E consiste nella p:rce~lone della .mia ?inamica psichica nell'immagine riflessa dI un mo~ello dinamICO archetipico'. Dunque non si tratta di una seI?phce identificazione con la 'dinamica' dell'amico, per esempIO n~l suo rappor~o con una donna, per fare qualcosa che I~ realta non mI cornsponde. Ciò sarebbe una forma di 'imItazIone' . No: mentre 'io' mi 'muovo ', e dunque mi do completamente in una relazione sentimentale con una donna mi per~episco 'muovendo-mi' nell'immagine riflessa di un modello dl?an~ICo fondamentale. Ognuno dei duellanti zen, in comUnicaZIone speculare tJ:a loro, lotta in una maniera tutta sua pers??~le. L'i~itazione .esteriore dell'avve;'sario, oppure l'i~ d.entlta inconSCIa con IU1~ renderebbero impossibile la percezlO~e del mo.dello dinamICO individuale nell'immagine riflessa dell avversano, e nello stesso istante il lottatore sarebbe battuto. La ~omun~ca~i?ne speculare si dimostra tale proprio nel rifIUto dI qualSIaSI tIpO di imitazione o identificazione. Come sto per illustrare sull'esempio del rappolto analitico le due forme della comunicazione speculare e dell'identifica;ion: o ~usione appaiono per lo più mischiate. Ma solo la comunicaZIone ~peculare porta all'individuazione, allo sviluppo inconfondlbllmente individuale. In questo anche il sionificato de~lo specchio in termini di psicologia del profondo, ;he riflette il modello fondamentale della personalità del Sé si distinoue dal falso specchio che serve solo a confermare la p'ersona. Nello specc.hlO vero si vede, seppure sempre sotto l'uno o l'altro aspetto, II modello fondamentale inconfondibilmente individuai:. Mentre il falso specchio, che in realtà è solo una cornice, fIssa l'individuo nella Persona, lo specchio autentico risolve que~ta fissazione rivelando la personalità interiore nascosta. ~l NarCISO della mitologia greca guardandosi nell'acqua si vide ~n uno .spe~chlo autentIco . Solo non riuscì a identificare la sua Immag111e nflessa come propria. La sua personalità centrale.in-

teriore gli apparve estranea. Se lo specchio autentico riflettesse solo la Persona, Narciso si sarebbe riconosciuto nello specchio d'acqua. Tuttavia nell'immagine riflessa egli non ha percepito l'amico esterno come amico interiore, cioè come la sua personalità del Sé. In questo senso il narcisismo, anche dal punto di vista del mito originario, è un disturbo nella percezione della personalità del Sé, come ho cercato di dimostrare. L'affermazione: ,Narciso si è innamorato della sua immagine riflessa» corrisponde alla prospettiva del narratore. Narciso stesso non sapeva che fosse la 'sua' immagine quella di cui era in·namorato. Dovette amarla perché egli stesso, nella sua personalità centrale, non si amava . L'amore che lo legava alla sua immagine i'iflessa era per lui l'unica forma di relazione possibile con la propria personalità del Sé; relazione d'importanza vitale per ogni essere umano. Un analizzando può fare l'esperienza di percepire il suo modello fondamentale individuale nell'analista, come immagine riflessa della sua personalità del Sé. Anche questo caso non è da confondere con l'appropriazione identificatoria, che consiste nell'imitazione di un'immagine-guida e nella fusione con essa, quindi nella rinuncia alla percezione. È un processo significativo, e per lo più si mischia a quello da me descritto. Capita certamente a ogni analizzando di sorprendersi qua e là a imitare la Persona dell'analista . Ma allo stesso tempo egli può percepire in un'idea, in un gesto, in un sorriso dell'analista, il modello fondamentale della sua personalità del Sé. E viceversa: mentre parla, tace, si rivolge all'analista o distoglie lo sguardo, con il suo occhio interiore si percepisce nell'immagine riflessa dell'analista. Il suo modo di parlare, di tacere, di rivolgersia lui o di voltarsi, visti da fuori possono distinguersi chiaramente dai processi corrispondenti nell'analista; nessun altro all'infuori dell'analizzando percepisce l'identità di fondo . In questo egli non prova nemmeno la penosa sensazione di scimmiottare in modo infantile il padre sostitutivo. Al contrario: nella comunicazione speculare con l'analista percepisce per la prima volta il modello dinamico della sua personalità del Sé. Questa soltanto vive, e vive a partire dalla dinamica della co227

226

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

municazione speculare. Ogni transfert terapeutico dovrebbe sciogliersi nella comunicazione speculare. Nel transfert l'analista viene incoI1sciamente identificato con un'imago ancora infantile del padre o della madre, oppure con un'immagineguida archetipica. La comunicazione speculare sostituisce l'inconscia identificazione con l'immagine-guida attraverso la sua percezione consapevole nell'analista. Precedentemente e durante la sua prima relazione sentimentale con una ragazza conosciuta quando aveva 25 anni, U. intratt~neva un rapporto q'amicizia con un uomo che viveva in coppIa con una donna. Appunto in questo l'amico rifletteva la tendenza eterosessuale della personalità del Sé di U, il quale stentava ancora a percepirla. Analogamente a quanto M. aveva esperito con Glinther, U esperì che nel modello dinamico eterosessuale che l'alnico gli rispecchiava la sua personalità del Sé poteva liberarsi dalla fissazione omosessuale, rendendolo capace d'amare anche in senso eterosessuale; sia pure, date le sue predisposizioni, in misura più limitata. Naturalmente si trattava di un processo lungo. Ma gli fu sempre più facile riaprire in determinati momenti la porta alla percezione eterosessu~le, .se per una volta l'aveva chiusa violentemente in preda alI antICO paDlCo o sotto l'influsso dei precedenti au tomatismi d~lIa fissa~i~ne. Di volta in volta U realizzò, con sempre maggIor serenlta, che la porta non restava mai chiusa definitivamente, perché l'esperienza fondamentale della comunicazione speculare con l'amico eterosessuale, esterno e interiore, era troppo centrale per essere dimenticata. Ogni volta si apriva un varco e col tempo forgiava anche la sua personalità dell 'Io . Ma U continuò ad aver bisogno dell'esperienza consapevole della comunicazione speculare con l'amico eterosessuale senza la quale sarebbe stato probabilmente di nuovo preso nelIe vecc.hie fissa~ioni omosessuali. Quando mancava per un certo penodo, rl pIacere che U provava per la donna s'indeboliva. Vorrei ricordare che il 'piacere per la donna ' nell'omosessuale lib~!'ato non deve affatto condurre a contatti di tipo genitale: è plU Importante avere il Cuore aperto anche nei confronti della donna . Le tesi sin qui esposte non stanno dunque a significare 228

LA COMUNlCAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

una pressione nascosta, esercitata per allontanarsi dall'omosessualità in direzione dell'eterosessualità. Al contrario: la capacità omosessuale d'amare viene liberata e rafforzata se anche nei confronti della donna il cuore non rimane più chiuso. Vorrei scegliere ora cinque modelli dinamici, illustrati attraverso altrettanti casi esemplificativi, per mostrare alcuni scogli difficili che si incontrano sulla via della comunicazione speculare. I 'motivi dello scoglio ' che ho selezionato sviluppano tutti lo stesso modello fondamentale. Dapprima vorrei accennare all'abitudine di M. , quando aveva dai sette ai nove anni, di seguire u n ragazzo più grande toccando gli oggetti che lui aveva toccato. Quando il ragazzo passava la mano lungo una palizzata, M., nascosto dietro di lui, ripeteva lo stesso gesto, caricandosi così del Mana, della 'virtù magica' dell'altro. Si trattava qui dell'imitazione di un semplice movimento, ma paragonabile all'imitazione di quei 'movimenti ùtili' che M. eseguiva sentendosi partecipe della forza dell'altro . Per esempio, mentre faceva ginnastica p ercepiva in sé la forza dell'amico impegnato nello stesso esercizio. Questo esempio ha un duplice significato. Da una parte si tratta della magica 'appropriazione identificatoria', di un caricarsi del Mana dell'altro attraverso una precisa imitazione dei suoi movimenti. Non ho certamente bisogno di sottolineare come tutto ciò rientri in ogni sano sviluppo. Anche il rovescio narcisistico di queste esperienze era noto a M.: mentre il compagno di classe che lui ammirava con entusiastica simpatia eseguiva alla sbarra con bravura e precisione un esercizio difficile, poteva capitare che M. non potesse p iù tener testa attivamente a questa percezione ma, come abbagliato, crollasse interiormente, e che nel luogo della sua personalità maschile del Sé nascesse il vuoto che ben conosceva. Quando poi veniva il suo turno, era in grado di eseguire solo pochi deboli "movimenti da marionetta". Non percepiva più in sé alcun centro maschile attivo dal quale ricevere un afflusso di energia. Dall'esempio opposto dell'esercizio fallito risulta evidente che M. non era semplicemente un pedante imitatore che si caricava di una forza estranea: egli infatti imparò anche a conoscere 229

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'A1VIICO ETEROSESSUALE

le proprie inconfondibili possibilità . Dunque non si trattava soltanto di imitazione, ma già di una forma di comunicazione speculare. Osservando il ragazzo che faceva ginnastica, M. percepiva forza e destrezza analoghe in se stesso. Il suo modello dinamico individuale gli si rivelava nell'altro, che così diventava l'immagine riflessa del suo potenziale di sviluppo. Più tardi, giocando a tennis con l'amico , M. viveva nuovamente l'appropriazione identificatoria delle abilità sportive dell'altro, mista alla percezione complessiva del proprio modello maschile fondamentale nell'amico in quanto immagine riflessa. Grazie alla relazione con l'amico, M. non divenne soltanto un buon giocatore di tennis ma, latentemente, anche una personalità maschile. M. definì le ore trascorse sul campo da tennis come le più felici della sua adolescenza. Il ricordo di questa importante comunicazione speculare fu sicuramente, nel corso dell'analisi, una premessa alla liberazione della sua dinami- o ca omosessuale. Dopo la descrizione di questo primo 'motivo dello scoglio' passiamo al secondo. Torniamo al ragazzino che cerca accuratamente di toccare gli stessi pali della staccionata sfiorati dall'amico oggetto di ammirazione. Un'esperienza analoga fu fatta sempre da M. dodici anni più tardi. All'università conobbe un americano e la sua ragazza. Subito identificò l'uomo come 'suo' amico, sentimento che l'altro non corrispose nello stesso modo. Una sera la ragazza dell'americano venne a fargli visita da sola. Spontaneamente e inaspettatamente M. visse per la prima volta l'amico interiore eterosessuale nell'immagine riflessa dell'amico esterno. D'impulso fu attratto dalla ragazza dell'amico. Mentre egli l'attirava a sé, la comunicazione speculare con l'amico eterosessuale scomparve . Il 'complesso di Sebastiano' lo sopraffece: ora, di nuovo, non era più l'uomo che può avere sentimenti ben disposti nei confronti della donna. Tentò di imitare con la sua Persona l'arnica, in quanto 'altro e unico maschio'. Gli riuscì alla meno peggio, forse ancora sulla scia della breve comunicazione speculare, e per la prima volta ebbe un rapporto sessuale con una donna. Nel suo ricordo , tuttavia, prevalse presto l'aspetto dell'inautenticità, della semplice imitazione. Ciò gli e-

230

LA. COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

vitò di ripetere l'esperienza fino a quando, anni dopo, la sua crisi con Gunther non lo costrinse a percepire l'amico anche nella sua eterosessualità, se non voleva perderlo o lasciare che l'amicizia si tramutasse in una farsa esteriore. Soltanto ora M. cominciava a Gomprendere l'esperienza vissuta negli anni di università e nei suoi ricordi la semplice imitazione cedette 11 passo all~ breve ma intensa esperienza della comunica~ione speculare centrale con l'amico eterosessuale . Durante 11 s~o confronto critico con Gùnther, in cui fu costretto alla percezlOne eterosessuale, M. conobbe Caterina. Nella comunicazione speculare con Gùnther e altri uomini eterosessu~li, egli fece sempre più spesso l'esperienza del 'colpo secco di spada ch~ spaccava la corteccia della sua fissazione omo.sessuale, ~O.SI che il rapporto con Caterina, nel corso degll anOl, guad.agno m intensità e profondità. Poteva però capitare che, al veOlr me?~ della comunicazione speculare, l"altro e uolco vero maschiO offuscasse ancora la percezione del Sé di M. in quanto personalità maschile, frapponendosi tra lui e Caterina. Veniamo ora al terzo 'motivo dello scoglio'diffuso fra omosessuali ed eterosessuali: l'oscillaziòne fra la capacità eterosessuale d'amare grazie alla comunicazione speculare, e il crollo davanti all"altro e unico maschio'. Riporto a questo proposito un soono dello studente H., cresciuto orfano di padre. H. si trova, as;ieme a un'amica che non conosce e un'altra giovane coppia, nei pressi di un lago. I quattro nuota?o i~sieme. Da~prima H . percepisce l'altro anche come amico mtenore, come llnrnagine riflessa della sua personalità maschile centrale: Ma ben presto avverte un'inquietudine e un malessere di. CUI non co~ nasce la causa. Assieme all'amica H. si sente sbiadito e pnvo di vita. L'altra coppia, raggiante, si allontana a una distanza irraggiungibile. Tutti e quattro si stendono sull'erba. L'altra COppl~ inizia un rapporto sessuale. H. rimane steso senza muoverSI, paralizzato dall'angoscia. Nel sogno la sua compagna viene a poco a poco oscurata. Ed egli rimane solo . .' In questo motivo, che ritroviamo diffuso in molte van~ntl, la percezione dell'amico interiore cede gradatamente ~ll ab~a­ gliamento da parte dell 'altro uomo, il solo capace di relazlO-

231

LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE LA COMUNICAZIONE SPECULARE CON L'AMICO ETEROSESSUALE

n~ rsi

in .termini eterosessuali. L'analisi e la dettagliata elaborazIOne di questi punti di sutura n ello svolgimento della relazione e tero~essu al e spostano sempre più indietro la soglia dietro la. quale e appostato il terribile padre abbagliatore. La capacità dI tener testa nel duello e di percepire nei movimenti dell"avversario' il modello dinamico della propria personalità del Sé, aumenta. Ora, nei sogni, l'amico compare più frequentemente come 'figura ~h~ fa la grazia', come l'angelo di Giacobbe all'alba. M. sogno dI stare a letto con Caterina . Un amico comune entra in camera e gli porta su un vassoio una s