Testi latini arcaici e volgari con commento glottologico [PDF]

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Zitiervorschau

VITTORE PISANI

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI CON COMMENTO GLOTTOLOGICO

Terza edizione riveduta

1975

ROSENBERG & SELLIER TORINO

TAVOLA DELLE MATERIE

P REFAZIONE

.

Pag.

.

P RAEMONENDA

X !Il

A. - TESTI ARCAICI

l. TESTI

IX

l

EPIGRAFICI

I I . M ONUMENTI

ARCAICI GIUNTICI ATTRAVERS O LA TRADIZIONE

LETTERARIA



.

. .

36

I frammenti maggiori del Carmen Saliare, p . 36. - Dalle leges regiae, p. 40. - Dalle leges XII tabularum, p. 44. Precationes patris familias, p . 50. - Formule dei Fe­ ziali, p. 56. - Marcius Vates, p. 59. - Proverbi, incan­ tamenti, varia, p . 59. -

I I I . P oETI

63

LATINI ARCAICI

Livio Andronico, p . 6 3 . -- Gn. Nevio, p . 68. - Q. Ennio, p. 72. IV. GRAMMATICI

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8:!

a) Precettistica : Accio, p. 83. - Lucilio, p.

84. - L . Cornelio Sisenna, p . 86. - C. Giulio Cesare, p . 87. - P. Nigidio Figulo, p. 89. - M. Terenzio V arrone, p. 90. -Cicerone, p . 92. - Varii, p . 92 .

b) Notizie, p . 93. c) Dai capitoli grammaticali di Quintiliano, p. 103. ll7

B. - TESTI VOLGARI

l. I SCRIZIONI I l . ALTRE

117

PARIETARIE

ISCRIZIONI

I I I . a) I SCRIZIONI b) I SCRIZIONI

.

126

.

CRISTIANE

160

GIUDAICHE

165

IV. GRAMMATICI Consentius de barbarismis, p. 1 66. - Appendix Probi, p. 1 7 0 . o

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166

I NDICI: Delle iscrizioni, secondo le loro fonti

183

Dei frammenti di scrittori arcaici riportati nelle note o citati nei testi . . . . . . . . . . . . . . . . . Dei §§ della Grammatica latina richiamati nelle note . . .

191 193

PREFAZIONE

Questo libro, che rientra nella tradizione inaugurata da A. E. Eg­ ger nelle sue Latini sermonis vetustioris reliquiae selectae (Pa­ rigi e Lipsia 1843), 1Juol offrire 1m'ampia documentazione sul latino esorbitante dagli schemi della grammatica e dalla lessico­ grafia ; cfr. A 67, 3), conservata come nome divino, mentre altrove il rotacismo è stato introdotto (uelueru v. 4-6; pleores v. 4-6).

TESTI EPIGRAFICI - A 2

5

3

neueluaeruemar l masins incurrere in pleores neuelueruemarmar l [ . . ]ns . incurrere in pleoris neuelueruemarmar . sers l incurrere in pleoris

4-6. neueluerue ( -luae- nel v. 4 è errore grafico dovuto alla confusione volgare di e ed ae, § 72 c) è generalmente inteso neue luem ruem (per gli -m cfr_ § 1 29) ' neue luem ruinam ', dipendente da sins o sers inteso ' sinas ' o ' siueris '. Astraendo però dalle difficoltà che offre questa interpretazione di sins j sers, in cui una vocale lunga n o n p u ò essere scomparsa, vi è anche quella di neue che dovrebbe opporsi o almeno accompagnarsi a un'espressione precedente : ora, i versi precedenti sono rivolti ai Lases, non a J1iarmar. Inoltre, la glossa rues ' ruina ', su cui questa interpretazione si basa, pare assai poco attendibile, cfr. Nacinovich I, p. 198 segg. Credo perciò che l'inno passi a JJiarmar dopo aver implorato dai benevoli Lases il loro aiuto, e lo preghi di sospendere i flagelli con cui opprime il popolo romano. Quindi piuttosto ne uelueru = ne uoluere, cioè la forma, anteriore al passaggio di -o finale ad -e § 130 e con rotacismo posteriore all'epoca in cui il carme è sorto e introdottosi nel corso della tradizione, *'!f!el'!f!eso, cui risale l'impt. pass. uoluere, cfr. §§ 14. 472. Oppure= ne uolueris ' non volere ' � - sins (di cui sers è deformazione grafica: nel corsivo 51/l\ 5 per S I N S ) varrà ' sempre ' essendo avverbio tratto dal sem- che si ritrova in semper col -s avverbiale di § 423, cfr. bis *tris *quatrus : cfr. §§ 387. 392. 42 1 . Cfr. anche got. e germ. sin- 'eterno ecc. ' , su cui S. Feist, Vergl. Wb. der got. Sprache3, 1939, p . 423 s. v. sinteins. - e lf{armar: questa volta l'e dell'invocazione pre­ cede direttamente, come in ecastor § 587, il nome del dio.

-

pleores o pleoris

sarà da intendere ' plures ' colla maggioranza degli interpreti: ' ne uoluere, o .M:armar, semper incurrere in pliires ', ' non ti volgere (non tornare; o : non volere � ) o J\1. a piombare su sempre più uomini '. Pleores da *ple-j_os-es (già -es? §§ 331. 336) accanto a plures plUs da *pl6 -is- (§ 255) e pl'isima ' pliirima ' Fest. p . 205 .M:. 3 1 2 L . da *ple-is- (§ 206) : la radice è quella di ple-re. Parti­ colarmente *ple-j_os- è uguale a scr. prilyas ' per lo più ' , avest. fràyi5 ' più ' , mentre av. fraesti5 ' il massimo ( quantitativamente) ' può continuare *plo-is-. - Quanto a �liarmar (Marma del v . 4 con evidente omissione di -r), si è d'accordo nel vedere in esso una forma raddoppiata di Mart-, seppùre i particolari ci sfuggano. Si tratta di una divinità in origine diversa ? O _Mart- è, almeno dal punto di vista formale, fusione di Marmar e di Màuort-, che si pensa sia da *Mags-Y;ort-? Il JJim·mor dei vv. 1 3 - 1 5 pare la stessa cosa di �11arrnar, ma la differenza della vocale è imbarazzante. Cfr. il J11ars

Marmorgius celtico in territorio iugoslavo (Marié, Anticlci lcultovi u nasej zemlji, Belgrado 1933, a me noto dalla recensione di Fr. D irlmeier in Phi­ lologische Wochenschrift L IV, 1934, col. 419).

4

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

satur furere Mars limen l [ . . . . ] . sta satur fufere Mars limensalista l berber satur fufere Mars limensaiisiaberber l

ber ber

7-9. La più corrente interpretazione di satur fufere �lfars (jurere di 7 è dovuto a confusione tra 71. r e "F' f) è quella che distingue f'!l, fere e, scorgendo in fu un impt. radicale di *bhu- uguale al lit. b{t-k, intende ' satur esto, fere

Mars ' . Qui però, astraendo dall'ipotetico fu, dà fastidio il fere applicato nella invocazione a _.1fars ( cosa inusitata, come ha mostrato ampiamente il Nacinovich), e non soddisfa l'espres;;;ione satur fu per chiedere al dio che smetta di colpire il popolo. Ottimamente pertanto il N acinovich unisce fufére che va inteso, diversamente da quanto egli fa, come la III pl. corri­ spondente alla III pl. f u f e n s 'fuerunt ' dell'osco (v. Pianta 1 3 1 . 132) e per la desinenza all'umbro f e f u r e id. (T.I. II a 4 ) : la forma ha l' aria di essere sabina, rispetto al fuére latino, ma ciò non è necessario per l'-/· interno che potrebbe esser rimasto come in fefelli ecc., cfr. § 96. Se fufére è III pl., satur non sarà nom. sg. ma bensì avverbio norninativale ( § 4 1 6; cfr. asper A 19 r. 2) che riappare come sater (per -er da -ur cfr. socer da *syek,u ros;

satur nomin. è rifatto secondo satura ecc.) in Pl. Stich. 620: mihi sater ( satis) est. - Quindi: 'satis fuére, Jiars, . . . ' : ciò che segue deve costi­ tuire il soggetto di ftlfére. E qui è la parte più oscura e strapazzata del carme. A p. 287 del suo libro Ed. N orde n ricorda, a proposito del supposto luem ruem, il crzLcriJ.ot xcd ÀL[.LOt xcd Àoqw( del vangelo di Luca (XXI ll) ; si potrebbe =

anche rammentare le litanie dei santi, in cui, dopo i mali spirituali, vengono così elencati quelli materiali: a fulgure et tempestate libera nos domine; a flagello terraemotus l. n. d.; a peste fame et bello l. n. d. B asandomi su queste analogie, cui si può aggiungere morbos . . . ttiduertatem uastitudinemqtte, calamitates intemperiasque di A 42, c. 1 4 1 , 2, credo di poter scorgere in limensalis ( -saiisia- del v. 9 è pura svista di chi ha letto come I un L e un T) un comp. copul . (§ 400) di limo- = gr. ),LiJ.6 hum- in humiinus § 1 8 : ghzm- in imus da *en-gzhm-o-s, § 92). Ambedue le parole non sono latine, e potrebbero essere sabinismi come fufere; la prima rientrerebbe nelle isoglosse oscoumbro-greche (p. es. u. pir, u t u r come rrup, 61ìwp contro lat. ignis, aqua), la seconda è un composto di saZio. - taberber a sua volta pare altro composto copulativo contenente tabé-s; nel complesso potrebbe rientrare una parola significante ' guerra ' o ' fulmini ' o simili, certo non uerber ( che da un punto di vista fonetico potrebbe ammettersi: *tabéyer- > tabér-, cfr. § 34) perché questo è un vecchio tema in -es- e per giunta usato in antico solo al plurale. Si può pensare ad aplologia (§ 150 )

TESTI

EPIGRAFICI - A

2

5

[ ..]unis alternei aduocapit conctos semunis alternei l aduocapit conctos simunis alternie aduocapit l [ . . . ]os e nos Marmor iuuato e nos Marmor iuuato 15 e nos l Mamor . iuuato triumpe triumpe triumpe trium l [ . . . . . ]umpe lO

.

.

.

di tabe-berber e vedere in *berber col Dirichs (Die urlateinische Reklamestrophe, p. 70) l'assimilazione di un *oerber (come in barba § 148), formazione neu­ trale in -er ( § 202) della radice *bherdh- contenuta in 7tÉp.&w. D'altra parte, se aplologia c'è, si potrebbe anche scorgere in *berber assimilato da *merber una formazione in -er corradicale di morbus ( mor-b- o morb- ?). O infine

-rber è sincope di *raber colla radice di rabiès e da riconnettere col gr. M�poç, dissimilato da *p()(�poç 1 Pare comunque che in taberber abbiamo un composto copulativo neutro a desinenza di singolare, mentre limensalis po­ trebbe avere desinenza di plurale : ambedue i tipi sono vitali in sanscrito . 10-12. aduocapit è stato spesso preso per aduociibit e riferito a lJ[ars; ma non è stato mai superato lo scoglio del -p- scritto tre volte per -b-, e non si è detto perché qui Jiars da dio invocato diventi soggetto di una frase in III pers.; peggio ancora ha fatto chi ha cercato in questa frase una esortazione ai compagni del coro o un futuro indicante ciò che farà il corifeo, anzi uno dei due corifei ! N on si è badato che abbiamo qui una serie di invocazioni, e che quindi anche i Semoni ( Simunis è scritto nel v. 12 da uno che ha preso Il e per l i ) sono fra le divinità invocate: Lases, J11armar o Sèmonès, alterni (attributo del - J11ars, Semunes, Jfarmor. Quindi: sogg. ) . . . ' ; in aduocapit sta pertanto una I I p l., e non un futuro, che sarebbe inammissibile perché -t non può essere la riduzione di -tis, ma un imperativo il cui -t è da -te; e invero la caduta di -e ha. luogo pel verbo solo nell'impt., cfr. d"ic due fac em heus (§ 587 ) ecc. Capit sta dunque per capite; e quanto precede è da dividere in ad e uo. Ad . . . capite è = accipite colla tmesi di sub 1tos placo ecc. § 458 (formule sacrali) ; uo è il pronome ' voi ' ; ma la sua forma è ancora quella del d1tale (come duo, ambo e cfr. ablg. va ' voi due ' gr. crrpw ) : di Semones invero se ne conoscono solo due, Se1no Sancus Dius Fidius e SalUs Semonia. Qui accipite ctmctos (conctos) vale ' accogliete tutti (noi) ' sotto la vostra protezione, una volta che 211ars abbia cessato di imperversare in noi co' suoi flagelli. Alternei può alludere a campi diversi in cui si esercitava l'azione protettiva dei due Semoni: forse Semo Sancus aveva nella sua tutela gli esseri maschi, SalUs Semonia quelli femmine. 13-15. Non abbisognano di commento; per e nos cfr. 1 -3. 16. Triumpe è il noto grido, probabilmente il gr. .&p[()([L�Oç passato attra­ verso l'etrusco. '

6

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

[A

3.

CIL. l" 2, 3. D . 7 1 9 . Cosiddetta :fibula Prenestina. VII o VI sec. a. C .

Manios : me d : fhe ; fhaked A

4.

:

Numasioi]

CIL. l" 2, 4. D . 720. "Vaso di D ueno

"•

da Roma. Ca. VI sec. a. C .

Graffito s u tre vasetti riuniti i n uno. Separazioni come i n 2 .

iouesat deiuos qoi med mitat nei ted endo cosmis uirco sied \ A 3. La scrittura, in caratteri greci, è sinistrorsa; l'oggetto su cui l'iscri­ zione è incisa è una :fibula d'oro trovata a Preneste nel 1 8 7 l .-'- Una linea er­ roneamente graffita dopo il secondo H è stata cancellata dallo stesso incisore. Manios § 324. rned ace. § 382. - In fhe ; fhalced si noti la separazione -

fra raddoppiamento e radice come in pe ; parai della iscrizione falisca detta «di Cerere" C I E . 8079 (su cui cfr. Athenaeum N . S . XXIV, p. 50 segg . ) : sulla forma cfr. § § 509. 468. L' - a - mediana non è ancora indebolita, secondo il § 42, né qui né in Numasioi = Numerio (§ 325), in cui inoltre il rotacismo di -s- (§ 1 13) non è avvenuto ; l'iscrizione costituisce pertanto un terminus post quem per questi due fenomeni. Troviamo l'indebolimento della vocale ma non il rotacismo nella forma ( dialettale) assunta da Numasio- in altre due iscrizioni, Numisio (Bull. comunale di Roma 1 906, 61 e CIL. l" 2, 32. VI 30986) ; o si tratta di Num'icius? Per amore di completezza riporto in questa edizione quanto era detto nella prima; ma la «:fibula Prenestina " è un falso, v. la Prefazione. A 4. Di questa iscrizione, dall'anno del suo rinvenimento ( 1 880), sono state tentate numerosissime interpretazioni. Il libro del Goldmann, Die Duenosinschrift ( H eidelberg 1 926) ne nomina ben 37, cui si veniva ad ag­ giungere quella del G. stesso ; da allora altre ne sono apparse, cosicché il loro numero arriva quasi alla sessantina. Dei tentativi posteriori al G. citerò quelli di Sievers, in Studies in honour of H . Oollitz, Baltimora 1 933 ( recens. Leumann in Glotta XXI, 1 933, p . 1 84 seg.); di Runes, in Glotta XXI, 1 933, p. 1 25 segg . ; del Diricbs, Die urlateinische Relclamestrophe etc., Heidelberg 1 934 ( recens. Goldmann, in Philologische Wochenschrift L VI, 1 936, col. 1 45 segg., e v. Blnmentbal, in IF. L IV, 1 936, p. 278 seg. che presenta una propria interpretazione) ; di Pagliaro, in Atene e Roma XXXVI, 1 934, p. 162 segg. ; di Brandenstein, in Glotta XXV, 1 936, p. 30 segg.; di Krogmann, Die Duenos-Inschrift, Berlino 1 938 (recens . Leurnann, in IF. LVII, 1 939, p. 1 54 seg. ; Olzscha, in Gnomon XV, 1 939, p. 2 1 9 seg . ; Hofrnann, in Deutsche Literaturzeitung, 1 940, col. 88 segg. : una parziale interpreta­ zione del Krogrnann in KZ . LX I II, 1 936, p. 123 segg . ) ; di Bolelli, in Studi ital. di filol. classica N.S. XXI, 1 946, p. 1 1 7 segg. ; di D. Marin, in 1Wemorie dell'Ace. dei Lincei, Ser. VIII, vol. II, fase. 8, 1 950; di E . Peruzzi, in La

Parola del Passato, fase. LXII, 1 958, p. 328 segg. L'ultimo mio tentativo

7

TESTI EPIGRAFICI - A 3-4

è in Rh. Mus. CII, 1959, p. 303 segg. Nelle note che seguono, e che non pretendono di dare la soluzione definitiva, ho tenuto conto dei miei pre­ decessori, e del mio vecchio tentativo in AGli. XXI, 1 928, p. 1 1 8 segg. La scrittura, sinistrorsa, è in generale chiara, seppure qualche lettera presenti tracce di correzioni e pentimenti. In iouesat, fra e e s si vede una linea lunga e sottile (l) che alcuni leggono a torto come I ; nel diue di duenoi il segno u è stato immesso posteriormente, di qui una sua forma strana che ha fatto pensare taluni a uno .Z; infine l'l di malos potrebbe parere un D , ma si tratta piuttosto di un primo L che l'incisore aveva tracciato e poi semicancellato per tracciare quello definitivo senza riuscire a eliminarne le due estremità, di cùi quella appartenente all'asta verticale, unendosi alla lettera definitiva, dà l'impressione di un D . Nell'uso dell'alfabeto v a notato che q vale qu (in qoi), che c vale tanto c (cosmis) quanto g (uirco), p vale p e b, secondo l'uso etrusco (cfr. recei in À l); dall'uso etrusco (§ 3) si distingue invece la scrittura k avanti e (feked), e c avanti o (cosmis). l. ioue8at pare sicuramente = iurat come ioue8tod (À l) è iustiid; ciò significa che iu8 è da *jeyo8 tema a grado normale rispetto a quello di =

grado O scr. y6s ' benessere, salute ' avest. yaos da *jeu8; per la fonetica cfr. ru8 = avest. ravii spazio libero ' da *reyo8 (probabilmente in segùito a sincope di -o-). Questa parola ci permette di constatare che all'epoca dell'iscrizione non era avvenuto il rotacismo di -8- né l'indebolimento delle vocali atone, cfr. §§ 1 1 3. 36 segg. deiuo8 ace. p l.: ' iurat deos ', cfr. § 2 1 ; quindi già -68 d a -on8 § 3 13, cfr. quo8 in À l. - qoi, cioè quoi = qui § 377. med ace. ' me ' § 382. mitat è pre,�. indie. (non congiunt., che avrebbe -d, §§ 467. 468) di un verbo mitiire, un cui composto ricompare in una iscri'

-

-

-

zione arcaica di Tivoli: permitat (sull'iscrizione cfr. LIÀ. 59). Questo mitiire è forma in -ii- con vocalismo radicale O (cfr. § 435) accanto a mutare da *moith­ cfr. scr. mithd8 ' scambievolmente ' got. maidjan ( *moith-) traduzione di xiXrr1JÀEÙsLv, lettone mietuot ( *moith-) ' scambiare ' ; il significato dev'esser ' vendere ' e qoi med mitat ( chi parla è, come di solito, il vasetto su cui l'iscrizione è graffita) è il fabbricatore del vaso o chi l'ha preparato per l'uso che ora vedremo. Qùel che segue contiene una frase condizionale negativa, nei . . . sied ' nisi . . . sit ', e probabilmente una positiva introdotta da ast (su cui cfr. ad À 40 V I I I ), chiusa da uoi8 = uis; e infine viene il giuramento che ri­ prende ioue8at ma sta in discorso diretto: d1wnos med jeked, etc. nei = ni. - ted endo ' in te ', ove ted è accus., dipendente da co8mÌ8 =

comis § 9 1 ; per endo cfr. § 454 e À 48, À 70-72 nonché le voci endoiti��m ini­ tium, endoplorato implorato, endo procinctu in procinctu, in Pest. p . 76 sg. (l) Cfr. la linea dopo il secondo H in À 3 .

8

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

ast ednois iopetoi tesiai pakari uois l duenos med feked en manomeinom duenoi ne med malostatod cosmis è forse co-smi-s un nome radicale di *smei- ' sorridere ' ( scr. smdy-a-te ' sorride ', etc . ; cfr .

:M. 1 90 sg. L . : si noti la postposizione. - L'etimo di

forse mi-ru-s). - sied § 552. Da questa chiara sezione dell'iscrizione si ricava che lo scopo del vasetto è amatorio, e la forma di esso ha per­ messo a vari studiosi di stabilire che si tratta di un arnese per la prepara­ zione di un incantesimo erotico, probabilmente di un filtro. Ciò dev'essere tenuto presente nell'interpretare il resto dell'iscrizione. 2. Ast e palcari cioè pacàri sono parole ben note e permettono di indi_ viduare la parte intermedia: ednoisiopetoitesiai. Questa parte è quella che ha sempre opposto maggiore difficoltà agli interpreti: evidentemente perché contiene parole altrimenti scomparse nel latino. Probabilmente tesiai è uguale al scr. tdsyai gt. pizai 'illl ', dativo sg. femm. del pronome to­ di cui il lat. conserva tracce in topper ed iste nonché in tum tun-c e tam

( §§ 427. 428), mentre di so- che con esso formava paradigma abbiamo alcune forme, cfr. § 375; forse la scomparsa di questo pronome è conseguita al formarsi del sistema hic : iste : alle che ne prendeva vantaggiosamente il posto, indicando la distanza relativa da uno dei due interlocutori o da ambedue. In tal caso nel nesso ednoisiopetoi andrà distinto un ednois, ablativo-strumentale plurale (§ 3 1 5) di *edno- cibo scr. anndm ' cibo , '

'

=

gr. è3xv6v dalla radice di ed-o: i cibi in questione sono quelli a cui sa­ ranno mescolate le sostanze magiche, il filtro, contenute nel triplice va­ setto . Quindi iopetoi è dat. finale (cfr. appress;) duenoi) di iopeto-, formaz , con -eto- dalla radice *io bh - ' futuere ' in falisco iofet

futuit ' (LIA. 153) = = sanscr. ydblwti russo jebet (in gr. o'icpzL abbiamo una metatesi di carattere tabuistico) : pertanto qui -p- rappresenta un -b- da -bh- (§ 97). palcari ]Jrtcàr"i: i primi interpreti si adombravano davanti a questa evidente equazione, perché secondo essi l'infin. in -ri era da -s-ei e quindi in palcari vedevano un rotacismo smentito da iouesat; ma cfr. § 568 ove è mostrato che -ri è da -r-ie. Similmente evidente è 1wis = uis § 20 ; sulla origine di 1wis cfr. § 554: per amore di una fonetica aprioristica, si usa ritenere che uois > u'is sia derivato da un'altra radice, *yei-, e quindi uguale al '

-

=

-

scr. Véfi

'

tu desideri ' .

3 . duenos =bonus (§ 1 4 ) significa 'un abile ', cioè uno che s'intende di incantesimi; può darsi che l'autore dell'iscrizione giochi sul nome del fab­ bricatore se questo era Duenos. - med accus. § 382; felced> fecit § 470. -

duenoi è naturalmente il dat. di d'uenos § 325: ' un abile mi ha fatto per

un abile ', cioè per uno che sa maneggiare tal sorta di magie. - Resta il nesso enjmanomeinom iu cui en è =in e ne rappresenta la forma antica

TESTI EPIGRAFICI - A 5

5. CIL. J1 l. Romanom

A

D . 706. Asse, anteriore al 264 a.

C.

(gr. è:v, osco e umbro en, ant. pruss. en), e marw- certo l'aggettivo di cui Var-· rone L. L. VI 4 scrive: > ( cfr. manis in Macrob. Sat. I 3, 13: >, il nome dei 11fanes e l'aggettivo im-manis) . Il Thurneysen divideva en mano(m) meinom pensando ad aplografia di m e ponendo meinom airl. mian' desiderio ' ecc. ; si potrebbe invero dividere en manom einom e scorgere in einom col Krog­ mann un derivato di *ei- andare ', quindi ' l'andare, andamento ' che sarebbe contenuto, come aggettivo, in fest-inus che va presto ' e in *op-inus che giunge a qualche fine ' onde in-opinus nec-opinus e opinari; o, meno =

'

'

'

probabilmente, col Blumenthal, un derivato dell'*eit- contenuto in utor da o·it- . }la l'iscrizione sembra metrica, fatta secondo il seguente schema :

...!... _ _!_ \.J v....!.__...!...

( v v_!_ � )

\.___./_.!_-...!...v...!...-...!...-...!...

_...!..._...!...

l v...!._\_,/ ( - � )

...!... v_!_ \J...!...

(il primo e terzo membro a ritmo giambico, il secondo dattilico), e in tal caso bisognerà tornare al mano(m)meinom del Thurneysen per ottenere la necessaria lunga nella seconda sillaba di manom. Il significato è comunque chiaro : ' per un buon esito ', ted. ' zum 'Vohlergehen ' o piuttosto ' per un buono scopo ' . L'ultima parte, n e med malostatod, se è chiara nelle due prime parole : ne c med, offre un nuovo problema nel malostatod che segue. Probabilmente si avrà da dividere malo statod con malo per malom il cui -m sarebbe scom­ parso (§ 1 29) avanti s- prima che altrove, p. es. in (rn)einom duenoi: e ciò sa­ rebbe da mettere in relazione colla scomparsa di n in deiuos da -ons (v. sopra) . Avremmo quindi una specie d i prescrizione, fatta i n nome del vaso, cou cui si tengono lontani eventuali incidenti che potrebbero insorgere nell'uso del filtro : in tal caso si può dubitare se med ablativo conservi l'antico valore ablativale senza bisogno di preposizione, ovvero ne sia aplografia per ne e. Difiicoltà non solo fonetiche fa l'altra interpretazione secondo cui tatod è = datod, quindi si prescrive che un rnalus ( cioè un incapace, opposto a lluenos) non debba dare il recipiente ( rned ) : non era il vaso, ma il contenuto di esso che veniva offerto alla ragazza di cui si desiderava l'amore. La traduzione sarebbe quindi: iurat deos qui me uendit - nisi in te cornis uirgo sit, ast cibis futuitioni (i. e. futuitionis ergo) ei pacari uis -: bonus me·

fecit in felicem exitum: bono ne e me malum stato. A 5. Su un asse di cinque libbre, anteriore al 264 a. C. ( data di ridu­ zione dell'asse a 4 oncie) . - Gen. pl. in -om di tema in -o-, cfr. § 328.

lO

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 6. CIL. J2 2, 5. D . 224. Tavoletta di bronzo dal lago Fucino, fine

del IV sec. a. C . Scrittura bustrofedica.

Caso . Cantouio l s . Aprufclano . cei l p . apurfinern . e l salico . rnenur 1 5 bid . casontoniç> l socieque . do� o l m. ato�er A 6. Il territorio dove ò stata trovata la tavoletta è quello dei :Marsi, e il l[ . .. . ]nibus. martses con cui l'iscrizione termina è sicuramente da riferire a questa popolazione. I Marsi parlavano anticamente un dialetto oscoumbro, di tipo « sabellico >>; dal 304 essi sono alleati di Roma, ma la loro latinizzazione linguistica deve risalire più in su, a giudicare dalla pre­ sente tavoletta scritta in latino, sia pure con tracce del dialetto locale: si noti però che questo dialetto, più o meno latinizzato, si conserva in monumenti databili fra il 350 e il 280; onde si ha da concludere che il mo­ numento di Caso Cantouios non rappresenta la parlata locale ma il latino quale appariva sulla bocca dei Marsi. l. Caso è stato confrontato col lat. Kaesi5: non è però fuor di luogo un confronto col Casontonio della r. 5 che potrebbe essere un derivato del ­

l'antroponimo. In ambedue i casi ò probabile si tratti di tema in -i5n-. Cant01�ios Aprufclano § 324; 2. Aprufclano sembrerebbe un etnico = lat. * Aproficulanus con sincope (come in Actia) di tipo ou. ( cfr. § 3 7 ) ; non è nota la località * Aproficulum cui esso si riferisce. ceip, probabilmente ' hic ' . È il lo c. del pro n. le e-, il quale in l t. si conserva ancora, con significato modale, in ceu ' come ' da *cei-ue come seu da sei'ue, siue § 584; il -p aggiunto è la stessa cosa che il -pe rafforzativo di quippe ecc., cfr. anche ipse da *i-pe-so e § 374. 3. apurfinem ap1�d f-, cfr. § 108, scritto in una sola parola per la proclisia della preposizione. 4. esalico sembra il gen. pl. del nome di una popolazione altrimenti ignota; il Bucheler pensava a "lcrcrcr., nome d'una isoletta nel lago Fucino: ad esso appartiene l'm- iniziale del gruppo rnenurbid in cui non è difficile scorgere un en urbid (colla mono­ verbizzazione di preposizione e nome che abbiamo trovato in apur finem). Quindi andrà letto esalicom en, e il rozzo incisore si ò confuso nel dividere le parole: evidentemente si pronunziava ancora -m finale, e formava sil­ laba colla vocale seguente, contrariamente all'uso recenziore ( § 129 e cfr. A 69, 1 ), mentre è probabile che avanti consonante esso decadesse già -

--

=

-

a semplice nasalizzazione, cfr. casontonio; la vicinanza di forme in -om 5. urbid con -id di tema ed in -o ha dato origine all'errore dell'incisore. in -i-! cfr. § 334. - casontonio è lettura più probabile, e in tal caso avremo -

un gen. plur. coll'-m decaduto, come si è detto: l'ultima lettera può essere però letta anche come un A mutilo, e in tal caso avremmo l'abl. di un nome in -ii- ( il -d di -ad § 3 1 8 sarebbe scomparso foneticamente ? o non scritto in fondo alla riga ? ). Comunque, il nome è ignoto fuori di questa iscrizione . 6 . socie-que; pel nom. pl. socie cfr. § 328; si riattacca a Caso Cantouios.

-

TESTI EPIGRAFICI - A 6

] . ] actia

.

Il

l pro . l[ecio]nibus . mar l tses

A 6 bis. M. Guarducci, in Archeologia Classica, III, 1 951, pp. 99- 1 03 e tav. XXI; E . Peruzzi, in Maia, N . S . Fase. III, 1959, p. 2 1 2 segg. Secondo M. Guarducci, III sec. a. C. Tavoletta di bronzo. Da Lavinio.

cerere. auliquoquibus l uespernam . poro A 6 ter. F . Castagnoli, in Studi e materiali di storia delle religioni, XXX, 1959, p. 109 segg. Lamina bronzea trovata in località Madonnella presso

Lavinio. Età forse VI-V sec. ( � ) .

castorei . podlouqueique l qurois - donom § 325; poiché nella rozza scrittura la prima asta dell'N è staccata 7. L'L di atoler è dalle altre due, si tende, a torto, a leggere doiuom. generalmente letto i; ma l'asta verticale presenta in basso un angolo con frattura del resto, c quindi è più probabile si debba leggere l. Tra questa parola e actia vi sono gli avanzi superiori di un segno che potrebbe essere -

A, B, R, O o forse anche non rappresentare nulla: sarà quindi da leggere atoler . actia o ( col Conway) atoleroactia. In ambedue i casi abbiamo la I I I pl. pf. di affero, attulere, la cui ultima vocale o è scomparsa per sincope od è un -o più antico dell'-e di attulere (§ 1 30 ) o infine è un -o per -ont come in dedro (A 27), cfr. § 470.- 8. actia è il dat. sg. in -a (§ 318) di una forma sincopata del nome Angitia, la dea del Lucus A ngitiae ( in osco, A11agtiai). ­ J�Lartses (1llars'is), § 328, c i conserva u n indizio che i l locale Marsus è da * Jiart:fos con l'assibilazione di dentale avanti i quale ha luogo in certi dialetti ou. dell' Italia centro-meridionale (p. es. Bansae Bantiae, Clausus Claudius ecc.) : sul fenomeno cfr. V. Pisani, Palatalizzazioni osche e latine, in AGli. XXXIX, 1954, p. 1 12 segg. =

=

A 6 bis. Cerere per cererem, parallelo a uespernam, con caduta di -m § 129. Auliquoquibus comp. di aula e quoqui- come in praecoquis = prae­ cox ecc . ; quindi ' cotto in pentola, lesso ', probabilmente detto di exta, cfr. exta auli coeta, exta ollicoqua, aulicocia exta. Vesperna è il pasto serale ; poro l'abl. di porrum. Si tratta dunque di una prescrizione circa l'appron­ tamento del pasto sacro pel santuario di Lavinio, e ceres, in opposizione a uesperna, indicherà il pasto diurno : deve aver ragione il Peruzzi a vedere in cena uno sviluppo posteriore di *ceresna con sincope del secondo e. A 6 ter. La scrittura è sinistrorsa in ambedue le righe, non bustrofedica come in A l; d'altro lato C e non K avanti a (cfr. A l Kalatorem ecc.) sembrerebbe un tratto recenziore; normale Q avanti u. I due dativi castorei e podlouquei hanno -ei sicuramente dittongo, come recei di A l (§ 333) . In podlouquei ' Polliici ', rispetto a IloÀu3EUKYjç notiamo : la caduta dell' u per sincope § 37 (che sarebbe quindi avvenuta già nel V sec.) ; dl, forse scrittura ipercorretta

12

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

A 7. CIL. P 2, 6. 7. D . 539. Da Roma. Due iscrizioni, la prima dipinta sull'orlo del coperchio e la seconda incisa sul sarcofago di L. Cornelius Scipio B arbatus, "'"cons.!_298 a. C. Cfr. A. La Regina, Dialoghi di Archeol. 1 968, pp. 1 73- 1 90.

a) [L. Oorneli]o On. f. Scipio

b ) Oornelius Lucius Scipio Barbatus Gnaiuod patre l prognatus, fortis uir sapiensque, quoius forma uirtutei parisuma l fuit, consol censor aidilis quei fuit apud uos, 5 Taurasia Oisauna l Samnio cepit subigit omne Loucanam opsidesque abdoucit A 8. CIL. P 2, 8. D . 540. Da Roma. Dipinta sul sarcofago del console del 259 a. C . , figlio di Scipione Barbato.

L. Cornelio L. f. Scipio l aidiles cosol cesor per ll da ld § 83; eu> ou; qu per c (x) probabilm. per attrazione dell'u prece­ dente. In qurois abbiamo la riproduzione del gr. xoupo�ç (per ��òç x.), laddove Peligni e Marsi traducono : iouiois puclois, [i]ouies pucle[s], LIA. 50 C ; 58. A 7. Le due iscrizioni a e b appartengono ad epoche diverse, e la seconda,

in saturnii, che pare sostituire una più antica scalpellata e occupante una riga e mezza a partire dal Cornelius iniziale (l'ultima parola di essa sembra doversi leggere [c]eso[r]), è più recente non solo di a ma anche di A 8 e forse di A 9, come mostrano le forme Cornelùts Lucius Barbatus prognatu:> (ma a [Corneli]o ; A 8 Cornelio; A 9 fìlios), consol censor ( come A 9, ma A 8 cosol cesor, cfr. § 50); fuit (ma A 9 fued, cfr. § 470). A giudicare dagli ultimi tre versi, la presente iscrizione b sembrerebbe fatta a imitazione di A 9.

a. Per [Corneli]o cfr. §§ 324. 128. b . 2. Gnaiuod § 325; ai conservato, § 1 9 e cfr. aidilis. prognat�ts: cfr. ad A 47, C. 46-47. 3. quoiius § 377. uirtutei §§ 307. 333. parisuma parissima §§ 4. 42. 4. quei §§ 2 1 . 137. 377. apud �ws : l'iscrizione si rivolge ai Romani. 5. In Ta�trasia ecc. come in 01nne manca l' -m scritto in Lo�t­ canam avanti vocale; cfr. § 129 e ad esalico menurbirZ di A 6. Taurasia è �









=





località al confine orientale del Sannio, non lungi da Luceria; Cisauna sarà stata nelle sue vicinanze (Beloch, Romische Geschichte, p. 437 seg. ) : Samnio quindi abl. con valore locale ' in S.'� In tal caso, nota la caduta del -d. �

6. subigit ha la seconda vocale lunga, cfr. § 5; i starà quindi per e colla solita confusione (§ 2 1 ) , e subegit perfetto corrisponderà a cepit; invece abdoucit è opsides riproduce la pronunzia presente storico (§ 483; per ou cfr. § 23). effettiva, laddove obsides è grafia etimologica, cfr. § 8 1 . �

A 8 . Per Cornelio cosol cesor cfr. A 7 .



aidiles sta per -is ( § 345); pro­

babilmente qui -s è stato aggiunto all'aidile che sorgeva dopo la caduta

TESTI EPIGRAFICI - A 7 - 1 0

A 9 . CIL. l ' 2 , 9. D . 54 1 . D a Roma. Lastra del sarcofago dello stesso L. Scipione di A 8.

hone oino ploirume cosentiont R[ omane] duonoro optumo fuise uiro Luciom Scipione. filios Barbati consol censor aidilis hic fuet a[pud uos]. 5 hec cepit Corsica Aleriaque urbe, dedet Tempestatebus aide mereto[d] A 10. CIL. l' 2, 15. D. 546. Da Roma. Su tre lastre, di cui la prima perduta, del sarcofago del praetor pcregrinus nel 139 a. C .

Cn. Cornelius Cn. f. Scipio Hispanus l pr. , aid. cur. , q., tr. mil. II, Xuir sl. iudik. , l Xuir sacr. fac.

nell' -s, §§ 1 28. 1 30 e cfr. C IL. l' 2, 49. D . 152: JI. Fourio O. f. tribunos l

militare de praidad 11Iaurte ( = J1atwrtei) dedet. A 9. Oonsol, censor contro cosol, cesor di A 8 sembrerebbero testimo­ niare un'età più recente: le iscrizioni metriche sarebbero pertanto rifaci­ menti posteriori delle più antiche iscrizioni funerarie degli Scipioni, cfr. ad A 7. Comunque, in cosentiont l'n è scomparso (§ 50). - l. hone §§ 15. 372. - oino iinum (§§ 387. 20) senza -rn (§ 129) come duonoro, optumo, t�iro, =

.Scipione, Corsica, Aleriaque, urbe, aide; invece Luciom. - ploin�me = pliirim'i §§ 20 . 137. 255. - cosentiont §§ 1 3 1 . 544. -- Per R[omane] ( ?liommsen , B ucheler), Sirmond, Ritschl e Havet suppliscono R[omai] loc. - 2. duo­ naro = bonorum § 88. - fuise § 4. - filios = f'ilius § 1 3 1 . - Barbati : per i contro -e di ploirume cfr. §§ 309. 328. --3. fuet per d § 470. -- 5. hec (ma hic nella riga precedente ! ) § 372. Aleria Alalia in Corsica; la dissimila­ zione l-r da l-l (§ 149 b) e l'indebolimento di -a- sono difficilmente fenomeni latini. - 6. dedet ha -t primario come fuet § 468. - Tempestatebus (cfr. na­ uebos A 33 r. 6 e magester A 76 IV 1 7 con quanto ivi notato) mostra la imperfetta chiusura dell' -i- atono (dai temi in -i-; cfr. §§ 331. 337 ) ; mereto[d potrebbe serbare dopo r l'antica vocale del ppp. di mere-6, cfr. § 447. .aide § 1 9 . L'iscrizione è in versi saturnii; cfr. A 45, 3. -

-

-

=

-

A 10. Qui oramai -s, -m sono sempre scritti ( e -m è : dunque ' in luogo di sentenza ', ' senza bisogno che sia emessa sentenza ' . � 6. manum iniectio invece del solito manus iniectio (p. es. A 41 X) ha l'accusativo in dipen­ denza dal nomen actionis che conserva pertanto il regime del verbo inicere ( cfr. Pl. Truc. 762: « ego te manum iniciam >>) come Pl. Aul. 423: >, 744: >. La manus iniectio aveva luogo per affermare la rivendicazione di cosa propria, qui di 50 nummi, la pena. inferta ai trasgressori dell'ordinanza . - estod, licetod § 469. seiue = siue § 584 . � 7. macisteratus = magistriitus ; probabilmente c è scritto all'antica p cl g introdotto da Appio Claudio § 3 ; l'anaptissi di -e- è di tipo osco. � rnoltare, cfr. § 15. �

A 26. Fa parte, con A 27, di uu gruppetto d'iscrizioni dedicatorie da Pesaro, notevoli per le forme rustiche e volgari . � Iunone § 333. ree. abbreviaz. di reginae; c come in macisteratus di A 25, cfr. § 3. � matrona, §§ 320. 128. - Pisaurese = -enses, §§ 50. 1 28. - dono = donum §§ 129. 1 30 e cfr. dono A 1 7 . dedrot, cioè probabilmente -ont colla omissione grafica di n, cfr. agedai in A 2 1 . Nota inoltre la sincope dell'e che era dunque breve; la forma è quindi = dederunt § 470. �



A 27. Le righe 5-7 sono state aggiunte in un secondo tempo. � Matre § 333. - JJiatuta § 3 1 8 . - dono dedro come A 26, ma con successiva caduta di -t come nel dedero di A 1 7 . 18, cfr. § 139. - matrona come in A 26. Pola è probabilmente = Paul(l)a, cfr. § 22. - deda ' nutrice ' : torna in dida ' capezzolo; nutrice ' di alcune glosse, ed è piuttosto onomatopea

21

TESTI EPIGRAFICI - A 26-29

A 28. CIL. l ' 2, 1834. D . 58. Su colonna da Monteleone nel Sannio.

Q. Pescenn[ius . . . . f.] l colomnas III l de suo dat l Feroneae 1 5 et crepidinem l ante colomnas l ex lapide A 29. CIL. l" 2, 581. D . 262. Tavoletta bronzea da Tiriolo nel Bruttium : copia del S .C. de Bacchanalibus. 1 86 a. C.

[Q.] Marcius L. f. S. Postumius L. f. cos. senatum conso­ luerunt n. Octob. apud aedem l Duelonai. se. arf. M. Olaudi. M. f. L. Valeri. P. f. Q. Minuci. C. f. de Bacanalibus, quei foideratei l esent, ita exdeicendum censuere : cc neiquis eorum infantile che imparentato con 't"l-r%·1) ( abbreviazione di 't"L%1)v1), probabil­ mente: %'ijcr%cxL): a voler sostenere tale parentela, bisognerebbe porre una forma raddoppiata *dhidhii *dhedhii dalla radice *dhéi- ' succhiare ' (onde felrlre) ; d- latino per f- (§ 104) per assimilazione, in una parola semionoma­ topeica, al -d- interno : cfr. anche § 148 b . A 2 8 . colomnas con o d a u (cfr. B 238, 2 0 ) mostra già i n atto la fusione volgare di u ed 6, § 72 b. Feroneae, v. fileai A 24. �

A 29. La copia del seniitus consultum, che giunge a scripturn est della 22, è seguita da disposizioni circa la sua pubblicazione, le pene ai tra­

r.

sgressori e il modo di applicarlo. Venendo dalla cancelleria senatoria, l 'ortografia è quella ufficiale, in arretrato sulla corrente: p. es. le doppie non sono mai segnate (§ 4), a differenza da quanto accade sia pure in­ conseguentemente in A 30, una iscrizion e di carattere pubblico ma �



non proveniente dalla detta cancelleria, di tre anni più antica. Per questo celebre S.C., inteso a reprimere una serie di delitti compiuti nell' Italia meridionale sott.o il pretesto di celebrare i Baccanali, cfr. Livio XXXIX 8 - 1 9. 1. aedem, l'unico caso in cui è scritto il nuovo ae per il vecchio ai (aiquom, 2. Duelonai = Bellonae, §§ 88. 3 1 9 . tabelai ecc . ) , § 1 9 ; cfr. ad A I l . se. arf. = scTibendo aTjuere per ad- § 108, come arfttise r. 21, aruorsum �



r.

24; cioè, sorvegliarono la scrittura (fatta da servi), funsero da segretari.

� Le abbreviazioni Olaudi. Valeri. 111.inuci. , come J.finuci. A 18 bis. � quei: talora per ei appare la grafia e: qnes r. 3. 24, compromesise r. 1 4 ; i : quiquam r . 12 ( ? ) . M a l'antico i è regolarmente scritto i : uenirent r . 5 , sacri gen . r. 28 ecc. Cfr. §§ 2 1 . 326. foideratei §§ 20. 328 (l). � quei . . . esent = eis qui . . . essent. 3. neiquis = nequis § 2 1 ; in seguito scritto nequis. �



( l ) Non rilevo gli ulteriori nom . plur. di temi in -o-.

22

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

Sacanal habuise uelet. sei ques l esent quei sibei deicerent necesus ese Bacanal habere, eeis utei ad pr. urbanum 1 5 Romam uenirent, deque eeis rebus, ubei eorum utra audita esent, utei senatus l noster decerneret, dum ne minus senatorbus O adesent [quom e]a res consoleretur. l bacas uir nequis adiese uelet ceivis Romanus neue nominus Latini neue socium l quisquam, nisei pr. urbanum adiesent, isque [d]e senatuos sententiad, dum ne l minus senatoribus O adesent quom ea res cosoleretur, iousisent. ce[n]suere. 1 10 sacerdos nequis uir eset. magister neque uir neque mulier quisquam eset. l neue pecuniam quisquam eorum comoine[m ha]buise ue[l]et neque magistratum l neue pro magistratuo neue uirum [neque mul]ierem quiquam fecise - Sacanal errore materiale per B-, come Sansae per Bansae LIA 9, r. 1 9 : cfr. G. Pugliese-Carratelli, :Miscellanea calabra, in Arch. star. Gal. e Luc. XXII, 1 953, p . 79 sgg. - ques nom. pl. dell'indef. § 3 7 7 . - 4. necesus nom . sg. di tema in -tu- da ced-ere (§ 85) accanto al tema in -ti- necesse § 235. - eeis nom. pl. § 370. - ute·i § 585. - 5. Romam: il semplice accus. per indicare il moto a luogo con nomi di città e piccole isole conserva intero l'antico valore spa­ ziale dell'accus. Ciò non ha luogo con nomi di regioni e di grandi isole, perché quando essi son divenuti di impiego frequente, cioè coll'ingrandirsi della sfera d'azione di Roma, già era subentrata la costr. preposiz. Lo stesso va detto circa l'uso del loc. e dell' ab! . per gli altri compi. di luogo . - ubei § 423. -

utra errore m ateriale per uerba. - 6. senatorbus errore materiale per sena­ toribus come sempre altrimenti scritto, r. 9. 18. - 7. adiese = ad-iisse, come adiesent r. 8 e -et r. 17 hanno probabilmente ie per ii secondo il § 43, sorto in adiissemus adiissetis. - nomin1ts § 334. - socium gen. pl. § 328. - 8. senatuos § 350 e senatuis fluctuis A 53, 6; cfr. anche A 7 6 VI, 2 7 . - sententiad col - d conservato come i n oquoltod ecc., § 122. - 9. quom congiunzione § 585, cfr. §§ 32. 1 3 1 . - cosoleret1tr colla normale scom­ parsa di n avanti s § 50 (come nell'abbreviaz. cos. della r. l), altri­ menti restaurato (consoluerunt r. l, censuere r. 3 ecc . ) . - iousisent: qui e nella r. 18 per -et (si riferisce al praetor urbamts), probabilmente per attra­ zione dei precedenti plurali. Sulla forma, § 5 1 2. - censuere indica, nel verbale della seduta, l'approvazione da parte dei senatori al paragrafo precedente. - 11. comoinem, § 20. - magistratum nel vecchio significato di ' magistratura, carica '. - 12. pro magistratuo ' promagistratura ' . Viene

generalmente

corretto

i n magistratud, secondo castud ( § 350 ) ;

ma s i potrebbe ritenerlo rappresentante uno stato attuale d i cose, p . es. senàtu da loc. *-teu divenuto senatuo quando accanto a senàtus da *-tous

TESTI EPIGRAFICI - A 29

23

uelet. l neue post hac inter sed conioura[se neu]e comuouise neue conspondise l neue compromesise uelet, neue quisquam fidem inter sed dedise uelet. 1 15 sacra in dquoltod ne quisquam fecise uelet. neue in poplicod neue in l preiuatod neue exstrad urbem sacra quisquam fecise uelet, nisei l pr. urbanum adieset, isque de scnatuos sententiad, dum ne minus l senatoribus C adesent quom ea res consoleretur, iousisent. censuere. l homines plous V oinuorsei uirei atque mulieres sacra ne quisquam 1 20 fecise uelet, neue inter ibei uirei plous duobus, mulieribus plous tribus l arfuise uelent, nisei de pr. urbani senatuosque sententiad, utei suprad l scriptum est . » haice utei in couen­ tionid exdeicatis ne minus trinum l noundinum, senatuosque sententiam utei scientes esetis, eorum l sententia ita fuit : « sei ques esent, quei aruorsum ead fecisent, quam suprad 1 25 scriptum est, eeis rem caputalem faciendam censuere » si affiancava il senatuos di r. 8. Un'altra spiegazione offre H . B. Rosén in Mnemosyne 1957, p. 239 segg. quiqttam piuttosto che errore mate­ -

riale pel solito quisquam sarà l'avverbio qt�i-quam (ne . . . quiquam) comunque ' § 428. - 13. hac abl. sing. come A 25: è il classico posthac. - sed § 382. - coniourase con antico ou, ma certo pronunziato u al tempo '

dell'iscrizione: cfr. § 23. comuouise, cfr. comuiuia A 2 1 . - 14. compro­ mesise contiene mis-isse con e per ei § 2 1 . - 15. dquoltod errore materiale per oq-; cfr. §§ 32. 1 5 . - poplicod ' publico ' ; poplicos è l'antica forma da pop(u)lus (A 30, r. 7), publicus sorto per contaminazione con pubes ' gio­ ventù atta alle armi ' ( cfr. Caes. b. g. V 54 ) . - 16. exstrad: § 4 1 9 . - 19. plous: se è corretta la deriv::tzione da *plois § 255 (e cfr. ::td A 2, v. 4-6), l'u di plus -

è da oi § 20, e ciò conferma che all'epoca di quest::< iscrizione ou era già pronunziato u. - oinuorsei, normale scrittura per oinutwrsei universi da *oino-uersoi §§ 20. 42 ( cfr. denuo da de nouo). 20. inter ha l'antico valore avverbiale, cfr. § 580. mulieribus in luogo di mulieres per attra­ zione del seguente tribus. 21. suprad § 4 1 9 . 22. haice ace. pl. ntr. § 372. cot�entionid: l'abl. del tema in -n- formato secondo i temi in -i-, § 334. La mancanza di n in con- può esser dovuta a errore materiale, ma anche può la forma avere co- ( di co-eo ecc.) per com- e serbarci la fonte di conti o, § 33, o almeno rappresentarne una ricostruzione etimologico-grafica, cfr. B 46. 22-23. trinum nou.ndinum ace. sg. ntr. ' non meno di un triplice spazio =

-

-

-

-

-

-

di nove giorni ', cfr. § 33; -dino- : ablg. dini, scr. dinam ' giorno ' . - 23. sen­ tentiam retto da scientes esetis ' conosciate ' . - 24. ead abl. come hac r. 13

24

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

atque utei l hoce in tabolam ahenam inceideretis, ita senatus aiquom censuit, l uteique eam figier ioubeatis ubei facilumed gnoscier potisit, atque l utei ea Bacanalia sei qua sunt, exstrad quam sei quid ibei sacri est, l utei suprad scriptum est, in diebus X quibus uobeis tabelai datai 1 30 erunt faciatis utei dismota sient. in agro Teurano A

30.

CIL. l2 2, 6 14-. D. 263

.

Tavola bronzea dai pressi di Gades.

189 a. C.

L. Aimilius L. f. inpeirator decreiuit, l utei quei Hastensium seruei l in turri Lascutana habitarent l leiberei essent, agrum oppidumqu. 1 5 quod ea tempestate posedisent l item possidere cd A 25. - rem caputalem (u probabilmente secondo caput) ' processo capitale ' , comportante la pena di morte. 26. hoce = hoc da *hod-ce § 372. tabolam > tabulam, § 42. - 27. figier (con antico t, cfr. li t. dyg-ti -

-

' spuntare ' e § 484) e gnoscier ( = no-, § 86), § 568. - ioubeatis, § 447. facilurned, § 422. - potisit conserva l'antica forma, §§ 460. 553: nella antica giustapposizione l ' -i finale del ntr. *poti non è diventato pote (§§ 130. 34-5). 28. qua indefinito, § 377. 29. tabelai è uaturalm. tabellae, e indica la missiva del senato. 30. dismota = d'imoW ; s avanti m era scomparso da un pezzo ( § 9 1 ), e qui abbiamo una ricomposizioue col dis- conservato avanti altre consonanti, p. es. dis-tinguo. -- sient § 552; ma già all'epoca dell'iscriz. era corrente pel singolare la forma sit, come mostra il potisit della r. 27. - L'agrum Teuranum è la regione dove si trova l'odierna Tiriolo -

-

=

-

(prov. di Catanzaro ), luogo di rinvenimento della tavola, e designa quindi la località ai cui m agistrati era stata inviata questa disposizione del Senato. A 30. Decreto di L. Emilio Paolo pretore in !spagna nella guerriglia contro gl'indigeni. l. Aimilius § 19. - inpeirator: l'n è scrittura etimologica (in), cfr. inpe­ ratoribus A 2 1 . ei nella seconda sillaba designa, non come al solito (p. es. in utei, seruei, leiberei ecc. § 2 1 ) un e od i, bensì un e; qui evidentemente ei rappreseuta il suono chiuso dell'e atono ( cfr. § 72 d); ciò mostra indiretta­ mente che il suono di ei, e era chiuso ( cfr. § 72 b) e accenna che si cominciava

già a dare maggiore importanza al timbro che alla quantità delle vocali. 3. turri - 2. Hastensium: gli abitanti di Hasta Regia città della Baetica. § 334; qui e in essent, oppidumqtt., possidere, uellet è segnata la geminata, mentre la grafia colla scempia è conservata in posedisent, iousit; cfr. § 4 e il detto a proposito di A 29. -- 5-G. continuassero a possedere . . di -

'

.

'l'EST! EPIGRAFICI - A 30-31

25·

habereque l iousit, dum poplus senatusque l Romanus nellet. act. in castreis l a. d. XII k. Febr. A 31. CIL. P 2, 584. D. 453. Tavola di bronzo dai pressi di Genova (Pol­ cevera) : Sententia Minuciorum de finibus Genuatium et Veturiorum. 1 17 a. C.

Q. M. Minucieis Q. f. Rufeis de controuorsieis inter l Ge­ nuateis et Veiturios in re praesente cognouernnt et coram inter cui fossero venuti in possesso '. - 7. iousit, § 5 1 2. - poplus: la forma senza anaptissi (§ 4 1 ), conservata in poplicod A 29, r. 1 5, cfr. A 33, r. 1 7 . - 8. actum in castreis ( § 328): noi diremmo, >. A 31. L'importanza linguistica di questa iscrizione risiede, oltreché nelle notevoli forme arcaiche e dialettali, nei toponimi che sono per noi una cospicua fonte di conoscenza del ligure preromano; su questi ultimi tratteremo a suo luogo nel vol. IV del J1ianuale. Cfr. G. Petracco Sicardi, Ricerche topografiche e linguistiche sulla Tavola di Polcevera, in Studi Genuensi II, 1958-59, p. 3 segg. Peculiarità ortografiche: A. Le grafie ei, e, i sono usate promiscuamente (§ 2 1 ) : cfr. nom . pl. II decl. (con antico -ei) fructi r. 36 e 42, ceteri r. 29, flotti r. 23 da tema in -io-, ma più spesso -ei, p . es. inuitei (nota -ui- !) r. 36; fonteis r. 6 ecc. = fontes (con antico -e-), abl. sg. fontei r. 6 (con antico -i- ), abl. pl. eis terminis r. 8, inuitis r. 39 ma inuiteis r. 40, ibi r. 7 e r. 20 segg. ma ibei r. lO ecc., uti ' ut ' r. 41 ma utei r. 3 3 ; per ne troviamo ni r. 30, niqttis r. 34, ni1w r. 34 e 40, ma neiue r. 34; l'infinito passivo (con antico -i, § 568) appare come soluei e mittei r. 44, ma statui r. 3. Una consequenzialità , evidentemente tradizionale, abbiamo solo nella desinenza del gen . sg. I I dccl., scritto sempre con -i (casteli r. 5, frumenti uini - con ui- da twi - ! -- r. 27 ecc. ) , salvo fenisicei r. 37. - B . Le geminate sono a volte segnate, più spesso no, come in A 30, cfr. § 4: possiderent r. 3, essent r. 4, ma iouserunt r. 3 , comualem r . 8, Apeni1Vum r. 18, anos r. 2 5 , acipiant r. 26, posecleit e posedet r. 28 ecc.; nota anche dixserunt r. 3 (cfr. A 1 9, 4), ma dixerunt r. 4. - C. Per u di qualsiasi origine (cfr. § 23) appare più spesso tt ( iudicati r. 43 da -ott - ; eidus r. 44, sumant r . 3 5 , fnwti r. 3 6 , sursunt r. 1 6 con allungamento di - 1f - ; utantur r. 35 da oi-), ma ou etimologico in iniottrias r. 43, ed uu (§ 5 ) i n .Lli1fucio r . 5 e r . 3 7 , arbitrat1tu r. 2 6 cfr. § § 308. 350; l'uno accanto all'altro stanno iuserunt r. 3 e iouserunt r. 4 . l . Q . J! . 11'1inucieis Q. f. Rufeis ' Quinto e Marco Minuci figli d i Quinto Rufi '. Qui, a differenza da A 1 8 , abbiamo il plurale del nomen. fflinucieis e Rufeis nom . pl. con -s § 328, che in questa iscrizione sono limitati a nomi propri: Veituris r. 25, Vituries r. 37 ecc., oltre due forme pronominali,. hisce r. 13 ed eis r. 29. - 2. coram ' pubblicamente ' . - controuosias ha

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

eos controuosias composeiuerunt l et qua lege agrum possi­ derent et qua fineis fierent dixserunt. eos fineis facere termi­ nosque statui iuserunt ; l ubei ea facta essent, Romam coram uenire iouserunt. Romae coram sententiam ex senati consulto dixerunt eidib. 1 5 Decemb. L. Caecilio Q. f. Q. Muucio Q. f. cos. - qua ager priuatus casteli Vituriorum est , quem agrum eos uendere heredemque l sequi licet, is ager uectigal nei siet. Langatium fineis agri priuati : ab riuo infimo, qui oritur ab fontei in Mannicelo ad fiouium l Edem; ibi terminus stat. inde fiouio suso uorsum infiouium l.;emurim. inde fiouio Lemuri l 'antico -�w- come sursum-uors�tm r. 15, cfr. § 1 6 (in contTo1wTsias, ovc a rigor di termini uo non è iniziale, ue è penetrato da tteTtere, 1terstts ecc.), inoltre l'assimilazione di rs in ss ( § 84) come in susum r. 15 accanto al più frequente suTsum r. 1 6 ecc. - composeiuerunt § 522 ; per postti cfr. § 5 1 8 . 4 . senati, § 352. - eidib. ' idibus ' - 6 . uectigal ' oggetto d'imposta ' -

.

(ma r. 24 ' tassa ' ) : v. Niedermann in llfnemosyne, ser. 3, I I I ( 1936), p. 209 ; qui l'aggettivo ha subito la sincope del nom. sg. rnsc. come i sostantivi uigil pugil, § 345. - siet § 536. - Con Langatium s'inizia la determinazione dei confini. I Langiites sono la stessa tribù ( dei Veturi) che in seguito è detta Langenses con diverso suffisso (§§ 237. 245 ) ; similmente Gemuites e Ge ­ nuenses r. 26. - flouiom come flouio r. 7 ecc., cfr. conflouont r. 23 ma com­ fltwnt r. 13 accennano a *fleyjo. ( *fio- ? ) *fieJ!!o, cfr. § 23, come origine delle due forme: fluo andrà spiegato coll'analogia dei composti (confitto § 42),

fluuius con quella esercitata dal verbo. Ovvero si tratta di artificio grafico per evitare la scrittura uu ( altrove evitata coll'aplografia: oinuorsei A 29, r. 19) e indicare il u consonantico � Per la seconda possibilità si esprime il Niedermann ( in ll'félanges F. de Saussure, p . 58 sg.), per la prima il Hofmann ( in W.-H. I, p. 520). Cfr. iouent A 21 e quanto è detto a tal proposito, e 7. fiottio : ablat.-strumentale. suso uorsum, sursuorsum r. 14, il § 485. sursumuorsum r. 15 sono diverse forme della stessa espressione: la prima ci mostra la caduta di -m in sursum § 129 e l'assimilazione rs > ss ( cfr. con­ trouosias r. 2), la seconda l'aplografia tt per utt come nell'ora citato oinuorsei, e indica che si pronunziava sursu. Sursum twrsttm contiene una ripetizione di uorsttm, che è già contenuto in sursum l susum ( > it. suso) da subs-uorsum ( § 92) avverbio accusati vale ( § 4 1 7 ) ' volto in alto ' , contenente l'antico valore di s1tbs- dal basso in alto ' che si ritrova in sus-cipio, sumo da *subs-[e]mo ( § 547) ecc. Cfr. deorsum deosum ( > it. giuso) che ne forma il contrapposto, da *de-uorsum come in susque deque ' in su e in giù ' ( § 425 ) ; e seorsum ' a parte ' d a *se-uorsum col s i d i soluo d a *se-luo ( § 14) se-cedo -

-

'

27

TESTI EPIGRAFICI - A 3 1

susum usque ad riuom Comberane(am). l inde riuo Comberanea susum usque ad comualem Caeptiemam; ibi termina duo stant circum uiam Postumiam. ex eis terminis recta l regione in riuo Vendupale. ex riuo Vindupale in flouium Neuiascam. inde dorsum fluio Neuiasca in flouium Procoberam. inde 1 10 flouio Procoberam deorsum usque ad riuom Vinelescam infumum; ibei terminus stat. inde sursum riuo recto Vinelesca ; l ibei terminus stat propter uiam Postumiam. inde alter trans uiam Postumiam terminus stat. ex eo termino, quei stat l trans uiam Postumiam, recta regione in fontom in Manicelum. inde deorsum riuo, quei oritur ab fonte eu Manicelo, l adterminum quei stat ad flouium Edem. - agri poplici quod Langenses posident, hisce finis uidentur esse : ubi comfluont l Edus et Procobera, ibei terminus stat. inde Ede flouio sursuorsum in montem Lemurino infumo ; ibei terminus 1 15 stat. inde sursum­ uorsum iugo recto monte Lemurino ; ibei termin(u)s stat. inde (§ 454). rÌ'uom perché o segue ad u, § 1 3 1 ; ma agrum, flouium ecc. termina pl. di termen ( -us come in primos e come -om > -um in olorom, captom ecc. § 1 3 1 ) come Tempestatebos A 9. - consol_ coll'n pare recenziore, cfr. A 7 . - ceset = gessit. - 7 . clases, na·uales e claseis r . 8 , naues r . I l e naueis r. 12 dovrebbero rappresentare degli -'is (da -ins di temi in -i- : §§ 330. 336; rettamente Oartaciniensis r. 9), ma certo nel 260 a. C. ancora non poteva -essere intervenuta la confusione fra e i, e ed i § 2 1 ; ciò va detto anche pel naualecl r. 17 per -'id: se l'iscrizione è copia di monumento arcaico, anche qui andrebbe veduta la mano d'un correttore. - 8. cum-que; si aspette­ rebbe la forma antica com, in accordo con captom ecc. - eis forse aplo­ grafia (nota anche il precedente -e di que) per eeis § 370. - Oartaciniensis : ci si aspetterebbe K- che è la grafia arcaica normale (cfr. § 3), ma il Nie­ =

.

dermann fa osservare che il più antico esempio epigrafico ( P 2, 585, r. 89)

Oartago. - 10. olorom ' illorum ' § 374. - 11. septeresmom per septemr­ secondo quinquer- ( Niedermann) . - -resmo-: solo qui appare una tal forma, è

e.he non ha conferma né in lt. né in altre lingue ie. Il gr. presenta è:pETfL6ç, ha cioè come il latino e l'airl. (rdm) un m nel suffisso contro il -tro-j-tlo- di scr. ari-tra-s aated. r·uo-clar lit. ir-lcla-s; suffisso ·TfLO· o piuttosto -11-o- avanti cui -T- proverrebbe da un *è:pz-Tpo-v o da ÈpÉ-T"IJ-ç ' rematore ' ? Pel lt. si potrebbe partire da *ret-smo- o *re-smo- con -smo- accanto a -nw- come in squama ecc. § 204 ; ma, se la nostra iscrizione non riproducesse un antico -esemplare e in essa un grammatico avesse creato un falso arcaismo -resmo­ per -remo- di su dttsnw- noto alla tradizione erudita romana per dumo­ {cfr. A 46, 32 e A 67, l ) - cosa a dir vero non molto probabile -, si p o ­ trebbe anche vedere i n re-mo- una variante apofonica del *ro-mo- presup­ posto dal rdm dell'aut. irlandese. È a ogni modo strano che qui l's sia man-

TESTI EPIGRAFICI - A 34-35

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naueis X[XX, merset XIII]. l [auro]m captom numei CD CD CD B C I :> ] 1 15 [ omne] captom l [arcen]tom captom praeda numei a:> 1 [ l aeS a:> Giù Q;) Q;) Q;) GO GD Giù [ , , ] [ , , , , ] Qù GO GO Q;) Q;) Q;) Giù Q;) Giù GO GO Gl in tam, richiesta dal verso. hic saxsolus (xs come in maxsume A 19, v. 4) è un esempio antico della confusione volgare fra msc. e ntr., §§ 265. 301, tanto più notevole -

in quanto il modello pacuviano aveva rettamente il neutro. - 3. scriptust, § 142. ii. Filatimi = Ph- § 74. - uoleba § 1 29. 6. ni per ne § 2 1 . posteris ius, cioè sepulcri: i posteri hanno diritto di essere sepolti insieme con Mecio Lucio. - 7. In JJianchae probabilmente, in Hethaera sicuramente abbiamo esempi del diffondersi della aspirazione di tenui, § 74. - I quattro nomi delle r. 7-8 sono quelli dei posteri man mano seppelliti dopo Mecio Lucio : i primi due nel genitivo, in quanto è sottinteso ossa. -

-

A 38 bis. I due versi sono dal Colax di Laberio, come risulta dal fatto che il primo (con inimici) è citato da Nonio p. 481, 5: « Ignescitur pro ignescit. Laberius Colace : figura . . . ignescitur "· Ma ignescitur è passivo; cinerescut per -unt, cfr. ad B 1 1 . hem in fine di verso è frequentissimo in Terenzio. Notevole il genere femminile di ardor (inimica ardore) anticipante tale genere degli astratti in -or che troviamo in galloromanzo, ladino e veglioto .

36

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

II. - MONUMENTI ARCAICI GIUNTIOI .A TTRAVERSO LA TRADIZIONE LETTERARIA

A

39. I frammenti maggiori del Carmen SaZiare.

I. Varro de lingua Latina VII 26. In multis uerbis in quo antiqui dicebant s, postea dìcunt r, ut in Carmine Saliorum sunt haec:

Cozeulodorjeso . omia ilo adpatula coemisse . lancusianes duonus l ceruses d un; ianusue uet p o J meljos eu ) recu } fedesum federum . plusima plurima. meliosem meliorem . asenam arenam. ianitos ianitor. I I . Varro ibid. VII 27 . . . . canite, pro quo in Saliari uersu scriptum est

cante hoc uersu:

diuum l e }pta caute diuu } do suppljcante III. Terentius Scaurus ( Keil, Gramm. Lat., VII p. 28). Oum quidam per cum nonnulli per quom; quidam etiam esse differentiam putant, quod praepositio quidem per c : cum illo, cum Claudio, cum Camillo, aduerbium autem per q debeat scribi, ut : quom legissem, quom fecissem, quoniam antiqui pro hoc adverbio cume dicebant, ut Numa in Saliari Carmine:

cuine ponas Leucesiae praetexere monti de is cum tonarem.

quot ibet etinei

A 39. Per la costituzione del testo si veda l'articolo del v. Grienberger,

Die Fragmenta saliarischer Verse bei Varro und S caurus, in Indogermanische Forschungen XXVII, pp. 199-232. Comunico le principali varianti. I. LEZIONE: è quella del cod. Flor. 5 1 , 10 nella Bibl. Mediceo.Laurenziana.

- Varianti: lancusianes: Iancusianes Vindobon ., Paris. 7489, Paris. 6 142: Iiicusiiies Gothanus: iam cusianes Guelferbitanus: Lameusianes H avniensis: iam cusia cusiatii varietas a Victorio in Gryphiana adnotata. - dun: dunus Vindob.: diuuis Basiliensis. - po) : pò Vindob. Basi!.: pos Guelferb. Paris. 7489. Per ) = -m cfr. A 76, 23. TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE: Qozeuiod orieso. omnia uero adpatula. eosmis iam cousiad nes. duonus cerus es, pomelios eum -recum.

MONUMENTI ARCAICI - A 39

37

NOTE: Cozeuiod abl. § 325 = Conseuio: z sta per s dopo n, come gene­ ralmente in oscoumbro. Su z cfr. Velius Longus, de orthographia, p. 51 K . : « mihi uidetur (z) nec aliena Latino sermoni fuisse, cum inueniatur i n Car­ mine Saliari >>. - orieso > *or:f:i- > *ori- > orere (§ 18) conserva il suffisso -i.e- § 498 e l'antica forma della desinenza media di I I persona § 472. Cozeuiod orieso a Consevio orere ' è stato già interpretato da D irichs, Die Urlatei­ nische Reklamestrophe, 1 934, p. 30. Sulla formula cfr. Cic. de nat. deor. I I ' 27, 67: ; Arno b. I I I 29: >; Seru. Aen. V I I 6 1 0 : '

> ; Macrob . Sat. I 9, 3: >, etc., cfr. Marquardt, Ro­

mische Staatsverfassung, I I I, p. 26. Un'eco di queste preghiere è l'invoca­ zione di Orazio, Sat. II 6, 20-23: Matutine pater seu lane libentius audis, Unde homines operum primos uitaeque labores Instituunt - sic dis placitum -, tu carminis esto

Principium. Conseuius è epiteto di Ianus: Macrob. Sat. I 9, 1 5 : >. , omia è compendio di omnia, così come uo di uero. - uero è stato ricono­ sciuto dal Zander ( Versus antiqui italici, 1890) uguale all'umbro ueru ' portas ' ace. pl. ntr . ; nella parola non latina è stato conservato l ' -o da -ii dell'osco­ umbro. adpat,ula impt. di un ad-patuliire ' spalancare ' derivato da pa­ -

tulus come il *patuliire che altrove ho ricavato dall'it. pacchiare divorare ' , in origine ' aprir l a bocca ' , cfr. *patuliinus boccapertano ' base di pac­ chiano (AGl i . XXX I I I, p. l sgg.). Cfr. il > di Arnobio citato, e Seru. Aen. V I I 610: >. cosmis > comis ( § 9 1 ) è già noto da A 4 . - iam cousiad nes secondo Dirichs, Url. Rekl., p. 32; iam ( accanto a cui ian suggerito da Ianus) è già nella tradizione ms. - cusia(n) è scrittura recenziore per cousiiid, cioè il congiun­ tivo I I I sg. di un cousio = gt. hausja ' ascolto ' gr. &xouw da *&-xoua:f:w; il d è assimilato al n dell'enclitica seguente. - nes potrebbe essere il > di P.F. p. 47 M. 1 5 1 L ., cfr. § 382; comunque nes = scr. nas avest. no (enclitiche), cfr. anche l'airl. ni (enclitico) da *s-nes. duonus = bonus § 88. - Per cerus cfr. P.F. p. 122 M. 249 L.: >, che oltre al significato '

'

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

' creatore ' di cerus ( : Cer-és, cr-eo scr. kar-6-ti ' fa ' ? ) ci dà una variante manus di duonus. Questo manus sta nascosto nel ianus del seguente dtm ianusue uet che, secondo un'acuta osservazione di F. Ribezzo in RIG I. II, l , p . 17, è un'antica glossa: duonus manusue uet(us codex) accennante alla variante duonusjmanus in questo passaggio. Che dun sia compendio di duonus, attesta la lezione dunus del Vindob. pomelios : cfr. Fest. p. 205 M. 3 1 2 L . : >: qui il po preposto al comparativo (melios > melior § 255) gli conferisce valore di superlativo. Esso corrisponde anzitutto alla pre­ posiz. slava po, lit. p o ( da - o), che fra gli altri significati ha quello di ' oltre, di là da ' : in lt. la si ritrova nei composti po-situs p ono ( < *po-sino), po-lio ( : li-no § 490), polubrum ' pelluuiurn ' da *po-lou-dhro-m : lauo, porcet ' prohibet ' (Non. p. 159, 38 M.) da *po-arcet. - eum è gen. pl. § 370, cfr. P.F. p. 77 M. 191 L . : >. - ncum = rég·um cfr. § 3 . TRADUZIONE del testo d a noi ricostituito sarà dunque: l . A Conseuio orere. 2. Ornnes portas aperi. 3. Cornis iam audiat nos. 4. Bonus creator

es, longe melior eorum regum. Mentre l. è l'introduzione del carme, 2. e 4. si rivolgono al dio diretta­ mente, 3. indirettamente. I riigés nominati in 4. sono gli altri dèi. II. LEZIONE come I. - Varianti: supplicante: supplice cante Guelferbit.: supplices cante uarietas a Victorio in Gryphiana adnotata. TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE: diuom em pa cante diuom deo supplicate

( così già Bergk, Kleine Schriften, I, p. 508). NOTE: diuom è il gen. pl. diuum, §§ 131. 328. - em ace. di is § 370, cfr. P .F .

p. 77 M.: >. - La lettura p a e l a sua inter­ pretazione vien fornita da Festo p. 205 M. 3 1 2 L . : >; cfr. Etym. �Iagnum 657, 5:

n-Otpx L:upOtxocr[mç o n-Ot-r�p n-ii, e iJ.ii per iJ.iin:p nella invocazione della Grande Madre presso Eronda ( l 38, IV 20. 33. 43, V 1 3 . 56. 59, VI 4. 24) nonché nel iJ.ii rii di Aesch. Suppl. 899. Cfr. P.F. p. 52 M. 157 L., di Giano: >, ed a Iano . . . patre in Arnobio I I I 29 , infine Matutine pater in Hor. Sat. Il 6, 20, già citati. - cante canile è confermato da Varrone nel passo che ci conserva il frammento: si tratterà di forma sincopata (§ 37) come in celte date ' da *ce-date § 456 piuttosto che di presente radicale, cfr. anche le apocopi negli irnpt. dic due fac § 548, in capit A 2, v . 1 0 - 1 3 . - Per diuom deo cfr. Macrob. Sat. I 9, 14: >. sup­ plicante è provocato dal cante parallelo. TRADUZIONE : diuum eum patrern canite, diuum deo supplicate. =

'

-

MONUMENTI ARCAICI - A 39

39

III. LEZIONE: è quella del Keil, n é v i sono varianti notevoli. Si badi però che il cume di > ; tmesi, § 458. - pmi s crivo secondo il § 19. - tet per téd § 382 con assimilazione al t- seguente. - tTemonti ci conserva l'antica desinenza primaria di I I I pl., § 468. - ibe è scritto per ibei forse in seguito alla confusione di cui è parola nel § 2 1 , seppure non si tratta d i errore materiale. - tetine, per cui cfr. P.F. p . 366 M . 454 L . : >, è pf. raddoppiato § 509 e conserva l'antica desi­ nenza di pf. -e come gr. oiiìe: scr. véda. - eis-com (tramandato -cum. una modernizzazione) ha cum usato come postposizione, cfr. nobiscum, qui­ buscu?n ecc . ; ma il significato sarà quello di ' verso ', come nel derivato con-tTà ed in umbro a s a - k u ' ad aram ' twris-co ' ad portas ', in ablg. ku scr. kam. - tonarom, onde tonaTmn per errato raccostamento all'inf. tonàTe, è uguale all'aated. donar ags. punoT ' tuono ' ( t?!' - : ton- del latino), una formazione parallela al *tona-tTo- presupposto da tonitrus § 2 1 5 ; -a­ è lo -a- di scr. tan-i-hi impt. ' tuona ! ' lt. ton-i.tum, tonui da *ton-a-"!ai. TRADUZIONE: cum tonas, Leucetie, prae te tremunt quot ibi tenuit (trat­ tenne) is contra eos tonitrus. A conclusione dobbiamo infine accentuare il carattere sabino ( di tipo ,

quindi oscoumbro) che già il Cocchia rilevò nel suo scritto citato. In par. ticolare abbiamo notato le forme ueTo e Leucesie ; è probabile che tale ori­ gine abbiano forme altrimenti ignote al latino, come cousiad ceTus ecc. ; inoltre z dopo n di Oozeuiod. L'origine sabina di culti romani era ben nota agli antichi, ed essa appare soprattutto nell'attribuzione di tali culti al sabino Numa Pompilio.

40

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

40. Dalle leges regiae.

I. Si nurus, sacra diuis parentum estod. II. Vino rogum ne respargito. III. Pelex aram Iunonis ne tangito ; si tanget, Iunoni crinibus demissis agnum feminam caedito. A 40. Le leges regiae, cioè promulgate dai re, sarebbero state raccolte in un libro, chiamato ius ciuile Papirianum, da un Sextus Papirius con­ temporaneo di Tarquinia Prisco, secondo Pomponio (Enchir. in Dig. I 2, 2, l. 2); secondo Dionigi d'Alicarnasso ( I I I 36), Papirio, pontefice massimo, avrebbe raccolte le leggi dopo la cacciata dei re. Un commento a questo libro fu fatto da Granio Fiacco > citato da Paolo ad leg. Iul. et Pap. ( in Dig. L 16, 144). Comunque si debba pensare dei rac­ conti di Pomponio e D ionigi, una raccolta di antichissime leggi deve essere esistita in epoca arcaica, e da essa derivano i frammenti che qui vengono pubblicati, in quanto riportati uerbatim dalle nostre fonti. I . Fest. p. 230 M. 337 seg. L . : >. Evidentemente, o fra nurus e sacra è caduto il resto della protasi, sup­ pergiù del tenore seguente: >, ovvero il nostro frammento era preceduto da quello V I I I o d a altro consimile. diuis pa1·entum sono gli dèi Mani dei suoceri. -

-

estod: mentre negli impt. fut. delle altre leges il -d finale è soppresso, qui lo si legge ancora: cfr. §§ 122. 469. Attraverso la lunga tradizione, special­ mente i caratteri fonetici di questi testi possono essersi alterati: comunque, la maggiore antichità ( Romolo e Tazio) attribuita a questa legge rispetto alle altre coinciderebbe colla conservazione in essa del -d dopo vocale lunga. I I . Plin. h. n. XIV 12, 88: > . Si tratta di una legge suntuaria, in cui è da notare la forma respar­ gito: se non si tratta di ricomposizione, avremmo qui a del semplice con­ servato in sillaba atona (§ 44) contro aspergo, conspergo ecc., il che accen­ nerebbe a grande antichità: in tal caso, per i della terza sillaba andrebbe restituito e (§ 42), e l'intera forma sarebbe stata originariamente scritta respargetod. I I I . P.F. p . 222 M. 327 seg. L.: pers. peri, essere fatato femminile), irl. airech, scr. pàlàgalt, cfr. ZDMG CXVIII, p. 124, e cfr. l'ebraico pilleges ' concubina ' . s i tanget: quello che nel lat. classico h a funzione di futuro appare qui ancora in funzione di congiuntivo, cfr. §§ 5 3 1 . 537. - agnum feminam: agnus è indifferente al genere (la creazione di agna è posteriore), e volendo speci­ ficare il sesso dell'animale si aggiunge femina o màs (come in V), cfr. § 264. IV. Fest. p. 178 M. 295 L . : >.

Si hominem fulminibus occisit è stato variamente emendato: fulmen Iouis Scaliger, fulmen Bruns-Mommsen. Come ha riconosciuto Ed. Schwyzer (in Rheinisches Museum LXXVI, p. 433), la lezione del codice non va toc­ cata e ci serba una antichissima costruzione, tornante nell'Avesta e in russo, in cui il soggetto logico di un impersonale (in questo caso occisit) appare allo strumentale. Cfr. anche la costruzione lapidibus pluit (Liv. I 3 1 : >), che dif­ ferisce dalla nostra solo in quanto occidere è generalmente personale; con questo impiego impersonale cfr. Xen. Anab. I 2, 1 7 tTCd tcr&Àmy�e: ' dopoché fu udito uno squillo di tromba ' . Sul problema cfr. Schwyzer, in IF. XLV I I , p . 2 14 segg. e XLV I I I, p. 2 7 3 segg. ; Kroll, i n Glotta XVI II, p . 2 7 7 che ap ­ prova la spiegazione dello Schwyzer; un parallelo ittito presso Sommer, in Orientalistische Literaturzeitung, 1939, Nr. I l , col. 681 seg. Il passo va quindi inteso ' se un uomo viene ucciso da fulmini ' . Per occisit cfr. § 5 4 1 . - ne tollito ' non l o sollevi ', anche qui con valore impersonale ' n o n lo si sollevi - iusta ' le cerimonie funebri d'uso ' . V . Fest. p. 1 8 9 M. 302 L . s. u. Opima spolia: , cioè si quando; in seguito l'uso si è ristretto alla seconda condizione di una frase condizionale, come nel presente caso, evidentemente per influsso di at, il quale non deve esser preso in considerazione per spiegare l'origine di ast. Su tale origine non si hanno ipotesi probabili. � olle, § 374, plorassit § 542. diuis parentum, cfr. I e Wackernagel, Vorlesungen iiber Syntax, I l", p. 28.



A 41. Le leggi delle XII tavole, riguardanti il diritto civile e penale, sono state composte dai decemviri nel 4 5 1 -50 secondo la tradizione, fonda· mentalmente esatta ( cfr. Beloch, Romische Geschichte, 1 926, p. 236 segg.). Esse ci sono giunte in parte attraverso citazioni di vari autori, e la loro forma linguistica, anche ove siano riportate uerbatim, è considerevolmente rammodernata (p. es. ae in luogo di ai, imperativi in -to anziché in -tod § 469), non senza però che molti tratti arcaici si siano salvati. Caratteristica è soprattutto la sintassi colla sua espressione concisa ed ellittica, che ricorda fra l'altro quella della grande iscrizione greca di Gortina, con cui gli stu­ diosi di diritto hanno constatato anche delle coincidenze in fatto di dispo­ sizioni: talché si è rievocato a questo proposito quanto narra Livio ( I I I 3 1 ), che furono >. Per quel che riguarda lo stile, però, è più ovvio pensare che si tratti di continuazione d'una forma espressiva già ie, propria di disposizioni soprattutto sacrali e quindi di collegi sacerdotali rispecchiati in epoca storica da istituzioni come quelle dei Brahmani in India, dei fiiimines a Roma, dei Druidi presso i Celti. Cfr. a ogni modo le osservazioni di E . Norden, Aus altromischen Priesterbuchern, l' 1 939, p. 254 segg. E i fatti in questione andrebbero anche esaminati nel quadro del mio articoletto Roma e Sparta, in V. Pisani, Saggi di linguistica storica, 1 959, p. 220 segg. I . Porphyrio ad Hor. Sat. I 9, 76: >. In parte dei mss. di Gellio mancano le parole .

.

.



iam ciui. Come ha visto vV. Heraeus, in Rheinisches J1fuseum LXXXII, p. 3 1 5-24, i a ci�ti è una glossa di cui, da intendere '7 a (in alio, scil. codice) ciui. - > P.F. p. 9 lVI. 102 L . ; cfr. Non. p. 67 M.: >. Qui dunque assid�w locupleti. Circa l'origine di assiduus, i moderni si accordano nel riportarlo ad assidere, il che è evidente per l'ag­ gettivo ' assiduo ' ; quanto al sostantivo, esso deriverebbe secondo E .-M. dalla particolare accezione di ' établi ' , e Fest. p. 1 65 M. 282 L. - ' di 1 5 libbre ' . X I I . È i l trattamento del debitore così trattenuto dal creditore. qui eum uinctum habebit ' colui che lo terrà legato ' , ma anche ' colui che lo avrà legato ' : sono questi gli antefatti che hanno facilitato l'accoglimento dei tempi composti con " avere » dal greco (su cui cfr. Schwyzer, Griech. Gramm. I, p . 812 segg.) nelle lingue romanze. - ' una libbra al giorno ' X I I I . Gell. XXI, 46-52: >. partis antico ace. pl. di tema in -i- § 336. se sine § 583. .

-

-

'

'

XIV. Cic. de otJ. I 12, 37: >. ' Non vi ha prescrizione dell'atto di rivendicazione contro uno straniero ' . P el significato più antico di -

hostis ( *ghosti-s) cfr. gt. gasts ablg. gosti ' ospite ' e lat. hospes da *hosti-poti-s ' i l signore, i l protettore dello straniero ' . - I l significato ' diritto di rivendicazione in proprietà di una cosa venduta ' vien tratto da quello ' venditore ' di auctor. XV. = Ulpian. fr. X l. Gains I 1 32. - duuit (cioè duit col Jk di passaggio § 29) da dou- allotropo di do-, cfr. ad IV e § 559. XVI. = Ulpian. fr. XI 14; presso altri autori citato con mutilazion i, specie di super . . . tutelaue. - uti § 585. legassit § 542. -

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MONUMENTI ARCAICI - A 4 1

XVII ( V, 4) Si intestato moritur cui suus heres nec escit, adgnatus proximus familiam habeto. XVIII (= V, 5 ) Si adgnatus nec escit, gentiles familiam habento. XIX ( = VI, l ) Cum nexum faciet mancipiumque, uti lingua nuncupassit ita ius esto. XX ( = VII, 7) Viam muniunto : . . . . ni sam delapidassunt, . . . . qua uolet iumento ageto. XXI ( = VIII, 1 2 ) Si nox furtum faxit, si im occisit iure caesus esto. =

XVI I . = Ulpian. fr. XXVI l , ove però manca escit (cfr. I I I e XVI I I ) ristabilito dal Cuiacio. - familiam ' rem familiarem ' . XVI I I . Ulpian. lib. regul. ( coll. XVI 4 , 2 ) : > . Ma il testo ha nescit onde nec escit è stato ricavato dal Cuiacio : seppure non sia néscit ne escit coll'antica negaz. ne di ne-scio ecc. § 581, cfr. anche ablg. n estu, antica univerbizzazione di *ne esti, come airl. ni ' non è , XIX. Fest. p. 173 M. 288 L . : . - nexum ' obbligazione ' da nec-to come ob-ligiitio da ligiire; manci­ =

o

pium ' trasferimento di proprietà ' da manceps ( *manu-cap-s), cfr. P.F. p . l 5 l M. 268 L.: > . - nuncupassit § 542. XX. Fest. p. 371 l\1. 461 L . : . La forma in -unt è congiuntivo tematico di tema in -s-, cfr. erunt § 537. - ageto, se non errore del codice, conserverebbe l'antico e ( la vocale tematica § 482) non ancora divenuto i (§ 42) ; cfr. decideto XXVI. XXI. Macrob. Sat. I 4, 19: >. - 1wx §§ 420 1 32. - faxit è correzione del Cuiacio pel tramandato factum sit. - > P.F. p. 103 M. 225 L. e cfr. § 370. ­ axit, occisit § 541 . 4

- V.

PISANI, Testi latini arcaici e volgari.

50

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

XXII ( = X, I) Hominem mortuum in urbe ne sepelito neue urit o. XXIII ( X, 2) hoc plus ne facito. rogum ascea ne polito. XXIV ( = X, 4 ) Mulieres genas ne radunto neue lessum funeris ergo habento. XXV ( = X, 8) . . . neue aurum addito. at cui auro dentes iuncti escunt ast im cum ilio sepeliet uretue, se fraude esto. XXVI ( XII, 3 ) Si uindiciam falsam tulit, si uelit is, . - Cic., nel primo passo, spiega: « L . .Aelius lessum quasi lugubrem eiulationem, ut ùox ipsa significat, quod eo magis iudico uerum esse, quia lex Solonis id ipsum uetat >> ; forse da *led-tu- (§ 85) colla radice *led- di gr. À1Jiìdv· xomriv, xe:XfL1JXÉvxt Hes. - ergo postposizione col gen. affine ad erga § 583, cfr. la congiunzione § 584. XXV. = Cic. de leg. II 24, 60. - escunt come escit I I I ecc. - im come =

XXI. XXVI. Fest. p . 376 M. 465 L.: > . - tris § 387. decideto con e come ageto in XX. A 42 .Antiche preghiere tramandateci nel libretto de agri cult1�ra da Catone Censore ( 234-149 a. C . ) ; nell'opera, già di per sé di stile e lingua arcaici, si distinguono per la loro antichità linguistica, che si riflette anche •

nelle prescrizioni rituali ricordanti quelle delle ta.bulae Iguuinae in umbro. Una certa modernizzazione (che pare del resto sia toccata a tutto l 'opuscolo catoniano) si è arrestata alla fonetica (p. es. ae per ai, -us -um per -os -om, soppressione dei -d finali dopo vocale lunga, nell'abl. in -i5d e nell'impt. in -ti5d) e forse a qualche fatto più crasso della morfologia. 134. l. messim § 333. - facies: nota il fut., come in priusquam . . . inmo­ labis qui appresso. - ), fortis conterrà il *dher- ' consolidare ' del scr. dhr; - ecc. e anche di firmus per *fer-mo-s con ir volgare da er § 13 Nota. - ferto : la scrittura dei mss. varia tra ferto (fertum) e fercto. Cfr. P.F. p. 85 M. 202 L . : >. D 'altra parte, a p. 295 M. 394 L., P.F. ha: >; e l'etimologia da ferre data nel primo passo mostra che al tempo di Verrio Fiacco la pronunzia doveva essere fertttm. La parola era senza dubbio contenuta anche in florifertum ( così, senza c), di cui P.F. p . 9 1 M. 210 L.: > . Quindi fertum sarà realmente da fer- di fero, e la grafia ferctum dovuta ad un raccostamento etimologico-popolare a farcia, ci5n-fercii5, e ciò con tanto maggiore facilità in quanto di norma anche i derivati di fare­ come fartus fartor ecc. perdevano normalmente la gutturale (§ 89). 3. bonas preces bene precatus: si noti la doppia figura etimologica e la doppia allitterazione, che forse risale ad epoca in cui si diceva ancora duenas . . . duened ( § 14), quindi con ambedue le prime sillabe uguali come in preces . . . precatus. - ergo cfr. ad A 41 XXIV. - P.F. p . 1 1 3 M. 236 L . :

; ambedue le volte quindi il significato è stabilito secondo inferior ed inferi; ma esso pare secondario, se l'aggettivo inferius va con fero, come fa pen­ sare l'altra glossa di P.F . p . 1 1 M. 105 L . : >: cfr. umbro a r f e r t n r nome di un sacerdote, e § 108 per ar ad. =

M ONUMENTI ARCAICI - A 42

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porcam praecidaneam inmolato. ubi ext[r]a prosecta erunt, Iano struem [c]ommoueto mactatoque item, uti prius obmoueris. Ioui fer[c]tum obmoueto mactatoque item, uti prius feceris. item Iano uinum dato et Ioui uinum dato, item uti prius datum ob struem obmouendam et fertum libandum. postea Cereri exta et uinum dato. c. 139. Lucum conlucare Romano more sic oportet. porco piaculo facito, sic uerba concipito : ' si deus, si dea es, quoium 4. exta ' le viscere ' da *eks-sktii (il primo le conservato contro § 90 per analogia di ex, come in sextus) in cui *-skto- è il ppp. di sec-o col grado O regolare (§ 2 3 1 ) applicato anche in radice iniziantesi e terminante con muta (§ 68 Nota) perché in composizione (ma il semplice è sectus) . Per l'etimologia exta: seco cfr. qui exta prosecta. - mactatoque: miictiire è senza dubbio da miictus nel senso di ' mactum , i. e. auctum facere diuom ' (cfr. puerorum extis deos Manes mactare, Cic. Vat. VI 14); passato poi a significare ' offrire un sacrifizio ', ha mutato la costruzione secondo facere, otferre ecc. Come si vede da questo passo di Catone, miictiire non significa affatto ' uccidere ' : l e exta sono già sminuzzate, ed ommoueto mactatoque si riferisce a struem e a fertum, seppure mactato non stia assolutamente nel senso di ' fa l'of­ ferta ' . 1 3 9 . >, P.F. p. 37 M. 138 L.; >, Fest. p. 398 M. 438 L. Quindi si avrà con-, sub-luciire derivati dalla rad. *leuk- di luceo, cfr. e-ducare : ducere ecc. § 435e non -lucare come scrivono dizionari e grammatiche nella falsa supposi­ zione che si tratti di un denominativo di lucus (e il significato � si noti anche locum, non lucum nel secondo passo di Festo ) : cfr. frane. clairière ' radura ' ted. lichten diradare il bosco , Lichtung ' radura ' da clair ' chiaro ' Licht luce ' . - piaculu1n ' sacrifizio espiatorio ' offerto alla divinità, si deus si dea, cui il lucus è sacro, per compenso della manomissione; cfr. Plin. n. h. XVI I 46, 6: >, che allude al presente passo. Il significato più antico di piiire è appunto quello di ' compensare, ripagare ' la divinità per qualche offesa alle sue prerogative; onde piuttosto che denominativo di pius, il verbo sarà la base da cui si è fatto pius, ed ambedue le parole saranno di origine sabina ( cioè oscoumbra) come tante altre di natura sacrale; infatti la si ritrova nelle lingue ou. (o. p i i h i u i ' pio ' da t., u. peihaner gerundio ' piandi ' , '

'

'

marrucina peai ' piae ' ecc.; con pi- o pii - che riappare nel pius su cui si

54

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

illud sacrum est, uti tibi ius est porco piaculo facere illiusce sacri coercendi ergo harumque rerum ergo, siue ego siue quis iussu meo fecerit, uti id recte factum siet, eius rei ergo te hoc porco piaculo inmolando bonas preces precor, uti sies uolens propitius mihi domo familiaeque meae liberisque meis : ha­ ruce rerum ergo macte hoc porco piaculo inmolando esto '. - c. 140. Si fodere uoles, altero piaculo eodem modo facito, hoc amplius dicito : ' operis faciundi causa '. dum opus, cotidie per partes facito. si intermiseris aut feriae publicae aut fami­ liares intercesserint, altero piaculo facito. c. 141. l. Agrum lustrare sic oportet . impera suouitaurilia circumagi : ' cum diuis uolentibus quodque bene eueniat, mando tibi, Mani, uti illace suouitaurilia fundum agrum terramque basano le lingue romanze malgrado il lat. classico ptus, sec. § 26; cfr. B 80), e quindi proverranno da *q"ei-, la rad. del gr. 'rl-vw, -rL-mç ritornante nel scr. apa-citis

=

&.n:6-rLmç, cay-ate: -rLe:L ecc.



quoium è l'aggett. derivato

illiusce § 374. � sacri coercendi ' del diradare dal gen. del relativo, § 377. il lucus ' . OÒ ercere lucum ha qui lo stesso valore di coercere amnem, fluuù�m ; �

più comunemente si usa coinquere o cominquere, cfr. Alfen. Dig. XIX 2, 29: « In lege locationis scriptum erat: redemptor siluam ne caedito, neue coin­ quito, neue deurito >> ecc.; cfr. P.F. p. 64 M. 169 L.: >, e p. 65 M. 1 7 1 L . > (un altro sinonimo dà P.F. p. 65 M. 1 7 1 L . : > ) . � harumce § 372. 140. dum opu.s ' mentre il lavoro prosegue ' . giorno ' ( degli animali immolati).



per partes ' un pezzo al

1 4 1 . l. lustrare ' eseguire il lustrum ', per cui cfr. P.F. p. 1 20 .YL 246 L . : > . La lUstratio aveva luogo soprat­ tutto con una processione attorno all'oggetto da lUstrare ( Seru. Aen. VI 229: >, ove fiaccole e zolfo sono particolarmente notati per poter riunire la parola con lux ) ; probabilmente questa > fatta d a sinistra a destra, che ha il suo esatto riscontro nel rito indiano del pradak�i'["a, è una imitazione del giro del sole attorno alla terra, quindi lUstrum da *leuk-stro-m ' illumi­ nazione ' e lUstrare in origine lo stesso che lustrare ' illuminare ' (lustrum

suouitaur"ilia § 400. � .Mani da *lut-tro-m § 85 andrà invece con lutum) . voc. di }lfanius § 327, probabilm. inteso come nome assai comune; cfr. a �

MONUMENTI ARCAICI

- A

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meam quota ex parte siue circumagi siue circumferenda censeas, uti cures lustrare '. 2. Ianum Iouemque uino praefamino, si c dicito : ' Mars pater, te precor quaesoque uti sies uolens pro­ pitius mihi domo familiaeque nostrae, quoius rei ergo agrum terram fundumque meum suouitaurilia circumagi iussi, uti tu morbos uisos inuisosque, uiduertatem uastitudinemque, cala­ mitates intemperiasque prohibessis defendas auerruncesque; utique tu fruges frumenta, uineta uirgultaque grandire beneque euenire siris, 3. pastores pecuaque salua seruassis duisque bonam salutem ualetudinemque mihi domo familiaeque nostrae : harumce rerum ergo, fundi terrae agrique mei lustrandi luogni modo il proverbio > Fest. p. 145 M. 263 L. illace ace. pl. ntr., cfr. § 374. - fundum agrum terram; è caratteristico in queste precationes l'uso di due o tre sinonimi, o almeno di parole apparte­ nenti alla stessa sfera semantica raggruppate a due o tre: precor quaesoque, uiduertatem uastitudinemque, prohibessis defendas auerruncesque ecc. 2. Mars pater. Comincia qui la famosa precatio patris familias che forma il monumento più rilevante della prosa latina arcaica: un'analisi ritmica in Norden, Antike Kunstprosa, p. 156 segg. - quoius § 377. - > P.F. p . 369 M. 460 L . ; sostituto di uiduitas secondo l'opposto uber-tas o secondo pauper-tas. - p . uastitudo è l'astratto di uastus nel senso di ' deserto ', cfr. P.F. p. 373 M. 462 L . : >, ricavato da un lemma di Fest. ( ibid.) mutilato in parte ma clJe ci conserva due passi, di Accio ( 668) : iam hanc urbem ferro uastam faciet Peleus e di Pacuvio ( 3 14): squales scabresque iuculta uastitudine. Cfr. irl. fas ' vuoto ' ( < *J!!iisto- ), germ . *wostjo > ted. W iiste ' deserto ' ecc. auerruncesque. P.F. p . 373 M. 462 L . : >. Auerrunco, uerrunco sembra un termine di origine agri­ cola risultato dalla contaminazione di (a)uerro e nmco: si potrebbe anche pensare a contaminazione di runco con un corrispondente latino (ou. � ) d i (f)�p6xw. - Nota l e allitterazioni plurime o semplici delle coppie di parole: fruges frumenta, uineta uirgulta, pastores pecoraque, inoltre sal��a seruassis ecc. - siris § 525. 3. duisque § 559; per bonam l'allitterazione farebbe aspettare duonam o duenam, come ha visto il Diehl; si tratta di uno dei tanti rammodernamenti.

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TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

strique faciendi ergo, sicuti dixi, macte hisce suouitaurilibus lactentibus inmolandis esto : Mars pater, eiusdem rei ergo macte hisce suouitaurilibus lactentibus est o ' . 4. item [est o item] cultro facito struem et fertum uti adsiet, inde obmoueto . ubi porcum inmolabis, agnum vitulumque, sic oportet : ' eiusque rei ergo macte suouitaurilibus inmolandis esto '. nominare uetat Martem neque agnum uitulumque. si minus in omnis litabit, sic uerba concipito : ' Mars pater, siquid tibi in illisce suoui­ taurilibus l . L'impt. lactii succhia il latte ' mostra che -

'

almeno in questa forma un lactiire sugere ' è più antico assai di quanto ritenga Ernout, Philologica, 1946, p. 59 segg. '

( l) Nelle antiche edizioni, che qui han valore di codice, poesnis poenis, di cui il primo con oe secondo l'interpretamento. N elle moderne edizioni, dal Miiller in poi, pesnis pennis introdotto arbitrariamente perché, rite­ nendosi poena da 1to�v�, se ne deduceva la necessità di ricorrere a un in­ terpretamento pennis che non va d'accordo col resto della voce di Festo, in cui i risultati hanno m e n scempi, e non colla fonetica, perché *pesnli ( sia pur da *petsna) avrebbe dato *pena e non penna, §§ 9 1 . 92: d'altro lato poena è scrittura pseudoetimologica per pena, come ad es. gl' Inglesi scrivono scissors (secondo scindo) pel più antico sisoures dal frane. cisoires < lt. éisorium, e scrivono - e pronunziano seguendo la grafia fault ( sec. fallar) per faute dal frane. faute. La giusta etimologia di poena, che -

si appoggia anche sulla retta lettura di questo passo di Festo, è data al § 92; cfr. anche la mia 11liscellanea Etimologica, Roma 1933, p. 38 sgg. Rendic. Lincei VI, V 12 sgg. L'origine di penna è indicata da Festo =

p. 209 M . 315 L . : > è evidentemente glossa di qualcuno che pensava alla precedente notizia pesnis

p(o)enis.

POETI LATINI ARCAICI - A 46

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9. hiberno puluere uerno luto grandia farra camille metes

III. - POETI LATINI ARCAICI A 46. LIVIO ANDRONICO (i numeri sono quelli dell'ediz. di :M:. Len­ chantin de Gubernatis, Torino 1937).

A. Odyssia l.

uirum mihi Camena insece uersutum

9. Fest. p. 93 :M:. 2 1 2 L . : >. Cfr. l\Iacrob. 8at. V 20 , 1 8 : > ( a proposito del virgiliano hiberno laetissima puluere farra, G. I 101, in nota a cui anche Servio cita il > ) . - P.F. p. 43 l\1 . 145 L . : >. La parola è originaria dall'etrusco (:M:acrob. 8at. I I I 8, 6 : > etc.) cui pare giunto dall'Asia Minore (Varro L. L. V I I 34: >, KcdÌfL�Àoç o KcxcrfL�Àoç, il quarto x&.�ELpoç nei misteri di Samotrace ecc . ) ; cfr. anche Oasmilla madre di Camilla in Verg. Aen. X I 543 con asm > am parallelo a quanto abbiam visto pel nome delle

Oa.menae ( cfr. § 28 e qui sopra ad 7 ) : poiché anche il nome di queste pare di origine etrusca, il passaggio astn > atn potrebbe essere etrusco e a Roma sarebbero giunte le due forme, la più antica con asnL e la recenziore con am. A 46. A. Frammenti dell'Odissea tradotta in saturnii da Livio Andronico . l. Da Gell. XVI I I 9, ove è riportata una discussione sull'insecendo ' nel parlare ' della > per cui

( l ) P.F. p. 126 l\1 . 254 L . : > ; si ha anche la forma miitrimus patrimus (con ?:, non 1: come scrivono alcuni: cfr. Pighi, De ludis saecularibus, Milano 1941, p . 63, n . 1 1 ) . Cfr. § 204.

64

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

2.

pater noster Saturni filie

un grammaticus voleva scrivere insequendo Ann. 326 seg.:

e

adduceva i versi di Ennio

inseque Musa manu Romanorum induperator quod quisque in bello gessit cum rege Philippo; ( l } qui però Velio Longo sosteneva doversi leggere insece, > (2). E continua: > ; né p e l c a s o d i V a r r o n e , che pensava certo al comparativo ntr. d'un ppp. sectus di sequ­ ' dire ', si può aggiungere coi due autori francesi >.

( 3) i:vve:m: è forma eolica, con vv da *ns.

POETI LATINI ARCAICI - A 46

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3. mea puera quid uerbi ex tuo ore supra fugit

7. matrem procitum plurimi uenerunt 11. quando dies adueniet quem profata Morta est 12 .

atque escas habemus mentionem

13. partim errant nequinont Graeciam redire 14. sancta puer Saturni filia regina 15. apud nympham Atlantis filiam Calypsonem 3. Prisc. I 231 H . : ( *nig"-jo) v(tj;U> zsp-VL�-, SCr. preS. in­ tenSiVO né-nek-ti ' lava ' ecc. e vale quindi ' asciugatoio, fazzoletto '. 23. Prisc. I 198 H. (in continuaz. al fr. 1 2 } : > . Da .& 480. 11fonetas § 3 1 9. - filia >. Cfr. § 91 e la nota a Ga8mena8 A 45, 7. In realtà dumu8 da *du8-mo-8 si confronta col ma t. zu8ach da *du8· ako- cespuglio ' . 36. Prisc. I 208 H . : m. f. concordis n. concorde secondo Prisciano I 341 e 354 H . 3 . Probus ad Verg. ecl. VI 3 1 : > . ictus sulle sillabe finali di postquam e auern: conservazione di -m avanti vocale, § 129. - Anchisa: contro la regola (§ 321) il npr. gr. è trattato alla stregua dei nomi comuni. Penatium: Penat-es è formato da penus -oris, di cui la glossa > (Fest. p. 250 :\I. 355 seg. L.) ci conserva il significato di ' penetralia, parte intima della casa ' , mutatosi poi in quello di ' ripostiglio delle cibarie '. Il suffisso è quello di nostr iis

cui iis ecc. § 237; la derivazione Pen-ates insieme con pen-itus (valore più antico ' dall'interno ', cfr. caelitus di caelum) ci mostra l'antichità della forma penum -i (Pl. Trin. 254) accanto a penus -oris di cui penes è locativo

POETI LATINI ARCAICI - A 4 7

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immolabat auream uictimam pulcram 20. inerant signa expressa quomodo Titanes bicorpores Gigantes magnique .Atlantes Runcus atque Porpureus filii Terras 30. res diuas edicit praedicit castus 39. seseque i perire mauolunt ibidem quam curo stupro redire ad suos popularis adesinenziale § 420. - immolabat: > P.F. p . 1 10 M. 233 L . - auream: colle corna dorate (p. es. x 294; y 384). - pulcram ' forte, grassa ' , cfr. Fest. p. 238 M. 345 L.: « Pulcher bos appellatur ad eximiam pinguetudinem per­ ductus >> (per chjc cfr. § 74), il che ci permette di considerare pulcro-, antico polcro- ( Prisciano; C IL P 2, 640 = D . 459: A p. Olaudius O. f. Polc. ) come for­ mazione da pol- di pollére secondo macro-. Cfr. Romulus pulcher in A 48, A. 80. 20. Cit. da Prisciano I p. 198 H. e ( i primi due versi) p . 2 1 7 . - Runcus e

Porpureos rappresentano 'Puy;coç e Ilopcpup. - res diuas ' cerimonie sacre ' ; conservazione dell'antico valore aggettivale come in st�b divo caelo ( Caper Gr. Lat. V I I 105, 1 9 K.) ecc. che spettava a

*deiYf-os derivato di *dj_eu- cielo ; deus diuus ( §§ 2 1 . 1 5 7 ) vale in origine ' il celeste ' . �o n mi sem bra perciò necessaria la correzione dinas proposta dal Leo e accolta da S. Mariotti, Il Bellum Poenicum e l'arte di Nevio, 1955, '

'

p . 1 16 . - castus ace. pl. ; oltre ai passi di V arrone citati da Nonio, cfr. A 20. 39. Fest. p . 3 1 7 M. 4 1 1 L.: . arquitenens è uno dei composti foggiati dai poeti latini ad imitazione dei composti greci: nei due passi neviani si tratta -

di calco (§§ 398. 414) del gr. -ro/;oq:>6poc; epiteto di Apollo ( hymn. Ap. 13. 126) antiqui pro nimium diceba)nt . . . item in Nelei nunqt�am numero matri faciemtts uolup >>, con uolup da cui uoluptiis (§ 240) e ampliamento di *Y:el­ in uolo ecc. (o da e § 14) come gr. f€À-7t-OfL:X'; Fest. p . 352 M. 443 L . : « Topper significare ait Astorius cito, fortasse, celeriter, temere. Cito: sic in Nelei carmine topper fortunae com1nutantur hominibus ( cfr. § 375) >>.

POETI LATINI ARCAICI - A 4 7

71

62. atque prius pariet lucusta[m] lucam bouem C. Tragoediae. 15. laetus sum laudari me abs te, pater, a laudato uiro 21-3. uos qui regalis corporis custodias agitatis, ite actutum in frondiferm; locos ingenio arbusta ubi nata sunt non obsitu 46-7. proinde huc Triante regem prognatum patre Lycurgum cette e

di Artemide ( 4-83 ) ; anzi, l'inclutus arq. del fr. 3 2 parrebbe giustapposi­

zione dei due epiteti xÀu-r6-rol;oç e -ro/;otp6poç. 62. Varro L. L. VI I 39: . Cfr. § 509. 136. Non. p. 207 M . : >. '

A 48. A. D agli Annali. l. Varro L. L. V I I 20: >. È l'invo­ cazione iniziale del poema, cfr. anche A 45, 7 . 10-12. Varro L. L. V 59: . - loo'i è piuttosto locativo (§ 327) dipendente da ci5nstitit, che genitivo retto da inde. - 868 (§ 375) : aggiungi sa8 nel v. 101, 8am e 8ap8am nella nota allo stesso e 8Um in !>. Cfr. § 264, e si noti che per nepot- esisteva un femm. *nepfilt neptis (§§ 268. 1 66) già in epoca ie., come è mostrato dalla comparazione con scr. napti -s naptt , alit. neptis, airl. necht, aated. nift ' la nipote '. - tetulisti § 509. 64. Seru . .Aen. IV 576: >. - sancta dearum (per cui Sacerd. 450 K. ha pulcra d.) è un'altra, più latina imitazione del airx .&dwv omerico. 70-2. Non p. 378 M.: (i Parumper, cito et uelociter . . . Ennius Annalium lib. I . . . indotuetur . . . sese >>. - indotuetur intuétur, colla vecchia preposiz. indo da endo § 454, cfr. A 4. lupus ha elisione dell' -s § 1 2 8 ; per l. fémina cfr. § 2 6 4 e il detto pel fr. 55 e aggiungi Seru . .Aen. I I 355 : et cita . . .

-

-

'

=

=

-

>. ai servi regi che hanno depositato i gemelli, e a questi stessi. Il Lachmann, in nota a Lucrezio I 1 106, proponendo di sostituire et omnia (in fin di verso ) .a ll' et omnis dei mss. si richiama a Verg . .Aen. V I 33 qttin protimts omnia, -

POETI LATINI ARCAICI - A 48

7tJ

hinc campum celeri passu permensa parumper conicit in siluam sese 77-96. curantes magna cum cura tum cupientes regni dant operam simul auspicio augurioque . . . . . . Remus auspicio se deuouet atque secundam 80. solus auem seruat ; at Romulus pulcher in alto quaerit Auentino, seruat genus altiuolantum: certabant urbem Romam Remoramne uocarent. omnibus cura uiris uter esset induperator. expectant, ueluti consul cum mittere signum 85. uolt, omnes auidi spectant ad carceris oras, quam mox emittat pictis e faucibus currus : sic expectabat populus atque ore timebat al deum namque ire per omnia proposto dal Peerlcamp per Georg. IV 221 suggerisce di mutare omnis in omnia in alcuni passi, fra cui questo di Ennio. In tal caso si avrebbe da leggere omnia con i consonantizzato,

B

dr. § 3 1 . - campum c. p. p. p., nota le allitterazioni. pan�mper § 42 1 . 7 7-96. Cic. diu. I 1 0 7 f : « Itaque Romulus augur, u t apud Ennium est, cum fratre item augure, curantes . . . solumque >>. La tradizione non è sicura -

pei v. 78 seg., dove segnamo una lacuna: Cic. ha >, ove in monte è di troppo, e avanti RiJmus manca d'altronde una sillaba lunga. 78. In auspicio augurioque ( allitt. !) si ha una traccia della diversità fra l'auspicium che considerava l'aspetto degli uccelli e l'augurium -

che ne considerava le voci secondo l'etimo dato nel § 96 ( *aY:i-ghus-io-m: scr. gh6f -a-ti ' risuona ' avest. gus-a-hvii ' ascolta ! ' ecc.). 79. se deuouet come noi diciamo ' consacrarsi, dedicarsi a una occupazione - secundam -

'.

solus seruat; allitterazioni, che tralasciamo oramai di rilevare. - seruat

mantiene l'antico significato assunto in seguito dal composto obseruare ( ma i poeti ancora: sidera seruat V erg. Aen. VI 338 ecc.), conformemente alla sua natura di denominativo di seruos, in origine ' custode, guardiano ' , cfr. § 184. - 8 0 . Romulus ha elisione del - s , § 128, come ornnibus v. 83, faucibus v. 86, albus v. 89. - pulcher: cfr. ad A 47, 3. - 81. altiuolantum, calco di u'�me:-r�ç. 83. esset ancora con e, cfr. §§ 135. 534; o allungamento -

avanti la cesura bucolica � - indt�periitor con indu cfr. v. 70. Ennio ha foggiato la voce induperator per servirsene nell'esametro, in cui imperator (- v - � ) non può essere adoperato. - 84. signum è il segno che nel circo il console dava di lasciar uscire il carro dal carcer in cui esso attendeva per iniziare la corsa. 87. populus : l'ultima sill. allungata in arsi e avanti cesura. ore timebat ' aveva dipinto in volto il timore ' . - 89. sol albus è forse la luna in contrap -

-

-

76

TESTI LATINI .ARCAICI E VOLGARI

rebus1 utri magni uictoria sit data regni. interea sol albus recessit in infera noctis. 90. exin candida se radiis dedit icta foras lux et simul ex alto longe pulcherruma praepes laeua uolauit auis. simul aureus exoritur sol, cedunt de caelo ter quattuor corpora sancta auium, praepetibus sese pulchrisque locis dant. 95. conspicit inde sibi data Romulus esse priora auspicio regni stabilita scamna solumque 101. uirgines , nam sibi quisque domi Romanus habet sas posto all' aureus sol del v. 92. - 90. exin § 424. - 91. praepes: cfr. Fest. p. 245 ::\I. 351 L.: >; e p. 205 M. 3 1 3 L.: >. Il senso di ' volare ' della radice *pet- ( come in JtÉ-rs-ra:� = scr. patate) era quindi ancor sentito in questa parola ; il significato esatto della lingua augurale, che è quello di ' alto ', ci è conservato da Nigidio Figulo, Gr. Rom. Fr. ed. Funaioli, fr. 38 p. 175: . Altrove (Sat. 54 seg.) così traduce Ennio il gr. &�p: >. - Nota la constr. ad sensum perhiben Graium genus, e la perifrasi Graium genus per Grai.

tl

'

78

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

149. postquam lumina sis oculis bonus Ancus reliquit 156. prodinunt famuli, tum candida lumina lucent 175-6. tum cum corde suo diuum pater atque hominum rex effatur 187-91. incedunt arbusta per alta, securibus caedunt, percellunt magnas quercus, exciditur ilex, fraxinus frangitur atque abies consternitur alta, pinus proceras peruortunt : omne sonabat arbustum fremitu siluai frondosai 319-20. rastros dentefabres capsit causa poliendi agri

«

149. Fest. p. 3 0 1 M. 399 L., in continuaz. di quanto citato ad v. 2 2 : interdum pro suos ponebant, ut cum per datiuum casum idem Ennius

affert: postquam . . . reliquit ». - Il verso è riportato da Lucr. I I I 1025 ( 1 038). - Oltre a sis abbiamo sam P.F. 47 M. ( = A 74); lo schol. a Pers. I 108 nomina anche sos e siis. Se tutte queste forme sono da accettare per buone, si può spiegare s- pel su- di suo- § 383 come generalizzazione di s­ per sy- avanti o nel nom . sg. msc. ecc., come in soror §§ 14. 32. - Ancus ha elisione dell' -s § 128. 156. Fest. p . 229 M. 335 L . : . È imitaz. della formula om erica 7tCCT�P &.vlìpwv TE .&Ev TE. Due altre imitazioni enniane di essa ci conservano Varro L. L. V 65 (A. 580) : diuumque homi­ numque pater rex e Cic. nat. d. I I 2, 4 (A. 581 ) : patrem diuomque hominumque. 187-91. Macrob. Sat. V I 2, 2 7 : ; il passo è imitato da Verg. Aen. VI 1 7 9 segg. e si riferisce probabil­ mente al bruciamento dei cadaveri da parte di Pirro dopo la battaglia d'Eraclea (Flor. Epit. I 1 3 ) . - Elisione di -s (§ 1 2 8 ) in securibus, froxinus .

dosai

- arb1tsta ha il più antico significato di arboretum (Geli. XVI I 2, 25:

«

arbo­

reta ignobilius uerbum, arbusta celebratius l)), ed è propriamente il ntr. pl.

dell'aggettivo arbus-tu-s; sulla formazione di questi e di arbor-etum da arbos- (§ 2 5 1 ) cfr. § 233. La forma con s ancora in P.F. p. 1 5 M. 109 L.: �Arbosem pro arbore antiqui dicebant, et robosem pro robore l) (§ 1 13). siluai frondosiii § 3 1 9 . 319-20. Non . p . 66 l\I. : ; inoltre de or. I 198, Tusc. I 18. - egregie c., traduzione di un gr. .&p. - necuit parrebbe ri­ fatto dall'antico ppp. nectus, e-nectus scr. na�pds andato in malora, morto ' (rad. *neiè-) secondo docui: doctus ecc. e anche secondo il causativo rwcui (§ 5 1 8 ) . duellis bellis § 88. 573. Schol. Stat. Ach. I 558: >. Oarbasus è imprestito dal gr. x&.p7t1Xcro� ' tela ' a sua volta dal scr. karp lisa-s cotone ' ; nell'imprestito è stato sostituito b a p come in Burrus I1upp 6�, buxus m)�oç; ecc. =

-

'

=

'

B. D al teatro. 85-99. Cic. Tusc. I I I 44. Riflette i lamenti di Andromaca nella omo ­ nima tragedia di E uripide, 397 segg. Si noti la lingua, completamente di­ versa da quella degli Annali; le allitterazioni e le paronomasie sono qui .anche più frequenti. - 86. sg. praesidi, exiFi gen. di temi in -ium § 326. - aut 88. acfuga, intendi aut qua f. - urbe arba: nota la sforzata paronomasia. =

-

POETI LATINI ARCAICI - A 48

81

vidi ego te adstantem ope barbarica 95. tectis caelatis laqueatis auro ebore instructam regifi.ce haec omnia uidi inflammari, Priamo ui uitam euitari, Iouis aram sanguine turpari 120. liberum quaesendum causa familiae matrem tuae 129. ducit me uxorem liberorum sibi quaesendum gratia 151-5. caelum nitescere arbores frondescere uites laetifi.cae pampinis pubescere rami bacarum ubertate incuruescere segetes largiri fruges florere omnia fontes scatere herbis prata conuestirier ddam ' devo andare a cadere ' ; applicem ' devo rivolgermi ' . - 9 1 . Leggi abjete colla prima sillaba lunga ( § 3 1 ) ; a. c. ' il cui legno è increspato (dal­

l'ardore) ' . - 93. altisono calco di 6���pEfLÉ'"t-1Jç o sim. - 96. instructam è attributo di domum . - 98. &uitiiri qui nel senso di ' venire allontanata ' ; uita?·e da *Y:i-itiire frequentativo di *Y:i- = scr. vi- ' via da, in divers0 dire­ zioni ' + ire, cfr. scr. vy-éti ' si dissolve, scompare ', e significa perciò ' an­ darsene, prendere una direzione diversa '. 120 e 129. Fest. p. 258 M. 365 L.: > . - liberum quaesendum, e liberorum q. § 328; l'antica desinenza è qui giu ­ stificata dalla formula giuridica. - quaesendum può, nella formula, rap­ presentare l'antica forma anteriore al rotacismo (§ 1 1 3 ) ; meno probabile è che in esso vada scorto il > § 497. 151-5. = Cic. Tusc. I 69. - Notevoli le forme di incoativi: nitescere frondescere pub escere incuruescere, per cui cfr. § 494: di essi, nitescere può esser da niteo o da nitidus secondo frigesco, calesco: frigidus, calidus; fro n­ descere da frondeo o direttamente da frons frondis ; pub es cere da pubes; { in )c uruescere da curuus. - conuestirier § 567 y.

( l ) N el valore di ' parata ' che si ritrova nelle espressioni arcaiche in mundo esse ' esser pronto ', in mundo habere ' avere in pronto '. 6

- V.

PISANI, Testi latini arcaici e 'Oolgari.

82

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

197-8. miserete manus

date ferrum qui me anima priuem 300-3. sed uirum uera uirtute uiuere animatum addecet

fortiterque innoxium stare aduersum aduersarios. ea libertas est, qui pectus purum et firmum gestitat : aliae res obnoxiosae nocte in obscura latent 407. uiuam aut moriar nulla in me est metus C. Varia. 21-4. a sole exoriente supra Maeotis paludes nemo est qui factis aequiperare qucat. si fas endo plagas caelestum ascendere cuiquam est, mi soli caeli maxima porta patet 29. ille ictus retro reccidit in natem supinus. 197-S. Non. p . 474 M.:

> .

manus

pare un voc. plur. ; ma il senso è stiracchiato, e si preferirebbe leggere con L. Miiller manu dat. (§ 350). Oppure manus abl. plur. da *manufs come deuas corniscas A 16f. - qui abl.-strum. § 377. "' 300-3. Gell. VI 17, 10: >. - N el l o verso l'allitterazione eccede ogni limite. - obnoxiosae : come mostra Gellio, qui e altrove obnoxius indica ' esposto a , sottoposto a , ovvio ' ; esso non h a nulla a vedere con noxa (onde in-noxius, rad. *nefc ­ .

.



di neco noceo; è la formazione da un desiderativo *no k -so- § 497), ma colla rad. *nek-fenk - significante ' portare ', ' prendere ' (in &v-Eyx-dv, &v-�vox-01:) di nanc-i-scor § 493, anche qui da un tema di pres. con -so- come il scr. ndk-�a-ti ' ottiene, raggiunge ', cfr. scr. ndlc-�ya-s RV. ' ottenibile, raggiungibile '. 407. P.F. 1 23 M. 250 L . :

metus

>>.

, e in seguito puerei uenere, hoc unius fiet ecc. - L'elisione di -s (§ 1 28 ) ha luogo per 1295 seruémus, 362 filius. 3. In puerei nom. pl. bisogna scrivere -ei (§ 328); pupilli ecc. con i , indica il gen. sg. . - facis, unius hanno elisione di ·8 (§ 1 28). '

'

4. È continuazione di un verso in cui si doveva dire che [mendacium e Furius hanno il gen.] mendaci Furi; invece furei è il dat. sg. di fur (§ 333). Cfr. A 53, 5. 5. Qui L. distingue fra dat. sg. con -i e nom. pl. con -ei; ma il dat. aveva anticamente -ei (§ 373) e pare che il poeta abbia in questo caso forzato la fonetica per ottenere la differenza grafica tra le due forme. Il problema è però ancora da riesaminare. pinguius ha elisione dell' -s, § 128. -

6. Cfr. §§ 19. 3 1 9 .

86

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

nitiuum casum incidisset, unde pictai uestis et aquai Vergilius amantissimus uetustatis carminibus inseruit. i n eisdem plurali numero e utebantur: hi Sullae, Galbae. est in hac quoque parte Lucilii praeceptum quod, quia pluribus explicatur uersibus, si quis parum credat, apud ipsum in nono requirat. Martianus Capella III 266: Lucilius i n datiuo casu a et e coniungit dicens huic Terentiae, Orbiliae ; in genetiuo [ ?] a et i [11. lP Funaioli]. 7. Varro de lingtta Lat. VII 9 6 . i n pluribus uerbis a ante e alii ponunt, -

alii non . . . . ac rustici pappum 3fesium non ]l!aesium, a quo Lucilius scribit ( 1 1 30 M . ) :

Cecilius ne rusticus fiat 8. Cornutus, K. VII 149. q tunc recte ponitur, curo illi statim u

littera et alia quaelibet una pluresue uocales coniunctae fuerint, ita ut una syllaba fiat ; cetera per c scribuntur. hoc Lucilio quoque uidetur [14 Fun.]. 9. (375 sg. M.) atque accurrere scribas : dne an c non est quod quaeras eque labores A 51. L. CORNELIO SISENNA (i numeri dei frammenti come per 49). 1. P.F. p . 123 M . 251 L . mediterream melius quam mediterraneam Sisenna dici putat [2]. 2. Varro de lingua Lat. VIII 73. item plures patres familias dicere non debuerunt sed, ut Sisenna scribit, patres familiarum [3]. 3. Varro ap. Geli. II 25, 9. sentior nemo dicit et id per se nihil 7. Cfr. § 19; Oecilius pretor ( ricavabile da Diomede, 452 K . ) a imitazione rusticus ha elisione di -s, § 128. della pronunzia rustica 8. Accenna a una polemica di L . contro la scrittura arcaizzante di q -

avanti o e avanti u seguito da consonante; cfr. § 3. 9. Si oppone alla scrittura etimologica adcurrere per ace. ( § 82). vanno letti de ce; eque lab6res è tmesi per elaboresque (§ 458).

-

d c

A fil. Esempi delle creazioni linguistiche, ispirate a un rigido analo­ gismo, del Sisenna che fu pretore nel 78 a. C., autore di Historiae e tradut­ tore delle Milesiache di Aristide. l. mediterriineus e -terreus sono calchi di [LE:a6ye:wç; e difatti mediterreus parrebbe doversi formare secondo il raro terreus. Mediterriineus subterriineus son fatti secondo exterriineus ' ex alia terra ' P.F. p. 79 M. 1 93 L., questo secondo extriineus per cui cfr. § 182. -

-

2. Cfr. ad A 70, l . 3. Esempio di innovazione che, pur seguita in un primo tempo, non riesce ad affermarsi nella tradizione linguistica. -

GRAMMATICI - A 5 1 . 52

87

t�st : assentior tamen fere omnes dicunt. Sisenna unus assentio in senatu dicebat et eum postea multi secuti, neque tamen uincere consuetudinem potuerunt [Testim. 2]. A 52. C. GIULIO CESARE

(i numeri dei frammenti come per 49).

l . Gell. I lO, 4. tamquam scopulum sic fugias inauditum atque insolens uerbum [2].

2. Gell. XIX 8, 3. Gaius Caesar in libris, quos ad M. Ciceronem de analogia conscripsit, harenas uitiose dici existimat, quod harena numquam multitudinis numero appellanda sit, sicuti neque caelum neque triticum; contra autem quadrigas, etiamsi currus unus, equorum quattuor iunctorum agmen unum sit, pluratiuo semper numero dicendas putat, sicut arma et moenia et comitia et inimicitias [3]. 3. Charis. 144 K. Caesar de analogia II turbi5nem non htrbinem etiam in tempestate dici debere ait, ut carbi5 carbonis non ut homo [7]. panis genetiuum pluralem Caesar de analogia II panium dixit, sed Verrius panum sine i [8].

4.

Charis. 90 K.

A 52. Oltre che uomo d'azione, Cesare fu anche letterato e grammatico : in quest'ultima qualità scrisse due libri de a1�alogia in cui si schierava dalla parte degli analogisti, ma facendo ampie concessioni all'uso (cfr. fr. l ) . 2. Infatti quadrigae era i n origine aggettivo di equae ' aggiogate i n nu­ mero di quattro ' , propriam. ' con 4 gioghi ' ( *quadri-iugai, cfr. bigae § 403 ) . - 3 . Cfr. § 341 . - 4. Per sostenere panum Verrio non poteva basarsi che sulla tradizione, il che significa che anticamente piinis doveva essere un tema in conson. (cfr. canum § 337); il panium di C. si basa sull'analogia dei temi parisillabi come hostis. D 'altro lato, è nota anche una forma ntr. del nome. Nonio p. 2 1 8 l\II . ha: >; cfr . .Arnob. I 59 f. 23: >, giusta comparazione, § 581 ) ; ma più probabile è ch'egli intenda di una incertezza nella pronunzia di i ed e finali, cioè del fenomeno volgare di § 139. - 3. contrariam sibi poscit: allusione alla pretesa di qualche grammatico che voleva imitare lo spirito lene dei Greci.

.quorundam nominum: K.

=

Kaeso ecc., § 3. - nostrarum ultima: :::.

104

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

nisi quod paulum a nostris obliquatur, coppa apud Graecos nunc tantum in numero manet, et nostrarum ultima, qua 10 tam carere potuimus, quam psi non quaerimus. atque etiam in ipsis uocalibus grammatici est videre, an aliquas pro con­ sonantibus usus acceperit, quia iam sicut etiam scribitur et uos ut tuos. at quae ut uocales iunguntur, aut unam longam faciunt, ut ueteres scripserunt, qui geminatione earum uelut apice utebantur, aut duas, nisi quis putat etiam ex tribus uocalibus syllabam fieri, si non aliqua officio consonantium 1 1 fungatur. quaeret hoc etiam, quomodo duabus demum uoca­ libus in se ipsas coeundi natura sit, consonantium nullis, nisi alteram frangat. at qui littera i sibi insidit ( coniicit enim est ab illo iacit) , et u, quomodo nunc scribitur uulgus et ser,uus. sciat etiam etc. i = A 55, l ) : quod si est, etiam iungetur ut consonans. 13 neque has modo nouerit mutationes, quas adferunt decli­ natio aut praepositio, ut secat secuit, cadit cecidit, caedit excidit, calcat exculcat (et fit a lauando lotus et inde rursus inlutus et mille alia) , sed et quae rectis quoque casibus aetate tran10. Distinzione fra i, y di iam, uos ed i, u di etiam, tuos. - ut uocales : senza cioè che una di esse rappresenti una consonante, come in iam, uos. ­ ut uetm·es scripserunt: allude alla riforma di Accio § 5. aut duas, come in etiam, tuos. - si non aliqua . . . fungatur, come p. es. in aiio (§ 30) o in Maiae -

che può presentare una sillaba costituita di 4 segni vocalici se scritto Ma-iiae. 11. Oppone i casi di contrazione di due vocali uguali in una lunga (§ 35) alla incompenetrabilità delle consonanti, salvo che di due una muti natura (p. es. ad-ripio > arr-, ad-sideo > ass- o ancor meglio misi per mit-si, casi evidenti anche per l'analisi sincronica degli antichi) , e rileva ii e yu in coniicit (§ 38) e nella scrittura 1M,tlgus seruus che ai tempi di Q . , come questo rileva, si era ormai affermata per uolgus seruos (§§ 15. 1 3 1 ) . Esaminate quindi le grafie aiio ecc., Q. conclude che in tali casi i si raddoppia nella sua qualità di consonante. 13. Cfr. §§ 42 segg., attribuiti alla declinatio (intesa nel senso generale di flessione) e alla composizione (lotus, § 22, non rientra propriam. nei casi contemplati da Q . ) . quae rectis quoque casibus etc.: Q. si riferisce a alter­ -

nanze come arbos arboris che egli attribuisce alla declinatio, e che si sono in seguito (aetate) diffuse anche al nom. sg.; ciò fa pensare che lases e asa

(A 67, 3)

siano aggiunte di altri al suo testo.

GRAMMATICI

-

A

76

1 05

sierunt. nam, etc. ( A 67, 3). atque haec ip sa s littera ab his nominibus exclusa in quibusdam ip sa alteri successit: nam mertare atque pultare dicebant. quin fordeum faedosque, pro adspiratione f ut simili littera utentes. nam contra Graeci adspirare f solent, ut pro Fundanio Oicero testem, qui primam eius litteram dicere non possit, inridet. sed b quoque in locum aliarum dedimus aliquando, unde Burrus et Bruges et balaenae. nec non eadem fecit ex duello bellum, unde Duelios quidam dicere Belios ausi. quid stlocum stlitesque � quid t litterae cum d quaedam cognatio � quare minus mirum, si uetustis operibus urbis nostrae et celebribus templis legantur Alexanter et Cas­ santra. quid o atque u permutata invicem � ut Hecoba et nutrix =

14. Cfr. Non. p . 1 3 8 M . : >, e P.F. p . 1 2 4 M. 2 5 1 L . : Mertat pro mersat dicebant >>; pultare si trova ancora in Pl. e Ter. Non si tratta però di sostituzione di t a s (in mersare, pulsare), bensì di antichi fre­ quentativi tratti (§ 444) dai ppp. *mertos e *pultos delle radici merg- pel-, non ancora sostituiti analogicamente (§ 2 3 1 ) da mersus e pulsus; un caso analogo è costituito da > Fest. p. 1 9 0 M. 304 L., che ci attesta un ppp. *mantos di maneo. Cfr. B 238, 57. - fordeum ecc. § 105. 15. Burn�s riproduce il gr. Iluppoç come buxus 7tu1;oç, il che accennerebbe a pronunzia più lene delle tenui greche rispetto alle romane. Ma Bruges per >; cfr. anche ad A 65, 3 . 1 6 . stlocum stlitesque: passati a locus, lites § 9 2 . - Alexanter Oassantra ritornano in iscrizioni di specchi o ciste: CIL. P 2, 553. D . 764. Mirqurios Alixentrom; P 2, 557. D . 765. Victoria Alixentros; P 2, 566. D . 775. Ali­ xentr[os] Ateleta Alsir Felena ( cfr. § 105) Oasenter ( = -tra). Le due ultime iscriz. sono da Preneste. Forse tr riproduce la pronunzia etrusca delle medie come tenui; potrebbe però anche pensarsi al mutamento di cui al § 1 02. Hecoba rappresenta forse un'antica forma di transizione fra ' Ex&�1J ed Hecuba. Oulcidis (gen.) è l'esito normale (§ 1 5 ) di gr. KoÀx(ç; Oolchis è tra-

14

15

l&

106

17

. 25

T E S T I LATINI ARCAICI E VOLGARI

Culcidis et Pulixena scriberentur, ac ne in Graecis id tantum notetur, dederont et probaueront. sic 'Oaucrcre:uc;, quem '0ÀucrcrÉe< fecerant Aeolis, ad Vlixem deductus est. quid � non e quoque i loco fuit : Menerua et leber et magester et Deioue Vietare, non Dioui Victori � scrutabitur ille praeceptor acer atque subtilis ongmes nomi­ num: quae ex habitu corporis Rufos Longosque fecerunt (ubi scrizione dotta. - Fulixena non sarà direttamente da IloÀu1;Év1J, ma rap ­ presenterà un IIouÀu1;Év'lJ analogo a IIouÀulì&:[Lcxç ecc. dederont probaueront: conservano l'antico -ont(i) > -t�nt § 1 3 L - La forma con l del nome di Ulisse è frequente anche su vasi attici: cfr_ il materiale presso Kretschmer, Die griech. Vaseninschrijten, 1 894, p. 1 46 seg. e, sulla maggiore antichità della forma con l, Kretschmer, in Glotta I I I , p. 331 segg. 17. Menerua anche in C IL. J2 2, 34. D . 1 78 : > ; P 2, 365. D . 175: >; J2 2, 447. D. 176: >, ecc . ; torna come Menerva 1J1enrva i n iscrizioni etrusche, e d è l a forma più antica onde non è facile spiegare 31inerua; magester ha invece e nella seconda sillaba a indicare la pronunzia larga, avvicinantesi ad e, di i ( cfr. tempestatebos A 9 ) e d è u n preannunzio del fenomeno volgare § 72 b . Invece i n leber e nella finale di Deioue Victoré (§ 333) si ha da scorgere il fenomeno di § 2 1 : Deioue è probabilmente errore di tradizione per Dioue, cfr. Diouos A 20, Diouem A 23. aliquid secretius, cioè nomi tratti da parti­ 25. Origine di antroponimi. colarità meno evidenti. Sullae: Plut. Sulla 2, dice di S . : t 1; ·f,v.&z, y:Xp -rò -

zpU.&1J[LCX -rpcxxù xcxl crrroptXIì'l]'l XCXTCX[LSfL'YfLÉ'IO'I TrJ Àsux6-r'l)n' 7tpÒç O XCXÌ TOIJ'IO[LCX . Àzyoucr'v cxò-ri{'> ysvzcr.&cx, -r'ìjç xp6cxç srrl.&s-rov. La formazione è analoga a quella di lJ[essalla il soprannome che il console M. Valerius Maximus ottenne nel 263 a. C. per l'espugnazione di 1J1essiina; si può pensare che Sulla fosse così chiamato per la somiglianza della sua pelle con quella d'un porcello (sus) : per l'u breve, indicato dall'alternanza SullafSilla, cfr. ad A 76, 2 9 . - Burri: P . F . p. 3 1 l\L 130 L . : >, dal gr. rrupp6ç, cfr. 15. Galbae: pocrTpou.&lov, XÀrop 6ç >>, Gl. � Cfr. anche Suet. Galba 3, L - Flauti: P.F. p. 2 3 1 M. 336 L . : >, e p. 238 M. 344 L.: >. - P&nsae: così detti perché cammi­ navano a gambe larghe, pedibus pansis (cfr. Plin. n. h. XI 105). - Scauri: « cuius calces retrorsum abundantius eminent " ( Gl.). - Agrippa: Plin. n. h V I I I 45: > ; l'etimo di Pl. è erroneo, si tratta di forma ipocoristica (come gr. EléoÀÀoç per Ele:6-À-iiç ecc.) di *Agripes con *agroscr. dgram punta ' : ' chi appare con i piedi innanzi ' . - Opiter: P.F. p. 184 M. 300 L . : > ; la spiegazione > di Festo è sostanzialmente giusta, solo resta da vedere se in opiter, come in opimus ( : gr. rri[Le:À�, rr�-(f)o:p e probabilm. anche pinguis da *pim-g•-o-) abbiamo una preposizione *o- come in gr. 6-xénoo ecc., ovvero l'aplologia (§ 1 50) .di opi- in operio da *opi-Yterj_o: aperio da *apo-1f!erj_o. - Oordus: P.F. p . 65 M. 1 7 1 L.: « Corda frumenta quae sero maturescunt, ut fenum cordum >>. Ps.-Plac.: , HS] l �X [ . . . ] B 31. CIL. IV 2 1 52. Dp. 563. coloniae Clau. l Neronesi Putiolane l feliciter. l scripsit 'C . Iulius Speratus. 1 5 Sperate ua. B 32. CIL. IV 5092. Dp. 5 8 1 . amoris ignes si sentires, mulio, magi properares, ut uideres V enerem. diligo iuvenem uenustum. rogo, punge, iamus. bibisti : iamus. prende lora et excute, l Pompeios defer, ubi dulcis est amor. l meus es ( . . . ) B 33. CIL. VI 29848 b. Dp. 696 (Terme di Tito ) . duodecim deos et Deanam et Iouem l optumum maximu habeat iratos, l quisquis hic mixerit aut cacarit B 29.

=

Féluula (§ 72 d) uerna (§ 13 Nota) assium I I (i. e. uénit) .

B 30. Manifesto con cui si promette mancia a chi riporti u n vaso di bronzo scomparso dalla taberna, o possibilmente consegni il ladro in modo

da far ricuperare l'oggetto. - aenia -ea § 72 e. - pereit: forse ipercor­ rettismo per periit secondo abia per habeas ecc. § 72 e; forsanche = perit: la scrittura tradizionale ei i abbiamo in seiquis, sei, cfr. § 2 1 . In avvisi siffatti, arieggianti la lingua arcaizzante del diritto, non fanno meraviglia tali grafie antiquate. =

=

B 31. Augurio per la colonia Claudia Neronense di Pozzuoli. - Nero­ nesi = -éns- § 50. - Putiolane = -eolanae § 72 c. e. - iulius con i per i,

cfr. ad B 19 e B. 1 85. - ua.

=

uale.

B 32. Senari giambici di un amante che si reca in vettura a Pompei dove l'attende il fanciullo ( iuuenem è scritto sopra al cancellato puerum) amato. La prosodia è malsicura; p. es. Venerem va letto come Vé-, il v. 3 .è impossibile. - magi: si può pensare al § 139, ma cfr. anche mage in Verg. A en. X 481 ecc. - iamus ea- § 72 e > it. giamo. - défer, sott. mé. =

B 33. Maledizione intesa a tener lungi eventuali lordatori. - Deanam

=

124

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 34. CIL. IV 7069. Aiutor l hoc emit

Dp. 445.

B 35. CIL. IV 1768. Dp. 447. Verecunnus l libarius hic cc B 36. CIL. VI 3067. Dp. 237. coh. VII vigulum . centur liam Orispini sebaciaria fe(cit) mesis Martiu. Aufidus Secun l nus fysgo suo 1 5 felicisime intecre B 37. CIL. IV 6865. Dp. 473. [ . . . ]ae nostrae feliciter J [perp ?]etuo. rogo, domna, per l [Venere]m Fisicam te rogo, ni me l [ . . . ]us. habeto mei me­ moriam Diii·, scrittura inversa secondo § 72 e. - optumum § 42 è arcaismo nella

titolatura di Giove.

-

maximu § 1 39.

B 34. Aiutar = Adiutor: cfr. aiutric(is) Dv. 481, scritto aitricis D v . 537 ;

esempio isolato di i da di , conservatosi in it. aiutare fr. aider, contro ag· giunge1·e a. fr. ajoindre da ad-iungere ecc., cfr. § 120. Aggiungi Aiecte B 97. B 35. Insegna di V. venditore di frittelle. Verecunnus per -cundus con assimilazione osca -nd- > -nn- che si è affermata in quasi tutti i dialetti -

italiani centro-meridioaali. Cfr. B 36. - Il significato di cc è oscuro (coquit ?) . B 36. Una delle numerose iscrizioni rinvenute a Roma nella caserma della V I I coorte dei vigili (in Trastevere, di fronte alla chiesa di S. Criso­ gono), le quali rammentano le sebiiciiiriae o illuminazioni fatte con candele

o lampade alimentate con sego (sebum) a cura dei vigili per occasioni festive. uigulum = uigilum § 42. centuriam = -a (scrittura inversa), e seba­

-

-

ciaria = -am, § 139. mesis (§ 50) Martiu = mense Martio; cfr. § 139, mesis è scrittura inversa secondo magi per magis ecc. Secunnus = -ndus -

-

B 35. fysgo, piuttosto che npr. = ucrxoç come intendono alcuni, sarà = fisco ' colla sua borsa ', ' di sua tasca ' : A. S. sarà il comandante della -

centuria che ha provveduto i mezzi per la luminaria. y e g sono varianti grafiche senza importanza, come la scempia di felicisime e forse il c di intecre = -gre (cfr. ad B 102). B 37. Lettera a una ignota, probabilmente la donna amata.

-

domna

> it. donna, da domina (domnus già nella Lex Agraria) § 72 d; domina ' amante ' si trova già in Terenzio, ed è frequentissimo in O vidio, Pro­ perzio, Petronio, Marziale. Venus Fisica appare spesso nelle iscriz. pom­ peiane ( cfr. B 43); probabilmente si tratta di epiteto osco, dalla rad. fes -

ISCRIZIONI PARIETARIE -

B 38. CIL. IV 2082. in cruce l :figarus

B 34-43

125

Dp. 490.

B 39. CIL. IV 6892. Dp. 596. quisquis amat nigra, nigris carbonibus ardet. nigra cum uideo, mora libenter aedeo B 40.

CIL. IV 1291 add. p. 463. Dp. 6 3 1 .

da fridam pusillum B 41. CIL. IV eu amecis

3 152 a. Dp. 7 15.

B 42. CIL. IV 4983. XV k. Febrares

Dp. 769.

B 43. CIL. IV 1520. Dp. 785. candida me docuit n:igras l odisse puellas. (o. f i s-) indicante cosa sacra e che si ritrova in f i i s n li ' fanum ' n . sg., F i i s i a i s n. di festa = lt. jeriae ecc. cfr. A 66, 2. - [ . . . ]us andrà com­ pletato in obltuisciirus o sim., colla desinenza -rus per cui cfr. § 472 e B 3 8 . B 38. figarus secondo § 139.

=

figiiris § 4 7 2 e B 37. - cmce può anche stare per -em

B 39. nigra = -am § 139. - mora ' le more ', pl. di miirum. - aedeo ed o ' mangio ' ; ae- § 72 c, -eo scritto distrattam. in luogo di -o per attra­ zione di uideo alla fine dell'emistichio precedente. Il tutto è uno scherzo. =

B 40. fridam ( = aquam) per frigidam cfr. it. freddo fr. froid che accen­ nano ad -i-. Il caso è da paragonare con quello di vinti > it. venti per viginti. Ambedue le volte g divenuto -i- dev'essere scomparso avanti i provocando la successiva scomparsa di i avanti i; la doppia di freddo può esser dovuta a reintroduzione del g da una forma semidotta frigdus (con sincope, § 72 d ) : cfr. App. Probi B 238, 54 >. - pusillum a dv. ' un p o ' ' . B 41. e u = cum § 1 3 9 . - amecis = ami- ; cfr. la scrittura arcaica ameicus e P.F. p. 15 M. 109 L . : >, nonché CIL. X I I I 3430; e rustico da ei, § 2 1 . B 42. Febrares = Februiiriis ( cfr. B 238, 208) : u, consonantizzatosi av. vocale (§ 72 e), è scomparso nel gruppo bru, cfr. it. Febbraio; i, simil­ mente consonantizzatosi, è scomparso avanti -is che, essendo da -eis (§ 328 ) , appare come -es, cfr. B 4 1 e il § 2 1 . B 43. Il distico è rimaneggiamento e combinazione d i u n verso d i Pro-

1 26

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAlU

odero se potero, se non, inuitus l amabo [ . scripsit Venus Fisica Pompeiana B 44. CIL. IV 3 1 29. cadauer mortus

Dp. 743.

B 45. CIL. IV 5279. Dp. 830. tu mortus es, l tu nugas es

II. - ALTRE ISCRIZIONI

B 46. CIL. IX 1209. Dv. 6 (A11clanum). d. m. l Afiniae Ienua l riaP C. Vibius l Cresces coiugi [5 comparauili l b. m. f.



B 47. CIL. VI 1 0246. Dv. 19. Septimia Dionisias ius liberorum ha lbens in hac custodiolam Peladiana l cum edificiolo et monimento, qut l de frugalitate perzio (I l, 5: donec me docuit castas odisse puellas) con uno di Ovidio (Amor. I I I 1 1 , 35: odero si potero ; si non, inuitus amabo). Per gli i cfr. B l e 28. - se per si da sei sarà da spiegare col § 21 come quelli di amecis B 4 1 e Febrares B 42. - Sulla Vem�s Fisica cfr. B 37. B 44. cadauer, solitamente ntr., è qui msc., cfr. § 30 1 . - Per mortus -tuus cfr. § 72 e. B 45. rrwrtus come B 44. - nugas cfr. B l .

=

m�gax presenta s(s) da

x,

=

per cui

B 46. Ienuariae con ia- > j_e- che si trova sparsamente altrove: *iectare > i t. gettare ace. a iactare, *ienua > calabr. yenna ecc. ace. a ianua, ienua­ rius > it. gennaio ace. a ùl-. - Cresces = -ens cfr. B 8 e § 50. - coiugi = coniugi; si trova anche coiiux, coicito per con(i)icito, coigi B 1 3 6 ecc., con introduzione avanti i della forma co- usata avanti vocali e in parte avanti � = coiciunto A 4 1 V I , couentionid A 29, 22, curia d a *co-�iria § 33 ecc. *Ko­ accanto a *kom- è attestato dall'ou. (peligno couehriu abl. ' curia ' , u. k u v e i t u ' convehito ' couertu ' revertito ' ecc.) e dal celtico. -- incom­ parauili = -bili § 1 19 .

come de frugalitate meam Pelagiana; gi e di avevano dunque già dato uno stesso risultato, § 1 20. - edificiolo, Setimie Efesie, preferiti, poene, B 47. custodiolam

=

-a:

scrittura inversa

( = -a), cfr. § 1 3 9 . - Peladiana

=

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 44-50

12T

meam fabricavi a 1 5 solo mi et coiugi meo Aug. lib. Tito et filis l meis Setimio Vencrio et Septimie Efesie, l et iubeo ne de nomine meo excidat . quot l si quis eruperit legem preteriti mei, 1 poene nomine inferiet BL milia liber(tis ) lib(ertabusque) · pos(terisque) aeorum B 48. CIL. VI 4550. Dv. 35. T i . Oludio Eustocho l Oludia Ohrysis l fecit coiugi s uo l bene morenti B 49. CIL. VII I 20686. Dv. 37 ( Sitifis). maesolaeu. Heren lnia M. f. Tertulla l sacerdos Oerc lril'>, uixit a. ( ), 15 saccrdotium ges l sit a. ( ) B 50.

CIL. I I I 12495. Dv. 15 (pressi di Tomi ) .

Ouspio Rufino et l Statio Oodrato l cos. l Oladius Posidoni 1 5 consacrau[it] l [ . . . ]o c [ . . . ] aeorum: § 72 c. - monimento: l'i per confusione con m�inire dovuta al ricadere insieme di o ed u atoni § 72 d; cfr. B 1 13 . 1 1 6. - qut (con -t per -d, come quot appresso, § 122) = quod ed è scritto per qot sorto secondo § 72 e . - coi·ugi cfr. B 46. - filis = -iis divenuto -;i,is § 72 e. - Setimio = Sept­ con assimilaz. come it. sette < septem, rotto < ruptus; cfr. B 124. ne . . . excidat ' che non venga usato per altri '. - eruperit: è fenomeno volgare la confusione nell'uso delle preposizioni: qui e- secondo etfringo od evad o . preteriti: la disposizione con cui gli eredi vengono esclusi dal godimento del sepolcro . - inferiet = inferet (fnt.) formato come capiet o sim. ; mostra -

l'impopolarità de! fut. (sostituito nella lingua volg. da perifrasi, § 574) e di fero sostituito da porto. In un'altra iscrizione (CIL. VI I I 1 9 1 74 ) si legge injere1tit, cioè ( § 1 19 ) -ebit. B 48. Oludio, Oludia = Olau-: piuttosto che a Olodius (§ 22) si dovrà pen­ sare a rifacimento secondo eludo che si diffondeva in luogo di claudo (§ 72 a ) . B 49. maesolaeu = mausolettm: a e § 72 c ; - u § 1 3 9 . lJ!Iae-, che ritorna altrove ( maesoleo C IL. VI 21 20. X I I 386 1 ), sarà da ricondurre, piuttosto che a una forma micrasiatica *Mae:. - c. f . : cfr. B 7 7 . inemitabili inimitabilis §§ 72 b. 139. - contra uotum: cioè il marito avrebbe

cfr. l'iscriz. 60 Dv.

=

=

desiderato di morir prima lui. 9 - V.

PISANI, Testi latini arcaici e volgari.

130

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

CIL. III 14524. Dv. 154 (Moesia superior) . Lupus anemola ic aue l tat . quot comidi, mecum aue[oJ . I ego Maurentia l in hunc mo l 5numentum l titulum posui Lupo l uirginio meo, cum [qJ iuem quiquaginta a[nJ inis beni laboraui adqu[e] 1 10 inculpatim couixi . et A[rJ igenteo Samarconi fr[a] !tris vel subulele m[atriJ i s meae ipsum titul[um] l feci B 60.

CIL. I I 2997. Dv. 159 ( Saragozza). Valerio Li lbero Valer lia Leolonina l coiogi mer l 5entessem l o et Liberi l o filio kar l essemo fe l cet 1 10 d(e) s(uo) B 61.

CE. 901. D v . 1 7 6 (Pesaro, su mosaico d'epoca tarda). Paris rcx Troge Menelau priuad Elena, p(er) q(uam) Troia perit, [Gre]cia leta redit

B 62.

CIL. X 2466. Dv. 178 (Pozzuoli) . d. m. l Furnia Prima l Aemilio Zanuari l o alumno et liberto 1 5 piissimo benemeren. l uixit annis XVIIII m. III B 63.

B 60. anemola = animula, auetat habi- § 72 b. d. - ic, auetat, aueo hab- ) §§ 95. 1 1 9. - quot = quod § 122. - com idi = comed'i § 72 b. uirginio: uirginius è il primo marito di una donna, quello che l'ha ricevuta vergine. - quiquaginta: per la debolezza di n a v. conson. cfr. B I l . - beni = bene § 1 39. - adque = atq. scrittura inversa § 122. - couix'i cfr. B 46. subulele = subol'i; la dittografìa dell'ultima sillaba dovuta probabilmente alla poca conoscenza di questa ricercata parola. Pel vocalismo §§ 72 d e =

(

=

139. - in hunc monumenh�m, per cui ci si attenderebbe l'ablativo, e soprat­ tutto cum quem ci mostrano la poca sensibilità per la vecchia declinazione ( cfr. § 365, 2); perciò fmtris in luogo di fmtri può considerarsi tanto scrittura inversa sulla base del § 139 quanto confusione di genitivo e dativo. B 61. Leolonina = Leon'ina, cfr. uestemrius ecc. § 148 b . - coiogi cfr. B 46 e § 72 d. - merentessemo lcaussemo ( ka- vecchia abitudine grafica, § 3 } § 7 2 b . - fecet § 1 39.

B 62. Troge = Troiae, cfr. §§ 120. 72 c. - 11[enelc!u -um § 1 39. priuad § 122. - Elena; oltre alla scomparsa di h- § 1 19, nota che la seconda =

sillaba è considerata lunga agli effetti del verso : forse per influsso di I:�­

);frv'f). B 63. Zanuario

=

Ian-, cfr. § 120.

-

piissimo § 3 6 1 .

in seguito alla confusione dei vecchi casi, § 365, 2.

-

annis per anno&

ALTRE ISCRIZIONI

- B 60-68

131

B 64. C I L . V I 6870. D v . 1 80 .

C. Aurelius Papia l olla donaut l L. Volumnio Primigenio B 65. CIL. VI 3478 add. p. 3395. Dv. 1 8 1 .

d. m. l M. Pupio Sabino - l militauit, cosumaut . l Vettia coniugi l b . m. f.

missione onestam 1 5

B 66. CIL. VIII 21284. Dv. 1 92 (Caesarea).

aue l Olumphia dulcis, obripta l mihi, kara coiux uita, tera tibi leuem. uixti anos XX. ! 5 Secundio coiugi fecit pro mertis . hic sita est B 67. CIL. X 2801. Dv. 208 (Pozzuoli).

d.

m. l Octabia Secunda l l\L Octabio Secundo, l qni bixit annis 1 5 II, mesibus X, l diebus Xliii. l mater iscaelesta l b. m. f. B 67 bis. Not. Se. 1 920, p . 35 (Roma).

L. Al- milius l L . C. Hilarus l Fictoria O . l. l Daphne B 68. CIL. VI 32965. D v . 209.

d. m. s. l Val. Maxentio l aeq(uiti) ex numero l lanciariorum, 1 5 uixit an. XXVI, mil(itavit) l an. VI iscola aequi l tum b. m. f. B 64. olla = -am § 139. - dona;ut §§ 524. 578

ex .

B 65. missione = -em § 139. - cosumaut § 578 per l'i cfr . B 19.

ex

per -iiuit. - Vettia:

B 66. Olumphia: ph scrittura inversa per p § l l 9. - obripta: qui l'i per e di obrepta potrebbe provenire dal pres. e dal pf. - kara cfr. B 6 1 . - coiux cfr. B 46. - uita probabilmente = uitae § 365, 2 . - tera = terram § 1 39 e B 238, 182; sott. opto o sim. - uixti = uixisti § 5 1 7 (o errore grafico per uixit ? ) . - mertis § 72 d. B 67. Octabia -bio, bixit con b per v § l l 9. - annis, mensibus, diebus cfr. B 63. - iscaelesta = sce-, §§ 144. 72 c. Il significato ' sventurato ' è antico : Pl. 1l1.ost. 563

ccc.

B 67 bis . FictoTia col suo f indica la pronunzia spirante di v , § 1 1 9 e B 92. L 'epoca dev'essere quella di Claudio, come mostra il segno 1- (§ 3) : cfr . Vetter, Littera Glaudiana, in Jahreshefte des Osterr. Arch. Inst. XXXVII . B 68. aeq., aequitum § 72

c.

tempi di !\!assenzio (307-3 1 2 ) .

- iscola = sch- § 144. - L'iscrizione è dei

132

TESTI LATINI ARCAICI

E

VOLGARI

B 69. CIL. X 8 1 89. Dv. 2 1 4 (Pozzuoli).

d. m. l Eutuceti Eu ltyces pater fi llio dulcissi j Smo, qui uixit 1 ann. XXIII m. X d. VII. l quod ego isperabi, l u[t] tu mih faceres, l b. m. f. B 70. CIL. VI 14552. Dv. 227.

d. m. l Casie Primi ltibe. felia l matri f(e)c(it ) m(erenti) B 71. CIL. VI 13070. Dv. 237.

d. m. l M. Aurelius Dio l nysius Aug. lib. l comparauit (sibi) et 1 5 Statiae Filumene l cum aria faras l cinta cippis n(umero) nn lib. l lib. posterisq. eorum B 72. CIL. II 5342. Dv. 243 (Talavera de la Reina).

d. m. s. l [Iu]l. Vitali l serori ca l rissimae 15 ann . LXV Au l[r]e­ lius Cos l [c]onianus l [f]rater f. c. B 7 3 . C I L . V I 18536. Dv. 245.

pater uene l merenti l :filio Furtu lnato, qui 1 5 uixit an l nos XII et me l ses II B 69. Padre e :figlio hanno lo stesso nome, scritto una volta con u, l'altra con y, cfr. § 73; per la declinaz. Eutuceti § 322. - isperabi §§ 144. 1 19. -

mih: poiché la pronunzia era mi (§ 382), è incerto se la -i :finale sia stata omessa per trascuratezza o intenzionalmente. B 70. Cassiae Primitiuae §§ 72 c. 1 1 9 . - félia dev'essere forma rustica, cfr. spéca ecc. § 2 1 , quantunque qui é non continua un antico ei. B 71. Filumene = -ae § 72 c. - aria = area ( it. aia) § 72 e. - faras = foras: errore grafico � o assimilazione alla seconda sillaba, § 148 a, sorta dapprima in posizione proclitica quando la parola era usata come prepo­ sizione Y La scrittura faras ritorna in Dp. 720: « fures faras, frugi intro >>. Ma il rumeno fara ' senza ' può essere anche da fo-. - cinta cincta § 89. =

B 72. Vitali è dat. femm. - serori ( e seroribus C IL. II 5 1 5 ) viene rite. nuto una dissimilazione; la forma si ritrova in i t. sirocchia ( da *serorcula), veglioto seraur, franco-cont. ser6, provenz. e spagn. ant. seror (la nostra iscriz. è di territorio iberico ! ), frane. ant. obliquo serour. O è qui da pen­ sare a influsso di un dialetto italico o celtico in cui e di *sJ&esor- era conser. vato Y cfr. airl. siur. B 73. uene

=

bene § 1 19 . - Furtunato § 72 d. - meses § 50.

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 69-78

133

B 74. CIL. VI 289 1 6 . Dv. 262.

Victor puer ui l xet annus l octo dies ui l ginti et septe B 75. CIL. I I I 7595. Dv. 270 (5Ioesia inferior) .

T. Iunius Ermes ! II u(ir) lobi buot lun leb-rJ(S) s l olbet B 76. CIL. I I I 2696. 9705. Dv. 271 (Traù) .

d. m. l Pompeiae l Phyebae l L. Epidius 15 Vales posuìt sibi l et uxori bene l merenti et liber. l libertabusque su. l in f. p. VIII, in ag. p . VIIII B 77. CIL. IX 2450. Dv. 274 ( Sepino ) .

O. Fufidio At l tico e. m. u. O. Fufidius At lticus u. c. cos . fi l 5lius et Nerati l a Marullina l c. f. norus B 78. CIL. X

3148. Dv. 28 1 (Pozzuoli).

[annos] l dece menses sep[te dies] l que sedece plenos [tu] llit . mater cabo fecit [filJ I 5iu minserino Urbica O[urJ itia cum suo piente mar[ito] l e. s . B 74. uixet annus ( = -os) septe: § 139. B 75. Ermes = He-, lobi = Iou'i § 1 19 . - buotun = uotum: uo non è un dittongo, ma un tentativo di riprodurre la pronunzia fra q ed u del­ l'antico 6, § 72 b. Il b- pel § 1 1 9 ; -n per -m data la debolezza o addirittura la scomparsa delle nasali finali § 139. - leb'f)(s ) = libens: e § 72 b ; 'f) indica l'� chiuso § 72 b; 1'-s finale è forse tralasciato appositamente, § 139. - Per solbet = soluit cfr. §§ 1 1 9 . 139. - Sulla pietra le ultime due parole appaiono come IEBH S O IBFT. B 76. Phyebae per Phoebae. - Vales = Valens § 50. frontem, in agrum pedes.

-

libertis. - in

B 77. c. f. = clara femina ' o O. f. = Gai filia ' - norus: come mostra l'it. nuora, qui abbiamo un o, quindi non il rappresentante grafico di u § 72 b, ma un rifacimento di nurus secondo soror ( ambedue divenuti nella pronunzia nuru, soru). B 78. annos tulit: il soggetto è il morto ; tulit compié, raggiunse . dece sedece § 139. - cabo forse = cauum sepulcrum (§§ 1 19 . 139) ; secondo '

'

'

'

altri, npr. ( ?) o errore per caro. - filiu = -6 § 139. - minserino scrittura inversa per mis- basata su § 50; ' sfortunato, infelice ' . Il suffisso ha già valore diminutivo, cfr. § 282. - piente, ricavato dal superi. pientissimus cfr. B 58.

1 34

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 79. CIL. VI 34635 a. Dv. 301.

d. m. l Aurelius Nice l ta Aureliae Aeli l aneti filiae bene- l " merenti fecit. l fossor, uide, ne l fodias, deus ma l gnu oclu abet . ui l de, et tu filios abes B 80. CIL. XII 3694. Dv. 306 (Nìmes).

d. m. l Karo l Masueti f. l Quartina 1 5 Materni fil . l aunelo piissimo B 81. CIL. VIII 3936/7. Dv. 309 (Lambaesis) .

d. m. s . l Octauius O l larus uix . an ln. XXVI . Felici l 5anus et Pot l osa et Felici l a anculo su l o amant( i ssimo) fecer. B 82. CIL. VIII 6442 a. Dv. 350 (Mastar).

d. m. l Q. Fufi l dius R lufus 15 uixit a lnnis LX l orno lab l oriosus B 83. CIL. VII 1 336, 1 1 90 a. Dv. 364 (su vaso ) .

Virthus fecit B 84. CIL. VI 1 7469. Dv. 3 7 1 .

d. m. l Excelsini l. l Niceta et Mater lna coniux sancti l 5ssima domum ha l nc haeternalem l amantissime fecerunt B 85. CIL. XII 9 1 5 add. p . 8 1 9 . Dv. 373 (Arles) .

quat ualeas abeas pascas, mnl l tos tu habebes amicos. B 79. Aelianeti § 322. - fossor: qui un ladro che scava le tombe per depredarle. magnu oclu § 139: oclu è forma sincopata di oculum e fonte di it. occhio, cfr. B 238, 1 1 1 e § 72 d. - abet, abes = ha- § 1 19. -

B 80. Masueti

=

�lians- § 50; i ha qui l'antico valore di 'i (cfr. B 6) come

mostra anche piissimo, per cui cfr. ad A 42 c. 139. - aunclo ( > fr. oncle, rum. unch'iu ecc.) = auunculo, con uu > u e sincope dell'ultimo u § 72 d. B 81. anculo

=

auunculo, altro aspetto di riduzione, efr. B 80. - amant-

forse per amat- secondo pientissimo B 58. B 82. omo = h-, § 1 1 9 . B 83. Virthus: scrittura pseudodotta, § 74. B 84. haeternalem: h- scrittura inversa, cfr. § 1 1 9 ; il suffisso ( § 289) forse secondo imm,ortalis. B 85. Il primo verso riecheggia Ovidio Trist. I 9, 5: donec eris felix, l . quat quoad; ridotto questo a qoad (§ 72 e),

multos numerabis amicos.

-

=

ALTRE ISCRIZIONI

-

135

B 79-S5

si h laliquit casu alite[r] aduxerit l aster, aut ili Romai frater e l 5s aut tu peregre heris et uoc las acliva. quo si tu non nosti amicos, l .5 adcnoscet homines aeg(er) quos n l o(n) pote sanus. porta probat l homines, ibi hest trutina 1 10 ultuma uitai : aspicent ex( e )quias l quis, ita ut quit cuitant : et pie ltas hilic paret et qui sit amicus. l [b]eneficia absenti qui facet, illic am l [icu]s herit l'o si è a sua volta consonantizzato ; pel -t cfr_ § 122. - abeas = h- § 1 1 9. - pascas ' dia da mangiare ' ; la parola ( o il precedente abeas) è superflua pel metro (esametro dattilico) . - habebes = -bis § 139. - 2. haliquit §§ 1 19. 1 22. - aliter, litote per male. - adduxerit. - aster ' il fato ' sotto forma di costellazione, cfr. McnxcrTpov > disastro ' cattiva stella ' ;

aster

3 . Probabilmente msc. pel normale neutro come imprestito di &:cr,�p. ' aut ille (iZZ:i, cfr. § 384 e ilic nel v. 9) Romae ( la scrittura Romai, come uitai v. 6, desta meraviglia) frater est ( cfr. B 22) aut tu peregre eris (§ 1 19 ) ' -

,

-cioè quel tale che si diceva tuo fratello ti fa dire che è a Roma ( l'iscrizione proviene da Arles), oppure tu sei fuori di città (e quindi non puoi raggiun­ gerlo) . Pel B ucheler (CE. 470) frater ' parasitus ', per eris va inteso haeres. = ad cliua, propriam. ' a imprese faticose, come l'arrampicarsi sui monti ', qrtindi ' invano ' . Il plur. ntr. cliua come collettivo è antico in Catone e i\Iemmio ap. Non. p. 194-5 M. Il verso di Memmio può servire a spiegare la locuzione ad cliua: ardua nunc nitens fortunae escendere cliua. Cfr. anche la frase proverbiale citata in Petron. 47, 8: >. quo = quod § 139. - 5. ad�noscet: scrittura eti­ mologica ( ed errata, cfr. B 1 45: insicnia) per agnoscet (o -it � § 1 39). - pote

- 4. acliua

-

potest: forma antica, come tutto il verso che non è fattura dell'autore dell'iscrizione, il che va detto anche del seguente v. 6 col vocabolo trutina ( che però è conservato in qualche lingua romanza) e con ultuma § 42; per hest cfr. § 1 19. Probabilmente qrtesto v. 6 è tolto da rtn contesto in cui era specificato trattarsi della porta che mena all'aldilà: quindi della morte che probat homines, a quanto pare secondo che essi seguano o non le esequie. - 7. aspicent = -cient; già il c si era palatalizzato assorbendo l'i da i =

( § 72 e) seguente, cfr. § 1 20. - quis = (ali)cuius � in tal caso propriam. alicuis, rifatto sul dat. alicui come illui § 384. l\Ia è più probabile che sia un nom. pl. indefinito : cfr. comùnque il nom. pl. arcaico ques § 377. quit è la I I I sg. ' pùò ' usata nel senso di ' si può '. - 8. hilic = illic § 1 1 9. - paret appiiret: il semplice pel composto, grazie alla introduzione di composti in luogo dei semplici (§ 462), che faceva apparire segno di classi=

1 36

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 86. CIL. V 2187. Dv. 410 (Altino ).

d. m. l Abidia Cres l centilla l mater Su l 5peruae :fili jae suae, que l fuit an. VI, l fecit B 87. CIL. VI 7093. Dv. 4 1 1 .

Olus Hirtius Bubalus l locu deded donauit Hrtiale Ciratae. ne qui uelet inter l belar(e) ea. Olus Aceronius B 88. CIL. VI 29884. D v . 426.

de nil in nil, qui l bidit boni nil . l bixit an. II m. III l di. XXI or. III. fe l 5cit Innoceti l mater et pat . l [fr]atr(es ) di­ xe(runt) , tu l [no]bis bibes B 89. CIL. VI 7 7 6 1 . Dv. 443.

d. m. l Vibia Crispina se uia iecit l sibi et Aurc•l . Sentiano filio l e(t ) libertis libtab. o. 1 5 posterisq. iorum B 90. CIL. IX 5392. Dv. 449 (Fermo ) .

P. Florius l Optatus l uius sibi et l Rufriae Primae cismo l'uso di tali semplici. - 9. ilic ( analogia di hic). - herit § 1 19 . B 86 .Abidia •

=

.Aui- e Superuae

=

=

illi ' egli ' + -c, cfr. v. 3 e § 384

-bae § 1 19.

-

fuit ' uixit ' .

B 87. locu deded (che non h a nulla a vedere coll'arcaico deded), e a locum dedit, eam § 1 39. - Hrtiae = Hir-, probabilmente omissione grafica. - qui quis § 385. interbelare = interpellare; sonorizzazione dopo liquida ( quindi non di tenue intervocalica § l l9), come in Galboforus Garpoph- Dv. 586, Vergellesis = Vercellensis Dv. 143; più frequente è il caso inverso, di sonorizzazione avanti liquide, cfr. B 9 1 . Interpellare ha il significato di ' disturbare ' già in epoca classica, p . es. Caes. b . G. I 44. Olus .Ac., sott. posuit. =

=

-

=

-

B 88. Iscrizione funeraria di un bambino.

-

de nil, ove nil non ha indi­

cazioni di caso. - bidit, bixit, bibes con b = v, § l l9. - or. = horéis § l l 9. - Innoceti = -enti, cfr. B 1 1 . - bibes, probabilm . = -is ' tu sei vivo per noi ' , cfr. § 1 39. B 89. uia = uiuéi: in uiuos la scomparsa di 1f era legittima ( § 32; cfr. uius B 90), e di qui essa è passata al femminile. - iecit errore di scrittura per j . . o. è u n q(ue) mal tracciato. - iorum § 72 e . -

B 90. Per gli i cfr. B l . - uius cfr. B 89.

ALTRE ISCRIZIONI - B 86-96

B 91. CIL. XIY 537 1 . Erchul l sagrum

137

Dv. 456 ( Tivoli).

B 92. CIL. VIII 20505. Dv. 457 ( Sitifìs). d. m. s. l Erenius l .Aufidius l fixit ano l 5s LXXX ml egum u[ix] lit an L[ . . . ]

Iulia.

B 93. CIL. X 2354 b. Dv. 463 (su un vaso di piombo ) .

[C]ulcia Iucunda hic adquiesquit B 94. CIL. V 8136. Dv. 484 (Pola).

daeo san lto Silua lno sacr lum. C. Iu l 5lius Cry lsogonus l u. s. B 95. CIL. IX 2893. D v . 508 (Istoni o ) .

d. m. s . l hic abitat Me juia Victoria, qe l at superos sinnu 1 5-· abebat Cassan ldra. b. m. f. B 96. CIL. VI 4999. Dv. 526.

hic reliciae l Pelopis. sit

tibi terra l lebis

B 91. Erchul = Herculi cfr. § 1 1 9. - sagrum: sonorizzazione di tenue avanti liquida è abbastanza frequente: Alagrie = -criae Dv. 729, Helio­

gratie = -cr- Dv. 1 24 1 , Gl. = Cl(audio) Dv. 1477 (e Gladia B 149 ) , lagr k,

B 93. - at = ad (col valore di apud) § 122. - sinnu = signum: nn indica il valore ii. assunto da gn, cfr. B 1 64. Il signum (cfr. B 2 1 6 ) è in questo caso un nome aggiunto, qualche cosa da paragonare ai nomi che si dànno gli Arcadi; cfr. su esso Mommsen in Hermes XXXV I I , p. 446 segg. ; D iehl in Rh. Jl!us. LXII , p. 390 segg.; Lambertz in Glotta IV, p . 78 segg., V, p. 99 segg. B 96. reliciae = -quiae, con qui > ci, cfr. B 93. - lebis = -uis, § 1 1 9 .

'1 38

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 97. CIL. VI 19027. Dv. 535.

d. m. l Genneie Aiec j te filie infeli l cissime, q. ux. 1 5 an. III m. XI d. IIII l Aiectus pater l f(e)c(i)t B 98. CIL. IX 4326. Dv. 541 (ager Amiternus).

d. m. s . l Zadumene J ni conseruae l C. ser(uus) act(or) 1 5 beneme lrenti B 99. CIL. XIV 1 1 37. Dv. 543 ( Oatia) .

d. m . l C. Iuli Beriani, l qui uixit annis l XVIII 1 5 mensibus V l zebus XVII B 100. CIL. VIII 8424. Dv. 545 (pressi di Sitifis; mosaico ).

bene laues . l oze a(ssem) des l cras grat lis. res tuta laues e l bono [ q]i l fieri iusit l ex s [ . . . ]

saluu

B 101. CIL. VIII 1460 1 . Dv. 554 ( Simitthus) .

d. m. s. l Agrius Zopan ltus uet. pius ui l xit annis n. LXX. p h. s . e. B 102. CIL. VIII 9985 add. p. 976. Dv. 561 (Mauretania Caesariensis ) .

d. m. sancto. Ulpo Cocceo l solo isti(tuerunt) tuclu mar l ­ moreum et ara la lp[i]de quadrata Ulpii fra l 5tres, Ulpi Coccei fili, l de acentes et Coc l ceius Iunior l u . . . ����- -����- ·����--------·�---�

B 97. Genneie ecc. con -e = -ae § 72 c. - Aiecte -us = A&ieccfr. B 3 4 ; forse di > i anche i n Genneie se per Gennadiae.

1 20 ,

B 98. Zadumeneni dat. (§ 322) di Diadiumene § 120. B 99. Beriani = Veriani § 1 19 . - zebus = die- § 1 20. B 100. oze = hodie §§ 1 1 9. 1 20. - saluu = -um § 1 39, con valore avver­ biale: s. l. ' buon bagno ' . - e = et. - qi (cfr. B 93) per eius qui. - com­ pleta: ex s[uo patrimonio], cioè del costruttore dei bagni. B 101. Zopantus = Dioph- §§ 1 20. 1 19 .

-

uet.

=

ueteranus ?

B 102. sancto = -um come tuclu, e ara, q1tadrata = -am (e lapide = em, o abbreviaz . di lapideam ?) § 139. - Ulpo : dimenticanza grafica, o indizio della pronunzia i § 72 e ridotta a palatalizzazione della consonante prece­ dente (p'o) ? - solo, cioè a solo; la preposizione è omessa forse per rea­ zione all'uso eccessivo delle preposizioni che nella lingua volgare sostituiva l'impiego dei casi. - tuchl = *tutulum attraverso -tl- §§ 72 d. 1 20, per titulum; forse la prima sillaba è trasformata secondo tumulus. - de acentes forse =

ALTRE

ISCRIZIONI

- B 97-1 0!!

1 39

B 103. CIL. VIII 1 6208. Dv. 563 ( Sicca).

Vincen ltza pia l uixit l annis 1 5 i1. LX B 104. CIL. VIII 361 1 . D v . 566 (Lambaesis).

d. m. l Felicus l uixit meses J X, fecit Quin l 5cinH patm· I I I 'Ni u :, B 105. CIL. VI 33907. Dv. 569. Prima Gratia l sarcinatrix. l fecerun qui l debuerun B 106. CIL. VI 4432 a. Dv. 577. Valeria Hilara l mater l Hymni de l bibyliotece B 107. CIL. I I I 2880. Dv. 585 (Corinium, Dalmazia). d(is ) deabusque l secundum inter l petrationem Ola l rii Apollinis B 108. CIL. VI 2660 1 . Dv. 600.

d. m. Simplicia Cominio l Clementi coniugi, l qun quen bixit ann. 1 5 VIII m. VII d. VI. b. m. f. B 109. CIL. VI 25707. Dv. 594.

parter Sabinianus dies VIIII

filiae Sabinile, l qae bixi(t) anno VI l

t(tì inest § 1 39, cfr. B 22. - bultus uu­ (cfr. B 47) e caduta di -s § 1 39. - ines § 1 1 9 . - Il pentametro vien complP-tato con [et acta uotat). =

=

ALTRE

ISCRIZIONI

- B 1 19 - 1 3 1

1 43 :

B 125. CIL. XV 650 a. Dv. 798 (tegola).

tegl(a) secipedale doliaris de l fig. Iuliae Proculae B 126. CIL. XII 5 1 93. Dv. 825 (Narbona).

Valerius M. l. Philologus. l Qutia Silvana ucxsor l uirum ecxpecto meum B 127. CIL. X 7692. Dv. 832 (Cagliari ).

d. m. l Pompeius Felx l uiRit anniR XVII l diebuR LVII. 1 5 parentes filio l dulcissimo B 128. CIL. VI 4625. Dv. 8 8 1 .

Octauis l AcutuR B 129. CIL. XII 5698, 6. Dv. 887 (sul manico di un vaso di bronzo) .

Ianuaris f( ecit) B 130. CIL. IX 3093. D v . 8 9 6 ( Sulmona).

Obidia l Amor l uiua sibi , l L. Ob[i]rli 1 5 Sagites l decurionis fili a B 1 31. CIL. VI 4087. Dv. 902.

O. Iuli Euthychi l et Quintiliaes Auraes l immunium B 125. Marchio di fabbrica su tegola, all'incirca del 123 d. C. - tegla, la fonte di it. tegghia, teglia, con sincope da tegula § 72 d. - secipedale = sesqui- : qui è diventato lei cfr. B 93, e la mancanza di s fa sospettare che il gruppo sci già si fosse assibilato in si o sim . ; nota -e per -is. - fig(ulina) . B 126. Qutia probab. Quintia. - �wxsor ed ecxpecto sono tentativi di riprodurre la pronunzia della scuola ulcsor elcsp -, dato che x aveva assunto =

il valore di s(s), cfr. B l . B 127. Felx = -lix § 72 d . - uisit mostra direttamente il passaggio x > s(s), cfr. B l . B 128-129. Octa�tis Ianuaris per -itts, come Naucellis castellaris Dv. 882, Bolumnis Dv. 883, Olupis ( = Olympius) Dv. 884, libraris D v. 885, [ V]aleris D v. 886, Valentinis Dv. 888. Probabilmente continuazione della forma osca del nom. di temi in -io-, cfr. § 324.

B 130. Obidia Obidi

=

Oui- § l l !l . - Sagites cioè Sagittaes (§ 72 c )

cfr. § 3 1 9, cognomen d i L . Ovidio. B 131. Quintiliaes, Auraes § 3 19. - immunium vale ' esente da imposte ' o ' esenzhne dalle imposte ' , e conferma il munium ÀEL-roupyb: del CGL

•.

I I 504, 37. 3 6 1 , 40.

:144

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 132. CIL. VIII 9347. Dv. 908 ( Caesarea).

Iulia Fau l stilla Hel l enaes lib. l h. s. e. B 133. CIL. VI 4 1 1 8. Dv. 935.

Decimiae Clarae l dat Cinnamus l matri coniuges sues B 134. CIL. XIV 234 1 . Dv. 973 (Ager Albanus).

d. m. Cresteti fili lae beneme lrenti pator 1 5 suus fecit l X. "Beritius l Apollinaris B 135. CIL. VI 25340. Dv. 975.

Quirine lti bene l merenti l annoru 15 VII B 136. CIL. XIV 688. Dv. 977 (Ostia).

d. m. l C. Baebutius Florus l fecit Aeliae Lucili janeti coigi :suae 1 5 carissimae B 137. CIL. X 2965. Dv. 980 (Pozzuoli ).

d. m. l Sittiae Euthy l ciae libertae l et mamani !5 Sitti Ianuari patro l ni b. m. f. B 138. CIL. VI 26042. Dv. 987.

d. m. l Scriboni[ae] l Speni l Popilius 1 5 Seruandus l coniugi benemerenti l fecit B 132.

Helenaes § 3 19.

B 133.

coniuges

=

-is § 72 d. - sues

=

suae §§ 72 c . 3 1 9 .

Chrestae § 3 2 2 . - suus: passaggio d i questo possessivo al valore generico di eius. Cfr. B 1 45 . 1 7 5 . 204, e > Dv. 383. B 134.

Cresteti

B 135.

Quirineti § 322. - annoru § 1 39.

=

B 136. Lucilianeti § 322. Qui, come nel Quirineti di B 1 35, il nuovo tipo di declinazione è esteso ai nomi latini. coigi cfr. B 46. -

B 137.

mamani § 322.

B 138. Speni § 322: anche qui ( cfr. B 136) il nuovo tipo di declinaz. ap­ plicato a nome latino. Probabilmente in questa e simili forme, e non in una pronunzia *spen dell'ace. spem ( onde speme; cfr. rien ecc. § 129) è da vedere l'origine dell'ait. spene ' speranza ' . Cfr. § 365, l .

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 1 32-145

145

B 139. CIL. XV 2 1 77 . Dv. 1000 (tegola).

ex praedis Ti. Iuli l Iuliani opus doliarem B 140. CIL. XIV 2653. Dv. 1001 (Tuscolo ).

d. m. l Crescenti l Sili Italici l collegium 15 salutarem B 141 . CIL . I I I 1432 1 , 26. Dv. 1004 (Dalmazia).

s(itum) e(st) ( ? ) l crude llem fu J nus pu l 5aero G. l Paetro lnio Val. l an. Xliii 1 parentes 1 10 [d]esola l [ti . . . ] B 142. CIL. XIV 40 1 5 . Dv. 1009 (Ficulea) .

in [hi]s praedis Aure lliae Faustinianae ! balineus. lauat(ur) mo l re urbico et omnis 1 5 humanitas praesta ltur B 143. CIL. VIII 1878 add. p. 1576. Dv. 1 0 1 2 (Theveste).

d. m. s. l Repentinus Aug. tabe lllarius, uix. an J nis XXV. j 5 colegius t abela lri fecerunt B 144. CIL. VIII 3319. Dv. 1 0 1 5 (Lambaesis) .

qualis fuit, l Aconia, mune l ris ut meus fa l tus esset breui s. 15 cunti fuimus pares B 145. CIL. VI 746 b. Dv. 1029.

Soli inbicto Mitre l M. Ulp(iuR ) Maximus prae lpositus tabelB 139. Marchio di fabbrica su tegola, della metà del I I sec. d . C. doliarem scritt. inversa per doliare (§ 1 39), o nom. sg. ntr. doliiirem fatto al msc. doliiiris secondo bonum: bonus ? Cfr. B 140 e 1 4 1 . B 140. Crescenti = -is § 1 3 9 . una corporazione di medici.

-

salutiirem

B 141. crudelem = -le cfr. B 139. - puaero, Paetronio § 7 2 c. B 142.

-

=

-re cfr. B 1 3 9 ; a. s. sarà

junus ' monumento sepolcrale ' .

balineus pel ntr. -um § 301 .

B 143. colegius pel ntr. collegium § 3 0 1 . Nota tabelari nom. pl. usato come apposizione del collettivo colegius : il verbo al plurale esclude la pos ­ sibilità di intendere tabelari(orum). -

B 144. Il morto si rivolge alla superstite Aconia. - muneris msc. e tratto dalle forme dell'obliquo § 366 I I I decl. - fatus msc. § 301 e B 212.

- cunti

=

cuncti § 89.

B 145. Iscrizione del 10

-

V.

1 83 d . C. - inbicto, cfr. B l e § 1 19 . - Mitre § 72 c.

PISANI, Testi latini arcaic1: e volgari.

1 46

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

lari l orum aram cum 1 5 suis ornamentis l et bela domini l in­ sicnia habentes l n. IIII l ut uouerat d. d. B 146. CIL. XIII 8874. Dv. 1032 (pietra miliare sulla Lione-Agen­ Bordeaux) .

Caesar princeps l iuuent. uias et l pontes uetus ltate con­ la psas 1 5 restituet B 147. CIL. X 2487. Dv. 1 035 (Pozzuoli) .

Graniaes Primi lgeniaer-; locus. l qui hoc titulum sustu llerit habeat iratas 1 5 umbras, qui hic positi l sunt B 148. CIL. III 3 7 1 add. p. 977. Dv. 1 040 (Cizico).

resta uiator et lego. Fl. Marcus protector, l natus in Dacia, prouincia in uico Valentiniano, l militauit in u[e]xillatione Fesianesa annis XXIII, l unde factus protector, idequi mili­ tauit in 1 5 scola protectoru[m] annis [q]uin[q]ue, qui petiuit sibi l memoriam fieri de proprio uirum, quique mandauit l Marian[e] coniugi suae et Thalarioni pnernm sn[u]m, qn[em] l et libernm dimisit, et presentibus collegibus l suis, id est Perulam et Frontinum, Snperiannm, 1 10 Maxentium et Ursi­ num, astantibus qu[i]bus su lpr[a], mandauit d[i]li[g]entia fieri. l hauete, transitores, l balete transitores -- suis eius cfr. B 1 34. -- insicnia: c per g probabilmente errore grafico : cfr. adcnoscet B 85, 5. - habentes per -em: il plur. forse per attrazione del plur. ornamentis � =

B 146. conlapsas: probabilmente il femminile perché concordato con uias, senza tener conto del seguente pontes: perseveranza dell'attributo rife­ rito in un primo tempo al termine anteriore. - restituet per -it § 139. B 147. Graniaes Primigeniaes § 319. - umbras, qui: il cambio di genere è dovuto ad una costruzione a senso con nwrtui od homines inteso dietro umbras. - Sugli i = i cfr. B l .

B 148. Fesianesa prob ab . metaplasmo con introduzione del femminile nella

I decl. per -ne(n)si. - idequi probabilm. idem (§ 139) qui. - de proprio ' a sue spese ' . - uirum forse per uiuo ( sibi). - :Mariane § 322; dalle forme in -e -enis son state fatte anche quelle in -a -anis (come mamanis). - puerum suum per -o -o § 365, 2. - collegibus = collegis § 365, 3. - Perulam ecc.: do­ vrebbero essere dativi, concordati con collegibus: anche qui errore nell'uso dei casi. - balete = ua- § 1 1 9 . È caratteristica questa iscriz. il cui autore, pur =

ALTRE ISCRIZIONI

-

B

146-153

1 47

B 149. CIL. VI 3538 1 . Dv. 1057. Gladia Felicita l s conpara l bit se biba si l bi et suibus B 150. CIL. XI 607 8 . Dv. 1060 (Urbino) .

Regilla a. XliX l Quartionis fu llloni uicaria. l quae ut uicsi nulli 1 5 dedi dolore, non l leba esse acerbis at i n l feros, l quae at superos dulcis fui . fecit B 151. CIL. VI 12675. Dv. 1066.

Atinia l L. filia l Procla uixit l anocla et 1 5 mesoru quator B 152. CIL . VI 3722 a. Dv. 1070.

Brumasius l deo mesa posuit l salbum l patre cum 15 [o]mnis byyris l [sa]cratis B 153. CIL. III 141 14, 1 3. Dv. 1074 (lucerna da Pettau ).

pauperis cena pane uinu radic gnorante delle regole più elementari, si sforza di usare la lingua letteraria, riuscendo a un pasticcio ampolloso e oscuro allo stesso tempo. B 149. Gladia forse = Claudia, cfr. B 91 e § 72 c. - comparabit, biba con b = v § 1 1 9 . - stLibus per suis § 3 65, 3. B 150. fulloni = -is: cambio di declinaz. § 365, 3 (o caduta di -s § 1 39 � ) . - 1Licsi scrittura intesa ad assicurare l a pronunzia k s non più indicata da x, cfr. B 1 26. - dolore, nonleba, per -m, § 1 19. - nonleba = nolebam; scrittura etimologico-popolare di chi sentiva la negazione nel verbo, facilitata dal fatto che non era pronunziato anche no, cfr. it. no e § 1 19 . - acerbis -ba (forse secondo àcris), col passaggio dalla prima alla seconda classe degli aggettivi rientrante in quello da una all'altra declinazione, § 365, 3. at ad § 1 22. - dulcis: per l'i cfr. B l . =

=

= annucula ( § 72 b. d ) ' di u n anno ', accanto a d annicula ed annotinus, *annoticus: tutte e quattro le forme sono continuate in lingue romanze. - mesoru §§ 50. 139. 365, 3 . - quator, cioè quattor B 166 ( > it. quattro, fr. quatre ecc . ) da -ttuor § 72 e. - Invece del complemento di tempo viene impiegata con uixit l'espressione indicante l'età, come se il verbo fosse stato mortua est.

B 151. anocla

B 152. mesa = mensam §§ 50. 139. - salbum (§ 1 1 9) per saluo § 365, 2 . - omnis per omnibus § 365, 3 . - byyris = uiris § 1 1 9 ; y è pura notazione di i, cfr. B 2 1 4. 238, 1 20. B 153. pauperis è nom. sg. § 366 III. - pane uinu per -is -um, § 1 3 9 . - radio è verosimilmente un'abbreviazione; o dai casi obliqui riidic-is ecc. secondo hallec hallecis ?

148

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAIU

B 154. CIL. VI 29849 a. Dv. 1 080.

Ro lma capus l mundi B 155. CIL. VIII 10575. Dv. 1085 (Saltns Burunitanus) .

Caecilia Zaba sacerda magna l [uixi]t ann. LXXXV B 156. CIL. VIII 1 2794 . Dv. 1087 (Cartagine) .

d. m. s. l Nimp[h]ydia l miserina, l uixit anno 15 uno m. �ILI diebus l XX noctu una l orabus IIII B 157. CIL. VI 2662. 32657 . Dv. l 088.

d. m. l Valerius Taurus miles cortis l VII pretorie, centurio euocatus, qui uisit l annis XXXXVII. remisit filios duos gemnos 15 pisinus anucus et mesero VIII. conpare sua l uist bene. nationatu Panonius. uxsor fecit l bene merent. B 158. CIL. X 2622. Dv. 1 109 (Pozzuoli ) .

dis ma[nib]us l Iuniae Amil[l]e l fecerunt l M. IuniuR Artius 1 5 collibertus et l M. Iunius Hamillus l iuuenior matri l karis­ simae benemer. B 154. Graffito nel pavimento del Circo Plaminio. B 155.

capus § 365, :{ .

sacerda: femm. da sacerdiis inteso come n. sg. II decl.

B 156. miserina cfr. B 78. ----: anno ecc. abl., in luogo dell'ace. di tempo continuato. - noctu per nocte (§ 365, 3) causato dall'avverbio 1wctu. ( h)oràbus (§ 1 19 ) secondo deàbus ecc. § 320. B 157. pretorie = praetoriae § 72 c. - uisit = uixit con x > s(s), cfr. B l . - remisit vale rel"iquit, cfr. it. rimettere nel senso d i ' affidare ' . - gemnos = -min- § 72 d. - pisinus ace. pl. con u per 6 § 72 d; si trova già in Labeo ap. Schol. Pers. I 4: > , e nell'App. Probi B 238, 146: >. Sta a base del logu­ dorese pizinnu ' piccolo ' , cfr. anche it. piccino e B 2 1 0. 2 1 1 . - anucus (per -os) retroformazione di annuculus ' di un anno ' su cui cfr. B 1 5 1 . - mesero gen. pl. = ménsium (per -és- cfr. § 50), probabilmente secondo diérum. - conpare ' colla moglie ' . - uist = uixit, cioè il uisit di qui sopra con sincope di i § 72 d. - nationatu, probabile contaminazione di nàtiiine e nàtu, ortu. uxsor B 126. B 158.

Amille ( e -

=

-ae § 72 c) e Hamillus : § 1 1 9. - iuuenior: rifacimento

di iunior secondo il positivo : vale qui ' figlio ' .

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 154-163

149

B 159. CIL. V I 3557. D v . 1 12 1 .

Maedomiae l Vispiiae Mo l derate Aure l lius Siluius 1 5 centurio deputa l tus miserissimus coi[u] l x B 160. CIL. III 14406 a . Dv. 1 128 (Macedonia).

d. m. Aurelius Saza centenarius. l pelece. hic iacio, qui uixi annis quinqv l aginta et militaui annis XXX et sum J 5 natus in pro{tinci� Dacia et milita l 5ui inter ecuites catafractarios Picta luensis succura Romani propositi. Au l relia Piactu coniux, qui posit titulo be l nemerenti caro mar(i)t[o s]uo. resta l uiator �t lege titulo nestro : dune le l 10ces et perausas B 161 . CIL. VI 28881. Dv. 1 133.

Vibiae Psyche u. a. XXIV. l Q. Vibius Polybius l (ibertae) suae l eaedem coniugi B 162. CIL. III 2240. Dv. 1 1 35 ( Salona).

Aurelia Victorina, que l emit arca ex proprio suo l et uixit annus XLV et dies l tres, et post [ob]itum ipseius J5 fecit For­ tunatus alonnus l ipseius. ex [b]o[t]o ips[e]ius fecit. l si quis uoluerit corpus in Jpon[e]re, dabit in fiscum l [f]ol(les) B 163. CIL. X 5939. Dv. 1 1 37. (Anagni).

[ . . . ui] l xit annis quadracin Jta cinque, ex quo na lti sun fili B 159.

1"lioderate

=

-ae § 72 c. - miserissimus rifacimento analogico

per miserrimus. - coiux cfr. B 46.

pelece = pellege (scambio di c e g, cfr. leces e B 102), cioè perlege. iaceò § 72 e. - Pictauensis ace. pl. - succura = sub ciirà, assi­ Aurelia . . . qui = quae § 385. - posit > i t. pose, forse da posuit milato. § 72 e (o secondo misit ? ) . - titulo -um § 139. - nestro per nostrum ( § 1 3 9 } sec. uestrum. - dune per dum secondo tunc accanto a fqtm. perausas con metatesi (§ 1 5 1 b ) per repausas > it. riposi. B 160.

- iacio

=

-

=

B 161.

eaedem § 3 7 1.

' que = quae § 72 c. - arca = -am § 139. - annus = - òs § 72 d. -psae- } come illaeius § 384. - alonnus = -lu- § 72 d. - boto - ipseius ( folles, sacchi di denaro = u òtò § 1 1 9. - corpus, cioè un altro cadavere. B 162.

=

-

(manca il numero) . B 163. quadracinta: c per g forse semplice errore grafico, cfr. oltre cin­ quaginta; forse anche erronea restituzione della sillaba non più pronun -

150

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

uiginti un lu, et Camuriusnia Ro l 5fina fili a ipsuius, q l ue uixi t annis cin l quaginta quator, l baene maercnti fecerun B 164. Ephem. Epigr. VIII 152. Dv. 1 140 (Corfinio). d. m. s. l Primitius l Fadilles ser. l Paeline 1 5 conseruae, l quem succepi l annorum XI l et uixit mecum l annis XXVIII, j 10 qouaei parem l gratiam re l ferre non potui l in tanta sim l ­ plicitate. 1 15 b. m. p. B 165. CIL. VIII 8 7 8 9 . D v . 1 1 54 a ( Sitifis). d. m. s. l T. Annia l Fortuna l uixit an. 1 5 sex mes . l qator B 166. CIL. VIII 8573. Dv. 1 1 63 ( Sitifis). Caius Iulius Qu[iJ i etianus uixit an lnis uiginti d. m. s. quat l 5tor mensibus noue dieb lus uinti quattor B 167. CIL. VI 29947. Dv. 1 168. tu ne uellis aliena membra l inquitare iacentis, dolies l com­ parabit sibi. quod si no l cueris, noceberis ab alio ziata, come in quarranta § 395, it. cinquanta ecc. - cinque e cinquaginta: il qu si è dissimilato in k prima che qu desse k avanti e, i, cfr. B 93 ecc.; pertanto il primo k si è palatalizzato nelle lingue romanze (it. cinque, fr. cinq ecc.), il secondo è rimasto o si è palatalizzato in misura minore. sun (it. sono) fecerun (forse fecerun e fonte di it. fecerono) § 139 e B . 2 1 3 . fili (sarà stato pronunziato con l palatale) : -Zii > -Zii § 72 e. - unu § 139.

- Rofina = Ru- § 72 d. - ipsuius § 384. - que be- me- § 72 c. - quator cfr. B 1 5 1 .

=

quae, baene maerenti =

B 164. Primitius = -t'iuus § 72 e . - Ji'adilles = -llaes § 3 1 9 . - Pae­ line = -ae § 72 c: forse il nome era Paeligna, e il gruppo -gn- diventato 1ì ( come in ital. ecc.) è rappresentato con n, cfr. B 95. - qu,em = quam, § 385. - succepi secondo accép'i, pel classico suscep'i. - qouaei (per l'i cfr. B l ) = quei per cui § 385. - simpUcitas vuol qui dire ' povertà ' : l'espres­

sione sembra riferirsi al monumento funebre che Primitivo avrebbe voluto abbastanza sontuoso, quale meritavano le virtù della morta compagna. B 165.

mes. = mens. § 50.

-

qator per qua-, cfr. B 1 5 1 e § 72 e .

B 166.

quattor cfr. B 1 5 1 . 163. 1 65 .

1wue = -em § 139. - Si noti la presenza contemporanea della forma parlata uinti (§ 395) accanto a quella classica e letteraria uiginti. B 167.

uellis = uel'is: il doppio l dovuto a confusione tra le forme (lette­

-

rarie) uel'is e uellès, come in altra iscrizione (Dv. 1 156) uellint. - inquitare

=

ALTRE ISCRIZIONI

-

B

1 64- 1 7 3

151

B 168. CIL. V I 1 6483. D v . 1 1 69.

hic ego sum Cornutus doliens l cum filis dulcissimifì VIII B 169. CIL. X 6977. Dv. 1 1 77 (Messina) .

dis manibus l Epitynchani Caes. l n. seru. Oandidian., l qui exiebat in officio l 5 Asiae ark. XX hered. B 170. CIL. XV 7 176. Dv. 1 1 83 (placchetta di bronzo ).

Ptronia. tene me, quia fugibi, et reuoca me ad domnm Theo­ dotenis ad domnum meum Vitalione B 171. CIL. XI 6730, 4. Dv. 1 1 87 (pressi di Ancona).

hic est Hirculis, qu[i] a matrastra :ma l periuit B 172. CIL. I I I 6010, 137. Dv. 1 1 92 (Westem dorf).

Maticius fecuit B 173. CIL. VI 7470. Dv. 1 1 94.

P. Aelius Callistufì l concessu sibi a Marco l Aurelio Epagatho, �t l Aeliae Primeniae et l 5 Liciniae Antesphoridi l et libertis -quie-: § 72 e. b. iacentis, cioè del defunto. dolies = dolens § 50 nel senso di miser, cioè ' il defunto ', come noi diciamo il povero Giulio ecc. ; il partic. è rifatto da dolio subentrato a doleii §§ 72 e. 574; cfr. doleunt in CE. 820 e B 1 68 . �



B 168. doliens come dolies B 167. � Si noti che togliendo i l nome Oor­ nutus e sostituendo dulcissimis con dulcibus si ottiene un esametro. B 169.

Jwred.

=

exiebat = exi- § 555. in ofjicio per -um § 365, 2. arlc. XX arcarius uicensimae hereditatium, un ufficiale del fisco. �



B 170. Cfr. B 1 14 . Ptronia = Pe- è il nome della schiava cui si rife­ risce la placchetta ; la mancanza dell'e è forse solo errore di scrittura. -iui § 1 1 9 ( > it. j1tggii) invece di fugi, di sul pres. fugiii se­ fugibi condo audio: audiui; cfr. § 578. � Theodotenis § 322. domnum (cfr. it. �

=





donna)

Vitalione -em § 139. B 171. Su un musaico. Hirculis Hercules §§ 13 Nota. 72 d. � ma­ trastra ' matrigna ' (Giunone) ci dà la forma lat. volg. onde fr. mardtre ecc., presupposta dal REW. 5 4 1 5 b. periuit § 555. =

-min- § 72 d.



=



=



B 172. Firma d'autore su un recipiente.



fecuit = fecit § 579.

B 173. P . Elio Callisto riserva il sepolcro cedutogli da M. Aurelio E pa­ gato a sé e a due donne nonché ai loro liberti, ne esclude i liberti propri e la figlia che non hanno compiuto verso di lui i doveri loro spettanti ( > ). � concessu = -um § 139. Primeniae distrazione del �

1 52

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

eorum de( dit). ceteri et li berti mei l propii meriti non fustis neque filia mea B 174. CIL. I I I 12484. Dv. 1 203 (}loesia inferior).

quis que henc l memoriam le l xerit, sit illo l semper bene . 1 5 sit tib i semper l b (e )ne. d; m. B 175. CIL. VI 34025. Dv. 1 2 1 7 .

d. m. l M. Aurelio l Ermaiseo l bene merenti , l ,; quen omnes sodales l sui querunt B 176. CIL. VIII 15911l. DY. 1 2 1 3 ( Sicca).

d. ma. sa. Aemilia Q. l filia Gala uix. 15 hic sepelita B 177. CIL. I I I 70. D v . 1 2 1 9 (Tebe).

Ianuarius pp. nidi et miraui l locu cnn filia mea, Ianuarina. ualete omnes B 178. CIL. VI 2 3 1 76 add. p. 3529. Dv. 1 220.

diis manib. l Nymphe l Iuliae Meliti l bene merenti de i �> fratr sui coniuge. l uix. ann. eum eo VI, l ann. decess. XXVII !piissima, de qua l nihil aliud dolitus 1 10 est nisi mortem lapicida per -migen-. - propii dissimilazione (come in sp. e vari dialetti it.} di proprii § 149 a. - fustis: = it. foste : in fuisti fuistis l'accento è stato trasportato sull'u secondo il resto del paradigma (fui ecc., fuerunt), e l'i atono in queste forme e in fuit t��imus è andato perduto, come l'e di fuerunt (per cui cfr. dedrot dedro in A 26. 27). B 1 74. henc = hanc secondo quem = quam cfr. B 1 6 4 e § 385. - lexerit = legerit § 579. - illo illi secondo la declinaz. nominale. =

B 175.

quen ( cfr. sp. quien)

=

quem § 3 1 9 . - sui = eius cfr. B 134. 1 45.

B 176. Oltre ad anis annis, nota sepelita § 574 di sepelire per sepulta: sepelitus si trova già in Catone. =

B 1 7 7 . pp = p(rae)p(ositus) o p(rimus) p(ilus) . -- miraui = admiratus sum con passaggio dal deponente all'attivo, § 463. - locu, cun cfr. § 1 39 . B 1 7 8 . diis e piissima: cfr. B l . - Nymphe = -ae § 72 c. - JJ!eliti: sembra che la sepolta avesse il soprannome JJ!eli -tis = gr. [LÉÀ� ' miele ' . - = de fratre stti ( eius) coniugis ? - dolitus est: forma personale pas­ siva (secondo habitus: habet) tratta dall'impersonale dolet. =

ALTRE ISCRIZIONI -

153-

B 174-184

B 179. CIL. VI 8985. Dv. 1 224. d. m. l M. Ulpio l Agathonico l paedagogo 1 5 a caput Afri l ce

B. 180. CIL. VI 4355. Dv. 1226. Philusa Andraei l liberti uxor. l ollam et titulum l datum ab · conseruas 1 5 pedisequas B 181. CIL. XV 7 2 1 1 . D v. 1 238. Euseb li uiuas cu l m omnis t luos abe l 5as amo B 182. CIL. VI 13271. Dv. 1242. d. m. l Aur. Zotico l uene merenti Restuta, l com quen bixit l annos X

coiuegi fecit 1 5 Aelia .

B 183. CIL. VI 9232. Dv. 1 253. Oucumio et Victoria l se uiuos fecerunt Antoninianas

capsararius de

B 184. CIL. XV 1 90. Dv. 1 259. opus dol. de preci. Aug. n. l ex figulinas veteres B 1 79. caput = -ite: si tratta del npr. d'una località di Roma (capu Africae) costituito di un composto il cui primo membro non era più decli-­ nato, come noi diciamo il capolavoro - i capolavori ecc. Africe -ae § 72 c. Cfr. B 238, 1 34. -

=

B 180. « olla et t. data a conseruis pedisequis >> : in ollam titulum non è più sentita la distinzione di nom. e ace. (forse per la scomparsa di -s -m

nella pronuncia, § 139): datmn può essere attratto da titulum. In -as -as per -is -is abbiamo un esempio chiaro della confusione dei casi, cfr. § 365, 2 e della funzione dell'accusativo quale caso obliquo unico, come nelle iscri­ zioni seguenti. B 181. omnis omnibus secondo i temi in -o-; tuos e § 365, 2. - Il resto = habeas amorem ? aueas amor ? =

=

-'is, cfr. B 1 80

B 182. uene bixit § l l 9 . - coiuegi coiugi cfr. B 46. Restuta aplologia . di Restituta § 1 50 . - com quen cum qua; com § 72 d, per quen cfr. quen = quem B 1 7 5 e quem = quam B 1 64, e nota l'ace. per abl. § 365, 2 e cfr. B 1 8 0 . =



=

B 183. s e uiuos s e -is (o sibi uiuis ? ) § 365, 2 . - capsararius per capsa­ rius secondo armararius da armar-ium. - de Antoninianas = -nis § 365, 2 e cfr. B 1 80. =

B 184. Sigillo su tegola.

e § 365, 2 .

-

ex figulinas ueteres

=

-nis -ribus: cfr. B 180-·

'154

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

B 185. CIL. XIII 7709. Dv. I2SI (Brobl). Herculi Saxsano l sacrum. Iulius Vi l ctor pro se et co lmili­ tones si l 5ngulares pedite l s Acili Strabonis l leg. .Aug. u. s. l. m. B 186. CIL. VI 35279. D v . I292. d. m. l sub hunc l lapide corpus positum l est. T. Fl. .Archi­ medes uixit 1 5 annis XII m. XI B 187. CIL. XV 7 I S I . Dv. I3I5. fugiti l bus so, reuo l ca me in .Aben l tino in domu j5 Potiti .uc. l ad Decia lnas B 188. CIL. VI 1 149 I b . Dv. I 3 I 6 . .Allia Europa u. a. XVII l pia sancta frugi in suis B 189. CIL. VI 236SO. Dv. I 327. L. Pacilio Preponti l Larcia Secund l a ommeritis B 190. CIL. VIII 2 I 345 a. de suo ob merits suis

Dv. I 32S (Caesarea).

B 191. CIL. VI 6S add. p. 3003. Dv. I 330. Felix publicus l Asinianus pontific(um) l Bonae deae agresti Saxsano : cfr. B 126. - Iulius; per l'i cfr. B 3 1 . -- pro se et comi­ litones ecc.: ace. per abl. cfr. B I SO e § 365, 2 . B 185.

B 186.

sub hunc lapide

=

sub hoc lapide, cfr. B I SO e § 365, 2 .

B 1 8 7 . Come B

1 14 e 170. - fugitibus Abentino con b = v § 1 1 9. so = sum cfr. B 2I4 e §§ 72 c. I 39. - A bentino, domu possono essere per -um § I 39, ma piuttosto si tratta, come nelle iscrizioni segg., di ablativi grafici posti per ipercorrettismo in luogo degli accusativi, cfr. B 1SO e segg. e § 365, 2. uc. = u. c. - ad Decianas, sott. thermas. - Il Potitus qui nominato sembra sia il uicarius urbis Romae del 37S-S l . -

B 188. e

i n suis: anche qui l'ab!. ipercorrettismo per l'ace., cfr. B IS7

§ 365, 2.

B 189. ommeritis = ob merita: l'assimilazione è quella già antica § S2; merifis abl. per l'ace. come in B IS7. I SS, cfr. § 365, 2 e B I90. I99. B 190. ob merit(i )s suis come in B IS9; probabilmente alla stessa ten­ denza, non a un retto senso dell'uso dei casi, è dovuto l'ablativo de suo ,

-cfr. de coll'ace. in B IS3. B 191.

publicus, cioè seruus. - felic(iter) u(iuus) �

-

alba

=

-am § I39.

ALTRE ISCRIZIONI

-

B 185-194

Hi5

felic u l uotum soluit iunicem alba 15 libens animo ob luminibus l restitutis, derelictus a medicis, post l menses decem bineficio dominaes medicinis sanatus. per l eam resti.tuta omnia, l mi­ nisterio C. Anniae Fortunatae B

192. CIL. III 7 7 9 1 . Dv. 1 354. (Apulum D aciae) .

[ . · 1 · 1 ac per An l tiochu sa lcerdos 1 5 loci B 193. CIL. III 1 3374. Dv. 1 392 (Pannonia superior). [ . . . ] l domo Mursa uix. l an. XXXVI, stip. XVIII. Aurelia l Priscilla coiiux eiu, l Prisca et Probilla filias 1 5 et eredes po­ suerunt. qui l defunctus est Perento l et ossua eiius in une l ocu l sunt. .

B 194. CIL. VI 301 18. Dv. 1402. d. m. tu qui praeteries spectas l mortis monumentum meum, aspice quam misere sit l data uita mihL annorum VIIII uixi dulcissima paren l 5tibus meis, - ob luminibus re8tituti8 ' per la vista (gli occhi) resagli ' : l'abl. come in B 1 89. 1 90, cfr. § 365, 2. - bineficio be- § 72 d. - dominae8 § 3 1 9 . C. Annia Fort. è la sacerdotessa o devota della Bona dea che ha ottenuto =

la grazia a Felice. B 192. Qni e nelle iscrizioni segg. è perduto ogni senso anche per la distinzione di nomin. e altri casi: A ntiochu può essere inteso tanto come nom. che come ace., § 139. B 193. Mursa è una colonia della Pannonia inferior, onde è originario il morto; il nome è ignoto, ma forse era Probus, dato che le due figlie si chia­ mano Prisca e Probilla, e Prisca corrisponde nel nome alla madre Priscilla. eiu - coiiux cfr. B 46. eiu8 § 139. - filia8 attributo dei soggetti Pr. et Pr. mostra la confusione tra nom. e ace. come in B 192 cfr. B 225. -

=

= Perintho § 72 b , abl. per -thi loc. - 088Ua: accanto ad 08 si hanno anche 088um (it. 0880 ecc.) già in Varrone e Pacuvio, e 088U, specialm. nel plurale 088Ua (cfr. B 203), forse in origine secondo genua: il tema in -u­

- Perento

pare tardo, esso è attestato solo presso grammatici (Carisio) e in iscrizioni, e tardi appaiono anche i derivati os8uàrium e os8uii8us. - une ( = h- § 1 19 )

locu ( = -um § 1 39 ) : cfr. B 1 86 ecc. e § 365, 2 . B 194. praeterie8 = -ens § 50. Probabilm. nel I verso meum è stato aggiunto a un esametro che formava distico col pentametro seguente. -

156

TES'l'I LATINI ARCAICI E VOLGARI

in ascendens anima deposui meam. l hoc tantum testor te, lapis, ossa requie l scas, ne te uelis esse graues B 195. CIL. VI 8606. Dv. 1 4 1 2 .

d. m. l lVI. Aur. Alexander l Aug. lib. ab epistulis l Graecis se uibus fecit 1 5 sibi et suisque l libertis libertabus l posterisque aeoru B 196. CIL. VI 29907 . Dv. 1424.

[ . . . ] l est membrorum duor. perti l nere deberet aput liberos eorum. aquam uti de taber lna et itum ambitum uti 1 5 prestctur cis B 197. CIL. X 2933. Dv. 1426 (Cuma).

d. m. l Saturninae. l die Saturni l nata, dicm Satur lni diem functam, l uix. annis III l m. V d. XX B 198. CIL. IX 3387 a. Dv. 1430 ( Ofena) .

collegas ieis locaueeru in (decimum) ascendens. - anima = -am § 139. - requiescas in senso causa­ tivo ' faccia riposare ' : requiescere era parola dotta e fuori d'uso. - graues = -em mostra l'indifferenza per le desinenze -es ed -em non più sentite nella lingua parlata, § 1 3 9 ; oppure contaminazione con nii uelis esse gravis � B 195. ab epistulis Graecis: dunque un liberto addetto alla scrittura di lettere in greco. - se uibus (b = v § 1 1 9 ) per se uiui5: il nom. usato per ogni caso, § 365, 2. - aeoru = eorum §§ 72 c. 1 39. B 196. Nel principio mancante erano nominati l'edifizio di cui abbiamo la descrizione ( >) e la coppia dei cui figli si parla in seguito. - deberet è forse errore grafico per debebet ( = -bit § 72 d) con scambio di R e B . - aput = -d § 122; nota apud per ad. - uti introduttivo di pre­

scrizioni è proprio dello stile curialesco. - aquam, itum ambitum accusativi formali per nominativi, cfr. B 193 ecc. e § 365, 2 . B 1 9 7 . functam = functa cfr. B 196 ecc. e § 365, 2 . - diem S . per die, cfr. B 1 8 7 ; qui -m potrebbe essere scrittura inversa, § 139. - diem f. ' morta ' . B 198. S u una meridiana. - collegas per -ae come i n B 1 9 3 eèc., cfr. § 365, 2. - ieis, forse l'antica grafia § 370, più o men bene riprodotta. - locaueeru -iirunt § 3 1 9 ; il doppio e non ha probabilm. alcun fondamento ·nella =

pronunzia.

ALTRE ISCRIZIONI

-

B

157

1 95-203

B 199. CIL. VI 3454. Dv. 1437. d. m. ! Aurelie Gorsile l coniugi bene m J erenti, que semper J 5 mecum bene uixit, l natione Acuicesem, l que uixit anos XXIIII l meses VI o meritis os ltitatis eius, ci eilio ff 1 10 ficimo, quixit m r l II, messibus VIII, diebu XXI I IIL fecit Aurelius Iusti J nus ueuteran. u. p. c. a. B 200. CIL. VIII 132 a add. p. 925. Dv. 1448 (Capsa in Byzaceua ) . d. m. s . l L. Oae(cilius) Olodi l anus Olodi l filius u. a. 15 LXXV curan ltes filios l eius. o. t . b. q. m. u. f. u. f. B 201. CIL. VIII 37 1 . D v . 1455 (Armnaedara) . d. m . s. l Flauia Secure, l q. uixit annis XVIII l h. situs B 202. CIL. VI 2 1 322. Dv. 1461. Licinia l Eutuche l ossa be[ne] l qnescat B 203. CIL. X 649. D v . 1462 ( Salerno ) . d. m. O. Vettieno l Lnperco fecit l Vettien. Dieae l osyne et .sib. ita, ut l 5 ne pos morte mea cuinsqnam ossua l ibi adiciatur B 199. Aurelie Gorsile que con e per ae § 72 c. - Acuicesem A quin­ censi (B l l ; § 50): ace. per abl., cfr. B 1 80 segg., § 365, 2. - o meritis cfr. B 189. - ostitatis = ca-, curiosa trasformazione in bocca di questi barbari. ei scrittura errata per et; eilio id. per filio. - ffficimo = Felicissimo ( forse ridotto a Felicimo ? ) . - quixit qui ui-, cfr. § 34. - m r: generalmente abbreviazione di merens; sembra omessa l'indicazione a. ' annis ' . - Si noti il contrasto fra gli ace. anos 1neses usati per Aurelia e gli abl. messibus .( = -mens- § 50) diebu ( = -us § 1 39) pel figlio. ueuteran. : curiosa epentesi di u nella sillaba seg., se non si tratta di errore materiale del lapicida. u(ir) p(erfectissimus) c(uram) a(gens). =

-

=

-

B 200.

curantes filios

=

curantibus filiis cfr. B 199 ecc. e § 365, 2.

B 201. Flauia Secure ( = -ae § 72, c) mostra la confusione fra nom. e gen. (§ 365, 2). - situs mostra un principio di confusione fra msc. e femm. B 202. Eutuche = -ty- § 73. - quescat per quiescant: come mostra B 203 {cfr. B 229), ossa è inteso collettivo singolare, come p . es. i plurali pira, mela ecc. sono diventati femm. sing. (it. la pera, f. la poire ecc . ) ; cfr. anche B . 238, 136. Per que- cfr. B 93.

B 203. pos = post cfr. B 22. - morte mea = -em -am § 139. dr. B 193. adiciatur sing. con ossua, cfr. B 202. -

-

ossua

158

TESTI LATINI ARCAICI E VOJ�GARI

B 204. CIL. VI 29403. Dv. 1476. d. m. s. l Ulpiae Valentinae l coiugi suae b. m., l quae uixit annis [ 5 XXX. fecit l Aurelius Afrodisius l coiuncxs suus B 205. CIL. VIII 1 6752. Dv. 1495 (pressi di Theveste). d. m. s . u. [ LXXXV l Saturninus l s(acerdos ) A(esculapi). si quis posit ob [ seruare uinu non bibe [ 5re annos XXXVIII meses septe, l ipse posit sacerdos esse B 206. CIL. X 1 760. Dv. 1520 (Pozzuoli). d. m. l Q. Valerio Felici l ueterano cohor. l X pr. pater fecit l " b. m. sed is mihi l debuit facere, quam l senectae meae dolum l relinquerc B 207. CIL. XII 1 939. Dv. 1 522 (Vienne). [ . . . ]i paucnm per tempus fili a l cuius snpprema l [ . . . ]ti composui dolose l [ . . . ]tius [B]ellator pater 1 5 [et snb a]scia ded. B 208. CIL. I I I 1 2377 add. p. 2 3 1 6, 45. Dv. 1 535 (Moesia). d. m. l Anrelius l Crescen [tio ex pre [ 5positis, l et Vincen l tia coniun [ x eins Au [ relie Vericie [10 bruti snae q l ni uixit ann lis XXIII! bene l merite titu [lo posnernnt B 204.

coiugi dr. B 46. - coiuncxs cfr. B 126. 208.

-

suus

=

eius cfr.

B 1 34. B 205. u(ixit annos) LXXXV. - posit = possit. - uinu, septe con caduta di -m § 139. - meses = mens- § 50. posit per poterit. Il morto sfida i superstiti a praticare l'astinenza da lui compiuta. -

B 206. quam potius quam. - dolum dolorem cfr. § 365, 3: la decli­ nazione è fatta dal no m. che, caduta l' -r di dolor, è stato inteso come nom. di I I dccl. in cui pure 1'-s era caduto, cfr. § 139 e it. duolo. =

=

B 207.

dolose ' dolorosamente ' ricavato da dolus ' dolore ' cfr. B 206.

B 208.

Orescentio

=

-us § 1 39. - prepositis

=

prae- 72 c. - coniunx:

rifacimento assai comune di coniux secondo coniungo. - Aurelie Vericie merite = -ae § 72 c. - bruti: brutis, frequente in iscrizioni greche ( �pou·nç) e latine a partire dal I I I sec., è la parola germanica per ' figlia maritata,

giovane signora ' , propriam. brupis, cfr. gt. brups ' nuora ' ingl. bride ted. Braut ecc., e la fonte del fr. bru. Corrisponde in lt. Frutis, un epiteto di Venere. - qui per quae, § 385. - titttlo -lum. =

ALTRE I SCRIZIONI

-

B

204- 2 1 3

1 59'>

B 209. CIL. I I I 5622. Dv. 1 540 (fra Salisburgo c Wels) . d. m. l Lupus ui llicus fecit l Probino 15 actori so l cerioni et Proba soror l fratri o(bito) an. XL. l et Urse coni l 10ugi uiue­ fae l caerunt B 210. CIL. VI 26704. Dv. 1543 . Spude pusinna l miserina u. an. Yf l m. III d. XX B 211. CIL. VI 35915. Dv. 1 544. Nicephorus J pitinnus, l qui uixsit l annus duo B 212. CIL. VI 1 1 592 . . . . noli do[l]e[re], mamma, l faciendum fuit, properavit aetl_ts, fatus l quod uoluit meus B 213. CIL. X 3646 ( Misenum). d. m. C. Valeri Clelmentis uetrani l nat. uerna. Valerius f Fortunalis et Valeri J 5us Secunclus fili patri l fecerum et Hermae taltani patris et Amynae l abiae nostrae b. m. fec. l et lbertis libertabus.que B 209. socerioni, cfr. suecerioni Dv. 258: significa ' al cognato ' ed è dal germ . *swegerjon- adattato più o meno al lt. socer: da *sweguro- deriva il ted. Schwager ' cognato ' . Ambedue le forme sono derivazioni con vrddhi della prima sillaba (§ 55 Nota I l ) da *s1J:e kuro- > socer (ted. Schwieger-) -ae, faecaerunt fece- § 72 c. Sicché Lupus ha sposato § 14. - Urse uiue Ursa figlia di Probinus fratello di Proba. =

=

B 210. pusinna: cfr. pisin(n)us in B 157 e cfr. B 2 1 1 ; qui anche in­ crocio con pusus. - miserina, cfr. B 78. B 211. pitinnus : forma analoga a pisinnus, cfr. B 157. 2 10. - annus

=

-6s.

B 212. mamma: questa forma affettiva già in Varrone ap. Non. p. 81 M . : tt come in ital., cfr. B 238, 1 54 seg.) è una civetta disegnata al centro della piastra contenente l'iscrizione. - baleas = ua- § 1 19. - ad anima ., pura § 139. - quisuis per quemuis ( confusione di casi, § 365, 2 ) o per quosuis (cfr. qués ace. secondo Carisio 162, 2 K., § 377).

1 66

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGAR I

B 236. CIL. IX 647. Dc. 361 (Venosa). absida, ubi l cesquit Faus l tinus pater

IV. - GRAMMATICI

B

237. Consentius de barbalismis.

P. 10, 1 7-12, 1 7 . - Nunc iam quibus modis barbarismus fiat tempestiuius proferemus. in quo equidem non imitabor eos scriptores, qui exempla huius modi uitiorum de auctoritate lectionum dare uoluerunt, quo factum est, ut eorum uitiorum confusione paene iam nemo intellegat, quid barbarismus sit, quid metaplasmus. nam plerumque alii atque alii, interdum idem ipsi, et ad metaplasmum et ad barbarismum isdem lectionis utuntur exemplis eoque cuncta confundunt. nos exempla huius 1 1 modi dabimus, quae in usu cotidie l loquentium animaduertere B 236. absida: l'ace. sg. greco ha fornito il nom. latino, § 348. - cesquit scrittura inversa di quel che si pronunziava kjeski(t) o ceslci(t), cfr. ad B 93 e § 120 . B 237. Il libro d i Consenzio De barbarismis e l'A ppendix Prob i sono i prodotti del bisogno sentito dai maestri di lingua di reagire alla trasfor­ mazione del latino, che invadeva oramai anche la lingua scritta e andava sempre più affermandosi grazie all'imbarbarimento della cultura; ciò non solo col mostrare come si debba scrivere (al qual fine sono indirizzati i numerosi trattati e compendi grammaticali dell'epoca), ma coll'indicare quali forme erronee vadano evitate. A noi tali opere sono utili per constatare l'esistenza di certe forme e di certe tendenze nel latino volgare dell'epoca. Consenzio , un grammatico a quanto pare del V secolo nativo della Gallia meridionale, forse di Narbona, è autore di due opere: De nomine et 1wrbo, e De barba­ rismis et metaplasmis; dalla seconda sono estratti i passi che qui pubbli­ chiamo basandoci sulla edizione datane da M. Niedermann (Neuchàtel 1937), alla quale si riferiscono le indicazioni di pagina e riga. P. 10, 17 12, 17. C. professa di voler dare esempi di barbarismi traen doli dall'uso quotidiano, e più propriamente da quello parlato (si . . . au­ diamus, in opposizione a quegli scrittori che traggono gli esempi de aucto­ ritate lectionum) . Cfr. però quanto è annotato a p. 20, 1 9 - 2 1 , 3 . •

·

GRAMMATICI

-

1 67

B 237

possumus, si paulo ea curiosius audiamus. diximus per adice- n tionem litterae syllabae tomporis accentus adspirationis fieri barbarismum. per adiectionem litterae sic fit, ut si quis dieat coperit pro operit, gruit pro r uit, tottum pro toto, cottidie pro cotidie, quandius pro quandùt ; syllabae, ut si dicat tutntsit pro trusit; temporis, ut quidam dicunt piper producta priore syl­ laba, cum sit breuis, quod uitium Afrorum familiare est ; ac­ centus, ut qui dicens triginta priorem syllabam aeuat et se­ quentem grauiter enuntiet, qui modus et per inmutationem fieri uidetur; adspirationis, ut qui homen scribens adiciat primae syllabae adspirationem. per detraetionem fiunt barba,r ismi sic. b litterae, ut si quis dieat uilam pro uillltm, milc pro mille, aut soccTum uolens dicere dicat socrum meum, i n quo erit et soloea. I vari casi di barbarismo >

vanno diversamente

giudicati: coperit (propriam. coo- > it. copre fr. couvre ecc.) è un esempio di doppia prefissazione § 462; gruit è ricavato dai composti ingruit e con­

gruit (sul rapporto con ruit cfr. § 98). - tottum ( che è la forma conservata nelle lingue romanze: it. tutto con u poco chiaro, fr. tout ecc., accanto a sp. e port. todo da totum) ha geminazione forse intensiva del -t- di totum. - cottidié è la più antica forma attestata; da essa cotwié si spiega come rac­ costamento a quotus, e quo- è scrittura etimologica pure dovuta a quotus, quot che la conservavano per analogia di quantus ecc.; cfr. § 32, ove è mo­ strato che cottwié è forma sincopata del locativo *quotitei dié con *quotitus ordinale di quot. - q�tandius è fatto da quamdiu secondo interdius (for­ mato come scr. purve-dyus ' al mattino ' coll' -s avverbiale di § 423) . tutrusit per trusit ha ricevuto il raddoppiamento secondo tutudi. Più propriamente di natura fonetica sono gli esempi seguenti. In piper colla -

prima vocale allungata abbiamo un esempio dell'allungamento che nei dialetti volgari, dopo i fenomeni di cui al § 72, ha colpito le vocali accen­ tate in sillaba aperta; triginta rappresenta lo spostamento d'accento di cui è parola nel § 395; per la falsa > C. si limita al caso di chi >, perché nel p a r l a r e h- era divenuta muta da un pezzo, cfr. § l l 9.

b . In uilam mile abbiamo una semplificazione della consonante, che è fenomeno diffuso nelle lingue romanze fuori dell' Italia centromeridionale; cfr. B 238, 182. - socrum per socerum è forma attestata anche in glosse e continuata nelle lingue romanze (sp. suegro, afr. suevre, rum. socru ecc . ) ; piuttosto che una sincope, la quale dovrebbe risalire a quando c avanti e veniva ancor pronunziato k (§ 1 20), dobbiamo vedere in socrus la retrofor-

1 68

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

cismm;, quia contra regulam est eiusdem nominis ; syllabae, ut salmentttm pro salsamentum ; temporis, ut si quis dicat orator correpta priore syllaba, quod et ipsum uitium Afrorum speciale est ; accentus, ut si oratorem priorem syllabam circumfiexo accentu pronuntiet ; adspirationis, ut si onorem c dicens citra adspirationem priorem syllabam proferat. per immutationem fiunt barbarismi sic. litterae, ut si quis dicat bobis pro uobis, peres pro pedes, stetim pro statim, quod uitium plebem Romanam quasi quadam deliciosa nouitatis affectione 12 corrumpit ; l syllabae, ut si quis dicat tarterum pro tartarum ; temporis, ut si quis piceus dicens priorem extendat ; accentus� ut si quis oratorem dicens primam acuat ; adspirati onis, ut si quis Tmciam dicens primam subtiliter ecferat aut Khartaginem dicens primam enuntiet cum adspiratione, aut si dicat pro mazione di un maschile (§ 274) conseguente al fatto che socrus ' suocera ' aveva assunto le forme sacra e socrua attestate in glosse (cfr. B 238, 1 7 0 ) e nelle lingue romanze. - salmentum = salsa- è una aplologia ( § 1 5 0 ) . - orator è fenomeno concomitante dell'allungamento di sillaba accentata (sopra a, a proposito di piper) : la sillaba atona tende a divenir breve. Si noti che ambedue i fatti vengono attestati da C. per l 'Africa, ma essi sono presupposti dalle varie lingue romanze. - oratorem forpex) e quindi assimilazione di p ad f: cfr. §§ 1 5 1 b. 1 48 b_ - Dalle forme satiiis e forfex, che come abbiam visto sono antiche, pare doversi arguire che in questo capitolo C. rielabora un'opera precedente e non biasima forme a lui note dall'uso dei suoi con­ .temporanei. -

B 238. Si chiama ApzJendix Probi una lista di parole delle quali vien suggerita la grafia esatta, scolastica, e repudiata quella inesatta, influenzata generalmente dalla pronunzia del tempo: lo scritto in questione si trova in fine del ms. Vindobon. 17 del sec. V I I I/IX contenente la cosiddetta Ars Vaticana (perché contenuta anche in un ms. della bibl. Vaticana) attribuita, come un paio di altre operette (de catholicis Probi; de nomine excerpta), al .grammatico Valerio Probo vissuto circa la metà del I sec., ma sorta in

GRAMMATICI

- B 238

1 71

nium non toloneum. speculum non speclum. masculus non masclus. l vetulus non ueclus. uitulus non uiclus . uernaculus non vernaclus. articulus non articlus. baculus non uaclus. l angulus non anglus. iugulus non iuglus. calcostegis non calcosteis. septizonium non septidonium. uacua non uaqua. l uacui non uaqui. cultellum non cuntellum. cannelam non canianus. marsias non marsuas. epoca molto più tarda (secondo il Baehrens, fra il 200 e il 320 d. C.). Nel pub­ blicare l'Appendix Probi seguiamo in generale l'edizione datane da \V. Heraeus nell Archiv fiir lateinische Lexikographie Xl, p. 301-331 con dottissime note '

basandosi specialmente sulla lettura del Forster che non ha veduto più sul ms. alcune lettere già vistevi dall'Endlicher; cfr. anche \V. A. B aehrens, Sprachlicher Kommentar zur vulgdrlateinischen Appendix Probi, Halle 1 922. l. porphireticum - purpureticum. La forma volgare è rifatta secondo pt�r­ pura, antico imprestito da 7tOpq>Ùpa con scomparsa dell'aspirazione § 74 ed u nella prima sillaba per adeguamento al tipo indigeno furjur ecc. (raddoppiato . , § 272). Nella forma scolastica è un volgarismo l'i, cfr- § 73. - marmur § 72 d. 2 . toloneum scrittura inversa per -ium § 72 e ; ma anche la forma sco­ lastica presenta un volgarismo in to- assimilato per te-, da gr. TEÀGmov o Te:Àwvdov- La forma tolonium è continuata nel ted. Zoll ' gabella ', aut. fri­ sone tolen, tolne, ecc. 3-11. Esempi di sincope § 72 d. In ueclus, uiclus abbiamo anche -cl- da -tl- § 120; cfr. anche it. maschio, vecchio, vecchio (marino vitello m . ) , sardo tzuyu collo ; t�ernaclus è l'origine secondo alcuni del napolet. vernac­ =

'

'

chio > it. pernacchio (Language X IV, p. 60 seg. e 289 ; ma è poco credibile) ; per uaclus cfr. § l l 9 e it. bacchio. Un esempio di occlus. + i da occlus. + l, normale in ital. (gladius ghiado, platea piazza, jlamma fiamma) già in una iscr. del 1 0 1 d. C. con piacet pl-, cfr. Ilerbig, Glotta V, p. 249 sgg. =

12. Cfr. § 120. 13. Septidonium forse per septidionium con -di- scrittura inversa di -z­ .cfr. § 1 20. 14-15. La scrittura con q accenna al fatto che in uacua, -i l'u era diven­ tato consonantico, § 72 e. Cfr. Prisciano I 1 2, IO sgg. H . 16. Cfr. § 1 49 b . 17. S i tratta di Marsyas: quindi sono scorrette ambedue le forme. Cfr. § 7 3 - e qui sopra l , ove abbiamo anche i per y. 18. È ritenuta corrotta, ma forse non c'è corruzione, e cannella è la voce tarda che sta a base di parole romanze ( Meyer-Liibke, Roman. etym. Worterb . 1602 b ) : canianus un altro derivato, altrimenti ignoto, di canna, forse di origine ispanica e pertanto con ni ( n) da nn. =

G

10 15

172

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

hercule� non herculens . l columna non colomna. pecten non pectinis. aquaeductus non aquiductus. cithara non 25 citera. crista non crysta. l formica non furmica. musiuum non museum. exequae non execiae. gyrus non girus. 30 auus non aus. miles non milex. sobrius non suber. figulus masculus non mascel. lanius non laneo. l iu­ 35 non figel. uencus non iuuenclus. barbarus non barbar. equs coquens non cocens. l non ecus. coqus non cocus. 40 co qui non co ci . pauper mulier non pauacre non acrum. 20

19. Herculens scrittura inversa per -es, § 50. 20. Cfr. § 72 b ed A 28. 21. pectinis: § 366 I I I e cfr. appresso 1 15. 1 2 8 .

2 2 . Cfr. appresso 159 terrimotium: i n ambedue i casi analogia d i composti come tubilustrium ecc. § 405. 23. Indebolimento di a atono secondo paupera ecc.; cfr. anche tarterum B 237 p . IO, 1 7 - 12, 7 c. Forse in parte a reazione puristica sono dovuti carcar (43) cammara ( 84) ansar ( 129. 1 64), ove però deve aver agito soprat­ tutto assimilazione alla vocale della sillaba accentata (§ 148 a). 24. crysta scrittura inversa, cfr. § 73. 25. furmica: § 72 d. 26. miis�uum o miis�um (con scomparsa di y avanti u, § 7 2 e) sott. opus ' musaico è rifacimento d'epoca imperiale, col suffisso lt. -�uo- § 1 85, di miiséum da gr. fLOUcrs�ov che è quindi la forma più antica o almeno phì con­ '

forme all'originale.

27. -qui- > -ki-, cfr. ad B 93. 28. Il ms. ha gyrus anche la seconda volta; qui l'amanuense ha distrattamente introdotto la correzione di i volgare, cfr. § 73. 29. aus: § 72 e, e cfr. appresso 1 74. 30. milex: cfr. ad B l . 31-33. suber figel mascel come barbar appresso 36, falsi ipercorrettismi per reazione a volgarismi come pectinis per pecten (sopra 2 1 } , aprus per aper ( appresso 139) ecc. Suber presuppone un *subrus (§ 72 b) analogo all'it. ebbro da ebrius. Per la semplificazione di bri (i da i § 72 e) cfr. appresso 208. 34. lanio (di cui laneo è scrittura inversa, cfr. § 72 e) è sorto in epoca imperiale per ·lanius (già in Pl.). 35. iuuenclus per iuuenculus ( cfr. sopra 3 - l l ), che è abbastanza frequente nel tardo lat. e diminutivo di iuuencus. 37-38. Cfr. § 72 e. 36. Cfr. ad 3 1 -33. 39-40. Per que, qui > ke, ki cfr. ad B 93; qui però giuoca anche l'analogia delle forme in cui quo, quu > co, eu. 41-42. Passaggio di aggettivi dalla I I alla I classe, attraverso il nom. sg msc. iicer, pauper uguale in ambedue le classi.

•.

GRAMMATICI

-

B

238

173

pera mulier. carcer non car. Ed apes per apis è invenzione di tardi grammatici, i quali etimologizzavano la parola da a-pes sin e pedibus ', evidentemente quando in sillaba atona e ed i si erano confusi (§ 72 d). Per plebes il ms. ha pleues ( cfr. § 1 1 9, anche per tauis) . reses e deses hanno e; cautes si usa generalmente al plurale. Syrtis è forma usata dai classici accanto a Syrtes. 94. superlex è rifacimento di supellex con introduzione di super; del resto sembra che sttpellex ( anche supp- ) contenga sttper e un derivato della radice *legh- (cfr. ì.iz-oç) contenuta in lectus, mentre supellectilis sarebbe un aggettivo formato con -ili- da lectus ( § 2 1 8 ) . 96. ntibs è vecchia forma (cfr. § 345 ) , già i n Livio Andronico ; ma qui forse si ha da leggere nubis, anche altrove testimoniato, data la serie in cui '

la presente glossa si trova. 99. Anche per palumbus si è tentati di leggere palumbis; a ogni modo, tanto -bus quanto -bis sono testimoniati, e -bus è presupposto dall'it. pa­

lombo. 110. dracco potrebbe essere scrittura sorta in regioni dove draco si sa­ rebbe letto drago (it. drago, dragone ) , cfr. § 1 1 9 . 1 1 1 . Cfr. § 72 d e B 7 9 . 1 12. La geminazione s i trova anche nell'it. acqua, laddove fr. eau ant. eve,. prov. aiga, sp. agua ecc. presuppongono la consonante scempia. 113-114. aleum lileum scritture inverse, cfr. § 72 e . 115. Cfr. sopra 21 e § 365, 3 .

176

TESTI LATINI ARCAICI E V OLGARI

exter non gliris. delirus non delerus. tinea non . :120 non extraneus. clamis non clamus. l uir non uyr. uirgo non uyrgo. uirga non uyrga. occasio non occansio. cal25 ligo non calligo. l terebra non telebra. effeminatus non imfimenatus. botruus non butro. grus non gruis . anser 130 non ansar. tabula non t!abla. puella non poclla. balteus non baltius. fax non facla. uico capitis Africac non uico ,135 caput Africae. l uico tabuli proconsolis non uico tabulu pro116. delerus : cfr. ad A 54 , 5. 117. tinia è svanito nel ms. ; cfr. §

72 e.

118. extriineus ha nel periodo classico il significato di ' esterno ' , non quello di ' straniero ' competente ad exter. 119. Le due forme pel corretto chlamys da gr. zìvx[Luc;: cfr. § 73. 120-122. Le forme con y sono scritture inverse di chi sapeva che ad un y ( da

214.

u ) richiesto dall'ortografia si sostituiva spesso i, § 123. Scrittura inversa, § 50.

73:

cfr. B

152.

124. La doppia l potrebbe essere sorta per etimologia popolare in qualche regione dell'Italia centro-meridionale ove caldus era diventato *calh�. dr. romanesco callo caldo ' . '

125. D issimilazione, § 149 b . 126. Se la forma scolastica ha d a leggersi realmente etfin�inatus e non effe-, sarà da pensare a confusione di e ed ,i atoni § 72 d come per le tre prime sillabe di imfimenatus, in cui im avanti j rappresenta semplicemente i ( § 50; cfr., avanti s occansio sopra 123 ecc.), sia pure con influsso di in (im av. labiale) per analogia dei composti con la preposizione o colla particella ,

negativa. 127. botruus, meglio botrus è imprestito di gr. �6't'puc;; butro (l'u forse dall'o atono negli altri casi, *botronem ecc., § 72 d) è una derivazione con -on- (§ 283) forse già col significato accrescitivo dell'it. -one; cfr. logudo· rese budr6ne, campidanese gtwd6ni, prov. guirun. 128. Cfr. sopra 131. Cfr. §

72 d

21.

129. Cfr. sopra

e cluaca sopra

86.

23.

130. Sincope, cfr. §

132. Cfr. §

72 d.

72 e.

133. facla ( > asp. faja, rum. fach( i)e ecc.) è sincope ( § 72 d) di facula, il dim. di fax cui sostituisce nel tardo latino : cfr. rum. jacara ' fiamma ' e l'it. fiaccola da *fiaccola in cui fa- > fia- sia per assimilazione-metatesi

148 b) coll'l di -la, sia per influsso di fiamma. 134-137. Viene redarguito l'uso del nome di strade come in declinabili, anziché al genitivo, dopo uico ' in via ' ( cfr. it. Piazza Duomo invece di .Piazza del Duomo) : v. a caput Africe B 179. È d ubbio se in 135 si debba (§

GRAMMATICI

-

H

177

238

(;onsolis. uico castrorum non uico castrae. uico strobili non uico strobil'u. teter non tetrus. aper non aprus. l amyl?dala non amiddula. faseolus non fasiolus. stabulum 140 non stablum. triclinium non triclinu. dimidius non demidius. l turma non torma. pusillus non pisinnus. me- 145 retrix non menetris. aries non ariex. persica non pessica. l dysentericus non dysintericus. opobalsamum non ababal- 1 5 0 samum. tensa non tesa. raucus non raucus. auctor leggere nella forma scolastica tabuli (tabulum o -lus per -la è attestato in glosse) , o tabulae ( nel ms. una seconda mano ha segnato e sopra i), o anche

stabuli o catabuli; tabulu per -lum o -lus secondo § 139. In 136 castrae sarà probabilmente il nom. pl. di castm inteso come femminile e singolarizzato, cfr. B 202: oppure è il gen. di tale castra ? o infine si ha da leggere castra ? Nella forma biasimata di 137 il ms. ha strobili come in quella scolastica, e in essa l's iniziale reca tre punti in alto, il che per qualcuno significa doversi sopprimere tale s. 138-139. Rifacimenti analogici di nom. da temi in -ro - ; teter §

72

c.

140. amiddula, assimilazione, come in it. freddo < frigdus ecc. propria all' Italia, di amygdala ( scritto cd come in fricda sopra 54); -ala atono > -ula può anche essere molto antico, § 42, od anche è rifacimento della parola eol solito suffisso diminutivo. Per -i- cfr. § 7 3 . - Amiddula ha dato in seguito *amindola onde logudorese mèndula sicil. mènnola ecc., mentre l'it. màndo(r)la presuppone un ulteriore passaggio di end a and, forse di origine francese (amande) . 141. Cfr. § 72 e .

142. Sincope, § 72 d.

143. triclinu è forse il gr. -rp[xÀ�vov; per l' -m mancante cfr. § 139. 144. Cfr. § 72 d; ma è probabile anche rifacimento etimologico-popolare con la preposiz. dc- . 146. Su pisinnu8 cfr. B 157. 145. Cfr. 59. 147-148. Esempi ( i l secondo scrittura inversa) d i x > s, cfr. B l e qui appresso 166. 185. 186; in menetris abbiamo anche una dissimilazione, § 149 b . 149. Il passaggio r 8 > 8 8 serpeggia nel lt., § it. pè8ca ecc.

84;

pe88ica sta alla base di

150. Cfr. § 72 d; qui -i- è stato favorito dal lt. internu8, inte8tinum. 151. Assimilazioni vocalica e consonantica ( § 148 a. b.), con influsso probabile di ab . 152. Cfr. § 50. 153. Avanti il secondo raucu8 sta nel m s. lo spazio per una consonante. Che questa sia d, e > scritto per >, .come alcuni credono, è assurdo: draucus ' pederasta 12

-

V . PISANI, Testi latini arcaici e voloar;.

'

è parola rarissima,

178

TESTI LATINI ARCAICI E VOLGARI

155 non autor. l auctoritas non autoritas. ipse lin. . . . non . . . ipsus. .... a . . p etre non . . . . tra. terrae motus teum non lintium. 160 non terrimotium. l noxius non noxeus. coruscus non scoriscus. tonitru non tonotru. passer non passar. anser non ansar. 165 l hirundo non harundo. obstetrix non opsetris . capitulum non capiclum. nouerca non nouarca. nurus non nura. anus non anucla. 170 l socrus non socra. neptis non nepticla. 175 tundeo non detundo. riuus non rius. l imago non emago . . .. . pauor non paor. adipes non alipes. coluber non colober. .

.

ed è incredibile che per essa si adoperasse volgarmente raueus. Il mio com­ pletamento graueus presuppone un rifacimento etimologico-popolare se­ condo grauis nel senso di ' malato ' o anche col g di gula; cfr. anche gruo per ruo (B 237, p. IO, I 7 - I2, I 7 a) che potrebbe aver influito fonetica­ mente. 154-155. Esempi di et > tt, fenomeno italiano, cfr. B 235 ( notturna) . 106. Lettura dubbia; cfr. comunque § 374. 1 5 7 . Cfr. § 72 e . 158. Passo corrotto: gli emendamenti proposti non persuadono. 159. Cfr. sopra 22. 160. Scrittura inversa, cfr. § 72 e. 161. seoruseus si trova nell Itala, coriseus in glossa; la forma con -i­ può essere adattamento a parole con -iseo- < gr. -�crxo - . Quanto all'iniziale, può avere s- intensivo ( da ex- > it. s- ) . 162. Assimilazione, § I48 a. 163-164. (questo = I29). Cfr. sopra 23. 165. harundo (> afr. aronde ecc.; quindi forma della Gallia) è rifatto da *rundo (> it. rondine ecc.) secondo harundo ' canna ' che era ormai scom­ parso dalla lingua dell'uso. '

166. D issimilazione (§

149

a) di t-t; -s come in menetris sopra

167. eapiclum come ueclus sopra 5 ecc., §

I47.

I20.

168. nouarea: probabile rifacimento secondo patriareha ecc.; la forma non è altrimenti attestata. 169-170. Introduzione dei due femminili nella I decl. ( it. nuora, suocera) ; cfr. B 237, p . IO, I7 - 12 , 17 b . 171-172. neptiela, anuela ( § 72 d) sono diminutivi dovuti alla predilezione della lingua popolare per tali forme: v. 83 e appresso 194. 173. tundeo e detundo hanno u per confusione di tondeo con tundo, la quale ha contribuito anche al passaggio nella I I I coniug. della forma bia­ simata (e in it. t6ndere, fr. tondre) . In detundo si osserva anche la frequente sostituzione volgare di. composti a semplici, § 462. 1 74. Cfr. sopra 1 76. Cfr. §

72 e .

29.

175. emago è svanito dal ms.; cfr. §

72 d.

GRAMMATICI

-

B

238

179

sibilus non sifilus . l frustum non frustrum. plebs non pleps. 180 garrulus non garulus. parentalia non parantalia. celebs locuples non locuplex. 185 non celeps. l poples non poplex. robigo non rubigo. plasta non blasta. bipennis non bipinnis. l ermeneumata non erminomata. tymum non tumum. 190 strofa non stropa. bitumen non butumen. mergus non 177. Cfr. § 72 d: anche nei casi obliqui e nella femminilizzazione colubra è subentrato o, cfr. fr. couleuvre ecc. 178. alipes (pl.) è attestato nelle lingue romanze; il lt. adeps è da èf.ÀeLrpoc e sembra quindi un rifacimento per al· secondo la oscillazione dfl, cfr. § 108. È incerto se alipes sia di nuovo sorto da ad- o continui direttamente la forma più antica. L'umbro a r e p e s (abl. pl.) può avere r tanto da l quanto da d (cfr. u. f a m e r i a s ' familiae ', p o r - e ' quod ' ) . 179. sifilus (cfr. fr. siffier ecc.) è probabilmente l a forma oscoumbra accanto alla latina con -b·, § 96. 180. Il ms. ha P.F. p. 248 M. 354 L. 181. Cfr. sopra 60. 182. garulus: semplificazione di geminata come in uilam, mile B 237, p. 10, 1 7 - 1 2, 17 b. 183. Assimilazione, cfr. § 148 a. 184. = 60. 185-186. Esempi di x > s, cfr. sopra 14 7. 187. Cfr. § 72 d. 188. Sonorizzazione di tenue avanti liquida, cfr. B 91 e appresso 209. 189. bipinnis per analogia di pinna, o di un aggettivo pinnus secondo l'etimologia di Quintil. I 4, 12: « nec miretur puer cur fiat . . . a pinna, quod est acutum, securis utrimque habens aciem bipennis, ne illorum se­ quatur errorem qui, quia a pennis duobus hoc esse nomen existimant, pennas auium dici uolunt >>. O si ha da ritenere che esistesse accanto a bipennis un aggettivo bipinnis ' a due tagli ' � D i pinnus accanto a pinna punta; merlo di muro, ecc. ' non si ha altrimenti notizia. '

190. erminomata: -mi- pel § 72 d; -no- da hermineomata attestato in glosse, forse secondo òv6[LIXToc e sim. , o anche per reazione a casi come Lau­ damia in Protesilaudamia (titolo d'un'opera di Levio) per Aoco�oc [L loc. 191. Cfr. § 73. L'ortografia corretta sarebbe thymum < gr . .&ù[LOV cfr. § 74 ; le lingue romanze presuppongono tanto ti- che tu-. 192. Cfr. § 1 1 9 e appresso 227. L'ortografia corretta sarebbe stropha da gr. cr-rporp � . 193. butumen: assimilazione, § 148 a. 194. Il diminutivo usato pel positivo : cfr. sopra

17 1-172,

ecc.

180

TESTI LATINI ARCAICI

E

VOLGARI

mergulus. myrta non murta. zizipus non zizupus. inni­ pirus non iuniperus. tolerabilis non toletauilis . basilica 200 non bassilica. l tribula non tribla. uiridis non uirdis. con­ stabilitus non constabilitus. sirena non serena. musium 205 uel musinum non museum. labsns non lapsus. orilegium non orolegium. ostiae non [h]ostiae. februarius non 210 febrarius. glatri non cracli . l allec non allex. rabidus non rabiosus. tintinaculum non tintinabulnm. adon non 215 adonius. grundio non grunnio. l uapulo non baplo. necne 195

I

195-196. Cfr. § 73. Gli originali greci sono iJ.UpToç (rnyrtus; passaggio alla decl. perché il nome della pianta era femminile) e �[�ucpoç (cfr. § 74). 197. Cfr. § 72 d; o influsso di pirus � 198. Cfr. § 1 1 9 . 199. Il raddoppiamento voleva forse ovviare alla sonorizzazione d i s

intervocalico, propria della Gallia e dell' Italia settentrionale. 200-201. Sincope, § 72 d. 202. Corrotto: forse da emendare in