Storia del Terzo Reich
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Zitiervorschau

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt William L. Shirer Storia del Terzo Reich Giulio Einaudi editore Q/51

INDICE p. xui 2 13 19 23 34 5° 60 65 68 71 78 85 101 108 irò Premessa Elenco delle abbreviazioni LIBRO PRIMO L'ascesa di Hitler i. La nascita del Terzo Reich L'avvento di Adolf Hitler La giovinezza di Adolf Hitler " II periodo più triste della mia vita " La formazione ideologica di Adolf Hitler il. Nascita del partito nazista L'avvento del " Fiihrer " ni. Versailles, Weimar e il " putsch " della birreria L'ombra di Versailles La Germania divisa in due La rivolta in Baviera II " putsch " della birreria II processo per alto tradimento iv. Hitler e le basi dell'ideologia nazista Le basi storiche del Terzo Reich Le basi ideologiche del Terzo Reich La singolare vita e le opere di H. S. Chamberlain

129 136 142 148 LIBRO SECONDO Trionfo e consolidamento V. La via verso il potere (1925-1931) Entra in scena Paul Joseph Goebbels Un intermezzo romantico e distensivo nella vita di Adolf Hitler La grande crisi del 1929 e il nazismo Vili Indice p. 165 vi. Gli ultimi mesi della Repubblica (1931-1933) 171 Hitler contro Hindenburg 180 II fiasco di Franz von Papen 193 L'ultimo cancelliere della Repubblica: Schleicher 208 vii. La nazificazione della Germania (1933-1934) 211 L'incendio del Reichstag 216 " Gleichschaltung ": il " coordinamento " del Reich 225 " Non vi sarà una seconda rivoluzione! " 229 L'esordio della politica estera nazista 235 La purga cruenta del 30 giugno 1934 248 La morte di Hindenburg Vili. La vita nel Terzo Reich (1934-1937) La persecuzione delle Chiese cristiane La nazificazione della cultura II controllo della stampa, della radio e del cinema L'educazione nel Terzo Reiah L'agricoltore nel Terzo Reich [L'economia nel Terzo Reich La schiavitù del Pagina 1

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt lavoro La giustizia nel Terzo Reich II governo nel Terzo Reich LIBRO TERZO Verso la guerra mondiale 307 ix. I primi passi (1934-1937) 309 La violazione del trattato di Versailles 312 La sorpresa del sabato 318 II colpo di mano in Renania 329 1937: " Nessuna sorpresa " 332 La fatale decisione del 5 novembre 1937 340 x. Uno strano e fatale intermezzo: la caduta di Blomberg Fritsch, Neurath e Schacht 342 La caduta del feldmaresciallo von Blomberg 346 La caduta del generale barone Werner von Fritsch 355 XI. L'" Anschluss ": l'Austria è matura 358 12 febbraio 1938: l'incontro di Berchtesgaden 364 Quattro settimane di agonia: 12 febbraio - n marzo 1938 370 II crollo di Schuschnigg Indice IX

392 396 401 408 421 427 439 441 451 459 469 471 478 485 xii. Verso Monaco La prima crisi: maggio 1938 I generali esitano Nascita di una cospirazione contro Hitler 15 settembre 1938: Chamberlain a Berchtesgaden Chamberlain a Godesberg: 22-23 settembre L'undicesima ora II " mercoledì nero " e il complotto Halder contro Hitler La resa di Monaco: 29-30 settembre 1938 Le conseguenze di Monaco xiii. La fine della Cecoslovacchia " La settimana dei cristalli " La Slovacchia " conquista l'indipendenza " II dottor Hacha alla prova 498 504 506 510 514 519 525 527 533 540 543 550 552 559 561 566 574 5/8 584 593 599 606 612 617 634

xiv. L'ora della Polonia Una piccola aggressione Ai ferri corti con la Polonia II " caso bianco " La risposta di Hitler a Roosevelt L'intervento della Russia: I II patto d'Acciaio 23 maggio 1939: l'irrevocabile decisione di Hitler L'intervento della Russia: II Piani per una guerra totale L'intervento della Russia: III . Esitazioni fra gli alleati della Germania Ciano a Salisburgo e all'Obersalzberg: n, 12 e 13 agosto xv. Il patto germano-sovietico 14 agosto: la conferenza militare all'Obersalzberg 15-21 agosto 1939: le conversazioni nazi-sovietiche La conferenza militare del 22 agosto 1939 Le trattative alleate a Mosca a un punto morto 23 agosto 1939: Ribbentrop a Mosca xvi. Gli ultimi giorni di pace Mussolini indietreggia Gioia e confusione tra i " cospiratori " Gli ultimi sei giorni di pace La Germania e la Gran Bretagna all'undicesima ora L'ultimo giorno di pace

Indice Pagina 2

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt p. 648 xvii. L'inizio della seconda guerra mondiale 654 L'intervento all'ultima ora di Mussolini 659 Dalla guerra di Polonia alla seconda guerra mondiale LIBRO QUARTO Dai trionfi iniziali alla grande svolta 679 xvin. Il crollo della Polonia 680 L'invasione russa della Polonia 689 xix. Il Sitzkrieg a occidente 692 L'affondamento deWAthenia 695 Hitler propone la pace 704 II " complotto " di Zossen per rovesciare Hitler 709 Un ratto nazista e una bomba nella birreria 712 Hitler parla ai generali 716 II terrore nazista in Polonia: la prima fase 721 Attriti fra i regimi totalitari 732 xx. La conquista della Danimarca e della Norvegia 734 La comparsa di Vidkun Quisling 743 Hitler s'incontra con Sumner Welles e con Mussolini 751 Nuovo insuccesso dei cospiratori 754 L'occupazione della Danimarca e della Norvegia 760 I norvegesi resistono 766 Le battaglie per la Norvegia 775 xxi. Vittoria a occidente 779 Piani contrastanti 782 La guerra delle sei settimane: io maggio - 25 giugno 1940 783 La conquista dell'Olanda 786 La caduta del Belgio e l'intrappolamento degli eserciti anglo-francesi 791 La capitolazione di re Leopoldo 794 II miracolo di Dunkerque 801 II crollo della Francia 802 II " duce " pugnala alle spalle la Francia 804 II secondo armistizio di Compiègne 810 Hitler perora la pace 823 xxii. L'operazione " leone marino " e la fallita invasione dell'Inghilterra 840 La battaglia d'Inghilterra Indice xi " 848 Se l'invasione fosse riuscita 851 Appendice: il complotto nazista per rapire il duca e la duchessa di Windsor 860 xxiil. Barbarossa: il turno della Russia 867 Molotov a Berlino 880 Sei mesi di delusioni 889 " II mondo tratterrà il fiato " 891 Preludio nei Balcani 898 II terrore pianificato 903 La fuga di Rudolf Hess 907 La situazione critica del Cremlino 924 xxiv. La corrente cambia direzione 930 La grande avanzata verso Mosca 943 xxv. Il turno degli Stati Uniti 950 " Evitare incidenti con gli Stati Uniti! " 955 II Giappone fa il suo giucco 961 Alla vigilia di Pearl Harbor 965 Hitler dichiara la guerra agli Stati Uniti 970 ti dicembre: Hitler parla al Reichstag 977 xxvi. La grande svolta. 1942: Stalingrado ed El Alamein 977 I cospiratori riappaiono 983 Le ultime grandi offensive tedesche 988 L'offensiva tedesca dell'estate 1942 in Russia 994 La prima disfatta: El Alamein e gli sbarchi anglo-americani looo II disastro di Stalingrado LIBRO QUINTO II principio della fine 1015 xxvii. Il Nuovo Ordine 1020 II saccheggio nazista dell'Europa 1024 II lavoro coatto nel Nuovo Ordine Pagina 3

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1029 I prigionieri di guerra 1033 II regime del terrore nazista nei paesi occupati 1040 La " soluzione finale " 1044 I campi di sterminio " II ghetto di Varsavia non esiste più " Gli esperimenti medici 1067 La morte di Heydrich e il massacro di Lidice XII Indice p. 1074 xxvni. La caduta di Mussolini 1094 xxix. Lo sbarco alleato in occidente e il fallito attentato a Hitler 1099 1109 1118 1124 1127 1131 L'" operazione Lampo " La missione del conte von Stauffenberg 6 giugno 1944: l'invasione anglo-americana La cospirazione dell'undicesima ora I preparativi dell'attentato II 20 luglio 1944 La sanguinosa vendetta 1173 "77 1187 LIBRO SESTO La caduta del Terzo Reich xxx. La conquista della Germania L'ultimo disperato tentativo di Hitler II crollo delle armate tedesche 1197 xxxi. " II crepuscolo degli dèi ": gli ultimi giorni del Terzo Reich t 1201 L'ultima grande decisione di Hitler 1205 Gò'ring e Himmler cercano di prendere le redini 1209 Gli ultimi due visitatori del " Bunker " 1214 Le ultime volontà e il testamento di Hitler 1222 La morte di Hitler e della sua sposa 1228 La fine del Terzo Reich 1231 Breve epilogo 1237 1247 Bibliografìa Indice dei nomi PREMESSA Benché abbia vissuto e svolto la mia attività nel Terzo Reich durante la prima metà della sua breve esistenza, e abbia avuto modo di osservare direttamente Adolf Hitler nel corso del consolidamento del suo potere dittatoriale in questa grande, sconcertante nazione, e poi durante la sua marcia verso la guerra e la conquista, pure la mia esperienza personale non mi avrebbe spinto a tentare di scrivere questo libro, se alla fine della seconda guerra mondiale non si fosse verificato un avvenimento unico nella storia. Questo avvenimento è stato il sequestro di tutti gli archivi segreti del governo tedesco, compresi i documenti del Ministero degli Esteri, dell'Esercito e della Marina, del Partito nazionalsocialista e della polizia segreta di Stato di Heinrich Himmler. Mai, forse, prima d'oggi, un fondo di tale importanza era caduto nelle mani degli storici contemporanei. Nel passato ogni grande Stato aveva conservato i propri archivi anche quando era stato sconfitto in guerra e una rivoluzione ne aveva rovesciato il governo - come accadde alla Germania e alla Russia nel 1918-6 alla fine erano stati pubblicati solo i documenti che potevano servire agli interessi del nuovo regime subentrato al vecchio. Il rapido crollo del Terzo Reich nella primavera del 1945 fece cadere nelle mani degli Alleati un'ingente quantità di documenti segreti e di altro materiale di valore incalcolabile: diari privati, resoconti di colloqui e di conferenze di carattere particolarmente riservato, carteggi e perfino registrazioni di conversazioni telefoniche dei capi nazisti compiute da un ufficio speciale del Ministero dell'Aviazione creato da Hermann Goring. Pagina 4

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il generale Franz Halder, per esempio, aveva tenuto un diario voluminoso, stenografato col sistema Gabelsberger, con annotazioni non solo giornaliere ma perfino ora per ora. Esso costituisce una fonte di notizie, in forma concisa, unica nel suo genere, per il periodo 14 agosto 1939-24 settembre 1942, durante il quale Halder, nella sua qualità di capo di Stato maggiore dell'esercito, ebbe quotidiani contatti diretti con Hitler e gli altri dirigenti della Germania nazista. Dei diari tedeschi, esso è senz'alerò il più rivelatore; ma ve ne sono anche altri di grande valore, come quelli del dot-tor Joseph Goebbels, ministro della Propaganda e compagno di partito vicinassimo a Hitler, e del generale Alfred Jodl, capo del reparto operazioni dell'alto comando delle forze armate (OKW). Inoltre, vennero afta luce i

xiv Premessa diari dello stesso OKW e dell'alto comando della marina. I sessantamila incartamenti degli archivi della marina tedesca sequestrati a Schloss Tambach, presso Coburgo, contengono praticamente tutte le segnalazioni, i giornali di bordo, i diari, i memorandum, ecc. della flotta germanica lungo il periodo che va dal 1868, anno in cui fu creata la moderna marina tedesca, sino all'aprile 1945, data in cui tali documenti furono scoperti e sequestrati dagli Alleati. Le quattrocentottantacinque tonnellate di documenti del Ministero tedesco degli Esteri, sequestrate dalla prima armata statunitense in vari castelli e miniere dei monti dello Harz, dove stavano per essere bruciate per ordine di Berlino, non solo coprono tutto il periodo di storia del Terzo Reich, ma risalgono all'inizio del Secondo Reich bismarckiano includendo anche la Repubblica di Weimar. Dopo la guerra, tonnellate di documenti nazisti furono custoditi per molti anni, in casse suggellate, in un grande magazzino dell'esercito statunitense di Alexandria, in Virginia, senza che il nostro governo mostrasse il minimo interesse ad aprire le casse, se non altro per accertare che cosa potevano contenere su un piano documentario di valore storico. Finalmente dieci anni dopo il loro sequestro, nel 1955, grazie all'iniziativa dell'American Historical Association e di alcuni istituti privati, le casse dei documenti di Alexandria vennero aperte e un numero purtroppo esiguo di studiosi, con l'aiuto di un gruppo di collaboratori e con mezzi inadeguati, si mise al lavoro esaminando e fotografando i documenti prima che il governo americano, dimostrando in ciò una gran fretta, li restituisse alla Germania. Risultarono una fonte ricchissima. Grande valore hanno i verbali stenografici parziali di cinquantun " conferenze del Fiihrer " sulla situazione militare, così come fu vista e discussa giorno per giorno al quartier generale di Hitler; nonché il testo completo delle conversazioni che durante l'ultimo conflitto " il signore nazista della guerra " ebbe a tavola coi suoi vecchi compagni di partito e i suoi segre-tari: i primi furono recuperati tra i resti bruciacchiati di alcuni documenti di Hitler a Berchtesgaden da un ufficiale del servizio segreto della centune-sima divisione aereotrasportata statunitense, il secondo fu trovato fra le carte di Martin Bormann. Centinaia di migliaia di documenti tedeschi sequestrati furono raccolti in gran fretta a Norimberga per essere usati come prove nel processo contro i principali criminali di guerra nazisti. Avendo seguito in qualità di giornalista la prima parte del processo, raccolsi fasci di copie ciclostilate, e in seguito mi procurai i quarantadue volumi stampati delle testimonianze e dei documenti, integrati dai dieci volumi delle traduzioni inglesi di molti importanti incartamenti. Prezioso risultò anche il testo dei documenti pubblicati in una serie di quindici volumi dedicati ai dodici successivi processi di Norimberga, benché in tali volumi molti documenti e molte testimonianze siano stati omessi. Oltre a questa raccolta' senza precedenti di documenti, vi sono infine i verbali dei minuziosi interrogatori subiti da ufficiali e funzionari tedeschi del partito e del governo, nonché le loro testimonianze giurate rese più tardi Premessa xv in diversi processi del dopoguerra; esse contengono un materiale mai fornito, a mio parere, da fonti analoghe dopo altre guerre. Naturalmente io non ho letto tutta questa immensa documentazione, trattandosi di un'impresa che va assai oltre le possibilità di una sola persona. Mi sono tuttavia inoltrato in una parte considerevole di essa, anche se il mio lavoro è stato ritardato (come quello d'ogni altro vendemmiatore in questa vasta vigna) Pagina 5

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dall'assenza di indici adatti allo scopo. Stupisce quanto poco quelli di noi - giornalisti o diplomatici - che soggiornarono in Germania nel periodo nazista, conobbero veramente quel che si svolgeva dietro la facciata del Terzo Reich. Per sua natura, ogni dittatura totalitaria lavora nel più grande segreto e sa come nascondere tale segreto agli sguardi indiscreti degli estranei. Era stato abbastanza facile annotare e descrivere gli avvenimenti - singolari e spesso ripugnanti - che si svolgevano nel Terzo Reich: l'assunzione del potere da parte di Hitler, l'incendio del Reichstag, la purga cruenta che costò la vita a Rohm, l'Anschluss austriaco, la resa di Chamberlain a Monaco, l'occupazione della Cecoslovacchia, gli attacchi contro la Polonia, la Scandinavia, l'Occidente, i Balcani e la Russia, gli orrori dell'occupazione nazista, dei campi di concentramento e della liquidazione degli ebrei. Ma le decisioni fatali prese segretamente, gli intrighi, i tradimenti, i moventi e le aberrazioni che condussero a tutto ciò, la parte svolta dietro le quinte dai principali protagonisti, le proporzioni del terrore da essi esercitato e le tecniche usate nell'organizzarlo - queste, e molte altre cose ancora, erano rimaste celate prima che i documenti segreti tedeschi venissero in luce. Qualcuno può ritenere che sia ancora prematuro il tentativo di scrivere una storia del Terzo Reich, e che tale compito spetti a una successiva generazione di scrittori, cui il tempo permetta di vedere le cose nella giusta prospettiva. Questa è l'idea che vidi prevalere soprattutto in Francia. Quando mi recai in quel paese per svolgere alcune ricerche, mi sentii dire che la storiografia non può stabilire nulla di preciso sugli avvenimenti posteriori all'età napoleonica! C'è molta verità in questo punto di vista. La maggior parte degli storici ha fatto passare cinquanta, cento anni e anche più prima di mettersi a trattare di un paese, di un impero, o di un'intera epoca. Ma ciò non è forse accaduto soprattutto perché era occorso tutto quel tempo prima che i documenti corrispondenti venissero alla luce e fornissero agli storici il materiale autentico di cui abbisognavano? E se, da un lato, si veniva così a raggiungere una esatta prospettiva storica, d'altro canto non è forse vero che qualcosa andava perso, cioè la conoscenza diretta, da parte degli autori, della vita e dell'atmosfera dei tempi e delle figure storiche che essi intendevano ricostruire? Nel caso del Terzo Reich - un caso unico davvero - quasi tutto il materiale documentario si è reso disponibile in seguito al crollo della Germania, e.s.'^. arricchito, in seguito, grazie alle testimonianze dei suoi capi militari e civili superstiti, testimonianze rese, in certi casi, prima che fossero giustiziati. •Basandomi su queste fonti eccezionali divenute cosf presto utilizzabili e sui xvi Premessa ricordi della vita nella Germania nazista, delle figure, della condotta e del carattere degli uomini che la governarono - soprattutto di Adolf Hitler -ancor vivi nella mia mente e nel mio cuore, ho dunque deciso di tentare di scrivere la storia dell'ascesa e della caduta del Terzo Reich. " Io ho vissuto tutta la guerra, - notò Tucidide nella sua Storia della guerra del Peloponneso, una delle più grandi opere di storia di tutti i tempi, avendo un'età che mi permetteva di capire gli avvenimenti e su questi concentrando la mia attenzione per conoscerne l'esatta verità ". Non sempre mi è stato possibile, e comunque è stato estremamente difficile, conoscere l'esatta verità sulla Germania di Hitler. Se la valanga del materiale documentario mi ha consentito di procedere lungo la via della verità più di quanto non sarebbe parso possibile vent'anni or sono, la sua stessa vastità può spesso confondere. E in tutti i racconti e in tutte le testimonianze umane sono inevitabili contraddizioni sconcertanti. Non v'è dubbio che di tanto in tanto serpeggino, nelle pagine di questo libro, i miei pregiudizi personali, frutto inevitabile delle mie esperienze e della mia stessa formazione intellettuale. Io detesto per principio ogni dittatura totalitaria e mi sono trovato ad aborrire più che mai quella hitleriana, per essere vissuto in essa e aver assistito personalmente ai suoi odiosi attentati contro lo spirito umano. In questo libro, comunque, ho cercato di essere rigidamente oggettivo, ho lasciato che i fatti parlassero da sé e ho indicato le fonti da me utilizzate per ciascuno di essi. Non vi sono episodi, scene o citazioni dovuti ^lla mia immaginazione; tutto, in questo libro, si basa su documenti, sul racconto di testimoni oculari o su mie osservazioni personali. Nei pochi punti dove ho supplito alla mancanza di fatti con qualche mia congettura, l'ho sempre indicato esplicitamente. Pagina 6

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Non dubito che le mie interpretazioni saranno oggetto di molte contestazioni. È cosa inevitabile, perché le opinioni non sono mai infallibili. Quelle che qui mi sono arrischiato a proporre per rendere più chiara ed esauriente la narrazione sono semplicemente le conclusioni più accettabili cui mi è parso di poter pervenire in base alle prove raccolte, alle conoscenze e alle esperienze avute. Probabilmente Adolf Hitler è stato l'ultimo dei grandi avventurieri-conquistatori, sulla falsariga di un Alessandro, di un Cesare e di un Napoleone; e il Terzo Reich l'ultimo degli imperi costruiti lungo la via già intrapresa dalla Francia, da Roma e dalla Macedonia. Il sipario è calato su tali episodi della storia con l'improvvisa invenzione della bomba all'idrogeno, dei missili balistici e dei razzi lunari. Nella nostra nuova era caratterizzata da terribili ordigni letali e che ha soppiantato con tanta rapidità l'epoca precedente, una guerra aggressiva, se scoppiasse, sarebbe scatenata da piccoli pazzi suicidi premendo semplicemente un pulsante elettronico. Una guerra del genere non potrà durare a lungo e sarà certamente l'ultima. Non vi saranno né conquistatori né conquiste, ma soltanto le ossa carbonizzate dei morti su un pianeta deserto. Ringraziamento. Benché per questo libro, come per tutti gli altri da me scritti, io abbia fatto ricerche personali e seguito un mio schema, pure vado debitore a varie persone e istituzioni per il generoso aiuto da esse concessomi durante i cinque anni che mi occorsero per stenderlo. Il compianto Jack Goodman, della casa editrice Simon & Schuster, e Joseph Barnes, redattore della stessa casa, mi hanno spinto ad intraprendere il lavoro, e Barnes, mio vecchio amico del periodo in cui eravamo entrambi corrispondenti di giornali in Europa, mi ha incitato a continuare, nonostante molti miei tentennamenti, aiutandomi ogni volta con utili critiche. Il dottor Fritz T. Epstein, della Biblioteca del Congresso, acuto e autorevole studioso per quel che riguarda i documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati, mi ha guidato in mezzo alle montagne delle carte tedesche. In ciò, anche molti altri mi sono stati d'aiuto, fra cui Telford Taylor, presidente del collegio di accusa nei processi di Norimberga ai criminali di guerra, che ha già pubblicato due volumi sulla storia militare del Terzo Reich. Egli mi ha prestato documenti e libri della sua collezione privata e mi ha dato molti buoni consigli. Il professore Oron J. Hale, dell'Università della Virginia, presidente del Comitato americano per lo studio dei documenti di guerra, creato dall'Associazione Storica Americana, mi ha additato molto materiale utile, compresi i risultati di alcune sue ricerche, e in una calda giornata dell'estate 1956 mi ha reso un segnalato servizio tirandomi via dalla sala dei manoscritti della Biblioteca del Congresso e esortandomi con severe parole a tornare alla stesura del libro, a meno che non volessi passare tutto il resto della mia vita a esaminare i documenti tedeschi, il che avrebbe potuto benissimo accadere. Il dottor G, Bernard Noble, capo della sezione storica del Dipartimento di Stato, e Paul R. Sweet, funzionario dei servizi stranieri del Dipartimento, che è stato uno dei redattori americani che hanno curato l'edizione dei Documents on German Foreign Policy, mi ha parimenti aiutato guidandomi attraverso il labirinto dei documenti nazisti. Aiuti generosi mi sono stati poi dati dalla signora Hildegard R. Boeninger per corrispondenza, e dalla signora Agnes F. Peterson personalmente, l'una e l'altra della Hoover Library della Stanford University. Al Dipartimento dell'esercito il colonnello W. Hoover, capo effettivo dell'ufficio per la storia militare, e un suo collaboratore, Detmar Finke, mi hanno segnalato le relazioni militari tedesche più utili ai miei scopi, fra tutte quelle di cui tale ufficio possiede una collezione unica nel mondo. Hamilton Fish Armstrong, direttore di " Foreign AfFairs ", si è offerto di rivedere personalmente il presente libro: al pari di Walter H. Mallory, allora direttore dell'esecutivo della Commissione per le relazioni con l'estero. Sono assai grato alla Commissione, a Frank Altschul e alla Overbrook Foundation per la generosa elargizione che mi ha permesso di dedicare tutto il mio tempo a quest'opera nell'ultimo anno della sua stesura. Devo anche ringraziare il personale dell'eccellente biblioteca della Commissione, al quale ho dovuto rivolgere molte tediose domande: e ne ho dovute rivolgere anche al Personale della New York Society Library, che tuttavia si è dimostrato assai paziente e comprensivo. Lewis Galantière e Herbert Kriedman sono stati così cortesi da voler leggere in XVIII Pagina 7

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ringraziamento manoscritto gran parte del libro, facendomi poi preziose critiche. Il colonnello Truman Smith, che era stato addetto militare all'ambasciata americana di Berlino quando Adolf Hitler iniziò la sua carriera politica, nei primi anni del '20, e anche dopo che fu salito al potere, ha messo a mia disposizione alcuni dei suoi quaderni e dei suoi rapporti che illuminano i primordi del nazionalsocialismo e certi aspetti che in seguito tale movimento presentò. Sam Harris, già membro del collegio americano di accusa a Norimberga e attualmente procuratore a New York, mi ha dato modo di consultare i volumi degli atti dei processi celebrati a Norimberga contro i principali criminali di guerra (TMWC), insieme a molto altro materiale inedito. Il generale Franz Halder, capo dello Stato maggiore generale tedesco durante i primi tre anni della guerra, è stato cosi gentile da rispondere alle mie domande e da indicarmi il modo di pervenire a varie fonti tedesche. Altrove ho già menzionato il valore che ha avuto per me il suo diario inedito, di cui ho tenuto sempre una copia sottomano durante la stesura di gran parte del presente libro. George Kennan, che fu in servizio all'ambasciata americana a Berlino all'inizio della guerra, mi ha rinfrescato la memoria su certi punti di interesse storico. Molti vecchi amici, amiche e colleghi del periodo trascorso in Europa, come John Gunther, M. W. Fodor, Kay Boyle, Sigrid Schultz, Dorothy Thomson, Whit Burnett e Newell Rogers, hanno discusso con me vari aspetti del libro, con mio grande profitto. E Paul R. Reynolds, mio agente letterario, ha saputo incoraggiarmi nei momenti in cui ne avevo maggior bisogno. Infine devo molto a mia moglie, che con la sua conoscenza delle lingue straniere, con i suoi precedenti personali europei e con la sua esperienza della Germania e dell'Austria mi è stata di grande aiuto nella mia ricerca, oltre che nello scrivere e nel verificare le notizie. Le nostre due figlie, Inga e Linda, in vacanza dal collegio, mi sono state assai utili in una quantità di lavori indispensabili ma faticosi. Esprimo la mia riconoscenza a tutti coloro che ho qui nominato e a tutti quegli altri che, in un modo o nell'altro, mi hanno aiutato. Quanto alle deficienze e agli errori del libro, la responsabilità, naturalmente, è soltanto mia. STORIA DEL TERZO REICH Ho spesso provato un'amara tristezza nel pensare al popolo tedesco, un popolo così degno di stima nei singoli individui e cosi miserabile nel suo insieme. GOETHE Hitler era il destino della Germania e questo destino non potè essere arrestato. WALTHER VON BRAUCHITSCH feldmaresciallo e comandante in capo dell'esercito tedesco dal 1938 al 1941 Potranno passare mille anni, ma la colpa della Germania non sarà cancellata. HANS FRANK governatore generale della Polonia: parole da lui pronunciate prima di essere impiccato a Norimberga Coloro che non ricordano il passato saranno condannati a viverlo di nuovo. GEORGE SANTAYANA Elenco delle abbreviazioni. VBrFP Documents on British Foreign Policy - tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri britannico. DDI Documenti diplomatici italiani - tratti dagli archivi del governo italiano. DGFP Documenti on German Foreign Policy - tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. FONA Fiihrer Conferences on Naval Affairs - resoconti sommari delle conferenze avute da Hitler col comandante in capo della marina tedesca. NCA Nazi Conspiracy and Aggression - si tratta di una parte degli atti del processo di No-rimberga. ND Atti del processo di Norimberga. NSR Nazi-Soviet-Relations - documenti tratti dagli archivi del Ministero degli Esteri tedesco. TMWC Trial of thè Ma/or War Criminale - documenti e testimonianze del processo di Norim-berga. TWC Trials of War Criminah before thè Nuremberg Military Tribunati. libro primo

L'ASCESA DI HITLER Pagina 8

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I. LA NASCITA DEL TERZO REICH Alla vigilia della nascita del Terzo Reich una tensione febbrile s'impossessò di Berlino. Tutti sentivano che la Repubblica di Weimar stava ormai per scomparire. Il suo rapido sgretolarsi era cominciato più di un anno prima. Il cancelliere, generale Kurt von Schleicher, che sulle orme del suo immediato predecessore, Franz von Papen, poco si era curato delle sorti della repubblica e ancor meno del suo sviluppo democratico, aveva governato con decreti presidenziali, senza far ricorso al parlamento, e dopo soli cinquantasette giorni era venuto a trovarsi in una situazione senza via d'uscita. Cosf il sabato 28 gennaio 1933 von Schleicher venne bruscamente destituito dall'anziano presidente della Repubblica, il feldmaresciallo von Hin-denburg. Adolf Hitler, capo dei nazionalsocialisti, che formavano il più forte partito politico della Germania, chiese per sé la carica di cancelliere di quella stessa repubblica democratica che aveva giurato di distruggere. In quel fatale week-end corsero per la capitale voci e congetture fra le più strane e allarmanti: ma nessuna, nemmeno la più cupa, si dimostrò, alla prova dei fatti, lontana dal vero. Secondo certe informazioni, Schleicher, d'accordo col generale Kurt von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito, stava preparando un putsch con l'appoggio del presidio militare di Potsdam allo scopo di arrestare il presidente e instaurare una dittatura militare. Si parlava insistentemente di un putsch nazista. Le truppe d'assalto di stanza a Berlino appoggiate dai simpatizzanti nazisti infiltratisi nella polizia, avrebbero dovuto irrompere nella Wilhelmstrasse, la via ove si trovavano il palazzo presidenziale e i ministeri. Si parlava anche di uno sciopero generale. L'indomani, domenica 29 gennaio, circa centomila lavoratori scesero nel Lustgarten, al centro della città, per confermare la loro opposizione alla nomina di Hitler a cancelliere. Uno dei dirigenti operai cercò di prender contatto col generale von Hammerstein per concertare un'azione comune fra l'esercito e le forze organizzate del lavoro qualora Hitler fosse stato designato a capo di un nuovo governo '. Già in un'altra occasione, all'epoca del putsch di Kapp del 1920, era stato lo sciopero generale a salvare la Repubblica quando ormai lo stesso governo aveva dovuto abbandonare la capitale. Hitler passò quasi tutta la notte tra la domenica e il lunedf misurando in lungo e in largo la sua stanza dell'albergo Kaiserhof, situato nella Reichs6 L'ascesa di Hitler kanzlerplatz, a pochi passi dalla Cancelleria2: malgrado un evidente nervosismo, era assolutamente certo che l'ora culminante del suo destino era ormai scoccata. Da circa un mese conduceva trattative segrete con von Papen e gli altri capi della destra conservatrice. Vista l'impossibilità di formare un governo esclusivamente nazista aveva dovuto accettare un compromesso. Avrebbe potuto essere nominato cancelliere in un governo di coalizione i cui membri - otto non nazisti e tre nazisti - si erano accordati con lui per abolire il regime democratico di Weimar. Soltanto l'anziano e ostinato presidente sembrava tener duro. Ancora il 26 gennaio, due giorni prima di quel fatale week-end, l'anziano feldmaresciallo aveva detto al generale von Hammerstein di " non avere alcuna intenzione di nominare ministro della Difesa, e tanto meno cancelliere del Reich, quel caporale austriaco "3. Ma sotto l'influsso del figlio, maggiore Oskar von Hindenburg, di Otto von Meissner, segretario di Stato del presidente, di von Papen e di altri membri della camarilla di palazzo, il presidente aveva cominciato a cedere; aveva ormai ottantasei anni ed era in piena senescenza. Il pomeriggio di domenica 29 gennaio, mentre Hitler in compagnia di Goebbels e di altri suoi collaboratori prendeva il caffè con pasticcini, irruppe Hermann Gbring, presidente del Reichstag e luogotenente di Hitler nel partito nazista, per recare la notizia ormai certa che l'indomani Hitler sarebbe stato nominato cancelliere ". Lunedf 30 gennaio 1933, poco prima di mezzogiorno, Hitler si recò al palazzo della Cancelleria per un incontro con Hindenburg, incontro che doveva dimostrarsi fatale per lui, per la Germania e per il resto del mondo. Da una finestra dell'albergo Kaiserhof, Goebbels, Rohm e altri capi nazisti guardavano ansiosamente la porta del palazzo da dove di lì a poco sarebbe uscito il Pagina 9

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer. " Dall'espressione del suo viso sapremo com'è andata " -disse Goebbels. Essi non erano ancora completamente sicuri: " I nostri cuori erano divisi tra il dubbio, la speranza, la gioia e la disillusione, - avrebbe annotato Goebbels nel suo diario. - Troppe volte eravamo stati delusi per poter credere senz'altro al grande miracolo "5. Ma pochi minuti dopo, assistettero proprio al miracolo: l'uomo coi baffetti alla Charlie Chaplin, l'antico, irrequieto vagabondo dei tempi di Vienna, l'anonimo soldato della prima guerra mondiale, il derelitto di Monaco di Baviera dei primi amari giorni del dopoguerra, il tragicomico capo del putsch della birreria, il tribuno austriaco (non tedesco!), a soli qua-rantatre anni tornava dal prestare giuramento quale cancelliere del Reich germanico. Percorse in macchina i cento metri che separavano la Cancelleria dall'albergo Kaiserhof per raggiungere i suoi vecchi camerati, Goebbels, Goring e le altre camicie brune che l'avevano aiutato lungo l'ardua e tempestosa strada del potere. " Non ci parlò, e nessuno di noi disse parola, - scrisse Goebbels, - ma i suoi occhi erano pieni di lacrime " '. Dal crepuscolo di quella sera fino a dopo mezzanotte, una massa di truppe d'assalto naziste marciò in perfetta parata al lume delle torce per celeLa nascita del Terzo Reicb 7 brare la recente vittoria. Decine di migliaia di " camerati ", schierati in disciplinatissime colonne, sbucarono dall'oscurità del Tiergarten, passando sotto l'arco trionfale della porta di Brandeburgo e lungo la Wilhelmstrasse, accompagnati dal ritmo vibrante delle marce e dal rullio dei tamburi, scandendo a squarciagola le note dello Horst-Wessel-Lied, il nuovo inno, e di altri antichi inni germanici, facendo risuonare il selciato coi loro pesanti stivali, tenendo in alto le torce che formavano un nastro di fuoco illuminante a giorno la via e scatenando gli applausi degli spettatori che s'ammassavano lungo i viali. Da una finestra del suo palazzo, Hindenburg guardava quella massa in marcia, accompagnando col bastone la cadenza delle marce militari, evidentemente lieto di aver scoperto un cancelliere capace d'infiammare il popolo germanico al modo tradizionale. Non sappiamo se l'anziano generale, ormai rimbambito, fosse in grado di presentire anche lontanamente ciò che lui stesso quel giorno aveva scatenato. Secondo una storiella, probabilmente apocrifa, diffusasi rapidamente a Berlino, Hindenburg, nel corso della parata, si sarebbe rivolto a un vecchio generale dicendogli: " Non sapevo che avessimo fatto tanti prigionieri russi ". Pochi passi più in là, affacciato a una finestra della Cancelleria, in preda all'eccitazione e alla gioia, saltellando, facendo scattare continuamente il braccio nel saluto nazista, si trovava Adolf Hitler, che rideva o sorrideva finché gli occhi non gli si riempivano nuovamente di lacrime. Assistendo quella sera a tali eventi un osservatore straniero provò ben altri sentimenti: " II fiume di fuoco scorreva davanti all'ambasciata di Francia, scrisse l'ambasciatore Andre Francois-Poncet. - Col cuore grosso e pieno di tristi presagi, osservai il suo passaggio luminoso "7. Stanco ma felice, Goebbels quella notte tornò a casa alle tre del mattino. Prima di andare a letto scarabocchiò nel suo diario: "È quasi un sogno... un racconto di fate... Il nuovo Reich è nato. Quattordici anni di lavoro sono stati coronati dalla vittoria; la rivoluzione tedesca è finalmente cominciata! "8. Hitler dichiarò che il Terzo Reich, nato il 30 gennaio 1933, sarebbe durato mille anni', e nel linguaggio nazista esso fu sovente designato come l'" Impero dei Mille anni". In realtà, durò appena dodici anni e tre mesi, ma in questo breve lasso di tempo riuscì a provocare un'eruzione più violenta e devastatrice di ogni altra mai registrata dalla storia, innalzando il popolo tedesco al culmine del potere, fino a un punto sconosciuto in più di un millennio, e facendolo assurgere a padrone dell'Europa - dall'Atlantico al Volga, dal Capo Nord al Mediterraneo - per precipitarlo subito dopo in un abisso di distruzione e di desolazione alla fine di una guerra Mondiale che la nazione tedesca aveva provocato a sangue freddo e duranf la quale fu istituito il regno del terrore sui popoli conquistati, con una,9 diata carneficina di vite umane e un'oppressione dello spirito che s; quella delle più selvagge tirannidi di ogni tempo.

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'ascesa di Hitler II fondatore del Terzo Reich, colui che riuscì a governare la Germania senza pietà e con non comune astuzia, portandola ad altezze vertiginose e poi a una fine tremenda, sebbene malvagio era certamente un uomo geniale. È vero che il popolo tedesco era stato misteriosamente predisposto a quell'evento da secoli di esperienza, e che egli trovò in esso uno strumento naturale che seppe plasmare come volle per raggiungere i suoi fini sinistri; ma non c'è dubbio che senza la personalità demoniaca di Adolf Hitler, senza la sua volontà di ferro, i suoi strani istinti, la sua fredda mancanza di scrupoli, la sua intelligenza eccezionale, la sua potente immaginazione e la sua quasi incredibile capacità di dominare uomini e situazioni fino alla fine, quando ebbro di potere e di successi oltrepassò ogni limite, il Terzo Reich non sarebbe mai esistito. " Hitler è uno dei grandi esempi, - osserva Friedrich Meinecke, eminente storico tedesco, - della singolare incalcolabile potenza della personalità nella vita storica " 10. Alcuni tedeschi e, di certo, la gran parte degli stranieri, videro in lui un ciarlatano che s'era impadronito a Berlino del potere; ma per la stragrande maggioranza dei tedeschi Hitler era già circondato, o doveva esserlo in seguito, dall'aureola di condottiero inviato dalla provvidenza. Quei tedeschi gli ubbidirono ciecamente, come se fosse dotato di una mente divina, nei tempestosi dodici anni che seguirono. L'avvento di Adolf Hitler. Date le sue origini e i suoi precedenti, sarebbe difficile immaginare una figura meno indicata a raccogliere l'eredità di Bismarck, degli imperatori Hohenzollern e del presidente Hindenburg, di questo strano austriaco di origine contadina, nato alle sei e mezzo di sera del 20 aprile 1889 al Gast-hof zum Pommer, una modesta locanda di Braunau sull'Inn, al di qua della frontiera bavarese. Il luogo di nascita sul confine austro-tedesco doveva assumere agli occhi di Hitler un particolare significato, giacché fin dalla prima giovinezza egli fu ossessionato dall'idea che nessuna frontiera avrebbe dovuto dividere i due popoli di lingua tedesca e che entrambi avrebbero dovuto appartenere a un medesimo Reich. La forza e la tenacia di questi suoi sentimenti furono tali che a trentacinque anni, dettando in una prigione tedesca il libro che doveva divenire la " guida " del Terzo Reich, consacrò le primissime righe al significato simbolico da lui attribuito al suo luogo di nascita. Mein Kampf, infatti, comincia con queste parole: Provvidenziale e fortunata mi appare oggi la circostanza che il destino mi abbia assegnato come luogo di nascita precisamente Braunau, sull'Inn. Giace difatti questa cittadina sulla frontiera dei due Stati tedeschi, la cui riunione sembra, se non altro a noi giovani, un compito fondamentale che va realizzato a tutti i costi... Questa piccola città di frontiera mi sembra il simbolo di una grande missione ". 8

La nascita del Terzo Reich 9 Adolf Hitler era il terzo figlio di terzo letto di un modesto doganiere austriaco che, essendo figlio illegittimo, portò nei primi trentacinque anni della sua vita il cognome della madre, Schicklgruber. Il cognome Hitler figura sia fra gli ascendenti materni che fra quelli paterni; tanto la nonna materna quanto il nonno paterno portavano il cognome di Hitler, o sue varianti, il cognome essendo scritto in vari modi: Hiedler, Huetler, Huettler e Hitler. La madre di Adolf era cugina in secondo grado di suo padre, per cui fu necessaria una speciale dispensa vescovile per il matrimonio. Gli antenati paterni e materni del futuro Fùhrer della Germania erano vissuti per intere generazioni nel Waldviertel, un distretto della Bassa Austria compreso tra il Danubio e le frontiere della Boemia e Moravia. In occasione del mio soggiorno a Vienna dovetti talvolta attraversare questa regione per recarmi a Praga o in Germania. Si tratta di un territorio collinoso, coperto di boschi, di villaggi di contadini e di piccole fattorie, e benché si trovi a sole cinquanta miglia da Vienna ha un aspetto alquanto remoto e povero, come se le principali correnti della vita austriaca non l'avessero raggiunto. I suoi abitanti sono inclini all'ostinazione, al pari dei contadini cèchi residenti un po' più a nord. Come nel caso dei genitori di Hitler, fra essi i matrimoni fra consanguinei sono frequenti, e i figli illegittimi numerosi. Gli ascendenti materni di Hitler avevano abitudini alquanto sedentarie; la famiglia di Klara Poelzl viveva da quattro generazioni nel podere agricolo numero 37 del villaggio di Spital12. Completamente diversa era invece l'indole degli antenati paterni; come abbiamo visto, lo stesso cognome era cambiato e con Pagina 11

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt esso il luogo di residenza. Fra gli Hitler si può constatare una continua irrequietezza, un impulso a spostarsi da un villaggio all'altro, a cambiare continuamente mestiere, a rifuggire da rapporti umani duraturi e inoltre una condotta piuttosto incostante nei rapporti con le donne. Il nonno di Adolf, Johann Georg Hiedler, era un mugnaio ambulante che esercitava il suo mestiere spostandosi da un villaggio all'altro della Bassa Austria. Cinque mesi dopo il suo primo matrimonio, nel 1824, gli nacque un figlio, ma né la madre né il bambino sopravvissero. Diciotto anni dopo, quando lavorava a Dùrenthal, sposò una contadina di quarantasette anni del villaggio di Strones, Maria Anna Schicklgruber. Cinque anni prima del matrimonio, il 7 giugno 1837, Maria aveva avuto un figlio illegittimo al quale aveva imposto il nome di Alois e che doveva essere il padre di Adolf Hitler. Benché non esistano prove precise al riguardo, è molto probabile che il padre di Alois sia stato Johann Hiedler. È vero che Johann sposò la donna; ma, contrariamente a quanto avviene di solito in questi casi, non si curò di legittimare il figlio dopo il matrimonio. Il bambino crebbe col nome di Alois Schicklgruber. Anna morì nel 1847, e Johann Hiedler scomparve per trent'anni per ricomparire soltanto, ormai ottantaquattrenne, nella città di Weitra, nel Waldviertel, con l'ortografia del nome mutata in Hitler, per dichiarare dinanzi a un notaio e a tre testimoni di essere il padre di Alois Schicklgruber. Per quali ragioni il vecchio abbia atteso tanto a legittimare il figlio, e perché 10 L'ascesa di Hitler alla fine abbia preso tale decisione, non risulta dai documenti a nostra disposizione. Secondo lo Heiden, Alois confidò più tardi a un amico di averlo fatto per poter accedere all'eredità lasciata da uno zio, fratello del mugnaio, che aveva allevato il ragazzo nella propria casa ". Quale che sia la vera ragione, il tardivo riconoscimento avvenne il 6 giugno 1876, e il 23 novembre dello stesso anno il parroco di Dollersheim, alla cui parrocchia venne trasmesso l'atto notarile, cancellò il nome Alois Schicklgruber nel registro dei battesimi sostituendolo con quello di Alois Hitler. Da quel momento, il padre di Adolf venne ufficialmente chiamato Alois Hitler, e il cognome naturalmente passò al figlio. Solo tra il '30 e il '40 alcuni solerti giornalisti viennesi, frugando negli archivi parrocchiali, scoprirono questi fatti sugli antenati di Hitler e, trascurando la tardiva decisione del vecchio Johann Georg Hiedler di agire rettamente riconoscendo un figlio illegittimo, vollero attribuire al capo dei nazisti il nome di Adolf Schicklgruber. La strana vita di Adolf Hitler è ricca di curiosi capricci del destino, ma 11 più bizzarro fu quello che avvenne trent'anni prima della sua nascita; in fatti se l'ottantaquattrenne mugnaio ambulante non fosse ricomparso all'im provviso per riconoscere il figlio ormai trentanovenne, circa trent'anni dopo la morte della madre, Adolf Hitler sarebbe nato come Adolf Schicklgruber. Un cognome forse vuoi dire poco o niente, eppure ho sentito dei tedeschi arzigogolare e chiedersi se Hitler sarebbe o no divenuto il padrone della Germania se fosse stato noto al mondo col cognome Schicklgruber, che in bocca a un tedesco meridionale ha un suono leggermente comico. Si possono forse immaginare le masse frenetiche della Germania acclamare Schicklgru ber con i loro tonanti Heil'? Heil Schicklgruber! Va ricordato che lo Heil Hitler! venne usato dalla folla non solo quale antifona wagneriana e pagana nel fasto mitico delle colossali adunate naziste, ma divenne altresì, durante il Terzo Reich, la forma obbligatoria di saluto fra i tedeschi *. I genitori di Alois, a quanto pare, non vissero mai insieme, neppure dopo sposati; e il futuro padre di Adolf Hitler crebbe con lo zio, che pur essendo fratello di Johann Georg Hiedler, scriveva in modo diverso il proprio cognome ed era noto come Johann von Nepomuk Huetler. Tenuto conto dell'odio irriducibile che il Fùhrer nazista nutrì fin dalla sua prima giovinezza contro i cèchi, di cui in seguito distrusse lo Stato, vai la pena di soffermarsi brevemente a considerare questo nome di battesimo. Johann von Nepomuk (Giovanni Nepomuceno) era il santo patrono della nazione cèca e il fatto che un Hitler abbia portato tale nome starebbe a convalidare l'opinione di alcuni storiografi che vi fosse sangue cèco nella famiglia. Alois Schicklgruber imparò dapprima il mestiere di calzolaio nel villag* Lo stesso Hitler sembra essersi reso conto di tutto ciò. Nella sua giovinezza, infatti, confidò all'unico suo amico d'infanzia che nulla gli era piaciuto tanto quanto il cambiamento di cognome di suo padre. Egli raccontò ad August Kubizek che il cognome Schicklgruber " gli sembrava molto rozzo e goffo, Pagina 12

William oltre ad essere pesante soltanto Hitler suonava Young Hitler I Knew, p.

L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e poco pratico. Hiedler gli sembrava troppo... fiacco; bene ed era facile da ricordare " (AUGUST KUBIZEK, The 40).

La nascita del Terzo Reich 11 gio di Spital, ma essendo irrequieto quanto il padre, partì giovane per Vienna in cerca di fortuna. A diciotto anni s'arruolò nella polizia di frontiera delle dogane austriache di stanza a Salisburgo; divenuto effettivo alla dogana, sposò nove anni dopo Anna Glasl-Horer, figlia adottiva di un impiegato di dogana, che, insieme a una piccola dote, gli procurò un certo elevamento nella scala sociale, secondo le tradizioni della piccola burocrazia austro-ungarica. Ma il matrimonio non fu felice. Lei aveva quattordici anni più di lui e una salute alquanto cagionevole e non gli diede dei figli. Dopo sedici anni si separarono e tre anni dopo, nel 1883, essa morì. Prima della loro separazione, Alois, già legalmente noto col cognome di Hitler, ebbe una relazione con una giovane cuoca d'albergo, Franziska Matz-elsberger, che nel 1882 gli diede un figlio chiamato Alois. Un mese dopo la morte della moglie egli sposò la cuoca e tre mesi più tardi gli nacque una figlia, Angela. Il secondo matrimonio di Alois Hitler non durò a lungo; entro l'anno Franziska morì di tubercolosi. Sei mesi dopo Alois Hitler si sposò per la terza e ultima volta. Klara Poelzl, la nuova sposa e la futura madre di Adolf Hitler, aveva venticinque anni, mentre suo marito ne aveva quarantotto. Si conoscevano da lungo tempo e anche Klara era originaria di Spital, il villaggio degli antenati di Hitler. Suo nonno era Johann von Nepomuk Huetler, presso il quale suo nipote, Alois Schicklgruber-Hitler, era cresciuto. Essendo cugini di secondo grado, Alois e Klara dovettero chiedere, come abbiamo detto, una speciale dispensa vescovile per potersi sposare. Si trattava di una unione che l'impiegato alle dogane aveva progettato già molti anni prima, quando, all'epoca del suo primo matrimonio, aveva accolto Klara come figlia adottiva nella propria casa senza figli. La bambina era vissuta per molti anni con gli Schicklgruber a Braunau e sembra che già durante la malattia della prima moglie, Alois avesse pensato di sposare Klara non appena l'ammalata fosse morta. Alois era già stato legittimato ed era entrato in possesso dell'eredità lasciatagli dallo zio, dal nonno di Klara, quando la ragazza compì i sedici anni, limite minimo di età per potersi sposare legalmente. Ma, o perché la malattia della moglie si protraeva dopo l'avvenuta separazione, o perché nel frattempo Alois s'era messo con la cuoca Franziska Matzelsberger, Klara, a vent'anni, abbandonò la casa e si trasferì a Vienna, dove trovò lavoro come domestica. Tornò dal cugino quattro anni dopo per occuparsi dei lavori di casa, dato che negli ultimi anni di vita anche Franziska aveva abbandonato l'abitazione del marito. Alois Hitler e Klara Poelzl si sposarono il 7 gennaio 1885 e quattro mesi e dieci giorni dopo nasceva il loro primo figlio, Gustav, che al pari di Ida, loro seconda figlia nata nel 1886, morì nell'infanzia. Adolf fu il terzo figlio nato da quel matrimonio. Un fratello minore, Edmund, nato nel 1894, visse soltanto fino all'età di sei anni. La quinta e ultima figlia, Paula, nata nel 1896, doveva sopravvivere al suo celebre fratello. Anche il fratellastro di Adolf, Alois, e la sorellastra Angela, ambedue 12 L'ascesa di Hitler figli di Franziska Matzelsberger, raggiunsero la maggiore età. Angela era una bella ragazza e sposò un agente delle imposte chiamato Raubal. Alla morte di questi, lavorò a Vienna come governante, e se le notizie raccolte da Hei-den sono esatte, anche come cuoca presso una istituzione ebraica di carità H. Nel 1928 Hitler la prese con sé a Berchtesgarden quale sua governante, e da allora si parlò molto, nei circoli nazisti, dei meravigliosi pasticcini viennesi da lei preparati, che il fratello divorava con voracità. In seguito, nel 1936, Angela lo lasciò per sposarsi con un professore di architettura di Dresda. Hitler, che era divenuto cancelliere e dittatore, si sentf offeso e non volle inviarle neppure un regalo di nozze. Sembra che Angela sia stata l'unica parente con la quale Hitler abbia mantenuto stretti rapporti durante i suoi ultimi anni, con una sola eccezione: Angela aveva una figlia, Geli Raubal, una bella ragazza bionda con la quale, come vedremo, Hitler intrecciò l'unica relazione amorosa veramente profonda della sua vita. Adolf Hitler non volle mai sentir parlare del fratellastro, Alois Matzelsberger. Legittimato in seguito come Alois Hitler, costui era diventato cameriere e per molti anni ebbe grane con la giustizia. Lo Heiden riferisce che Pagina 13

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a diciott'anni il giovane fu condannato a cinque mesi di prigione per furto e a vent'anni scontò otto mesi di carcere per un analogo reato. Alla fine si trasferì in Germania, ma anche qui si trovò coinvolto in altri imbrogli. Nel 1924, mentre Adolf Hitler languiva in prigione per aver inscenato una rivolta politica a Monaco, Alois Hitler venne condannato a sei mesi di prigione per bigamia da una corte di Amburgo. Successivamente, secondo lo Heiden, egli si trasferì in Inghilterra dove mise su una famiglia che poi abbandonò15. Con l'avvento al potere dei nazionalsocialisti, Alois Hitler migliorò la sua sorte: apri una Bier• stube - una piccola birreria - in un sobborgo di Berlino, e poco prima della guerra si trasferì nella Wittenbergplatz, nel centro mondano della capitale. La birreria era molto frequentata dai gerarchi nazisti e durante la prima metà della guerra, quando i generi alimentari cominciarono a scarseggiare, il locale ne era sempre abbondantemente provvisto. Io stesso, allora, vi andavo qualche volta. Alois, che in quei giorni stava per compiere i sessant'anni, era un uomo semplice, corpulento e di buon carattere, poco somigliante al suo famoso fratellastro, per niente diverso da tanti e tanti osti proprietari di piccoli spacci di birra della Germania e dell'Austria. Gli affari andavano bene e qualunque fosse il suo passato, era evidente che ora Alois godeva di una vita prospera; la sua unica paura era che in un momento di rabbia o di disgusto il suo fratellastro potesse fargli ritirare la licenza. Qualche volta nella piccola birreria si mormorava che il cancelliere e Fùhrer del Reich si rammaricasse dell'esistenza di questo testimone delle umili origini della famiglia Hitler. Ricordo che lo stesso Alois respingeva ogni conversazione che potesse riferirsi al fratellastro: precauzione quanto mai saggia, è vero, ma alquanto deludente per chi, come me, cercava di chiarire il più possibile gli antecedenti dell'uomo che già allora aveva incominciato a conquistare l'Europa. La nascita del Terzo Reich 13 Rare volte Hitler fece menzione - o acconsentì che si parlasse in sua presenza - della sua famiglia, dei suoi antenati e della sua giovinezza. Unica eccezione, Mein Katnpf, dove però il materiale biografico è scarso, spesso confuso e non privo di fondamentali omissioni. Fin qui abbiamo visto i precedenti familiari del futuro Fiihrer. Dobbiamo ora occuparci della sua giovinezza. La giovinezza di Adolf Hitler. L'anno stesso in cui il padre, cinquantottenne, si ritirò dalle dogane, Adolf, che allora aveva sei anni, si iscrisse alla scuola pubblica del villaggio di Fischlham, a poca distanza da Linz, a sud-ovest della città. Ciò avvenne nel 1895, e nei quattro o cinque anni successivi l'irrequieto vecchio pensionato si trasferì da un villaggio all'altro, sempre nelle vicinanze di Linz. A quindici anni, suo figlio poteva ricordare non meno di sette cambiamenti di domicilio e ben cinque scuole diverse. Per due anni aveva frequentato la scuola del monastero benedettino di Lambach, nelle cui vicinanze suo padre aveva acquistato una fattoria. Là aveva cantato nel coro, preso lezioni di canto e, secondo quanto egli stesso racconta ", sognato di prendere un giorno gli ordini sacri. Infine il doganiere in pensione si stabilì definitivamente nel villaggio di Leonding, sobborgo meridionale di Linz, dove la sua famiglia si era sistemata in una modesta casa con un giardino annesso. A sette anni Adolf venne inviato alla scuola media di Linz: un sacrificio non indifferente da parte del padre, che sta a indicare come questi nutrisse l'ambizione che il figlio, seguendo le sue orme, diventasse a sua volta impiegato statale. Ma era l'ultima cosa che il giovane avrebbe sognato di fare. " Allora ero appena undicenne, - Hitler raccontò più tardi ", - e mi vidi costretto ad opporrai per la prima volta a mio padre... Non volevo diventare un impiegato statale ". La storia della lotta inesorabile e amara del ragazzo, che aveva da poco compiuto gli undici anni, contro il padre rigido e, come lui stesso riferisce, autoritario, è uno dei pochissimi tratti autobiografici che Hitler descrive minuziosamente e con evidente sincerità e verosimiglianza in Mein Kampf. Questo conflitto suscitò le prime manifestazioni di quella sua volontà violenta e inflessibile che doveva condurlo tanto lontano, malgrado ostacoli apparentemente insormontabili, volontà che doveva abbattere chiunque gli sbarrava la strada e lasciare un marchio indelebile in Germania e in Europa. Io non volevo diventare impiegato. Né persuasioni né severe minacce poterono ridurre siffatta resistenza. Io non volevo diventare impiegato, mai e poi mai. Tutti i tentativi di svegliare in me simpatia o gusto per tale carriera, mediante le descrizioni tolte dalla esemplare camera paterna, ottenevano l'effetto opposto. Pagina 14

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sentivo fastidio e sbadigliavo all'idea di dovermi chiudere in un ufficio, legato a un orario, di non essere padrone del mio tempo, anzi, di dover forzare lo scopo della mia vita in moduli da riempire...; ma un bel giorno capii chiaramente che volevo diventare pittore...

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L'ascesa di Hitler Pittore? Artista? Mio padre dubitò della mia intelligenza, credette di avere capito o udito male. Ma dopo che ebbe chiarito tale dubbio, e sentito tutta la serietà delle mie intenzioni, vi si oppose con tutta l'irruenza della sua natura... Pittore, mai, finché io viva. Mai!... Il padre restò sul suo giammai, e io mi trincerai nel mio, malgrado tutto... ". Stando a quello che Hitler riferì in seguito, la conseguenza di questa ostilità fu I'interru2ione dei suoi studi scolastici. " Pensai che una volta che mio padre si fosse reso conto del mio scarso profitto nella scuola media, mi avrebbe permesso, volente o nolente, di consacrarmi al mio sogno " ". Ma queste parole, scritte a distanza di trentaquattro anni, potrebbero anche essere, almeno in parte, un tentativo di giustificare i propri insuccessi scolastici. I voti da lui riportati nelle elementari erano stati tutti buoni, ma alla scuola media di Linz essi furono talmente scadenti che alla fine il giovane dovette essere trasferito, senza avere ottenuto il certificato abituale, alla scuola media statale di Steyr, una cittadina non molto lontana da Linz. Ma non vi rimase per molto e l'abbandonò prima di aver ottenuta la licenza media. Per Hitler il fallimento scolastico costituì un argomento scottante per il resto della sua vita: egli non perdeva occasione per deridere " quegli accademici ", coi loro titoli, i loro diplomi, i loro atteggiamenti professorali. Perfino negli ultimi tre o quattro anni della sua vita, quando al Quartier Generale delle forze armate era oppresso da infiniti problemi di strategia militare, di tattica e di comando, era capace di spendere un'intera serata per ricordare ai suoi vecchi camerati la stupidità dei maestri da lui avuti durante la giovinezza. Sono rimaste alcune delle divagazioni cui si abbandonò il suo genio malato nel periodo in cui, quale comandante supremo, dirigeva personalmente le sue poderose armate dalla Volga fino alla Manica. Quando penso a coloro che sono stati miei professori, mi rendo conto che per la maggior parte erano piuttosto matti; coloro che potevano essere considerati dei buoni maestri erano delle eccezioni. È tragico pensare che tale gente abbia il potere di sbarrare la strada all'avvenire di un giovane [3 marzo 1942] 20. Ho il più sgradevole ricordo dei miei maestri. La loro apparenza esteriore trasudava sporcizia; avevano i colletti trasandati... Erano il prodotto di un proletariato privo di ogni indipendenza di pensiero; caratterizzati da una ignoranza senza pari, erano quindi molto adatti per essere le colonne su cui poggiava un logoro sistema di governo, che grazie a Dio è ormai un ricordo del passato. [12 aprile 1942] 21. Quando ricordo i miei maestri di scuola, mi rendo conto che metà di loro erano anormali... A noi alunni della vecchia Austria si insegnava a rispettare i vecchi e le donne. Ma noi con i nostri professori non avevamo clemenza, per noi essi rappresentavano i nostri nemici naturali. La maggior parte di loro era alquanto anormale e non pochi finirono la loro esistenza come veri dementi... Io godevo di una pessima reputazione presso i miei professori. Non avevo la minima disposizione per lo studio delle lingue straniere, ma avrei potuto acquistarla se il mio professore non fosse stato un idiota congenito. Non lo potevo vedere. [29 agosto 1942] a. I nostri professori erano dei tiranni assoluti. Non avevano alcuna simpatia per la gioventù e il loro unico obiettivo era d'imbottirci il cervello allo scopo di trasformarci in La nascita del Terzo Reich 15 immie erudite come loro. L'allievo che dimostrava la benché minima traccia di originarti veniva incessantemente perseguitato e tutti gli allievi esemplari di cui ho avuto notizia sono stati invariabilmente dei falliti nella vita. [7 settembre 1942] ". È evidente che Hitler non perdonò mai ai suoi maestri i brutti voti che eli avevano dato. La sua distorsione dei fatti rasentava il grottesco. Quando Hitler era ormai diventato un personaggio d'importanza mondiale, alcuni suoi maestri descrissero brevemente l'impressione che ne avevano avuto. Uno dei pochi insegnanti che pare sia piaciuto a Hitler era il professor Theodor Pagina 15

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gissinger, il quale si era sforzato di insegnargli le scienze naturali. Gissinger notò in seguito: " Per quanto mi concerne, Hitler a Linz non lasciò nessuna impressione, né favorevole né sfavorevole. Non era affatto primo della classe. Era snello e eretto, aveva la faccia pallida e affilata, quasi come quella di un tisico, lo sguardo particolarmente fisso e gli occhi splendenti " ". Il professor Eduard Huemer, insegnante di francese - e, pare, " l'idiota congenito " menzionato da Hitler - si recò a Monaco nel 1923 per testimoniare nella causa per tradimento intentata contro il suo ex allievo in seguito al putsch della birreria. Pur lodando le aspirazioni di Hitler, lo Huemer, dopo aver dichiarato di sperare fervidamente che il suo ex alunno riuscisse a realizzare i suoi ideali, tracciò questo ritratto del giovane studente di scuola media: Hitler era certamente ben dotato, anche se solo in alcune materie; ma non sapeva controllarsi e, a dir poco, era considerato un attaccabrighe, un testardo, un presuntuoso di cattivo umore, incapace di sottomettersi alla disciplina scolastica. Non era diligente, altrimenti con le sue doti avrebbe potuto conseguire risultati molto migliori ". C'era stato, alla scuola media di Linz, un insegnante che a suo tempo aveva esercitato sul giovane Adolf Hitler una grande influenza, destinata in seguito a rivelarsi fatale: era un professore di storia, il dottor Leopold Poetsch, originario dell'area meridionale della lingua tedesca, al confine col territorio abitato dagli slavi del Sud. La lotta razziale, propria di quella zona, aveva fatto di quel professore un fanatico pangermanista. Prima di stabilirsi a Linz, egli aveva insegnato a Marburgo, città passata alla Jugoslavia dopo la prima guerra mondiale, e che si chiamava ora Maribor. Benché il dottor Poetsch avesse dato appena la qualifica di " discreto " in storia al suo allievo, fu l'unico maestro cui Hitler rivolse calde parole di lode in Mein Kampf. Hitler ammise volentieri il suo debito verso quest'uomo. ... E può darsi che fosse provvidenziale per tutta la mia vita avvenire il fatto che la fortuna mi avesse destinato precisamente un simile maestro, che capiva e sapeva far trionfare questo punto di vista, sia nell'insegnamento come negli esami. Nel mio professore di storia, il dottor Leopold Potsch della scuola tecnica di Linz, questo ideale si era perfettamente incarnato. Era un vecchio signore dall'aspetto bonario seppure deciso, e sapeva, mediante una eloquenza appassionata, non soltanto attirare la nostra attenzione, ma proprio rapirci. Ancora oggi io ricordo con dolce commozione quell'uomo grigio che nel fuoco della sua esposizione ci faceva a volte dimenticare il tempo presente, ci trasportava mirabilmente nel passato e sapeva estrarre dalla nebbia dei secoli il nudo fatto storico trasformandolo in realtà viva. E noi stavamo a sentirlo a volte infiammati di ardente enr 16 L'ascesa di Hitler tusiasmo, a volte commossi fino alle lacrime... Il nostro giovane fanatismo nazionale gli era diventato un mezzo per la nostra educazione... appellandosi più di una volta al nostro orgoglio patrio... Questo maestro ha fatto per me, della storia, la materia prediletta-Certo, forse suo malgrado, egli fece di me anche un giovane rivoluzionario... M. Circa trentacinque anni dopo, nel 1938, il cancelliere Hitler, durante il giro trionfale in Austria, da lui annessa con la forza al Terzo Reich, si fermò a Klagenfurt per salutare il suo vecchio maestro, allora in pensione. Provò grande piacere nell'apprendere che il vecchio era stato membro dell'organizzazione clandestina delle SS, dichiarata fuori legge quando l'Austria era ancora indipendente. S'intrattenne col vecchio a quattrocchi per un'ora, e più tardi confidò ad alcuni membri del partito: " Non potete immaginare quanto io debba a questo vecchio signore " ". Alois Hitler mori d'emorragia polmonare il 2 gennaio 1903, a sessantacinque anni. L'attacco lo colse durante una passeggiata mattutina. Alois spirò pochi minuti dopo in una locanda tra le braccia di un conoscente. Quando il figlio tredicenne vide la salma di suo padre, s'accasciò e pianse28. La madre, allora quarantaduenne, si trasferì in un modesto appartamento a Urfahr, sobborgo di Linz, dove cercò di mantenere se stessa e i due figli superstiti, Adolf e Paula, con gli scarsi risparmi e la pensione che le era rimasta. Essa si senti obbligata, come rileva Hitler in Mein Kampf, a proseguire l'educazione del figlio secondo i desideri del padre: " in altri termini, secondo le sue parole, - a farmi studiare in vista della carriera d'impiegato Pagina 16

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt statale ". Malgrado l'indulgenza della giovane vedova verso il proprio figliolo, che sembra nutrisse per lei un tenero affetto, egli era " più che mai risoluto, - disse, - a non abbracciare tale carriera ". Cosf, malgrado l'affetto tra madre e figlio, gli attriti non mancavano e Adolf continuò a trascurare i suoi studi. " Allora mi venne improvvisamente in aiuto una malattia e in poche settimane si decise il mio destino e si risolse l'eterna lite familiare " ". La lunga malattia che afflisse Hitler poco prima dei sedici anni lo costrinse a sospendere gli studi per almeno un anno: Adolf fu inviato per un certo periodo al villaggio della sua famiglia, Spital, per rimettersi in salute presso la sorella della madre, una contadina di nome Theresa Schmidt. Una volta guarito, riprese a frequentare per un breve periodo la scuola media di Steyr. Nell'ultima sua pagella, in data 16 settembre 1905, Hitler ha " sufficiente " in tedesco, chimica, fisica, geometria e disegno geometrico, " buono " in geografia e storia e " ottimo " in disegno libero. Hitler si sentì talmente felice al pensiero di lasciare definitivamente la scuola che, per la prima e ultima volta nella sua vita, s'ubriacò. Molti anni dopo ricordava di esser stato raccolto all'alba, disteso per una strada di campagna fuori di Steyr, da una lattaia che l'aiutò a tornare in città. Giurò allora che la cosa non si sarebbe mai più ripetuta *. Almeno in questo egli rimase fedele alla propria * Egli raccontò questo episodio della propria vita in uno di quei momenti particolari in cui si sentiva incline ai ricordi e precisamente la sera tra l'8 e il 9 gennaio 1942 al suo quartier generale (Hitler's Secret Conversations, p. 160). La nascita del Terzo Reicb 17 parola, poiché divenne astemio e vegetariano e abolf il fumo, anzitutto per necessità - quando faceva il vagabondo squattrinato a Vienna e a Monaco di Baviera - successivamente per convinzione. Hitler descrisse i due o tre anni seguenti come i più felici della sua vita *. Mentre sua madre lo pregava e i suoi parenti lo incitavano a lavorare e imparare un mestiere, egli si limitava a sognare un avvenire d'artista e a fare la bella vita lungo il Danubio. Non dimenticò mai la " soffice mollezza " di questo periodo tra i sedici e i diciannove anni quando come " cocco di mamma " godette " la falsità di una vita comoda " w. Mentre la vedova afflitta affrontava grandi difficoltà per sbarcare il lunario, il giovane Adolf si rifiutava di aiutarla trovandosi un impiego. L'idea di guadagnarsi il pane con un qualsiasi impiego fisso gli ripugnava, e questa ripugnanza gli rimase per tutta la vita. Evidentemente la grande felicità provata da Hitler in questi ultimi anni prima di raggiungere l'età virile era legata al fatto di non dover lavorare: ciò che gli permise di almanaccare e sognare in libertà, di trascorrere le sue giornate vagando per le strade della città o in campagna, infervorandosi coi suoi compagni contro i mali del mondo e discutendo il modo di raddrizzarli, mentre la sera leggiucchiava qualche libro oppure ascoltava in piedi, rapito, nel loggione del Teatro dell'Opera di Linz o di Vienna, le opere mistico-pagane di Riccardo Wagner. Un suo amico d'infanzia lo ricorda come un giovane pallido, esile e malaticcio che, malgrado un'abituale timida reticenza, era capace d'improvvisi accessi di furore isterico contro coloro che non andavano d'accordo con lui. Per quattro anni s'invaghì profondamente di un'avvenente fanciulla bionda di nome Stefania, e benché spesso la fissasse con ardore mentre lei passeggiava in compagnia della madre per la Landstrasse di Linz, pure non prese alcuna iniziativa per parlarle, preferendo conservare la sua immagine, con tante altre simili, nel mondo ombroso delle sue sublimi fantasie. Nelle innumerevoli poesie d'amore che scrisse per lei senza mai inviargliene alcuna (una di queste s'intitolava Inno all'amata) e che volle assolutamente leggere al suo paziente amico August Kubizek **, essa diventava infatti una fanciul* " Questi furono i giorni più felici della mia vita; mi sembrarono quasi un sogno... " (Metti Kampf, p. 18). In una lettera in data 4 agosto 1933, sei mesi dopo essere diventato cancelliere, Hitler scrisse al suo amico d'infanzia August Kubizek: " Sarei molto lieto di rivivere... ancora una volta con te questi ricordi degli anni migliori della mia vita " (KUBIZEK, The Young Hitler I knew, p. 273). ** II Kubizek, il quale sembra sia stato l'unico e solo amico che Hitler abbia avuto durante la giovinezza, ha dato nel suo libro The Young Hitler I knew un quadro molto interessante del suo compagno negli ultimi quattro anni prima che questi si abbandonasse, all'età di diciannove anni, al vagabondaggio a Vienna. Questo ritratto non solo colma un vuoto biografico della vita del Pagina 17

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer tedesco, ma in un certo senso rettifica le idee correnti circa il suo carattere da giovane. Kubizek era tutto l'opposto di Hitler: aveva una regolata vita familiare a Linz, faceva il tappezziere come suo padre, lavorando con diligenza, studiando contemporaneamente musica e conseguendo il diploma con lode nel Conservatorio di musica di Vienna. La sua promettente carriera di direttore d'orchestra e compositore venne sconvolta dalla prima guerra mondiale. 18 L'ascesa di Hitler la uscita dalla Walkiria, che in una veste di velluto azzurro scuro cavalcava un bianco destriero in mezzo a prati fioriti31. Benché Hitler fosse deciso a diventare un artista, preferibilmente pittore o almeno architetto, era tuttavia ossessionato dalla politica fin dall'età di sedici anni. In quel tempo si era andato sviluppando in lui un odio violento contro la monarchia asburgica e contro tutte le razze non germaniche del plurinazionale impero austro-ungarico, nonché un amore ugualmente violento per tutto quanto fosse tedesco. A sedici anni era già l'uomo che doveva rimanere fino alla fine: un fanatico nazionalista germanico. Malgrado tutto il suo vagabondare, non sembra che avesse molto dello spirito incurante proprio della gioventù. Era assillato dai problemi del mondo. Kubizek doveva in seguito ricordare: " Egli vedeva dappertutto soltanto ostacoli e ostilità... Era sempre alle prese con qualcosa e in conflitto col mondo... Non l'ho mai visto prendere niente alla leggera..."32. Fu in quell'epoca che il giovane insofferente della scuola, divenne un vorace lettore e s'iscrisse alla biblioteca per l'educazione degli adulti di Linz e alla Società per il museo, prendendone in prestito i libri in grande numero. Il suo giovane amico lo ricorda sempre in mezzo ai libri, tra i quali prediligeva quelli sulla storia e la mitologia tedesche ". Linz era una città di provincia, e non passò molto tempo che Vienna, la splendente capitale barocca dell'impero, cominciò ad esercitare la sua attrazione su quel giovane dotato di tanta ambizione e immaginazione. Cosi nel 1906 subito dopo il diciottesimo compleanno, Hitler s'accinse a passare due mesi nella grande metropoli coi fondi che sua madre e altri parenti gli avevano messo a disposizione. Benché Vienna dovesse diventare in seguito il luogo dove visse gli anni più amari della sua vita, letteralmente sul lastrico, è certo che durante la sua prima visita essa lo avvinse. Vagò per le strade per giorni e giorni, entusiasmandosi dinanzi agli imponenti palazzi del Ring e in continua estasi per ciò che vedeva nei musei, all'Opera e nei vari teatri. Egli, inoltre, s'informò presso l'Accademia delle Belle Arti di Vienna circa le pratiche d'iscrizione e un anno dopo, nell'ottobre 1907, tornò alla capitale per sostenervi l'esame di ammissione, primo passo concreto verso l'agognato sogno di divenire pittore. Aveva diciotto anni ed era pieno di grandi speranze. Esse però furono infrante, come dimostrano queste righe contenute nella graduatoria per l'ammissione all'Accademia. I seguenti candidati hanno ottenuto nella prova risultati insufficienti, o non sono stati ammessi... Adolf Hitler, nato a Braunau sull'Inn il 20 aprile 1889, tedesco, cattolico. Padre: impiegato statale. Quattro anni di frequenza alla scuola media. Scarse attitudini. Prova di disegno: insufficiente34. Hitler si ripresentò l'anno successivo, ma questa volta i suoi disegni furono talmente scadenti che non venne nemmeno ammesso alla prova. Questo incidente, per l'ambizioso giovane, fu un vero fulmine a ciel sereno: a tal punto egli era convinto di venire senz'aitro accettato. Stando a ciò che egli stesso racconta in Metti Kampf, Hitler chiese spiegazioni in proposito al rettore dell'Accademia. La nascita del Terzo Reich 19 Cosi mi presentai al rettore e gli chiesi di chiarirmi i motivi della mia bocciatura; quel signore mi assicurò che dai disegni che avevo presentato risultava con ogni evidenza che non ero assolutamente adatto a fare il pittore, ma che il mio talento mi portava piuttosto verso il campo dell'architettura; non c'era per me altra prospettiva che la scuola di architettura dell'Accademia stessa...3S. Il giovane Adolf fu incline ad accettare il suggerimento, ma presto dovette disilludersi, giacché la mancanza della licenza media costituiva un ostacolo insuperabile per l'ammissione alla scuola di architettura. Nel frattempo la madre si era ammalata di cancro al seno ed egli fu costretto a rientrare a Linz. Da quando aveva interrotto gli studi, Adolf era stato mantenuto per altri tre anni dalla madre Klara Hitler e dai parenti della madre, senza che nessuno di loro potesse vedere i propri sacrifici coronati da Pagina 18

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt successo. Il 21 dicembre 1908, quando la città cominciava ad assumere un aspetto natalizio, la madre di Adolf Hitler moriva. Due giorni dopo venne seppellita a Leonding accanto a suo marito. Per il giovane diciannovenne la morte di mia madre segnò la fine improvvisa di quei bei piani... quel colpo mi abbattè terribilmente. Io avevo onorato mio padre, ma amavo mia madre... La necessità, una dura realtà, mi costrinsero a prendere una rapida decisione... mi toccava dunque, in un modo o nell'altro, guadagnarmi il pane... ". In qualche modo! Egli era senza un mestiere e aveva sempre disdegnato il lavoro manuale. Non aveva mai cercato di guadagnarsi neppure un centesimo, ma non si perse d'animo. Accomiatandosi dai suoi familiari, ebbe a dire che non sarebbe tornato se non avesse fatto fortuna. Con una valigia piena di vestiti e di biancheria, con un'indomita volontà nel cuore, partii per Vienna. Ciò che era riuscito a mio padre cinquant'anni prima, speravo anch'io di poterlo strappare al destino; anch'io, certo, volevo diventare qualcuno, ma a nessun costo un impiegato!... ". " II periodo più triste della mia vita ". I successivi quattro anni, tra il 1909 e il 1913, sarebbero stati per il giovane conquistatore venuto da Linz un periodo di nera miseria e di sconforto. Nei brevi anni che precedettero la caduta degli Asburgo e la fine di Vienna capitale di un impero di cinquantadue milioni d'abitanti nel cuore d'Europa, la città aveva una gaiezza e un fascino unici tra tutte le capitali del mondo. Vi si respirava un'atmosfera barocca e rococò che nessun'altra città occidentale conosceva, non solo nell'architettura, scultura e musica, ma soprattutto nello spirito colto, gioioso e godereccio dei suoi abitanti. Stesa lungo l'azzurro Danubio presso le colline boscose del Wienerwald ricoperte dal verde giallastro dei vigneti, la sua bellezza naturale incantava i visitatori inducendo i viennesi a credere a un debole della Provvidenza per loro. Ovunque c'era musica nell'aria, la musica dei suoi geniali figli, la più sublime che l'Europa avesse mai conosciuto: Haydn, Mozart, Beethoven e 20 L'ascesa di Hitler Schubert. In quegli anni, vera estate di san Martino della sua esistenza, risuonavano anche i ritmi gai e travolgenti dei valzer viennesi del popolaris-simo Johann Strauss. Per un popolo cosf felice, immerso in uno stile di vita barocco, tutto sembrava un sogno. La brava gente della città passava giorni e notti piacevolmente, ballando e assaporando vini, oppure chiacchierando negli accoglienti caffè, ascoltando la musica e ammirando il mondo fittizio del teatro, dell'opera e dell'operetta, amoreggiando e consacrando una grande parte della propria vita ai sogni e ai piaceri. C'era, è vero, un impero da governare, un esercito e una marina da equipaggiare, le vie di comunicazione da mantenere, c'erano affari da sbrigare e, naturalmente, c'era anche del lavoro, ma pochi a Vienna avevano voglia di applicarsi più del necessario. Ovviamente la medaglia aveva il suo rovescio: come ogni altra città, Vienna aveva i suoi poveri, aveva gente denutrita e mal vestita che abitava in tuguri; ma, essendo il più grande centro industriale dell'Europa centrale e la capitale di un impero, era una città prospera la cui ricchezza raggiungeva vasti strati della popolazione. La gran massa della piccola e media borghesia controllava politicamente la città; e le forze del lavoro non solo si organizzavano in sindacati, ma avevano creato anche un potente partito politico, il Partito socialdemocratico. La vita della città era in fermento, la popolazione a quel tempo aveva raggiunto i due milioni di abitanti; l'idea democratica cominciava a scuotere la vecchia autocrazia degli Asburgo e l'educazione e la cultura s'erano aperte alle masse. Nel 1909, quando Hitler si trasferì a Vienna, un giovane privo di mezzi poteva accedere ai corsi d'istruzione superiore o trovare un lavoro decente e vivere sotto l'influsso civilizzatore della capitale, come il milione di salariati e stipendiati della città. Forse che Kubizek, l'unico amico intimo di Hitler, povero e oscuro quanto lui, non s'era già fatto da solo un nome all'Accademia di Musica? Ma il giovane Adolf rinunciò all'ambizione d'iscriversi alla scuola d'architettura, cui poteva ancora accedere pur non essendo in possesso della licenza media: i giovani che avessero dimostrato di possedere un " talento particolare " erano infatti ammessi anche senza licenza. Per quanto ne sappiamo, Hitler non fece nessuna domanda d'ammissione, né si diede da fare per apprendere un mestiere o trovarsi qualche impiego fisso. Preferì invece sprecare il suo tempo spalando neve, sbattendo tappeti, lavorando come facchino alla stazione ovest e a volte, per qualche giorno, come manovale nei cantieri edili. Nel novembre del 1909, dopo meno di un anno dal suo speranzoso arrivo a Vienna, fu Pagina 19

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sfrattato da una camera mobiliata della Simon Denk Gasse. Questo fu il preludio alle sue successive peripezie: nei quattro anni che seguirono, visse in abitazioni di fortuna, e per qualche tempo anche nel dormitorio pubblico maschile situato al numero 27 della Melde-mannstrasse, nel ventesimo distretto di Vienna, in vicinanza del Danubio, frequentando le varie mense per poveri della città per calmare la fame. Non sorprende quindi che circa vent'anni dopo Hitler abbia potuto scrivere: La nascita del Terzo Reich 21 Vienna, la città che a molti sembra l'ideale della gioia innocente, la residenza di eente felice, rappresenta per me il ricordo vivente del tempo più triste della mia vita. Ancora oggi questa città risveglia in me soltanto grigi pensieri. Il suo nome evoca per me cinque anni di miseria e di desolazione. Cinque anni durante i quali dovetti guadagnarmi il pane come operaio avventizio e più tardi come misero pittore: un pane scarso, che non bastava mai a sfamarmi 3i. Ricordando quei tempi, Hitler non può fare a meno di parlare della fame che ebbe a patire. La fame fu in quel tempo la mia fedele compagna, che non mi abbandonò mai, che divise con me ogni cosa...; la mia esistenza era una lotta continua con questa spieiata amica... 3'. Ma la fame non lo spinse mai agli estremi; non lo costrinse mai a cercare un impiego fisso. Agiva in lui la paura, propria della piccola borghesia, di essere declassato fra le file del proletariato, tra i lavoratori manuali; una paura che in seguito seppe sfruttare, fondando il Partito nazionalsocialista sul consenso della classe media, fino allora trascurata e malpagata, e costituita da milioni di persone senza una guida, che si cullavano nell'illusione di essere superiori ai " lavoratori ", se non altro dal punto di vista sociale. Benché Hitler sostenga di avere provveduto almeno in parte 'al proprio sostentamento lavorando come " pittore di genere ", nella sua autobiografia non fornisce altri particolari riguardanti questa sua occupazione, tranne quando nota che tra il 1909 e il 1910 la sua situazione era talmente migliorata da non dover più lavorare come giornaliero. " In quell'epoca, - egli afferma, - lavoravo per conto mio come acqua-rellista e pittore di genere " ". Quanto precede, insieme alle altre notizie biografiche contenute nel Mein Kampf, può facilmente trarre in inganno. Quantunque non sembri che le testimonianze di coloro che frequentarono Hitler in quel periodo siano più attendibili, è stato possibile raccogliere quanto basta per tracciare di lui un quadro che molto probabilmente è più esatto e certamente più completo *. Che Hitler non sia stato un imbianchino come vollero far credere i suoi avversari politici, è quasi certo. Almeno, non vi sono prove in tal senso. La sua attività consisteva invece nel dipingere quadretti grossolani di Vienna, per lo più vedute di alcuni dei punti più noti della città, come il Duomo di Santo Stefano, l'Opera, il Burgtheater, il Castello di Schonbrunn o le rovine romane del parco di Schonbrunn. Stando a quanti lo conobbero, si trattava di copie di altre opere, giacché sembra che non fosse capace di dipingere dal naturale. Sono quadretti piuttosto pretenziosi e scialbi, qualcosa come gli * Cfr. Das Ende des Hitler-Mythos, di JOSEF GREINER, il quale conobbe Hitler durante una Parte del soggiorno di quest'ultimo a Vienna. Vedi anche Hitler thè Pawn di RUDOLF OLDEN. Il libro delFOlden contiene delle dichiarazioni di Reinhold Hanisch, un girovago proveniente dai sudeti che per un certo periodo era stato compagno di camerata di Hitler nel dormitorio pubblico e cne era anche andato in giro a vendere i quadri di quest'ultimo. Konrad Heiden in p . uer Fùhrer cita anch'egli delle informazioni fornite dallo Hanisch, compresi i verbali giudiziari di una causa intentata da Hitler contro il vagabondo per mancato pagamento della parte a lui spettante della vendita di un quadro che, secondo la querela, Hanisch avrebbe venduto per como di Hitler. 22 L'ascesa di Hitler schizzi trascurati e ancora acerbi d'un architetto debuttante, mentre le figure umane che talvolta introduceva erano talmente scadenti da ricordare i fumetti. Ho trovato una mia nota scritta dopo aver esaminato una cartella di schizzi originali di Hitler: " Alcuni volti. Pittura rozza. Uno dei volti è alquanto spettrale ". Per Heiden " le figure si mantengono in piedi come dei piccoli sacchi imbottiti accanto a palazzi alti e solenni " "'. È probabile che Hitler abbia venduto centinaia di questi miseri quadretti ai Pagina 20

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt piccoli commercianti e ai negozianti di cornici, che li impiegavano per riempire cornici vuote in vendita, e ai fabbricanti di mobili che talvolta li applicavano agli schienali di sedie e poltrone di poco prezzo, secondo la moda allora imperante a Vienna. All'occorrenza, quindi, Hitler sapeva dimostrare una certa attitudine commerciale. Spesso dipingeva manifesti pub-blicitari per conto dei bottegai per presentare prodotti d'ogni genere, tra cui uno per il borotalco Teddy e un altro, forse dipinto per racimolare un po' di denaro per Natale, che mostra appunto Babbo Natale nell'atto di vendere delle candele a colori vivaci; mentre un terzo manifesto mostra la cuspide gotica di Santo Stefano (che Hitler non si stancava mai di dipingere) svettante sopra una montagna di saponette. Questo fu il limite dei successi " artistici " di Hitler, benché sino alla fine dei suoi giorni egli si ostinasse a considerarsi " artista ". Negli anni di vagabondaggio a Vienna, Hitler aveva indubbiamente l'aspetto di un bohémien. Chi lo conobbe in quell'epoca ricorda il suo cappotto nero troppo lungo e sgualcito che gli arrivava fino alle caviglie e che aveva piuttosto l'aspetto di un caffettano (dono di un ebreo magiaro, negoziante di vestiti usati, da lui incontrato nel tetro dormitorio e diventato suo amico occasionale), la sudicia bombetta nera che portava tutto l'anno, i capelli ispidi spazzolati all'ingiù sulla fronte, secondo la pettinatura che mantenne anche negli anni successivi, e che gli scendevano dietro sul colletto sporco della camicia. Sembra infatti che egli si facesse tagliare i capelli e radere la barba assai di rado, sicché il suo volto di solito era ricoperto da un principio di barba nericcia. A prestar fede a Hanisch, diventato in seguito un artista da strapazzo, Hitler aveva l'aspetto di " uno spettro, di quelli che raramente si osservano tra cristiani " ". A differenza dei giovani traviati con i quali viveva, Hitler non era dedito a nessuno dei vizi propri della gioventù: non fumava, non beveva alcolici e non aveva nemmeno rapporti con donne; questo non perché fosse affetto da qualche anomalia (non risulta nulla di simile), ma solo a causa della sua innata timidezza. " Io penso, - osservò successivamente in Metti Kampf, in uno dei suoi rari momenti d'umorismo, - che coloro che mi conobbero in quei giorni dovettero prendermi per un eccentrico "4Ì. Essi avrebbero ricordato, come i suoi maestri, gli occhi sfolgoranti e lo sguardo fisso che dominava nel suo volto, esprimendo alcuni elementi essenziali della sua personalità in disaccordo con la meschina esistenza di un vagabondo incurante della pulizia personale. Avrebbero ricordato altresì che, La nascita del Terzo Reich 23 sebbene quel giovane fosse pigro riguardo al lavoro manuale, era invece un lettore accanito che passava gran parte del giorno e della notte a divorare libri su libri. ... Io lessi, in quel periodo, enormemente e anche profondamente. Il tempo libero dal lavoro lo passavo studiando. E in pochi anni raccolsi il capitale di scienza di cui vivo tuttora... ". Sempre in Mein Kampf Hitler discorre a lungo sull'arte del leggere. ... Quando parlo del leggere, però, io intendo dire una cosa molto diversa da coloro che si chiamano normalmente gli intellettuali. Io conosco persone che leggono enormemente, e che pure non vorrei chiamare colti. Essi possiedono naturalmente una gran massa di sapere, ma il loro cervello non è capace di registrare e di distribuire l'enorme materia accumulata... Chi invece possiede l'arte della buona lettura, il suo sentimento Io porta a stare attento a ciò che va conservato per sempre, poiché o è universalmente valido, o serve a qualche scopo preciso... L'arte del leggere, come dell'imparare, è anche qui ritenere l'essenziale e dimenticare il contingente *... Solo così la lettura ha uno scopo e un significato... Visto cosf, il mio periodo di Vienna fu certamente fecondo e positivo... **. Perché positivo? La risposta di Hitler è che dalle sue letture e dalla sua vita tra i poveri e i diseredati di Vienna egli imparò tutto quanto gli sarebbe servito nella sua vita successiva. Vienna rimase però per me la più seria e profonda scuola della mia vita. Io vi ero giunto come adolescente e la lasciai uomo fatto, serio e silenzioso... In quel tempo si formò in me una visione del mondo e della vita, che è diventata il fondamento granitico della mia attività odierna. Né mi toccò di Pagina 21

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aggiunger poi gran cosa a quello che avevo accumulato allora; né mai dovetti mutarne anche una briciola... **. Cosa aveva mai imparato alla dura scuola delle molteplici vicissitudini che Vienna gli aveva così generosamente riservato? Quali erano le idee tratte dalle letture e dall'esperienza che, a sentir lui, non dovevano subire nessun mutamento sostanziale sino alla fine? Che fossero per lo più superficiali e ristrette, spesso grottesche, sciocche e avvelenate da strambi pregiudizi, risulta evidente anche all'esame più frettoloso. È altrettanto ovvio che tali idee hanno un interesse notevole per la nostra trattazione e per il mondo intero, giacché contribuirono a porre le fondamenta del Terzo Reich, che questo vagabondo dalle idee libresche avrebbe tra breve edificato. La formazione ideologica di Adolf Hitler. Tranne una, le idee di Hitler non erano originali; egli le ricavò in forma grossolana dal turbinoso vortice della politica e della vita austriaca dei primi ?nni del secolo xx. La monarchia danubiana moriva di " disturbi digestivi ". Una minoranza di austriaci di lingua tedesca aveva governato per secoli un lnJpero plurilingue costituito da una dozzina di nazioni diverse, imponendo * II corsivo è di Hitler. 24 L'ascesa di Hitler loro la proprig lingua e la propria cultura. A partire dal 1848 l'impero aveva cominciato a sfaldarsi. L'Austria non fu un crogiolo: non riuscì mai ad assimilare le minoranze. Negli anni immediatamente successivi al 1860 gli italiani si staccarono, mentre nel 1867 i magiari ottennero la parificazione con gli austriaci di lingua tedesca nella cosiddetta " monarchia bicipite ". Proprio allora, agli inizi del secolo xx, i vari popoli slavi - cèchi, sloveni, serbi, croati, ecc. - cominciarono a reclamare la parità di diritti o almeno l'autonomia nazionale. La politica dell'Austria era ormai dominata da aspri conflitti nazionalistici. E questo non era tutto. C'erano anche moti sociali che spesso superavano per asprezza le lotte razziali. Le classi inferiori, prive del diritto elettorale, chiedevano il suffragio universale; mentre i lavoratori insistevano per ottenere il diritto di organizzarsi in sindacati e di ricorrere allo sciopero in caso di necessità, cercando di assicurarsi non solo salari più alti e migliori condizioni di vita ma anche di tradurre in realtà i loro ideali democratici. Uno sciopero generale, infatti, era riuscito a imporre finalmente il suffragio universale maschile, ponendo cosf fine alla supremazia politica degli austriaci di lingua tedesca che costituivano appena un terzo della popolazione nella parte austriaca dell'impero bicipite. Hitler, il giovane fanatico nazionalista austro-germanico di Linz, s'opponeva tenacemente a questi sviluppi. A suo giudizio l'impero stava precipitando in una " lurida palude " e la sola maniera di salvarlo era che la razza dei padroni, i germanici, riaffermasse la sua antica autorità assoluta, poiché le razze non germaniche, specie gli slavi, e soprattutto i cèchi, erano razze inferiori. I germanici erano dunque chiamati a governarli con mano forte. Il parlamento avrebbe dovuto essere abolito: bisognava finirla con le " scioc-chezze " democratiche. Pur non partecipando attivamente alla politica del tempo, Hitler seguiva febbrilmente l'attività dei tre maggiori partiti politici della vecchia Austria: i socialdemocratici, i cristiano-sociali e i nazionalisti pantedeschi. Fu allora che incominciò a formarsi nella mente di questo rozzo frequentatore di mense pubbliche l'acume politico che gli consentf di vedere con sorprendente lucidità le cause della forza e della debolezza dei movimenti politici contemporanei, e che coll'andare del tempo avrebbe fatto di lui il magistrale dominatore della politica germanica. Fin dal principio, Hitler concepì un odio violento contro i socialdemocratici, " Ciò che più suscitava la mia avversione, - scrisse, - era il loro atteggiamento ostile nei confronti della lotta per la preservazione del ger-manesimo [e] la loro vergognosa corte al " compagno " slavo... In pochi mesi arrivai a qualcosa che altrimenti avrebbe richiesto decenni: a cogliere la mascherata di una sgualdrina * pestifera dietro il mantello delle virtù sociali e dell'amore fraterno " "'. * Questa parola fu soppressa nella seconda e in tutte le seguenti edizioni di Mein Kampf, e sostituita col sostantivo " pestilenza ". La nascita del Terzo Reich 25 Ma Hitler era abbastanza intelligente da attenuare il suo odio contro il partito della classe operaia per poter esaminare minutamente le ragioni del suo Pagina 22

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt successo popolare, arrivando alla conclusione che tali ragioni erano molteplici. Le doveva ricordare e utilizzare anni dopo, organizzando il Partito nazionalsocialista della Germania. In Mein Kampf egli racconta come un giorno assistesse a una dimostrazione di massa dei lavoratori viennesi: " Per circa due ore rimasi in piedi a osservare col fiato sospeso quel gigantesco drago umano che si snodava lentamente. In preda a un'ansia opprimente abbandonai finalmente il mio posto, bighellonando verso casa "4". Una volta a casa, prese a leggere la stampa socialdemocratica, a esaminare i discorsi dei capi, a studiare la loro organizzazione, a riflettere sulle loro tecniche psicologiche e politiche e a ponderare i risultati da loro raggiunti. Arrivò in questo modo a tre conclusioni che spiegavano, secondo lui, il successo dei socialdemocratici: essi sapevano come creare un movimento di massa, senza il quale qualsiasi partito politico diventa inutile; avevano imparato l'arte della propaganda fra le masse; conoscevano infine il valore dell'impiego di ciò che egli chiamò il " terrore spirituale e fisico ". Questa terza conclusione, pur basandosi su osservazioni errate e riflettendo anche i suoi fatali pregiudizi, affascinò il giovane Hitler. Dieci anni dopo avrebbe saputo metterla in pratica per i suoi scopi. Compresi l'ignobile terrore spirituale che questo movimento esercita, in modo speciale sulla borghesia, la quale non è moralmente né mentalmente in grado di tener testa a questi attacchi; esso scatena a un dato momento un'autentica valanga di calunnie e di menzogne contro qualunque avversario che sembri davvero pericoloso, fino al momento in cui i nervi delle persone attaccate crollano... È, questa, una tattica basata sul calcolo preciso di tutte le debolezze umane, e i suoi effetti conducono con certezza quasi matematica al successo... Raggiunsi una uguale comprensione dell'importanza del terrore fisico nei riguardi dell'individuo e delle masse... Cosi, mentre nelle file dei sostenitori la vittoria riportata sembra essere un trionfo della giustezza della loro causa, nella maggior parte dei casi l'avversario battuto dispera del successo di qualsiasi ulteriore resistenza49. È questa l'analisi più precisa che sia mai stata scritta sulla tattica nazista, cosf come in seguito Hitler doveva applicarla. Due erano i partiti politici che esercitavano una forte attrazione sull'ancora inesperto Hitler di Vienna; e ad entrambi egli applicò la sua crescente capacità di fredda e penetrante analisi. Anzitutto si sentiva attratto dal Partito nazionalista pangermanico fondato da Georg Ritter von Schònerer, originario di un paese vicino.a Spital, nella Bassa Austria, la stessa regione della famiglia di Hitler. In quel tempo i pangermanisti avevano ingaggiato una lotta accanita per tutelare la supremazia germanica nell'ambito dell'impero plurinazionale degli Asburgo. Benché Hitler considerasse Schònerer un " pensatore profondo " e ne abbracciasse con entusiasmo i principi basilari (l'esasperato nazionalismo, l'antisemitismo, l'antisocialismo, l'unione del-1 Austria con la Germania, l'opposizione contro gli Asburgo e la Santa Sede) si rese conto ben presto delle cause dell'insuccesso di quel partito: 26

L'ascesa di Hitler L'inadeguata attenzione che questo movimento concede al problema sociale l'ha allontanato dalla massa veramente attiva e militante del popolo, mentre col suo ingresso al parlamento ha perduto il suo impeto potente, risentendo invece delle debolezze proprie di questa istituzione; la sua lotta contro la Chiesa cattolica... lo priva di un gran numero di ottimi elementi che la nazione può chiamare suoi figli *°. Una delle lezioni che Hitler ebbe a imparare nei suoi anni viennesi e che sottolinea esplicitamente nel Mein Kampf, - anche se doveva dimenticarla dopo aver assunto il potere in Germania, - riguarda l'inanità di ogni tentativo d'opposizione alle Chiese da parte di un partito politico. " Indipendentemente dal margine che qualsiasi confessione religiosa lascia alla critica, - egli scrisse, spiegando perché il movimento Los-von-Rom (Liberiamoci da Roma) di Schonerer commetteva un errore di tattica, - un partito politico non dovrebbe perdere di vista neppure per un momento il fatto che nessuna precedente esperienza storica ci mostra un partito esclusivamente politico che abbia mai ottenuto successo nel produrre una riforma religiosa " ". Ma agli occhi di Hitler il maggior difetto del Partito pangermanista era la sua incapacità non solo di risvegliare le masse, ma perfino di capire la psicologia della gente ordinaria. Da questa ricapitolazione delle idee che cominciarono a formarsi nella sua mente quando aveva da poco superato i ventun anni, risulta chiaro che per lui tale incapacità costituiva la debolezza Pagina 23

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt fondamentale dei pangermanisti. Egli non vi sarebbe incorso nel fondare il proprio movimento politico. Un altro errore dei pangermanisti che Hitler non avrebbe commesso era quello di non essersi assicurato l'appoggio di almeno una delle istituzioni più potenti della nazione: se non proprio della Chiesa, almeno dell'esercito, del gabinetto o del capo dello Stato. Il giovane Hitler s'avvide che è molto difficile o addirittura impossibile, per un partito politico, impadronirsi del potere senza l'appoggio di una di queste istituzioni. Un appoggio di tal genere fu precisamente ciò che Hitler, a Berlino, ebbe l'accortezza d'assicurarsi nei giorni cruciali del gennaio 1933; e soltanto questo aprf a lui e al Partito nazionalsocialista la via del potere. Durante il suo soggiorno a Vienna, agiva nella città un dirigente politico che aveva capito tutto questo e anche la necessità di creare un partito appoggiato dalle masse: era il dottor Karl Lueger, borgomastro di Vienna e dirigente del Partito cristiano-sociale. Egli, pili di ogni altro, divenne il mentore politico di Hitler, benché i due non si fossero mai incontrati. Hitler 10 considerò sempre " il più grande sindaco germanico di tutti i tempi... un uomo di Stato superiore a tutti i cosiddetti " diplomatici " dell'epoca... Se 11 dottor Karl Lueger fosse vissuto in Germania, sarebbe stato annoverato tra le grandi menti del nostro popolo " K. In seguito vi sarebbero stati pochi punti di contatto tra Hitler e questo grasso, disinvolto e gioviale idolo dello strato inferiore delle classi medie viennesi. Certo Lueger, nella sua qualità di capo di un partito fondato La nascita del Terzo Reich 27 sulla piccola borghesia scontenta, divenne l'uomo politico più influente dell'Austria, e in politica trasse, come in seguito lo stesso Hitler, il massimo profitto dal più grossolano antisemitismo. Eppure Lueger, che era cresciuto modestamente e si era procurato col proprio lavoro i mezzi per gli studi universitari, era un uomo di notevole cultura e persino i suoi oppositori, ebrei compresi, erano pronti a riconoscere che, in fondo, era una persona onesta, generosa e tollerante. Stefan Zweig, l'eminente scrittore austriaco d'origine ebrea che passò i suoi anni giovanili a Vienna in quel periodo, ha testimoniato che l'antisemitismo ufficiale di Lueger non gli impedì mai di essere generoso e cordiale cogli ebrei. " II suo modo di amministrare la città, - racconta lo Zweig, - era assolutamente onesto, anzi tipicamente democratico... Gli ebrei che avevano tremato al momento del trionfo del suo partito antisemita continuarono a vivere godendo gli stessi diritti e la stessa stima di prima " ". Questo non piaceva al giovane Hitler, secondo il quale Lueger era troppo tollerante e sottovalutava il problema razziale nei confronti degli ebrei. Non gli garbava, d'altro canto, la mancata adesione del borgomastro al pan-germanesimo e si mostrava contrario al suo clericalismo cattolico e al suo lealismo verso gli Asburgo. Il vecchio imperatore Francesco Giuseppe non si era forse rifiutato ben due volte di approvare l'elezione di Lueger a borgomastro? Hitler però fini per riconoscere l'ingegno di quest'uomo che aveva saputo guadagnarsi l'appoggio delle masse e che dimostrava di avere una vera comprensione dei problemi sociali contemporanei, nonché dell'importanza della propaganda politica e dell'oratoria come mezzi di agitazione di massa. Hitler non poteva non ammirare il modo con cui Lueger trattava una istituzione come la Chiesa: " la sua politica era forgiata con infinita accortezza ". Infine, Lueger " era pronto a usare ogni mezzo disponibile per ottenere l'appoggio delle antiche e stabili istituzioni, ricavando pel suo movimento il maggior vantaggio possibile da tali fonti tradizionali del potere " H. Abbiamo qui in nuce le idee e le tecniche che Hitler doveva usare in seguito per creare il suo partito politico e portarlo al potere in Germania. La sua originalità consiste nell'esser stato l'unico uomo politico di destra ad applicarle in terra tedesca dopo la prima guerra mondiale. Per questo il movimento nazista potè diventare l'unico partito nazionalista e conservatore appoggiato dalle grandi masse. Una volta giunto a tanto, esso ottenne l'appoggio dell'esercito, del presidente della Repubblica e delle associazioni della grande industria: tre "istituzioni di vecchia data" munite di grande autorità, grazie alle quali potè accedere alla carica di cancelliere della Germania. Le lezioni imparate a Vienna si dimostrarono proficue. Il dottor Karl Lueger era un oratore brillante, ma il Partito pangermanista mancava, nel complesso, di abili oratori. Anche di questo Hitler prese nota, e nel Mein Kampf mise bene in risalto l'importanza dell'oratoria in politica. 28

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ... La forza che mette in moto le grandi valanghe sia religiose che storiche, è sempre stata in funzione della magia della parola pronunciata. I larghi strati del popolo soggiacciono sempre alla violenza della parola. E tutti i grandi movimenti sono sempre movimenti di popolo, sono scoppi vulcanici di passioni umane e di sentimenti dell'animo, messi in azione o dalla crudele dea della necessità, o dalla fiaccola incendiata delle parole scaraventate nella massa; ma non sono mai l'espressione gracile di letterati estetizzanti e di eroi da salotto...55. Pur astenendosi dal partecipare alla vita politica dei partiti austriaci, il giovane Hitler cominciò a esercitare la sua oratoria dinanzi a uditori occasionali, nei dormitori pubblici, nelle mense popolari di Vienna e persine agli angoli delle strade. In seguito doveva svilupparsi in lui un vero talento oratorio (io, che ho ascoltato parecchie decine dei suoi più importanti discorsi, posso attestarlo personalmente); un talento unico e insuperato nella Germania tra le due guerre mondiali, e che doveva contribuire in alta misura al suo stupefacente successo. Nell'esperienza viennese di Hitler figuravano infine gli ebrei. A Linz, egli scrisse, c'erano pochi ebrei. " A casa non ricordo di aver mai sentito la parola " ebreo " in tutto il tempo che mio padre rimase in vita ". Alla scuola media c'era un ragazzo ebreo, " ma noi non pensavamo mai alla sua razza... Io li scambiavo persine per tedeschi "56. Secondo l'opinione dell'amico d'infanzia di Hitler ciò non sarebbe vero. " Quando incontrai Adolf Hitler per la prima volta, - disse August Ku-bizek, ricordando i giorni vissuti insieme a Linz, - il suo antisemitismo era già molto spinto... Al suo arrivo a Vienna, Hitler era già un antisemita convinto, e sebbene le sue esperienze viennesi abbiano acuito tale sentimento, non ne furono di certo l'origine "!7. Hitler scrisse: Fu così che venni a Vienna. Gonfio delle impressioni ricevute, schiacciato dal peso del mio destino, non ebbi nei primi tempi la possibilità di guardare pili da vicino le varie stratificazioni che compongono il popolo della gigantesca città. Per quanto Vienna contasse in quegli anni quasi duecentomila ebrei su due milioni di abitanti, io non li vidi affatto... Vedevo nell'ebreo soltanto la religione, e sulla base del principio di tolleranza continuai a non ammettere la possibilità di una lotta religiosa, neanche in questo caso. Perciò il tono della stampa antisemita di Vienna mi pareva indegno della cultura di un grande popolo...ss. Un giorno, racconta Hitler, egli passeggiava nel centro della città: " All'improvviso incontrai una figura avvolta in un caffettano nero e con riccioli neri ai lati della testa. Il primo pensiero che mi venne in mente fu di chiedermi se per caso non fosse un ebreo. Quelli di Linz non avevano di certo un tale aspetto. Osservai l'uomo furtivamente e meticolosamente, e quanto più guardavo quella faccia straniera, esaminandone i tratti a uno a uno, tanto più la mia prima domanda prese una diversa forma. Mi chiesi: Costui è un tedesco? " ". È facile immaginare quale fosse la risposta di Hitler. Egli però sostiene che, prima di giungere a una conclusione definitiva, cercò di " farsi nascere La nascita del Terzo Ketch 29 dei dubbi leggendo dei libri ": s'immerse nella lettura di opere antisemite, opere che allora trovavano un largo smercio a Vienna; poi se ne andò per le strade ad osservare il " fenomeno " da vicino. " Dovunque andassi, - egli afferma, - cominciai a vedere degli ebrei, e quanto più guardavo tanto più netta appariva ai miei occhi la differenza tra loro e il resto dell'umanità... In seguito cominciai a sentirmi nauseato dall'odore che emanavano questi esseri avvolti nel caffettano "60. Successivamente Hitler doveva scoprire la " macchia morale di questo popolo eletto... C'era forse una qualsiasi forma di licenziosità o di sudiciume, specie nella vita culturale, nella quale non avesse parte almeno un ebreo? Se tagliate con cura cedesti ascessi, vi ritroverete sempre, come il verme dentro la carogna, spesso abbagliato dalla luce improvvisa, un miserabile ebreo! " Disse di aver constatato che gli ebrei erano in gran parte responsabili della prostituzione e della tratta delle bianche: " Allorché per la prima volta identificai negli ebrei i freddi dirigenti, svergognati e calcolatori, di questo disgustoso traffico del vizio nella feccia della grande città, un brivido mi attraversò la schiena " ". Vi è una forte dose di sessualità morbosa nei deliri di Hitler riferentisi agli ebrei. Tale era, del resto, la caratteristica della stampa antisemita del tempo, e più tardi dell'ignobile settimanale di Norimberga, " Der Stùrmer ", Pagina 25

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt diretto da uno dei compagni favoriti di Hitler, Julius Streicher, gerarca nazista della Franconia, noto pervertito e personaggio fra i più sinistri del Terzo Reich. Mein Kampf è cosparso di turpi allusioni a brutali ebrei che seducono innocenti fanciulle cristiane inquinando in tal modo il sangue della razza. Hitler non risparmiava parole sulla " visione d'incubo offerta dalla seduzione di centinaia di migliaia di ragazze ad opera di ripugnanti, storpi ebrei bastardi ". Come è stato accennato da Rudolf Olden, una delle radici dell'antisemitismo di Hitler potrebbe essere stata la sua tormentosa invidia sessuale. Benché avesse superato da poco i vent'anni, sembra che egli durante il suo soggiorno a Vienna non abbia avuto rapporti di nessun genere con donne. " A poco a poco, - racconta Hitler, - cominciai a odiarli... Quella fu per me l'epoca di maggior elevazione spirituale che abbia mai vissuto: cessai di essere un incerto cosmopolita e diventai un antisemita " ". E antisemita cieco e fanatico egli doveva restare sino alla sua amara fine. Il suo ultimo testamento spirituale, scritto poche ore prima della morte, contiene la maledizione finale degli ebrei, responsabili della guerra che invece lui stesso aveva scatenato e che aveva finito col travolgere lui e il Terzo Reich. Quest'odio cocente che doveva contagiare tanti tedeschi portò in definitiva a un massacro così mostruoso e di tali dimensioni da lasciar sull'umanità intera un'orribile cicatrice che di certo resterà finché l'uomo vivrà sulla terra. L'ascesa di Hitler Nella primavera del 1913 Hitler abbandonò definitivamente Vienna per recarsi a vivere in Germania, dove, cerne egli ebbe a dire, aveva sempre battuto il suo cuore. Aveva allora ventiquattro anni e a tutti, fuor che a se stesso, doveva di certo sembrare un fallito sotto ogni riguardo. Non era riuscito a divenire né pittore, né architetto; non era riuscito a combinare nulla; per ciò che si poteva constatare, non era altro che un vagabondo eccentrico dalle idee libresche. Non aveva amici, né famiglia, né lavoro, né casa. Ma era animato da un'irriducibile fiducia in se stesso e dall'ardente, profonda convinzione di avere una missione da compiere. È probabile che Hitler abbia lasciato l'Austria per sfuggire agli obblighi di leva *. Ciò non per codardia ma perché detestava servire nell'esercito a fianco di ebrei, slavi e altre minoranze etniche dell'impero. Hitler afferma in Mein Kampf di essersi recato a Monaco nella primavera del 1912, ma ciò è inesatto. Infatti, da un registro di polizia, risulta che egli abitò a Vienna fino al maggio del 1913. Le ragioni da lui addotte per spiegare la sua partenza dall'Austria erano molto esaurienti. Nello stesso tempo cresceva sempre pili la mia avversione per lo Stato asburgico... Quel conglomerato di razze che era il quadro della capitale, quella miscela di boemi, di polacchi, di ungheresi, di ruteni, di serbi e di croati mi diventava sempre più odiosa, e soprattutto quei funghi che prosperano in tutte le crepe dell'umanità: ebrei, sempre ebrei... La grande capitale mi appariva come la personificazione dell'incesto... Quanto più durava la mia permanenza a Vienna, tanto più aumentava il mio odio contro quel coacervo di popoli stranieri che corrodeva l'antica città tedesca... Per tutte queste cose si faceva sempre più forte in me la nostalgia di recarmi colà, dove fin dall'infanzia mi attiravano desideri segreti, un segreto amore... ". In quella terra da lui tanto amata, l'attendeva un destino che egli non avrebbe immaginato neppure nei suoi sogni più sfrenati e ardenti. Fino a poco tempo prima di divenire cancelliere, egli nel Reich tedesco, almeno per 10 stato civile, era uno straniero, avendo conservato la nazionalità austriaca. * Fin dal 1910, quando compi i venturi anni, Hitler era soggetto all'obbligo del servizio militare. Secondo lo Heiden, le autorità austriache non riuscirono a rintracciarlo a Vienna; scovatolo infine a Monaco di Baviera gli ingiunsero di presentarsi per l'abituale esame medico a Linz. Josef Greiner, nel suo Das Ende des Hitler-Mythos, pubblica parte della corrispondenza intercorsa tra Hitler e le autorità militari austriache. In essa egli negò di essersi recato in Germania per evitare 11 servizio militare austriaco. Adducendo a giustificazione la mancanza di denaro, chiese di sotto mettersi all'esame medico a Salisburgo, data la vicinanza di questa città a Monaco. Qui venne esaminato il ; febbraio 1914 e dichiarato inabile, per cattiva salute, tanto per Pagina 26

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il servizio militare propriamente detto che per i servizi ausiliari: sembra che fosse ancora affetto da una malattia polmonare. Il fatto di non essersi presentato per adempiere agli obblighi di leva finché le autorità preposte non riuscirono a rintracciarlo quando aveva già ventiquattro anni, doveva infastidire Hitler quando la sua stella cominciò a salire in Germania. Greiner conferma una notizia che cir colava nei circoli nazisti all'epoca del mio soggiorno a Berlino, cioè che quando le truppe tedesche nel 1938 occuparono l'Austria, Hitler ordinò alla Gestapo di rintracciare i documenti ufficiali ri guardanti il suo servizio militare. Le ricerche condotte nei registri militari di Linz ebbero esito negativo, e Hitler montò su tutte le furie. Erano stati trafugati da un membro del governo lo cale, che a guerra ultimata li esibì a Greiner. La nascita del Terzo Reich 31 Aveva raggiunto la maggiore età come cittadino austriaco durante l'ultimo decennio precedente la caduta dell'impero degli Asburgo; incapace di mettere radici nella sua civilissima capitale, aveva abbracciato tutti i più assurdi odi e pregiudizi allora in voga tra gli estremisti di lingua tedesca, senza riuscire a comprendere quanto di buono e d'onesto c'era nella stragrande maggioranza dei suoi concittadini, fossero cèchi, ebrei o tedeschi, poveri o ricchi, artisti o artigiani. Sarebbe difficile affermare che possa esserci stato un altro tedesco, del Nord o della Renania, della Prussia orientale e perfino della Baviera che, dopo esperienze più o meno analoghe, abbia avuto nel sangue e nella mente un miscuglio di idee simile a quello che portò Adolf Hitler fino alle più alte vette. Ma non va dimenticato che in lui vi era anche una buona dose di genio dagli aspetti imprevedibili. Questo genio però non era ancora sbocciato nella primavera del 1913; a Monaco come a Vienna Hitler restò uno squattrinato, senza amici, senza un impiego fisso. Poi nel 1914 venne la guerra, nel cui vortice spaventoso fu afferrato come tanti milioni d'esseri. Il 3 agosto si offerse al re Luigi III di Baviera come volontario in un reggimento bavarese. La domanda fu accettata. Per il giovane vagabondo, quello fu un dono del ciclo: adesso era in grado di soddisfare non solo la brama di servire la sua amata patria d'adozione in una lotta - come egli dice - per la sopravvivenza - " essere o non essere " - ma perché in tal modo poteva superare gli insuccessi e le frustrazioni della sua precedente esistenza. " Per me, - scrisse in Mein Kampf, - quei momenti vennero come la liberazione dalle sventure che mi affliggevano sin dai giorni della giovinezza. Non mi vergogno di dire che, trasportato dall'entusiasmo del momento, caddi in ginocchio e ringraziai con tutto il cuore il Ciclo per avermi accordato il privilegio di vivere in un'epoca come quella... Come per tutti i tedeschi, per me cominciava il periodo più memorabile della vita. Rispetto agli eventi di questa gigantesca lotta, tutto il passato svaniva nell'oblio " ". Per Hitler il passato con tutta la sua miseria, la solitudine e le delusioni doveva restare per sempre nell'ombra, anche se aveva impresso un marchio duraturo sulla sua mente e sul suo carattere. La guerra, che stava per portare la morte a tanti milioni d'esseri, significava per lui, allora venticinquenne, l'inizio di una nuova vita. 1 II memorandum Hammerstein, citato da Wheeler-Bennett nel suo libro The Nemesis of Power, p. 285. Il memorandum fu scritto per Wheeler-Bennett dal dottor Kunrath von Hammerstein, figlio del generale, sulla base di note e diari del padre. S'intitola: Schleicber, Hammerstein e la conquista del potere. JOSEPH GOEBBELS, Vom Kaiserhof zur Reichskanzlei, p. 2.51. Memorandum Hammerstein, citato da WHEELER-BENNETT, op. cit., p. 280. GOEBBELS, Op. CÌt., p. 250. Ibid., p. 2.52. Ibid. 7 ANDRE FRANCOIS-PONCET, The Fateful Years, p. 48. L'autore fu ambasciatore francese a Berlino dal 1930 al 1938. 8 GOEBBELS, Vom Kaiserhof eco., pp. 251-54. ' Proclama del 5 settembre 1934, letto a Norimberga. Pagina 27

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 10 FRIEDRICH MEINECKE, The German Catastrophe, p. 96. " Le citazioni da Mein Kampf di A. Hitler sono state controllate sulla traduzione italiana dell'opera (Bompiani, Milano 1934). 12 KONRAD HEIDEN, Der Fiihrer, p. 36. Tutti coloro che hanno scritto sul Terzo Reich sono in debito verso lo Heiden per il materiale riguardante il primo periodo della vita di Hitler, da lui fornito. " Ibid., p. 4114 Ibid., p. 4315 Ibid. 16 Mein Kampf, p. 6. " Ibid., p. 8. 18 Ibid., pp. 8-10. 19 Ibid., P. io. 20 Hitler's Secret Conversations 1941-1944, p. 287. 21 Ibid., p. 346. 22 Ibid., p. 54723 Ibid., pp. .566-67. 24 AUGUST KUBIZEK, The Young Hitler I Knew, p. 50. 25 Ibid., P. 4926 Mein Kampf, pp. 14-15. 27 KDBIZEK, op. cit., p. 52 e Hitler's Secret Conversations, p. 567. 28 Ibid., p. 44. 29 Mein Kampf, p. 18. 30 Ibid., p. 21. 31 KUBIZEK, Op. CÌt., p. 59. 32 Ibid., p. 76. 33 Ibid., pp. .54-55. 34 HEIDEN, Der Fiihrer, p. 62. 35 Mein Kampf, p. 20. 36 Ibid., p. 18. 37 Ibid. 38 Ibid., p. 21. 39 Ibid., pp. 21-22. 40 /"j^) 193 aveva più fiducia in lui, nemmeno il presidente, che egli aveva raggirato per così lungo tempo. Quasi tutti erano convinti che i suoi giorni al sommo della gerarchla politica fossero strettamente contati: solo lui non se ne rendeva conto. Invece i nazisti ne erano sicuri. Il 2 dicembre Goebbels annotò nel suo diario: " Schleicher è stato nominato cancelliere. Non durerà a lungo ". Lo pensava anche Papen. La sua vanità ferita e k sua sete di rivincita nei riguardi del suo " amico e successore " - come egli lo chiama nelle sue memorie - lo faceva soffrire. Per levarsi di mezzo Papen, Schleicher gli offrì la carica di ambasciatore a Parigi, ottenendo un rifiuto. Papen dice che il presidente desiderava che egli rimanesse a Berlino, " a portata di mano ". Quello era il luogo strategicamente più adatto per tessere la propria rete di intrighi contro il superintrigante. Industrioso e agile come un ragno, Papen si mise all'opera. Verso la fine di quell'anno così pieno di lotte, il 1932, Berlino divenne un luogo di intrighi e di intrighi all'interno di intrighi. Óltre a quelli di Papen e di Schleicher, se ne intesseva uno nel palazzo del presidente, dove il figlio di Hindenburg, Oskar, e il suo segretario di Stato, Meissner, esercitavano la loro influenza da dietro il trono. Un altro intrigo si svolgeva nell'albergo Kaiserhof, dove Hitler e gli uomini intorno a lui complottavano non solo per Pagina 135

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt impossessarsi del potere, ma anche gli uni contro gli altri. Ben presto la rete degli intrighi divenne così fitta, che al principio del nuovo anno, il 1933, nessuno di questi tessitori di intrighi sape più chi tradiva e chi veniva tradito. Ma non occorse molto tempo per saperlo. L'ultimo cancelliere della Repubblica: Schleicher. Una volta Schleicher disse all'ambasciatore francese, che lo ascoltava attentamente: " Non sono rimasto al potere che cinquantasette giorni e in tale periodo sono stato ingannato cinquantasette volte. Non venite a parlarmi della " lealtà tedesca "! " ". La sua carriera e le sue gesta avevano certamente fatto di lui un'autorità in proposito. Egli iniziò il proprio cancellierato con l'offrire a Gregor Strasser la carica di vicecancelliere della Germania e di primo ministro della Prussia. Non essendo riuscito a guadagnare Hitler al suo governo, egli ora cercava di provocare scissioni fra i nazisti adescando Strasser. Vi erano ragioni di credere che la mossa sarebbe riuscita. Strasser era l'uomo numero due del partito, e fra gli elementi dell'ala sinistra, tra quelli che credevano sinceramente in un socialismo nazionale, egli era più popolare di Hitler. Come capo del settore organizzativo del partito, era in contatto diretto con tutti i dirigenti provinciali e locali e sembrava essersi conquistata la loro fedeltà. Era ormai convinto che Hitler aveva portato il movimento su di un binario morto. I seguaci più radicali stavano passando al comunismo. Lo stesso partito era, finanziariamente, in bancarotta. Nel novembre Fritz Thyssen aveva avvertito che 194 Trionfo e consolidamento non poteva finanziare ulteriormente il movimento. Non vi erano fondi per i mensili di migliaia di funzionari del partito e per mantenere le SA, che da sole costavano due milioni e mezzo di marchi alla settimana. Le tipografie dove si stampavano le numerose pubblicazioni naziste minacciavano di non lavorare più per il partito, qualora le fatture da tempo presentate non venissero pagate. Goebbels accenna a questo punto nell'annotazione dell'11 novembre nel suo diario: " La situazione finanziaria dell'organizzazione di Berlino è disperata. Non vi sono che debiti e obbligazioni ". E in dicembre deplorava che gli stipendi del partito dovessero venir ridotti. Infine le elezioni provinciali tenutesi nella Turingia il 3 dicembre - il giorno in cui Schleicher aveva convocato Strasser - registrarono una perdita del 40 per cento dei voti per i nazisti. Almeno a Strasser, era ormai evidente che i nazisti non sarebbero mai giunti al potere per mezzo delle schede. Per questo egli aveva fatto pressioni su Hitler che abbandonasse la sua politica del " tutto o nulla " e, unendosi a Schleicher in un governo di coalizione, si assicurasse tutto il potere che fosse riuscito a ottenere. Egli temeva, altrimenti, che il partito andasse in pezzi. Strasser aveva insistito su questi punti per alcuni mesi. Nel diario di Goebbels del periodo compreso fra la metà dell'estate e il dicembre abbondano amari riferimenti alla " infedeltà " dello stesso Strasser nei riguardi di Hitler. Si venne a un chiarimento il 5 dicembre, in una riunione dei capi del partito tenutasi al Kaiserhof di Berlino. Strasser richiese che i nazisti, per lo meno, " tollerassero " il governo di Schleicher, nel che ebbe l'appoggio di Frick, capo del gruppo parlamentare nazista al Reichstag, molti membri del quale temevano di perdere i loro seggi e i loro emolumenti di deputati qualora Hitler avesse provocato nuove elezioni. Gbring e Goebbels si opposero risolutamente a Strasser ed ebbero Hitler dalla loro parte. Hitler non avrebbe " tollerato " il regime di Schleicher, ma - egli disse - era sempre pronto a " negoziare " con esso. Di ciò egli però incaricò Gò'ring: Goebbels riferisce che Hitler aveva già saputo della conversazione privata di Strasser col cancelliere svoltasi due giorni prima. Il 7 dicembre, al Kaiserhof, Hitler e Strasser ebbero un colloquio che degenerò in un'aspra lite. Hitler accusò il suo principale luogotenente di cercare di pugnalarlo alle spalle, di togliergli la direzione del partito e di provocare la frattura del movimento nazista. Strasser si riscaldò, respinse l'accusa, giurò di essere rimasto fedele accusando però Hitler di portare il partito verso la distruzione. Sembra che non abbia detto tutte le cose che si agitavano nel suo petto fin dal 1925. Tornato nella sua stanza all'albergo Excelsior, egli mise però tali cose per iscritto in una lettera a Hitler, che si concludeva con le sue dimissioni da tutte le cariche nel partito. Come dice Goebbels nel suo diario, la lettera, che Hitler ricevette l'8 dicembre, " fece l'effetto di una bomba ". L'atmosfera del Kaiserhof era quella di un cimitero. Goebbels annotò: " Siamo tutti abbattuti e depressi ". Era il peggiore colpo che Hitler avesse ricevuto da quando, nel 1925, aveva ricostituito il partito. Ora, mentre stava alle soglie del potere, il suo prinPagina 136

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 195 cipale seguace lo abbandonava e minacciava di distruggere tutto ciò che in sette anni egli aveva costruito. Goebbels scrisse: La sera il Ftihrer è venuto a casa nostra. È difficile mostrarsi allegri. Siamo tutti depressi, specie per il pericolo che l'intero partito si sfasci e che tutta la nostra opera risulti inutile... Telefonata dal dottor Ley. La situazione, nel partito, peggiora d'ora in ora. Il Fiihrer deve tornare immediatamente al Kaiserhof. Goebbels fu invitato a raggiungerlo in quell'albergo, alle due della mattina. Strasser aveva trasmesso un resoconto della vicenda ai giornali della mattina, che proprio allora stavano apparendo nelle vie. Goebbels descrive come segue la reazione di Hitler: Tradimento! Tradimento! Tradimento! Per ore, il Fiihrer va su e giù per la stanza dell'albergo. È amareggiato e profondamente ferito per questo tradimento. Alla fine si ferma, e dice: Se il partito va a pezzi, metterò un termine a tutto in tre minuti, con un colpo di pistola. Il partito non si sfasciò e Hitler non si sparò. Strasser avrebbe potuto provocare l'una e l'altra cosa, - il che avrebbe mutato radicalmente il corso della storia, - se nel momento cruciale egli non fosse venuto meno. Con l'autorizzazione di Hitler, Frick si mise a cercarlo per tutta Berlino, essendosi accordati che la controversia doveva essere, in qualche modo, composta per salvare il partito da un disastro. Ma Strasser, che ne aveva fin sopra i capelli, aveva preso il treno per andarsene in vacanza sotto il sole dell'Italia. Hitler, che sapeva sempre a meraviglia sfruttare la situazione quando scopriva una debolezza in un suo avversario, colpì subito e duramente. La direzione dell'" organizzazione politica ", che Strasser aveva creato, fu assunta dallo stesso Fùhrer, col dottor Ley, Gauleiter di Colonia, come suo capo di Stato maggiore. Si fece una purga degli amici di Strasser e tutti i dirigenti del partito furono convocati a Berlino per firmare una nuova dichiarazione di fedeltà a Hitler. Essi firmarono. L'astuto austriaco si era tirato fuori ancora una volta da un brutto impiccio, che avrebbe potuto facilmente avere conseguenze disastrose. Gregor Strasser, che tanti avevano creduto essere un uomo più grande di Hitler, fu presto demolito. " È un cadavere ", disse di lui Goebbels nell'annotazione del 9 dicembre del suo diario. E ciò sarebbe stato fin troppo vero due anni dopo, quando Hitler decise di regolare i conti. Il io dicembre, una settimana dopo che il generale von Schleicher gli aveva fatto lo sgambetto, Franz von Papen cominciò a tessere la propria rete d'intrighi. Dopo un discorso da lui tenuto quella sera, nello Herrenklub, il chiuso circolo aristocratico, fra i cui membri aveva reclutato i componenti del suo gabinetto dalla breve vita, egli ebbe un colloquio privato col barone Kurt von Schroeder, banchiere di Colonia che aveva fornito fondi al Partito nazionalsocialista. Propose al finanziere di far in modo che si incontrasse con Hitler di nascosto. Nelle sue memorie Papen afferma che, invece, fu Schroeder a fargli quella proposta; comunque, dice di avere aderito. Per una strana 196 Trionfo e consolidamento coincidenza, Wilhelm Keppler, consigliere economico di Hitler e una delle persone incaricate di mantenere i contatti col mondo degli affari, fece la stessa proposta, da parte del capo nazista. I due uomini, che solo fino a poche settimane prima si erano trovati in cosf aspro contrasto, si incontrarono la mattina del 4 gennaio nell'abitazione di Schroeder, a Colonia, certi che tutto si svolgesse nel più grande segreto. Papen fu stupito nel vedere qualcuno che lo fotografava nell'atto di entrare, ma fino al giorno dopo diede poco peso alla cosa. Hitler era accompagnato da Hess, Himmler e Keppler, però lasciò i suoi aiutanti in salotto e si ritirò nello studio di Schroeder, rimanendovi chiuso per due ore con Papen e il loro anfitrione. La conversazione non ebbe un buon inizio - Hitler si lamentò assai per il modo con cui Papen aveva trattato i nazisti quando era cancelliere; tuttavia presto prese un diverso sviluppo, in un senso che doveva dimostrarsi fatale sia per i due uomini che per il loro paese. Per il capo nazista, quello fu il momento cruciale. Con uno sforzo sovrumano egli aveva salvato l'unità del partito dopo la defezione di Strasser. Aveva viaggiato su e giù pel paese tenendo tre o quattro comizi al giorno ed esortando i dirigenti del partito a restare stretti intorno a lui. Ma il morale, fra i nazisti, rimaneva basso e, finanziariamente, il partito era in bancarotta. Molti dicevano che, per Hitler, Pagina 137

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era ormai finita. Questo sentimento generale si riflette in quel che Goeb-bels scrisse nel suo diario nell'ultima settimana dell'anno: " II 1932 è stato, per noi, un anno di continua sfortuna... Il passato era stato difficile e il futuro si presenta oscuro e tempestoso; sparite interamente ogni prospettiva e ogni speranza ". Così Hitler, per negoziare il potere, si trovava in una posizione assai meno favorevole di quella dell'estate e dell'autunno precedenti. Ma ciò valeva anche per Papen; egli non aveva più una carica. Nell'avversità, le loro menti s'incontrarono. È controverso in che termini esse s'incontrarono. Al processo di Norim-berga e nelle sue memorie Papen ha sostenuto che, sempre fedele verso Schleicher, egli si limitò a suggerire a Hitler di associarsi al governo del generale. Tuttavia, data la lunga serie degli inganni da lui orditi, dato il suo naturalissimo desiderio di presentarsi, a Norimberga e nel suo libro, nella luce più favorevole e dati gli avvenimenti che seguirono, sembra certo che il resoconto, affatto diverso, che a Norimberga Schroeder diede dell'incontro sia il più veritiero. Il banchiere affermò che quel che Papen suggerì era di sostituire al governo di Schleicher un governo Hitler-Papen, in cui entrambi fossero pari. Ma Hitler... disse che, qualora fosse stato nominato cancelliere, egli avrebbe dovuto essere il capo del governo, mentre i sostenitori di Papen potevano entrare nel governo in qualità di ministri solo se erano disposti a seguirlo in una politica intesa a cambiare molte cose. Questi cambiamenti includevano l'eliminazione dei socialdemocratici, dei comunisti e degli ebrei dai posti direttivi della Germania e il ripristino dell'ordine nella vita pubblica. Von Papen e Hitler raggiunsero un accordo di massima... Furono d'accordo che si dovessero elaborare ulteriori particolari, cosa che poteva essere fatta a Berlino o in altro luogo adatto ". Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 197 Naturalmente, il tutto nel più grande segreto. Grande fu quindi la costernazione di Papen e di Hitler quando la mattina del 5 gennaio i giornali di Berlino uscirono con titoli cubitali sull'incontro di Colonia, e con articoli di fondo che attaccavano Papen per il suo comportamento sleale nei confronti di Schleicher. L'astuto generale, col suo solito acume, aveva appostato delle spie; una di esse - come in seguito Papen venne a sapere - era l'individuo che lo aveva fotografato quando era entrato nella casa di Schroeder. A parte le trattative con Papen, Hitler nell'incontro di Colonia apprese altre due cose che per lui avevano una grande importanza. Seppe dall'ex cancelliere che Hindenburg non aveva dato a Schleicher la facoltà di sciogliere il Reichstag. Ciò significava che i nazisti con l'aiuto dei comunisti avrebbero potuto rovesciare il generale non appena l'avessero voluto. In secondo luogo, nell'incontro si fece capire a Hitler che gli uomini d'affari della Germania occidentale avrebbero assunto l'onere dei debiti contratti dal partito nazista. Due giorni dopo il colloquio di Colonia Goebbels rilevò " favorevoli progressi nello sviluppo politico ", pur continuando a deplorare la " brutta situazione finanziaria ". Dieci giorni dopo, il 16 gennaio, riferì che " dalla sera alla mattina la posizione finanziaria del partito era fondamentalmente migliorata ". Intanto con un ottimismo che era, per lo meno, miope, il cancelliere Schleicher cercava di costituire un governo stabile. Il 15 dicembre fece, alla radio, un appello alla nazione chiedendo agli ascoltatori di dimenticare che egli era un generale e assicurando loro che egli non sosteneva " né il capitalismo né il socialismo " e che " concetti, come quelli dell'economia privata o dell'economia pianificata avevano cessato di impaurirlo ". Disse che il suo compito principale sarebbe stato procurar lavoro ai disoccupati e rimettere economicamente in piedi il paese. Non vi sarebbero stati né aumenti di tasse né ulteriori riduzioni di salari. In effetti, egli aveva anzi revocato l'ultima decurtazione dei salari e dei sussidi stabilita da Papen. Inoltre aveva abolito le quote agricole fissate da Papen a vantaggio dei grandi proprietari terrieri, studiando invece il progetto di acquistare 800 ooo acri delle terre degli Bunker dell'Est in bancarotta per distribuirle a 25 ooo famiglie di contadini. Si sarebbe stabilito anche un severo controllo sui prezzi dei generi di consumo essenziali, come il carbone e la carne. Egli chiedeva così l'appoggio proprio a quelle masse che fino ad allora aveva disprezzato e alle cui rivendicazioni si era opposto, e continuò questa tattica in conversazioni coi sindacati, dando ai loro dirigenti l'impressione di considerare un futuro nel quale le organizzazioni del lavoro e l'esercito sarebbero stati i due pilastri della nazione. Ma i rappresentanti dei lavoratori non erano così ingenui da lasciarsi abbindolare da un uomo nel quale non avevano Pagina 138

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt alcuna fiducia; pertanto rifiutarono la collaborazione. D'altra parte, gli industriali e i grandi proprietari terrieri scesero in campo contro il nuovo programma del cancelliere, gridando che esso era né pili 198 Trionfo e consolidamento né meno che un programma bolscevico. Gli uomini d'affari erano costernati per le improvvise simpatie di Schleicher per i sindacati. I grandi proprietari erano infuriati per la riduzione della protezione agricola di cui godevano e lividi per la prospettiva di un frazionamento delle proprietà fallimentari della Germania orientale. Il 12 gennaio il Landbund, cioè l'associazione dei grandi agricoltori, attaccò violentemente il governo, e i loro dirigenti, fra i quali si trovavano anche due nazisti, si recarono dal presidente a protestare. Hindenburg che era diventato lui stesso uno Junker proprietario terriero, chiamò il suo cancelliere, a rendere conto del proprio operato. Schleicher rispose minacciando di pubblicare un rapporto segreto del Reichstag sui prestiti per la Osthtlfe (Aiuti alle regioni orientali): come tutti sapevano, si trattava di uno scandalo in cui erano coinvolte centinaia delle più antiche famiglie degli Junker, le quali avevano " unto le ruote " per ottenere dal governo " prestiti " a fondo perduto, e che indirettamente aveva coinvolto lo stesso presidente, dato che le proprietà della Prussia orientale a lui donate erano state illegalmente intestate a suo figlio per evadere la tassa di successione. Malgrado il tumulto degli industriali e dei proprietari terrieri e malgrado la freddezza dei sindacati, Schleicher era inesplicabilmente convinto che tutto andava bene. Il primo dell'anno nuovo, cioè del 1933, si recò insieme al suo gabinetto in visita dal vecchio presidente, il quale gli espresse la sua gratitudine per il fatto che " le maggiori avversità erano state superate e che si apriva la via di una nuova ripresa ". Il 4 gennaio, lo stesso giorno in cui Papen e Hitler conferivano a Colonia, il cancelliere fece in modo che Hindenburg ricevesse Strasser, di ritorno dalle sue ferie sotto il sole d'Italia. L'ex numero due del nazismo, incontrandosi col presidente pochi giorni dopo, si dichiarò pronto ad entrare nel gabinetto Schleicher. Questa mossa gettò nella costernazione il campo nazista, in quel momento impegnato nel piccolo Lana di Lippe dove Hitler e i suoi principali aiutanti si battevano furiosamente per ottenere un successo nelle elezioni locali al fine di rafforzare la posizione del Fiihrer nei suoi negoziati con Papen. Goebbels riferì nel suo diario l'arrivo di Goring alla mezzanotte del 13 gennaio e insieme le brutte notizie della decisione di Strasser, raccontando come i dirigenti del partito avessero discusso tutta la notte la faccenda e riconosciuto che se Strasser avesse avuto una carica ciò avrebbe significato un grave scacco per il partito. È quel che anche Schleicher pensava, e quando il 15 gennaio Kurt von Schuschnigg, allora ministro austriaco della Giustizia, gli fece visita, egli gli assicurò che " il signor Hitler ha cessato di costituire un problema, il suo movimento non rappresenta pili un pericolo politico, tutta la questione è risolta, non è più che una cosa del passato " ". Ma Strasser non entrò nel gabinetto, né vi entrò il capo del Partito nazionalista, Hugenberg, che il giorno prima, il 14, aveva assicurato Hindenburg che lo avrebbe fatto. L'uno e l'altro dopo non molto tornarono a Hitler, Strasser per essere freddamente respinto, Hugenberg con maggior successo. Il 15 gennaio, proprio mentre Schleicher si vantava con Schuschnigg per Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1^3) 199 la fine di Hitler, i nazisti riscossero un successo locale nelle elezioni dello staterello di Lippe. Non era una gran cosa. Su 90 ooo voti i nazisti ne riscossero 38 ooo, cioè il 39 per cento, con un aumento di circa il 17 per cento rispetto alla precedente votazione. Ma, sotto la guida di Goebbels, i dirigenti nazisti fecero un gran chiasso intorno alla loro " vittoria " e, cosa strana, sembra che riuscissero a impressionare un certo numero di conservatori, comprese le persone che stavano dietro Hindenburg, di cui le principali erano il segretario di Stato Meissner e Oskar von Hindenburg, figlio del presidente. La sera del 22 gennaio questi due signori lasciarono di nascosto la residenza presidenziale, fermarono un taxi (Meissner disse: per evitare di essere notati) e con esso si recarono nell'abitazione suburbana di un nazista fino ad allora sconosciuto, Joachim von Ribbentrop, che era amico di Papen -erano stati insieme sul fronte turco durante la guerra. Là incontrarono Papen, Hitler, Goring e Frick. Secondo Meissner, fino a quella sera fatale Oskar von Hindenburg si era opposto a ogni baratto coi nazisti. Hitler può averlo saputo; comunque egli insistette per aver con lui un colloquio " a quattrocchi ", e con grande sorpresa di Meissner il giovane Hindenburg acconsentì e si ritirò con Hitler in Pagina 139

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'altra stanza rimanendo con lui per un'ora. Non si è mai saputo che cosa Hitler disse al figlio del presidente, il quale non era noto per essere una mente sveglia e per avere un forte carattere. Nell'ambiente nazista si credette che Hitler gli avesse fatto sia offerte che minacce: minacce di rivelare al pubblico che Oskar era coinvolto nello scandalo degli aiuti alle regioni orientali (Osthilfe) e il modo con cui si erano evase le tasse che avrebbero colpito la proprietà degli Hindenburg. Quanto alle offerte, se ne può giudicare solo dal fatto che pochi mesi dopo cinquemila acri di terra libera da imposte furono aggiunti alle proprietà della famiglia Hindenburg a Neudeck e che nell'agosto del 1934 Oskar passò di colpo dal grado di colonnello a quello di maggiore generale dell'esercito. Comunque, non v'è dubbio che Hitler abbia prodotto una viva impressione sul figlio del presidente. In seguito, nella sua deposizione a Norim-berga Meissner riferì: " Tornando in taxi, Oskar von Hindenburg fu quanto mai silenzioso e l'unico rilievo da lui avanzato fu che non c'era nulla da fare: bisognava prendere nel governo i nazisti. La mia impressione fu che Hitler era riuscito a fargli subire il suo ascendente ". A Hitler restava soltanto da far lo stesso col padre. Ciò era evidentemente più difficile perché, malgrado la sua mente un po' svanita, l'età non aveva corroso il carattere granitico del vecchio feldmaresciallo. Era più difficile, ma non impossibile. Affaccendato come un castoro, Papen ogni giorno si lavorava il vegliardo. Ed era facile vedere che Schleicher, malgrado tutta la sua astuzia, vacillava tanto da esser quasi sul punto di cadere. Non era riuscito a vincere i nazisti e neppure a provocare una scissione fra di essi. Non riusciva ad ottenere l'appoggio né dai nazionalisti, né dal Centro o dai socialdemocratici. Così il 23 gennaio Schleicher andò a trovare Hindenburg, ammise di non 2oo Trionfo e consolidamento essere riuscito a formarsi una maggioranza nel Reichstag e chiese lo scioglimento di esso nonché la concessione dei poteri di emergenza per governare mediante decreti, secondo l'art. 48 della costituzione. A credere a Meissner, il generale avrebbe anche chiesto " l'eliminazione temporanea " del Reichstag confessando francamente il suo intento di trasformare il proprio governo in una " dittatura militare " ". Malgrado tutte le sue tortuose manovre Schleicher ora si trovava allo stesso punto in cui al principio di dicembre si era trovato Papen, ma con le parti invertite. Allora Papen aveva richiesto i poteri di emergenza e Schleicher gli si era opposto, offrendosi di formar lui un governo di maggioranza con l'appoggio dei nazisti. Ora il generale insisteva che si istituisse un governo dittatoriale, mentre quella volpe astuta, che era von Papen, assicurava il feldmaresciallo di poter cattivare Hitler per un governo che al Reichstag avrebbe avuto la maggioranza. Una vera altalena di furfanti e di intriganti! Hindenburg ricordò a Schleicher le ragioni da lui addotte il 2 dicembre per rovesciare Papen e lo informò che esse erano sempre valide. Lo pregò di darsi di nuovo da fare per formare una maggioranza al Reichstag. Era la fine, per Schleicher, ed egli lo sapeva: come lo sapeva chiunque fosse addentro alle segrete cose. Goebbels, che era uno di questi pochi iniziati, l'indomani commentò: " Schleicher cadrà da un momento all'altro; lui, che ha buttato giù tanti altri ". La sua fine ufficiale fu segnata il 28 gennaio, giorno in cui si recò dal presidente per rassegnare le dimissioni del suo governo. " Ho già un piede nella tomba, - disse Hindenburg al generale disilluso, - e non sono certo che in seguito, in ciclo, non rimpiangerò una simile azione ". Schleicher rispose: " Non sono certo, signore, che dopo questo tradimento voi andrete in cielo ", e spari rapidamente dalla storia tedesca ". A mezzogiorno dello stesso 28 gennaio il presidente incaricò Papen di accertare quali possibilità vi fossero per formare un governo capeggiato da Hitler " nel quadro della costituzione ". Per un'intera settimana quell'uomo astuto e ambizioso aveva accarezzato l'idea di scavalcare Hitler per tornare nuovamente al cancellierato in un governo presidenziale sostenuto da Hu-genberg. Il 27 gennaio Goebbels scrisse: " È tuttora possibile che Papen venga nominato di nuovo cancelliere ". Il giorno prima Schleicher aveva mandato dal presidente il generale von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito, per dissuaderlo dallo scegliere Papen. In quella Berlino, labirinto di intrighi, Schleicher, all'ultimo momento, si era deciso a favore di Hitler per soppiantarlo. Hindenburg assicurò il comandante in capo di non aver nessuna intenzione di nominare " quel caporale austriaco ". Pagina 140

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'indomani, domenica 29 gennaio, fu una giornata cruciale; i cospiratori giocarono disperatamente le loro ultime carte diffondendo nella capitale le dicerie più allarmanti e contrastanti, alcune delle quali, tuttavia, non erano affatto infondate. Ancor una volta Schleicher si servì del fedele Hammerstein, per agitare le acque. Il capo dell'esercito andò a trovare Hitler per avvertirlo daccapo che Papen avrebbe potuto piantarlo in asso e che per il Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 201 capo nazista sarebbe stata cosa più saggia allearsi col cancelliere caduto e con l'esercito. Hitler non si interessò molto a tale comunicazione. Tornò al Kaiserhof a bere un caffè e a mangiare delle paste coi suoi aiutanti, e fu durante questo piccolo trattenimento che Goring apparve con la notizia che il Fiihrer sarebbe stato nominato cancelliere l'indomani. Mentre quella sera i caporioni nazisti festeggiavano il grande avvenimento a casa di Goebbels, sulla Reichskanzlerplatz giunse un altro emissario di Schleicher con notizie sensazionali. Era, questi, Werner von Alvensleben, persona così amante delle cospirazioni che, quando non ne esistevano, ne inventava una lui. Egli informò l'allegra compagnia che Schleicher e Ham-merstein avevano messo in stato di allarme la guarnigione di Potsdam, che si accingevano a spedire il vecchio presidente a Neudeck e a istituire una dittatura militare. In ciò vi era molta esagerazione. Era ben possibile che i due generali accarezzassero una tale idea, però di certo non avevano preso nessuna iniziativa. Comunque, questo allarme mise i nazisti in uno stato di isterismo. Con tutta la velocità che il suo grosso corpo gli permetteva, Goring attraversò la piazza e corse ad avvertire il presidente e Papen. Ciò che Hitler fece, lo descrisse lui stesso in seguito. La mia reazione immediata a questo piano di un putsch militare fu di ordinare al comandante delle SA di Berlino, conte Helldorf, di mettere in stato d'allarme tutte le formazioni SA della capitale. Oltre a ciò, il maggiore Wecke, che godeva la nostra fiducia, fu incaricato di prevedere, in caso di bisogno, un'occupazione di forza della Wilhelm-strasse con sei battaglioni della polizia. Feci avvertire per mezzo di von Papen il vecchio maresciallo delle intenzioni della cricca di Schleicher. Infine, essendo diventata definitiva la scelta di Blomberg a ministro della Reichswehr, feci sapere a questi che, subito dopo il suo arrivo a Berlino, previsto per le 8 del mattino del 30 gennaio, doveva presentarsi da Hindenburg per prestare giuramento. Una volta comandante supremo della Reichswehr, avrebbe avuto il potere di soffocare immediatamente qualsiasi nuovo tentativo di putsch ". Alle spalle di Schleicher e del comandante in capo dell'esercito - in quel folle periodo ogni cosa veniva compiuta alle spalle di qualcuno - il generale Werner von Blomberg era stato richiamato da Ginevra, dove egli rappresentava la Germania alla conferenza per il disarmo, non da Hitler, che non era ancora al potere, ma da Hindenburg e da Papen, per essere nominato ministro della Difesa nel gabinetto Hitler-Papen. Come Hitler in seguito disse, von Blomberg era una persona che già godeva della sua fiducia e che era caduto sotto l'ascendente del proprio capo di Stato maggiore della Prussia orientale, il colonnello Walter von Reichenau, dichiarato filonazista. Quando arrivò a Berlino nel primo mattino del 30 gennaio, Blomberg trovò alla stazione due ufficiali dell'esercito con ordini contrastanti. Uno era l'aiutante di Hammerstein, un certo maggiore von Kuntzen, e questi gli trasmise l'ordine di recarsi a rapporto dal comandante in capo dell'esercito. L'altro era il colonnello Oskar von Hindenburg, aiutante di suo padre, che ordinò al disorientato Blomberg di andare a rapporto dal presidente della Repubblica. Blomberg si recò dal presidente, prestò subito giuramento quale ministro della Difesa, ottenendo l'autorità necessaria non solo per stroncare 2O2 Trionfo e consolidamento qualsiasi colpo di mano dell'esercito, ma anche per far sì che i militari appoggiassero il nuovo governo, che sarebbe stato nominato qualche ora dopo. Hitler fu sempre riconoscente verso l'esercito per averlo appoggiato in quel momento cruciale. In un'adunata del partito, non molto tempo dopo, egli disse: " Se in quei giorni della nostra rivoluzione l'esercito non fosse stato al nostro fianco, oggi noi non ci troveremmo qui ". Fu una responsabilità che doveva gravare pesantemente sul corpo degli ufficiali nei giorni a venire; fu una decisione di cui alla fine l'esercito si doveva pentire fin troppo. In quel mattino d'inverno del 30 gennaio 1933 si concludeva la tragedia della Repubblica di Weimar, tentativo raffazzonato, protrattosi per quattordici anni pieni di delusioni, di rendere la democrazia operante in Germania: ma non prima Pagina 141

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, proprio all'ultimo momento, quando il sipario cadde definitivamente, avesse luogo una piccola farsa fra il gruppo multi-colore dei cospiratori riunitisi per seppellire il regime repubblicano. Ecco come, in seguito, Papen la descrisse: Verso le dieci e mezzo i membri del gabinetto proposto si riunirono da me e poi attraversarono il giardino per raggiungere il palazzo presidenziale dove rimanemmo ad attendere nell'ufficio di Meissner. Hitler rinnovò subito le sue rimostranze per non essere stato nominato commissario per la Prussia. Pensava che ciò limitasse grandemente i suoi poteri... Io gli dissi ... che quella nomina poteva essere rimandata a più tardi. Allora, Hitler rispose che se i suoi poteri dovevano subire una tale limitazione, egli avrebbe dovuto insistere perché venissero indette nuove elezioni al Reichstag. Ciò veniva a creare una situazione del tutto nuova e la discussione si fece accesa. Hugenberg, in particolare, si oppose all'idea di nuove elezioni; Hitler cercò di calmarlo affermando che egli non avrebbe apportato mutamenti al gabinetto, qualunque fossero stati i risultati... Intanto le undici, ora fissata per il nostro colloquio col presidente, erano da tempo passate, e Meissner disse di por termine alla discussione, perché Hin-denburg non era disposto ad aspettare ancora. Vi era stato un tale improvviso scontro di opinioni che io temevo che la nostra nuova coalizione si spezzasse ancor prima di nascere... Alla fine fummo accompagnati dal presidente e io feci le necessarie presentazioni ufficiali. Hindenburg tenne un breve discorso sulla necessità di una piena collaborazione nell'interesse della nazione; dopodiché, giurammo. Il gabinetto Hitler era stato formato21. In tal guisa, per la porta di servizio, grazie a una meschina combutta politica con reazionari della vecchia scuola, da lui intimamente detestati, l'uomo che era già stato un vagabondo venuto da Vienna, il derelitto della prima guerra mondiale, il violento rivoluzionario, divenne il cancelliere di una grande nazione. Certo, i nazionalsocialisti nel governo erano in decisa minoranza; avevano soltanto tre degli undici posti del gabinetto, e, a parte il cancellierato, non si trattava nemmeno di posti chiave. Frick era ministro agli Interni, ma, a differenza di quel che è d'uso nella maggior parte dei paesi europei, non controllava la polizia; in Germania la polizia era in mano ai singoli Stati. Il terzo nazista membro del gabinetto era Gbring, ma per lui non si potè trovare una carica specifica; fu nominato ministro senza portafoglio, con l'intesa che egli sarebbe divenuto ministro dell'Aviazione non appena la Germania avesse avuto un'aviazione militare. Si diede poco rilievo al fatto Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933,) 203 che Gbring era stato anche nominato ministro dell'Interno della Prussia, il che gli assicurava il controllo della polizia prussiana; per il momento, l'attenzione generale era concentrata sul gabinetto del Reich. Con sorpresa di molti, il nome di Goebbels non figurò nella lista; per il momento era stato lasciato fuori. I ministeri più importanti toccarono ai conservatori, i quali erano sicuri di aver accalappiato i nazisti tanto da potersene servire ai loro fini: Neurath continuò ad essere ministro degli Esteri; il ministro alla Difesa fu Blomberg; Hugenberg assunse i ministeri riuniti dell'Economia e dell'Agricoltura; Seld-te, capo dello Stahlhelm, fu fatto ministro del Lavoro; gli altri ministeri furono dati agli " esperti " indipendenti che Papen otto mesi prima aveva nominato. Lo stesso Papen ebbe il posto di vicecancelliere del Reich e di primo ministro della Prussia, e Hindenburg gli aveva promesso che non avrebbe mai ricevuto il cancelliere se non accompagnato da lui quale vicecancelliere. Con questa posizione unica nel suo genere, Papen era sicuro di poter tenere in freno il radicalismo del capo nazista. Non solo: quel governo era stato concepito da Papen, era la sua creazione, ed egli confidava che con l'aiuto del vecchio presidente, suo fido amico, ammiratore e protettore, e con l'accorto sostegno dei suoi colleghi conservatori, il cui numero soverchiava in un rapporto da otto a tre quello dei nazisti recalcitranti, egli avrebbe potuto assicurarsi il predominio nel governo. Ma questo frivolo, connivente uomo politico non conosceva Hitler - nessuno conosceva realmente Hitler - né aveva un'idea dell'entità delle forze che l'avevano vorticosamente portato alla sommità del potere. Come tutti gli altri, a eccezione di Hitler, Papen non si rendeva nemmeno ben conto dell'inesplicabile debolezza, ormai confinante con la paralisi, delle istituzioni esistenti l'esercito, le chiese, i sindacati, i partiti politici - e altresì di quello della vasta classe media non nazista e del proletariato cosi bene organizzato Pagina 142

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che, come Papen rilevò molti anni dopo con tristezza, dovevano " arrendersi tutti senza combattere ". Non v'è classe o gruppo, in Germania, che non abbia avuto la sua parte di responsabilità nella liquidazione della repubblica democratica e nell'avvento di Adolf Hitler. I tedeschi che si opponevano al nazismo commisero l'errore fondamentale di non far fronte unico contro di esso. Nel luglio 1932, quando godevano del massimo favore popolare, i nazionalsocialisti non avevano raccolto che il 37 per cento dei voti. Ma il 63 per cento dei tedeschi che votarono contro Hitler era troppo diviso e troppo miope per coallzzarsi contro il pericolo comune rappresentato da una forza che - essi avrebbero dovuto saperlo li avrebbe sopraffatti se, almeno temporaneamente, non si fossero uniti per batterla. Seguendo le istruzioni di Mosca, i comunisti sostennero fino all'ultimo la stupida idea che bisognava anzitutto distruggere i socialdemocratici, i sindacati socialisti e tutte le residue forze democratiche delle classi medie, basandosi sulla problematica teoria che, anche se una simile opera avrebbe condotto a un regime nazista, un tale regime sarebbe stato soltanto temporaneo e avrebbe provocato inevitabilmente il 2O4 Trionfo e consolidamento crollo del capitalismo; dopodiché i comunisti avrebbero assunto la direzione istituendo la dittatura del proletariato. Secondo la concezione bolscevico-marxista, il fascismo rappresentava l'ultimo stadio del capitalismo in agonia: dopo, sarebbe venuto il diluvio comunista. Nella Repubblica, quattordici anni di potere politico spartito, e di condiscendenza a tutti i compromessi, pur di mantenere in vita dei governi di coalizione, avevano fiaccato il vigore e l'entusiasmo dei socialdemocratici, finché il loro partito divenne poco più di un'organizzazione usata per esercitare pressioni al momento opportuno, pronta a mercanteggiare concessioni a favore di quei sindacati sui quali si basava in larga misura la sua potenza. Può esser vero quel che dissero certi socialisti, ossia che la fortuna non aveva loro arriso: i comunisti, privi di scrupoli e antidemocratici, avevano spezzato l'unità della classe operaia; la depressione economica aveva ulteriormente danneggiato i socialdemocratici, indebolendo i sindacati e facendo perdere al partito il sostegno di milioni di disoccupati che nella loro disperazione passarono al comunismo o al nazismo. Ma la tragedia dei socialdemocratici non si può spiegare soltanto con la cattiva fortuna. Nel novembre del 1918 si era loro presentata l'occasione di prendere la direzione della Germania e di creare uno Stato basato sul sistema che essi sempre avevano difeso: su di una democrazia sociale. Ma ad essi era mancata la forza di decisione a ciò necessaria. Ora, all'alba degli anni trenta, essi erano un partito stanco e disfattista, nelle mani di persone vecchie, animate certo da buone intenzioni, ma per lo più mediocri. Rimasero fedeli alla Repubblica sino all'ultimo, ma alla fine furono troppo incerti e troppo timidi per correre i rischi necessari per salvarla: quando Papen mobilitò una squadra di militari per distruggere -il governo costituzionale in Prussia, essi non seppero neppure muovere un dito. Mancò, in Germania, fra la sinistra e la destra, una classe media politicamente forte, classe che in altri paesi - in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti - aveva dimostrato di essere la spina dorsale della democrazia. Nel primo anno della Repubblica i partiti della classe media, i democratici, il Partito popolare e quello del Centro, avevano raccolto un totale di dodici milioni di voti, appena due milioni meno di quello dei due gruppi socialisti. Ma dopo la loro forza andò scemando perché la base che li sosteneva cominciò a gravitare intorno a Hitler e ai nazionalisti. Nel 1919 i democratici avevano avuto 74 deputati al Reichstag; nel 1932 non disponevano più che di due seggi. La forza del Partito popolare scese dai 62 seggi del 1920 agli ii seggi del 1932. Solo il Centro cattolico dispose sino alla fine di un forte elettorato. Nelle prime elezioni repubblicane del 1919 il Centro aveva avuto 71 deputati al Reichstag; nel 1932 ne aveva 70. Però a partire dai tempi di Bismarck il partito di Centro aveva seguito, in larga misura, una politica opportunistica, perfino più di quella dei socialdemocratici, sostenendo qual-siasi governo che intendesse fare concessioni favorevoli ai loro particolari interessi. E benché tale partito sembrasse fedele alla Repubblica e aderisse alla sua democrazia, pure, come si è visto, i suoi dirigenti negoziarono coi Gli ultimi mesi della repubblica (1931-1933) 205 nazisti per dare a Hitler il cancellierato, prima di venir soppiantati da Pa-pen e dai nazionalisti quali migliori offerenti. Pagina 143

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ma se la Repubblica tedesca era priva di una classe politica che tenesse la via di mezzo, essa mancava anche della stabilità garantita, in molti altri paesi, da un vero partito conservatore. Nel 1924, quando si trovavano all'apogeo, i nazionalisti tedeschi avevano raccolto sei milioni di voti mandando al parlamento 103 deputati, in modo da costituire, per grandezza, il secondo partito politico. Ma sia allora che durante quasi tutto il regime di Weimar essi rifiutarono di assumere una posizione di responsabilità nel governo o all'opposizione, con la sola eccezione di una loro partecipazione a due gabinetti dalla breve vita negli anni '20. Ciò che voleva la destra tedesca, che dette in larga misura i suoi voti ai nazionalisti, era la fine della Repubblica e il ritorno a una Germania imperialista in cui fossero ripristinati tutti i suoi antichi privilegi. Di fatto, la Repubblica aveva trattato la destra, come singoli individui e come classe, con un'estrema generosità, anzi, a considerare i fini perseguiti dalla stessa destra, con un'eccezionale tolleranza. Come si è visto, aveva permesso all'esercito di continuare a costituire una specie di Stato entro lo Stato, aveva dato modo agli uomini di affari e ai banchieri di realizzare ampi profitti e agli Junker di mantenere le loro proprietà improduttive mediante prestiti del governo, che non venivano mai pagati e che solo di rado venivano usati per la miglioria delle loro terre. Eppure in tutti costoro queste generosità non avevano destato né gratitudine né lealismo nei riguardi della Repubblica. Con una ristrettezza mentale, con un insieme di pregiudizi e con una cecità che, retrospettivamente, a noi che scriviamo la cronaca di quel periodo, sembra inconcepibile, essi scalzarono le fondamenta della Repubblica finché, in lega con Hitler, la abbatterono. Nell'ex vagabondo austriaco le classi conservatrici pensavano di aver trovato un uomo che, pur rimanendo loro prigioniero, li avrebbe aiutati a raggiungere i loro fini. La distruzione della Repubblica era soltanto il primo passo. Quel che essi desideravano era una Germania autoritaria che all'interno mettesse fine all'" assurdo " della democrazia e alla potenza dei sindacati, e che in campo internazionale distruggesse il verdetto costituito dal trattato di pace del 1918, spezzasse i ceppi di Versailles, ricostituisse un grande esercito e assicurasse, col potere militare, il suo " posto al sole " al paese. Questi erano anche i fini di Hitler. E benché egli avesse con sé ciò di cui i conservatori mancavano, il seguito delle masse, la destra era convinta di riuscire a tenerlo in proprio potere: nel gabinetto del Reich essa forse non aveva, su di lui, una maggioranza di otto a tre? Una simile posizione di preminenza avrebbe anche permesso ai conservatori di realizzare i loro fini senza la barbarie di un nazismo scatenato: almeno, è quel che essi pensavano. Erano uomini onesti e timorati di Dio, questa era, almeno l'opinione che essi avevano di se stessi. L'impero degli Hohenzollern era stato costruito sulla base dei trionfi delle armate prussiane, la Repubblica tedesca su quella della disfatta inflitta 200 Trionfo e consolidamento alla Germania dagli Alleati dopo una grande guerra. Invece il Terzo Reich non dovette nulla alle fortune della guerra o a influenze straniere. Fu inaugurato in tempo di pace e pacificamente, a opera degli stessi tedeschi, delle loro stesse debolezze e energie. Furono i tedeschi a imporre a se stessi la tirannide nazista. Molti di essi, forse la maggioranza, non se ne rese conto in quel mezzogiorno del 30 gennaio 1933, quando il presidente Hindenburg, agendo in modo perfettamente costituzionale, affidò a Hitler il cancellierato. Ma presto se ne sarebbero accorti. 1 Secondo HEIDEN, Der Fiihrer, p. 433. 2 HEIDEN, History of National Socialism, p. 166. 3 GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 19-20. 4 Ibid., pp. 80-81. s WHEELER-BENNETT, NemeSÌS, p. 243. 6 Le citazioni di cui sopra sono tratte da GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 81-104. 7 FRANCOIS-PONCET, Op. CÌt., p. 23. 8 FRANZ VON PAPEN, Memoirs, p. 162. 9 NCA, Suppl. A, p. .508 (ND, 3309-PS). 10 HERMANN RAUSCHNING, The Voice of Destructioti. 11 Goebbels non fu colto alla sprovvista, come già gli era successo Pagina 144

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt il 13 agosto. Trasmise subito alla stampa la corrispondenza, che fu pubblicata nei giornali del mattino del 2j novembre. Essa figura nel " jahrbuch des òffentlichen Rechtes ", voi. XXI, 1933-40. 12 PAPEN, op. cit., pp. 216-17. " Ibid., p. 220. 14 Ibid., p. 222. 15 FRANCOIS-PONCET, op. cit., p. 43. Egli dice erroneamente " settanta giorni ". " NCA, II, pp. 922-24. 17 KURT VON SCHUSCHNIGG, Faretaell, Austria!, pp. 165-66. 18 Dichiarazione giurata di Meissner, NCA, Suppl. A, p. jn. " Memorandum Hammerstein, in WHEELER-BENNETT, Nemesis, p. 280. 20 Hitler's Secret Conversations, p. 404. 21 PAPEN, op. cit., pp. 243-44. VII. LA NAZIFICAZIONE DELLA GERMANIA (1933-1934) La convinzione che Hitler si era formato nella sua modesta vita a Vienna, e che egli non aveva mai abbandonato - e cioè che per un movimento rivoluzionario la via al potere è l'alleanza con alcune delle più potenti istituzioni dello Stato - ora era stata praticamente convalidata assai più di quanto egli avesse calcolato. Il presidente, appoggiato dall'esercito e dai conservatori, l'aveva nominato cancelliere. Però il suo potere politico, per grande che fosse, non era completo. Hitler lo divideva con queste tre fonti dell'autorità a cui doveva la carica, le quali erano al di fuori del movimento nazionalsocialista e che, in una certa misura, diffidavano di tale movimento. Così il compito più immediato di Hitler era di eliminare quelle forze dai posti di comando, e di far del suo partito il padrone assoluto dello Stato, per poi attuare la rivoluzione nazista col potere di uno Stato autoritario e della sua polizia. Erano passate appena ventiquattro ore dal suo insediamento che egli fece la prima mossa decisiva, preparando una trappola ai suoi creduli " guardiani " conservatori e mettendo in moto una catena di avvenimenti di cui riusci a mantenere il controllo, avvenimenti che nel giro di sei mesi dovevano portare alla completa nazificazione della Germania e alla sua ascesa a dittatore del Reich, Stato unificato e non più federale per la prima volta in tutta la storia tedesca. Il 30 gennaio 1933, alle cinque pomeridiane, cinque ore dopo aver giurato, Hitler tenne la prima riunione del suo gabinetto. I resoconti di tale riunione, affiorati a Norimberga fra le tonnellate dei documenti segreti sequestrati, dimostrano la rapidità e l'abilità con cui Hitler, assistito dall'astuto Goring, cominciò a preparare lo sgambetto ai conservatori suoi colleghi*1. Hindenburg aveva nominato Hitler capo non di un gabinetto presidenziale, ma di un gabinetto basato su di una maggioranza del Reichstag. * Naturalmente questa riunione di gabinetto ebbe carattere privato. Come nella maggior parte delle conferenze, svoltesi spesso nella massima segretezza, tenute da Hitler e dai suoi aiutanti politici e militari durante il Terzo Reich, i verbali delle decisioni non furono accessibili al pubblico prima che i documenti tedeschi venissero sequestrati ed esaminati al processo di Norimberga. A partire da questo punto gran numero di tali discussioni strettamente confidenziali con le relative decisioni - tutte riguardanti segreti di Stato servirà da base per la cronaca tracciata nel presente libro, il quale ha utilizzato sino alla fine, in larga misura, i verbali stesi a loro tempo. Anche a rischio di appesantire le pagine con un gran numero di note, citerò regolarmente tali fonti. Nessun'altta storia di una nazione risulta cosi ampiamente documentata, per un dato peLa nazificazione della Germania (1933-1934) 209 Senonché i nazisti e i nazionalisti, unici partiti rappresentati nel governo, avendo solo 247 dei 583 seggi del parlamento, non disponevano della maggioranza. Per raggiungerla, abbisognavano dell'appoggio del partito di Centro, che aveva 70 seggi. Nelle primissime ore del nuovo governo Hitler aveva incaricato Goring di conferire coi capi politici del Centro. Ora riferì al gabinetto che il Centro esigeva " alcune concessioni ". Allora Goring propose che il Reichstag venisse sciolto e che si tenessero nuove elezioni. E Hitler aderì. Hugenberg, uomo dalla mentalità rigida malgrado tutti i successi avuti nel mondo degli affari, si Pagina 145

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt oppose all'ammissione del Centro nel governo ma, d'altro canto, si oppose anche a nuove elezioni, ben sapendo che i nazisti, con tutte le risorse dello Stato a loro disposizione, avrebbero ottenuto la maggioranza assoluta e sarebbero quindi stati in grado di far a meno dei suoi servizi e di quelli dei conservatori suoi amici. Egli propose semplicemente di sopprimere il partito comunista; una volta eliminati i cento seggi di questo partito, i nazisti e i nazionalisti sarebbero stati in maggioranza. Ma Hitler per il momento non voleva spingersi cosi lontano, e alla fine si decise che lo stesso cancelliere avrebbe conferito coi dirigenti del partito di Centro la mattina seguente e che se il colloquio non avesse dato frutti il gabinetto avrebbe chiesto di indire nuove elezioni. A Hitler riuscì facile far sì che il colloquio non desse risultati positivi. Per invito di Hitler, monsignor Kaas, capo del partito di Centro, presentò quale base della discussione un elenco di richieste, ponendo come condizione la promessa, da parte di Hitler, di governare nei limiti della costituzione. Ma Hitler imbrogliò sia Kaas che i membri del proprio gabinetto, riferendo a quest'ultimi che il Centro aveva fatto richieste impossibili e che non vi erano prospettive per un accordo. Propose dunque che il presidente scio-gliesse il Reichstag indicendo nuove elezioni. Hugenberg e Papen furono presi in trappola, ma dopo una solenne assicurazione, da parte del capo nazista, che il gabinetto sarebbe rimasto immutato qualunque fossero stati i •risultati delle elezioni, accettarono di stare dalla sua parte. Le nuove elezioni furono fissate per il 5 marzo. Ora, per la prima volta, il partito poteva impiegare tutte le vaste risorse del governo per guadagnare voti in queste elezioni che dovevano essere le ultime elezioni relativamente libere che la Germania ebbe. Goebbels giubilava. Il 3 febbraio scrisse nel suo diario: "Ora sarà facile condurre la nostra battaglia, perché possiamo aiutarci con tutte le risorse dello Stato. La radio e la stampa sono a nostra disposizione. Insceneremo un capolavoro di propaganda. E, naturalmente, questa volta il denaro non mancherà "2. Ai grandi uomini di affari, contenti del nuovo governo che avrebbe messo al loro posto le organizzazioni operaie e che avrebbe lasciato i dirigenti gestire le aziende come meglio credevano, si chiese di sputare quattrini. Essi riodo, come quella del Terzo Reich, e all'autore è sembrato che l'omettere i riferimenti ai documenti avrebbe grandemente diminuito il valore che il presente libro può avere come esposizione storica veritiera. 210 Trionfo e consolidamento aderirono alla richiesta in una riunione tenutasi il 20 febbraio al palazzo del presidente del Reichstag, che ora era Goring, riunione nella quale il dottor Schacht fece da anfitrione e Goring e Hitler indicarono le direttive a un paio di dozzine di magnati della Germania, fra cui si trovavano Krupp von Bohlen, divenuto dalla sera alla mattina un fervente nazista, Bosch e Schnit-zler, della IG-Farben, e infine Vogler, capo delle Vereinigte Stahlwerke. Il resoconto di questa riunione segreta è conservato. Hitler cominciò un lungo discorso per cattivarsi gli industriali. Disse: "Nell'era della democrazia, non è possibile mantenere l'impresa privata; essa è concepibile solo se il popolo ha una sana idea dell'autorità e della personalità... Tutti i beni terreni che possediamo li dobbiamo alla lotta di una élite... Non dimentichiamoci che tutti i benefici della civiltà debbono essere introdotti, più o meno, con un pugno di ferro ". Promise agli uomini d'affari di "eliminare" i marxisti e di ricostruire la Wehrmacht (a ciò erano soprattutto interessate quelle industrie, come i Krupp, le Vereinigte Stahlwerke e l'IG-Farben, che più avevano da guadagnare dal riarmo). " Ci troviamo dinanzi alle ultime elezioni", concluse Hitler, e assicurò gli ascoltatori che " qualunque sarà il loro esito noi non ci ritireremo ". Se non avesse vinto coi voti, sarebbe rimasto al potere "con altri mezzi... usando altre armi". Attenendosi maggiormente al problema più immediato, Goring sottolineò la necessità di " sacrifici finanziari " che, " per l'industria, sarebbero stati certamente più facili da sostenere se essa si rendeva conto che le elezioni del 5 marzo sarebbero state sicuramente le ultime dei prossimi dieci anni, probabilmente perfino dei prossimi cento anni ". Tutto questo fu detto ben chiaro agli industriali convenuti, ed essi reagirono con entusiasmo alla promessa che la si sarebbe fatta finita con le infernali elezioni, con la democrazia e col disarmo. Krupp, il re delle munizioni che, secondo Thyssen, il 29 gennaio aveva fatto pressioni su Hinden-burg affinchè non nominasse Hitler, balzò in piedi e espresse al cancelliere la " gratitudine " degli uomini di affari " per aver loro dato un quadro così chiaro della situazione". Quindi il dottor Schacht fece il giro Pagina 146

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della colletta. A Norimberga dichiarò: "Raccolsi tre milioni di marchi"3. Il 31 gennaio 1933, ossia il giorno dopo che Hitler era stato nominato cancelliere, Goebbels scrisse nel suo diario : " In una conferenza col Fùhrer abbiamo fissato le linee per la lotta contro il terrore rosso. Per il momento ci asterremo da immediate contromisure. Occorre che prima il tentativo rivoluzionario bolscevico divampi. Al momento giusto, colpiremo". Malgrado le crescenti provocazioni delle autorità naziste, non c'era segno alcuno che una rivoluzione, comunista o socialista, scoppiasse nel corso della campagna elettorale. Al principio di febbraio il governo di Hitler aveva vietato ogni comizio comunista e aveva messo a tacere la stampa comunista. Le adunate dei socialdemocratici vennero ugualmente vietate, oppure disperse dalle bande delle SA, e i principali giornali socialisti subirono contiLa nazificazione della Germania (1933-1934) 211 nue sospensioni. Perfino il partito cattolico di Centro non fu risparmiato dal terrore nazista. Stegerwald, capo dei sindacati cattolici, fu pestato dalle Camicie Brune quando tentò di prender la parola in un comizio, e Brùning fu costretto, in un altro comizio, a chiedere la protezione della polizia, dopo che uomini delle SA avevano ferito un certo numero di suoi seguaci. Complessivamente durante la campagna elettorale si contarono cinquantun antinazisti uccisi, mentre i nazisti pretesero che diciotto dei loro erano stati colpiti a morte. Ora si cominciò a riconoscere la posizione chiave che Gbring occupava, quale ministro agli Interni della Prussia. Ignorando le prudenti raccomandazioni di Papen, che come primo ministro di Prussia avrebbe dovuto essergli superiore, Goring destituì centinaia di funzionari repubblicani sostituendo ad essi dei nazisti, per lo più ufficiali delle SA e delle SS. Ordinò alla polizia di evitare " ad ogni costo " urti con le SA, le SS e lo Stahlhelm, ma, nel contempo, di non aver pietà per coloro che " erano ostili verso lo Stato ". Esortò la polizia " a far uso delle armi da fuoco " e avverti che coloro che se ne fossero astenuti sarebbero stati puniti. Era un invito esplir cito alla polizia di uno Stato (la Prussia), che controllava i due terzi della Germania, a sparare su tutti coloro che si opponevano a Hitler. Affinchè il lavoro fosse fatto a fondo, il 22 febbraio Goring istituì un corpo ausiliario di polizia di 50 ooo uomini, 40 ooo dei quali erano stati reclutati dalle file delle SA e delle SS, e il resto dallo Stahlhelm. Cosi in Prussia le funzioni della polizia furono espletate in gran parte da canaglie naziste. Bisognava che un tedesco avesse un bel coraggio per rivolgersi a una tale " polizia " per essere protetto di fronte ai terroristi nazisti. Malgrado tutto il terrore, la " rivoluzione bolscevica " attesa da Hitler, Goebbles e Goring non " divampò ". Se non si poteva provocarla, non si poteva forse inventarla? Il 24 febbraio la polizia di Goring fece irruzione nel Karl-Liebknecht-Haus, quartier generale comunista a Berlino. Era stato abbandonato qualche settimana prima dai dirigenti comunisti, un buon numero dei quali si erano già nascosti oppure erano fuggiti clandestinamente in Russia. Ma nello scantinato erano stati lasciati mucchi di opuscoli di propaganda, cosa sufficiente per dar modo a Goring di annunciare, in un comunicato ufficiale, il sequestro di " documenti " che provavano come i comunisti fossero sul punto di scatenare una rivoluzione. Tale notizia lasciò scettico il pubblico e perfino alcuni dei conservatori al governo. Era ovvio che si doveva trovare qualcosa di più sensazionale per mettere in agitazione il pubblico prima delle elezioni del 5 marzo. L'incendio del Reichstag. La sera del 27 febbraio quattro degli uomini più potenti della Germania si incontrarono a cena a Berlino in due luoghi separati. Nello Herrenklub 212 Trionfo e consolidamento della Vosstrasse - il chiuso circolo aristocratico - il vicecancelliere von Pa• pen s'intrattenne col presidente von Hindenburg. Nel contempo, il cancelliere Hitler si era recato nell'abitazione di Goebbels per un pranzo in famiglia. Secondo Goebbels, l'atmosfera era distesa, si suonavano dischi al grammofono e si raccontavano storielle. Nel suo diario Goebbels in seguito scrisse: " A un tratto, telefonata dal dottor Hanfstangl: " II Rèichstag è in fiamme! " Sono sicuro che è una panzana, e al Fiihrer io non ne parlo nemmeno " ". Ma i due personaggi che cenavano allo Herrenklub si trovavano proprio dirimpetto al Rèichstag. In seguito von Papen scrisse: A un tratto notammo un rosso bagliore dietro le finestre e udimmo grida nella via. Uno dei domestici venne in fretta da me sussurrando: " II Rèichstag è in f mme! ", e io lo dissi al presidente. Egli si alzò in piedi e dalla finestra Pagina 147

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt potemmo scorgere la cupola del Rèichstag che sembrava illuminata da riflettori. Di tanto in tanto vampate e turbini di fumo ne offuscavano il profilo5. Il vicecancelliere accompagnò a casa il vecchio presidente con la propria macchina, poi si affrettò a raggiungere l'edificio in fiamme. Nel frattempo Goebbels, a quanto racconta, aveva ripensato alla " panzana " di Putzi Hanfstangl, aveva fatto alcune telefonate e appreso che il Rèichstag era veramente in fiamme. In pochi minuti lui e il Fùhrer correvano in macchina " a sessanta chilometri all'ora per la Charlottenburger Chaussée, verso la scena del delitto ". Era un delitto, un delitto comunista, essi dichiararono immediatamente, una volta giunti sul luogo. Goring, ansante e sudato, fuori di sé dall'eccitazione, era già là, in prima fila, proclamando dinanzi al ciclo - come Papen in seguito ricordò - che " era un crimine comunista diretto contro il nuovo governo ". Al nuovo capo della Gestapo, Rudolf Diels, egli gridò: " La rivoluzione comunista è iniziata! Non v'è un minuto da perdere! Saremo senza pietà. Ogni funzionario comunista deve essere fucilato sul posto. Ogni deputato comunista deve essere impiccato questa notte stessa " '. Probabilmente non si verrà mai a sapere l'intera verità circa l'incendio del Rèichstag. Quasi tutti coloro che furono al corrente della cosa ormai sono morti, per la maggior parte uccisi da Hitler nei mesi che seguirono. Perfino a Norimberga il mistero non ha potuto essere completamente svelato, benché vi fossero prove sufficienti per stabilire, seppure con minimo margine di dubbio, che furono i nazisti a progettare l'incendio e a eseguirlo per i loro fini politici. Dal palazzo del presidente del Rèichstag, che allora era Goring, un passaggio sotterraneo, costruito per le condutture del riscaldamento centrale, portava all'edificio del Rèichstag. Attraverso questa galleria, Karl Ernst, ex inserviente d'albergo divenuto capo delle SA di Berlino, la notte del 27 febbraio aveva guidato un piccolo reparto di uomini dei reparti d'assalto nel Rèichstag, dove essi sparsero benzina e sostanze chimiche autocomburenti, tornando poi rapidamente nel palazzo da cui erano venuti. Nello stesso tempo un comunista olandese semideficiente che aveva una mania per La nazificazione della Germania (1933-1934) 213 gli incendi, Marinus van der Lubbe, era penetrato nel gigantesco edificio, da lui non conosciuto e immerso nell'oscurità; per conto suo aveva appiccato qua e là qualche fuoco. Per i nazisti, questo piromane semideficiente sembrò inviato dal ciclo. Era stato fermato dalle SA un paio di giorni prima, essendo stato sorpreso mentre si vantava in un bar, di aver tentato di dar fuoco a diversi edifici pubblici e diceva che prossimamente avrebbe tentato di incendiare il Reichstag. La coincidenza che i nazisti avessero trovato un incendiario comunista demente il quale intendeva fare esattamente quanto essi stessi avevano deciso di attuare può ben sembrare incredibile; eppure ve ne sono delle prove. Quasi certamente l'idea dell'incendio era nata nelle menti di Goebbels e di Goring. Hans Gisevius, a quel tempo funzionario del Ministero prussiano degli Interni, ha testimoniato a Norimberga che " fu Goebbels a pensare per primo a dar fuoco al Reichstag ", e in una sua testimonianza giurata Rudolf Diels, capo della Gestapo, ha aggiunto che " Goring sapeva esattamente come l'incendio doveva essere appiccato ", e che a lui aveva ordinato " di preparare, prima dell'incendio, una lista di persone da arrestare subito dopo di esso ". Il generale Franz Halder, capo dello Stato maggiore tedesco durante la prima parte della seconda guerra mondiale, ricordò, a Norimberga, come in una occasione Goring si fosse vantato del suo atto: Nel 1942 a pranzo, nel genetliaco del Fuhrer la conversazione si portò sul palazzo del Reichstag e sul suo valore artistico. Udii con le mie stesse orecchie che Goring, interrompendo la conversazione, gridò: " L'unico a sapere davvero qualcosa sul Reichstag sono io, perché fui io ad appiccarvi il fuoco! " E si battè la coscia con la palma della mano *. Sembra chiaro che van der Lubbe sia stato uno strumento dei nazisti, che lo incoraggiarono a cercar di dar fuoco al Reichstag. Ma il lavoro principale naturalmente, senza che lui lo sapesse - doveva essere compiuto dagli uomini dei reparti d'assalto. In effetti al successivo processo, tenutosi a Lipsia, risultò che l'olandese semideficiente non poteva avere i mezzi necessari per dar fuoco cosi rapidamente a un edificio talmente grande. Due minuti e mezzo dopo che vi entrò, la grande sala centrale era tutta in fiamme. Come esca, egli aveva unicamente la sua camicia. Secondo le perizie degli esperti interpellati al processo, nei punti principali l'incendio era stato provocato da una notevole Pagina 148

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quantità di sostanze chimiche e di benzina. È ovvio che un'unica persona non avrebbe potuto portare tutto ciò nell'edificio e appiccare il fuoco in tanti punti sparsi qua e là in così breve tempo. Van der Lubbe era stato arrestato sul luogo. Come disse aUa corte, Goring avrebbe voluto che lo si impiccasse subito. L'indomani Ernst Tor-gler, leader parlamentare dei comunisti, si costituì alla polizia avendo udito che Goring sosteneva la sua partecipazione all'incendio. Qualche giorno dopo Georgi Dimitrov, comunista bulgaro che in seguito divenne primo ministro della Bulgaria, e due altri comunisti bulgari, Popov e Tanev, fu* Sia negli interrogatori che al processo a Norimberga, Goring negò fino all'ultimo di aver avuto una parte nell'incendio del Reichstag. 214 Trionfo e consolidamento tono arrestati dalla polizia. Il corrispondente processo, celebratosi dinanzi alla corte suprema di Lipsia, si concluse più o meno con un fiasco per i nazisti, specie per Goring, perché Dimitrov, avendo assunto la propria autodifesa, ebbe facilmente modo di far fare a questi una brutta figura con una serie di irritanti controdomande. Secondo il verbale del tribunale, a un dato momento Goring urlò al bulgaro: " Via di qua, canaglia! " GIUDICE (all'ufficiale di polizia) Conducetelo via. DIMITROV (portato via dalla polizia) Avete forse paura delle mie domande, signor presidente dei ministri? GORING Aspetta solo che ti abbiamo fuori da quest'aula, canaglia! Torgler e i tre bulgari furono assolti, anche se il capo comunista tedesco fu immediatamente messo sotto " custodia protettiva ", e in tale stato egli rimase sino alla sua morte, avvenuta durante la seconda guerra mondiale. Van der Lubbe fu riconosciuto colpevole e decapitato7. Malgrado la servilità dimostrata dalla corte nei confronti delle autorità naziste, il processo fece nascere molti sospetti sulla persona di Goring e dei nazisti; ma ormai era troppo tardi perché ciò avesse un qualche effetto pratico. Infatti Hitler non aveva perduto tempo per sfruttare al massimo possibile l'incendio del Reichstag. L'indomani dell'incendio, 28 febbraio, egli s'impose al presidente Hin-denburg e gli fece firmare un decreto " per la protezione del popolo e dello Stato ", col quale venivano soppressi i sette articoli della costituzione che garantivano le libertà individuali e civili. Presentato come " una misura difensiva contro gli atti di violenza commessi dai comunisti a danno dello Stato ", esso statuiva che restrizioni della libertà personale, del diritto di libera espressione delle opinioni, compresa la libertà della stampa, del diritto di riunione e di associazione; violazioni del segreto nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche private; mandati di perquisizione, ordini di confisca e restrizioni della proprietà sono permessi anche al di là dei limiti legali in vigore. In più il decreto autorizzava il governo del Reich ad assumere i pieni poteri negli Stati federali qualora ciò fosse necessario, e a imporre la pena di morte per un certo numero di delitti, comprendenti quello di " gravi turbamenti della pace " a opera di persone armate '. Con un unico colpo, Hitler fu dunque in condizione non solo di imbavagliare e di far arrestare a piacere i suoi avversari in via legale, ma con l'inventare e presentare in forma, per così dire, ufficiale, la strombazzata minaccia comunista, seminò il panico fra milioni di appartenenti alle classi medie e contadine, convincendoli che se non avessero votato per il nazionalsocialismo nelle imminenti elezioni, i bolscevichi avrebbero preso il sopravvento. Circa quattromila funzionar! comunisti e un gran numero di dirigenti socialdemocratici e liberali furono arrestati, e tra questi anche membri del Reichstag che, per legge, avrebbero dovuto godere dell'immunità. Questa fu la prima esperienza che i tedeschi fecero del terrore nazista appoggiato dal La nazificazìone della Germania (1933-1934) 215 governo. In autocarri, le truppe d'assalto percorrevano le vie di tutta la Germania e irrompevano nelle case scegliendo le loro vittime e trasportandole nelle caserme delle SA, dove venivano percosse e torturate. La stampa e i comizi politici dei comunisti furono proibiti; i giornali socialdemocratici e molti giornali liberali furono sospesi e i comizi dei partiti democratici furono o vietati, o sciolti per l'intervento dei nazisti. Solo ai nazisti e ai nazionalisti loro alleati fu permesso di svolgere indisturbati la campagna elettorale. Con tutte le risorse del governo nazionale e di quello della Prussia a loro Pagina 149

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disposizione e con gli abbondanti mezzi finanziari forniti dalle grandi aziende i nazisti organizzarono una propaganda elettorale senza precedenti in Germania. Per la prima volta la radio dello Stato trasmise le voci di Hitler, Gbring e Goebbels, che così raggiunsero ogni angolo del paese. Le vie, ornate di bandiere con la svastica, risuonavano dei passi pesanti degli uomini dei reparti d'assalto. Vi furono adunate di massa, parate con torce, frastuono di altoparlanti nelle piazze. Le mura erano tappezzate di vistosi manifesti nazisti, e di notte falò illuminavano le colline. L'elettorato da una parte era captato dalle promesse di un paradiso tedesco, dall'altra intimidito dal terrore bruno che si scatenava nelle vie e impaurilo dalle " rivelazioni " circa la " rivoluzione " comunista. L'indomani dell'incendio del Reichstag il governo prussiano aveva pubblicato una lunga relazione dove si affermava che erano stati trovati i " documenti " dei piani comunisti: Gli edifici del governo, i musei, i palazzi e gli impianti principali dovevano essere bruciati... Per proteggerli, davanti a gruppi di terroristi si sarebbero dovuti mandare donne e bambini... L'incendio del Reichstag doveva essere il segnale di una insurrezione cruenta e della guerra civile... È stato accertato che oggi in tutta la Germania avrebbero dovuto essere compiuti atti terroristici contro determinati individui, contro la proprietà privata e contro la vita e i membri della popolazione pacifica, dando quindi inizio a una guerra civile generale. Fu promessa la pubblicazione dei " documenti attestanti la cospirazione comunista "; ma tale promessa non fu mai mantenuta. Comunque il fatto che lo stesso governo prussiano ne garantisse l'esistenza e l'autenticità fece impressione a molti tedeschi. Coloro che titubavano, forse furono anche impressionati dalle minacce di Gò'ring, che il 3 marzo, alla vigilia delle elezioni, a Francoforte gridò: Compagni tedeschi, nessuna considerazione legalitaria andrà a paralizzare le misure che intendo prendere... Non ho da preoccuparmi della giustizia; la mia sola missione è distruggere e sterminare, nient'altro che questo!... Certo, miei cari comunisti, sfrutterò al massimo i poteri dello Stato e della polizia; non fatevi delle illusioni. Però la lotta a morte, in cui la mia mano vi afferrerà per il collo, la condurrò con questi uomini che vedete - con le Camicie Brune '. Quasi non fu udita la voce dell'ex cancelliere Briining, che parlò anche lui in quello stesso giorno, dichiarando che il suo partito, il partito del Centro, si sarebbe opposto a ogni rovesciamento della costituzione, che avrebbe preteso un'inchiesta sulla faccenda sospetta dell'incendio del Rei2i8

Trionfo e consolidamento Possa l'antico spirito di questo celebre sacrario pervadere la generazione di oggi, possa esso liberarci dall'egoismo e dalle lotte di partito e riunirci in una autocoscienza nazionale per la felicità di una Germania fiera, libera e compatta. L'abile risposta di Hitler era stata studiata per guadagnarsi simpatie e assicurarsi la fiducia degli esponenti dell'antico ordinamento così brillantemente rappresentati nella cerimonia. Né il Kaiser, né il governo, né la nazione vollero la guerra. Fu solo il crollo della nazione a costringere una razza fiaccata ad addossarsi la colpa di questa guerra, contro le sue convinzioni pili sacre. Poi, rivoltosi a Hindenburg seduto rigidamente in una poltrona di fronte a lui, a pochi passi, disse: Nelle ultime settimane grazie a un rivolgimento senza pari il nostro onore nazionale è stato ripristinato e grazie alla vostra comprensione, signor Feldmaresciallo, si è celebrata l'unione fra i simboli dell'antica grandezza e le nuove forze. Vi rendiamo omaggio. La Provvidenza che ci protegge vi mette a capo delle forze nuove della nostra nazione ". Ostentando una profonda umiltà verso il presidente che egli si proponeva di privare del potere politico prima della fine della settimana, Hitler andò incontro a Hindenburg, si inchinò profondamente dinanzi a lui e gli prese la mano. E fra i flash dei fotografi e il fruscio delle macchine cine-matografiche piazzate, insieme a microfoni, nei punti strategici da Goebbels, fu registrata, affinchè la nazione e il mondo potessero vedere o udire descritta la solenne stretta di mano fra il feldmaresciallo tedesco ed il caporale austriaco con cui la vecchia Germania si univa con la nuova. L'ambasciatore francese, che era stato presente alla scena, in seguito scrisse: "Dopo lo splendido impegno preso da Hitler a Potsdam, uomini siffatti Hindenburg e i suoi amici, gli Junker e i baroni monarchici, Hu-genberg e i suoi nazionalisti tedeschi, gli ufficiali della Reichswehr - come avrebbero potuto Pagina 150

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non abbandonare l'apprensione con cui avevano cominciato ad assistere agli eccessi e agli abusi del partito? Come potevano esitare a riporre in lui tutta la loro fiducia, ad andare incontro a tutte le sue richieste, a concedergli i pieni poteri che chiedeva? " ". La risposta la si ebbe due giorni dopo, il 23 marzo, nel palazzo dell'Opera Kroll a Berlino, dove il Reichstag si riunì. Al parlamento fu presentato il decreto di concessione dei pieni poteri, - " legge per l'eliminazione dello stato di bisogno del popolo e del Reich " ( Gesetz zur Behebung der Nat von Volk una Reicb), come ufficialmente venne chiamata. Coi suoi cinque brevi paragrafi essa toglieva al parlamento il potere legislativo, incluso il controllo sul bilancio del Reich, l'approvazione di trattati con Stati stranieri e l'iniziativa di apportare emendamenti alla costituzione, e trasferiva tale potere al gabinetto del Reich per un periodo di quattro anni. Inoltre il decreto stabiliva che il cancelliere doveva tracciare lo schema delle leggi emanate dal gabinetto e che esse " potevano divergere dalla costituzione ". Nessuna legge doveva " pregiudicare la posizione del Reichstag " - questa, fra La nazificazione della Germania (1933-1934) 219 tutte, era di certo, la farsa più crudele - e i poteri del presidente restavano " inalterati " ". Hitler tornò su questi due ultimi punti in un discorso inaspettatamente moderato tenuto ai deputati riuniti nel teatro riccamente decorato dell'Opera, da tempo specializzatosi in spettacoli di musica leggera, le cui quinte erano ora occupate da uomini dei reparti d'assalto delle Camicie Brune. Le loro grinte facevano capire che non sarebbero stati tollerati scherzi, da parte dei rappresentanti del popolo. Hitler fece queste promesse: II governo userà questi poteri solo in quanto ciò sarà necessario per attuare misure di vitale importanza. Né l'esistenza del Reichstag, né quella del Reichsrat è minacciata. La posizione e i diritti del presidente restano inalterati... Non si sopprimerà l'esistenza distinta degli Stati federali. I diritti delle Chiese non saranno diminuiti e le loro relazioni con lo Stato non saranno modificate. Il numero dei casi in cui esiste una necessità interna per ricorrere a tale legge è, in se stesso, limitato. Da parte del focoso capo nazista, queste dichiarazioni apparivano moderate e quasi modeste; era troppo presto, nella storia del Terzo Reich, perché gli stessi membri dell'opposizione potessero conoscere a pieno il valore delle promesse di Hitler. Eppure uno di essi, Otto Wels, leader socialdemocratico, del partito di cui la polizia aveva " trattenuto " una dozzina di deputati, si alzò in piedi sfidando l'aspirante dittatore fra il chiasso degli uomini dei reparti d'assalto che, fuori, gridavano: " Pieni poteri, o guai a voi! " Parlando con calma e con grande dignità, Wels dichiarò che il governo poteva anche togliere ai socialisti la loro libertà ma non avrebbe mai potuto toglier loro l'onore. In questo momento storico noi socialdemocratici tedeschi ci dichiariamo solennemente per i principi di umanità e di giustizia, di libertà e di socialismo. Nessun decreto può darvi il potere di distruggere idee eterne e indistruttibili. Infuriato, Hitler balzò in piedi, e allora l'assemblea potè formarsi una prima idea di ciò che egli veramente fosse; Hitler gridò: Siete in ritardo, eppure vi fate ancora avanti!... Non v'è più bisogno di voi... La stella della Germania sorgerà e la vostra tramonterà. Per voi, la campana suona a morto... I vostri voti non mi occorrono. La Germania sarà libera, ma non per opera vostra! (Applausi frenetici). I socialdemocratici, su cui gravava una grave responsabilità per l'indebolimento della Repubblica, per lo meno si tennero fermi ai loro principi e se caddero, questa volta caddero con fierezza. Non così il partito di Centro, che un tempo, in occasione del Kulturkampf, si era opposto con successo persino al Cancelliere di Ferro. Il capo del partito, monsignor Kaas, aveva chiesto a Hitler la promessa scritta di rispettare il diritto di veto del presidente; ma benché a ciò si fosse acconsentito prima della votazione, la promessa scritta non fu mai data. Nondimeno il capo del partito del Centro si alzò, annunciando che il partito avrebbe votato per la legge. Briining restò in silenzio. La votazione fu rapida e dette per risultato 441 voti favorevoli e 84 voti contrari (tutti socialdemocratici). I deputati nazisti balzarono in 22O Trionfo e consolidamento piedi gridando e battendo i piedi in una specie di delirio; poi, unendosi agli uomini dei reparti d'assalto, intonarono l'inno di Horst Wessel, che presto si sarebbe posto a fianco del Deutschland ùber Alles come uno dei due inni Pagina 151

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazionali: In alto le bandiere! Tenetevi in schiere serrate! Gli uomini dei reparti d'assalto marciano con un fermo, calmo passo! Così in Germania la democrazia parlamentare fu definitivamente sepolta. A parte l'arresto dei deputati comunisti e di alcuni deputati socialdemocratici, tutto fu fatto in una perfetta legalità, anche se fiancheggiata dal terrore. Il parlamento aveva ceduto a Hitler la sua autorità costituzionale e con ciò si era suicidato, benché il suo corpo dovesse sussistere, per cosi dire, imbalsamato sino alla fine del Terzo Reich, limitandosi a far di tanto in tanto da cassa armonica ad alcune tonanti diatribe di Hitler; da allora, i suoi membri furono reclutati dal partito nazista, perché non dovevano più esservi vere elezioni. Fu soltanto la legge di conferimento dei poteri assoluti a dare una base legale alla dittatura di Hitler. A partire dal 23 marzo 1933 Hitler fu il dittatore del Reich, libero da ogni vincolo posto dal parlamento e anche, praticamente, dallo stanco vecchio presidente. Certo, molto restava da fare per mettere l'intera nazione e tutte le sue istituzioni sotto il tallone nazista, ma, come vedremo, ciò fu anche attuato con una rapidità tale da togliere il respiro, mediante rozzezza, inganni e brutalità. Secondo le parole di Alan Bullock, " i banditi da strada avevano preso il controllo delle risorse di un grande Stato moderno, i bassifondi erano saliti al potere ". Ma - come Hitler non cessò mai di proclamare - " legalmente ", con una maggioranza schiacciante di voti del parlamento. I tedeschi non avevano da incolpare altri che se stessi. A una a una, le più potenti istituzioni della Germania cominciarono ora ad arrendersi a Hitler per poi passare nel nulla, silenziosamente, senza una protesta. I L'ànder, che avevano tenacemente conservato i loro poteri autonomi nel corso di tutta la storia tedesca, furono i primi a cadere. La sera del 9 marzo, due settimane prima dell'approvazione del decreto, il generale von Epp, per ordine di Hitler e Frick e con l'aiuto di pochi uomini dei reparti d'assalto, abbattè il governo della Baviera istituendo un regime nazista. In una settimana, furono scelti i commissari del Reich che assunsero il potere negli altri Stati, ad eccezione della Prussia, dove Goring si teneva già saldamente in sella. Il 31 marzo Hitler e Frick fecero uso per la prima volta dei pieni poteri e promulgarono una legge che scioglieva le diete di tutti gli Stati, tranne quella prussiana, e che ordinava di ricostituirle in base alla distribuzione dei voti delle ultime elezioni del Reichstag. I seggi dei comunisti non dovevano essere coperti. Ma questa soluzione non fu seguita che per una sola settimana. Lavorando con una fretta febbrile, il cancelliere La nazificazione della Germania (1933-1934) 221 il 7 aprile promulgò una nuova legge che nominava, per tutti gli Stati tedeschi, dei governatori del Reich (Reicbsstatthalter) col potere di eleggere o sciogliere i governi locali e le diete, di nominare e congedare i funzionari dello Stato e i giudici. Ognuno di questi nuovi governatori era un nazista e si affermò che essi erano " necessari " per attuare " la politica generale fissata dal cancelliere del Reich ". Così entro una quindicina di giorni dalla concessione dei pieni poteri da parte del Reichstag Hitler realizzò quel che Bismarck, Guglielmo II e la Repubblica di Weimar non avevano mai osato tentare: abolì i poteri distinti degli Stati storici e li assoggettò all'autorità centrale del Reich, che era nelle sue mani. Per la prima volta nella storia tedesca, egli aveva-realmente unificato il Reich distruggendo la sua struttura federale antica di secoli. Il 30 gennaio 1934, primo anniversario della sua nomina a cancelliere, Hitler volle completare formalmente la sua opera mediante la legge per la ricostruzione del Reich. Le " assemblee popolali " degli Stati furono abolite, i poteri sovrani degli Stati furono trasferiti al Reich, tutti i governi degli Stati vennero sottoposti al governo del Reich, e i governatori degli Stati all'amministrazione del ministro degli Interni del Reich '". Frick, nella sua qualità, appunto di ministro degli Interni, dichiarò: " D'ora in poi i governi degli Stati sono semplici corpi amministrativi del Reich ". Nel preambolo alla legge del 30 gennaio 1934 fu affermato che essa era stata " promulgata con voto unanime del Reichstag ". Era vero, perché ormai tutti i partiti politici della Germania, tranne quello dei nazisti, erano stati rapidamente eliminati. Non si può davvero dire che essi morirono combattendo. Il 19 maggio 1933 i socialdemocratici - quelli che non si trovavano ancora in prigione o che non erano andati in esilio - approvarono al Reichstag la politica estera di Hitler, Pagina 152

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt senza un solo voto di dissenso. Nove giorni prima la polizia di Goring aveva occupato gli edifici del partito, ne aveva confiscato le proprietà e sequestrato i giornali. Ciò nondimeno i socialisti cercarono ancora di placare Hitler. Denunciarono quei loro compagni che all'estero attaccavano il Fùhrer. Il 19 giugno elessero un nuovo comitato del partito, ma tre giorni dopo Frick pose termine ai loro tentativi di venire ad un compromesso con lo scioglimento del Partito socialdemocratico, dichiarato " sovversivo e nemico dello Stato ". Paul Lobe, il superstite capo, e diversi deputati socialdemocratici del Reichstag vennero arrestati. Naturalmente, il partito comunista era stato già soppresso. Così restarono i partiti della classe media, ma non per molto tempo. Il Partito popolare cattolico bavarese, il cui governo era stato cacciato via dal colpo di mano nazista del 9 marzo, il 4 luglio annunciò il proprio scioglimento, e il suo alleato, il partito di Centro, che aveva sfidato con tanta energia Bismarck ed era stato un baluardo della Repubblica, l'indomani seguì il suo esempio, lasciando la Germania, per la prima volta nell'era moderna, senza un partito politico cattolico - fatto, questo, che però non dissuase il Vaticano dal firmare due settimane dopo un concordato col governo di 222 Trionfo e consolidamento Hitler. Il vecchio partito di Stresemann, il Partito del popolo, segnò la propria condanna il 4 luglio: è quel che una settimana prima avevano già fatto i democratici della Staatspartei. Come stavano le cose circa il partito che, nel governo, era socio dei nazisti, cioè il Partito nazionale tedesco, senza l'appoggio del quale l'ex caporale austriaco mai sarebbe venuto legalmente al potere? Malgrado gli stretti legami che esso aveva con Hindenburg, con l'esercito, con gli Junker e con le grandi aziende, e malgrado ciò di cui Hitler gli era debitore, finf come tutti gli altri partiti, e dimostrò la stessa supinità. Il 21 giugno la polizia e gli uomini delle truppe d'assalto occuparono, in tutto il paese, i suoi uffici, e il 29 giugno Hugenberg, l'arcigno leader del partito che sei mesi prima aveva aiutato Hitler a scalare il cancellierato, si dimise dal governo e i suoi aiutanti sciolsero " volontariamente " il partito. Rimase soltanto il partito nazista, e il 14 luglio una legge statuì quanto segue: II Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi costituisce l'unico partito politico della Germania. Chiunque sostenga la struttura organizzativa di un altro partito politico o formi un nuovo partito politico sarà punito coi lavori forzati fino ad un massimo di tre anni o con la reclusione da sei mesi a tre anni, ove il fatto non comporti pene maggiori previste da altre leggi15. Così lo Stato totalitario a partito unico era stato realizzato, senza nemmeno l'ombra di una opposizione o di una rivolta, nel corso dei quattro mesi che seguirono alla legge con cui il Reichstag aveva rinunciato alle sue responsabilità democratiche. I sindacati liberi che, come abbiamo visto, già una volta eran riusciti a sventare il putsch fascista di Kapp dichiarando lo sciopero generale, furono eliminati non meno facilmente dei partiti politici e degli Stati - anche se solo dopo esser stati l'oggetto di una ben studiata mistificazione. Per mezzo secolo il i° maggio era stato il giorno tradizionale della festa dei lavoratori tedeschi e anche europei. Per blandire i lavoratori e i loro dirigenti prima di assestare il colpo, il governo nazista proclamò il i° maggio 1933 festa nazionale, col nome di " giorno del lavoro nazionale ", preparandosi a celebrarlo come mai prima era stato celebrato. I capi sindacali si lasciarono ingannare da questa inaspettata dimostrazione nazista di simpatia verso la classe operaia e cooperarono entusiasticamente col governo e col partito per la riuscita di quella festa. I dirigenti dei gruppi operai furono portati in aereo a Berlino da tutte le parti della Germania, sventolarono migliaia di bandiere, a salutare la solidarietà del regime nazista con l'operaio, e sul campo di Tempelhof Goebbels inscenò la più grande dimostrazione di massa che la Germania avesse mai visto. Prima che si svolgesse l'imponente adunata, lo stesso Hitler ricevette i delegati degli operai dichiarando: " Vedrete quanto falsa e ingiusta è l'affermazione che la rivoluzione è diretta contro i lavoratori tedeschi. È proprio il contrario ". Poi, nel suo discorso tenuto all'aeroporto a più di centomila lavoratori Hitler enunciò la formula: " Onore al La nazificazione della Germania (1933-1934) 223 lavoro e rispetto per il lavoratore! " promettendo che il i° maggio sarebbe stato celebrato per onorare il lavoro tedesco " attraverso i secoli ". Pagina 153

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sul tardi, quella stessa notte, Goebbels, dopo aver descritto nel suo diario con la prosa più infocata l'entusiasmo delirante degli operai per questa celebrazione del i° maggio da lui così brillantemente inscenata, aggiunse una strana frase: " Domani occuperemo le sedi dei sindacati. Incontreremo ben poca resistenza " * ". E così avvenne. Il 2 maggio in tutto il paese le centrali dei sindacati furono occupate, i loro fondi furono confiscati, le organizzazioni sindacali di-sciolte e i loro dirigenti arrestati. Molti di essi furono percossi e messi in campi di concentramento. Theodor Leipart e Peter Grassmann, presidenti della confederazione dei sindacati, si erano impegnati esplicitamente a cooperare col regime nazista. Non servì a nulla, furono arrestati. Il dottor Ro-bert Ley, l'alcolizzato dirigente del partito di Colonia incaricato da Hitler di schiacciare i sindacati e di istituire il Fronte tedesco del lavoro, disse: " I Leipart e i Grassmann possono professare ipocritamente quanto vogliono la loro devozione per il Fiihrer, ma è meglio che stiano in prigione ". E fu là che finirono. Però, a tutta prima, sia Hitler che Ley cercarono di convincere gli operai che i loro diritti sarebbero stati protetti. Nel suo primo proclama Ley disse: " Lavoratori! Per noi nazionalsocialisti le vostre istituzioni sono sacre. Io stesso sono figlio di un povero contadino e capisco la miseria... Mi è noto lo sfruttamento che voi subite ad opera del capitalismo anonimo. Lavoratori! Vi giuro che non solo conserveremo ciò che già esiste, ma che svilupperemo ulteriormente tutto quanto riguarda la protezione e i diritti degli operai ". Nel corso di tre settimane apparve la falsità di quest'altra promessa nazista, dato che Hitler promulgò una legge che poneva fine ai contratti collettivi e disponeva che da allora in poi dei " fiduciari del lavoro ", da lui nominati, avrebbero " regolato i contratti di lavoro " al fine di assicurare la tregua nel campo dell'economia ". Poiché le decisioni dei fiduciari avevano una forza legale vincolante, con la legge si veniva di fatto ad abolire il diritto di sciopero. Ley promise di " ripristinare l'autorità assoluta del capo naturale di ogni azienda, cioè del datore di lavoro... Solo il datore di lavoro può decidere. Per anni, molti datori di lavoro hanno dovuto andare a chiedere ordini al " padrone di casa ". Ora saranno di nuovo essi il " padrone di casa " ". Sul momento, i dirigenti delle aziende si rallegrarono. I contributi generosi che tanti datori di lavoro avevano largito al Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi stavano dando i loro frutti. Senonché, perché gli affari * Da un documento venuto alla luce a Norimbeiga risulta che i nazisti per un certo tempo progettarono di distruggere i sindacati. Un ordine segreto in data 21 aprile, firmato dal dottor Ley, contiene istruzioni dettagliate per realizzare il " coordinamento " - Gleichschaltung - dei sindacati il 2 maggio. Uomini delle SA e delle SS avrebbero dovuto " occupare le proprietà dei sindacati " e " tenere in custodia protettiva " tutti i loro dirigenti. I fondi dei sindacati dovevano essere sequestrati ". Il 2 maggio i sindacati cristiani non furono molestati. Per loro, la fine venne solo il 24 giugno. 224 Trionfo e consolidamento prosperino è necessaria una certa stabilità sociale; invece, durante tutta la primavera e la prima parte dell'estate la legge e l'ordine in Germania andarono in aria, dato che le bande frenetiche delle Camicie Brune invadevano le vie arrestando, pestando e talvolta uccidendo chiunque a loro piacesse, con la polizia che stava a guardare senza muovere un dito. Il terrorismo nelle strade non era l'effetto del crollo dell'autorità dello Stato, come nel caso della Rivoluzione francese; esso invece si svolgeva con l'incoraggiamento dello Stato e spesso per ordine di esso, l'autorità dello Stato non essendo mai stata, in Germania, così grande e accentrata come allora. I giudici erano intimoriti: temevano per la loro vita se dichiaravano colpevole e condannavano un uomo delle truppe d'assalto, anche nel caso di un omicidio a sangue freddo. Come Gbring disse, ora la legge era Hitler, e ancor nel maggio e nel giugno del 1933 il Fùhrer proclamò: " La rivoluzione nazionalsocialista non si è ancora conclusa ", essa " sarà completa e vittoriosa solo quando sarà educato un nuovo popolo tedesco ". In gergo nazista, " educare " significava " intimidire ", fino al punto in cui tutti avrebbero accettato docilmente la dittatura nazista e la sua barbarie. Come aveva dichiarato pubblicamente un migliaio di volte, per Hitler gli ebrei non erano dei tedeschi, e sebbene egli non li sterminasse subito (solo un numero relativamente piccolo di essi, cioè qualche migliaio, fu depredato, pestato o ucciso durante i primi mesi), pure egli promulgò leggi che li escludevano dalle cariche pubbliche, dalle università e dalle professioni. E il i° aprile 1933 proclamò il boicottaggio nazionale dei negozi ebrei. Pagina 154

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Gli uomini di affari, che si erano tanto entusiasmati alla distruzione dei molesti sindacati, ora stavano accorgendosi che i nazisti dell'ala sinistra, davvero fiduciosi nel socialismo del loro partito, cercavano di impadronirsi delle associazioni dei datori di lavoro, di distruggere i grandi magazzini e di nazionalizzare l'industria. Migliaia di molesti funzionari del partito calarono nelle aziende di coloro che non avevano sostenuto Hitler, talvolta minacciandoli di arresto, talaltra chiedendo posti ben retribuiti nelle direzioni. Ora il dottor Gottfried Feder, economista pazzoide, insisteva che il programma del partito venisse attuato: nazionalizzazione delle grandi aziende, ripartizione dei profitti, abolizione dei redditi " non guadagnati " e della " schiavitù degli interessi del denaro ". E come se ciò non fosse sufficiente per spaventare gli uomini d'affari, Walther Darre, nominato di recente ministro dell'Agricoltura, metteva in subbuglio i banchieri promettendo agli agricoltori una forte riduzione dei prestiti da restituire, nonché un abbassamento al 2 per cento degli interessi sul rimanente. E perché non prendere queste misure? Dal giugno del 1933 Hitler era divenuto il padrone della Germania. Ormai poteva attuare il suo programma. Nonostante tutta la sua astuzia, Papen era stato messo in disparte, e i calcoli suoi, di Hugenberg e degli altri difensori dell'Ordine Antico - costituenti una maggioranza da otto a tre nel gabinetto rispetto ai nazisti -miranti a controllare Hitler e a valersene anzi per la realizzazione dei pro-pri fini di conservazione, erano andati a monte. Lui stesso era stato privaLa nazificazioHe della Germania (1933-1934) 225 to della carica di primo ministro della Prussia, assunta da Goring. Papen continuava bensì ad essere il vicecancelliere nel gabinetto del Reich, ma, come egli riconobbe più tardi rammaricandosene, " la sua posizione era divenuta un'anomalia ". Hugenberg, l'esponente delle grandi aziende e della finanza, se ne era andato, il suo partito si era sciolto. Goebbels, la terza delle persone più importanti del partito nazista, era stato aggregato al gabinetto il 13 marzo a titolo di ministro per la Cultura popolare e la propaganda. Darre, che al pari di Goebbels veniva considerato come un " radicale ", era il ministro dell'Agricoltura. Il dottor Hans Luther, presidente conservatore della Reichsbank, che come tale occupava la posizione-chiave del sistema economico tedesco, fu silurato da Hitler e spedito a Washington come ambasciatore. Il 17 marzo 1933 andò a sostituirlo lo svelto dottor Schacht, già capo della Reichsbank e ora devoto seguace di Hitler, avendo riconosciuto "la verità e la neces sità " del nazismo. Nessuno, in Germania, contribuì più di lui all'organiz zare la potenza economica del Terzo Reich e a promuovere il suo riarmo per la seconda guerra mondiale: in seguito egli divenne anche ministro del l'Economia e plenipotenziario generale per l'economia di guerra. È vero che poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale egli si ribellò al suo idolo, fu messo da parte e esonerato da tutte le sue cariche, giungendo ad unirsi a coloro che cospirarono per assassinare Hitler: ma era ormai troppo tardi per arrestare la corsa del capo nazista, a cui era stato fedele per tanto tempo e che egli aveva sostenuto col proprio prestigio e con le proprie pa lesi qualità. £ " Non vi sarà una seconda rivoluzione!" Hitler aveva conquistato la Germania con la massima facilità, ma quando venne l'estate del 1933 restava da affrontare una quantità di problemi. I maggiori erano per lo meno cinque: prevenire una seconda rivoluzione; sistemare le difficili relazioni esistenti fra SA ed esercito; trarre il paese fuori dal marasma economico e trovar lavoro per sei milioni di disoccupati; ottenere, alla conferenza di Ginevra per il disarmo, la parità di armamenti della Germania e accelerare il riarmo del Reich, iniziatosi in segreto negli ultimi anni della Repubblica; infine decidere chi avrebbe dovuto succedere a Hin-denburg malato, se moriva. Fu Rohm, capo delle SA, a coniare la formula della " seconda rivoluzione " e ad insistere che essa venisse compiuta. A lui si associò Goebbels, che il 18 aprile 1933 scrisse nel suo diario: "Tutti parlano di una seconda rivoluzione che dovrà venire. Ciò significa che la prima rivoluzione non è giunta a termine. Ora dobbiamo regolare i conti con la " reazione ". La rivoluzione non deve fermarsi in nessun punto " ". I nazisti avevano distrutto la sinistra, ma la destra sussisteva: le grandi imprese e la finanza, la nobiltà, i proprietari terrieri Junker e i generali prusPagina 155

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 226 Trionfo e consolidamento siani, che tenevano saldamente in mano l'esercito. Rohm, Goebbels e gli altri " radicali " del movimento volevano liquidare anche loro. In giugno, Rohm, i cui reparti d'assalto avevano raggiunto la cifra di circa due milioni di uomini venti volte di più della forza dell'esercito - pronunciò parole am-monitrici: Sulla via della rivoluzione tedesca è stata riportata una vittoria... Le SA e le SS, su cui pesa la grande responsabilità di aver messo in moto la rivoluzione tedesca, non permetteranno mai che essa venga tradita a metà cammino... Se i filistei credono che la rivoluzione nazionale abbia durato troppo... ebbene, è tempo che la rivoluzione nazionale finisca e divenga una rivoluzione nazionalsocialista... Continueremo la nostra battaglia, con loro o senza di loro; se necessario, contro di loro... Noi siamo i garanti incorruttibili del compimento della rivoluzione tedesca20. E in agosto, in un discorso, egli aggiunse: " Ancor oggi vi sono, in posizioni ufficiali, persone che non hanno la minima idea dello spirito della nostra rivoluzione. Ci sbarazzeremo inesorabilmente di loro se oseranno mettere in pratica le loro idee reazionarie ". Ma Hitler la pensava diversamente. Per lui, gli slogan socialisti del nazismo erano stati nient'altro che propaganda, un mezzo per guadagnarsi le masse lungo la sua via al potere. Ora che il potere lo aveva, Hitler se ne disinteressava. Gli occorreva del tempo per consolidare la propria posizione e quella della nazione. Almeno per il momento, doveva tenersi amica la destra - il mondo degli affari, l'esercito, il presidente. Non poteva portare la Germania alla bancarotta e quindi mettere in pericolo la stessa esistenza del suo regime. Non doveva esserci una seconda rivoluzione. Ciò lo disse chiaramente agli stessi capi delle SA e delle SS in un discorso tenuto a loro il i° luglio. Dichiarò che quel che ormai occorreva alla Germania era l'ordine. " Soffocherò ogni tentativo di turbare l'ordine esistente così come agirò senza riguardi nei confronti della cosiddetta seconda rivoluzione, che ci spingerebbe soltanto nel caos ". E ripetè l'ammonimento ai governatori nazisti degli Stati tedeschi, riunitisi nella Cancelleria il 6 luglio: La rivoluzione non è una situazione permanente, e non si deve permettere che essa dia luogo a una tale situazione. La corrente della rivoluzione, una volta messa in moto, va guidata entro i saldi canali di una evoluzione... Così noi non dobbiamo metter fuori un uomo di affari, se è un buon uomo d'affari, nemmeno nel caso che egli non sia nazionalsocialista, specie se il nazionalsocialista che dovrebbe prenderne il posto non sa nulla circa il mondo degli affari. In tale mondo, l'unico criterio deve essere l'abilità... La storia non ci giudicherà in base all'avere estromesso e imprigionato il maggior numero possibile di uomini dell'economia, ma in base al nostro esser riusciti nell'opera di procurar lavoro... Le idee del nostro programma non ci obbligano ad agire come degli sciocchi e a sovvertire tutto, ma ci impongono di attuare in modo giudizioso e attento i nostri principi. A lungo andare, il nostro potere politico sarà tanto più saldo, quanto più riusciremo a consolidarlo economicamente. Perciò i governatori degli Stati debbono badare a che nessuna organizzazione del partito assuma funzioni governative, licenzi date persone e ne nomini altre per le varie cariche, ciò essendo di esclusiva competenza del governo del Reich e, per quel che riguarda le aziende, del ministro all'Economia del Reich a. Mai era stata fatta una dichiarazione cosi autorevole, che la rivoluzione nazista era una rivoluzione politica, e non economica. A conferma delle sue La nazificaziohe della Germania (1933-1934) 227 parole, Hitler licenziò un certo numero di nazisti " radicali " che avevano cercato di prendere sotto il loro controllo le associazioni dei datori di lavoro, e rimise nei posti direttivi di queste Krupp von Bohlen e Fritz Thyssen, disciolse la Lega di combattimento dei commercianti della classe media che aveva creato noie ai grandi empori, e al posto di Hugenberg quale ministro dell'Economia nominò il dottor Karl Schmitt. Schmitt, il più ortodosso fra gli uomini d'affari e direttore generale dell'Allianz, la massima compagnia di assicurazioni della Germania, non perse tempo a por fine ai progetti di quei nazionalsocialisti che erano stati cosf ingenui da prender sul serio il programma del loro partito. Grande fu la disillusione fra le fila naziste, specie fra gli uomini delle SA che costituivano il nucleo principale del movimento di massa hitleriano. Molti di essi avevano fatto parte dell'esercito straccione dei diseredati e degli insoddisfatti. Le esperienze della vita avevano fatto di loro degli anticapitalisti, ed essi credevano che la rivoluzione per la quale avevano Pagina 156

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt combattuto nelle zuffe di piazza avrebbe procurato loro guadagni e buoni posti nelle aziende o nel governo. Dopo gli inebbrianti eccessi della primavera, le loro speranze erano ora svanite. A conservare i posti o a tener sotto controllo i posti, sarebbe stata invece la vecchia banda, che essa fosse formata, o meno, da membri del partito. Ma questi sviluppi non erano la sola ragione di agitazione tra le SA. Si era riaccesa l'antica disputa fra Hitler e Rohm per quel che riguardava la posizione e gli scopi delle SA. Fin dai primi giorni del movimento nazista Hitler aveva sostenuto l'idea che le truppe d'assalto dovevano essere una forza politica e non militare; con le violenze fisiche e col terrore esse dovevano spianare al partito la via al potere politico. Invece per Rohm le SA non erano state soltanto la spina dorsale della rivoluzione nazista ma avrebbero anche dovuto diventare il nucleo della futura armata rivoluzionaria che per Hitler avrebbe rappresentato quel che gli eserciti dei coscritti francesi erano stati per Napoleone dopo la Rivoluzione francese. Era tempo di spazzar via i generali reazionari prussiani - quei " vecchi tonti ", come Rohm sprezzantemente li chiamava - e di formare una forza rivoluzionaria di combattimento, un'armata del popolo, guidata da lui e dai " duri " suoi aiutanti che avevano trionfato nelle piazze della Germania. Nulla avrebbe potuto essere maggiormente lontano dalle idee di Hitler. Assai meglio di Rohm e di qualsiasi altro nazista egli si rendeva conto che non sarebbe potuto venire al potere senza l'appoggio o l'acquiescenza dei generali dell'esercito e che, almeno per il momento, non avrebbe potuto continuare a reggere il timone dello Stato senza il loro sostegno, dato che essi possedevano pur sempre il potere fisico di cacciarlo qualora l'avessero voluto. Hitler previde anche che in quel momento cruciale, certamente non molto lontano, in cui il comandante in capo dell'esercito, l'ottantaseienne Hindenburg, sarebbe passato a miglior vita, la fedeltà dell'esercito alla sua persona gli sarebbe stata indispensabile. Infine il capo nazista era consapevole che soltanto il corpo degli ufficiali con tutte le sue tradizioni e qualità 228 Trionfo e consolidamento guerriere, era in grado di realizzare il fine a cui egli mirava: la creazione in breve tempo di potenti e ben disciplinate forze armate. Le SA non erano che una marmaglia, buona per le lotte di strada ma di ben poco valore come esercito moderno. Inoltre esse avevano già assolto il loro compito e ormai dovevano essere fatte uscire con tatto dalla scena. Le vedute di Hitler e di Rohm erano dunque inconciliabili, e dall'estate del 1933 al 30 giugno dell'anno successivo fra questi due veterani del movimento nazista, che erano anche intimi amici (Ernst Rohm fu l'unico uomo a cui Hitler diede familiarmente del " tu ") si accese una vera lotta a morte. Rohm espresse il profondo senso di delusione delle file delle SA in un discorso da lui tenuto il 5 novembre 1933 a quindicimila ufficiali di quel corpo nel Palazzo dello Sport di Berlino. " Si sente spesso affermare... che le SA avrebbero perduto ogni ragion d'essere ", egli disse, avvertendo però di non condividere affatto tale idea. Ma Hitler fu irremovibile. A Bad Go-desberg il 19 agosto aveva detto: " Le relazioni delle SA con l'esercito debbono essere simili a quelle di una guida politica nei confronti di esso ". E a Norimberga il 23 settembre si espresse in modo ancor più chiaro: In questo giorno dovremmo soprattutto ricordarci della parte avuta dal nostro esercito, perché noi tutti sappiamo che se l'esercito nei giorni della nostra rivoluzione non fosse stato al nostro fianco, noi oggi non ci troveremmo dove stiamo. Possiamo assicurare all'esercito che questo non lo dimenticheremo mai, che in esso noi vediamo l'esponente della tradizione delle nostre antiche annate e che con tutto il nostro cuore e con tutte le nostre forze terremo alto lo spirito di quelle armate. Qualche tempo prima Hitler aveva dato segretamente alle forze armate assicurazioni tali, che molti alti ufficiali passarono dalla sua parte. Il 2 febbraio 1933, tre giorni dopo aver assunto la carica, egli aveva tenuto un discorso di due ore ai più alti generali e ammiragli in casa del generale von Hammerstein, comandante in capo dell'esercito. L'ammiraglio Erich Raeder a Norimberga riferì quale fu il tenore di quel primo incontro del cancelliere col corpo degli ufficiali ". Disse che Hitler liberò l'elite militare dal timore che le truppe venissero chiamate a prender parte a una guerra civile, e promise che l'esercito e la marina avebbero ormai potuto dedicarsi, senza incontrare ostacoli, al compito essenziale, ossia al rapido riarmo della nuova Germania. L'ammiraglio Raeder ammise che egli molto si rallegrò per il progetto di una nuova marina da guerra e il generale von Blomberg, la cui frettolosa nomina a Pagina 157

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ministro della Difesa il 30 gennaio 1933 aveva soffocato ogni tentazione dell'esercito di opporsi a un cancellierato di Hitler, dichiarò in seguito nelle sue memorie inedite che il Fiihrer aveva dischiuso " un campo di attività che offriva grandi prospettive per il futuro ". Inoltre Hitler, per accrescere l'entusiasmo dei capi militari, già il 4 aprile creò il Consiglio della difesa del Reich al fine di accelerare l'attuazione di un nuovo programma segreto di riarmo. Tre mesi dopo, il 20 luglio, il cancelliere promulgava una nuova legge sull'esercito con la quale si aboliva la giurisdizione delle corti civili sui militari e si metteva fine alla rappresentanza elettiva dalle truppe, ripristinando le antiche prerogative del corpo La nazificazione della Germania (1933-1934) 229 degli ufficiali. Molti generali e ammiragli cominciarono allora a vedere la rivoluzione nazista sotto una diversa, più favorevole luce. Per acquietare Rohm, Hitler il i° dicembre lo nominò - assieme a Ru-dolf Hess, " sostituto del Fiihrer " nel partito - membro del gabinetto, e il giorno di Capodanno del 1934, indirizzò al capo delle SA una lettera amichevole e affettuosa. Pur ripetendo che " l'esercito deve garantire la protezione della nazione contro il mondo al di là delle nostre frontiere ", egli riconosceva che " il compito delle SA è di assicurare la vittoria della rivoluzione nazionalsocialista e l'esistenza dello Stato nazionalsocialista " e che il successo riportato dalle SA era " dovuto, prima di tutti ", a lui, Rohm. La lettera finiva così: Al termine dell'anno della rivoluzione nazionalsocialista sento dunque il dovere, mio caro Ernst Rohm, di ringraziarti per i servizi imperituri da te resi al movimento nazionalsocialista e al popolo tedesco e di assicurarti tutta la riconoscenza che ho verso il destino che mi ha permesso di chiamare amici e commilitoni uomini come te. Con vera amicizia e gratitudine tuo ADOLF HITLER . La lettera, che dunque usava il familiare " tu ", fu pubblicata il 2 gennaio 1934 nel principale quotidiano nazista, il "Vòlkischer Beobachter ", e sul momento servì molto per calmare il risentimento delle SA. Nell'atmosfera di cordialità regnante nelle vacanze di Natale e Capodanno, la rivalità fra le SA e l'esercito furono sospese e le grida dei nazisti radicali invocanti la " seconda rivoluzione " temporaneamente si acquietarono. L'esordio della politica estera nazista. Nel commentare la facilità con cui Hitler aveva conquistato il potere e nazificato la Germania nel 1933, Oswald Spengler osservò: " Non è stata una vittoria, perché mancavano i nemici ". Al principio dell'anno l'autore del Tramonto dell'Occidente scriveva: " Con diffidenza vedo celebrare ogni giorno con tanto rumore cotesta presa del potere. Sarebbe meglio riservare tutto ciò al giorno di successi veri e definitivi, ossia di successi nel campo delle relazioni con l'estero, perché di veri successi non ve ne sono altri " u. Il filosofo della storia che per un breve periodo era stato un idolo dei nazisti, anche se in seguito ci fu un raffreddamento dei loro rapporti, non aveva alcuna ragione di essere impaziente. Hitler doveva conquistare la Germania prima di poter iniziare la conquista del mondo. Ma dopo aver liquidato i suoi avversar! tedeschi - o, meglio, dopo la loro autoliquidazione -egli non perse tempo, e si dedicò a quel che lo aveva sempre maggiormente interessato, le relazioni con l'estero. Nella primavera del 1933 la posizione della Germania nel mondo non avrebbe potuto essere peggiore. Il Terzo Reich era isolato diplomaticamente e impotente militarmente. Tutto il mondo era insorto contro gli eccessi nazisti, specie contro la persecuzione degli ebrei. I vicini della Germania, in particolare la Francia e la Polonia, erano ostili e diffidenti, e fin dal marzo 230 Trionfo e consolidamento 1933, in occasione di una dimostrazione militare polacca a Danzica, il maresciallo Pilsudski fece presente ai francesi l'opportunità di unirsi in una guerra preventiva contro la Germania. Perfino Mussolini, benché esteriormente avesse dato il benvenuto all'avvento di una seconda potenza fascista, in realtà non era entusiasta dell'ascesa di Hitler al potere. Il Fuhrer di una nazione potenzialmente tanto più forte dell'Italia avrebbe presto messo in ombra il " duce ". Un Reich fanaticamente pangermanista avrebbe avuto mire sull'Austria e sui Balcani, paesi su cui il dittatore italiano aveva già avanzato delle pretese. Ovvia era poi l'ostilità verso la Germania nazista dell'Unione Pagina 158

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sovietica, la quale dal 1921 era stata l'unica amica della Germania repubblicana. Il Terzo Reich si trovava invero senza amici in mezzo a un mondo ostile. Era disarmato, o almeno relativamente disarmato in confronto con le nazioni vicine superarmate. Pertanto la strategia e la tattica della politica estera più immediata di Hitler furono dettate dalla dura realtà, cioè dalla posizione di debolezza e di isolamento della Germania. Ma, ironicamente, questa situazione precisava i fini naturali della Germania, che corrispondevano ai più profondi desideri di Hitler e della grande maggioranza del popolo tedesco: liberarsi dai ceppi del trattato di Versailles senza provocare l'applicazione di sanzioni, riarmare senza correre il rischio di una guerra. Solo dopo aver raggiunto questo duplice fine a breve scadenza Hitler avrebbe avuto la libertà e il potere militare per perseguire una diplomazia a lunga scadenza i cui obiettivi e i cui metodi erano stati fissati così apertamente e particolareggiatamente nel Mein Kampf. Ovviamente la prima cosa da fare era irretire gli awersari europei della Germania predicando il disarmo e la pace e stare ben attenti a ogni punto debole della loro armatura collettiva. Il 17 maggio 1933 Hitler tenne al Reichstag il suo " discorso della pace ", uno dei migliori di tutta la sua carriera, capolavoro di propaganda ingannatrice, che commosse profondamente il popolo tedesco e lo fece schierare dietro di lui unito, mentre produceva un'impressione viva e favorevole all'estero. Il giorno prima il presidente Roosevelt aveva inviato un vibrante messaggio ai capi di Stato di quaranta-quattro nazioni, in cui tracciava i progetti e le speranze degli Stati Uniti riguardo il disarmo e la pace e proponendo l'abolizione di tutti i mezzi d'attacco - bombardieri, carri armati e artiglieria pesante mobile. Hitler si affrettò a rispondere all'appello del presidente per trame il massimo profitto. La proposta fatta dal presidente Roosevelt, di cui sono venuto a conoscenza ieri sera, ha provocato il più vivo compiacimento del governo tedesco, il quale è pronto ad aderire a questo tentativo di superare la crisi internazionale... La proposta del presidente è un raggio di luce che conforta tutti coloro che desiderano cooperare al mantenimento della pace... La Germania è senz'altro pronta a rinunciare a tutte le armi di attacco se, da parte loro, le nazioni armate distruggeranno quelle che posseggono... La Germania sarebbe anche assolutamente pronta a liquidare tutto il suo apparato militare e a distruggere il piccolo quantitativo di armi che le sono rimaste, qualora i suoi vicini fossero disposti a fare altrettanto... La Germania è anche pienamente disposta ad aderire a qualsiasi patto solenne di non aggressione, perché essa non pensa ad attaccare ma unicamente a garantire la propria sicurezza. La nazificazione della Germania (1933-1934) 231 II discorso, che con la sua moderazione e la sua professione di amore per la pace sorprese gradevolmente un mondo inquieto, conteneva molte altre cose. La Germania non voleva la guerra. La guerra era " una pazzia senza limiti ". Essa " provocherebbe il crollo dell'attuale ordine sociale e politico ". La Germania nazista non intendeva " germanizzare " altri popoli. " La mentalità del secolo scorso, che fece pensare a qualcuno di poter trasformare in tedeschi dei polacchi o dei francesi, ci è estranea... I francesi, i polacchi e gli altri popoli sono nostri vicini, e noi sappiamo che una tale realtà non può esser mutata da alcun evento storicamente concepibile ". Vi era un unico avvertimento. Specie in fatto di armamenti, la Germania esigeva la parità di trattamento rispetto a tutte le altre nazioni. Non ottenendo ciò, essa avrebbe preferito ritirarsi sia dalla conferenza per il disarmo che dalla Società delle Nazioni. Nella generale esultanza destata in tutto il mondo occidentale dall'inaspettata ragionevolezza di Hitler l'avvertimento fu dimenticato. Il " Times " di Londra convenne che la richiesta di parità avanzata, da Hitler era " inoppugnabile ". Il " Daily Herald " di Londra, organo ufficiale del partito laburista, chiese che Hitler fosse preso in parola. Il settimanale londinese conservatore " Spectator " concludeva che Hitler aveva steso la mano a Roosevelt e che questo gesto dava luogo a nuove speranze in un mondo tormentato. A Washington, secondo quanto riferì l'agenzia stampa ufficiale tedesca, il segretario del presidente aveva dichiarato: " II presidente è entusiasta che Hitler abbia accettato le sue proposte ". Da quel tizzone acceso che era il dittatore nazista non erano venute, come tanti si erano aspettati, brutali minacce, bensì dolci e luminose parole. Il mondo era affascinato. E al Reichstag perfino i deputati socialisti, quelli che non erano in prigione o in esilio, votarono compatti tanto da rendere unanime l'approvazione dell'assemblea alla dichiarazione di Hitler sulla politica Pagina 159

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt estera. Ma l'avvertimento di Hitler non era stato un vano parlare. Quando ai primi di ottobre apparve chiaro che gli Alleati avrebbero insistito sul periodo stabilito di otto anni prima di ridurre i loro armamenti al livello di quello tedesco, Hitler il 14 ottobre annunciò bruscamente che, essendo stata negata a Ginevra la parità di diritti della Germania con le altre potenze, essa si ritirava immediatamente dalla conferenza per il disarmo e dalla Società delle Nazioni. Simultaneamente compì altre tre mosse: sciolse il Reichstag, annunciò che avrebbe sottoposto a un plebiscito popolare la sua decisione di lasciare Ginevra, e ordinò al generale von Blomberg, ministro alla Difesa, di impartire alle forze armate direttive segrete per far fronte a un attacco armato qualora la Società delle Nazioni avesse adottato delle sanzioni2S. Questa azione precipitosa rivelava l'ipocrisia del discorso conciliante tenuto da Hitler in primavera. Fu il primo aperto gioco d'azzardo di Hitler nel campo degli affari esteri. Esso stava a significare che d'ora in poi la Germania nazista intendeva riarmarsi ad onta di ogni accordo sul disarmo e del trattato di Versailles. Fu un rischio calcolato - il primo fra molti - e le di232 Trionfo e consolidamento retrive segrete impartite da Blomberg all'esercito e alla marina, venute alla luce a Norimberga, rivelano non solo che Hitler aveva giocato d'azzardo, poiché vi era la possibilità di sanzioni, ma che, se queste fossero state applicate, la posizione della Germania sarebbe stata disperata*. Le direttive fissavano precise linee difensive a occidente contro la Francia e a oriente contro la Polonia e la Cecoslovacchia, e alle forze tedesche era stato ordinato di tenere tali linee " il più a lungo possibile ". Dagli ordini di Blomberg risultava chiaro che almeno i generali non si facevano illusioni circa la possibilità di poter difendere anche per un tempo brevissimo le posizioni di frontiera. Peraltro, questa fu la prima delle molte crisi che si ebbero in un periodo che sarebbe durato tre anni, finché cioè nel 1936 i tedeschi rioccuparono la riva sinistra smilitarizzata del Reno. Adesso gli Alleati avrebbero ben potuto applicare delle sanzioni, non per il ritiro di Hitler dalla conferenza per il disarmo e dalla Società delle Nazioni, bensi per le violazioni delle clausole di disarmo contenute nel trattato di Versailles, violazioni che si andavano compiendo in Germania almeno da due anni, perfino prima dell'avvento di Hitler. Che gli Alleati, a quel tempo, avrebbero facilmente avuto ragione della Germania è tanto certo, quanto è certo che una tale azione avrebbe posto fine al Terzo Reich nell'anno stesso della sua nascita. Ma un aspetto del genio di quell'ex derelitto austriaco consisteva appunto nella sua capacità di conoscere da tempo il coraggio dei suoi avversari all'estero con la stessa sconcertante esattezza con cui aveva saputo valutare quello dei suoi nemici all'interno. Come nelle crisi più gravi che dovevano susseguirsi in rapida successione fino al 1939, gli Alleati non intrapresero alcuna azione essendo troppo divisi, troppo inerti e anche troppo ciechi per poter cogliere la natura o la direzione di ciò che si stava imbastendo di là dal Reno. A tale riguardo, i calcoli di Hitler erano essenzialmente giusti, come lo erano stati nei confronti del suo stesso popolo. Egli ben sapeva che cosa il popolo tedesco avrebbe detto nel plebiscito, fissato insieme alle nuove elezioni per il Reichstag nazista a partito unico, al 12 novembre 1933, l'indomani dell'anniversario dell'armistizio del 1918, giornata nera il cui ricordo ancora avvelenava l'animo dei tedeschi. Il 4 novembre a Breslavia in un comizio elettorale Hitler disse: " Fate si che questo giorno sia in seguito registrato, nella storia del nostro popolo, come il giorno del riscatto - che di esso si possa dire: in un undici novembre il popolo tedesco perdette formalmente il suo onore; quindici anni dopo, in un dodici novembre il popolo tedesco ridette a se stesso il suo onore ". Alla vigilia delle elezioni, l'i i novembre, il venerando Hindenburg in un discorso trasmesso dalla radio alla nazione confermò il proprio appoggio: * Alcuni mesi prima, l'i i maggio, Lprd Hailsham, segretario di Stato inglese alla Guerra, aveva ufficialmente dichiarato che qualsiasi tentativo di riarmo da parte della Germania avrebbe significato una violazione del trattato di pace e, in conformità a tale trattato, avrebbe dato luogo a sanzioni. In Germania si pensava che tali sanzioni avrebbero portato all'invasione armata del territorio tedesco. La nazificazione della Germania (1933-1934) 233 " Dimostrate, domani, la vostra salda unità nazionale e la vostra solidarietà col governo. Con me e col cancelliere del Reich sostenete il principio della parità dei diritti e della pace onorevole, mostrate al mondo che noi abbiamo Pagina 160

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ritrovato l'unità tedesca e che, con l'aiuto di Dio, la manterremo! " La reazione del popolo tedesco dopo quindici anni di frustrazioni e di risentimento per le conseguenze di una guerra perduta, fu quasi unanime. Circa il 95 per cento degli elettori iscritti nelle liste votò, e il 95 per cento di essi approvò il ritiro della Germania dalla Società delle Nazioni. I voti a favore della lista unica nazista dei candidati al Reichstag (comprendente Hu-genberg e una mezza dozzina di altri non-nazisti) furono il 92 per cento. Perfino nel campo di concentramento di Dachau, su 2242 prigionieri 2154 votarono per il governo che li aveva internati! È vero che in diverse comunità furono fatte minacce a coloro che non avessero votato o che non avessero votato come si voleva; in molti casi vi fu il timore che chi avesse votato contro il regime sarebbe stato scoperto e punito. Ciò nonostante, malgrado tali riserve, le elezioni, che almeno quanto al conto dei voti furono oneste, per Adolf Hitler rappresentarono una sbalorditiva vittoria. Non v'era dubbio che in quella che era stata la sua sfida al mondo esterno, Hitler ebbe in misura assolutamente preponderante l'appoggio del popolo tedesco. Tre giorni dopo il plebiscito e le elezioni, Hitler mandò a chiamare l'ambasciatore polacco, Josef Lipski. Alla fine del loro colloquio fu diffuso un comune comunicato che stupì non solo il pubblico tedesco ma anche quello straniero. Il governo polacco e quello tedesco si erano accordati per " regolare i problemi interessanti i due paesi mediante negoziati diretti, rinunciando a qualsiasi uso della forza nelle relazioni reciproche, per il consolidamento della pace europea ". I tedeschi odiavano e disprezzavano la Polonia ancor più della Francia. Per loro, il crimine più nefando commesso da coloro che avevano fatto la pace di Versailles era stato la separazione della Prussia orientale dal Reich con la creazione del corridoio polacco, il distacco di Danzica e l'assegnazione ai polacchi della provincia di Posen e di una parte della Slesia, che, pur avendo una popolazione prevalentemente polacca, era stata un territorio tedesco fin dall'epoca della spartizione della Polonia. Durante la Repubblica, nessuno statista tedesco aveva voluto considerare definitiva la cessione di tali terre alla Polonia. Stresemann si era perfino rifiutato di prendere in considerazione un patto di Locamo per le frontiere orientali con la Polonia, come supplemento dell'accordo di Locamo per quelle occidentali. E fin dal 1922 il generale von Seeckt, padre della Reichswehr e arbitro nel campo della politica estera durante i primi anni della Repubblica, aveva espresso al governo la sua convinzione che " l'esistenza della Polonia è intollerabile, è incompatibile con le condizioni più essenziali della vita della Germania ", aggiungendo che " essa deve sparire e sparirà ". La sua distruzione " sarà uno dei principi fondamentali della politica tedesca... Con la scomparsa della 234 Trionfo e consolidamento Polonia cadrà uno dei più saldi pilastri della pace di Versailles, cioè l'egemonia della Francia " ". Hitler riconobbe che prima di poter distruggere la Polonia occorreva staccarla dall'alleanza con la Francia. La linea di condotta ora iniziata offriva diversi vantaggi immediati, a parte quello finale. Col rinunciare all'uso della forza nei riguardi della Polonia, Hitler poteva rafforzare la sua propaganda per la pace e mitigare i sospetti destati nell'Europa occidentale e orientale dalla sua affrettata uscita dalla Società delle Nazioni. Inducendo i polacchi a condurre negoziati diretti, egli poteva scavalcare la Società delle Nazioni e poi indebolirne l'autorità. Inoltre poteva non solo dare un colpo alla concezione societaria della " sicurezza collettiva ", ma anche minare le alleanze francesi nell'Europa orientale, dove la Polonia faceva da bastione. Dato il suo odio tradizionale per i polacchi, il popolo tedesco poteva anche non capire la sua tattica, ma per Hitler uno dei vantaggi della dittatura rispetto alla democrazia era che, in ultima istanza, una politica impopolare, ma che prometteva importanti risultati finali, poteva essere temporaneamente seguita senza che all'interno si facesse chiasso. Il 26 gennaio 1934, quattro giorni prima che Hitler convocasse il Reichs-tag nel primo anniversario della sua ascesa al potere, fu annunciata la firma di un patto decennale di non aggressione fra la Germania e la Polonia. Da quel giorno, la Polonia, che sotto la dittatura del maresciallo Pilsudski stava eliminando anch'essa le ultime vestigia della democrazia parlamentare, cominciò a staccarsi gradualmente dalla Francia, sua protettrice fin dalla rinascita nel 1919, e ad avvicinarsi sempre di più alla Germania nazista. Era la via che doveva condurre alla sua distruzione assai prima che scadesse il trattato di " amicizia e di non aggressione ". Pagina 161

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Quando il 30 gennaio 1934 Hitler parlò al Reichstag, egli potè volgere lo sguardo indietro su di un anno di successi senza pari nella storia tedesca. In un periodo di dodici mesi aveva rovesciato la Repubblica di Weimar, alla democrazia di questa aveva sostituito la propria dittatura personale, aveva distrutto tutti i partiti politici a eccezione del suo, aveva eliminato i governi dei singoli Stati tedeschi e i loro parlamenti unificando il Reich ed eliminando il sistema federale, aveva spazzato via i sindacati, soppresso ogni genere di associazione democratica, cacciato gli ebrei dalla vita pubblica e dalle professioni, abolito la libertà di parola e di stampa, soffocato ogni indipendenza dei tribunali e " coordinato " sotto il potere nazista la vita politica, economica, culturale e sociale di una nazione antica e colta. Grazie a tutte queste realizzazioni e per la sua azione decisa nel campo delle relazioni internazionali, che aveva portato al distacco della Germania dal concerto delle nazioni a Ginevra e alla proclamazione del suo diritto a essere trattata alla pari con le grandi potenze, egli fu sostenuto - come dimostrarono il plebiscito e le elezioni d'autunno - dalla stragrande maggioranza del popolo tedesco. La nazificazione della Germania (1933-1934) 235 Eppure mentre si iniziava il secondo anno della sua dittatura fosche nubi stavano oscurando l'orizzonte nazista. La purga cruenta del 30 giugno 1934. L'oscurarsi dell'orizzonte politico era dovuto alla mancata soluzione di tre problemi reciprocamente connessi: il continuo agitarsi dell'ala radicale e dei capi delle SA che volevano la " seconda rivoluzione "; la rivalità fra SA ed esercito; il problema della successione del presidente Hindenburg, la cui vita, col venire della primavera, sembrava ormai avvicinarsi al termine. Rohm, il capo di Stato maggiore delle SA, che ormai assommavano a due milioni e mezzo di uomini, non aveva accantonato i suoi disegni, nonostante l'abile mossa di Hitler che l'aveva fatto entrare nel governo, e l'amichevole lettera personale scrittagli dal Fiihrer il primo dell'anno. Nel febbraio egli presentò al gabinetto un lungo memoriale, in cui proponeva di fare delle SA la base di un nuovo esercito popolare e di porre le forze armate, le SA e le SS, nonché tutti i raggruppamenti degli ex combattenti, alle dipendenze di un unico Ministero della Difesa, al quale - ciò appariva chiaramente sottinteso - lui, Rohm, avrebbe dovuto sovrintendere. Il corpo degli ufficiali non avrebbe potuto immaginare un'idea più rivoltante, pertanto i membri più anziani non solo respinsero la proposta all'unanimità, ma si rivolsero a Hindenburg affinchè li sostenesse. Tutta la tradizione della casta militare sarebbe stata distrutta se Rohm, quel tipaccio, con le sue litigiose Camicie Brune avesse preso sotto il suo controllo l'esercito. Inoltre i generali erano scandalizzati per le voci, sempre più diffuse, circa la corruzione e la dissolutezza della cricca di omosessuali che stava intorno al capo delle SA. Come in seguito testimoniò il generale von Brauchitsch, " il riarmo era una cosa troppo seria e ardua perché si potesse tollerare la partecipazione di malversatori, di ubriaconi e di omosessuali ". Sul momento Hitler non poteva permettersi di offendere l'esercito, per cui non appoggiò affatto la proposta di Rohm. Anzi il 21 febbraio disse riservatamente a Anthony Eden, venuto a Berlino a discutere sull'impasse del disarmo, che egli si proponeva di ridurre di due terzi gli effettivi delle SA e di accettare un sistema di ispezioni per accertare che il resto delle SA non ricevesse né armi, né addestramento militare: cosa che, quando si venne a sapere, inasprf ulteriormente Rohm e le SA. All'avvicinarsi dell'estate del 1934 le relazioni fra il capo di Stato maggiore delle SA e il comando supremo dell'esercito continuarono a peggiorare. Nel gabinetto, si ebbero delle scene tempestose fra Rohm e il generale von Blomberg, e nel marzo il ministro della Difesa presentò a Hitler una protesta per il fatto che le SA stavano formando un numeroso corpo di guardia speciale armato di mitragliatrici pesanti: non solo ciò costituiva una minaccia per l'esercito, ma -aggiungeva von Blomberg - una iniziativa cosf sfacciata poteva pregiudica236 Trionfo e consolidamento re il riarmo clandestino della Germania sotto gli auspici della Reichswehr. Era chiaro che in tale situazione Hitler, a differenza del testardo Rohm e dei suoi accoliti, aveva pensato da tempo al giorno in cui Hindenburg malato avrebbe esalato l'ultimo respiro. Egli sapeva che, al pari dell'esercito e delle altre forze conservatrici della Germania, il vecchio presidente era propenso a una restaurazione della monarchia degli Hohenzollern al momento della sua morte. I piani di Hitler erano ben diversi, e quando ai primi di aprile a lui e a Pagina 162

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Blomberg giunse segretamente, ma per via ufficiale, da Neudeck, la notizia che i giorni del presidente erano contati, egli si rese conto che occorreva fare senza indugio un audace colpo di mano. Per essere sicuro del successo, al Fùhrer occorreva l'appoggio del corpo degli ufficiali; pur di ottenere tale appoggio, egli era pronto a fare qualsiasi cosa. L'occasione di discussioni confidenziali con l'esercito non tardò a presentarsi. L'i i aprile il cancelliere, accompagnato dal generale von Blomberg e dai comandanti in capo dell'esercito e della marina, generale barone von Fritsch e ammiraglio Raeder, partì da Kiel alla volta di Kbnigsberg a bordo dell'incrociatore Deutschland per assistere alle manovre di primavera che si svolgevano nella Prussia orientale. I comandanti dell'esercito e della marina erano stati informati dell'aggravarsi delle condizioni di salute di Hindenburg, e Hitler, appoggiato dall'acquiescente Blomberg, propose senz'altro che, con l'approvazione della Reichswehr, si designasse lui stesso a succedere al presidente. In cambio dell'appoggio chiesto all'elemento militare, Hitler promise di soffocare le velleità di Rohm, e di ridurre drasticamente gli effettivi delle SA, garantendo all'esercito e alla marina che esse sarebbero rimaste, nel Terzo Reich, le uniche forze in possesso di armi. Pare che Hitler prospettasse a Fritsch e a Raeder una ingente espansione dell'esercito e della marina, qualora fossero stati disposti ad assecondarlo. Il servile Raeder avrebbe senz'altro accettato, ma Fritsch, uomo più duro, volle prima consultarsi con i generali anziani. Tale consultazione ebbe luogo il 16 maggio a Bad Nauheim, e dopo che venne spiegato loro il " patto del Deutschland " gli ufficiali superiori dell'esercito tedesco approvarono all'unanimità la successione di Hitler a Hindenburg 27. Per l'esercito, cotesta decisione politica doveva avere una importanza storica. Accettando di mettersi volontariamente nelle mani di un dittatore megalomane sfrenato, l'esercito suggellò il proprio destino. Quanto a Hitler, egli sapeva che la transazione avrebbe reso assoluta la sua dittatura. Sbarazzatosi dell'ostinato feldmaresciallo, scongiurata la prospettiva di una restaurazione degli Hohenzollern, Hitler, capo sia dello Stato che del governo, poteva andar per la sua via da solo e senza ostacoli. Il prezzo da pagare per l'ascesa al potere supremo era quasi trascurabile: occorreva il sacrificio delle SA. Una volta che fosse in possesso di ogni autorità, egli non ne avrebbe avuto più bisogno. Esse erano una vile marmaglia che poteva solo intralciarlo. In .quella primavera, il disprezzo di Hitler per la ristrettezza mentale dei generali deve essere nettamente cresciuto. Essi si vendevano a un prezzo sorprendentemente modesto - deve aver pensato. Tranne che in La nazificazione della Germania (1933-1934) 237 un brutto momento, in giugno, questo suo giudizio restò immutato sino alla fine - la fine sua e loro. Eppure al sopraggiungere dell'estate le preoccupazioni di Hitler erano ancor lungi dall'essere svanite. Una pericolosa tensione cominciò a pervadere Berlino. Le voci circa la " seconda rivoluzione " si moltipllcavano, e non solo Rohm e i capi delle truppe d'assalto, ma lo stesso Goebbels, in discorsi e nella stampa da lui controllata, vi fecero eco. Dalla destra conservatrice, dagli Junker e dai grandi industriali intorno a Papen e Hindenburg fu chiesto che si ponesse un termine alla rivoluzione, che gli arresti arbitrar!, la persecuzione degli ebrei, gli'attacchi contro le chiese, il contegno arrogante degli uomini dei reparti d'assalto venissero frenati e che si mettesse fine al generale terrore organizzato dai nazisti. All'interno dello stesso partito nazista si era accesa una nuova, spieiata lotta per il potere. I due più potenti nemici di Rohm, Gò'ritig e Himmler, si erano uniti contro di lui. Il i° aprile Himmler, capo delle SS dalle nere uniformi, che facevano ancora parte delle SA ed erano al comando di Rohm, fu nominato da Goring capo della Gestapo prussiana, ed egli cominciò subito a costruire il proprio potere personale nell'ambito della polizia segreta. Goring, che Hindenburg nel precedente agosto aveva nominato General der Infanterie (benché fosse ministro dell'Aviazione), fu lieto di cambiare la sua brutta divisa bruna delle SA con quella, ben più vistosa, della sua nuova carica, e tale cambiamento fu simbolico: come generale e come appartenente a una famiglia che proveniva dalla casta militare, egli subito fiancheggiò l'esercito nella lotta contro Rohm e le SA. Per proteggersi in quella giungla pericolosa, anche Goring reclutò un suo corpo personale di polizia, la Landes-polizeigruppe General Goring, forte di diverse migliaia di uomini, che egli concentrò a Lichterfelde, nell'antica scuola degli allievi ufficiali (egli stesso era entrato nell'esercito attraverso questa scuola), situata in una posizione Pagina 163

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt strategica nei sobborghi della capitale. Dicerie su complotti e controcomplotti aumentarono la tensione. Il generale von Schleicher, incapace di vivere in una onesta oscurità e dimentico del fatto che, non godendo più della fiducia di Hindenburg, dei generali e dei conservatori, egli non aveva più alcun potere, aveva cominciato di nuovo a immischiarsi nella politica. Si manteneva in contatto con Rohm e con Gre-gor Strasser, e vi erano voci, - alcune delle quali raggiunsero Hitler, - che egli si desse un gran da fare per giungere a un'intesa, in base alla quale egli sarebbe divenuto vicecancelliere al posto del suo antico nemico, von Papen, Rohm sarebbe divenuto ministro della Difesa e le SA sarebbero state fuse con l'esercito. " Liste " di gabinetti circolavano a dozzine, a Berlino; in alcune di esse Bruning figurava quale ministro degli Esteri e Strasser quale ministro dell'Economia. Queste voci avevano un ben scarso fondamento, ma portavano acqua al mulino di Goring e di Himmler che, desiderosi ognuno per le proprie ragioni di distruggere Rohm e le SA e, nel contempo, di regolare i conti con Schleicher e coi conservatori scontenti, vi ricamarono sopra e le riferirono a Hitler, sempre pronto a insospettirsi ad 238 Trionfo e consolidamento ogni minimo stimolo. Ciò che Goring e il suo capo della Gestapo divisavano non era soltanto una purga delle SA ma altresf la liquidazione degli altri avversari della sinistra e della destra, compresi quelli che si erano opposti a Hitler in passato e che si erano ritirati dall'attività politica. Alla fine di maggio Brùning e Schleicher furono avvertiti che i loro nomi stavano in una lista di persone da assassinare. Briining, travestito, abbandonò silenziosamente il paese, Schleicher andò in vacanza in Baviera, ma tornò a Berlino verso la fine di giugno. Al principio di giugno Hitler ebbe con Rohm una spiegazione che, secondo quanto egli stesso riferì in seguito al Reichstag, durò quasi cinque ore e " si trascinò fino a mezzanotte ". Hitler disse che fu " il suo ultimo tentativo " di venire a un'intesa con colui che, nel movimento, era il suo più intimo amico. Lo informai che innumerevoli voci e molteplici dichiarazioni di antichi e fedeli membri del partito, nonché di capi delle SA, mi avevano dato l'impressione, che elementi senza coscienza stavano preparando un'azione di bolscevismo nazionale la quale avrebbe potuto rappresentare solo un indicibile disastro per la Germania... Lo implorai per l'ultima volta di rinunciare volontariamente a una simile pazzia e di usare invece la sua autorità per prevenire sviluppi che, in ogni caso, non potevano finire altro che con una catastrofe. Secondo Hitler, Rohm si era congedato da lui " assicurandolo che egli avrebbe fatto tutto il possibile per mettere le cose in ordine ". In seguito Hitler pretese che, invece, Rohm cominciò a fare preparativi " per eliminarlo personalmente ". Quasi certamente, ciò non era vero. Benché, come per l'incendio del Reichstag, probabilmente non si verrà mai a conoscere tutta la vera storia della purga del 30 giugno, i documenti venuti alla luce non contengono indicazione alcuna che il capo delle SA abbia mai complottato per sbarazzarsi di Hitler. Purtroppo gli archivi sequestrati non hanno gettato, sulla faccenda della purga, una luce maggiore che su quella dell'incendio del Reichstag; è probabile che in entrambi i casi tutti i documenti incriminati siano stati distrutti per ordine di Goring. Qualunque sia stata la vera natura della lunga conversazione svoltasi fra i due veterani nazisti, un giorno o due dopo che essa ebbe luogo, Hitler ordinò alle SA di andare in permesso per tutto il mese di luglio, e in tale mese agli uomini dei reparti d'assalto fu proibito di portare le uniformi e di figurare in parate o in esercitazioni. Il 7 giugno Rohm annunciò di andarsene lui stesso in permesso per motivi di salute, ma nel contempo lanciò un insolente monito: " Se i nemici delle SA sperano che le SA, dopo il permesso, non saranno più richiamate in servizio, ovvero saranno richiamate solo in parte, noi possiamo permettere loro di godersi questa breve speranza. Essi avranno la loro risposta nel momento e nella forma che appariranno necessari. Il corpo delle SA è e resta il destino della Germania ". Prima di lasciar Berlino Rohm invitò Hitler a conferire coi capi delle SA nella stazione climatica di Wiessee, vicino a Monaco, il 30 giugno. Hitler fu La nazificatone della Germania (1933-1934) 239 pronto ad aderire e mantenne infatti l'appuntamento, anche se in un modo che Rohm non avrebbe mai potuto immaginarsi, e che, forse, nemmeno lo stesso Hitler Pagina 164

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt in quel momento poteva prevedere. Infatti, come più tardi disse al Reichstag, egli esitò " più e più volte prima di decidere definitivamente... Nutrivo ancora la segreta speranza di poter risparmiare al movimento e alle mie SA la vergogna di un tale contrasto e di allontanare il male senza gravi conflitti ". Egli aggiunse: " Bisogna confessare che in quegli ultimi giorni di maggio continuamente venivano in luce fatti sempre più inquietanti ". Erano realmente inquietanti? In seguito Hitler pretese che Rohm e i suoi congiurati avevano fatto preparativi per impadronirsi di Berlino e per arrestarlo. Ma se cosf stavano le cose, come mai tutti i capi delle SA lasciarono Berlino ai primi di giugno e, punto ancor più importante, perché Hitler partì dalla Germania proprio in quel momento così da offrire ai capi delle SA l'occasione di prendere sotto il loro controllo lo Stato durante la sua assenza? Infatti il 14 giugno Hitler si recò in volo a Venezia per avere la prima delle sue molte conversazioni col suo collega dittatore fascista, Mussolini. Fra l'altro, il colloquio non andò troppo bene per il capo tedesco, che, col suo impermeabile sporco e il cappello floscio sgualcito, si sentiva a disagio alla presenza del " duce ", risplendente nella sua uniforme nera fascista coperta di medaglie, più esperto e propenso ad assumere un atteggiamento di semplice accondiscendenza nei riguardi dell'ospite. Hitler tornò in Germania assai irritato e convocò i capi del suo partito nella cittadina di Cera, in Turingia, per la domenica 17 giugno, onde riferire circa i suoi colloqui con Mussolini e per sistemare la situazione all'interno che andava peggiorando. Il destino volle che quella domenica avesse luogo, a Mar-burgo, vecchia città universitaria, un'altra riunione che, in Germania e anche nel mondo, attirò maggiormente la generale attenzione e che contribuì a portare al limite la situazione critica. Papen, uomo politico dilettante che era stato messo senza riguardi in una posizione subordinata da Hitler e da Goring, ma che nominalmente era pur sempre il vicecancelliere e godeva della fiducia di Hindenburg, ebbe il coraggio di pronunciarsi pubblicamente contro gli eccessi del regime che lui stesso aveva tanto aiutato ad affermarsi in Germania. In maggio era andato a Neudeck a trovare il presidente malato - fu l'ultima volta che vide vivo il suo protettore - e il vecchio feldmaresciallo grigio e indebolito gli aveva detto: " Le cose stanno andando male, Papen. Veda cosa si può fare per sistemarle ". Incoraggiato da ciò, Papen aveva accettato l'invito di tenere un discorso all'Università di Marburgo il 17 giugno. In gran parte, il discorso fu steso da uno dei suoi consiglieri personali, Edgard Jung, brillante avvocato e scrittore di Monaco, protestante, benché alcune idee fossero state suggerite da uno dei segretari del vicecancelliere, Herbert von Bose, e da Erich Klau-sener, capo dell'Azione Cattolica - collaborazione, questa, che presto costò a tutti e tre la vita. Era un discorso coraggioso e, grazie a Jung, eloquente 240 Trionfo e consolidamento nello stile, dignitoso nel tono. Invocava che si ponesse termine alla rivoluzione e al terrore nazista, che si tornasse a una linea di correttezza e si ripristinassero alcuni diritti, specie quello della libertà di stampa. Rivolgendosi al dottor Goebbels, ministro alla Propaganda, Papen disse: Un regime di discussioni franche e virili sarebbe assai più utile al popolo tedesco che non, per esempio, lo stato attuale della stampa. Il governo deve ricordarsi dell'antica massima: " Solo i deboli non tollerano la critica "... I grandi uomini non vengono creati dalla propaganda... Se si desiderano stretti contatti e una unità col popolo, non si deve sottovalutare la sua intelligenza. Non lo si deve guidare eternamente con le dande... Da sola, a lungo andare, nessuna organizzazione, nessuna propaganda, anche se eccellente, può conservare la fiducia. La fiducia e la devozione possono essere conservate non con gli incitamenti... e nemmeno con le minacce alla parte debole della nazione, ma soltanto discutendo ogni cosa con la gente. La gente trattata da stupida non ha una fiducia da dare... È tempo di unirsi nell'amicizia fraterna e nel rispetto per tutti i nostri concittadini, onde evitare di turbare le fatiche degli uomini seri e far tacere i fanatici28. Appena fu reso noto, il discorso ebbe ampia eco in Germania, ma cadde come una bomba nel piccolo gruppo di capi nazisti riunitisi a Cera. Goebbels si dette subito da fare affinchè venisse conosciuto il meno possibile. Proibì alla radio di trasmetterne la registrazione, in programma per quella stessa sera, e alla stampa di farne un qualsiasi cenno; inoltre diede ordine alla polizia di sequestrare le copie già in distribuzione della " Frankfurter Zeitung " dove erano riportati brani del testo. Ma perfino i poteri assoluti del ministro della Propaganda non furono in grado di impedire che in Germania e all'estero si venisse a conoscere il contenuto di quel discorso, il quale era quasi una sfida. Pagina 165

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'astuto Papen ne aveva trasmesso in precedenza ai corrispondenti e ai diplomatici stranieri residenti a Berlino il testo, e migliaia di copie ne furono immediatamente stampate nella tipografia del giornale di Papen, " Germania ", e distribuite segretamente. Quando seppe del discorso di Marburgo, Hitler andò su tutte le furie. In un discorso tenuto quello stesso pomeriggio a Cera egli denunciò " il pigmeo che s'immagina di poter arrestare, con poche frasi, il gigantesco rinnovamento della vita di un popolo ". Anche Papen era infuriato, per il boicottaggio fatto al suo discorso. Il 20 giugno si precipitò da Hitler, gli disse che non poteva tollerare un simile divieto da parte di " un ministro subalterno ", dichiarò di aver parlato " come l'uomo di fiducia del presidente " e rassegnò subito le dimissioni, avvertendo che " avrebbe informato immediatamente Hindenburg della cosa " ". Questa minaccia naturalmente preoccupò Hitler, che da alcuni rapporti era venuto a sapere come Hindenburg fosse tanto poco contento della situazione da considerare la possibilità di proclamare la legge marziale e di rimettere i poteri all'esercito. Per accertare che cosa di serio vi fosse in questo progetto minacciante la stessa continuazione del regime nazista, egli l'indomani, 21 giugno, si recò in volo a Neudeck, a trovare Hindenburg. L'udienza valse solo ad aumentare i suoi timori. Fu ricevuto dal generale von Blomberg, e notò subito come l'abituale attitudine da lacchè, nei suoi confronti, del ministro alla Difesa fosse d'un tratto scomparsa. Blomberg ora La nazificazione della Germania (1933-1934) 241 si presentava come un severo generale prussiano; disse bruscamente a Hitler di essere stato autorizzato dal feldmaresciallo a informarlo che ove non si fosse posto rapidamente fine all'attuale stato di tensione in Germania, il presidente avrebbe proclamato la legge marziale e affidato all'esercito il controllo dello Stato. A Hitler fu permesso di vedere per pochi minuti, alla presenza di Blomberg, il vecchio presidente, il quale gli confermò tale ultimatum. Per il cancelliere nazista le cose prendevano una piega disastrosa. Non solo era in repentaglio il suo progetto di succedere al presidente, ma se l'esercito avesse preso la direzione della cosa pubblica, ciò avrebbe significato la fine, per lui e per il governo nazista. Tornato in volo a Berlino quello stesso giorno, egli deve aver riflettuto ed essersi convinto che, se voleva sopravvivere, v'era un'unica via da seguire: doveva tener fede al patto stipulato con l'esercito, sopprimere le SA e impedire quella continuazione della rivoluzione su cui insistevano i capi delle truppe d'assalto. Ovviamente questo era il meno che l'esercito, sostenuto dal venerando presidente, avrebbe accettato. Eppure in quell'ultima, cruciale settimana di giugno Hitler esitò, se non altro sul grado di drasticità delle misure da prendere nei confronti di quei capi delle SA a cui egli tanto doveva. Ma Gò'ring e Himmler ora lo aiutarono a prendere una decisione. Avevano già fissato i conti che intendevano regolare, compilando lunghe liste di nemici di oggi e di ieri da liquidare. Dovevano solo convincere il Fiihrer della enormità del " complotto " ordito contro di lui e della necessità di un'azione rapida e spieiata. Secondo la testimonianza resa a Norimberga da Wilhelm Frick, ministro degli Interni e uno fra i più fedeli seguaci di Hitler, fu Himmler che infine riuscì a convincere Hitler che " Rohm voleva fare un putsch ". E il Fiihrer " ordinò a Himmler di soffocare il putsch ". Frick aggiunse che Himmler ricevette istruzioni per soffocarlo in Baviera, e Gbring a Berlino M. Anche l'esercito incitò Hitler, e pertanto ebbe la sua parte di responsabilità per le atrocità che dovevano presto seguirne. Il 25 giugno il generale von Fritsch, comandante in capo dell'esercito, mise le truppe in stato d'allarme, sospendendo tutte le licenze e consegnando i reparti nelle caserme. Il 28 giugno Rohm fu espulso dalla Lega degli ufficiali tedeschi: chiaro avvertimento, questo, che il capo di Stato maggiore delle SA si trovava nei guai. E affinchè nessuno - e Rohm per primo - si illudesse su quale parte l'esercito si sarebbe schierato, Blomberg prese una iniziativa senza precedenti e il 29 giugno fece uscire sul " Volkischer Beobachter " un suo articolo firmato in cui affermava che " l'esercito... sta dietro ad Adolf Hitler... che resta uno dei nostri ". Peraltro, l'esercito insisteva a che si procedesse alla purga; senza però volersi macchiare le mani. Essa doveva essere effettuata da Hitler, Goring e Himmler, con le loro SS dall'uniforme nera e con la polizia speciale di Gbring. Il 28 giugno Hitler lasciò Berlino alla volta di Essen, per assistere alle nozze di un Gauleiter nazista locale, Joseph Terboven. Questo viaggio e la Pagina 166

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 242 Trionfo e consolidamento ragione di esso fanno ritenere poco probabile che egli sentisse avvicinarsi una grave crisi. Lo stesso giorno Gbring e Himmler ordinarono a speciali reparti delle SS e della Goring-Polizei di tenersi pronti. Con Hitler assente dalla città, essi evidentemente si sentivano liberi di agire di propria iniziativa. L'indomani, il 29, il Fiihrer fece un'ispezione nei campi del Servizio del Lavoro della Westfalia e tornò nel pomeriggio a Godesberg, sul Reno, dove scese in un albergo sulla riva del fiume gestito da un suo antico camerata del tempo di guerra, Dreesen. Quella sera Goebbels, che sembra avesse esitato circa la parte da cui schierarsi (era stato segretamente in contatto con Rohm), arrivò a Godesberg; ormai egli si era deciso e riferì notizie da Berlino, che Hitler in seguito doveva chiamare " minacciose ". Karl Ernst, ex inserviente d'albergo, poi incaricato di buttar fuori i clienti rissosi in un caffè frequentato da omosessuali, e infine nominato da Rohm capo delle SA di Berlino, aveva messo in stato di allarme gli uomini dei reparti d'assalto. In quel momento e nelle ventiquattro ore all'incirca che gli restavano da vivere, Ernst, giovane, bello, ma poco intelligente, credette di essere di fronte a un putsch della destra, e doveva morire gridando fieramente " Heil Hitler! " In seguito Hitler pretese che fino a quel giorno, il 29 giugno, aveva semplicemente deciso di " togliere al capo di Stato maggiore [Rohm] la sua carica, di tenerlo sotto custodia e di far arrestare un certo numero di capi delle SA sui crimini dei quali non v'erano dubbi ". Rivolgendo agli altri un serio appello, " avrebbe loro ricordato il proprio dovere ". Il 13 luglio egli disse al Reichstag: Ma... all'una di notte ricevetti da Berlino e da Monaco due messaggi urgenti su adunate delle SA messe in stato di allarme. Anzitutto a Berlino era stata ordinata una di tali adunate per le quattro pomeridiane... e alle cinque doveva cominciare l'azione, con un attacco di sorpresa; gli edifici del governo dovevano essere occupati... In secondo luogo, a Monaco l'allarme era stato già dato alle SA che dovevano riunirsi alle nove della sera... Era un vero ammutinamento!... In tali circostanze non potevo prendere che un'unica decisione... Forse solo un intervento cruento e spieiato poteva ancora soffocare l'espandersi della rivolta... Alle due del mattino partii in volo per Monaco. Hitler non rivelò mai da chi avesse ricevuto i due " messaggi urgenti ", ma è da supporsi che gli furono inviati da Gbring e da Himmler. Quel che resta certo, è la grande esagerazione delle notizie. A Berlino, tutto ciò che Ernst aveva concepito di drastico, era d'andarsene in macchina, quel sabato, a Brema con la sua sposa per imbarcarsi per Madera in luna di miele. E nel Sud dove si erano concentrati i " cospiratori " delle SA? Alle due del mattino del 30 giugno, mentre Hitler con Goebbels al suo fianco partiva dall'aeroporto di Hangelar, vicino a Bonn, il capitano Rohm e i suoi luogotenenti delle SA dormivano pacificamente nei loro letti nell'albergo Hanslbauer a Wiessee, sulle rive del Tegernsee. Edmund Heines, SA-Obergruppenfuhrer della Slesia, già condannato per assassinio e noto omosessuale, con una faccia da ragazza su di un corpo muscoloso da scaricatore di porto, stava a letto con un giovane. I capi della SA sembravano La nazificazione detta Germania (1933-19)4) 243 cosf lontani dal pensare a inscenare una rivolta, che Rohm aveva lasciato le sue guardie del corpo a Monaco. Di fatto, risultò che i capi delle SA facevano molto baccano, ma non si trovò alcuna traccia di un complotto. Hitler col suo piccolo gruppo ( a cui si erano uniti Otto Dietrich, capo del suo ufficio stampa, e Victor Lutze, fedele ma incolore capo delle SA di Hannover) raggiunsero Monaco alle quattro del mattino di sabato 30 giugno, e constatarono che si erano già prese alcune misure. Il maggiore Wal-ther Buch, capo dell'USCHLA, cioè del tribunale del partito, e Adolf Wag-ner, ministro degli Interni della Baviera, aiutati da alcuni vecchi compagni di Hitler, quali Emil Maurice, ex condannato e rivale di Hitler nell'amore per Geli Raubal, e Christian Weber, commerciante di cavalli e poi anche lui, come Ernst, addetto a tenere l'ordine in un cabaret, avevano arrestato i capi delle SA di Monaco, compreso ì'Obergruppenfuhrer Schneidhuber, che era anche il capo della polizia di questa città. Hitler, che ormai andava sempre più eccitandosi, fino all'isteria, incontrò i prigionieri nel Ministero degli Interni. Affrontò Schneidhuber, che era già stato colonnello dell'esercito, gli strappò i distintivi del partito nazista e lo maledì per il suo " tradimento ". Poco dopo lo spuntar del giorno Hitler e il suo gruppo lasciarono Monaco alla Pagina 167

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt volta di Weissee, in una lunga colonna di auto. Là trovarono Rohm e i suoi amici ancora profondamente addormentati, nell'albergo Hansl-bauer. Il loro, fu un brutto risveglio. Heines e il suo giovane amico furono tirati via dal letto, portati fuori dall'albergo e senz'altro ucdsi per ordine di Hitler. Secondo il racconto di Otto Dietrich, Hitler entrò da solo nella camera di Rohm, gli diede una vestaglia e ordinò che venisse ricondotto a Monaco e rinchiuso nella prigione di Stadelheim, dove il capo delle SA era già stato, dopo la sua partecipazione al putsch della birreria del 1923. Dopo quattordici anni burrascosi i due amici, che più di tutti gli altri erano i responsabili del varo del Terzo Reich, con tutti i suoi atti di terrorismo e di degradazione, che malgrado le loro frequenti divergenze erano rimasti insieme nelle ore delle crisi, delle sconfitte e delle delusioni, si trovarono dinanzi a un bivio e il butterato, rissoso paladino di Hitler e del nazismo era giunto alla fine della sua vita piena di violenze. Con un ultimo gesto, che sembra egli considerasse come una grazia, Hitler dette ordine che sul tavolino del suo antico camerata venisse lasciata una pistola. Rohm si rifiutò di usarla. Si dice che abbia esclamato: " Se devo essere ucciso, che sia Adolf a farlo ". Allora, secondo un testimone oculare, un tenente di polizia che depose ventitre anni dopo in un processo del dopoguerra celebratosi a Monaco nel maggio del 1957, due ufficiali delle SS entrarono nella cella e spararono a bruciapelo su Rohm. Questo testimone disse: " Rohm aveva cercato di dire qualcosa, ma l'ufficiale delle SS con un gesto lo fece stare zitto. Rohm si mise sull'attenti - era nudo fino alla cintola - col volto pieno di disprezzo " *. Così egli morf, in modo violento * II processo celebrato a Monaco nel maggio del 1957 fu la prima occasione in cui veri testimoni oculari e partecipanti alla purga del 30 giugno 1934 parlarono in pubblico. Durante il 244 Trionfo e consolidamento come era vissuto, disprezzando l'amico che egli aveva aiutato a salire ad altezze mai raggiunte da alcun altro tedesco, e quasi certamente senza avere al pari di centinaia di altre persone uccise quel giorno, al pari di Schneidhuber che avrebbe gridato: " Signori, non so che diavolo succede, ma sparate dritto " - una idea chiara di quanto avveniva né dei motivi, sapendo solo essere, quello, un tradimento che lui, uomo vissuto così a lungo fra i tradimenti commettendone lui stesso in abbondanza, non si era aspettato da Hitler. Nel frattempo a Berlino Gò'ring e Himmler si erano dati da fare. Circa 150 capi delle SA furono prelevati, messi al muro nella scuola degli allievi ufficiali di Lichterfelde e fucilati da plotoni delle SS di Himmler e della polizia speciale di Gbring. Fra essi vi era Karl Ernst, il cui viaggio di nozze era stato interrotto da SS che spararono contro la sua auto quando giunse nelle vicinanze di Brema. La sua sposa e l'autista rimasero feriti. Lui stesso fu colpito, perse i sensi e fu riportato in aereo a Berlino per esservi giustiziato. In quella sanguinosa fine settimana d'estate gli uomini delle SA non furono i soli a cadere. La mattina del 30 giugno un gruppo di SS in borghese suonò alla porta della villa del generale von Schleicher, alla periferia di Berlino. Non appena il generale si affacciò essi gli spararono uccidendolo. Accorse la moglie, che Schleicher aveva sposato solo diciotto mesi prima - fino ad allora, egli era rimasto scapolo - e anche lei fu uccisa sul posto. La sera, il generale Kurt von Bredow, amico intimo di Schleicher, fece la stessa fine. Gregor Strasser fu arrestato nella sua abitazione di Berlino a mezzogiorno del sabato e ucciso poche ore dopo, per ordine personale di Goring, nella prigione della Gestapo nella Prinz Albrechtstrasse. Papen ebbe maggior fortuna. Fuggì e si salvò la vita. Ma il suo ufficio fu devastato da una squadra di SS; Bose, suo principale segretario, fu ucciso mentre era seduto allo scrittoio; il suo intimo collaboratore, Edgar Jung, arrestato qualche giorno prima dalla Gestapo, fu fatto fuori in prigione, un altro collaboratore di Papen, Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica, fu ucciso nel suo ufficio al Ministero delle Comunicazioni e il resto del suo gruppo, compresa la sua segretaria privata, la baronessa Stotzinger, fu spedito in un campo di concentramento. Quando Papen andò a protestare da Gbring, questi, che in quel momento non aveva tempo da perdere con inutili Terzo Reich ciò non sarebbe stato possibile. Sepp Dietrich, di cui l'autore del presente libro ha un ricordo personale come dell'uomo più brutale del Terzo Reich, nel 1934 comandava la guardia de) corpo di Hitler formata da uomini delle SS, e diresse le esecuzioni che ebbero luogo nel carcere di Stadelheim. Divenuto Pagina 168

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt durante la guerra colonnello generale dei reparti combattenti delle SS (Waffetì SS), fu condannato a venticinque anni di reclusione per complicità nell'assassinio di prigionieri di guerra americani durante la battaglia della Bulge, nel 1944. Rilasciato dopo dieci anni, nel 1957 fu processato a Monaco e condannato il 14 maggio a diciotto mesi di prigione per la parte avuta nelle esecuzioni del 30 giugno 1934. La sua condanna e quella di Michael Lippert, che risultò essere uno dei due ufficiali delle SS che uccisero Rohm, furono le prime in-flitte ai carnefici nazisti responsabili della purga. La nazificazione della Germania (1933-1934) 245 chiacchiere - come lo stesso Papen ricorda - lo mise " più o meno " alla porta e lo tenne agli arresti nella sua villa, che venne circondata da uomini delle SS armati di tutto punto. La linea telefonica fu tagliata e gli fu proibito di avere qualsiasi contatto col mondo esterno, altra umiliazione che il vicecancelliere della Germania seppe ingoiare abbastanza bene. Infatti, dopo meno di un mese egli si insudiciò con l'accettare dai nazisti assassini dei suoi amici un nuovo incarico: fu nominato ministro tedesco a Vienna, dove proprio allora i nazisti avevano ucciso il cancelliere Dollfuss. Non si è mai potuto stabilire con esattezza quante persone furono ammazzate in questa purga. Il 13 luglio Hitler nel suo discorso al Reichstag dichiarò che erano sessantuno, compresi diciannove " alti ufficiali delle SA ", che altre tredici persone erano state uccise perché " ribellatesi a coloro che dovevano arrestarle " e che tre " si suicidarono ", con un totale, dunque, di settantasette persone. Il Libro bianco della purga, pubblicato da emigrati tedeschi a Parigi, afferma invece che i morti furono 401, individuandone però solamente 116. Al processo di Monaco del 1957 fu data la cifra di " più di mille " uccisi. Molti furono soppressi per semplice vendetta, perché in passato si erano opposti a Hitler; altri sembra che venissero ammazzati perché sapevano troppe cose e, almeno uno, perché scambiato per un altro. Il cadavere di Gustav von Kahr, che, come abbiamo riferito, ebbe parte nella repressione del putsch della birreria del 1923, e che da tempo si era ritirato dalla politica, fu trovato in una palude nelle vicinanze di Dachau; sembra che fosse stato ucciso a colpi di piccone. Hitler non lo aveva né dimenticato né perdonato. Il corpo di padre Bernhard Stempfle, dell'Ordine geronimita, che, come si ricorderà, aveva collaborato all'edizione di Mein Kampf e che in seguito aveva parlato troppo, forse su quel che sapeva intorno alle cause del suicidio di Geli Raubal, l'innamorata di Hitler, fu trovato nella foresta di Harlaching, vicino a Monaco; aveva il collo spezzato e tre pallottole nel cuore. Heiden dice che la banda di assassini che lo uccise era guidata da Emil Maurice, l'ex condannato che aveva anch'egli fatto all'amore con Geli Raubal. Fra coloro che " sapevano troppe cose " vi erano anche tre uomini delle SA, che si pensò fossero stati i compiici di Ernst nell'incendio del Reichstag. Essi furono liquidati assieme allo stesso Ernst. Un altro assassinio merita di essere menzionato. Alle 7,20 della sera del 30 giugno il dottor Willi Schmid, eminente critico musicale della " Mùn-chener Neueste Nachrichten ", uno dei principali quotidiani di Monaco, suonava il violoncello nel suo studio mentre la moglie preparava la cena e i suoi tre bambini, di nove, otto e due anni, giocavano nella stanza di soggiorno del loro appartamento della Schackstrasse, a Monaco. Suonò il campanello, si presentarono quattro uomini delle SS che senza dare spiegazione alcuna portarono via il dottor Schmid. Quattro giorni dopo U suo corpo fu restituito alla famiglia in una bara, con l'ordine della Gestapo di non aprire la bara in nessun caso. Il dottor Willi Schmid, che mai aveva preso parte alla vita politica, era stato scambiato dagli sgherri delle SS per 246 Trionfo e consolidamento Willi Schmidt, un capo locale delle SA, che nel frattempo era stato arrestato e ucciso da un altro reparto delle SS *. Ci fu, davvero, un complotto contro Hitler? A tale riguardo, tutto si riduce alle asserzioni del Fiihrer contenute nei comunicati ufficiali e nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio. Ma egli non addusse mai la minima prova. Rohm non faceva nessun mistero delle sue ambizioni, del suo desiderio di trasformare le SA nel nucleo essenziale del nuovo esercito, di cui egli stesso fosse il capo. Era stato certamente in contatto con Schleicher nello studiare il progetto, da entrambi discusso la prima volta quando il generale era cancelliere. Come Hitler affermò, probabilmente Gregor Strasser " ne era al corrente ". Ma queste conversazioni non potevano certo costituire un tradimento. Pagina 169

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Lo stesso Hitler era in contatto con Strasser, e, secondo Otto Strasser, ai primi di giugno gli aveva offerto la carica di ministro dell'Economia. Anzitutto Hitler accusò Rohm e Schleicher di aver cercato l'appoggio di una " potenza straniera " - ovviamente, della Francia - accampando che il generale von Bredow fungeva da loro intermediario " in politica estera ". Questo era un aspetto dell'accusa, ad essi rivolta, di " tradimento ". Benché Hitler ripetesse l'accusa nel suo discorso al Reichstag e parlasse sarcasticamente di " un diplomatico straniero [non poteva essere che Frangois-Poncet, l'ambasciatore francese] il quale aveva affermato che il suo incontro con Schleicher e con Rohm era stato del tutto innocuo ", egli non fu in grado di dare una base concreta a tale accusa. Il suo debole argomento fu che, nel Terzo Reich, avere degli incontri con diplomatici stranieri all'insaputa del Fùhrer era un delitto, per ogni tedesco che fosse in una posizione di responsabilità. Se in Germania tre traditori combinano... un incontro con uno statista straniero... e danno l'ordine che a me non se ne faccia parola, io faccio fucilare tali uomini perfino se risultasse vero che in tale conversazione, che per me doveva rimanere segreta, si parlò soltanto del tempo, di monete antiche e di simili argomenti. Franc.ois-Poncet protestò energicamente contro l'insinuazione di una sua partecipazione al " complotto " di Rohm, il Ministero tedesco degli Esteri informò allora ufficialmente il governo francese che l'accusa era priva di ogni fondamento e che il governo del Reich sperava che l'ambasciatore restasse al suo posto. L'autore del presente libro può attestare che, a dir vero, Francois-Poncet continuò ad avere, con Hitler, relazioni personali migliori di qualsiasi altro inviato di uno Stato democratico. * La vedova di Willi Schmid, Kate Èva Horlin, narrò la storia dell'assassinio di suo marito in una testimonianza giurata del 7 luglio 1945 a Binghamton, negli Stati Uniti. Aveva acquistato la cittadinanza americana nel 1944. Per mettere a tacere l'atrocità commessa, lo stesso Rudolf Hess fece visita alla vedova, scusandosi per lo " sbaglio " e assegnandole una pensione, pagata dal governo tedesco. Il testo della testimonianza si trova nel Nuremberg Document L-I35, NCA, VII, pp. 883-90. La nazificazione della Germania (1933-1934) 247 Nei primi comunicati, specie nella raccapricciante versione data al pubblico, in base a testimonianze oculari, da Otto Dietrich, capo dell'ufficio stampa del Fùhrer, e nello stesso discorso di Hitler al Reichstag, fu dato grande rilievo ai costumi depravati di Rohm e degli altri capi uccisi delle SA. Dietrich affermò che la scena dell'arresto di Heines, colto in letto a Wiessee con un giovane, era " indescrivibile ", e Hitler, parlando a Monaco ai capi sopravvissuti dei reparti d'assalto, a mezzogiorno del 30 giugno, subito dopo le prime esecuzioni, dichiarò che già solo per la loro moralità corrotta quegli uomini avevano meritato la morte. Eppure Hitler aveva sempre saputo, fin dai primissimi giorni del partito, che un gran numero dei seguaci a lui più vicini e più importanti, erano dei pervertiti sessuali e degli assassini. Ad esempio, era noto che Heines usava mandare uomini delle SA in tutta la Germania per trovargli amanti di sesso maschile. Tutte queste cose Hitler non solo le aveva tollerate, ma anche difese: più di una volta aveva ammonito i suoi camerati del partito, dicendo loro di non essere troppo schizzinosi per quel che riguardava la moralità personale, sempreché si trattasse di uomini che combattevano fanaticamente per il movimento. Il 30 giugno 1934, egli espresse invece la sua indignazione per la degenerazione morale di alcuni dei suoi più antichi luogotenenti. Nel pomeriggio del i° luglio, che era una domenica, la strage era quasi terminata, e Hitler, tornato in volo a Berlino da Monaco la notte precedente, fece da anfitrione a un té offerto nei giardini della Cancelleria. Il lunedì il presidente Hindenburg ringraziò Hitler per la sua " azione decisa e per il suo ardito intervento personale che aveva soffocato in germe il tradimento e salvato il popolo tedesco da un grande pericolo ". Si congratulò anche con Goring per la sua " azione energica e ben riuscita " contro un " alto tradimento ". Il martedì il generale von Blomberg espresse al cancelliere le congratulazioni del gabinetto, che " legalizzò " il massacro come una misura necessaria " per la difesa dello Stato ". Anche Blomberg emanò un ordine del giorno per l'esercito, in cui esprimeva il compiacimento del comando supremo per il corso che avevano preso gli avvenimenti e prometteva di stabilire " relazioni cordiali con le nuove SA ". Era naturale che l'esercito fosse lieto dell'eliminazione del suo rivale, il corpo delle SA; ma che pensare del sentimento di onore, per non dire di decoro, Pagina 170

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di una casta di ufficiali che non solo assolveva ma lodava apertamente un governo per aver effettuato un massacro senza precedenti nella storia tedesca, massacro nel quale due dei suoi principali ufficiali, il generale von Schleicher e il generale von Bredow, erano stati marcati a fuoco come traditori e assassinati a sangue freddo? Solo le voci dell'ottantacinquenne feldmaresciallo von Mackensen e del generale von Hammerstein, già comandante in capo dell'esercito, si alzarono a protestare contro l'assassinio dei due ufficiali loro colleghi e contro le accuse di tradimento avanzate per giustificare 248 Trionfo e consolidamento tale assassinio *. Un simile comportamento del corpo degli ufficiali ha costituito una macchia per l'onore dell'esercito tedesco, oltre a dimostrare la sua incredibile miopia. Nel fare causa comune con l'illegalità, anzi col banditismo di Hitler e della sua azione del 30 giugno 1934, i generali si misero in una posizione che impedì loro di opporsi ai successivi atti del terrorismo nazista, non solo in patria ma anche di là dalle frontiere, perfino quando ne furono vittime gli appartenenti al loro gruppo. Infatti l'esercito aveva appoggiato la pretesa di Hitler, di esser lui la legge, come sostenne ad esempio nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio: " Se qualcuno mi rimprovera e mi domanda perché non sono ricorso ai tribunali regolari, posso dire solo questo: in quell'ora ero responsabile del destino del popolo tedesco, ed ero quindi il suo giudice supremo (oberster Gerichtsherr) ". E, ad ogni buon conto, Hitler aggiunse: " Ognuno deve sapere una volta per tutte che se alzerà la mano contro lo Stato, la morte certa sarà il suo destino ". Era, questo, un avvertimento che doveva valere anche per i generali, fino al giorno in cui, dieci anni dopo, i più disperati di essi osarono alzare la mano per abbattere il loro " giudice supremo ". Inoltre il corpo degli ufficiali si illudeva se pensava che il 30 giugno li avesse liberati per sempre dal pericolo che il movimento nazista rappresentava per le sue prerogative e i suoi poteri. Alle SA subentrarono infatti le SS. Il 26 luglio, come ricompensa per aver effettuato le esecuzioni, le SS furono rese indipendenti dalle SA e il loro Reichsfuhrer, Himmler, fu responsabile solo di fronte a Hitler. Ben presto questo corpo assai più disciplinato e fidato oveva divenire più potente di quanto le SA fossero mai state, e quale antagonista dell'esercito doveva riuscire nel conseguimento di quei fini, che le rozze Camicie Brune di Rohm non avevano saputo raggiungere. Ma per il momento i generali erano trionfanti e fiduciosi. Come Hitler ripetè nel suo discorso al Reichstag del 13 luglio, l'esercito doveva rimanere " la sola organizzazione armata ". Per ingiunzione del comando supremo, il cancelliere si era sbarazzato delle SA che avevano osato discutere questa decisione. Era ora l'esercito che doveva mantenere gli impegni del " patto del Deutschland ". , La morte di Hindenburg. Durante tutta l'estate lo stato di salute di Hindenburg, di quest'uomo che sembrava indistruttibile, peggiorò sempre più e il 2 agosto, alle nove del mattino, il feldmaresciallo morì, all'età di ottantasette anni. A mezzo* I due ufficiali di grado superiore continuarono ad adoperarsi per riabilitare i nomi di Schleicher e di Bredow, e in un incontro segreto dei capi del partito e dell'esercito tenutosi a Berlino il 3 gennaio 1935 fecero si che Hitler ammettesse che l'uccisione dei due generali era stato un " errore ", e annunciasse che i loro nomi sarebbero stati rimessi nell'albo d'onore dei loro reggimenti. Questa " riabilitazione " non fu mai resa pubblica in Germania, ma il corpo degli ufficiali l'accettò in quella forma (cfr. WHEELER-BENNETT, The Nemesis of Power, p. 337). La nazificazione della Germania (1933-1934) 249 giorno, cioè tre ore dopo, fu annunciato che in base a una legge approvata dal gabinetto il giorno prima, le cariche di cancelliere e di presidente erano state unificate e che Adolf Hitler aveva assunto i poteri di capo dello Stato e di comandante supremo delle forze armate. Il titolo di presidente fu abolito; da allora in poi Hitler fu chiamato Fùhrer e Cancelliere del Reich. La sua dittatura cosi era divenuta completa. Per ogni evenienza, Hitler richiese da tutti gli ufficiali e da tutti gli uomini delle forze armate un giuramento di fedeltà non alla Germania, non alla costituzione che egli aveva violato non indicendo le elezioni per la successione di Hindenburg, ma alla sua persona. La formula era: Con questo sacro giuramento giuro dinanzi a Dio di obbedire incondizionatamente a Adolf Hitler, Fiihrer del Reich e del popolo tedesco, Pagina 171

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comandante supremo delle forze armate, e di essere pronto ad offrire in ogni momento, da bravo soldato, la mia vita per tener fede a tale giuramento. A partire dall'agosto 1934 i generali, che fino a questo momento, se avessero voluto, avrebbero potuto rovesciare facilmente il regime nazista, si legarono dunque alla persona di Adolf Hitler, riconoscendolo come la suprema autorità legittima del paese e vincolandosi a lui con un giuramento di fedeltà che essi ritennero di dover rispettare, in nome del loro onore, in qualsiasi circostanza, anche quando si trattò di cose degradanti per loro e per la patria. Fu un giuramento che doveva turbare la coscienza di ben pochi alti ufficiali, quando il loro capo riconosciuto si mise a percorrere una via che, secondo il loro modo di sentire, poteva solo condurre alla distruzione della nazione e che quindi incontrava la loro opposizione. Fu anche un impegno che permise a un assai maggior numero di ufficiali di scaricarsi di ogni responsabilità personale per i delitti senza nome da loro commessi per ordine del comandante supremo, la vera natura del quale avevano avuto modo di conoscere nel massacro del 30 giugno. Una delle peggiori aberrazioni del corpo tedesco degli ufficiali derivò, a partire da quel momento, da cotesto senso dell'" onore ": parola che, come l'autore del presente libro può attestare per esperienza personale, spesso era sulle labbra degli ufficiali e di cui essi avevano un curioso concetto. Spesso in seguito col mantenere per onore il loro giuramento essi si disonorarono in quanto esseri umani e gettarono nel fango il codice morale del loro corpo. Alla morte di Hindenburg il dottor Goebbels, ministro della Propaganda, annunciò ufficialmente che non era stato trovato il testamento del feldmaresciallo o qualche documento indicante le sue ultime volontà, e che si doveva supporre che non ve ne fossero. Invece il 15 agosto, quattro giorni prima del plebiscito con cui al popolo tedesco si chiedeva di approvare l'assunzione della carica di presidente da parte di Hitler, il testamento politico di Hindenburg venne fuori, e fu consegnato a Hitler proprio da Papen. Le sue parole di lode per Hitler dettero a Goebbels armi preziose negli ultimi giorni della campagna per il plebiscito, e a ciò si aggiunse, alla vigilia delle votazioni, una radiotrasmissione del colonnello Oskar von Hindenburg, che fra l'altro disse: 250

Trionfo e consolidamento Anche mio padre aveva visto in Adolf Hitler il suo diretto successore quale capo dello Stato tedesco, e io agisco secondo le intenzioni di mio padre se ora chiamo tutti gli uomini e le donne tedesche a votare per la trasmissione della carica di mio padre al Fiihrer e cancelliere del Reich *. Quasi certamente ciò non era vero, perché, secondo le testimonianze più attendibili, Hindenburg aveva raccomandato, come sua ultima volontà, la restaurazione della monarchia dopo la sua morte. Questa parte del testamento, Hitler la soppresse. Almeno in parte, il mistero che copriva la verità circa il testamento del vecchio presidente venne chiarito dopo la guerra grazie all'interrogatorio subito da Papen a Norimberga e, più tardi, grazie alle memorie dello stesso Papen. Anche se Papen non è un testimonio ineccepibile, anche se egli può non aver detto tutto ciò che sapeva, pure le sue dichiarazioni non possono essere ignorate. Fu lui a scrivere il primo abbozzo delle ultime volontà di Hindenburg, secondo lui, dietro richiesta del feldmaresciallo. Nelle memorie di Papen si legge: Nel mio abbozzo veniva raccomandata l'istituzione, dopo la sua morte, di una monarchia costituzionale, e a me importò sottolineare l'inopportunità di riunire in un'unica carica quelle di presidente e di cancelliere. Per evitare di offendere in qualche modo Hitler, vi erano anche certi riferimenti laudativi ad alcune realizzazioni positive del regime nazista. Papen dice di aver consegnato la minuta dell'abbozzo a Hindenburg nell'aprile del 1934. Qualche giorno dopo mi disse di tornare da lui, e mi comunicò di aver deciso di non approvare il documento nella forma da me suggerita. Egli riteneva... che la nazione nel suo insieme doveva decidere circa la forma di Stato da essa desiderata. Perciò egli desiderò che come testamento valesse un rendiconto dei servizi da lui resi allo Stato; le raccomandazioni circa il ritorno della monarchia avrebbero dovute essere espresse, come sue ultime volontà, in una lettera privata a Hitler. Naturalmente, con ciò veniva meno il punto essenziale di quanto io avevo suggerito, la raccomandazione circa la monarchia non essendo più rivolta alla nazione. Da ciò, Hitler, in seguito, seppe trarre il massimo vantaggio. Nessun tedesco era in condizione migliore di Papen per rilevare in che modo Pagina 172

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler ne trasse profitto. Ero tornato a Berlino dopo i funerali di Hindenburg a Tannenberg, e Hitler mi telefonò. Mi chiese se esisteva un testamento politico di Hindenburg e se sapevo dove fosse. Gli risposi che avrei interrogato in proposito Oskar von Hindenburg. " Vi sarei obbligato, - disse Hitler, - se mi assicuraste al più presto il possesso di questo documento ". Allora incaricai il mio segretario privato, Kageneck, di recarsi a Neudeck per chiedere al figlio di Hindenburg se il testamento esisteva ancora e se io potevo averlo per passarlo a Hitler. Non avendo più visto Hindenburg da quando egli aveva lasciato Berlino alla fine di maggio, non avevo nessuna idea se egli avesse distrutto il testamento o se l'avesse conservato. Oskar, che non era riuscito a trovare l'importante documento dopo la morte del padre, d'un tratto lo rinvenne. Come risulta dalla testimonianza * È interessante, e forse anche indicativo, il fatto che Oskar ottenne ora da Hitler la promozione dal grado di colonnello a quello di maggiore generale. Cfr. sopra, p. 199. La nazificazione della Germania (1933-1934) 251 resa dal conte von der Schulenburg, aiutante di Hindenburg, al processo a Papen per i suoi crimini nazisti, ciò non deve essere stata un'impresa troppo difficile. Von der Schulenburg ha rivelato che il presidente l'i i maggio firmò due documenti, il suo testamento e le sue ultime volontà. Il primo era indirizzato " al popolo tedesco ", il secondo al " cancelliere del Reich ". Quando Hindenburg lasciò Berlino e si recò per l'ultima volta a Neudeck, Schulenburg prese con sé i documenti. Papen dice che a quel tempo egli nulla sapeva di essi. Ma a tempo debito il suo segretario ritornò da Neudeck e, da parte di Oskar von Hindenburg, gli rimise due plichi suggellati. Il 15 agosto Papen li trasmise a Hitler, a Berchtesgaden. Hitler lesse entrambi i documenti con grande attenzione, poi ne discusse con noi il contenuto. Era ovvio che le raccomandazioni di Hindenburg nel documento con le sue ultime volontà andavano contro le intenzioni di Hitler. Così egli approfittò della circostanza che la busta recava l'intestazione: " Al cancelliere del Reich, Adolf Hitler ", e disse: " Queste raccomandazioni del defunto presidente sono rivolte a me personalmente. Deciderò in seguito il tempo e il modo della loro eventuale pubblicazione ". Invano io 10 pregai di pubblicare entrambi i documenti. Il solo da lui trasmesso al capo del suo ufficio stampa perché fosse pubblicato, fu il rendiconto di Hindenburg sui servizi da lui resi, dove figuravano le lodi di Hitler31. Che cosa ne fu del secondo documento in cui si raccomandava che non Hitler ma un Hohenzollern divenisse il capo dello Stato, ciò Papen non lo dice e forse lo ignora. Dato che esso non è mai venuto fuori fra le centinaia di tonnellate di documenti segreti nazisti sequestrati, è probabile che Hitler, senza perdere tempo, l'abbia distrutto. Del resto, le cose forse non sarebbero andate molto diversamente anche se Hitler fosse stato tanto coraggioso e onesto da pubblicarlo. Perfino prima della morte di Hindenburg egli aveva fatto approvare dal gabinetto una legge che gli conferiva i poteri del presidente. Ciò era avvenuto il i° agosto, 11 giorno prima che il feldmaresciallo morisse. Che tale " legge " fosse ille gale, anche questo poco importava in una Germania in cui l'ex caporale austriaco era divenuto lui stesso la legge. Che fosse illegale, era ovvio. Il 17 dicembre 1932, durante il governo Schleicher, il Reichstag aveva appro vato, con la necessaria maggioranza dei due terzi, un emendamento alla co stituzione, in base al quale il presidente dell'alta corte di giustizia, e non il cancelliere, avrebbe dovuto fare da presidente fino alle nuove elezioni presidenziali. E la legge di conferimento dei pieni poteri, costituente la base " legale " della dittatura di Hitler, se riconosceva al cancelliere il diritto di fare leggi non conformi alla costituzione, gli proibiva formalmente di mano mettere l'istituto della presidenza. Ma ormai che cosa importava la legge? Non importava a Papen, che passò allegramente a servire Hitler come ministro a Vienna, appianando le difficoltà provocate dall'assassinio del cancelliere Dollfuss a opera dei nazisti. Non importava ai generali, che si dettero alacremente alla creazione dell'esercito di Hitler. Non importava agli industriali, entusiasti degli affari redditizi offerti loro dal riarmo. Conservatori della scuola antica, tedeschi " onesti " Pagina 173

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt come il barone von Neurath, ministro degli Esteri, e il dottor Schacht, 252 Trionfo e consolidamento della Reicbsbank, non si dimisero. Nessuno si dimise. Anzi il dottor Schacht il 2 agosto, giorno in cui Hitler assunse i poteri del presidente morente, accettò, in più, la carica di ministro dell'Economia. E il popolo tedesco? Il 19 agosto circa il 95 per cento degli iscritti alle liste elettorali, si recò alle urne, e il 90 per cento, più di trentotto milioni, votò approvando l'usurpazione del completo potere politico da parte di Hitler. Solo quattro milioni e un quarto di tedeschi ebbe il coraggio - o l'intenzione - di votare con un " no ". Non stupisce che, quando il 4 settembre il congresso del Partito nazionalsocialista si riunì a Norimberga, Hitler avesse l'animo pieno di fiducia. Lo vidi la mattina del giorno dopo percorrere a gran passi come un vittorioso imperatore la navata centrale della grande Luitpold Halle imbandierata, mentre la musica intonava la Marcia di Badenweil e trentamila mani si alzavano facendo il saluto nazista. Pochi minuti dopo egli siedeva fieramente al centro dell'ampio palcoscenico, con braccia incrociate e occhi sfavillanti, mentre il Gauleiter della Baviera, Adolf Wagner, leggeva il proclama del Fuhrer: Per i prossimi mille anni, la forma della vita tedesca è ormai definitivamente fissata. Con noi, si è chiusa quell'era nevrastenica, che è stato il xix secolo. Nei prossimi mille anni non vi sarà nessun'altra rivoluzione, in Germania! Essendo un mortale, Hitler non sarebbe vissuto mille anni, ma finché era vivo avrebbe dominato quel grande popolo come il più potente e spieiato autocrate che esso abbia mai avuto. Non c'era più il venerando Hindenburg per contrapporsi alla sua autorità, l'esercito era nelle sue mani, tenuto ad obbedirgli in forza di un giuramento che nessun soldato tedesco avrebbe spezzato alla leggera. In realtà, tutta la Germania e tutti i tedeschi erano nelle sue mani macchiate di sangue, ora che gli ultimi recalcitranti erano stati eliminati o erano scomparsi per sempre. " È meraviglioso! ", disse Hitler a Norimberga, esultante, ai corrispondenti dei giornali stranieri, alla fine di una spossante settimana di parate, di discorsi, di cortei idolatranti e di una adulazione frenetica, quale l'autore del presente libro mai aveva visto. Prodigiosa era la strada che Adolf Hitler aveva percorso, da quando viveva nei bassifondi di Vienna. Aveva soltanto quarantacinque anni, e questo non era che il principio. Chi fosse tornato in Germania per la prima volta dopo la fine della Repubblica avrebbe potuto constatare come, quali che fossero stati i suoi delitti contro l'umanità, Hitler avesse liberato una forza dinamica di incalcolabili proporzioni che era andata accumulandosi da tempo nel popolo tedesco. A qual fine, egli lo aveva già chiarito nelle pagine del Mein Kampf e in centinaia di discorsi che erano passati inosservati, o erano stati sottovalutati e ridicolizzati da tanta gente - quasi da tutti - all'interno del Terzo Reich, e soprattutto fuori di esso. 1 2

NCA, III, pp. 272-75 (ND, 35I-PS). GOEBBELS, Kaiserhof, p. 256. 3 Cfr. la dichiarazione giurata di Georg von Schnitzler, NCA, VII, p. 501 (ND, £€-439); per i discorsi di Goring e Hitler, NCA, VI, p. 1080 (ND, D-2O3J; per l'interrogatorio di Schacht, NCA, VI, p. 46) (ND, 3725-PS); per l'interrogatorio di Punk, NCA, V, p. 495 (ND, 2828-PS). 4 GOEBBELS, Kaiserhof, pp. 269-70. s PAPEN, Op. dt., p. 268. ' RUDOLF DIELS, Lucifer ante porta!, p. 194. 7 Per le fonti circa le responsabilità dell'incendio del Reichstag, vedi la deposizione giurata di Halder, NCA, VI, p. 635 (ND, 374O-PS); la trascrizione del controintcrrogatorio di Gisevius del 2; aprile 1946, Trial nf thè Major War Criminals (che d'ora in poi indicherò con TMWC), XII, pp. 252-53; la deposizione giurata di Diels e la contestazione del fatto da parte di Goring, TMWC, IX, pp. 432-36 e NCA, VI, pp. 298-99 (ND, 3593-PS); WILLY FRISCHAUER, The Rise and fall of Hermann Goring, pp. 88-95; DOUGLAS REED, The Burning of thè Reichstag; JOHN GUNTHER, Pagina 174

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Inside Europe (Gunther assistette al processo di Lipsia). Esistono molti presunti testamenti e con fessioni di persone che pretendono di aver preso parte all'incendio appiccato dai nazisti al Reich stag, o di sapere qualcosa di certo a tale riguardo, ma, per quanto io sappia, nessuno di essi ha avuto una conferma. Fra tali memorandum, è stato dato un certo credito a quelli compilati da Ernst Oberfohren, deputato nazionalista, e da Karl Ernst, capo delle SA di Berlino, entrambi sop pressi dai nazisti pochi mesi dopo l'incendio. 8 NCA, III, pp. 968-70 (ND, I390-PS). ' NCA, IV, p. 496 (ND, I856-PS). 10 NCA, V, p. 669 (ND, 2962-PS). 11 Dokumente der deutschen Politik, I, 1935, pp. 20-24. 12 FRANgOIS-PONCET, Op. C!t., p. 6l. 11 Pel testo della legge: NCA, IV, pp. 638-39 (ND, 2ooi-PS). 14 Leggi del 31 marzo e del 7 aprile 1933 e del 30 gennaio 1934, tutte in NCA, pp. 640-43. 15 NCA, III, p. 962 (ND, I388-PS). 16 GOEBBELS, Kaiserhof, p. 307. 17 NCA, III, pp. 380-85 (ND, 392-PS). 18 Legge del 19 maggio 1933: NCA, III, p. 387 (ND, 4O5-PS). 19 GOEBBELS, Op, dt., p. 3OO. 20 " N. S. Monatshefte ", n. 39 (giugno 1933). 21 Per le citazioni del i° e del 6 luglio, cfr. BAYNES, I, pp. 287, 865-66. 22 Da uno studio intitolato My Relations with Adolf Hitler and thè Party, scritto dall'am miraglio Raeder a Mosca dopo che fu fatto prigioniero dai russi. Esso fu prodotto a Norimberga, NCA, Vili, p. 707. 23 BAYNES, I, p. 289. 24 SPENGLER, Jahre der Entscheidung, p. vili. 25 Per le direttive di Blomberg; TMWC, XXXIV, pp. 487-91 (ND, C-i4p). 26 Citato da TELFORD TAYLOR, Sword and Swastika, p. 41. I documenti di Seeckt si trovano ora negli Archivi Nazionali di Washington. 27 La fonte per il " Patto della Deutschland " è il Weissbuch iiber die Erschiessung des 30. Juni 1934 (Paris 1935), pp. 52-53. Nel suo libro The German Army, pp. 222-23, Herbert Rosinski conferma i termini del patto. Bullock e Wheeler-Bennett li riproducono nei loro libri su quel periodo. La fonte sull'incontro dei generali che ebbe luogo il 16 maggio è JACQUES BÉNOIST-MÉCHIN, Histoire de l'armée allemande depuis l'armistice, II, pp. 553-54. 28 Rede des Vizekanzlers von Paperi vor dem Universitàtsbund, Marburg, am 17. Juni 1934 (Germania-Verlag, Berlin). 29 PAPEN, op. cit., p. 310. 30 NCA, V, pp. 654-55 (ND, 2950-PS). 31 PAPEN, Op. dt., pp. 330-33. Vili. LA VITA NEL TERZO REICH (1934-1937) Fu in questo periodo, verso la fine dell'estate 1934, che venni a vivere e a lavorare nel Terzo Reich. Molti erano gli aspetti della nuova Germania che impressionavano, sconcertavano e turbavano l'osservatore straniero. I tedeschi, nella stragrande maggioranza, non sembravano dispiacersi che la loro libertà personale fosse stata soppressa, che tanta parte della loro cultura fosse stata distrutta e sostituita da una ottusa barbarie, o che la loro vita e il loro lavoro fossero stati irreggimentati a un grado mai prima raggiunto neppure da un popolo, come quello tedesco, abituato da generazioni a un avvilente servilismo. Dietro tutto ciò si nascondeva, di certo, il terrore della Gestapo e dei campi di concentramento per coloro che non rigavano diritto o che erano stati Pagina 175

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comunisti, socialisti, troppo liberali o troppo pacifisti, o per gli ebrei. La purga di sangue del 30 giugno 1934 fu un avvertimento di quanto i nuovi capi potessero essere spietati. Pure furono relativamente pochi, nei primi anni, i tedeschi la cui vita risenti del terrore nazista, e l'osservatore appena arrivato nel loro paese restava alquanto sorpreso nel constatare come i suoi abitanti non sembrassero sentire l'avvilimento e l'oppressione derivanti da una dittatura brutale e senza scrupoli. Al contrario: questa dittatura essi la sostenevano con un vero entusiasmo. In un certo senso, essa infondeva loro una nuova speranza, una nuova fiducia, una sorprendente fede nell'avvenire del loro paese. Hitler stava liquidando il passato, con tutte le sue umiliazioni e delusioni. Un passo dopo l'altro e rapidamente (come vedremo più oltre particola-reggiatamente) egli liberava la Germania dalle catene di Versailles, sconcertava gli Alleati vittoriosi, e ridonava alla Germania la forza militare. Questo era quanto desiderava la maggior parte dei tedeschi, e, pur di ottenerlo, essa era disposta a sopportare i sacrifici richiesti dal capo: la perdita della libertà personale, una alimentazione spartana (" prima i cannoni, poi il burro ") e un duro lavoro. Nell'autunno del 1936 il problema della disoccupazione era già stato in larga misura risolto. Quasi tutti avevano di nuovo un lavoro * e si udivano gli operai, che erano stati privati dei diritti * Dal febbraio 1933 alla primavera del 1937, il numero dei disoccupati registrati scese da sei milioni a meno di un milione. La vita nel Terzo Ketch 255 sindacali, dire scherzando, davanti alle loro gavette piene, che almeno sotto Hitler non c'era più la " libertà di morire di fame ". Gemeinnutz vor Eigen-nutz (l'interesse collettivo al di sopra di quello personale) - era, in quei giorni, un popolare slogan nazista e, sebbene molti capi del partito, Goring soprattutto, stessero segretamente arricchendosi e i profitti delle imprese salissero, non c'era dubbio che le masse fossero conquistate dal nuovo " socialismo nazionale " che pretendeva di anteporre il benessere della comunità al profitto personale. Le leggi razziali che escludevano gli ebrei dalla comunità tedesca apparivano all'osservatore straniero un pauroso salto indietro nei secoli. Siccome, però, le teorie razziali naziste proclamavano che il popolo tedesco è il " sale della terra " e la razza dominatrice, esse erano tutt'altro che impopolari. Si potevano trovare ben pochi tedeschi, già socialisti, liberali 0 devoti cristiani delle antiche classi conservatrici, che fossero disgustati o inorriditi dalla persecuzione degli ebrei; e, sebbene in alcuni singoli casi si prodigassero per alleviare le sofferenze dei perseguitati, essi non facevano però nulla per contribuire ad arrestare la marea. Del resto, che potevano mai fare? Spesso ponevano a noi tale domanda, a cui non era certo facile rispondere. Attraverso la stampa e la radio, per quanto censurate, i tedeschi avevano un qualche sentore dello sdegno suscitato all'estero dal regime nazista, ma si osservava che esso non impediva agli stranieri di affluire in massa nel Terzo Reich e di godersi, a quanto sembrava, la sua ospitalità. La Germania nazista, infatti, molto pili della Russia sovietica, era aperta a tutti gli osservatori stranieri *. L'industria del turismo prosperava e faceva entrare ingenti quantitativi di valuta straniera, di cui la Germania aveva tanto bisogno. In apparenza i dirigenti nazisti non avevano niente da nascondere. Uno straniero, per quanto antinazista, poteva venire in Germania e vedere e studiare ciò che voleva, ad eccezione dei campi di concentramento e, come in tutti i paesi, delle zone militari. E molti vi entravano e molti ne ripartivano se non proprio convcrtiti, almeno più tolleranti verso la nuova Germania e convinti di aver visto, come dicevano, " risultati concreti ". Perfino un uomo perspicace come Lloyd George, che aveva condotto l'Inghilterra alla vittoria sulla Germania nel 1918 e che in quell'anno aveva lanciato la parola d'ordine: " morte al Kaiser ", potè far visita a Hitler ad Obersalzberg nel 1936 e ripartire affascinato dal Fùhrer al punto da elogiarlo pubblicamente come " un grande uomo " che aveva le vedute e la volontà necessarie per risolvere 1 problemi sociali di una nazione moderna: soprattutto quello della disoc cupazione; tale piaga allignava ancora in Inghilterra e il grande leader libe* Inoltre, a differenza della Russia sovietica, la Germania nazista permise a tutti i suoi cittadini, meno poche migliaia i cui nomi si trovavano sul libro nero della polizia segreta, di viaggiare all'estero; questa libertà era d'altronde ridotta notevolmente dalle restrizioni valutarie, causate dalla Pagina 176

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt scarsità di valuta estera nel paese. Queste restrizioni non furono più rigorose di quelle per i cittadini britannici dopo il 1945. Il fatto è che i governanti nazisti non sembravano preoccuparsi che il tedesco medio potesse essere contaminato dall'antinazismo visitando i paesi democratici. 256 Trionfo e consolidamento rale del tempo di guerra, con il suo programma " Possiamo vincere la disoccupazione " aveva suscitato in patria ben poco entusiasmo. I giochi olimpici svoltisi a Berlino nell'agosto del 1936 offrirono ai nazisti un'occasione d'oro per impressionare il mondo con i successi del Terzo Reich, ed essi la sfruttarono nel migliore dei modi. Le insegne ]uden uner-wunscht (gli ebrei non sono graditi) scomparirono silenziosamente dai negozi, dagli alberghi, dalle birrerie e dai luoghi di divertimento. La persecuzione degli ebrei e delle due Chiese cristiane venne temporaneamente sospesa e il paese si adeguò disciplinatamente alle esigenze del momento. Mai in precedenza i giochi avevano visto una organizzazione così spettacolare, né un tale sfoggio di grandiosi festeggiamenti. Gbring, Ribbentrop e Goebbels dettero sontuosi ricevimenti ai visitatori stranieri. La " Notte italiana " del ministro della Propaganda, sulla Pfaueninsel presso il Wannsee, raccolse a pranzo più di mille ospiti in uno scenario da Mille e una notte. I turisti, specialmente inglesi e americani, furono fortemente impressionati da ciò che videro: a quanto pareva, un popolo felice, sano, cordiale, unito sotto Hitler; un quadro ben diverso, dissero, da quello che si erano fatti leggendo le corrispondenze da Berlino. Eppure sotto le apparenze, nascosta ai turisti durante quegli splendidi giorni di fine autunno delle Olimpiadi di Berlino, e in verità non considerata dai tedeschi nella sua giusta importanza o accettata con una sorprendente passività, era in atto, almeno agli occhi degli stranieri, una degradante trasformazione della vita tedesca. Non c'era niente di segreto, naturalmente, riguardo alle leggi che Hitler decretava contro gli ebrei o alla persecuzione attuata dal governo contro quel popolo infelice. Le cosiddette leggi di Norimberga del 15 settembre 1935 privarono gli ebrei della cittadinanza tedesca, riducendoli alla condizione di " soggetti ". Proibirono anche il matrimonio tra ebrei e " ariani ", come pure le relazioni extramatrimoniali, e vietarono agli ebrei di assumere in servizio donne " ariane " al di sotto dei trentacinque anni di età. Negli anni seguenti altri tredici decreti a complemento delle leggi di Norimberga mettevano gli ebrei del tutto fuori legge. Già nell'estate del 1936, quando la Germania ospitò i giochi olimpici, affascinando i turisti occidentali, gli ebrei erano stati esclusi, dalla legge o dal terrore nazista (di solito questo precedeva la prima), dagli impieghi pubblici e privati, al punto che almeno la metà di loro non aveva più i mezzi di sussistenza. Nel primo anno del Terzo Reich, il 1933, essi erano stati scacciati dai pubblici uffici, dalla pubblica amministrazione, dal giornalismo, dalla radio, dall'agricoltura, dall'insegnamento, dal teatro, dal cinema. Nel 1934 furono esclusi dalla borsa e, sebbene la proibizione di esercitare la professione in campo giuridico e medico o di dedicarsi agli affari non venisse legalmente sancita fino al 1938, essi praticamente erano già stati estromessi da questi campi, prima che si concludesse il primo quadriennio del potere di Hitler. Furono inoltre loro negati, non solo la maggior parte del superfluo, ma spesso persine lo stretto necessario. In molte città gli ebrei trovavano diffiLa vita nel Terzo Ketch 257 cile, se non addirittura impossibile, acquistare il cibo. Sulle porte delle drogherie, delle macellerie, delle panetterie e delle latterie, vi erano insegne: " Gli ebrei non sono ammessi ". In molte località gli ebrei non potevano procurarsi il latte nemmeno per i bambini. Le farmacie non vendevano loro medicamenti o rimedi. Gli alberghi non davano loro ospitalità. E sempre, dovunque andassero, vi erano le iscrizioni ingiuriose " Severamente proibita la presenza di ebrei in questa città ", oppure " Gli ebrei hanno accesso in questo luogo a loro rischio ". A una curva molto stretta della strada in prossimità di Ludwigshafen c'era un avviso così concepito: " Guidate prudentemente! Curva pericolosa! Gli ebrei a 120 km all'ora! "*. Questa era la situazione degli ebrei al tempo in cui aveva luogo in Germania il festival dei giochi olimpici. Non era che l'inizio di una strada che avrebbe presto condotto alla loro eliminazione fisica. La persecuzione delle Chiese cristiane. La guerra dei nazisti contro le Chiese cristiane cominciò in maniera più Pagina 177

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt moderata. Per quanto Hitler, nominalmente cattolico, avesse inveito contro il cattolicesimo politico nel Mein Kampf e attaccato entrambe le Chiese cristiane per il loro rifiuto di riconoscere il problema razziale, pure, come abbiamo visto, egli aveva ammonito nel suo libro che " un partito politico non deve in nessun modo perdere di vista il fatto che mai, in alcuna precedente esperienza storica, un partito puramente politico era riuscito ad attuare una riforma religiosa ". L'articolo 24 del programma del partito aveva richiesto " la libertà per tutte le confessioni religiose nello Stato, fintantoché non costituiscano un pericolo per... i sentimenti morali della razza tedesca. Il partito si dichiara per un Cristianesimo positivo ". Nel suo discorso del 23 marzo 1933, rivolto al Reichstag, allorché l'istituto legislativo della Germania cedette le sue funzioni al dittatore, Hitler rese onore alle confessioni cristiane come " elementi essenziali per salvaguardare l'anima del popolo tedesco ", promise di rispettare i loro diritti, dichiarò che " l'ambizione del suo governo era di raggiungere un accordo pacifico tra Chiesa e Stato " e aggiunse - mirando ai voti del partito cattolico di Centro, che infatti ottenne - che " noi speriamo di migliorare le nostre relazioni amichevoli con la Santa Sede ". Appena quattro mesi più tardi, il 20 luglio, il governo nazista concluse un concordato con il Vaticano, nel quale si garantiva la libertà della religione cattolica e il diritto della Chiesa a " regolare i propri affari ". L'accordo firmato per la Germania da Papen e per la Santa Sede dal segretario di Stato del Vaticano monsignor Pacelli, il futuro papa Pio XII - era stato appena sottoscritto, che già il governo nazista cominciava a non rispettarlo. Il * L'autore fu violentemente attaccato dalla stampa tedesca e dalla radio, e minacciato di espulsione, per aver scritto in una corrispondenza che alcune di queste insegne antisemitiche si stavano togliendo in vista dei giochi olimpici. 258 Trionfo e consolidamento concordato, però, giungendo proprio in un momento in cui i primi eccessi del nuovo regime della Germania avevano provocato lo sdegno di tutto il mondo, procurò senza dubbio al governo di Hitler molto di quel prestigio * di cui aveva tanto bisogno in quel momento. Il 25 luglio, cinque giorni dopo la ratifica del concordato, il governo tedesco promulgava una legge sulla sterilizzazione che offendeva in particolar modo la Chiesa cattolica. Cinque giorni dopo, si compivano i primi atti per sciogliere la Lega dei giovani cattolici. Negli anni seguenti, migliaia di cattolici, sacerdoti, suore e dirigenti laici furono arrestati, molti sotto false accuse di " immoralità " e di " contrabbando di valuta straniera ". Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica, fu, come abbiamo visto, assassinato nell'epurazione del 30 giugno 1934. Dozzine di pubblicazioni cattoliche vennero soppresse, e perfino la santità del confessionale fu violata dagli agenti della Gestapo. Nella primavera del 1937 la gerarchla cattolica in Germania che, come gran parte del clero protestante, aveva dapprima tentato di col-laborare con il nuovo regime, fu completamente delusa. Il 14 marzo 1937, papa Pio XI promulgava un'enciclica, Con cocente dolore, nella quale il pontefice accusava il governo nazista di " evasione e violazione " del concordato oltre che di seminare " il germe del sospetto, della discordia, dell'odio, della calunnia, e di una fondamentale ostilità, nascosta e palese, verso Cristo e la sua Chiesa ". All'" orizzonte della Germania " il papa vedeva addensarsi " nuvole temporalesche, foriere di funeste guerre religiose... il cui unico scopo è... lo sterminio ". Il reverendo Martin Niembller aveva personalmente ben accolto l'avvento al potere dei nazisti nel 1933. In quell'anno era stata pubblicata la sua autobiografia Dal sommergibile al pulpito. La storia di come questo comandante sommergibilista della prima guerra mondiale fosse divenuto un eminente pastore protestante, aveva ricevuto una lode speciale dalla stampa nazista e il libro era divenuto un best-seller. Per il pastore Niemoller, come per molti altri sacerdoti protestanti, i quattordici anni della Repubblica erano stati, come egli diceva, " anni di oscurità "', e al termine dell'autobiografia egli si mostrava soddisfatto che la rivoluzione nazista avesse finalmente trionfato e che avesse condotto alla " rinascita nazionale ", quella rinascita in vista della quale egli stesso aveva lungamente combattuto, e, per un certo tempo, proprio nei corpi di volontari dai quali provenivano tanti capi nazisti. Ma egli avrebbe provato ben presto una terribile delusione. I protestanti in Germania, come negli Stati Uniti, appartenevano a confessioni diverse. Solo pochissimi - circa 150 ooo su 45 ooo ooo - erano * In una allocuzione al Sacro Collegio, il 2 giugno 1945, papa Pio XII difese il concordato da lui firmato, ma descrisse il nazionalsocialismo, quale Pagina 178

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt egli l'aveva conosciuto in seguito, come " l'arrogante apostasia da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera di redenzione, il culto della violenza, l'idolatria della razza e del sangue, la distruzione della libertà e della dignità1 dell'uomo". La vita nel Terzo Ketch 259 membri delle varie Chiese libere quali la battista e la metodista. Gli altri erano suddivisi fra ventotto chiese luterane e riformate, la più grande delle quali era la chiesa della Vecchia Unione Prussiana con 18 milioni di fedeli. Con il sorgere del nazionalsocialismo ebbe luogo un'ulteriore suddivisione tra i protestanti. I nazisti più fanatici organizzarono, nel 1932, il movimento religioso dei cristiani tedeschi il cui capo più estremista era un certo Ludwig Mùller, cappellano del distretto militare della Prussia orientale: un devoto seguace di Hitler che aveva favorito i primi contatti del Fùhrer col generale Blomberg quando questi comandava il distretto. I " cristiani tedeschi " sostenevano con ardore le dottrine naziste sulla razza e il principio della supremazia del Fiihrer; volevano anzi che diventassero articoli di fede di una Chiesa del Reich destinata a raccogliere in un unico organismo tutti i protestanti. Nel 1933 i " cristiani tedeschi " contavano circa tremila pastori su un totale di diciassettemila, sebbene i loro seguaci laici rappresentassero forse una più alta percentuale di fedeli. In opposizione ai " cristiani tedeschi " vi era un altro gruppo di minoranza che si definiva " la Chiesa confessionale ". Questa aveva circa lo stesso numero di pastori ed era stata retta, a suo tempo, da Niembller. Si opponeva alla nazificazione delle chiese protestanti, respingeva le teorie razziali naziste e denunciava le dottrine anticristiane di Rosenberg e di altri capi nazisti. Tra le due stava la maggior parte dei protestanti, troppo timorosa per unirsi all'una o all'altra delle parti in dissidio e disposta a tenere il piede in due staffe; alla fine tuttavia i più si gettarono nelle braccia di Hitler, accettando il suo intervento negli affari della Chiesa e obbedendo, senza un'aperta protesta, ai suoi voleri. È difficile comprendere la condotta della maggioranza dei protestanti tedeschi nei primi anni del nazismo, se non si tiene conto di due cose: la loro storia e l'influsso di Martin Luterò*. Il grande fondatore del protestantesimo fu tanto un appassionato antisemita quanto un feroce sostenitore del-l'obbedienza assoluta all'autorità politica. Egli voleva che la Germania venisse liberata dagli ebrei e, quando questi furono cacciati, suggerì che fossero privati di " tutto il loro denaro, dei gioielli, dell'argento e dell'oro "; " che le loro sinagoghe e le loro scuole, - disse, - siano bruciate e le loro case demolite e distrutte...; e che essi siano costretti a vivere come zingari sotto un tetto o in una stalla... in miseria e schiavitù, poiché si lamentano e si dolgono continuamente di noi con Dio ": consiglio che fu letteralmente eseguito, quattro secoli più tardi, da Hitler, Goring e Himmler2. In quella che fu forse l'unica rivolta popolare nella storia della Germania, il sollevamento dei contadini del 1525, Luterò consigliò ai principi di adottare le più spieiate misure contro i " cani idrofobi ": cosi egli chiamava i poveri, sfruttati contadini. Qui, come nelle sue espressioni riguardanti gli ebrei, Luterò usava una grossolanità e una brutalità di linguaggio rimaste * Ad evitare ogni malinteso, può essere utile avvertire a questo punto che l'autore è protestante. a6o Trionfo e consolidamento senza riscontro nella storia tedesca sino al tempo del nazismo. La sua possente figura e le sue idee ebbero un influsso determinante su generazioni di tedeschi, specialmente tra i protestanti. Una delle conseguenze fu la facilità con cui il protestantesimo tedesco divenne lo strumento dell'assolutismo di re e di principi, dal xvi secolo fino al momento in cui, nel 1918, re e principi furono spodestati. I monarchi ereditari e i piccoli sovrani divennero vescovi supremi della Chiesa protestante nei loro rispettivi paesi. Così in Prussia il re della casa di Hohenzollern era il capo della Chiesa. In nessun paese, ad eccezione della Russia zarista, il clero fu per tradizione così completamente asservito all'autorità politica dello Stato. I suoi membri, salvo poche eccezioni, si schierarono senza riserve dalla parte del re, degli Junker e dell'esercito, e durante il xix secolo si opposero con zelo ai movimenti liberale e democratico allora nascenti. Perfino la Repubblica di Weimar fu " anatemizzata " dalla maggior parte dei pastori protestanti, non solo perché essa aveva deposto i re e i principi, ma anche perché si appoggiava principalmente ai cattolici e ai socialisti. Durante le elezioni per il Reichstag, non si potè fare a meno di Pagina 179

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notare che il clero protestante - e Niembller ne era un tipico esempio sosteneva in modo aperto i nemici della Repubblica, i nazionalisti e perfino i nazisti. Come Niembller, la maggior parte dei pastori fu ben lieta che Adolf Hitler pervenisse alla carica di cancelliere nel 1933. Ma essi avrebbero presto sperimentato di persona quella tattica nazista del pugno di ferro che aveva portato Hitler al potere politico. Nel luglio 1933 alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti stesero lo statuto di una nuova " Chiesa del Reich " che venne ufficialmente riconosciuto dal Reichstag il 14 luglio. Immediatamente si accese una lotta accanita per l'elezione del primo vescovo del Reich. Hitler insisteva perché questa carica suprema fosse assegnata a un suo amico, il cappellano Miiller, nominato dal Fiihrer in persona suo consigliere personale per le questioni riguardanti le Chiese protestanti. I capi della federazione delle Chiese proponevano invece un eminente teologo, il pastore Friedrich von Bodelschwingh. Ma erano degli ingenui: il governo nazista intervenne, sciolse un certo numero di organizzazioni ecclesiastiche provinciali, sospese dal loro ufficio parecchi autorevoli dignitari delle Chiese protestanti, sguinzagliò le SA e la Gestapo contro i sacerdoti recalcitranti; in breve, terrorizzò tutti coloro che sostenevano Bodelschwingh. Alla vigilia delle elezioni dei delegati al sinodo che avrebbe dovuto eleggere il vescovo del Reich, Hitler parlò personalmente alla radio per " sollecitare " l'elezione dei " cristiani tedeschi ", il cui candidato era Miiller. L'intimidazione ebbe gran successo. Bodelschwingh nel frattempo era stato costretto a ritirare la propria candidatura, e le elezioni dettero la maggioranza ai " cristiani tedeschi " che in settembre, al sinodo di Wittenberg, eleggevano Mùl-ler vescovo del Reich: in quella stessa Wittenberg ove Luterò aveva sfidato Roma per la prima volta. Il nuovo capo della Chiesa, uomo dalla mano pesante, non fu in grado comunque di instaurare una Chiesa unificata, né di nazificare completamente le congregazioni protestanti. Il 13 novembre 1933, il giorno seguente a La vita nel Terzo Reich 261 quello in cui il popolo tedesco aveva dato il suo appoggio incondizionato a Hitler in un plebiscito nazionale, i " cristiani tedeschi " inscenarono una riunione di massa al Palazzo dello Sport di Berlino. Un certo dottor Rein-hardt Krause, capo della setta del distretto di Berlino, propose di abbandonare il Vecchio Testamento, " con le sue storie di mercanti di bestiame e di mezzani ", e di rivedere lo studio del Nuovo Testamento con gli insegnamenti di Gesù, " sì che rispondessero alle esigenze del nazionalsocialismo ". Furono formulate risoluzioni che reclamavano " un Popolo, un Reich, una Fede "; si chiese a tutti i pastori di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, mentre si esigeva che tutte le Chiese adottassero il paragrafo sull'arianesimo e respingessero gli ebrei convcrtiti. Questo fu troppo perfino per i timorati protestanti che avevano preferito non prender parte alla lotta religiosa, e il vescovo Miiller fu costretto a sospendere e sconfessare il dottor Krause. In realtà, la lotta tra il governo nazista e le Chiese era quella di sempre, intesa a stabilire che cosa dovesse esser dato a Cesare e che cosa a Dio. Per quanto riguardava i protestanti, Hitler sostenne che, qualora i " cristiani tedeschi " nazisti non fossero riusciti a mettere d'accordo le Chiese evange-liche sotto il vescovo del Reich, Miiller, il governo sarebbe stato costretto ad assumere personalmente la direzione delle Chiese. Egli aveva sempre nutrito un certo disprezzo per i protestanti, piccola minoranza nel suo paese natale, la cattolica Austria, ma essi costituivano in Germania i due terzi della popolazione. " Potete fare di loro tutto ciò che volete, - ebbe a confidare una volta ai suoi aiutanti; - essi cederanno... sono gente di poco conto, arrendevoli come cani, e il loro imbarazzo trapela non appena rivolgete loro la parola "3. Egli sapeva bene che la resistenza alla nazificazione delle Chiese protestanti veniva da una minoranza di pastori e da una ancor più piccola minoranza di fedeli. All'inizio del 1934, il già deluso pastore Niemoller era divenuto la guida spirituale della resistenza delle minoranze, sia della " Chiesa confessionale " che della Lega di emergenza dei pastori. Al sinodo generale di Barmen, nel maggio 1934, e in una riunione speciale tenuta in novembre nella chiesa di Niemoller a Dahlem, sobborgo di Berlino (la chiesa di Gesù Cristo), la " Chiesa confessionale " si dichiarò la legittima Chiesa protestante della Germania e istituì un governo ecclesiastico provvisorio. Si ebbero così due schieramenti: quello del vescovo del Reich Miiller e quello di Niemoller, che pretendevano Pagina 180

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt entrambi di rappresentare legalmente la Chiesa. È ovvio che l'ex cappellano militare, per quanto vicino a Hitler, non era riuscito a riunificare le Chiese protestanti, e alla fine del 1935, dopo che la Gestapo aveva tratto in arresto settecento pastori della " Chiesa confessionale ", egli abbandonò la carica e scomparve dalla scena. Tempo prima, nel luglio 1935, Hitler aveva nominato ministro per gli Affari ecclesiastici un avvocato nazista suo amico, il dottor Hans Kerrl, incaricandolo di compiere un secondo tentativo in vista di una intesa tra i protestanti. Kerrl, nazista moderato e uomo piuttosto prudente, ebbe dapprima notevole successo. Egli riuscì non solo a persuadere il clero conservatore, che costituiva 262 Trionfo e consolidamento la maggioranza, ma perfino a istituire un comitato ecclesiastico, capeggiato dal venerabile dottor Zollner, il quale, rispettato com'era da tutte le fazioni, avrebbe dovuto organizzare un assestamento generale. Sebbene il gruppo di Niemò'ller collaborasse con questo comitato, esso sosteneva ancora di rappresentare l'unica Chiesa legittima. Quando il comitato, nel maggio 1936, indirizzò a Hitler un cortese ma fermo memorandum in cui si protestava contro le tendenze anticristiane del regime, si denunciava l'antisemitismo del governo e si chiedeva di porre fine all'ingerenza dello Stato negli affari delle Chiese, Frick, il ministro degli Interni nazista, rispose con un'azione spieiata. Vennero arrestati centinaia di pastori della " Chiesa confessionale ", fu assassinato, nel campo di concentramento di Sachsenhausen, il dottor Weissler, uno dei firmatari del memorandum; furono confiscati i fondi di quella Chiesa e le si proibì di fare raccolte di denaro. Il 12 febbraio 1937 il dottor Zollner rassegnò le dimissioni dal comitato ecclesiastico (la Gestapo gli aveva impedito di recarsi a Lubecca, dove erano stati arrestati nove pastori protestanti) denunciando il sabotaggio nei suoi confronti operato dal Ministro degli Affari ecclesiastici. Il dottor Kerrl rispose l'indomani, nel corso di un discorso tenuto ad un gruppo di ecclesiastici sottomessi. Accusò il venerabile Zollner di non tenere in considerazione la dottrina nazista di " razza, sangue e terra " e rivelò apertamente l'ostilità del governo verso entrambe le Chiese, protestante e cattolica, II partito, - disse Kerrl, - si fonda su un Cristianesimo positivo, e il Cristianesimo positivo è il nazionalsocialismo... Il nazionalsocialismo è opera del volere di Dio... Il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco... Il dottor Zollner e il conte Galen [il vescovo cattolico di Miinster] hanno tentato di farmi credere che il Cristianesimo consiste nella fede in Cristo come figlio di Dio. Ciò mi fa ridere... No, il Cristianesimo non si basa sul credo degli Apostoli... Il vero Cristianesimo è rappresentato dal partito, e O popolo tedesco è ora richiamato dal partito, e in particolar modo dal Fiihrer, ad un vero Cristianesimo... Il Fiihrer è l'araldo di una nuova rivelazione4. Il i° luglio 1937, il dottor Niemoller fu arrestato e confinato nella prigione di Moabit. Il 27 giugno egli aveva tenuto, alla congregazione che sempre affollava la sua chiesa di Dahlem, quello che doveva essere il suo ultimo sermone nel Terzo Reich. Quasi presagendo quello che sarebbe avvenuto, egli disse: " Non intendiamo usare il nostro potere per sfuggire alla mano dell'autorità, come non lo intesero anticamente gli apostoli; né più di loro siamo disposti a tacere al cenno dell'uomo quando Dio ci comanda di parlare. Poiché è giusto, e sempre lo sarà, che noi ubbidiamo a Dio piuttosto che all'uomo ". Dopo otto mesi di prigione, egli fu processato il 2 marzo 1938 dinanzi a un Sondergericht, uno dei " tribunali speciali " istituiti dai nazisti per giudicare i rei di offesa verso lo Stato, e, sebbene prosciolto dall'accusa principale di " attacchi clandestini contro lo Stato ", fu tuttavia multato di duemila marchi e condannato a sette mesi di prigione per " abuso del pulpito " e per aver organizzato collette nella sua chiesa. Poiché aveva già scontato un periodo più lungo di prigionia, la corte ordinò che fosse rilasciato, ma, La vita nel Terzo Ketch 263 all'uscita dal tribunale, la Gestapo si impossessò di lui, lo mise sotto " custodia preventiva " e lo confinò nei campi di concentramento: prima a Sach-senhausen e poi a Dachau, dove rimase sette anni, finché non fu liberato dalle truppe alleate. Altri 807 pastori e personalità laiche della " Chiesa confessionale" furono arrestati nel 1937, e diverse altre centinaia nei due anni successivi. Se non fu possibile spezzare completamente la resistenza del gruppo religioso di Pagina 181

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Niembller, si riuscì tuttavia a piegarla. Quanto alla maggioranza dei pastori protestanti, essi cedettero, come quasi tutti gli altri tedeschi, di fronte al terrore nazista. Alla fine del 1937, il vescovo di Hannover, Marahrens, che godeva di molto rispetto, fu indotto dal dottor Kerrl a fare una pubblica dichiarazione certamente considerata molto umiliante da uomini di chiesa di più forte carattere quali Niemoller: " La concezione di vita del nazionalsocialismo costituisce la dottrina nazionale e politica che determina e caratterizza la virilità del popolo tedesco. Essa è quindi obbligatoria anche per i " cristiani tedeschi ". Nella primavera del 1938 il vescovo Marahrens compì il passo finale ordinando a tutti i pastori della sua diocesi di prestare personale giuramento di fedeltà al Fùhrer. In breve tempo la stragrande maggioranza dei pastori protestanti pronunciò il giuramento, impegnandosi così, legalmente e moralmente, a obbedire agli ordini del dittatore. Sarebbe però inesatto dire che la persecuzione dei protestanti e dei cattolici da parte dello Stato nazista avesse lacerato l'unità del popolo tedesco o almeno scosso la grande maggioranza di esso. Non fu così. Un popolo che aveva rinunciato così facilmente alla sua libertà politica culturale ed economica, non era certo disposto, tranne poche eccezioni, a morire, o anche solo a rischiare la prigione, per conservare la libertà di culto. Ciò che veramente scosse i tedeschi negli anni immediatamente successivi al. 1933, furono i brillanti successi di Hitler nel procurare lavoro, creare prosperità, ristabilire la potenza militare della Germania, e ottenere una vittoria dopo l'altra in politica estera. Ben pochi tedeschi persero il sonno per l'arresto di qualche migliaio di pastori e di preti o per le dispute delle varie sette protestanti. E ancor meno si soffermarono a riflettere che sotto la guida di Rosenberg, Bormann e Himmler, sostenuti da Hitler, il regime nazista intendeva, come fine ultimo, distruggere, se possibile, il Cristianesimo in Germania e sostituirlo con il vecchio paganesimo dei primi dèi delle tribù germaniche e con il nuovo paganesimo degli estremisti nazisti. Come Bormann, uno degli uomini più vicini a Hitler, ebbe a dichiarare pubblicamente nel 1941, "il nazionalsocialismo e il Cristianesimo sono inconciliabili ". Ciò che il governo di Hitler auspicava per la Germania fu chiaramente esposto nei trenta punti del programma per la " Chiesa nazionale del Reich " redatto durante la guerra da Rosenberg, un pagano dichiarato che tra le altre cariche ricopriva quella di " Incaricato del Fiihrer per la completa educazione e istruzione intellettuale e filosofica del Partito nazionalsocialista ". I punti essenziali si possono trovare in alcuni dei trenta articoli: 264

Trionfo e consolidamento i. La Chiesa Nazionale del Reich tedesco reclama categoricamente il diritto e il potere esclusivo di controllare tutte le chiese entro i confini del Reich e le dichiara chiese nazionali del Reich tedesco. 5. La Chiesa Nazionale è decisa a sterminare definitivamente... le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. 7. La Chiesa Nazionale non avrà né scribi né pastori né cappellani né preti, ma vi avranno la parola gli oratori del Reich nazionale. 13. La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania. 14. La Chiesa Nazionale dichiara che per essa, e di conseguenza per la nazione te desca, il Meìn Kampf del Fiihrer deve essere considerato il più eminente di tutti i docu menti. Quest'opera... non solo contiene l'etica più nobile, ma costituisce essa stessa il si stema etico più puro e vero per la vita presente e futura della nazione. 18. La Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie e le immagini dei santi. 19. Sugli altari non ci sarà che il Mein Kampf (il libro più sacro per la nazione te desca e quindi per Dio) e, alla sinistra dell'altare, una spada. 30. Il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali e cappelle... e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica 5. La nazificazione della cultura. Pagina 182

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt La sera del io maggio 1933, circa quattro mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, ebbe luogo a Berlino una scena a cui non si era assistito, nel mondo occidentale, dai tempi del tardo Medioevo. Verso la mezzanotte, una fiaccolata di migliaia di studenti fece capo a una piazza dell'Unter den Lin-den di fronte all'Università di Berlino. Le torce accese furono gettate su una montagna di libri raccolti in quel luogo, e mentre le fiamme li avvolgevano altri libri venivano lanciati sul fuoco, finché ne furono distrutti circa ventimila. Scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Era cominciato il rogo dei libri. Molti dei volumi scagliati nelle fiamme quella notte a Berlino dagli allegri studenti sotto l'occhio compiacente del dottor Goebbels, erano stati scritti da autori di fama mondiale. Vi si potevano trovare, tra gli scrittori tedeschi, Thomas e Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Jakob Wasser-mann, Arnold e Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Walther Rathenau, Albert Einstein, Alfred Kerr e Hugo Preuss, lo studioso che aveva redatto la costituzione di Weimar. Ma non si bruciarono soltanto le opere di dozzine di autori tedeschi; vi si unirono anche molti autori stranieri: Jack London, Upton Sinclair, Helen Keller, Margaret Sanger, H. G. Wells, Havelock EUis, Arthur Schnitzler, Freud, Gide, Zola, Proust. Secondo il tenore di un proclama studentesco, fu condannato alle fiamme ogni libro " che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo ". Il dottor Goebbels, nuovo ministro della Propaganda, che d'ora in poi avrebbe costretto la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo, parlò agli studenti mentre i libri in fiamme divenivano cenere: " L'anima del popolo tedesco potrà manifestarsi nuovamente. Queste fiamme non solo illuLa vita nel Terzo Reich 265 minano la fine della vecchia era, ma gettano la loro luce su quella nuova ". La nuova era nazista della cultura tedesca fu illuminata non solo dai falò di libri e dalle misure - più efficaci anche se meno simboliche - adottate per proibire la vendita e la circolazione nelle biblioteche di centinaia di volumi, e per promuovere la pubblicazione di gran numero di nuovi prodotti nazisti, ma anche dall'irreggimentazione della cultura stessa in misura mai sperimentata da alcuna nazione occidentale moderna. Già il 22 settembre 1933 era stata istituita per legge la " Camera per la cultura del Reich ", sotto la direzione del dottor Goebbels. Così era definito lo scopo di questa istituzione secondo le parole della legge stessa: " Al fine di perseguire una politica culturale germanica, è necessario mobilitare gli artisti creativi in tutti i settori, in una organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Il Reich deve non solo delineare le direttive del progresso, sia mentale che spirituale, ma anche guidare e organizzare le professioni ". Furono istituite sette " sottocamere " per guidare e controllare ogni sfera della vita culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema. Tutte le persone impegnate in questi settori culturali furono obbligate a iscriversi alle rispettive organizzazioni, le cui decisioni e direttive avevano validità di legge. Tra gli altri poteri le Camere avevano quello di espellere e rifiutare di accogliere quei membri che " non davano affidamento dal punto di vista politico "; il che significava che coloro che fossero stati ritenuti anche soltanto tiepidi nei riguardi del nazionalsocialismo potevano venire esclusi, come di solito avveniva, dall'esercizio delle loro professioni e arti, privandoli in tal modo dei mezzi di sussistenza. Chi visse in Germania in quegli anni e aveva a cuore queste cose, non potrà mai dimenticare il pietoso declino del livello culturale di un popolo che era riuscito a mantenerlo così alto per tanto tempo. Questo declino fu inevitabile, naturalmente, dal momento in cui i capi nazisti decisero che l'arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema dovevano servire esclusivamente ai fini propagandistici del nuovo regime e della sua singolare filosofia. Nessun autore tedesco vivente di qualche importanza, ad eccezione di Ernst Jiinger e Ernst Wiechert nei primi anni, ebbe le sue opere pubblicate in Germania durante il periodo nazista. Quasi tutti, capeggiati da Thomas Mann, emigrarono. I pochi che rimasero tacquero o furono messi a tacere. Il manoscritto di ogni libro o commedia doveva essere sottopo o al Ministero della Propaganda prima di ricevere l'approvazione per la stampa o la rappresentazione. La musica incontrò minori difficoltà, ma solo perché aveva scarsa attinenza con la politica, e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione, da Bach, Beethoven e Mozart fino a Brahms. Furono però proibite le esecuzioni di Pagina 183

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Mendelssohn perché ebreo (tutte le opere di compositori ebrei furono verboten), come pure la musica del più noto compositore tedesco moderno, Paul Hindemith. Gli ebrei furono rapidamente allontanati dalle grandi orchestre sinfoniche e dai teatri d'opera. A differenza degli

260 Trionfo e consolidamento senza riscontro nella storia tedesca sino al tempo del nazismo. La sua possente figura e le sue idee ebbero un influsso determinante su generazioni di tedeschi, specialmente tra i protestanti. Una delle conseguenze fu la facilità con cui il protestantesimo tedesco divenne lo strumento dell'assolutismo di re e di principi, dal xvi secolo fino al momento in cui, nel 1918, re e principi furono spodestati. I monarchi ereditar! e i piccoli sovrani divennero vescovi supremi della Chiesa protestante nei loro rispettivi paesi. Così in Prussia il re della casa di Hohenzollern era il capo della Chiesa. In nessun paese, ad eccezione della Russia zarista, il clero fu per tradizione così completamente asservito all'autorità politica dello Stato. I suoi membri, salvo poche eccezioni, si schierarono senza riserve dalla parte del re, degli Junker e dell'esercito, e durante il xix secolo si opposero con zelo ai movimenti liberale e democratico allora nascenti. Perfino la Repubblica di Weimar fu " anatemizzata " dalla maggior parte dei pastori protestanti, non solo perché essa aveva deposto i re e i principi, ma anche perché si appoggiava principalmente ai cattolici e ai socialisti. Durante le elezioni per il Reichstag, non si potè fare a meno di notare che il clero protestante - e Niembller ne era un tipico esempio sosteneva in modo aperto i nemici della Repubblica, i nazionalisti e perfino i nazisti. Come Niembller, la maggior parte dei pastori fu ben lieta che Adolf Hitler pervenisse alla carica di cancelliere nel 1933. Ma essi avrebbero presto sperimentato di persona quella tattica nazista del pugno di ferro che aveva portato Hitler al potere politico. Nel luglio 1933 alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti stesero lo statuto di una nuova " Chiesa del Reich " che venne ufficialmente riconosciuto dal Reichstag il 14 luglio. Immediatamente si accese una lotta accanita per l'elezione del primo vescovo del Reich. Hitler insisteva perché questa carica suprema fosse assegnata a un suo amico, il cappellano Miiller, nominato dal Fiihrer in persona suo consigliere personale per le questioni riguardanti le Chiese protestanti. I capi della federazione delle Chiese proponevano invece un eminente teologo, il pastore Friedrich von Bodelschwingh. Ma erano degli ingenui: il governo nazista intervenne, sciolse un certo numero di organizzazioni ecclesiastiche provinciali, sospese dal loro ufficio parecchi autorevoli dignitari delle Chiese protestanti, sguinzagliò le SA e la Gestapo contro i sacerdoti recalcitranti; in breve, terrorizzò tutti coloro che sostenevano Bodelschwingh. Alla vigilia delle elezioni dei delegati al sinodo che avrebbe dovuto eleggere il vescovo del Reich, Hitler parlò personalmente alla radio per " sollecitare " l'elezione dei " cristiani tedeschi ", il cui candidato era Miiller. L'intimidazione ebbe gran successo. Bodelschwingh nel frattempo era stato costretto a ritirare la propria candidatura, e le elezioni dettero la maggioranza ai " cristiani tedeschi " che in settembre, al sinodo di Wittenberg, eleggevano Miiller vescovo del Reich: in quella stessa Wittenberg ove Luterò aveva sfidato Roma per la prima volta. Il nuovo capo della Chiesa, uomo dalla mano pesante, non fu in grado comunque di instaurare una Chiesa unificata, né di nazificare completamente le congregazioni protestanti. Il 13 novembre 1933, il giorno seguente a La vita nel Terzo Reich 261 quello in cui il popolo tedesco aveva dato il suo appoggio incondizionato a Hitler in un plebiscito nazionale, i " cristiani tedeschi " inscenarono una riunione di massa al Palazzo dello Sport di Berlino. Un certo dottor Rein-hardt Krause, capo della setta del distretto di Berlino, propose di abbandonare il Vecchio Testamento, " con le sue storie di mercanti di bestiame e di mezzani ", e di rivedere lo studio del Nuovo Testamento con gli insegnamenti di Gesù, " sì che rispondessero alle esigenze del nazionalsocialismo ". Furono formulate risoluzioni che reclamavano " un Popolo, un Reich, una Fede "; si chiese a tutti i pastori di prestare giuramento di fedeltà a Hitler, mentre si esigeva che tutte le Chiese adottassero il paragrafo suU'arianesimo e respingessero gli ebrei convcrtiti. Questo fu troppo perfino per i timorati protestanti che avevano preferito non prender parte alla lotta religiosa, e il vescovo Mùller fu costretto a sospendere e sconfessare il dottor Krause. In realtà, la lotta tra il governo nazista e le Chiese era quella di sempre, Pagina 184

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt intesa a stabilire che cosa dovesse esser dato a Cesare e che cosa a Dio. Per quanto riguardava i protestanti, Hitler sostenne che, qualora i " cristiani tedeschi " nazisti non fossero riusciti a mettere d'accordo le Chiese evange-liche sotto il vescovo del Reich, Mùller, il governo sarebbe stato costretto ad assumere personalmente la direzione delle Chiese. Egli aveva sempre nutrito un certo disprezzo per i protestanti, piccola minoranza nel suo paese natale, la cattolica Austria, ma essi costituivano in Germania i due terzi della popolazione. " Potete fare di loro tutto ciò che volete, - ebbe a confidare una volta ai suoi aiutanti; - essi cederanno... sono gente di poco conto, arrendevoli come cani, e il loro imbarazzo trapela non appena rivolgete loro la parola "3. Egli sapeva bene che la resistenza alla nazificazione delle Chiese protestanti veniva da una minoranza di pastori e da una ancor più piccola minoranza di fedeli. All'inizio del 1934, il già deluso pastore Niemòller era divenuto la guida spirituale della resistenza delle minoranze, sia della " Chiesa confessionale " che della Lega di emergenza dei pastori. Al sinodo generale di Barmen, nel maggio 1934, e in una riunione speciale tenuta in novembre nella chiesa di Niemòller a Dahlem, sobborgo di Berlino (la chiesa di Gesù Cristo), la " Chiesa confessionale " si dichiarò la legittima Chiesa protestante della Germania e istituì un governo ecclesiastico provvisorio. Si ebbero così due schieramenti: quello del vescovo del Reich Mùller e quello di Niemòller, che pretendevano entrambi di rappresentare legalmente la Chiesa. È ovvio che l'ex cappellano militare, per quanto vicino a Hitler, non era riuscito a riunificare le Chiese protestanti, e alla fine del 1935, dopo che la Gestapo aveva tratto in arresto settecento pastori della " Chiesa confessionale ", egli abbandonò la carica e scomparve dalla scena. Tempo prima, nel luglio 1935, Hitler aveva nominato ministro per gli Affari ecclesiastici un avvocato nazista suo amico, il dottor Hans Kerrl, incaricandolo di compiere un secondo tentativo in vista di una intesa tra i protestanti. Kerrl, nazista moderato e uomo piuttosto prudente, ebbe dapprima notevole successo. Egli riuscì non solo a persuadere il clero conservatore, che costituiva 262 Trionfo e consolidamento la maggioranza, ma perfino a istituire un comitato ecclesiastico, capeggiato dal venerabile dottor Zollner, il quale, rispettato com'era da tutte le fazioni, avrebbe dovuto organizzare un assestamento generale. Sebbene il gruppo di Niemoller collaborasse con questo comitato, esso sosteneva ancora di rappresentare l'unica Chiesa legittima. Quando il comitato, nel maggio 1936, indirizzò a Hitler un cortese ma fermo memorandum in cui si protestava contro le tendenze anticristiane del regime, si denunciava l'antisemitismo del governo e si chiedeva di porre fine all'ingerenza dello Stato negli affari delle Chiese, Frick, il ministro degli Interni nazista, rispose con un'azione spieiata. Vennero arrestati centinaia di pastori della " Chiesa confessionale ", fu assassinato, nel campo di concentramento di Sachsenhausen, il dottor Weissler, uno dei firmatari del memorandum; furono confiscati i fondi di quella Chiesa e le si proibì di fare raccolte di denaro. Il 12 febbraio 1937 il dottor Zollner rassegnò le dimissioni dal comitato ecclesiastico (la Gestapo gli aveva impedito di recarsi a Lubecca, dove erano stati arrestati nove pastori protestanti) denunciando il sabotaggio nei suoi confronti operato dal Ministro degli Affari ecclesiastici. Il dottor Kerrl rispose l'indomani, nel corso di un discorso tenuto ad un gruppo di ecclesiastici sottomessi. Accusò il venerabile Zollner di non tenere in considerazione la dottrina nazista di " razza, sangue e terra " e rivelò apertamente l'ostilità del governo verso entrambe le Chiese, protestante e cattolica. Il partito, - disse Kerrl, - si fonda su un Cristianesimo positivo, e il Cristianesimo positivo è il nazionalsocialismo... Il nazionalsocialismo è opera del volere di Dio... Il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco... Il dottor Zollner e il conte Galen [il vescovo cattolico di Miinster] hanno tentato di farmi credere che il Cristianesimo consiste nella fede in Cristo come figlio di Dio. Ciò mi fa ridere... No, il Cristianesimo non si basa sul credo degli Apostoli... Il vero Cristianesimo è rappresentato dal partito, e il popolo tedesco è ora richiamato dal partito, e in particolar modo dal Fùhrer, ad un vero Cristianesimo... Il Fiihrer è l'araldo di una nuova rivelazione4. Il i° luglio 1937, il dottor Niemoller fu arrestato e confinato nella prigione di Moabit. Il 27 giugno egli aveva tenuto, alla congregazione che sempre affollava la sua chiesa di Dahlem, quello che doveva essere il suo ultimo sermone nel Terzo Reich. Quasi presagendo quello che sarebbe avvenuto, egli Pagina 185

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disse: " Non intendiamo usare il nostro potere per sfuggire alla mano dell'autorità, come non lo intesero anticamente gli apostoli; né più di loro siamo disposti a tacere al cenno dell'uomo quando Dio ci comanda di parlare. Poiché è giusto, e sempre lo sarà, che noi ubbidiamo a Dio piuttosto che all'uomo ". Dopo otto mesi di prigione, egli fu processato il 2 marzo 1938 dinanzi a un Sondergericht, uno dei " tribunali speciali " istituiti dai nazisti per giudicare i rei di offesa verso lo Stato, e, sebbene prosciolto dall'accusa principale di " attacchi clandestini contro lo Stato ", fu tuttavia multato di duemila marchi e condannato a sette mesi di prigione per " abuso del pulpito " e per aver organizzato collette nella sua chiesa. Poiché aveva già scontato un periodo più lungo di prigionia, la corte ordinò che fosse rilasciato, ma, La vita nel Terzo Reich 263 all'uscita dal tribunale, la Gestapo si impossessò di lui, lo mise sotto " custodia preventiva " e lo confinò nei campi di concentramento: prima a Sach-senhausen e poi a Dachau, dove rimase sette anni, finché non fu liberato dalle truppe alleate. Altri 807 pastori e personalità laiche della " Chiesa confessionale " furono arrestati nel 1937, e diverse altre centinaia nei due anni successivi. Se non fu possibile spezzare completamente la resistenza del gruppo religioso di Niemoller, si riuscì tuttavia a piegarla. Quanto alla maggioranza dei pastori protestanti, essi cedettero, come quasi tutti gli altri tedeschi, di fronte al terrore nazista. Alla fine del 1937, il vescovo di Hannover, Marahrens, che godeva di molto rispetto, fu indotto dal dottor Kerrl a fare una pubblica dichiarazione certamente considerata molto umiliante da uomini di chiesa di più forte carattere quali Niemoller: " La concezione di vita del nazionalsocialismo costituisce la dottrina nazionale e politica che determina e caratterizza la virilità del popolo tedesco. Essa è quindi obbligatoria anche per i " cristiani tedeschi ". Nella primavera del 1938 il vescovo Marahrens compì il passo finale ordinando a tutti i pastori della sua diocesi di prestare personale giuramento di fedeltà al Fùhrer. In breve tempo la stragrande maggioranza dei pastori protestanti pronunciò il giuramento, impegnandosi così, legalmente e moralmente, a obbedire agli ordini del dittatore. Sarebbe però inesatto dire che la persecuzione dei protestanti e dei cattolici da parte dello Stato nazista avesse lacerato l'unità del popolo tedesco o almeno scosso la grande maggioranza di esso. Non fu così. Un popolo che aveva rinunciato così facilmente alla sua libertà politica culturale ed economica, non era certo disposto, tranne poche eccezioni, a morire, o anche solo a rischiare la prigione, per conservare la libertà di culto. Ciò che veramente scosse i tedeschi negli anni immediatamente successivi al. 1933, furono i brillanti successi di Hitler nel procurare lavoro, creare prosperità, ristabilire la potenza militare della Germania, e ottenere una vittoria dopo l'altra in politica estera. Ben pochi tedeschi persero il sonno per l'arresto di qualche migliaio di pastori e di preti o per le dispute delle varie sette protestanti. E ancor meno si soffermarono a riflettere che sotto la guida di Rosenberg, Bormann e Himmler, sostenuti da Hitler, il regime nazista intendeva, come fine ultimo, distruggere, se possibile, il Cristianesimo in Germania e sostituirlo con il vecchio paganesimo dei primi dèi delle tribù germaniche e con il nuovo paganesimo degli estremisti nazisti. Come Bormann, uno degli uomini più vicini a Hitler, ebbe a dichiarare pubblicamente nel 1941, "il nazionalsocialismo e il Cristianesimo sono inconciliabili ". Ciò che il governo di Hitler auspicava per la Germania fu chiaramente esposto nei trenta punti del programma per la " Chiesa nazionale del Reich " redatto durante la guerra da Rosenberg, un pagano dichiarato che tra le altre cariche ricopriva quella di " Incaricato del Fùhrer per la completa educazione e istruzione intellettuale e filosofica del Partito nazionalsocialista ". I punti essenziali si possono trovare in alcuni dei trenta articoli: 264

Trionfo e consolidamento i. La Chiesa Nazionale del Reich tedesco reclama categoricamente il diritto e il potere esclusivo di controllare tutte le chiese entro i confini del Reich e le dichiara chiese nazionali del Reich tedesco. 5. La Chiesa Nazionale è decisa a sterminare definitivamente... le religioni cristiane estranee e straniere importate in Germania nel malaugurato anno 800. 7. La Chiesa Nazionale non avrà né scribi né pastori né cappellani né preti, ma vi avranno la parola gli oratori del Reich nazionale. Pagina 186

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 13. La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania. 14. La Chiesa Nazionale dichiara che per essa, e di conseguenza per la nazione te desca, il Mein Kampf del Fiihrer deve essere considerato il più eminente di tutti i docu menti. Quest'opera... non solo contiene l'etica più nobile, ma costituisce essa stessa il si stema etico più puro e vero per la vita presente e futura della nazione. 18. La Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie e le immagini dei santi. 19, Sugli altari non ci sarà che il Mein Kampf (il libro più sacro per la nazione te desca e quindi per Dio) e, alla sinistra dell'altare, una spada. 30. Il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali e cappelle... e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica '. La naziftcazione della cultura. La sera del io maggio 1933, circa quattro mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, ebbe luogo a Berlino una scena a cui non si era assistito, nel mondo occidentale, dai tempi del tardo Medioevo. Verso la mezzanotte, una fiaccolata di migliaia di studenti fece capo a una piazza. dell'Unter den Lin-den di fronte all'Università di Berlino. Le torce accese furono gettate su una montagna di libri raccolti in quel luogo, e mentre le fiamme li avvolgevano altri libri venivano lanciati sul fuoco, finché ne furono distrutti circa ventimila. Scene simili ebbero luogo anche in parecchie altre città. Era cominciato il rogo dei libri. Molti dei volumi scagliati nelle fiamme quella notte a Berlino dagli allegri studenti sotto l'occhio compiacente del dottor Goebbels, erano stati scritti da autori di fama mondiale. Vi si potevano trovare, tra gli scrittori tedeschi, Thomas e Heinrich Mann, Lion Feuchtwanger, Jakob Wasser-mann, Arnold e Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Walther Rathenau, Albert Einstein, Alfred Kerr e Hugo Preuss, lo studioso che aveva redatto la costituzione di Weimar. Ma non si bruciarono soltanto le opere di dozzine di autori tedeschi; vi si unirono anche molti autori stranieri: Jack London, Upton Sinclair, Helen Keller, Margaret Sanger, H. G. Wells, Havelock Ellis, Arthur Schnitzler, Freud, Gide, Zola, Proust. Secondo il tenore di un proclama studentesco, fu condannato alle fiamme ogni libro " che abbia un effetto sovversivo sul nostro futuro e che possa minare il pensiero tedesco, la patria tedesca e le forze che guidano il nostro popolo ". Il dottor Goebbels, nuovo ministro della Propaganda, che d'ora in poi avrebbe costretto la cultura tedesca nella camicia di forza del nazismo, parlò agli studenti mentre i libri in fiamme divenivano cenere: " L'anima del popolo tedesco potrà manifestarsi nuovamente. Queste fiamme non solo illuLa vita nel Terzo Reich 265 minano la fine della vecchia era, ma gettano la loro luce su quella nuova ". La nuova era nazista della cultura tedesca fu illuminata non solo dai falò di libri e dalle misure - più efficaci anche se meno simboliche - adottate per proibire la vendita e la circolazione nelle biblioteche di centinaia di volumi, e per promuovere la pubblicazione di gran numero di nuovi prodotti nazisti, ma anche dall'irreggimentazione della cultura stessa in misura mai sperimentata da alcuna nazione occidentale moderna. Già il 22 settembre 1933 era stata istituita per legge la " Camera per la cultura del Reich ", sotto la direzione del dottor Goebbels. Così era definito lo scopo di questa istituzione secondo le parole della legge stessa: " Al fine di perseguire una politica culturale germanica, è necessario mobilitare gli artisti creativi in tutti i settori, in una organizzazione unificata sotto la guida del Reich. Il Reich deve non solo delineare le direttive del progresso, sia mentale che spirituale, ma anche guidare e organizzare le professioni ". Furono istituite sette " sottocamere " per guidare e controllare ogni sfera della vita culturale: le Camere del Reich per le belle arti, la musica, il teatro, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema. Tutte le persone Pagina 187

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt impegnate in questi settori culturali furono obbligate a iscriversi alle rispettive organizzazioni, le cui decisioni e direttive avevano validità di legge. Tra gli altri poteri le Camere avevano quello di espellere e rifiutare di accogliere quei membri che " non davano affidamento dal punto di vista politico "; il che significava che coloro che fossero stati ritenuti anche soltanto tiepidi nei riguardi del nazionalsocialismo potevano venire esclusi, come di solito avveniva, dall'esercizio delle loro professioni e arti, privandoli in tal modo dei mezzi di sussistenza. Chi visse in Germania in quegli anni e aveva a cuore queste cose, non potrà mai dimenticare il pietoso declino del livello culturale di un popolo che era riuscito a mantenerlo cosi alto per tanto tempo. Questo declino fu inevitabile, naturalmente, dal momento in cui i capi nazisti decisero che l'arte, la letteratura, la stampa, la radio e il cinema dovevano servire esclusivamente ai fini propagandistici del nuovo regime e della sua singolare filosofia. Nessun autore tedesco vivente di qualche importanza, ad eccezione di Ernst Jiinger e Ernst Wiechert nei primi anni, ebbe le sue opere pubblicate in Germania durante il periodo nazista. Quasi tutti, capeggiati da Thomas Mann, emigrarono. I pochi che rimasero tacquero o furono messi a tacere. Il manoscritto di ogni libro o commedia doveva essere sottoposto al Ministero della Propaganda prima di ricevere l'approvazione per la stampa o la rappresentazione. La musica incontrò minori difficoltà, ma solo perché aveva scarsa attinenza con la politica, e perché i tedeschi avevano dietro di sé una grande tradizione, da Bach, Beethoven e Mozart fino a Brahms. Furono però proibite le esecuzioni di Mendelssohn perché ebreo ( tutte le opere di composi • tori ebrei furono verboten), come pure la musica del più noto compositore tedesco moderno, Paul Hindemith. Gli ebrei furono rapidamente allontanati dalle grandi orchestre sinfoniche e dai teatri d'opera. A differenza degli 266 Trionfo e consolidamento scrittori, la maggior parte delle figure rappresentative della musica tedesca preferf rimanere nella Germania nazista e mise il proprio nome e il proprio talento al servizio del Nuovo Ordine. Wilhelm Furtwàngler, uno dei migliori direttori d'orchestra del secolo, rimase in Germania. Egli rimase in disgrazia per un anno, a causa della sua difesa di Hindemith, ma continuò la sua attività per tutto il restante periodo del governo di Hitler. Richard Strauss, forse il più eminente compositore vivente del mondo, rimase in Germania e divenne per un certo tempo presidente della Camera per la musica del Reich, prestando il suo grande nome all'opera di prostituzione della cultura effettuata da Goebbels. Walter Gieseking, l'illustre pianista, passò gran parte del suo tempo in tournées nei paesi stranieri; esse erano organizzate e approvate dal ministro della Propaganda per favorire la conoscenza all'estero della " cultura " tedesca. Ma, sia per la rinuncia ad emigrare da parte dei musicisti, sia per la grande tradizione tedesca nel campo della musica classica, si potè udire, anche nei giorni del Terzo Reich, musica sinfonica e operistica in esecuzioni d'alto livello. In questo campo, primeggiarono l'Orchestra Filarmonica di Berlino e l'Opera di Stato. L'eccellente livello della musica contribuì in parte a far dimenticare la degradazione delle altre arti e di tanti aspetti della vita sotto il nazismo. Anche il teatro conservò molta della sua perfezione finché si attenne alle opere classiche. Max Reinhardt, naturalmente, se n'era andato, assieme a tutti gli altri impresari, registi ed attori ebrei. I commediografi nazisti erano così comicamente scadenti che il pubblico si teneva lontano dalla loro produzione che aveva invariabilmente vita breve. Il presidente della Camera per il teatro del Reich era un certo Hans Johst, commediografo fallito; costui una volta si era pubblicamente vantato di sentire la sua mano attratta dal revolver allorché in sua presenza si pronunciava la parola " cultura ". Ma neppure Johst e Goebbels, che decidevano che cosa si dovesse recitare e a chi dovesse essere affidata la recitazione e la regia, furono in grado di impedire al teatro tedesco di offrire ammirevoli rappresentazioni delle opere di Goethe, Schiller e Shakespeare. Cosa strana, si permise nella Germania nazista la rappresentazione di qualche commedia di Shaw - forse perché egli si prendeva gioco degli inglesi e satireggiava la democrazia, o forse anche perché il suo spirito e le sue vedute politiche di sinistra sfuggivano alla mentalità nazista. Il caso più strano fu quello del più grande commediografo tedesco, Ge-rhart Hauptmann. Un tempo ardente socialista, le sue commedie erano state bandite dai teatri imperiali all'epoca dell'imperatore Guglielmo IL Durante la Repubblica, egli era stato il commediografo più popolare della Germania e tale posizione conservò di fatto nel Terzo Reich; le sue commedie continuarono ad essere Pagina 188

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rappresentate. Non dimenticherò mai la scena all'uscita dalla prima della sua ultima commedia, La figlia della Cattedrale, quando Hauptmann, figura venerabile con la fluente chioma bianca ricadente sul mantello nero, uscì dal teatro a braccetto del dottor Goebbels e di Johst. Egli, come tanti altri eminenti tedeschi, si era riconciliato con La vita nel Terzo Reicb 267 Hitler, e Goebbels, uomo astuto, si era valso di ciò per un'efficace propaganda, facendo notare instancabilmente al popolo tedesco e al mondo esterno che il più grande commediografo tedesco vivente, già socialista e paladino del popolo, non soltanto era rimasto nel Terzo Reich, ma aveva potuto continuare a scrivere e a far rappresentare le sue commedie. Si può arguire quanto fosse sincero, o opportunista o semplicemente mutevole questo ormai anziano commediografo, da quanto successe dopo la guerra. Le autorità americane, reputando che egli avesse servito i nazisti con troppo zelo, bandirono le sue opere dai teatri del loro settore nella Berlino Ovest. I russi allora lo invitarono, lo accolsero come un eroe e organizzarono a Berlino Est un festival delle sue commedie. E il 6 ottobre 1945 Hauptmann inviò un messaggio al " Kulturbund per la rinascita democratica della Germania " controllato dai comunisti, esprimendo ad esso i suoi auguri e la speranza che sarebbe riuscito a fomentare una " rinascita spirituale " del popolo tedesco. La Germania che aveva dato al mondo un Dùrer e un Cranach, non aveva eccelso nel campo delle arti figurative nell'epoca moderna, sebbene l'espressionismo pittorico tedesco e l'architettura della Bauhaus di Monaco costituissero dei movimenti interessanti e originali, e gli artisti avessero avuto parte in tutte le evoluzioni e le rivoluzioni del xx secolo rappresentate dall'impressionismo, cubismo e dadaismo. Per Hitler, che si considerava un vero artista nonostante i suoi fallimenti viennesi in questo campo, tutta l'arte moderna era degenerazione e nonsenso. Nel Mein Kampf si era lasciato andare a una lunga tirata su questo argomento, e una delle sue prime misure, una volta raggiunto il potere, era stata quella di " epurare " la Germania dalla sua arte " decadente " e di tentare di sostituirla con una nuova arte " germanica ". Circa 6500 pitture moderne - non solo opere di tedeschi quali Kokoschka e Grosz, ma anche di Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Picasso e molti altri - furono allontanate dai musei tedeschi. Ciò che doveva sostituire quelle opere fu esposto nell'estate del 1937, quando Hitler inaugurò ufficialmente a Monaco la " Casa dell'arte tedesca ", in uno squallido edificio pseudoclassico al cui progetto egli aveva collabo-rato e che definì " impareggiabile e inimitabile " per l'architettura. In questa prima esposizione d'arte nazista erano ammassate circa novecento opere, scelte tra le 15 ooo proposte: i peggiori rifiuti che l'autore di questo libro abbia mai visto in alcun paese. Lo stesso Hitler fece la selezione finale e, secondo la testimonianza di alcuni compagni di partito che lo accompagnavano in quell'occasione, egli fu tanto irritato da alcuni dei dipinti accolti dalla giuria nazista - presieduta da Adolf Ziegler, un mediocre pittore, presidente della Camera per l'arte del Reich* - che non solo ordinò che fos* Ziegler doveva la sua posizione alla circostanza fortunata di aver dipinto il ritratto di Geli Raubal. •lol 268 Trionfo e consolidamento sero buttati fuori, ma ne prese a calci parecchi facendovi dei buchi con gli stivali. " Ho sempre nutrito la ferma intenzione, - disse nel lungo discorso di inaugurazione della mostra, - qualora il destino ci avesse dato il potere, di non discutere queste cose [di giudizio artistico] ma di deciderle ". E cosi aveva fatto. Nel suo discorso, pronunciato il 18 luglio 1937, egli dettò le direttive naziste per " l'arte tedesca ": Le opere d'atte che non si possono comprendete, ma tichiedono una quantità esagerata di spiegazioni per provare il loro diritto di esistenza come tali e per giungere a quei neurotici che sono sensibili a tali stupide e insolenti assurdità, non capiteranno più pubblicamente tra le mani dei cittadini tedeschi. Che non vi siano illusioni! Il nazionalsocialismo ha intrapreso l'epurazione del Reich tedesco e del nostro popolo da tutte quelle influenze che ne minacciano l'esistenza e il carattere... Con l'apertura di questa esposizione è giunta la fine della follia artistica e della contaminazione del nostro popolo nel campo Pagina 189

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dell'arte... Ciononostante almeno alcuni tedeschi, specialmente in quel centro artistico tedesco che era Monaco, preferirono essere artisticamente corrotti. In un'altra zona della città, in una diroccata galleria, che si raggiungeva salendo un'angusta scaletta, vi era una mostra di " arte degenerata ", organizzata dal dottor Goebbels per mostrare al popolo da che cosa Hitler lo stava salvando. Essa conteneva una splendida collezione di pitture moderne: Koko-schka, Chagall e opere dell'espressionismo e dell'impressionismo. Il giorno in cui la visitai, dopo aver percorso boccheggiante le sale della deprimente " Casa dell'arte tedesca ", la galleria era affollata e una lunga fila occupava le scale scricchiolanti e la strada adiacente. La folla che l'assediava divenne infatti così imponente che il dottor Goebbels, irritato e imbarazzato, ben presto ordinò la chiusura dell'esposizione. 77 controllo della stampa, della radio e del cinema. Ogni mattina, i redattori dei quotidiani di Berlino e i corrispondenti di quelli stampati in altre città del Reich si riunivano al Ministero della Propaganda per farsi dire dal dottor Goebbels, o da uno dei suoi aiutanti, quali notizie stampare e quali tacere, come scrivere le notizie e come intitolarle, quali campagne rimandare o quali lanciare, e qual era l'articolo di fondo desiderato per quel giorno. A evitare malintesi, venivano fornite, assieme alle istruzioni orali, direttive scritte giornalmente. Ai piccoli giornali periferici e ai periodici, le direttive venivano inviate per telegrafo o per posta. Per fare il redattore nel Terzo Reich, un giornalista doveva essere, anzitutto, politicamente e razzialmente " illibato ". La legge per la stampa del Reich del 4 ottobre 1933, che fece del giornalismo una "professione pubblica " controllata dalla legge, stabiliva che tutti i redattori dovessero possedere la cittadinanza tedesca, essere di origine ariana e non sposati con ebrei. L'articolo 14 della legge per la stampa ordinava ai redattori di " tener lonLa vita nel Terzo Reich 269 tano dai giornali qualsiasi cosa che in qualche modo possa indurre il pubblico in errore, confonda il bene personale con il bene comune, o tenda a indebolire la forza del Reich tedesco all'esterno e all'interno, la volontà collettiva del popolo tedesco, la difesa della Germania, della sua cultura e della sua economia... oppure offenda l'onore e la dignità della Germania ". Un tale editto, se fosse entrato in vigore prima del 1933, avrebbe condotto all'esclusione di tutti i redattori nazisti del paese e di tutte le loro pubblicazioni. In questo periodo, esso condusse all'eliminazione di quei giornali e giornalisti che non erano nazisti o rifiutavano di diventarlo. Uno dei primi giornali costretti a smettere la loro attività fu la " Vossi-sche Zeitung ". Essendo stato fondato nel 1704 e annoverando tra i suoi collaboratori del passato nomi come Federico il Grande, Lessing e Rathenau, era diventato il più importante giornale della Germania, paragonabile al " Times " di Londra e al " New York Times ". Ma era un giornale liberale, e apparteneva alla casa editrice Ullstein, ditta ebrea. Dovette cessare la sua attività il i° aprile 1934, dopo 230 anni consecutivi di pubblicazione. Il " Berliner Tageblatt ", altro giornale liberale di fama mondiale, resistette un po' più a lungo, fino al 1937, ma il suo proprietario, l'ebreo Hans Lack-mann-Mosse, era stato costretto a cedere la sua cointeressenza al giornale nella primavera del 1933. Anche il terzo grande giornale liberale tedesco, la " Frankfurter Zeitung ", continuò ad essere stampato dopo essersi disfatto del proprietario ebreo e di tutti i redattori ebrei. Rudolf Kircher, il corrispondente da Londra, anglofilo e liberale, ne divenne il redattore capo e, come Karl Silex - redattore della conservatrice " Deutsche Allgemeine Zeitung " di Berlino, anch'egli già corrispondente da Londra, allievo di Rho-des, ardente ammiratore degli inglesi e liberale - si mise al servizio dei nazisti, rivelandosi spesso, come aveva detto una volta Otto Dietrich, capo della stampa del Reich, a proposito dei " giornali d'opposizione " dei tempi passati, " più papista del papa ". La sopravvivenza di questi tre giornali fu dovuta in parte all'influenza del Ministero degli Esteri tedesco, per cui questi giornali, intemazionalmente noti, erano una specie di cartellone pubblicitario, necessario per bene impressionare l'opinione pubblica straniera. Essi conferivano infatti una certa rispettabilità della Germania nazista, e allo stesso tempo le facevano una lenta e costante propaganda. In questa situazione, in cui tutti i giornali tedeschi ricevevano istruzioni su che cosa stampare e su come redigere le notizie e gli articoli, era Pagina 190

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt inevitabile il sopraggiungere di una mortale monotonia nella stampa nazionale. Perfino un popolo cosi irreggimentato e così propenso ad accettare l'autorità, alla fine si stancò di questi quotidiani. Diminuì la diffusione perfino dei fogli nazisti più importanti quali il " Volkischer Beobachter " del mattino e " Der Angriff " della sera. E la tiratura complessiva di tutti i giornali cadde rapidamente a misura che questi, uno dopo l'altro, soccombevano o venivano rilevati dagli editori nazisti. Nei primi quattro anni del Terzo Reich, il numero dei quotidiani discese da 3607 a 2671. Ma la perdita, da parte del paese, di una stampa libera e varia, rappre270 Trionfo e consolidamento sento, almeno finanziariamente, un guadagno per il partito. Max Amann, sergente maggiore di Hitler durante la prima guerra mondiale e capo del-l'Eher Verlag, la casa editrice del partito, divenne il dittatore finanziario della stampa tedesca. In qualità di capo della stampa per il Reich e presidente della Camera per la stampa, egli era legalmente autorizzato a sopprimere qualsiasi pubblicazione, e poteva di conseguenza acquistarla per quattro soldi. In breve tempo l'Eher Verlag divenne un gigantesco impero editoriale, forse il più imponente e redditizio del mondo *. Nonostante la diminuzione di vendita di molte pubblicazioni naziste, i quotidiani posseduti o controllati dal partito o da privati nazisti avevano raggiunto, all'epoca dello scoppio della seconda guerra mondiale, i due terzi della tiratura quotidiana complessiva di venticinque milioni. In una dichiarazione fatta a Norimberga, Amann descrisse la sua tattica: Quando il partito ebbe preso il potere nel 1933... molte delle imprese che, come la casa Ullstein, erano possedute o controllate da gruppi finanziari ebraici o da gruppi politici e religiosi ostili al partito, trovarono conveniente vendere i loro giornali o cedere le loro attività all'Eher Verlag. Non vi era mercato libero per la vendita di queste proprietà e l'Eher Verlag era di solito l'unico offerente. Con questo procedimento, l'Eher Verlag, insieme ad altre imprese editoriali da esso stesso possedute o controllate, crebbe fino ad avere il monopolio dell'attività editoriale in Germania, nel campo dei giornali... Gli investimenti del partito in queste imprese editoriali ebbero ottimi successi finanziari. Corrisponde alla verità dire che lo scopo fondamentale del programma nazista per la stampa era quello di eliminare tutti i giornali di opposizione '. A un certo momento del 1934, sia Amann che Goebbels fecero appello ai redattori asserviti perché rendessero i loro giornali meno monotoni. Amann disse di deplorare " l'attuale tanto estesa uniformità della stampa, che non è dovuta alle misure del governo né conforme alle sue intenzioni ". Un redattore sconsiderato, Ehm Welke del settimanale " Crune Post ", commise l'errore di prendere sul serio Amann e Goebbels. Egli rimproverò il Ministero della Propaganda per la sua burocrazia e per la soggezione in cui teneva la stampa rendendola così insignificante. La sua pubblicazione fu subito sospesa per tre mesi, ed egli stesso fu destituito da Goebbels e relegato in un campo di concentramento. Presto la radio e il cinema furono pur essi imbrigliati al servizio della propaganda dello Stato nazista. Goebbels aveva sempre considerato la radio (la televisione non era ancora arrivata) il più efficace strumento di propaganda della moderna società e, servendosi della sezione radio del suo Ministero e della Camera per la radio, si assicurò un completo controllo sulle trasmissioni asservendole ai propri fini. Il suo compito fu reso più facile dal fatto che in Germania, come in altri paesi europei, la radiodiffusione era un monopolio posseduto e diretto dallo Stato. Nel 1933 il governo nazista si trovò automaticamente in possesso dell'Ente Radiofonico del Reich. * II reddito personale di Amann salf rapidamente da 108 ooo marchi nel 1934 a 3 800 ooo nel 1942. (Da una lettera all'autore del professor Oron J. Hale, autore di uno studio basato sui documenti superstiti della casa editrice tedesca). La vita nel Terzo Reich 271 II cinema rimase in mano ad imprese private, ma il Ministero della Propaganda e la Camera per i film controllavano ogni settore di questa industria, il loro compito essendo quello, secondo le parole di un commento ufficiale, " di elevare l'industria cinematografica al di sopra dei principi economici liberali... mettendola così in grado di assumere quei compiti che essa è tenuta ad adempiere nello Stato nazionalsocialista ". Il risultato, in entrambi i campi, fu quello di affliggere il popolo tedesco Pagina 191

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt con programmi radiofonici e film altrettanto vuoti e tediosi che i quotidiani e i periodici. Anche un pubblico abituato ad accettare senza proteste che si stabilisse dall'alto cos'era adatto per lui, finì per ribellarsi. Gli spettatori si astenevano in massa dall'andate a vedere i film nazisti, e affollavano le sale dove si davano i pochi film stranieri (per lo più film di Hollywood di seconda categoria) che Goebbels permetteva fossero proiettati sugli schermi tedeschi. Verso la metà del decennio 1930-40, i film tedeschi venivano così frequentemente fischiati, che Wilhelm Frick, ministro degli Interni, pronunciò un severo monito contro " il comportamento sedizioso del pubblico dei cinematografi ". Similmente, i programmi radio venivano così apertamente criticati, che il presidente della Camera per la radio, un certo Horst Dressler-Andress, dichiarò che tale atteggiamento era " un insulto alla cultura tedesca " e non sarebbe stato più tollerato. In quel tempo un ascoltatore tedesco poteva ancora sintonizzare la radio su una stazione straniera senza rischiare la testa, come avvenne più tardi una volta iniziata la guerra. Ed erano forse parecchi a farlo, sebbene fosse mia opinione, come osservatore, che il dottor Goebbels avesse sempre più ragione, nel corso degli anni, nel considerare la radio di gran lunga il più efficace strumento di propaganda del regime, che contribuiva più di ogni altro mezzo di comunicazione a uniformare il popolo tedesco ai fini di Hitler. Io stesso avrei dovuto sperimentare quanto sia facile essere ingannati da una stampa e da una radio insincere e censurate, in uno Stato totalitario. Sebbene, a differenza di quasi tutti i tedeschi, io potessi prendere visione giornalmente dei giornali stranieri - specialmente quelli di Londra, Parigi e Zurigo, che arrivavano il giorno seguente a quello della pubblicazione - e sebbene ascoltassi regolarmente la BBC e altre trasmissioni straniere, la mia attività richiedeva che impiegassi giornalmente molte ore nello spoglio della stampa tedesca, nell'ascolto della radio locale, in colloqui con funzionari nazisti e frequentando le adunate del partito. Sorprendeva, e talvolta impressionava, constatare come, nonostante avessi modo di conoscere la situazione e malgrado l'innata diffidenza verso le notizie di fonte nazista, una costante somministrazione, per anni e anni, di falsificazioni e deformazioni, avesse un certo effetto sulla mente e spesso la fuorviasse. Nessuno, se non è vissuto per anni in un paese totalitario, può rendersi conto di quanto sia difficile sfuggire alle paurose conseguenze della propaganda ben studiata e incessante di un regime. Spesso, in una casa o in un ufficio tedesco, e talvolta durante una conversazione occasionale con uno sconosciuto al ristorante, in una birreria o in un caffè, mi è capitato di trovarmi di fronte alle 272 Trionfo e consolidamento asserzioni più strane da parte di persone apparentemente istruite e intelligenti. Era chiaro che esse stavano ripetendo automaticamente qualche assurdità sentita alla radio o letta nei giornali. Qualche volta si cedeva alla tentazione di farlo notare, ma si era accolti in questo caso da un tale sguardo di incredulità, da una tale reazione di silenzio (come se si fosse bestemmiato contro l'Onnipotente) che si capiva quanto fosse inutile perfino tentare di prendere contatto con una mente ormai deformata, per la quale la realtà delle cose era divenuta quella che Hitler e Goebbels, cinicamente incuranti della verità, indicavano come tale. L'educazione nel Terzo Reich. * II 30 aprile 1934 Bernhard Rust, un Obergruppenfuhrer delle SA, un tempo Gauleiter di Hannover, membro del partito nazista e amico di Hitler fin dai primi anni dopo il '20, fu nominato ministro del Reich per la Scienza, l'Istruzione e la Cultura popolare. Nel bizzarro, scompigliato mondo del nazionalsocialismo, Rust era adattissimo al suo compito. Dal 1930 in poi, egli era stato un maestro elementare di provincia disoccupato, essendo stato destituito in quell'anno dalle locali autorità repubblicane di Hannover per certe manifestazioni di squilibrio mentale (per quanto la sua espulsione fosse probabilmente dovuta, almeno in parte, al suo fanatico nazismo). Il dottor Rust infatti predicava il vangelo nazista con lo zelo di un Goebbels e con la meticolosità di un Rosenberg. Nominato ministro prussiano per la Scienza, l'Arte e l'Istruzione nel febbraio del 1933, egli si vantava di essere riuscito, in poche ore, a " liquidare la scuola come istituto di acrobazie intellettuali ". A un uomo così superficiale veniva ora affidato un controllo dittatoriale sulla scienza tedesca, le scuole pubbliche, gli istituti di cultura superiore e le organizzazioni giovanili. L'educazione nel Terzo Reich, infatti, come la vedeva Hitler, non doveva essere relegata nelle opprimenti aule scolastiche, bensf essere integrata con un sistema spartano di graduale addestramento Pagina 192

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt politico e militare, nei singoli gruppi giovanili, per poi raggiungere l'apice, non tanto nelle università e negli istituti tecnici riservati soltanto a una piccola minoranza di giovani, ma prima, per i ragazzi di diciott'anni, nel lavoro obbligatorio, e poi, per i coscritti, nel servizio militare. Il disprezzo di Hitler per i " professori " e per l'intellettualismo accademico aveva condito le pagine del Mein Kampf, nel quale egli aveva esposto alcune delle sue idee sull'educazione: " Tutta l'educazione impartita da uno Stato nazionale, - aveva scritto, - deve mirare principalmente non a riempire la testa di sapienza, ma a formare un corpo tìsicamente sano fino al midollo ". Ma, cosa ancor più significativa, egli aveva sottolineato nel suo libro l'importanza di attrarre prima e poi allenare la gioventù al servizio " di un nuovo Stato nazionale ". Argomento, questo, su cui ritornò spesso dopo esser divenuto il dittatore della Germania. " Quando un avversario La vita nel Terzo Reich 273 dichiara: non verrò dalla vostra parte, - egli disse in un discorso il 6 novembre 1933, - io rispondo con calma: Tuo figlio è già dei nostri... Che cosa sei tu? tu morrai. Ma i tuoi discendenti stanno già nel nuovo campo. Tra breve essi non conosceranno altro che questa nuova comunità ". E il i° maggio 1937 egli dichiarò: " Questo nuovo Reich non cederà a nessuno la sua gioventù, ma la prenderà egli stesso, le darà la propria educazione e l'alleverà a proprio modo ". Non era un'oziosa vanteria: era precisamente ciò che stava accadendo. Le scuole tedesche, dalle elementari fino all'università, furono rapidamente nazificate. I libri di testo furono riscritti in tutta fretta, i programmi di studio furono cambiati, il Mein Kampf divenne, secondo le parole di " Der deutsche Erzieher ", organo ufficiale degli educatori, " l'infallibile stella che da l'orientamento alla pedagogia ", e gli insegnanti che non riuscirono a vedere la nuova luce furono gettati fuori. Gran parte degli insegnanti erano stati più o meno di sentimenti nazisti, se non addirittura iscritti al partito. Al fine di rafforzare la loro ideologia, essi furono inviati in scuole speciali per un'istruzione intensiva sui principi del nazionalsocialismo, con particolare attenzione alle dottrine razziali di Hitler. Tutte le persone che esercitavano la professione di insegnante, dalla scuola materna fino all'università, furono obbligate ad iscriversi alla Lega nazionalsocialista degli insegnanti, che, per legge, era tenuta " responsabile del coordinamento ideologico e politico di tutti gli insegnanti, secondo le direttive nazionalsocialiste ". Il decreto sulla pubblica amministrazione, del 1937, richiedeva agli insegnanti di essere " gli esecutori della volontà dello Stato appoggiato dal partito " e di essere pronti " in qualsiasi momento a difendere senza riserve lo Stato nazionalsocialista ". Un decreto precedente li aveva classificati impiegati statali, e quindi assoggettati alle leggi razziali. Gli ebrei, naturalmente, non potevano insegnare. Tutti gli insegnanti dovevano prestare giuramento di " fedeltà e ubbidienza ad Adolf Hitler ". Più tardi, nessuno poteva insegnare se non aveva servito nelle SA, nell'organizzazione di lavoro o nella Gioventù hitleriana. I candidati per i posti di docente all'università dovevano frequentare per sei mesi un campo di osservazione dove le loro concezioni e il loro carattere venivano studiati da esperti nazisti che ne riferivano al Ministero dell'Educazione, questo rilasciava licenze di insegnamento, fondate sull'" affidamento " politico che davano i candidati. Prima del 1933, le scuole pubbliche tedesche erano sotto la giurisdizione delle autorità locali, e le università sotto quella dei singoli Stati. Ora furono poste tutte sotto il ferreo comando del ministro del Reich per l'Educazione che nominava anche i rettori e i decani delle università, fino allora eletti dal consiglio dei professori delle singole facoltà. Egli nominava anche i dirigenti dell'unione degli studenti universitari, alla quale dovevano appartenere tutti gli studenti, e dell'unione degli insegnanti, che comprendeva tutti i docenti. L'associazione NS dei docenti universitari, sotto lo stretto controllo di esperti nazisti, ebbe un ruolo decisivo nella scelta di coloro che dovevano insegna274 Trionfo e consolidamento re controllando che gli insegnamenti fossero conformi alle teorie nazista. Il risultato di una nazificazione spinta a tal punto, fu catastrofico per l'istruzione e la cultura tedesca. La storia fu talmente falsificata nei nuovi libri di testo e nelle lezioni degli insegnanti, che divenne una cosa ridicola. L'insegnamento delle " scienze razziali ", che esaltavano i tedeschi come la razza dominatrice e descrivevano gli ebrei come la causa di quasi tutti i mali del mondo, fu ancora più catastrofico. Nella sola Università di Berlino, dove Pagina 193

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avevano insegnato nel passato tanti illustri studiosi, il nuovo rettore, membro dei reparti d'assalto, di professione veterinario, istituì venticinque nuovi corsi di Rassenkunde (scienza razziale) e, quando ebbe completamente disintegrata l'università, istituì ottantasei corsi legati alla sua professione. L'insegnamento delle scienze naturali, nelle quali la Germania aveva eccelso per generazioni, peggiorò rapidamente. Grandi professori come Eins-tein e Franck per la fisica, Haber, Willstatter e Warburg per la chimica, furono licenziati o si dimisero. Quelli che rimasero, o almeno molti di essi, furono contagiati dalle aberrazioni naziste e cercarono di applicarle alla scienza pura. Cominciarono ad insegnare ciò che chiamavano la fisica tedesca, la chimica tedesca, la matematica tedesca. Infatti, nel 1937 uscì un giornale intitolato " Deutsche Mathematik " il cui primo articolo proclamava solennemente che l'idea che la matematica potesse essere giudicata indipendente dalla razza, portava " in sé il germe della distruzione della scienza tedesca ". Le farneticazioni di questi scienziati tedeschi divennero incredibili anche per un profano. " La scienza tedesca? - chiese il professor Philipp Lenard dell'Università di Heidelberg, uno degli scienziati del Terzo Reich pili colti e rispettati in campo internazionale. - Ma, si risponderà, la scienza è e rimane internazionale. Ebbene, ciò è falso: in realtà la scienza, come ogni altro prodotto umano, è legata alla razza e condizionata dal sangue ". Il professor Rudolph Tomaschek, direttore dell'istituto di fisica di Dresda, si spinse più oltre: " La fisica moderna, - egli scrisse, - è uno strumento del giudaismo mondiale per la distruzione della scienza nordica... La vera fisica è creazione dello spirito tedesco... Infatti tutta la scienza europea è frutto del pensiero ariano, o meglio tedesco ". Il professor Johannes Stark, capo dell'Istituto nazionale tedesco di scienze fisiche, aveva lo stesso modo di vedere le cose. " Si potrebbe constatare, - egli disse, - che gli iniziatori della ricerca nel campo della fisica e i grandi inventori da Galileo a Newton, fino ai pionieri della fisica del nostro tempo, furono quasi esclusivamente ariani e, in numero predominante, appartenenti alla razza nordica ". Ci fu anche il professore Wilhelm Muller, del Politecnico di Aquisgrana, che in un libro intitolato 11 giudaismo e la scienza immaginò un complotto mondiale ebraico per contaminare le scienze e, di conseguenza, distruggere la civiltà. Per lui Einstein, con la sua teoria della relatività, era l'arcidemo-nio. Secondo questo singolare professore nazista, la teoria di Einstein, su cui si basa tanta parte della fisica moderna, " mira dal principio alla fine a trasformare, come per stregoneria, il mondo vivente - e cioè quello non La vita nel Terzo Ketch 275 ebraico - nato dalla madre terra e basato sul sangue, in un'astrazione spettrale in cui tutte le differenze individuali dei popoli e delle nazioni, nonché le caratteristiche più intime delle razze si perdono nell'irrealtà, e in cui sopravvive soltanto una insostanziale diversità di dimensioni geometriche, che produce tutti gli avvenimenti con la coartazione della sua atea soggezione alle leggi ". Il consenso mondiale ottenuto da Einstein con la pubblicazione della sua teoria sulla relatività, dichiarò il professor Mùller, fu in realtà soltanto una manifestazione di giubilo per " l'approssimarsi di un dominio ebraico sul mondo che avrebbe dovuto ridurre la virilità tedesca, irrevocabilmente ed eternamente, al livello di un'inerte schiavitù ". Per il professor Ludwig Bieberback, dell'Università di Berlino, Einstein era un " ciarlatano straniero ". Anche secondo il professor Lenard: " all'ebreo manca fondamentalmente la capacità di capire la verità..., essendo egli sotto questo punto di vista molto diverso dal ricercatore ariano, dotato dell'attento e serio desiderio di cercare la verità... La fisica ebraica è quindi un fantasma e un fenomeno di degenerazione della fondamentale fisica tedesca "7. Eppure dal 1905 al 1931 dieci ebrei tedeschi avevano avuto il premio Nobel per il loro contributo alla scienza. Durante il Secondo Reich, i professori di università, al pari del clero protestante, avevano appoggiato ciecamente il governo conservatore e le sue mire espansionistiche, e le aule delle lezioni erano state fucine di virulento nazionalismo e antisemitismo. La Repubblica di Weimar aveva voluto, in campo accademico, una completa libertà. Ne era risultato, tra l'altro, che quasi tutti gli insegnanti universitari, decisamente antiliberali, antidemocratici e antisemiti, avevano contribuito a minare il regime democratico. La maggior parte dei professori erano nazionalisti fanatici che desideravano la restaurazione di una Germania conservatrice e monarchica. E sebbene prima del 1933 i nazisti fossero considerati da molti di loro troppo rumorosi e violenti per conquistarsi la loro simpatia, pure gli insegnamenti di questi professori contribuirono a Pagina 194

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt preparare l'avvento del nazismo. Già nel 1932 la maggior parte degli studenti sembrava entusiasta di Hitler. Fu sorprendente constatare quanti membri delle facoltà universitarie accettarono supinamente la nazificazione della cultura superiore, dopo il 1933. Sebbene cifre ufficiali indichino in 2800 (circa un quarto della totalità) il numero dei professori e dei docenti licenziati durante i primi cinque anni del regime, la proporzione di coloro che persero il posto per aver sfidato il nazionalsocialismo fu - come constatò il professor Wilhelm Rò'pke, anch'egH radiato dall'Università di Marburgo nel 1933 - "quanto mai scarsa". Ciò nonostante, tra quei pochi si trovavano nomi famosi nel mondo accademico tedesco: Karl Jaspers, E. I. Gumbel, Theodor Litt, Karl Barth, Julius Eb-binghaus e vari altri. I più emigrarono prima in Svizzera, Olanda e Inghilterra, e in seguito in America. Uno di loro, il professor Theodor Lessing, 276 Trionfo e consolidamento fuggito in Cecoslovacchia, fu rintracciato dai sicari nazisti e assassinato a Marienbad il 31 agosto 1933. La grande maggioranza dei professori, tuttavia, rimase al suo posto e, già nell'autunno del 1933, circa 960, guidati da luminari della scienza quali il professor Sauerbruch, chirurgo, Heidegger, filosofo esistenzialista, e Pinder, studioso di storia dell'arte, dichiararono pubblicamente il loro appoggio a Hitler e al regime nazionalsocialista. " Fu una scena di prostituzione, - scrisse più tardi il professor Rbpke, che ha macchiato la storia onorevole della cultura germanica "8. Come disse il professor Julius Ebbinghaus, rievocando nel 1945 quel cataclisma, " le università tedesche non vollero, finché erano in tempo, opporsi pubblicamente, con tutta la loro influenza, alla distruzione del sapere e dello Stato democratico. Esse non vollero conservare acceso il faro della libertà e della giustizia durante la notte della tirannide "9. Il costo di questa viltà fu grande: dopo sei anni di nazificazione il numero degli studenti universitari diminuì di più della metà - da 127920 a 58 325. La diminuzione delle iscrizioni agli istituti tecnici, che fornivano alla Germania i suoi scienziati e ingegneri, fu ancor più notevole - da 20 474 a 9554. Il livello culturale accademico scese vertiginosamente. Nel 1937 non si notava soltanto una scarsità di giovani nelle facoltà di scienze e ingegneria, ma anche una decadenza nel grado della loro preparazione. Molto prima dello scoppio della guerra, l'industria chimica, occupatissima a collaborare all'incremento del riarmo nazista, si lamentava attraverso il suo organo ufficiale, " Die Chemische Industrie ", che la Germania stava perdendo il primato nella chimica. Non solo l'economia - osservava - ma anche la difesa nazionale era in pericolo, e attribuiva lo scarso numero dei giovani scienziati e la loro preparazione scadente al basso livello degli istituti tecnici. Lo svantaggio della Germania fu, come si vide poi, un vantaggio per il mondo libero, specialmente nella gara per la realizzazione della bomba atomica. La storia dei fortunati sforzi dei capi nazisti, guidati da Himmler, per ostacolare il programma atomico, è troppo lunga e complicata per essere raccontata in queste pagine. Fu però un'ironia del destino che la realizzazione della bomba atomica negli Stati Uniti dovesse tanto a due uomini che erano stati esiliati dalle dittature nazista e fascista per cause razziali e politiche, Einstein dalla Germania e Fermi dall'Italia. Per Hitler avevano importanza non tanto le scuole pubbliche, che egli stesso aveva abbandonato così presto, quanto le organizzazioni della Gioventù hitleriana, con le quali egli contava di educare ai suoi fini la gioventù tedesca. Negli anni della lotta sostenuta per il potere dal partito nazista, il movimento della Gioventù hit riana aveva avuto scarsa importanza. Nel 1932, ultimo anno della Repubblica, gli iscritti erano solo 107 956, rispetto ai circa dieci milioni di giovani appartenenti alle varie organizzazioni riunite nel Comitato del Reich per le Associazioni della Gioventù Tedesca. In nesLa vita nel Terzo Reich 277 sun paese del mondo vi era stato un movimento giovanile cosf imponente per numero e vitalità. Hitler, sapendo ciò, era ben deciso ad impossessarsene e a nazificarlo. Il principale esecutore di questo compito fu un bel giovane, di mente mediocre ma di grande attitudine al comando, Baldur von Schirach, che, preso dall'incantesimo di Hitler, si era iscritto al partito nel 1925, a diciott'an-ni, e nel 1931 era stato nominato capo della gioventù del partito nazista. In mezzo alle sfregiate, litigiose Camicie Brune, egli aveva il curioso Pagina 195

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aspetto di uno studente di college americano, fresco ed immaturo, e ciò era forse dovuto al fatto che egli aveva, come abbiamo visto, antenati americani (tra cui due firmatari della Dichiarazione di Indipendenza)10. Schirach fu nominato " capo della Gioventù del Reich tedesco " nel giugno 1933. Scimmiottando la tattica dei più anziani capipartito, la sua prima azione fu quella di mandare una banda armata di cinquanta affiliati alla Gioventù hitleriana, ad occupare gli uffici centrali del Comitato del Reich per le Associazioni Giovanili Tedesche; in questa spedizione un vecchio ufficiale dell'esercito prussiano, il generale Vogt, capo del comitato, fu scacciato. Subito dopo Schirach assalì uno dei più famosi eroi della marina tedesca, l'ammiraglio von Trotha che era stato capo di Stato maggiore della flotta d'alto mare nella prima guerra mondiale, e che ora era presidente dell'associazione giovanile. Anche questo stimato ammiraglio fu messo in fuga, la sua carica abolita e la sua organizzazione sciolta. Proprietà del valore di milioni di dollari furono confiscate, soprattutto negli ostelli per la gioventù disseminati in tutta la Germania. Il concordato del 20 luglio 1933 si era particolarmente preoccupato di assicurare la continuazione indisturbata dell'associazione della gioventù cattolica. Il i" dicembre 1936, Hitler decretò che si mettessero fuori legge questa e tutte le altre organizzazioni giovanili non naziste. ... Tutta la gioventù tedesca del Reich fa parte dell'organizzazione della Gioventù hitleriana. ' La gioventù tedesca, oltre ad essere allevata nella famiglia e nelle scuole, verrà educata tìsicamente, intellettualmente e moralmente nello spirito del nazionalsocialismo... nella Gioventù hitleriana ". Schirach, il cui ufficio prima dipendeva dal Ministero dell'Educazione, ora divenne responsabile direttamente verso Hitler. Il mediocre giovanotto di ventinove anni, che scriveva versi leziosi in lode di Hitler (" questo genio che rasenta le stelle ") emulando Rosenberg nel suo stravagante paganesimo e Streicher nel suo virulento antisemitismo, era divenuto il dittatore della gioventù del Terzo Reich. Dai sei ai diciotto anni, età in cui cominciava la coscrizione per il lavoro obbligatorio o nell'esercito, i giovani d'ambo i sessi, erano organizzati nei diversi quadri della Gioventù hitleriana. I genitori che risultavano colpevoli di aver tentato di impedire che i loro figli entrassero a far parte dell'organizzazione, erano passibili di gravi condanne detentive anche se, in qualche caso, essi si opponevano semplicemente a che le fanciulle entrassero in organiz278 Trionfo e consolidamento zazioni in cui i casi di gravidanza avevano assunto proporzioni scandalose. Dai sei ai dieci anni, i bambini compivano una sorta di apprendistato prima di entrare nella Gioventù hitleriana, in qualità di Pimpf. A ognuno era dato un libretto personale in cui venivano registrati i suoi progressi, anche in campo ideologico, durante tutto il periodo della sua appartenenza al movimento giovanile nazista. A dieci anni, superato uno speciale esame di atletica, campeggio e storia nazificata, egli entrava a far parte del Jungvolk (Giovane popolo) ove prestava il seguente giuramento: In presenza di questa bandiera di sangue che rappresenta il nostro Fuhrer, giuro di dedicare tutte le mie energie e la mia forza al salvatore del nostro paese, Adolf Hitler. Sono disposto e pronto a dare la mia vita per lui, con l'aiuto di Dio. A quattordici anni il ragazzo entrava nella Gioventù hitleriana propriamente detta e vi rimaneva fino ai diciott'anni, quando passava al lavoro obbligatorio o nell'esercito. La Gioventù hitleriana era un'organizzazione molto vasta e di tipo paramilitare simile alle SA, e in essa i giovani che tra poco sarebbero stati uomini ricevevano un'istruzione sistematica, non solo nel campo dello sport, del campeggio e dell'ideologia nazista, ma anche in quello dell'arte militare. Più d'una volta chi scrive questo libro fu interrotto nelle sue scampagnate di fine settimana nei dintorni di Berlino da giovani hitleriani vaganti per i boschi o attraverso la brughiera, con i fucili puntati e pesanti zaini militari sulle spalle. Qualche volta anche le ragazze giocavano ai soldati, dato che il movimento della Gioventù hitleriana non trascurava l'altro sesso. Dai dieci ai quattordici anni, le fanciulle tedesche venivano arruolate come Jungmàdel - letteralmente "giovani ragazze": portavano anch'esse un'uniforme, composta di una blusa bianca, una gonna blu scuro, calzini e pesanti scarpe da montagna (non certo Pagina 196

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt molto femminili). Il loro addestramento assomigliava molto a quello impartito ai ragazzi della stessa età, e comprendeva lunghe marce con pesanti fardelli ogni fine settimana e il solito addottrinamento in " filosofia " nazista. Si metteva però in particolare rilievo il compito delle donne del Terzo Reich: essere innanzi tutto sane madri di sani figli. Su questo punto si insisteva ancor più quando le ragazze, a quattordici anni, entravano a far parte del BDM - Bund Deutscker Màdel (Lega delle fanciulle tedesche). A diciotto anni molte migliaia delle ragazze del BDM (dove rimanevano fino ai ventun anni) andavano a lavorare, per un anno, nelle aziende agricole: era il loro cosiddetto Landjahr, equivalente al lavoro obbligatorio dei giovani. Era loro compito aiutare sia in casa che nei campi. Le ragazze vivevano a volte nelle fattorie, e spesso in piccoli accampamenti nei distretti rurali dai quali, ogni mattina di buon'ora, venivano condotte in camion alle fattorie. Sorsero presto problemi morali. La presenza di una graziosa ragazza di città alle volte disgregava la famiglia di un contadino, e si cominciarono ad udire vivaci proteste da parte di genitori le cui figlie erano state rese madri nelle fattorie. Ma non era il solo problema: di solito, un campo di ragazze era situato vicino a un campo di lavoro per giovani. Anche questa viciLa vita nel Terzo Ketch 279 nanza sembra fosse causa di molte gravidanze. Un distico ironico, ispirato dal motto del Fronte del Lavoro " La forza mediante il piacere ", ma che si applicava particolarmente bene al Landjahr delle ragazze, fece il giro di tutta la Germania: Nei campi e nelle brughiere persi la forza nel piacere. Analoghi problemi morali sorgevano anche durante l'anno di esperienza domestica, per raggiungere la quale circa mezzo milione di ragazze hitleriane passavano un anno al servizio presso una famiglia cittadina. Veramente, i più convinti nazisti non li consideravano affatto problemi morali. Più volte ebbi occasione di udire dirigenti femminili del BDM - invariabilmente di aspetto insignificante e di solito nubili - che catechizzavano le ragazze affidate alla loro custodia sul dovere morale e patriottico di mettere al mondo figli per il Reich di Hitler: legittimi qualora fosse possibile, illegittimi se necessario. Alla fine del 1938, la Gioventù hitleriana contava 7 728 259 iscritti. Per grande che fosse questo numero, circa quattro milioni di giovani erano riusciti a rimanere estranei all'organizzazione, e nel marzo 1939 il governo emanò una legge per la coscrizione di tutti i giovani nella Gioventù hitleriana, con lo stesso criterio del richiamo alle armi. I genitori che cercavano di opporsi furono ammoniti: i loro figli sarebbero stati sottratti alla famiglia e messi in orfanotrofi o in altre istituzioni. La svolta finale per l'educazione nel Terzo Reich venne con l'istituzione di tre tipi di scuole per l'istruzione dell'elite: le scuole Adolf Hitler, sotto la direzione della Gioventù hitleriana, gli Istituti Politici Nazionali per l'Educazione, e i Castelli dell'Ordine; questi ultimi due sotto l'egida del partito. Le scuole Adolf Hitler accoglievano i ragazzi più promettenti dello Jung-volk, all'età di dodici anni, e impartivano loro, per un periodo di sei anni, un addestramento intensivo per i posti di comando nel partito e nei pubblici servizi. I giovani vivevano in queste scuole secondo una disciplina spartana, e, ottenuto il diploma, potevano essere ammessi all'università. Dieci di queste scuole furono fondate dopo il 1937, di cui la principale era la Akade-mie di Brunswick. Lo scopo degli Istituti Politici di Educazione era quello di ripristinare il tipo di educazione già impartito nelle vecchie accademie militari prussiane. Ciò, secondo un commento ufficiale, serviva a coltivare " lo spirito militaresco con i suoi attributi di coraggio, senso del dovere e semplicità ". Si aggiungeva a ciò una speciale istruzione dei principi nazisti. Le scuole erano soggette alla supervisione delle SS, che fornivano loro i direttori e la maggior parte degli insegnanti. Tre di queste scuole furono fondate nel 1933; divennero trentuno alla vigilia della guerra. Tre di queste erano femminili. Proprio in cima alla piramide stavano i cosiddetti Castelli dell'Ordine, a8o Trionfo e consolidamento gli Ordensburgen. In questi, nell'atmosfera dei castelli dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici del quattordicesimo e quindicesimo secolo, era educata l'elite dell'elite nazista. L'ordine cavalieresco dei Cavalieri Teutonici era stato fondato sul principio dell'ubbidienza assoluta al " maestro ", VOrdens-meister, e aveva consacrato la sua attività alla conquista, da parte Pagina 197

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt germanica, delle terre slave dell'est, e all'asservimento dei loro abitanti. I Castelli dell'Ordine nazisti avevano disciplina e scopi simili. Soltanto i più fanatici giovani nazionalsocialisti vi erano ammessi, scelti di solito dai ranghi più elevati dei graduati delle scuole Adolf Hitler e degli Istituti Politici. Vi erano quattro castelli, e ogni giovane li frequentava tutti, in periodi successivi. Il primo dei sei anni, lo studente lo passava nel castello specializzato in " scienze razziali " e in altri aspetti dell'ideologia nazista. La maggior cura era data all'esercizio e alla disciplina mentale e poi, in linea subordinata, all'esercizio fisico. Questa graduatoria era capovolta il secondo anno, in un castello in cui avevano il primo posto l'atletica e gli sport, inclusi l'alpinismo e il lancio col paracadute. Il terzo castello, in cui gli studenti passavano l'anno e mezzo successivo, impartiva un'educazione politica e militare. Infine, nel quarto e ultimo stadio della sua educazione, lo studente era inviato a trascorrere un anno e mezzo all'Ordensburg di Marienburg nella Prussia orientale, vicino alla frontiera polacca. Lì, proprio tra le mura dello stesso castello dell'Ordine che era stato, cinque secoli prima, una fortezza dei Cavalieri Teutonici, la sua istruzione politica e militare veniva centrata sulla " questione orientale " e sul bisogno (e diritto!) della Germania di espandersi entro terre slave nella sua eterna ricerca di Lebensraum (spazio vitale). Eccellente preparazione, come risultò e così certo doveva risultare, per gli avvenimenti del 1939 e degli anni successivi. In tal modo venivano preparati i giovani per la vita, il lavoro, la morte nel Terzo Reich. Sebbene la loro mente venisse deliberatamente avvelenata, gli studi regolari interrotti, la famiglia largamente sostituita nell'opera di " educazione ", i ragazzi e le ragazze e i giovani dei due sessi sembravano immensamente felici, pieni di entusiasmo per la loro vita di affiliati alla Gioventù hitleriana; e, senza dubbio, la consuetudine di riunire assieme i figli di tutte le classi sociali e di tutti gli strati della vita nazionale, così che tutti, provenienti da un ambiente povero o ricco, dalla casa di un operaio, di un contadino, di un commerciante o di un aristocratico, dividessero compiti comuni, era in sé buona e salutare. Per lo più non nuoceva a un ragazzo o a una fanciulla di città passare sei mesi nell'organizzazione di lavoro obbligatorio, dove vivevano all'aria aperta e apprendevano l'importanza del lavoro manuale e della convivenza con persone di diverso ambiente. Chi viaggiava su e giù per la Germania in quei giorni e parlava con i giovani nei loro campi, e li osservava lavorare e giocare e cantare, non poteva non rendersi conto, per quanto negativi fossero gli insegnamenti impartiti, che ci si trovasse di fronte a un movimento giovanile straordinariamente dinamico. La vita nel Terzo Reich 281 I giovani del Terzo Reich crescevano con un corpo forte e sano, una fede nel futuro del loro paese e in se stessi, e un senso di fratellanza e cameratismo che distruggeva tutte le barriere di classe, economiche e sociali. Ripensai a questo più tardi, nel maggio del 1940, quando sulle strade tra Aquisgrana e Bruxelles notai il contrasto tra i soldati tedeschi, robusti e abbronzati per aver trascorso la gioventù al sole e con una sana alimentazione, e i primi prigionieri britannici, con i loro toraci scavati, le spalle curve, il colorito pallido e i denti guasti, tragici esempi di quella gioventù che l'Inghilterra aveva trascurato, con cosi poco senso di responsabilità, negli anni tra le due guerre. L'agricoltore nel Terzo Reich. Quando Hitler salì al potere nel 1933, gli agricoltori, come in quasi tutti i paesi, si trovavano in ristrettezze disperate. Secondo un collaboratore della " Frankfurter Zeitung ", essi attraversavano la peggiore situazione dai tempi in cui la disastrosa guerra dei contadini del 1524-25 aveva devastato le campagne tedesche. Il reddito dell'agricoltura aveva subito, nel 1932-33, un ribasso senza precedenti: esso era inferiore di oltre un miliardo di marchi a quello dell'anno più sfortunato del dopoguerra, il 1924-25. I contadini avevano dodici miliardi di debiti, quasi tutti contratti negli ultimi otto anni. L'interesse di questi debiti sottraeva circa il 14 per cento del reddito agricolo complessivo, e a ciò era da aggiungere un onere proporzionale di tasse e contributi per i servizi sociali. " Miei compagni di partito, mettetevi bene in mente una cosa: vi è solo un'ultima, estrema speranza per l'agricoltura tedesca ", ammoni Hitler all'inizio della sua carica di cancelliere, e, nell'ottobre 1933, dichiarò che " la rovina dell'agricoltura tedesca 'sarebbe stata la rovina del popolo tedesco ". Per anni il partito nazista aveva cercato di guadagnarsi l'appoggio degli Pagina 198

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt agricoltori. L'articolo 17 dell'" inalterabile " programma del partito prometteva loro una " riforma fondiaria..., una legge per la confisca di terre, senza compenso, per fini comuni; l'abolizione dell'interesse sui prestiti agricoli, e misure per impedire ogni speculazione sulla terra ". Come la maggior parte degli altri punti del programma, le promesse agli agricoltori non furono mantenute, ad eccezione dell'ultimo provvedimento circa la speculazione sui terreni. Nel 1938, dopo cinque anni di governo nazista, la distribuzione della terra era tuttora più sproporzionata che in qualsiasi altro paese occidentale. Le cifre pubblicate quell'anno nell'annuario statistico ufficiale dimostrarono che i due milioni e mezzo di piccole fattorie possedevano complessivamente una quantità di terreno inferiore all'uno per cento delle grandi proprietà fondiarie. Al pari dei governi socialisti e borghesi della Repubblica, la dittatura nazista non osò frazionare le immense proprietà feudali degli Jurtker, a est dell'Elba. 282 Trionfo e consolidamento Ciò nonostante, il regime nazista inaugurò un programma agricolo completamente nuovo, accompagnato da una grande propaganda a base sentimentale che parlava di Blut una Boden (sangue e suolo) e definiva il contadino il sale della terra e la principale speranza del Terzo Reich. Per portare a compimento questo programma, Hitler designò Walther Darre, uno dei pochi capi partito che conoscesse bene il suo mestiere, nonostante la sua fede in gran parte dei miti nazisti. Ottimo specialista in materia agricola, con una adeguata preparazione accademica, egli era stato funzionario presso i Ministeri dell'Agricoltura di Prussia e del Reich. Costretto ad allontanarsene per disaccordi con i suoi superiori, si era ritirato nel 1929 nella sua casa in Renania a scrivere un libro intitolato II contadino, fonte di vita per la razza nordica. Un tale titolo doveva per forza attirare l'attenzione dei nazisti. Rudolf Hess condusse Darre da Hitler, il quale ebbe di lui un'impressione così favorevole che lo incaricò di tracciare un programma agricolo idoneo per il partito. Con il licenziamento di Hugenberg nel giugno 1933, Darre divenne ministro degli Approvvigionamenti e dell'Agricoltura. In settembre egli era pronto con i suoi piani per riformare l'agricoltura tedesca. Due leggi fondamentali promulgate in quel mese riorganizzarono l'intera struttura della produzione e del mercato, coll'obiettivo di assicurare agli agricoltori prezzi più alti e allo stesso tempo creare nuove condizioni di vita per il contadino tedesco: questo secondo scopo si sarebbe realizzato, in modo paradossale, riportando il contadino stesso a quell'arcaica condizione, propria dei tempi feudali, in cui le fattorie venivano assegnate in eredità obbligatoria, e gli agricoltori e i loro successivi eredi forzatamente legati al proprio pezzo di terra (purché fossero tedeschi ariani) fino alla fine dei secoli. La legge sull'ereditarietà dei poderi del 29 settembre 1933 costituì un interessante compromesso tra il ritorno forzato dei contadini ai tempi medievali, e la protezione loro concessa contro gli abusi dell'economia monetaria moderna. Tutti i poderi fino a 308 acri (125 ettari) che potevano fornire i mezzi di sussistenza per la vita di una famiglia, furono dichiarati patrimonio ereditario, soggetto alle antiche leggi di trasmissione ereditaria. Non potevano essere venduti, divisi, ipotecati o congelati per debiti. Alla morte del proprietario, essi dovevano essere trasmessi al maggiore dei figli, o al più giovane, secondo gli usi locali, o al parente maschio più vicino, il quale era obbligato a provvedere ai mezzi di sostentamento e all'educazione dei fratelli e delle sorelle fino alla maggiore età. Soltanto un cittadino tedesco di razza ariana, che potesse provare la purezza del suo sangue fin dal 1800, poteva possedere un tale podere. E soltanto lui, diceva la legge, poteva portare il " titolo onorato " di Bauer o contadino, che avrebbe perso se commetteva qualche infrazione al " codice d'onore del contadino ", o cessava di dedicarsi attivamente all'agricoltura per incapacità o altri motivi. In tal modo l'agricoltore tedesco, gravemente indebitato all'inizio del Terzo Reich, fu protetto contro la perdita della proprietà per ipoteche e contro il suo continuo spezzettamento (non era più necessario venderne un pezzo per La vita nel Terzo Reich 283 pagare un debito), ma allo stesso tempo si trovò legato alla terra, irrevocabilmente, come i servi della gleba dei tempi feudali. Ogni aspetto della sua vita e del suo lavoro era severamente regolato dalla Pagina 199

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Corporazione Alimentare del Reich, istituita da Darre con la legge del 13 settembre 1933, una vasta organizzazione che aveva autorità su ogni ramo immaginabile della produzione agricola, del mercato e del consumo dei prodotti, e che egli stesso dirigeva in qualità di capo degli agricoltori del Reich. I principali obiettivi di questa organizzazione erano due: ottenere prezzi stabili e vantaggiosi per il contadino, e rendere la Germania autosufficiente nel campo dell'alimentazione. Quale fu il risultato di tale politica? All'inizio certamente l'agricoltore, che per tanto tempo si era sentito trascurato da uno Stato che sembrava preoccuparsi soltanto degli interessi delle aziende e dei lavoratori, fu lusingato di essere scelto come oggetto di tanta attenzione, e proclamato eroe nazionale e cittadino onorato. Fu ancora più soddisfatto dell'aumento dei prezzi, che Darre aveva ottenuto semplicemente fissandoli ad arbitrio a un conveniente livello. Nei primi due anni di governo nazista, i prezzi all'ingrosso dei prodotti agricoli aumentarono del 20 per cento (l'aumento fu un po' più accentuato per le verdure, i prodotti derivati dal latte e il bestiame), ma questo vantaggio fu in parte annullato da un analogo rialzo nel prezzo degli articoli che il contadino doveva comprare, soprattutto macchine e concimi. Quanto all'autosufficienza in campo alimentare, giudicata necessaria dai capi nazisti che, già, come vedremo, preparavano una guerra, la meta non fu mai raggiunta, né, data la qualità e la quantità del suolo tedesco in raffronto alla sua popolazione, avrebbe mai potuto esserlo. Il meglio che il paese potè fare, nonostante gli sforzi compiuti dai nazisti nella tanto strombazzata " campagna per la produzione ", fu di raggiungere l'83 per cento di autonomia, e fu solo grazie alla conquista di territori stranieri che la Germania potè procurarsi viveri sufficienti per resistere così a lungo durante la seconda guerra mondiale. L'economia nel Terzo Reich. Il successo di Hitler si basò, nei primi anni, non solo sui suoi trionfi in politica estera che permisero tante conquiste senza spargimento di sangue, ma pure sulla ripresa economica della Germania che, nei circoli del partito e anche in alcuni ambienti economici stranieri, fu accolta come un miracolo. E invero avrebbe potuto sembrare tale a molti. La disoccupazione, calamità che funestò il decennio 1920-30 e i primi anni di quello successivo, fu ridotta, come abbiamo visto, da 6 milioni nel 1932 a meno di un milione quattro anni più tardi. La produzione nazionale crebbe del 102 per cento dal 1932 al 1937, mentre il reddito nazionale fu raddoppiato. A uno spettatore la Germania degli anni intorno al 1935 sembrava un grande alveare: 284 Trionfo e consolidamento le ruote dell'industria ronzavano e ognuno era affaccendato come un'ape. Nel primo anno la politica economica nazista, diretta in gran parte dal dottor Schacht (Hitler, da parte sua, detestava interessarsi di economia, scienza che ignorava quasi totalmente), mirò soprattutto a ridare un lavoro ai disoccupati, promuovendo lavori pubblici di vasta portata e dando nuovo impulso all'iniziativa privata. Il credito governativo fu fornito con la emissione di speciali buoni di disoccupazione, e furono concesse generose agevolazioni fiscali alle imprese che aumentavano il loro capitale e incrementavano la mano d'opera. Ma la vera base su cui si fondò la ripresa tedesca fu il riarmo, verso il quale il regime nazista orientò lo sforzo delle imprese e dei lavoratori (come pure dei generali) dal 1934 in poi. L'intera economia tedesca fini con l'essere definita, nel linguaggio nazista, Wehrwirtschaft o economia di guerra, e fu deliberatamente predisposta non solo per i tempi di guerra, ma anche per la pace che a quella guerra conduceva. Il generale Ludendorff, nel suo libro Guerra totale (Der Totale Krieg), titolo mal tradotto in inglese come La nazione in guerra, stampato in Germania nel 1935, aveva sottolineato la necessità di mobilitare l'economia della nazione sulla stessa base totalitaria degli altri settori del paese, per prepararsi convenientemente alla guerra totale. Questa non era un'idea del tutto nuova per i tedeschi, poiché già in Prussia, durante il xvm e xix secolo, circa i cinque settimi del reddito del governo, come abbiamo visto, venivano spesi per l'esercito, e l'intera economia nazionale era sempre considerata anzitutto uno strumento non già del benessere del popolo, bensì della politica militare. Diventò compito del regime nazista ripristinare la Wehrwirtschaft nel terzo decennio del xx secolo. I risultati furono fedelmente riassunti dal maggior generale Georg Thomas, capo di Stato maggiore per l'economia militare: " La storia avrà solo pochi esempi di nazioni che, anche in tempo di pace, abbiano Pagina 200

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt organizzato deliberatamente e sistematicamente tutte le loro forze economiche in funzione delle necessità della guerra, come fu costretta a fare la Germania nel periodo tra le due guerre mondiali " ". La Germania, naturalmente, non era " costretta " a prepararsi per la guerra su cosi vasta scala: tutto ciò fu una precisa decisione presa da Hitler. Nella legge segreta per la difesa del 21 maggio 1935, egli nominò Schacht plenipotenziario generale per l'economia di guerra, ordinandogli di " cominciare il suo lavoro già in tempo di pace " e conferendogli l'autorità di " dirigere i preparativi economici per la guerra ". L'impareggiabile Schacht non aveva aspettato fino alla primavera del 1935 per cominciare ad organizzare l'economia tedesca in vista della guerra. Il 30 settembre 1934, meno di due mesi dopo esser divenuto ministro dell'Economia, sottopose al Fiihrer una relazione intitolata " Rapporto a tutto il 30 settembre 1934 sullo stato dei lavori per la mobilitazione economico-militare ", nella quale egli faceva orgogliosamente notare che il suo ministero " è stato incaricato di organizzare la preparazione economica per la guerra ". Il 3 maggio 1935, quattro settimane prima di essere nominato plenipotenziario per l'economia di guerra, Schacht La vita nel Terzo Reich 285 aveva consegnato a Hitler un memorandum personale; esso iniziava affermando che " l'attuazione del programma per un veloce e imponente riarmo, è il problema [il corsivo è suo] della politica tedesca; ogni altra cosa perciò dovrà essere subordinata a questo scopo... " Schacht spiegò a Hitler che, poiché " l'armamento doveva essere mascherato completamente fino al 16 marzo 1935 (data in cui Hitler doveva annunciare la coscrizione per un esercito di 36 divisioni) era necessario usare la zecca per finanziarne la prima fase. Egli sottolineò anche, con un certa allegria, che i fondi confiscati ai nemici dello Stato (in massima parte ebrei) e altri derivanti dai depositi ban-cari stranieri bloccati, avevano contribuito a pagare i fucili di Hitler. " In tal modo, - egli si vantò, - i nostri armamenti sono in parte finanziati con i crediti dei nostri nemici politici " ". Sebbene al processo di Norimberga egli si dichiarasse innocente dell'accusa di aver partecipato alla cospirazione nazista per scatenare una guerra di aggressione (aveva fatto proprio il contrario, dichiarò!), rimane il fatto che nessun singolo individuo fu responsabile quanto Schacht dei preparativi economici della Germania per la guerra provocata da Hitler nel 1939. Ciò fu spontaneamente riconosciuto dall'esercito. In occasione del sessantesimo compleanno di Schacht, la rivista militare " Militar-Wochenblatt ", nel numero del 22 gennaio 1937, lo salutava come " l'uomo che rese economicamente possibile la ricostruzione della Wehrmacht ", aggiungendo: " Le forze della difesa devono alla capacità di Schacht e alla sua grande abilità se, a dispetto delle difficoltà finanziarie, esse hanno potuto raggiungere la presente potenza, partendo da un esercito di zoo ooo uomini ". Tutta la ben nota scaltrezza di Schacht nel campo finanziario fu messa in opera per poter alimentare i preparativi di guerra del Terzo Reich. La stampa di banconote fu solo uno degli artifici. Egli compiva tali giochi di prestigio con la valuta tedesca che a un certo momento alcuni economisti stranieri calcolarono che questa aveva 237 valori diversi. Egli condusse a buon fine trattative di scambio sorprendentemente vantaggiose per la Germania con dozzine di paesi, e, tra lo stupore degli economisti ortodossi, dimostrò felicemente che più si era in debito con un paese, più si facevano affari con esso. La creazione, da parte sua, di un credito in un paese che aveva poco capitale liquido e quasi nessuna riserva finanziaria, fu un'opera geniale, o, come disse qualcuno, l'opera di un autentico prestigiatore. La sua invenzione dei cosiddetti buoni " Mefo " ne fu un buon esempio. Si trattava di buoni emessi dalla Reichsbank e garantiti dallo Stato, usati per pagare i fabbricanti d'armi. Questi titoli erano accettati da tutte le banche tedesche e scontati dalla Reichsbank. Poiché non comparivano né nelle quotazioni della banca nazionale, né nel bilancio del governo, essi permettevano di mantenere segreta la misura del riarmo tedesco. Dal 1935 al 1938 furono usati esclusivamente per finanziare il riarmo e raggiunsero un totale di dodici miliardi di marchi. Nel descriverli a Hitler, il conte Schwerin von Kro-sigk, ministro delle Finanze, alquanto imbarazzato da questa situazione, notò che rappresentavano semplicemente " un mezzo per stampare moneta " ". 286 Trionfo e consolidamento Nel settembre del 1936, con l'inaugurazione del piano quadriennale sotto il ferreo controllo di Goring, che aveva sostituito Schacht in qualità di dittatore economico, nonostante fosse, nel campo degli affari, ignorante quasi quanto Pagina 201

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Hitler, la Germania adottò completamente un'economia di guerra. Lo scopo del piano era di rendere la Germania autosufficiente entro quattro anni, in modo che il blocco conseguente a una guerra non potesse soffocarla. Le importazioni furono ridotte al minimo indispensabile, furono introdotti controlli sui prezzi e sui salari, i dividendi vennero ridotti al 6 per cento, furono impiantate grosse fabbriche per la fabbricazione della gomma sintetica, dei tessili, dei combustibili e di altri prodotti derivati da fonti di materie prime appartenenti alla Germania, e furono fondate le gigantesche acciaierie Hermann Goring per ricavare l'acciaio dai minerali poveri del paese. In breve, l'economia tedesca fu mobilitata per la guerra; gli uomini d'affari, sebbene i loro utili salissero, divennero semplici rotelle nell'ingranaggio della macchina di guerra e il loro lavoro fu limitato da tante restrizioni e da tanti moduli da riempire, che il dottor Punk, succeduto a Schacht nel 1937 come ministro dell'Economia e nel 1939 come presidente della Reichsbank, fu costretto ad ammettere con rincrescimento che " la corrispondenza ufficiale costituisce ora più della metà dell'intero scambio di lettere di un industriale tedesco " e che " il commercio tedesco di esportazione comporta giornalmente quarantamila operazioni diverse, mentre ognuna di queste richiede la compilazione di quaranta diversi moduli ". Sepolti sotto montagne di pratiche burocratiche, guidati dallo Stato circa il tipo, la quantità e il prezzo della loro produzione, carichi di tasse sempre più elevate e spolpati da pesanti e incessanti " contributi speciali " destinati al partito, gli uomini d'affari, che avevano accolto il regime di Hitler con tanto entusiasmo nella speranza che esso eliminasse le organizzazioni dei lavoratori e permettesse agli imprenditori di gestire le loro aziende liberamente e senza impedimenti, furono gravemente delusi. Tra questi industriali si trovava Fritz Thyssen, che era stato uno tra i primi e i più importanti finanziatori del partito. Fuggito dalla Germania allo scoppio della guerra, egli riconobbe che " il regime nazista ha distrutto l'industria tedesca ". E a tutti quelli che incontrava all'estero dichiarava: " Che sciocco (Dummkopf) sono stato! " ". All'inizio, tuttavia, gli uomini d'affari sperarono che il regime nazista portasse alla realizzazione di tutti i loro desideri. Certamente, l'" inalterabile " programma del partito, con le sue promesse di nazionalizzazione dei consorzi, di ripartizione degli utili nel commercio all'ingrosso, di " munici-palizzazione dei grandi magazzini e locazione degli stessi a piccoli commercianti, a basso prezzo " (come diceva l'articolo 16), di riforma fondiaria e abolizione degli interessi sulle ipoteche, era stato male accolto. Ma gli industriali e i finanzieri compresero ben presto che Hitler non aveva la minima intenzione di tener fede ad uno solo degli articoli economici del programma del partito: le promesse radicali erano state inserite solo per attirare più voti. Nei primi mesi del 1933, alcuni radicali del partito tentarono di assuLa vita nel Terzo Reich 287 mere il controllo delle organizzazioni commerciali, rilevare i grandi magazzini, e istituire uno Stato corporativo secondo le linee che Mussolini stava tentando di fissare. Ma furono subito estromessi da Hitler e sostituiti con uomini d'affari conservatori. Gottfried Feder, il primo mentore di Hitler in materia economica, l'eccentrico che voleva abolire la " schiavitù dell'interesse ", ebbe un posto di sottosegretario al Ministero dell'Economia, mentre il suo superiore, il dottor Karl Schmitt, magnate delle assicurazioni, che aveva passato la vita a prestar denaro e ricavarne l'interesse, non gli affidò alcun compito; quando il ministero fu rilevato da Schacht, Feder venne esonerato dalla sua carica. I piccoli commercianti, che erano stati uno dei più validi sostegni del partito e che si aspettavano grandi cose dal cancelliere Hitler, si trovarono ben presto, e in gran numero, ad essere rovinati o retrocessi al rango di salariati. Le leggi dell'ottobre 1937 scioglievano tutte le società con capi tale inferiore a 40 ooo dollari, e proibivano che se ne costituissero delle nuove se il capitale non superava i 200 ooo dollari. In breve tempo, ciò segnò la fine di un quinto di tutte le piccole aziende commerciali. D'altro canto i grandi trust, che già erano stati favoriti dalla Repubblica, furono resi ancora più potenti dai nazisti. Con la legge del 15 luglio 1933, infatti, essi divennero obbligatori. Al Ministero dell'Economia fu conferito il potere di istituire nuovi cartelli obbligatori e di costringere le aziende ad unirsi a quelli esistenti. II sistema di tenere in vita un'infinità di associazioni commerciali, isti tuito durante la Repubblica, fu mantenuto dai nazisti, per quanto la legge fondamentale del 27 febbraio 1934 avesse riorganizzato queste associazioni in base al nuovo " principio autoritario " e sotto il controllo dello Stato. Tutte le aziende furono obbligate a divenirne membri. All'apice di una strut Pagina 202

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt tura incredibilmente complessa stava la Camera dell'Economia del Reich, il cui capo veniva nominato dallo Stato, che controllava sette gruppi econo mici nazionali, ventitre camere economiche, cento camere d'industria e com mercio e settanta corporazioni dei mestieri. In mezzo a questo labirinto di superorganizzazione e alla moltitudine di uffici, centrali e distaccati, del Mi nistero dell'Economia, incalzato dal piano quadriennale e dalla marea di decreti e leggi speciali, perfino l'uomo d'affari più astuto spesso si perdeva, ed era necessario l'impiego di legali specializzati per rendere possibile il funzionamento di un'azienda. La corruzione necessaria per giungere ai funzionari in posizioni-chiave che potevano prendere decisioni dalle quali di pendevano gli ordini, o per cercare di eludere le serie interminabili di norme e regolamenti del governo e delle organizzazioni commerciali, assunse, poco prima del 1940, proporzioni astronomiche. "Una necessità economica" la definì all'autore un commerciante. Nonostante questa vita tribolata l'uomo d'affari prosperava. Le industrie pesanti, principali beneficiane del riarmo, videro i loro utili aumentare dal 2 per cento nel 1926, anno del rialzo, al 6,5 per cento nel 1938, l'ultimo anno di pace. Perfino la legge che limitava i dividendi al 6 per cento non a88 Trionfo e consolidamento danneggiò le società stesse. Al contrario: secondo la legge, ogni somma eccedente doveva essere investita, almeno in teoria, in obbligazioni governative - e non c'era pericolo di confisca. In pratica: la maggior parte delle aziende riinvestiva gli utili non distribuiti nell'azienda stessa: questi utili salirono da 175 milioni di marchi nel 1932 a cinque miliardi di marchi nel 1938, anno in cui i depositi complessivi presso le casse di risparmio ammontarono a solo due miliardi, cioè a meno della metà degli utili non versati e in cui gli utili distribuiti sotto forma di dividendi raggiunsero solo i 200 ooo ooo di marchi. Oltre che da questi piacevoli utili, l'uomo d'affari era rallegrato dal modo in cui i lavoratori erano stati " messi al loro posto " sotto il regime di Hitler. Non si avevano più irragionevoli richieste di salari. Al contrario, i salari furono leggermente ridotti, nonostante un aumento del 25 per cento nel costo della vita. E, soprattutto, non vi erano più scioperi dispendiosi. Anzi, non vi erano affatto scioperi: tali manifestazioni di indisciplina erano verboten nel Terzo Reich. La schiavitù del lavoro. Privato dei sindacati, dei contratti collettivi e del diritto di sciopero, il lavoratore tedesco nel Terzo Reich divenne un servo dell'industria, legato al padrone, al datore di lavoro, quasi come il contadino medievale al signore del feudo. Il cosiddetto Fronte del Lavoro, che teoricamente avrebbe dovuto rimpiazzare i vecchi sindacati, non rappresentava il lavoratore. Secondo la legge del 24 ottobre 1934, che lo aveva creato, esso rappresentava " l'organizzazione dei tedeschi che usano la mente o il braccio in attività creative ". Esso abbracciava non soltanto i salariati e gli stipendiati, ma anche i datori di lavoro e i professionisti. Si trattava in realtà di una vasta organizzazione propagandistica e, secondo quanto dicevano molti lavoratori, di una gigantesca frode. Il suo scopo dichiarato, secondo la legge, non era quello di proteggere il lavoratore, ma di " creare una vera comunità sociale e produttiva di tutti i tedeschi; il suo compito è di far sì che ogni singolo individuo sia in grado... di rendere il massimo nel campo del lavoro ". Il Fronte del Lavoro non era un'organizzazione amministrativa indipendente, ma, come quasi ogni altra associazione della Germania nazista, ad eccezione dell'esercito, una parte integrante del NSDAP o, come disse il suo capo, dottor Ley (" l'ubriacone balbuziente ", per usare l'espressione di Thyssen), " uno strumento del partito ". Infatti, la legge del 24 ottobre stabiliva che i suoi funzionari provenissero dai ranghi del partito, dalle vecchie unioni naziste, dalle SA e SS; e cosf era in realtà. Precedentemente, la legge del 20 gennaio 1934, che regolava il lavoro nazionale - nota come " Carta del Lavoro " - aveva rimesso i lavoratori al loro posto e ridato al datore di lavoro la sua antica posizione di padrone assoluto naturalmente subordinato a sua volta allo Stato onnipotente. Il proprietario divenne la " guida dell'impresa ", gli impiegati il " seguito ", o La vita nel Terzo Reìch 289 Gefolgschaft. Il 2° paragrafo della legge stabiliva che " il capo dell'impresa prenderà le decisioni per gli impiegati e gli operai in tutte le questioni che riguardano l'impresa stessa ". E, proprio come nei tempi antichi il signore era ritenuto responsabile del benessere dei suoi sudditi, così, sotto la legge Pagina 203

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nazista, il datore di lavoro fu reso " responsabile del benessere dei suoi impiegati e operai ". In cambio, diceva la legge, " gli impiegati e gli operai gli debbono fedeltà " - dovevano cioè lavorare sodo e a lungo, senza commenti e borbottamenti, neppure a proposito del salario. I salari erano stabiliti . Il significato dell'improvvisa destituzione di Litvinov fu chiaro per tutti. Essa rappresentava una brusca e decisa svolta nella politica estera sovietica. Litvinov era stato il difensore del principio della sicurezza collettiva, del rafforzamento del potere della Società delle Nazioni, della difesa della sicurezza del proprio paese di fronte alla Germania mediante un'alleanza militare con la Gran Bretagna e la Francia. Le esitazioni di Chamberlain circa questa alleanza erano riuscite fatali al commissario agli Esteri sovietico. Agli occhi di Stalin - e la sua opinione era la sola che contasse a Mosca - la politica di Litvinov era fallita. Inoltre essa minacciava di spingere l'Unione Sovietica a una guerra con la Germania, guerra dalla quale le democrazie occidentali avrebbero certamente cercato di tenersi fuori. Era giunto il momento - aveva concluso Stalin - di tentare una nuova via*. Se Chamber* In base al presunto diario di Litvinov (Notes far a Journal), di dubbia attendibilità, Stalin avrebbe considerato un cambiamento in tal senso fin dall'epoca della conferenza di Monaco, da cui l'Unione Sovietica era stata esclusa. Secondo un'annotazione di questo diario, verso la fine del 1938 Stalin avrebbe detto a Litvinov: " Siamo disposti a venire ad un accordo coi tedeschi... e anche a rendere innocua la Polonia ". Nel gennaio del 1939 il commissario agli Esteri annotava: " Sembra che abbiano deciso di destituirmi ". Nella stessa annotazione egli osserva che a quel tempo tutte le comunicazioni con l'ambasciata sovietica a Berlino dovevano passare attraverso Stalin, e che l'ambasciatore Merekalov, dietro istruzioni dello stesso Stalin, fu sul punto di ini524 Verso la guerra mondiale lain era riuscito ad accontentare Hitler, perché la stessa cosa non sarebbe riuscita al dittatore sovietico? Il fatto che Litvinov, ebreo, fosse stato sostituito da Molotov, non ebreo - il fatto era stato rilevato dall'ambasciata tedesca a Mosca nel suo dispaccio a Berlino - era oltretutto un elemento che avrebbe potuto produrre un certo effetto favorevole sui circoli responsabili della capitale del nazismo. Per accertare che il significato di questo cambiamento non fosse sfuggito ai tedeschi, l'incaricato d'affari sovietico, Georgi] Astachov, venne sull'argomento il 5 maggio, in occasione di un suo colloquio col dottor Julius Schnur-re, esperto del Ministero degli Esteri tedesco per gli affari economici nell'Europa orientale. Schnurre riferì: Astachov ha accennato alla destituzione di Litvinov e ha cercato... di capire se questo fatto avrebbe prodotto un cambiamento nel nostro atteggiamento nei confronti dell'Unione Sovietica. Egli ha sottolineato la particolare importanza della personalità di Molotov, il quale non è affatto uno specialista di politica estera, ma che avrebbe avuto ugualmente un grande peso nella futura politica estera sovietica ". L'incaricato sovietico invitò inoltre i tedeschi a riprendere i negoziati commerciali interrotti in febbraio. Il governo britannico rispose soltanto l'8 maggio alle proposte sovietiche del 16 aprile circa un'alleanza militare, e la risposta fu un virtuale rifiuto. Essa rafforzò a Mosca il convincimento che Chamberlain non avesse alcuna intenzione di stringere un patto militare con l'URSS per impedire a Hitler di invadere la Polonia. Cosf non sorprende che i russi intensificassero le loro manovre di avvicinamento ai tedeschi. Il 17 maggio Astachov s'incontrò nuovamente con Schnurre al Ministero degli Esteri e dopo aver discusso dei problemi commerciali passò ad argomenti di maggiore importanza. Schnurre riferì: Astachov ha affermato che in politica estera non esistono contrasti tra la Germania e l'Unione Sovietica e che non vi è perciò ragione di inimicizia fra i due paesi. È vero che nell'Unione Sovietica si ha la precisa sensazione di un pericolo da parte della Germania, ma sarebbe certamente possibile eliminare tale timore e il senso di sfiducia che predomina a Mosca... Rispondendo a una mia domanda incidentale, egli ha accennato alle trattative anglo-sovietiche e ha detto che, come stavano le cose in quel momento, si sarebbe difficilmente raggiunto il risultato desiderato dalla Gran Bretagna4°. Pagina 364

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Tre giorni dopo, ossia il 20 maggio, a Mosca l'ambasciatore von der Schulenburg ebbe un lungo colloquio con Molotov. Il nuovo commissario agli Affari Esteri mostrò un atteggiamento " molto amichevole " e informò ziare negoziati con Weizsacker per far sapere a Hitler che " se la Russia fino ad allora non era potuta giungere a un accordo con la Germania, era però ora disposta a farlo ". Il diario di Litvinov è un libro di dubbio valore. Il professor Edward Hallett Carr, profondo conoscitore inglese dell'Unione Sovietica, in base alle ricerche compiute è dell'avviso che esso sia stato rimaneggiato, e che una parte di esso sia " pura invenzione "; ciò nonostante, in buona misura, il libro riflette il punto di vista di Litvinov. L'ora della Polonia 525 l'inviato tedesco che i negoziati economici fra i due paesi potevano essere ripresi qualora fossero state create le basi politiche necessarie. Era, questo, un nuovo approccio da parte del Cremlino, fatto con cautela dall'astuto Molotov. Avendogli Schulenburg chiesto che cosa intendesse dire con l'espressione basi politiche, Molotov rispose che si trattava di un punto su cui entrambi i governi avrebbero dovuto riflettere. Tutti gli sforzi per far dire qualcosa di più all'astuto commissario agli Esteri furono vani. " Egli è noto, - fece presente Schulenburg a Berlino, - per il suo modo di fare piuttosto testardo ". Uscendo dal Ministero degli Esteri russo, l'ambasciatore si imbattè in Vladimir Potemkin, vice commissario sovietico agli Affari Esteri, e gli disse che non era riuscito a capire a che cosa mirava Molotov nel campo politico. " Ho chiesto al signor Potemkin, - riferf Schulenburg, - di cercare di accertarlo "4I. I rinnovati contatti fra la Germania e l'URSS non sfuggirono all'occhio attento dell'ambasciatore francese a Berlino. Già il 7 maggio - quattro giorni dopo l'allontanamento di Litvinov - M. Coulondre informava il Ministero degli Esteri francese che, secondo informazioni ricevute da persona vicina al Fiihrer, la Germania stava cercando di venire a un accordo con l'URSS, destinato, tra l'altro, a portare a una quarta spartizione della Polonia. Due giorni dopo l'ambasciatore francese inviò a Parigi un altro telegramma; esso informava della nuova voce che correva a Berlino secondo cui la Germania aveva fatto o era in procinto di fare all'URSS delle proposte circa la divisione della Polonia42. // patto d'Acciaio. Per quanto i capi della Wehrmacht non avessero un'alta opinione della potenza militare italiana, a questo punto Hitler insistette perché fosse conclusa un'alleanza militare con l'Italia; un'alleanza, d'altra parte, di cui Mussolini non sembrava essere troppo desideroso. In aprile cominciarono i colloqui tra i due alti comandi, e Keitel comunicò afi'OKW la sua " impressione " che né l'organizzazione militare né il riarmo italiani fossero molto avanti. Egli riteneva che una eventuale guerra avrebbe dovuto essere di breve durata; in caso contrario gli italiani non sarebbero stati in grado di resistere "3. Come risulta dal suo diario44, Ciano alla metà di aprile fu allarmato dai segni sempre più frequenti che indicavano come la Germania avrebbe potuto attaccare la Polonia da un momento all'altro, scatenando una guerra europea per la quale l'Italia non era preparata. Allorché il 20 aprile da Berlino l'ambasciatore Attolico telegrafò a Roma che l'azione tedesca contro la Polonia era " imminente ", Ciano gli disse di affrettare la preparazione di un suo incontro con Ribbentrop, affinchè l'Italia non fosse colta di sorpresa. I due ministri degli Esteri si incontrarono a Milano il 6 maggio. Ciano 526 Verso la guerra mondiale era arrivato con disposizioni scritte di Mussolini, il quale intendeva far capire ai tedeschi che l'Italia desiderava evitare una guerra per almeno altri tre anni. Con sorpresa di Ciano, Ribbentrop dichiarò che anche la Germania desiderava mantenere la pace per un uguale periodo di tempo. Ciano, " per la prima volta ", trovò il ministro degli Esteri tedesco in uno " stato d'animo piacevolmente calmo ". Esaminarono insieme la situazione europea e decisero di comune accordo di migliorare le relazioni dell'Asse con l'Unione Sovietica; poi tolsero la seduta per recarsi a un pranzo di gala. Allorché, dopo il pranzo, Mussolini telefonò al genero per essere informato sull'andamento del colloquio, Ciano rispose che esso procedeva bene. Allora il " duce " fece un colpo di testa: ordinò al genero di trasmettere alla stampa un comunicato per informare che la Germania e l'Italia avevano deciso di concludere un'alleanza militare. Ribbentrop dapprima fu esitante, ma alla fine accettò di sottoporre la cosa a Hitler. Hitler, raggiunto per telefono, accettò subito la proposta di Mussolini45. Pagina 365

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così, per un impulso improvviso, dopo oltre un anno di esitazioni, Mussolini legò irrevocabilmente la propria sorte a quella di Hitler. Fu uno dei primi sintomi che il dittatore italiano, al pari di quello tedesco, cominciava a perdere quell'autocontrollo che fino al 1939 aveva permesso ad entrambi di perseguire i rispettivi interessi di regime con fredda determinazione. Le conseguenze si sarebbero presto dimostrate disastrose per Mussolini. Il " patto d'Acciaio ", come fu poi chiamato, venne regolarmente firmato con gran pompa a Berlino, alla Cancelleria del Reich, il 22 maggio. Ciano aveva conferito a Ribbentrop, da parte del re d'Italia, il Collare dell'Annun-ziata, il che non solo rese furioso Goring, come notò il ministro degli Esteri italiano, ma gli fece venire persino le lacrime agli occhi... L'obeso feldmaresciallo fece una scenata, protestò, disse che il Collare avrebbe dovuto esser conferito a lui, poiché era stato lui a promuovere l'alleanza italo-tedesca. Ciano riferì: Ho promesso a Mackensen [l'ambasciatore tedesco a Roma] che avrei cercato di procurare un Collare anche a Goring. Ciano trovò Hitler " di ottimo aspetto, affatto sereno e meno aggressivo ", sebbene apparisse un po' più vecchio e avesse più rughe agli occhi, probabilmente per mancanza di sonno *. Il Fùhrer era del suo miglior umore mentre guardava i due ministri degli Esteri nell'atto di firmare il documento. Era un patto di alleanza militare redatto in termini aspri. Il suo carattere * II diario di Ciano del 22 maggio è ricco di interessanti particolari su Hitler e il suo singolare entourage. La signora Goebbels non riusciva a nascondere un vago senso di noia per la monotonia delle riunioni con il Fiihrer. " Parla quasi sempre lui. E, si ha un bell'essere il Fiihrer, si finisce sempre col ripetere le stesse cose e con l'annoiare gli ascoltatori ". Ciano udì anche qualche cenno " sulla simpatia del Fùhrer per una bella ragazza. Ha vent'anni, due grandi occhi sereni, un viso regolare e un corpo magnifico. Si chiama Sigrid von Lappus. Si vedono spesso anche a quattrocchi ". (G. CIANO, Diario, voi. I, p. 104). Ciano, personalmente assai intraprendente con le donne, era molto incuriosito. Evidentemente egli non sapeva ancora di Èva Braun, l'amante di Hitler, alla quale a quel tempo era raramente permesso di venire a Berlino. L'ora della Polonia 527 aggressivo era sottolineato da una frase del preambolo, inclusa per insistenza di Hitler; essa diceva che le due nazioni, " unite dall'intima affinità delle loro ideologie... erano decise a marciare fianco a fianco, unendo le loro forze per assicurarsi uno spazio vitale". Il nocciolo del trattato era l'articolo 3. Se nonostante i desideri e le speranze .delle parti contraenti, dovesse accadere che una di esse entrasse in complicazioni belliche con un'altra o con altre potenze, l'altra parte contraente si porrà immediatamente come alleata al suo fianco e la sosterrà con tutta la sua potenza militare, in terra, in mare e nel cielo. L'articolo 5 diceva: Le parti contraenti si obbligano fin d'ora ad adottare, nel caso di una guerra, la linea di condotta di non concludere armistizio o pace se non di piena intesa con l'altra parte ". In seguito Mussolini avrebbe eluso l'articolo 3; alla fine, poi, l'Italia avrebbe violato l'articolo 5. 23 maggio 1939: l'irrevocabile decisione di Hitler. Il giorno dopo la firma del patto d'Acciaio - il 23 maggio - Hitler riunì i capi militari a Berlino, nello studio della Cancelleria, e disse loro bruscamente che nuovi successi erano impossibili senza spargimento di sangue: la guerra era perciò inevitabile. Alla riunione partecipò un maggior numero di persone che a quella analoga del 5 novembre 1937, quando il Fiihrer aveva comunicato per la prima volta ai comandanti in capo delle tre armi la sua decisione di entrare in guerra*. Erano presenti in tutto quattordici ufficiali, fra i quali il feldmaresciallo Gò'ring, il grande ammiraglio Raeder (tale era il suo nuovo grado), il generale von Brauchitsch, il generale Halder, il generale Keitel, l'ispettore generale della LuftwafEe, generale Erhard Milch, e il contrammiraglio Otto Schniewind, capo di Stato maggiore della marina. Era presente anche l'aiutante del Fiihrer, tenente colonnello Rudolf Schmundt, il quale, fortunatamente per la storia, prese degli appunti. Le sue note sulla riunione si trovano tra i documenti tedeschi presi dagli Alleati. Ciò che Hitler disse in quell'occasione fu considerato di carattere così segreto che delle note non fu fatta alcuna copia; il testo che possediamo è quello stesso scritto di pugno da Schmundt47. Si tratta di uno dei documenti segreti più rivelatori e importanti fra quanti illustrano il cammino di Hitler verso la guerra. Di fronte agli uomini che Pagina 366

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dovevano dirigere le forze militari in un conflitto armato, Hitler abbandonò la propaganda e l'inganno diplomatico e spiegò sinceramente perché era necessario attaccare la Polonia e, se necessario, schierarsi anche contro la Gran Bretagna e la Francia. Egli predisse con straordinaria esattezza il corso della guerra, almeno nel primo anno. Eppure, nonostante la franchezza del Cfr. sopra, p. 334. 528 Verso la guerra mondiale suo discorso (alla riunione parlò soltanto il dittatore), in esso trapelavano un'incertezza e una confusione di pensiero maggiori di quanto egli avesse mai rivelato fino a quel momento. Continuavano soprattutto a preoccuparlo la Gran Bretagna e gli inglesi, e tale preoccupazione non lo abbandonò sino alla fine della sua vita. Sull'imminenza della guerra e sugli obiettivi da raggiungere scatenandola, Hitler fu però chiaro e preciso, e nessun generale o ammiraglio lasciò la Cancelleria il 23 maggio senza sapere esattamente che cosa sarebbe accaduto alla fine dell'estate. Hitler cominciò affermando che i problemi economici della Germania potevano essere risolti soltanto ottenendo un più grande Le-bensraum in Europa, e " ciò era impossibile senza invadere altri paesi o attaccare i possedimenti di altre nazioni ". Non si possono ottenere altri successi senza spargimento di sangue... Danzica non è affatto il vero motivo della disputa. Si tratta di espandere il nostro spazio vitale a oriente, di assicurarci i rifornimenti alimentari e anche di risolvere il problema degli Stati baltici... [Per la Germania] non v'è nessun'altra possibilità in Europa... Se il destino ci costringerà a misurarci con l'Occidente, è d'importanza senza pari possedere vasti territori a oriente. In tempo di guerra contare su raccolti eccezionali ci sarà an-cor più difficile di quanto non lo sia in tempo di pace. Inoltre - aggiunse Hitler - le popolazioni dei territori non germanici dell'Est ci serviranno come fonte di mano d'opera. È questo uno dei primi accenni al programma di lavoro forzato che egli avrebbe attuato in seguito. La scelta della prima vittima era ovvia. Non si può nemmeno pensare di risparmiare la Polonia, e non ci resta che questa decisione: Attaccare la Polonia alla prima occasione propizia *. Non ci si deve attendere una ripetizione dell'affare cèco. Questa volta sarà la guerra. Il primo obiettivo consiste nell'isolare la Polonia. Riuscire a isolarla sarà un elemento decisivo. Doveva dunque esservi una guerra. Ma solo contro la Polonia " isolata "? Su questo punto il Fùhrer non è chiaro. Il suo discorso si fa confuso e contraddittorio. Deve riservare a se stesso - egli dice - l'ordine definitivo di attaccare. Non si deve giungere a una resa dei conti simultanea con l'Occidente - con la Francia e con l'Inghilterra. Se non si sarà certi che il conflitto tedesco-polacco non condurrà alla guerra con l'Occidente, si dovrà combattere anzitutto contro l'Inghilterra e la Francia. Perciò il punto fondamentale è questo: la guerra con la Polonia, in seguito al nostro attacco, avrà successo solo se l'Occidente se ne terrà fuori. Se ciò non sarà possibile, è meglio gettarsi contro l'Occidente e, nello stesso tempo, sconfiggere definitivamente la Polonia. Sotto questo fuoco di fila di contraddizioni, i generali devono aver sobbalzato, forse lasciandosi sfuggire il monocolo, per quanto ciò non risulti dalle note di Schmundt; così come non risulta che qualcuno abbia osato porre qualche domanda per avere dei chiarimenti. * II corsivo è nell'originale. L'ora della Polonia 529 Poi Hitler rivolse la sua attenzione alla Russia. " Non è da escludere, _ egli disse, - che la Russia possa disinteressarsi alla distruzione della Polonia ". D'altra parte, se l'Unione Sovietica si alleasse alla Gran Bretagna e alla ancia, " ciò mi costringerebbe ad attaccare l'Inghilterra e la Francia per annientarle con pochi colpi micidiali ". Il che significava commettere 10 stesso errore fatto da Guglielmo II nel 1914: Hitler aveva dimostrato in questo discorso di trarre varie lezioni dalla guerra mondiale, ma non su tale punto. Egli rivolse poi la sua attenzione alla Gran Bretagna: II Fiihrer dubita che un accomodamento pacifico con l'Inghilterra sia possibile. È necessario prepararsi a una resa dei conti. L'Inghilterra vede nello sviluppo della Germania Pagina 367

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 11 formarsi di un'egemonia destinata ad indebolirla. Perciò l'Inghilterra è nostra nemica, e il conflitto con quella nazione è un problema di vita o di morte. Come sarà questo conflitto? *. L'Inghilterra non può finire la Germania con pochi colpi micidiali e costringerci alla resa. Per l'Inghilterra è d'importanza decisiva portare la guerra il più vicino possibile alla Ruhr. Non verrà risparmiato il sangue francese (il vallo occidentale!) La durata della nostra esistenza dipende dal possesso della Ruhr. Avendo deciso di ripetere l'errore del Kaiser - quello di attaccare anche la Francia e l'Inghilterra se si fossero affiancate alla Russia - Hitler annunciò che avrebbe seguito l'esempio dell'imperatore in un'altra impresa che, alla fine, si era dimostrata disastrosa per la Germania. Le basi aeree olandesi e belghe devono essere occupate militarmente. Le dichiarazioni di neutralità possono essere ignorate. Se l'Inghilterra vuole intervenire nella guerra con la Polonia, dovremo sferrare un fulmineo attacco contro l'Olanda. Dobbiamo mirare a stabilire una linea di difesa in territorio olandese all'altezza dello Zuiderzee. La guerra con l'Inghilterra e la Francia sarà una guerra per la vita o per la morte. L'idea che se ne possa uscire vittoriosi a buon mercato è pericolosa; tale possibilità non esiste. Dobbiamo dunque bruciare le nostre navi. Non si tratterà più di aver torto o ragione ma della vita o della morte di ottanta milioni di persone. Benché avesse appena annunciato che la Germania avrebbe attaccato la Polonia " alla prima occasione propizia " e benché coloro che lo ascoltavano sapessero che quasi tutte le forze militari della Germania erano concentrate su quell'obiettivo, Hitler, continuando nelle sue divagazioni, non riusci ad allontanare il suo pensiero dalla Gran Bretagna. " L'Inghilterra, - egli rilevò, - è la forza decisiva contro la Germania ". Quindi parlò della forza e dei punti deboli della Gran Bretagna. L'inglese è in sé orgoglioso, coraggioso, tenace, risoluto e buon organizzatore. Sa come sfruttare ogni nuova occasione. Ha il gusto dell'avventura e l'ardire proprio della razza nordica... L'Inghilterra è una potenza mondiale; lo è da trecento anni; ed è ancor più forte grazie alle sue alleanze. La sua potenza è da considerarsi non soltanto in termini materiali, ma anche in termini psicologici, ed essa si estende a tutto il mondo. Aggiungete a tutto ciò una ricchezza incommensurabile e la solvibilità che ne deriva. La sua posizione geopolitica è forte, e la sua difesa è assicurata da una grande potenza navale e da una aviazione coraggiosa. * Corsivo nell'originale.

530 Verso la guerra mondiale Ma la Gran Bretagna - Hitler ricordò ai suoi ascoltatori - aveva pure i suoi punti deboli ed egli cominciò ad enumerarli. Se nell'ultima guerra avessimo avuto due corazzate e due incrociatori in più, e avessimo iniziato la battaglia dello Jutland di mattina, la flotta inglese sarebbe stata battuta e l'Inghilterra prostrata *. Ciò avrebbe significato la fine della guerra mondiale. Nei tempi passati... per vincere l'Inghilterra era necessario invaderla. L'Inghilterra poteva alimentarsi da sé. Oggi non è più in grado di farlo. Nel momento stesso in cui all'Inghilterra saranno tagliati i rifornimenti, essa sarà costretta a capitolare. L'importazione dei viveri e dei combustibili dipende dalla protezione navale. Gli attacchi della Luftwaffe contro l'Inghilterra non la obbligheranno a capitolare. Ma se si annienterà la flotta britànnica la resa sarà immediata. Non c'è dubbio che un attacco di sorpresa potrebbe condurre ad una rapida conclusione. Un attacco di sorpresa con che cosa? L'ammiraglio Raeder deve aver pensato di certo che Hitler parlava a vanvera. Secondo il cosiddetto " Piano Z ", elaborato alla fine del 1938, la forza navale tedesca avrebbe cominciato ad avvicinarsi a quella britannica soltanto nel 1945. Per il momento - nella primavera del 1939 la Germania non disponeva delle unità pesanti necessarie per eliminare la flotta britannica, sia pure con un attacco di sorpresa. Pagina 368

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Si sarebbe potuto forse far capitolare la Gran Bretagna con altri mezzi. A questo punto Hitler scese dalle nuvole sulla terra e prospettò un piano strategico che un anno dopo sarebbe stato attuato con sorprendente successo. L'obiettivo è quello di infliggere al nemico fin dall'inizio un colpo micidiale se non addirittura mortale; le considerazioni circa il giusto o l'ingiusto e il valore dei trattati esulano dal problema. Ciò sarà possibile solo se non " scivoleremo " in una guerra con la Gran Bretagna a causa della Polonia. Occorre fare preparativi sia per una lunga guerra sia per un attacco di sorpresa, e dev'essere stroncato qualsiasi tentativo dell'Inghilterra di intervenire sul continente. L'esercito deve provvedere ad occupare importanti posizioni per la flotta e per la Luftwaffe. Se riusciremo a occupare e a tenere l'Olanda e il Belgio e inoltre a sconfiggere la Francia, avremo creato le basi per una guerra vittoriosa contro l'Inghilterra. Allora la Luftwaffe potrà serrare da vicino l'Inghilterra partendo dalla Francia occidentale e la flotta potrà stabilire un blocco di più vasto raggio mediante i sommergibili. Era precisamente ciò che sarebbe accaduto poco più di un anno dopo. Un altro essenziale piano strategico, esposto dal Fùhrer il 23 marzo, trovò attuazione. Egli disse che, se all'inizio dell'ultima guerra l'esercito tedesco avesse eseguito un movimento aggirante puntando verso i porti della Manica anziché verso Parigi, l'esito di essa sarebbe stato diverso. Forse ciò era vero. Comunque, è quel che Hitler avrebbe tentato nel 1940. " II nostro obiettivo, - concluse Hitler, dimenticando per un momento del tutto la Polonia, - sarà sempre quello di mettere in ginocchio l'Inghilterra ". Seguì una considerazione finale. * L'interpretazione di Hitler della battaglia dello Jutland era evidentemente errata. L'ora della Polonia 531 La segretezza è il presupposto essenziale per la vittoria. I nostri obiettivi devono essere tenuti segreti anche all'Italia e al Giappone. Neppure lo Stato maggiore dell'esercito, il cui capo, generale Halder, era presente a quella riunione, riscuoteva piena fiducia. " I nostri piani, - spiegò Hitler, - non devono essere affidati allo Stato maggiore, perché ciò pregiudicherebbe la loro segretezza ". Ordinò dunque che si costituisse un piccolo gruppo di specialisti appartenenti all'OKW per l'elaborazione dei piani militari. Così, come egli stesso disse il 23 marzo 1939, Hitler tagliò i ponti. Ci sarebbe stata la guerra. La Germania aveva bisogno di un Lebensraum a oriente: per ottenerlo avrebbe attaccato la Polonia alla prima occasione propizia. Danzica c'entrava ben poco, era solo un pretesto. L'Inghilterra, che ostacolava questo programma di espansione, era la vera nemica della Germania. Ebbene: si sarebbe scesi in campo anche contro di essa e contro la Francia. Sarebbe stata una lotta per la vita o per la morte. Allorché il Fiihrer aveva per la prima volta, il 5 novembre 1937, esposto i suoi piani d'aggressione ai capi militari, il feldmaresciallo von Blom-berg e il generale von Fritsch protestarono, se non altro pel fatto che la Germania era troppo debole per affrontare una guerra europea*. L'estate seguente il generale Beck, per la stessa ragione, si era dimesso dalla carica di capo di Stato maggiore generale dell'esercito. Al contrario, stando ai documenti, il 23 maggio 1939 non un solo generale o ammiraglio osò esprimere qualche riserva sulla saggezza del programma di Hitler. Essi pensavano che non vi era da discutere, ma solo da ubbidire ciecamente. Essi avevano già impiegato il loro notevole ingegno nell'elaborare i piani di aggressione militare. Il 7 maggio il colonnello Giinther Blumentritt, dello Stato maggiore generale, che assieme ai generali von Rundstedt e von Manstein formava un piccolo " nucleo operativo ", presentò un esame della situazione in relazione al " caso bianco ". Si trattava di un piano immaginoso e audace per la conquista della Polonia, che sarebbe stato attuato con pochissimi ritocchi48. L'ammiraglio Raeder fornì i piani navali con una ordinanza segretissima firmata il 16 maggio49. Poiché la Polonia aveva solo poche miglia di costa sul Baltico, a ovest di Danzica, e possedeva una flotta minuscola, non v'era da attendersi alcuna difficoltà. L'ammiraglio si preoccupava soprattutto della Francia e della Gran Bretagna. L'accesso al Baltico sarebbe stato protetto dai sommergibili, mentre le due corazzate tascabili e le due navi da battaglia, insieme al " resto " dei sommergibili, dovevano prepararsi per la " guerra Pagina 369

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt nell'Atlantico ". In base alle istruzioni del Fùhrer, la marina avrebbe dovuto esser pronta a svolgere la sua parte nell'" operazione Bianco " pel i° settembre; Raeder, tuttavia, esortò i suoi comandanti ad affrettare la stesura dei piani, giacché " in seguito agli ultimi sviluppi politici ", l'azione avrebbe potuto anche essere anticipataso. * Cfr. sopra, p. 337. 532 Verso la guerra mondiale Allo scadere del maggio 1939 i preparativi tedeschi in vista della guerra per la fine dell'estate, erano già a buon punto. Fervevano grandi lavori per gli armamenti e si producevano in quantità cannoni, carri armati, aeroplani e navi da guerra. Gli abili esperti dell'esercito, della marina e dell'aviazione erano giunti alla fase finale dei loro piani. I quadri si arricchivano continuamente di nuovi elementi richiamati per le " manovre estive ". Hitler poteva andar fiero di quanto aveva compiuto. Il giorno seguente la conferenza del Fùhrer coi capi militari - il 24 maggio - 2 generale Georg Thomas, capo della sezione economica e degli armamenti dell'OKW, riassunse quanto era stato compiuto in un discorso riservato ai funzionari del Ministero degli Esteri. Thomas ricordò agli ascoltatori che mentre all'esercito imperiale erano occorsi sedici anni (dal 1898 al 1914) per portare i suoi effettivi da quarantatre a cinquanta divisioni, l'esercito del Terzo Reich era balzato da sette a cinquantino divisioni in appena quattro anni. Fra queste divisioni ve n'erano cinque con armamento pesante e quattro con armamento leggero: una " moderna cavalleria da battaglia " che nessun'altra nazione possedeva. La marina aveva costruito - praticamente dal nulla - due navi da battaglia da 26 ooo tonnellate *, due incrociatori pesanti, diciassette torpediniere e quarantasette sottomarini. Aveva già varato due navi da guerra da 35 ooo tonnellate, una portaerei, quattro incrociatori pesanti, cinque torpediniere e sette sottomarini, e stava per varare molte altre unità. Partendo da zero, la Luftwaffe si era sviluppata fino a raggiungere una forza aerea di ventuno stormi, con un organico di 260 ooo uomini. L'industria degli armamenti disse il generale Thomas - stava già producendo in una misura superiore al punto culminante dell'altra guerra; in molti campi la sua produzione superava di molto quella di qualsiasi altro paese. Il generale dichiarò che il riarmo tedesco era " probabilmente unico al mondo ". Con la formidabile potenza militare che la Germania stava raggiungendo all'inizio dell'estate del 1939, le probabilità di vittoria nel conflitto che Hitler andava preparando per l'inizio dell'autunno dipendevano dal genere di guerra che si sarebbe combattuta. La Germania non era ancora abbastanza forte (e probabilmente non lo sarebbe mai stata) per affrontare, oltre alla Polonia, la Francia, la Gran Bretagna e, in più, l'URSS. In quella fatale estate tutto sarebbe dipeso dall'abilità del Fùhrer nel limitare la guerra, soprattutto nell'impedire all'URSS di stipulare con l'Occidente quell'alleanza militare che Litvinov poco prima del suo allontanamento aveva sollecitato, che Chamberlain dapprima sembrò voler rifiutare, ma che ora, alla fine di maggio, nuovamente caldeggiava. * Nel fornire queste indicazioni sul tonnellaggio delle navi da guerra tedesche, il generale Thomas ingannava perfino il Ministero degli Esteri. Da un importante documento navale tedesco sl, recante la data di più di un anno prima - 18 febbraio 1938 -, risulta che in occasione del trattato navale anglo-tedesco erano state fornite al governo britannico cifre false circa il tonnellaggio delle navi da battaglia. Tale documento dimostra che il tonnellaggio effettivo delle presunte navi da 26 ooo tonnellate era invece di 31 300, e quello delle presunte corazzate da 35 ooo tonnellate (il tonnellaggio massimo della flotta britannica e americana), era in realtà di 41 700 tonnellate. Si tratta di un tipico esempio di frode nazista. L'ora detta Polonia 533 L'intervento della Russia: II. Il 19 maggio, in un dibattito ai Comuni, il primo ministro britannico aveva nuovamente considerato con freddezza e disprezzo - secondo l'impressione di Churchill - le proposte russe. Con una certa fatica egli aveva spiegato che " fra i due governi c'è una specie di cortina, una specie di muro estremamente difficile da superare ". Al contrario, Churchill, appoggiato da Lloyd George, sostenne che Mosca aveva fatto " un'offerta leale... più semplice, più diretta, più efficace delle proposte di Chamberlain; egli esortò il governo di Sua Maestà a convincersi di alcune crude verità, cioè che senza un effettivo fronte a est non vi può essere una difesa soddisfacente a ovest e che senza la Russia non vi Pagina 370

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt può essere un vero fronte a oriente ". Dinanzi alle critiche mossegli da ogni lato, Chamberlain finalmente, il 27 maggio, dette istruzioni all'ambasciatore a Mosca perché accettasse di iniziare le conversazioni per un patto di mutua assistenza, una convenzione militare e per una garanzia ai paesi minacciati da Hitler *. L'ambasciatore a Londra, von Dirksen, informò il Ministero degli Esteri tedesco che il governo britannico aveva fatto questo passo " con molta riluttanza ". Inoltre, Dirksen indicò quella che, probabilmente, era la ragione prima dell'iniziativa di Chamberlain. Disse che il Ministero degli Esteri britannico aveva avuto sentore di " sondaggi tedeschi a Mosca " e " temeva che la Germania riuscisse a mantenere neutrale la Russia sovietica, se non addirittura a convincerla a osservare una benevola neutralità. Ciò avrebbe significato il fallimento completo della manovra di accerchiamento " H. L'ultimo giorno di maggio Molotov tenne il suo primo discorso pubblico in qualità di commissario agli Affari Esteri rivolgendosi al Soviet Supremo dell'URSS. Egli rimproverò le democrazie occidentali per la loro esitazione e dichiarò che se desideravano veramente unirsi all'URSS per porre fine alle aggressioni, esse dovevano giungere a una conclusione e accordarsi su tre punti principali: i) stipulare un patto a tre di mutua assistenza a carattere puramente difensivo; 2) garantire la sicurezza degli Stati dell'Europa centrale e orientale, compresi tutti gli Stati europei confinanti con l'Unione Sovietica; 3) stipulare un preciso accordo sulla forma e la portata dell'aiuto immediato ed effettivo che i tre paesi avrebbero dovuto dare l'uno all'altro e agli Stati minori minacciati di aggressione. Molotov dichiarò inoltre che le conversazioni con l'Occidente non obbligavano l'URSS ad abbandonare " le relazioni d'affari nel campo pratico " con la Germania e l'Italia. Egli disse che infatti " non era da escludere " che si potessero riprendere le trattative commerciali con la Germania. L'ambasciatore von der Schulenburg, nella sua relazione sul discorso a Berlino, * II 27 maggio l'ambasciatore britannico e l'incaricato d'affari francese a Mosca presentarono " Molotov un abbozzo del patto proposto. Con sorpresa degli inviati occidentali, Molotov ne Prese visione con molta freddezza 52. 534 Verso la guerra mondiale fece notare che Molotov aveva dichiarato che l'URSS era sempre disposta a concludere un trattato con la Gran Bretagna e la Francia " a condizione che si accettassero tutte le sue richieste ", ma che risultava evidente dal discorso che sarebbe passato molto tempo prima che si potesse raggiungere un accordo cohcreto. Egli fece anche notare che Molotov " aveva evitato di lanciare frecciate contro la Germania e si era dimostrato disposto a continuare le conversazioni iniziate a Berlino e a Mosca " ". Questa disposizione favorevole fu improvvisamente adottata anche da Hitler a Berlino. Nel corso degli ultimi dieci giorni di maggio, Hitler e i suoi consiglieri avevano discusso la spinosa questione delle proposte da fare a Molotov per ostacolare i negoziati anglo-russi. A Berlino ci si rese conto che Molotov, nel suo colloquio del 20 maggio * con l'ambasciatore von der Schulenburg, aveva gettato acqua fredda sui tentativi tedeschi di riavvicinamento; e il giorno seguente -21 maggio - Weizsacker telegrafò all'ambasciatore che, dopo quanto aveva detto il commissario agli Esteri, " dobbiamo starcene tranquilli, in attesa di vedere se i russi parleranno più apertamente " M. Ma Hitler, avendo stabilito il i° settembre come data per l'attacco alla Polonia, non poteva permettersi di restare inattivo. Verso il 25 maggio, Weizsacker e Fredrich Gaus, direttore dell'ufficio giuridico del Ministero degli Esteri tedesco, furono convocati nella villa di campagna di Ribbentrop a Sonnenburg e, secondo quanto venne deposto sotto giuramento da Gaus a Norimberga **, furono informati che il Fiihrer desiderava " stabilire migliori rapporti tra la Germania e l'Unione Sovietica ". Ribbentrop preparò per Schulenburg una minuta con indicazioni molto dettagliate sulla nuova linea di condotta da seguire nei riguardi di Molotov, che lo stesso Schulenburg sarebbe dovuto andar a visitare " il più presto possibile ". Tale minuta si trova tra i documenti del Ministero degli Esteri tedesco sequestrati dagli Alleati". Da un'annotazione segnata sul documento, risulta che esso fu mostrato a Hitler il 26 maggio. L'interessante documento dimostra come fin da allora il Ministero degli Esteri tedesco fosse convinto che i negoziati anglo-russi si sarebbero conclusi felicemente nel caso che la Germania non fosse intervenuta risolutamente. Ribbentrop, pertanto, propose a Schulenburg di far presente quanto segue a Molotov: Pagina 371

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Non esiste un reale contrasto di interessi tra la Germania e la Russia sovietica in politica estera... È giunto il momento di studiare il modo per migliorare e normalizzare i rapporti tedesco-sovietici... L'alleanza italo-tedesca non è rivolta contro l'Unione Sovietica. Essa è rivolta esclusivamente contro la coalizione anglo-francese... Anche se, contrariamente ai nostri desideri, si dovessero iniziare ostilità con la Po* Cfr. sopra, pp. 523-24. • ** La deposizione non fu accettata come prova dal tribunale e non è stata pubblicata ne volumi Nazi Conspiracy and Aggression e Trial of thè Major War Criminals degli atti dei processi di Norimberga. Ciò non pregiudica la sua autenticità. Tutto il materiale relativo alla collaborazione nazi-sovietica di questo periodo fu usato con una certa accortezza dal tribunale: esso uno dei quattro giudici era russo. L'ora della Polonia 535 Ionia, siamo fermamente convinti che, pure in quel caso, si dovrebbe evitare un conflitto di interessi con la Russia sovietica. Possiamo anche dire che, nella definizione della questione- tedesco-polacca, qualunque sia la soluzione, terremo conto il più possibile degli interessi russi. Dopo di ciò, occorreva far presenti i pericoli derivanti per l'URSS da un'alleanza con la Gran Bretagna. Davvero non riusciamo a capire che cosa potrebbe indurre la Russia a prendere parte attiva alla manovra di accerchiamento propria della politica britannica... Ciò comporterebbe per essa una responsabilità unilaterale non compensata da alcuna contropartita inglese... La Gran Bretagna non è assolutamente in grado di offrire alla Russia qualche importante contropartita, qualunque sia la forma del trattato. Ogni suo aiuto militare in Europa è reso impossibile dall'esistenza del vallo occidentale... Siamo perciò convinti che la Gran Bretagna rimarrà ancora una volta fedele alla sua politica tradizionale di far togliere alle altre potenze le sue castagne dal fuoco. Schulenburg inoltre doveva far notare che la Germania non aveva " intenzioni aggressive nei riguardi della Russia ". Infine fu incaricato di dire a Molotov che la Germania era pronta a discutere con l'Unione Sovietica non solo questioni economiche ma anche " un ritorno alla normalità nelle relazioni politiche ". Hitler giudicò che la minuta fosse troppo compromettente e ordinò che non venisse inviata. Secondo Gaus, il Fùhrer era rimasto impressionato dall'ottimistica affermazione fatta da Chamberlain due giorni prima, il 24 maggio: il primo ministro inglese aveva dichiarato ai Comuni di sperare che, in seguito alle nuove proposte britanniche, si sarebbe potuti giungere ad un pieno accordo con l'URSS " in una data non lontana ". Hitler temeva un rifiuto di Mosca. Egli non abbandonò l'idea di un riavvicinamento all'URSS, ma decise che pel momento sarebbe stato opportuno procedere con maggior cautela. La mutevolezza delle decisioni del Fiihrer durante l'ultima settimana di maggio è comprovata dai documenti del Ministero degli Esteri sequestrati. Verso il 25 del mese (il giorno esatto non è accettabile), egli aveva improvvisamente deciso di rivolgere un energico discorso all'Unione Sovietica al fine di ostacolare i negoziati anglo-russi. A tale scopo Schulenburg avrebbe dovuto incontrare subito Molotov. Ma le istruzioni di Ribbentrop, date in visione a Hitler il giorno 26, non furono trasmesse, non avendo ottenuto l'approvazione del Fiihrer. La sera stessa Weizsacker telegrafò a Schulenburg, invitandolo a mantenere " un atteggiamento assolutamente riservato ". E aggiunse: " Non dovete prendere alcuna iniziativa personale prima di ricevere ulteriori istruzioni " ". Questo telegramma e una lettera di Weizsacker all'ambasciatore a Mosca del 27 maggio, ma spedita solo il 30, con l'aggiunta di un significativo poscritto, danno una chiara idea delle esitazioni di Berlino58. Weizsacker, in U!ID k.ttera m data 27 maggio, informò Schulenburg sull'opinione diffusa a Berlino secondo cui un accordo anglo-russo non sarebbe stato " facile da Spedire": la Germania esitava a intervenire decisamente contro un tale 536 Verso la guerra mondiale accordo, nel timore di provocare a Mosca " uno scoppio di risa da tartari ". Inoltre, Weizsàcker rivelò che sia il Giappone sia l'Italia avevano accolto piuttosto freddamente la progettata mossa della Germania nei confronti di Mosca, e il riserbo dei suoi alleati aveva contribuito alla decisione di Berlino di non compiere ulteriori passi. " Così, - egli concludeva, - vogliamo per il momento aspettare e vedere sino a che punto Mosca e Parigi-Londra si legheranno l'una Pagina 372

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt all'altra ". Per qualche motivo Weizsàcker non spedì subito la lettera; forse egli era al corrente delle perplessità di Hitler. Quando infine la inviò, il 30 maggio, aggiunse questo poscritto: PS. Con l'approvazione del Fiihrer, aggiungo a quanto ho scritto sopra che devesi comunque tentare un approccio coi russi, ma in una forma molto diversa, cioè attraverso una conversazione che io stesso avrò oggi con l'incaricato d'affari russo. Questo colloquio con Georgi] Astachov se non diede grandi risultati rappresentò tuttavia un nuovo punto di partenza per i tedeschi. Il pretesto avanzato da Weizsàcker per chiedere all'incaricato russo di fargli visita fu di discutere la questione della rappresentanza commerciale sovietica a Praga, che i russi tenevano molto a conservare. Attorno a questo argomento si svolse fra i due diplomatici una schermaglia per indovinare i reciproci pensieri. Weizsàcker si disse d'accordo con Molotov nel riconoscere che le questioni economiche non potevano essere del tutto disgiunte da quelle politiche, e si mostrò interessato a una " normalizzazione dei rapporti tra l'Unione Sovietica e la Germania ". Astachov dichiarò che Molotov non aveva " l'intenzione di chiudere la porta a ulteriori discussioni russo-tedesche ". Sebbene entrambi i diplomatici fossero stati molto prudenti, i tedeschi si sentirono incoraggiati. Alle 10,40 di quella stessa sera del 30 maggio, Weizsàcker inviò un telegramma " urgentissimo " a Schulenburg a Mosca5': Contrariamente alla tattica prevista fino a oggi, abbiamo deciso di stabilire ora un certo contatto con l'Unione Sovietica *. Può darsi che un lungo memorandum segreto inviato da Mussolini a Hitler il 30 maggio rafforzasse nel Fiihrer la decisione di riavvicinarsi, seppure con prudenza, all'Unione Sovietica. All'inizio dell'estate i dubbi del " duce " circa l'eventualità di un conflitto a breve scadenza aumentarono. Scrivendo a Hitler, egli si disse convinto che la " guerra fra le nazioni plutocratiche, egoiste e conservatrici " e l'Asse era " inevitabile ". Ma " l'Italia ha bisogno di * In Nszi-Soviet Relatians - volume di documenti del Ministero degli Esteri tedesco su quest'argomento, pubblicato nel 1949 dal dipartimento di Stato americano - la traduzione inglese del telegramma ne ha accentuato il senso. La frase-chiave è stata resa così: " Abbiamo ora deciso di intraprendere negoziati concreti con l'Unione Sovietica". Ciò ha condotto molti storici, compreso Churchill, a ritenere che questo telegramma del 30 maggio segnò la svolta decisiva nei tentativi di Hitler di trattare con Mosca. La svolta venne invece più tardi. Come fece rilevare Weizsàcker nel poscritto aggiunto il 30 maggio alla sua lettera a Schulenburg, l'approccio tedesco, approvato da Hitler, doveva essere compiuto " in una forma molto diversa ". L'ora della Polonia 537 un periodo di preparazione che potrà estendersi sino alla fine del 1942... Soltanto a partire dal 1943 uno sforzo bellico avrà le migliori prospettive di successo ". Dopo aver elencato le varie ragioni per cui " l'Italia aveva bisogno di un periodo di pace ", il " duce " concludeva: " Per tutti questi motivi l'Italia non desidera affrettare lo scoppio di una guerra europea, pur restando convinta dell'inevitabilità di essa " M. Hitler, il quale non aveva confidato al suo buon amico e alleato la data del i° settembre fissata per attaccare la Polonia, rispose che aveva letto il memorandum segreto " col più grande interesse " e propose che i due capi si incontrassero in qualunque momento per discuterlo. Nel frattempo il Fùhrer aveva deciso di vedere se non c'era modo di aprire una breccia nella muraglia del Cremlino. Durante tutto il mese di giugno si tennero a Mosca riunioni preliminari in vista di un nuovo trattato commerciale fra l'ambasciata tedesca e Anastas Mikojan, commissario russo al commercio estero. Il governo sovietico era ancora molto diffidente nei riguardi di Berlino. Come riferì Schulenburg verso la fine del mese (il 27 giugno), il Cremlino era convinto che i tedeschi, insistendo per concludere un accordo commerciale, mirassero a bloccare i negoziati sovietici con la Gran Bretagna e la Francia. Essi temono - telegrafò a Berlino - che una volta raggiunto questo fine, noi lasceremo cadere i negoziati ". Il 28 giugno Schulenburg ebbe un lungo colloquio con Molotov, il quale - come comunicò l'ambasciatore tedesco a Berlino in un telegramma " segreto e urgente " - dimostrò un " atteggiamento amichevole ". Tuttavia, quando l'ambasciatore tedesco volle accennare, come a un dato rassicurante, ai trattati di non aggressione appena conclusi dalla Germania con gli Stati baltici *, il Pagina 373

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt commissario agli Esteri sovietico rispose mordacemente che " egli doveva dubitare della solidità di tali trattati, dopo l'esperienza fatta dalla Polonia ". Riassumendo la conversazione, Schulenburg concluse: Ho l'impressione che il governo sovietico abbia molto interesse a conoscere le nostre vedute politiche e a tenersi in contatto con noi. Sebbene nelle parole di Molotov sia evidente una grande diffidenza, egli ha parlato di una normalizzazione dei rapporti con la Germania come di cosa auspicabile e realizzabile ". L'ambasciatore chiese istruzioni telegrafiche circa successivi passi da compiere. Schulenburg era uno degli ultimi sopravvissuti della corrente dei Seeckt, Maltzan e Brockdorff-Rantzau, che dopo il 1919 aveva insistito per un riavvicinamento tedesco alla Russia sovietica, realizzato poi a Rapallo. Come dimostrano i dispacci da lui inviati durante tutto il 1939, egli cercava sinceramente di ripristinare con la Russia sovietica le strette relazioni che erano esistite al tempo della Repubblica di Weimar. Al pari però di mol. * Per cercare di prevenire una garanzia da parte anglo-franco-russa alla Lettonia e all'Estonia, nazioni confinanti con l'Unione Sovietica, la Germania il 7 giugno aveva precipitosamente firmato Patti di non aggressione con questi due Stati baltici. Già prima, il 31 maggio, la Germania aveva (tm)rettato la stipulazione con la Danimarca di un patto analogo che, dati i recenti avvenimenti, sembra desse ai danesi un sorprendente senso di sicurezza. 538 Verso la guerra mondiale rissimi altri diplomatici di carriera della vecchia scuola, egli non comprendeva Hitler. D'un tratto, il 29 giugno, Hitler dal suo ritiro montano di Berchtesgaden ordinò che i colloqui coi russi venissero interrotti. Berchtesgaden, 29 giugno 1939 .... Il Fiihrer ha deciso quanto segue: Informare i russi che ci siamo resi conto dal loro atteggiamento che essi fanno dipendere la continuazione dei colloqui dall'accettazione come base per le nostre conversazioni in materia economica, la data prevista nel mese di gennaio. Poiché tale base non era per noi accettabile, non abbiamo per ora interesse a riprendere le trattative eco-nomiche con la Russia. Il Fuhrer autorizza che l'inoltro di questa risposta sia ritardato di qualche giorno ". In realtà, la sostanza di tale risposta fu telegrafata da Weizsacker all'ambasciata tedesca di Mosca il giorno dopo. Il ministro degli Esteri... è del parere che, fino a nuove istruzioni, si sia detto abbastanza in campo politico e che pel momento non si debbano riprendere, da parte nostra, le conversazioni. Circa gli eventuali negoziati economici con il governo russo, non è stata ancora presa qui una decisione definitiva. Anche in questo campo è bene non facciate, pel momento, alcun passo, ma attendiate istruzioni M. Nei documenti segreti tedeschi nulla si trova che possa spiegare l'improvviso cambiamento di idea di Hitler. I sovietici stavano già orientandosi verso un compromesso circa le loro proposte di gennaio e febbraio, e Schnur-re, il 15 giugno, aveva avvertito che una rottura dei negoziati economici avrebbe rappresentato per la Germania un passo indietro sia economicamente che politicamente. Non possono certo essere state le difficili trattative anglo-franco-sovieti-che a scoraggiare Hitler a tal segno da fargli prendere quella decisione. Dai rapporti dell'ambasciata tedesca a Mosca egli sapeva che l'URSS e le potenze occidentali si erano arenate sulla questione delle garanzie alla Polonia, alla Romania e agli Stati baltici. La Polonia e la Romania erano soddisfatte di essere garantite dalla Gran Bretagna e dalla Francia, le quali tuttavia nel caso di un'aggressione tedesca ben difficilmente avrebbero potuto aiutarle, se non indirettamente, con l'apertura di un fronte occidentale. Ma esse rifiutavano una garanzia sovietica, anzi non volevano neppure permettere alle truppe sovietiche di passare attraverso il loro territorio per fronteggiare un attacco tedesco. Anche la Lettonia, l'Estonia e la Finlandia rifiutavano decisamente ogni garanzia da parte sovietica; presa di posizione, questa, che come più tardi risultò dai documenti del Ministero degli Esteri tedesco, era stata fomentata dalla Germania, con precise minacce nel caso che tali paesi si fossero mostrati indecisi. Dinanzi a questo vicolo cieco, Molotov propose alla fine di giugno che la Gran Bretagna inviasse a Mosca il suo ministro degli Esteri perché partecipasse ai negoziati. Secondo il punto di vista sovietico, ciò sarebbe servito non solo Pagina 374

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt a rimuovere gli ostacoli, ma a dimostrare altresf che PIngnilL'ora della Polonia 539 terra era seriamente intenzionata a raggiungere un accordo con PURSS. Ma Lord Halifax respinse la proposta *. Anthony Eden, che aveva già ricoperto la carica di ministro degli Esteri, si offri di andare al suo posto, ma Cham-berlain lo trattenne. Si decise invece di inviare William Strang, un esperto funzionario di carriera del Foreign Office che aveva già avuto un incarico all'ambasciata di Mosca e che parlava il russo, ma che era poco conosciuto sia nel suo paese che all'estero. La nomina di un semplice funzionario a capo di una missione di tale importanza, destinata a trattare direttamente con Molotov e Stalin, fu la prova per i sovietici (come essi dissero in seguito) che Chamberlain non considerava ancora seriamente la possibilità di creare un'alleanza per fermare Hitler. Strang arrivò a Mosca il 14 giugno. Nonostante la sua partecipazione a undici incontri anglo-francesi con Molotov, la sua presenza non ebbe molta influenza sul corso dei negoziati anglo-sovietici. Quindici giorni dopo, il 29 giugno, la diffidenza e l'irritazione sovietiche furono espresse pubblicamente da un articolo di Andrej 2danov sulla " Pravda ", intitolato: " I governi britannico e francese non vogliono un trattato con l'Unione Sovietica su una base di parità ". Zdanov aveva dichiarato di scrivere " come privato e di non impegnare il governo sovietico ". Però egli non solo faceva parte del Politburo e era il presidente della commissione per gli Affari Esteri del Soviet Supremo sovietico, ma - come fece notare Schulenburg nel riferire la cosa a Berlino - era " uno dei confidenti di Stalin, e il suo articolo era stato certamente scritto per ordine superiore ". 2danov aveva scritto: È mia impressione che il governo britannico e quello francese non siano seriamente intenzionati a concludere un accordo accettabile anche da parte dell'Unione Sovietica, ma soltanto a condurre delle conversazioni per dimostrare all'opinione pubblica dei loro paesi la presunta intransigenza dell'URSS, e facilitare in tal modo la conclusione di una intesa con gli aggressori. I prossimi giorni dimostreranno se le cose stanno effettivamente così66. La sfiducia di Stalin nei riguardi della Gran Bretagna e della Francia e il suo sospetto che gli alleati occidentali finissero col mettersi d'accordo con Hitler, come era successo l'anno prima a Monaco, furono dunque resi noti a tutto il mondo perché divenissero motivo di riflessione. L'ambasciatore von der Schulenburg, meditandovi, fece presente a Berlino che uno degli scopi dell'articolo poteva essere quello " di far ricadere sulla Gran Bretagna e sulla Francia la responsabilità di una eventuale rottura dei negoziati " ". * Secondo i documenti del Foreign Office britannico, Halifax disse a Majskij l'8 giugno di aver pensato di proporre al primo ministro il viaggio a Mosca, ma questi età stato " proprio impossibilitato a muoversi ". Majskij il 12 giugno, dopo che Strang era partito, accennò a Halifax che sarebbe stata una buona idea se il ministro degli Esteri si fosse recato a Mosca " quando le cose fossero più tranquille ", ma Halifax ribadì l'impossibilità, " pel momento ", di allontanarsi da Londra 6S. 540 Verso la guerra mondiale Piani per una guerra totale. Hitler tuttavia non abboccò all'amo sovietico, forse perché nel corso di tutto il mese di giugno fu occupato a Berchtesgaden a sovraintendere al completamento dei piani militari per l'invasione della Polonia a fine estate. Prima della metà di giugno il generale von Brauchitsch gli sottopose il piano segreto per le operazioni dell'esercito contro la Polonia 6\ " L'obiettivo dell'operazione, - dichiarava il comandante in capo dell'esercito, facendo eco al suo padrone, - è la distruzione delle forze armate polacche. Dal punto di vista politico è necessario che la guerra sia iniziata con micidiali attacchi di sorpresa e condotta verso un rapido successo. È intenzione dell'alto comando dell'esercito prevenire la regolare mobilitazione e con-centrazione dell'esercito nemico, grazie all'invasione di sorpresa del territorio polacco; il grosso dell'esercito polacco - che secondo le previsioni dovrebbe trovarsi a ovest della linea Vistola-Narew - andrà distrutto mediante un attacco concentrico: dalla Slesia da una parte, dalla Pomerania e dalla Prussia orientale dall'altra ". Per realizzare tale piano, Brauchitsch aveva diviso l'esercito in due gruppi: il gruppo Sud, comprendente l'ottava, la decima e la quattordicesima armata, e il gruppo Nord, formato dalla terza e dalla quarta armata. Il gruppo Sud, al comando del generale von Rundstedt, avrebbe dovuto attaccare partendo dalla Pagina 375

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Slesia, " puntare su Varsavia, sbaragliare le forze polacche che gli si fossero opposte e occupare al più presto, col massimo possibile degli effettivi, la linea della Vistola su entrambi i lati di Varsavia, per distruggere, in collaborazione col gruppo Nord, le forze polacche che ancora resistessero nella Polonia occidentale. Il primo compito di questo secondo gruppo era di " stabilire il contatto tra il Reich e la Prussia orientale " penetrando nel " corridoio ". Venivano poi indicati sia gli obiettivi particolari delle varie armate, sia quelli dell'aviazione e della marina. Dan-zica - diceva Brauchitsch - sarebbe stata dichiarata territorio tedesco fin dal primo giorno delle ostilità e sarebbe stata occupata da forze locali sotto comando tedesco. Direttive supplementari, trasmesse contemporaneamente, stabilivano che l'ordine per il dispiegamento delle truppe in vista dell'" operazione Bianco " doveva essere messo in atto il 20 agosto. " Tutti i preparativi, prescrivevano, - dovranno essere completati entro tale data " ". Una settimana dopo - il 22 giugno - il generale Keitel sottopose a Hitler un " progetto preliminare per il caso bianco " (tm). Dopo averlo studiato il Fùhrer lo approvò " in linea di massima ", ma ordinò che, " per non allarmare la popolazione richiamando alle armi le riserve in misura maggiore del solito..., alle organizzazioni civili, ai datori di lavoro e ad altri privati che avessero richiesto spiegazioni si dovesse rispondere che si trattava di richiami per le manovre d'autunno ". Inoltre Hitler ordinò che, " per ragioni di prudenza, non avesse luogo lo sgombero degli ospedali nelle zone L'ora della Polonia 541 vicine alla frontiera che il comando supremo dell'esercito aveva proposto di effettuare a partire dalla metà di luglio ". La guerra che Hitler stava preparandosi a scatenare sarebbe stata una guerra totale e avrebbe richiesto non solo la mobilitazione militare, ma anche quella di tutte le risorse della nazione. Per coordinare questo sforzo grandioso, fu indetta pel giorno seguente, 23 giugno, una riunione del Consiglio di Difesa del Reich sotto la presidenza di Goring. Erano presenti circa trentacinque alti funzionar} civili e capi militari, compresi Keitel, Rae-der, Halder, Thomas e Milch per le forze armate, i ministri dell'Interno, dell'Economia, delle Finanze e dei Trasporti, nonché Himmler. Questa era soltanto la seconda riunione del Consiglio; Goring spiegò che i suoi componenti venivano convocati solo per prendere decisioni della massima importanza, e i documenti segreti della seduta rivelano che Goring non lasciò alcun dubbio ai suoi ascoltatori circa il fatto che la guerra era vicina e che rimaneva molto da fare in relazione al problema della mano d'opera necessaria per l'industria e l'agricoltura e a molti altri problemi connessi alla mobilitazione generale ". Goring informò il Consiglio che Hitler aveva deciso di impiegare circa sette milioni di uomini. Per accrescere la mano d'opera, il dottor Punk, ministro dell'Economia, avrebbe dovuto stabilire " il tipo di lavoro da assegnare ai prigionieri di guerra, ai detenuti e agli internati nei campi di concentramento ". Himmler interloquì per comunicare che " in tempo di guerra [si sarebbe fatto] un uso più esteso dei campi di concentramento ". Goring aggiunse che " centinaia di migliaia di operai del protettorato cèco dovevano essere impiegati in Germania sotto speciale controllo, particolarmente nel settore agricolo, alloggiandoli in baraccamenti ". Stava già prendendo forma il programma nazista del lavoro forzato. Il dottor Frick, ministro degli Interni, promise di " ridurre il numero dei dipendenti della pubblica amministrazione ", rilevando che sotto il regime nazista il numero dei burocrati era aumentato " da venti a quaranta volte: uno stato di cose impossibile ". Fu creato un comitato per ovviare a questa deplorevole situazione. Una relazione ancor più pessimistica venne fatta dal colonnello Rudolf Gercke, capo della divisione trasporti dello Stato maggiore dell'esercito. " Nel campo dei trasporti, - egli dichiarò con franchezza, - la Germania non si trova in questo momento pronta per la guerra ". Il grado di efficienza dei servizi di trasporto tedeschi dipendeva naturalmente dal fatto che la guerra fosse o meno limitata alla Polonia. In caso di guerra a occidente, contro la Francia e la Gran Bretagna, c'era da temere che il sistema dei trasporti risultasse senz'altro inadeguato. In luglio furono tenute due riunioni d'emergenza del Consiglio di Difesa " al fine di porre il vallo occidentale, al massimo entro il 25 agosto, nelle migliori condizioni, grazie al materiale che ci si sarà procurati con ogni mezzo entro tale data ". Ai principali dirigenti della Krupp e del consorzio dell'acciaio venne dato l'incarico di procurarsi il metallo necessario per completare l'armamento Pagina 376

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 542 Verso la guerra mondiale delle fortificazioni occidentali. I tedeschi ben sapevano, infatti, che dalla misura della loro inespugnabilità dipendeva se gli eserciti anglo-francesi avrebbero sferrato o no un serio attacco contro la Germania occidentale mentre la Wehrmacht era impegnata in Polonia. Sebbene Hitler, con insolita franchezza, avesse dichiarato ai suoi generali il 23 maggio che Danzica non costituiva affatto la vera causa del contrasto con la Polonia, ciò nonostante per alcune settimane, fin verso la metà dell'estate, parve che la città libera fosse davvero il barile di dinamite destinato un giorno o l'altro a provocare lo scoppio della guerra. Da qualche tempo i tedeschi avevano fatto entrare di nascosto a Danzica armi e ufficiali dell'esercito regolare per addestrare la locale milizia di difesa *. Le armi e gli ufficiali passavano attraverso la frontiera dalla Prussia orientale. Per impedire ciò, i polacchi aumentarono il numero dei doganieri e delle guardie di frontiera. Le autorità locali di Danzica, che ora agivano seguendo solo gli ordini di Berlino, reagirono cercando di impedire ai funzionari polacchi di compiere il loro dovere. Il conflitto sfociò in una crisi allorché, il 4 agosto, il rappresentante diplomatico polacco a Danzica informò le autorità locali che gli ispettori di dogana polacchi avevano ricevuto l'ordine di svolgere le loro funzioni " usando le armi ", e che ogni tentativo da parte degli abitanti di Danzica di ostacolarli sarebbe stato considerato " un atto di violenza "; in tal caso il governo polacco sarebbe " senz'altro ricorso a rappresaglie contro la città libera ". Per Hitler fu questo un altro segno che i polacchi non si sarebbero lasciati intimidire. A ciò si aggiunse una comunicazione dell'ambasciatore tedesco a Varsavia, il quale il 6 giugno telegrafò a Berlino che " quasi certamente " la Polonia avrebbe combattuto " se vi fosse [stata] una palese violazione " dei suoi diritti su Danzica. Da una nota di Ribbentrop in margine al telegramma risulta che esso fu mostrato al Fùhrer". Hitler s'infuriò e il giorno dopo, 7 agosto, convocò a Berchtesgaden Albert Forster, Gauleiter nazista di Danzica, e gli disse che il limite della sua pazienza coi polacchi era stato ormai superato. Fra Berlino e Varsavia furono scambiate note adirate, e in termini cosf aspri che né l'una né l'altra parte osò renderle pubbliche. Il 9 agosto il governo del Reich avverti la Polonia che un nuovo ultimatum a Danzica " avrebbe provocato un ulteriore * II 19 giugno, l'alto comando dell'esercito aveva informato il Ministero degli Esteri che 168 ufficiali della Wehrmacht " avevano avuto il permesso di recarsi in borghese nello Stato libero di Danzica per un viaggio a scopi culturali ". Nei primi giorni di luglio il generale Keitel chiese al Ministero degli Esteri " se è consigliabile, dal punto di vista politico, mostrare pubblicamente i dodici cannoni di piccolo calibro e i quattro dell'artiglieria pesante che si trovavano a Danzica e permettere che si compiano esercitazioni, o se sia meglio occultare la presenza di queste armi72. I documenti tedeschi non rivelano in che modo i tedeschi fossero riusciti a far entrare di contrabbando a Danzica pezzi di artiglieria pesante malgrado la sorveglianza dei polacchi. L'ora della Polonia 543 peggioramento delle relazioni tedesco-polacche... per il quale il governo tedesco declinava ogni responsabilità ". L'indomani il governo polacco replicò seccamente, dichiarando che come in passato, esso avrebbe continuato a reagire a ogni tentativo delle autorità della città libera di ledere i diritti e gli interessi della Polonia a Danzica, e ciò con i mezzi e nella misura che esso giudicherà adeguati, considerando ogni intervento da parte del governo del Reich... come un atto di aggressione74. Nessuna piccola nazione che si era trovata a che fare con Hitler, aveva mai usato un simile linguaggio. Il Fiihrer era di pessimo umore quando il giorno seguente, l'i i agosto, ricevette lo svizzero Cari Burckhardt, che fungeva da alto commissario della Società delle Nazioni a Danzica e che si era spinto molto più in là del necessario nel favorire le pretese tedesche sulla città. Egli disse al suo ospite che " se i polacchi avessero compiuto il più piccolo movimento, egli si sarebbe gettato su loro come un fulmine, con tutte le potenti armi a sua disposizione, di cui i polacchi non avevano la più pallida idea ". Burckhardt - come riferi in seguito - disse che ciò avrebbe provocato un conflitto generale. Hitler replicò che se doveva fare la guerra preferiva farla oggi anziché domani, e che egli non l'avrebbe condotta come la Germania di Pagina 377

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Guglielmo II, piena di scrupoli nell'usate sino in fondo ogni arma: egli avrebbe combattuto senza pietà fino all'estremo limite ". Contro chi? Contro la Polonia, di certo; contro la Gran Bretagna e la Francia se fosse stato necessario. Anche contro l'URSS? Nei confronti dell'Unione Sovietica, Hitler aveva infine preso la sua decisione. L'intervento della Russia: IH. Da parte sovietica vi era stata una nuova iniziativa. Il 18 luglio E. Babarin, rappresentante commerciale sovietico a Berlino, accompagnato da due collaboratori, fece visita a Julius Schnurre, al Ministero degli Esteri tedesco, e lo informò che l'URSS sarebbe stata lieta di estendere e intensificare le relazioni economiche tedesco-sovietiche. Egli presentò un dettagliato memorandum per un accordo commerciale che prevedeva scambi molto più attivi fra i due paesi, e dichiarò che, se si fossero potute eliminare alcune difficoltà tra le due parti, egli era autorizzato a firmare un accordo a Berlino. Come risulta dal memorandum riservato del dottor Schnurre, i tedeschi furono piuttosto soddisfatti della proposta. Un tale trattato - annotò Schnurre - " non mancherà di produrre un certo effetto almeno sulla Polonia e sulla Gran Bretagna " (tm). Quattro giorni dopo ~ il 22 luglio - la stampa di Mosca annunciò che a Berlino erano stati ripresi i negoziati commerciali sovietico-tedeschi. Lo stesso giorno Weizsacker telegrafò, in tono piuttosto ottimistico, alcune nuove interessanti istruzioni all'ambasciatore von der Schulenburg a 544 Verso la guerra mondiale Mosca. Circa i negoziati commerciali egli comunicò all'ambasciatore: " A tale riguardo occorre agire in modo deciso, giacché, per un insieme di ragioni, si desidera giungere a una conclusione non appena possibile. Per quanto concerne l'aspetto puramente politico delle nostre conversazioni con i russi, consideriamo chiuso il periodo di attesa fissatovi nel nostro telegramma [del 30 giugno] *. Siete perciò autorizzato a riprendere le trattative, senza tuttavia esercitare troppe pressioni " ". I negoziati furono infatti ripresi quattro giorni dopo, il 26 luglio, a Berlino. Il dottor Schnurre fu incaricato da Ribbentrop di condurre a cena Astachov, l'incaricato sovietico, e Babarin, in un lussuoso ristorante di Berlino, e di sondare le loro intenzioni. Ma per far parlare i due sovietici non vi fu bisogno di troppi accorgimenti. Come annotò Schnurre nel suo memorandum riservato sull'incontro, " i russi sono restati con me fin circa la mezzanotte e mezzo e hanno parlato animatamente e con interesse dei pro-plemi politici ed economici che ci stanno a cuore ". Astachov, approvato calorosamente da Babarin, dichiarò che un riavvicinamento politico sovietico-tedesco corrispondeva agli interessi più vitali dei due paesi. A Mosca - egli disse - non si era mai ben capito perché la Germania nazista fosse così contraria all'Unione Sovietica. Rispondendo, il diplomatico tedesco spiegò che " la politica tedesca nei riguardi dell'Oriente aveva assunto ora un indirizzo del tutto diverso ". È da escludere che esista da parte nostra, una minaccia all'Unione Sovietica. I nostri obiettivi sono in tutt'altra direzione... La politica tedesca è rivolta verso la Gran Bretagna. Io prevedo un programma lungimirante di coesistenza tra i nostri rispettivi interessi, un programma che tenga conto dei problemi vitali della Russia. Tuttavia, questa possibilità verrebbe a mancare il giorno in cui l'Unione Sovietica si allineasse a fianco della Gran Bretagna contro la Germania. Oggi è il momento per un'intesa fra la Germania e l'Unione Sovietica. Essa non sarebbe più possibile dopo la conclusione di un patto con Londra. Cosa può offrire la Gran Bretagna alla Russia? Al massimo il suo intervento in una guerra europea e l'ostilità della Germania. Che cosa possiamo invece offrire noi? La neutralità, la possibilità di tenersi fuori da un eventuale conflitto europeo e, se Mosca lo desidera, un'intesa russo-tedesca sui rispettivi interessi, intesa che, come in altri tempi, risulterà vantaggiosa per entrambi i paesi... Non esistono, a mio avviso, motivi di controversia [tra la Germania e la Russia] lungo tutta la linea che va dal mar Baltico al mar Nero e all'Estremo Oriente. Inoltre, nonostante le divergenti concezioni del mondo, l'ideologia tedesca, quella italiana e quella sovietica hanno qualcosa in comune: l'opposizione alle democrazie capitalistiche dell'Occidente n. Pagina 378

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Così, nella tarda sera del 26 luglio, in un piccolo ristorante berlinese, davanti a ottime vivande e a vini prelibati, in un colloquio tra diplomatici di secondo piano, la Germania compì il primo serio passo verso un accordo con l'Unione Sovietica. Il nuovo orientamento era stato indicato a Schnurre dallo stesso Ribbentrop. Astachov fu felice di prenderne conoscenza e promise che ne avrebbe subito riferito a Mosca. Alla Wilhelmstrasse i tedeschi attesero con impazienza di sapere quale * Cfr. sopra, p. 537. I L'ora della "Polonia 545 sarebbe stata la reazione nella capitale sovietica. Tre giorni dopo - il 29 luglio - Weizsà'cker inviò per corriere un dispaccio segreto a Schulenburg, a Mosca. Sarebbe per noi di grande importanza sapere se quanto è stato detto ad Astachov e a Babarin ha suscitato a Mosca qualche interesse. Se avete occasione di combinare un altro incontro con Molotov, vi preghiamo, se possibile, di accertare il suo pensiero in proposito. Qualora riusciste a far abbandonare a Molotov l'atteggiamento riservato che ha fin qui mantenuto, potreste tentare un altro passo... riguardante in particolare il problema polacco. Qualunque sia lo sviluppo che esso prenderà... noi siamo disposti a salvaguardare tutti gli interessi sovietici e a venire a un'intesa col governo di Mosca. Anche per ciò che riguarda la questione del Baltico, se la conversazione dovesse prendere una piega favorevole, si potrebbe avanzare la proposta di seguire, nei riguardi degli Stati baltici, un orientamento che ci faccia rispettare gli interessi vitali sovietici in quella zona". Due giorni dopo - il 31 luglio - Weizsà'cker inviò a Schulenburg un telegramma " urgente e segreto ": Con riferimento al nostro dispaccio del 29 luglio, che arriverà oggi a Mosca a mezzo corriere: Vi preghiamo di farci conoscere telegraficamente la data e l'ora della vostra prossima conversazione con Molotov, appena questa sia fissata. Speriamo vivamente che essa abbia luogo presto80. Per la prima volta traspariva, nei dispacci da Berlino a Mosca, una certa impazienza. L'impazienza di Berlino aveva solide ragioni. Il 23 luglio la Francia e la Gran Bretagna avevano finito con l'aderire alla proposta sovietica di tenere subito una conferenza fra esperti per stipulare una convenzione militare in cui fosse specificato nei particolari in che modo le tre nazioni, in caso di necessità, avrebbero affrontato gli eserciti di Hitler. Per quanto Chamberlain annunciasse questo accordo solo il 31 luglio, in occasione di una dichiarazione alla Camera dei Comuni, i tedeschi ne ebbero sentore in precedenza. Il 28 luglio l'ambasciatore a Parigi, von Welczeck, telegrafò a Berlino di aver appreso da fonte " assolutamente ben informata " che Francia e Gran Bretagna erano in procinto di inviare a Mosca missioni militari, e che il gruppo francese sarebbe stato guidato dal generale Doumenc, da lui giudicato un " ufficiale particolarmente capace ", e in passato vicecapo di Stato Maggiore agli ordini del generale Maxime Weygand ". In un nuovo dispaccio inviato due giorni dopo, l'ambasciatore tedesco comunicò l'impressione che Parigi e Londra avessero accettato la riunione degli esperti militari solo come mezzo estremo per impedire il rinvio dei negoziati di Mosca *2. L'impressione era giusta. Come risulta da documenti riservati del Ministero degli Esteri britannico, le conversazioni politiche di Mosca, durante l'ultima settimana di luglio, erano giunte a un punto morto soprattutto per u mancato accordo circa la definizione del concetto di " aggressione indiretta ". Per gli inglesi e per i francesi l'interpretazione sovietica di questo termine sarebbe stata cosi ampia da giustificarne l'uso, ad esempio, nel caso di un intervento sovietico in Finlandia e negli Stati baltici anche se non vi 546 Verso la guerra mondiale fosse stata una seria minaccia nazista; su questo punto Londra non era d'accordo, mentre i francesi si dimostravano più accomodanti. Il 2 giugno, inoltre, i sovietici avevano insistito per concludere un accordo militare che fissasse in modo dettagliato " il sistema, la forma e la portata " degli aiuti militari che i tre paesi avrebbero dovuto fornirsi reciprocamente, e che sarebbe dovuto entrare in vigore insieme al patto di mutua assistenza. Le potenze occidentali, che non avevano un'alta opinione dell'efficienza militare Pagina 379

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dell'URSS*, cercarono di sfuggire a Molotov. Esse avrebbero accettato di iniziare le trattative militari solo dopo la firma dell'accordo politico. Ma i sovietici furono irremovibili. Quando gli inglesi tentarono di mercanteggiare proponendo, il 17 luglio, di iniziare immediatamente le conversazioni fra gli esperti militari a patto che l'Unione Sovietica non insistesse più sulla firma contemporanea degli accordi politici e di quelli militari, e accettasse inoltre la definizione britannica di " aggressione indiretta ", Molotov rispose con un secco rifiuto. Egli disse che se i francesi e gli inglesi non accettavano di addivenire contemporaneamente agli accordi politici e a quelli militari, non aveva senso continuare i negoziati. La minaccia sovietica di troncare le t ttative provocò costernazione a Parigi. Pare che la Francia si rendesse conto meglio di Londra degli sviluppi del " flirt " nazi-sovietico, e fu soprattutto in seguito alle pressioni francesi che, il 23 agosto, il governo britannico, pur respingendo le proposte sovietiche circa la definizione del concetto di " aggressione indiretta ", si decise con riluttanza a trattare per una convenzione militare84. Chamberlain non era affatto convinto dell'utilità delle conversazioni militari **, e il i° agosto l'ambasciatore tedesco a Londra, von Dirksen, informava Berlino che i negoziati militari con i sovietici venivano " considerati con scetticismo " dai circoli governativi inglesi. Egli scrisse: Ciò è confermato dalla composizione della missione militare inglese ***. L'ammiraglio... si trova praticamente nella lista degli ufficiali a riposo e non ha mai fatto parte * Come in seguito quello tedesco, l'alto comando britannico sottovalutava di molto il po^ tenziale dell'Armata Rossa. In gran parte, ciò era forse dovuto ai rapporti che esso riceveva dai suoi addetti militari a Mosca. Ad esempio, il 6 marzo l'addetto militare, colonnello Fitebrace, e l'addetto aeronautico, comandante di stormo Hallawell, avevano trasmesso a Londra lunghe relazioni le quali facevano capire che la capacità difensiva dell'esercito rosso e dell'aviazione era bensì considerevole, ma non lo era altrettanto quella di sferrare una seria offensiva. Hallawell pensava che, " come l'esercito, l'aviazione russa può essere immobilizzata sia dal crollo della propria organizzazione, sia dall'azione del nemico ". Firebrace riteneva che l'epurazione dei più alti ufficiali aveva gravemente indebolito l'Armata Rossa. Ma egli avverti Londra anche che " l'Armata Rossa considerava la guerra inevitabile e si stava di certo preparando ad essa con fervore "83. ** Strang che conduceva i negoziati a Mosca, era ancora pili gelido. " È davvero straordinario, - egli scriveva al Ministero degli Esteri il 20 luglio, che si pensi che si debba parlare dei nostri segreti militari col governo russo prima di essere certi che l'Unione Sovietica sarà nostra alleata ". Il punto di vista sovietico era completamente opposto. Esso fu esposto da Molotov il 27 'u~ glio ai diplomatici anglo-francesi che conducevano i negoziati, dicendo: " II punto più importante è stabilire con quante divisioni ciascuna delle due parti potrà contribuire alla causa comune, e dove queste divisioni saranno dislocate "!S. Prima di impegnarsi politicamente, i russi volevano sapere di quale entità sarebbe stato l'aiuto militare che potevano aspettarsi dall'Occidente. *** La missione britannica era composta dall'ammiraglio Sir Reginald Plunkett-Ernle-Erle-Drax, ex comandante in capo di Plymouth dal 1935 al 1938, dal maresciallo dell'aviazione Sir Charles Burnett e dal maggiore generale Heywood. L'ora della Polonia 547 dello Stato maggiore della marina. Il generale è anch'egli un ufficiale puramente " da combattimento ". Il maresciallo dell'aviazione ha notevoli qualità come pilota e come istruttore, ma non è uno stratega. Ciò sembra indicare che il compito della missione militare sia più quello di accertare il potenziale combattivo delle forze sovietiche che non di concludere accordi sulle operazioni... Gli esponenti della Wehnnacht sono concordi nel rilevare, presso i circoli militari britannici, un sorprendente scetticismo circa i prossimi colloqui coi rappresentanti delle forze armate sovietiche". In efletti, il governo britannico era così scettico che trascurò persino di dare all'ammiraglio Drax l'autorizzazione scritta a condurre i negoziati -negligenza di cui si lamentò il maresciallo Vorosilov al primo incontro con gli ufficiali inglesi. Le credenziali dell'ammiraglio arrivarono soltanto il 21 agosto, quando ormai non servivano più. Ma se l'ammiraglio Drax non aveva credenziali scritte, aveva però certamente ricevuto delle istruzioni segrete scritte circa l'indirizzo da dare alle Pagina 380

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt conversazioni militari di Mosca. Come risultò molto tempo dopo dai documenti del Ministero degli Esteri britannico, era stato raccomandato all'ammiraglio di " procedere molto lentamente nelle conversazioni [militari], tenendo presente lo sviluppo dei negoziati politici ", e ciò fino al momento in cui fosse stato concluso un accordo politico87. Egli fu avvertito altresì che non si dovevano fornire ai sovietici informazioni militari riservate finché non fosse stato firmato il patto politico. D'altra parte, poiché le conversazioni politiche erano state sospese il 2 agosto e poiché Molotov aveva fatto chiaramente capire che non avrebbe consentito una loro ripresa sinché le trattative militari non avessero fatto qualche progresso, risulta lampante come il governo di Chamberlain mirasse ad andare per le lunghe nella determinazione degli obblighi militari di entrambe le nazioni nel quadro del proposto patto di mutua assistenza*. I documenti segreti del Foreien Office non lasciano alcun dubbio sul fatto che, all'inizio dell'agosto, Chamberlain e Halifax avevano abbandonato pressoché ogni speranza di raggiungere un accordo con l'Unione Sovietica per fermare Hitler; tuttavia essi pensavano che continuando i negoziati militari a Mosca, si sarebbe contribuito in qualche modo a dissuadere il dittatore tedesco dal compiere, nelle quattro settimane successive, il grande passo verso la guerra **. * Tale è la conclusione a cui sono giunti Arnold Toynbee e i suoi collaboratori nell'opera The Ève of War, 1939, basata in gran parte sui documenti del Ministero degli Esteri britannico. ** II 16 agosto, il maresciallo d'aviazione Sir Charles Burnett scrisse a Londra da Mosca: " Comprendo che la politica del governo richiede che si prolunghino al massimo i negoziati, se non si riesce a ottenere un trattato ". Seeds, ambasciatore britannico a Mosca, il 24 luglio, il giorno dopo che il suo governo aveva accettato di condurre le trattative militari, aveva telegrafato a Londra: " Non sono ottimista circa il successo delle conversazioni militari, né penso che esse comunque possano essere concluse rapidamente. Però iniziarle in questo momento significherebbe dare una scossa salutare alle potenze dell'Asse e una spinta ai nostri amici: si potrebbe Poi prolungarle quanto basta per superare i prossimi mesi pericolosi "88. Se si considera ciò che il servizio segreto anglo-francese sapeva sugli incontri di Molotov con l'ambasciatore tedesco, sugli sforzi tedeschi per interessare la Russia a una nuova spartizione della Polonia (dei quali Cou-londre aveva informato Parigi già dal 7 maggio cfr. sopra p. 52^), sulle massicce concentrazioni di truppe tedesche al confine polacco e sulle intenzioni di Hitler, la convinzione britannica di riuscire a imbrigliare Mosca appare stupefacente. 548 Verso la guerra mondiale A differenza dei francesi e degli inglesi, i sovietici avevano scelto come membri della propria missione militare i più alti ufficiali delle loro forze armate: il maresciallo Vorosilov, commissario per la Difesa, il generale Sapoznikov, capo di Stato maggiore dell'Armata Rossa, e i comandanti della marina e dell'aviazione. I sovietici non poterono fare a meno di rilevare il fatto che gli inglesi, mentre avevano inviato in luglio a Varsavia, per i colloqui con lo Stato maggiore polacco, il generale Sir Edmund Ironside, capo di Stato maggiore dell'Impero, ora essi avevano preferito lasciarlo in patria. Non si può dire che le missioni militari anglo-francesi furono inviate a Mosca con gran sollecitudine. In aereo esse sarebbero giunte in un giorno. Partirono invece a bordo di una lenta nave, un piroscafo per merci e passeggeri, che per raggiungere l'URSS impiegò lo stesso tempo che sarebbe occorso alla Queen Mary per arrivare in America. La missione salpò per Leningrado il 5 agosto e non fu a Mosca che l'i i. Era troppo tardi. Hitler li aveva già battuti. Mentre gli ufficiali britannici e francesi attendevano che la loro lenta nave li portasse a Leningrado, i tedeschi agivano rapidamente. A Berlino e a Mosca il 3 agosto fu una giornata cruciale. Alle 12,58, il ministro degli Esteri, von Ribbentrop, che di solito lasciava il compito di inviare i telegrammi al segretario di Stato Weizsacker, mandò personalmente un telegramma segnato " segreto-urgentissimo " a Schulenburg, a Mosca. Ieri ho avuto una lunga conversazione con Astachov, circa il quale segue un telegramma. Ho espresso il desiderio della Germania di ridimensionare i rapporti russo-tedeschi, dichiarando che dal Baltico al mar Nero non esiste alcun problema che non possa esser risolto con mutua soddisfazione. Ho detto di essere pronto ad accogliere il desiderio, espresso da Astachov, di intavolare conversazioni a carattere più concreto su questioni particolari... se il governo Pagina 381

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovietico vorrà informarmi, attraverso lo stesso Astachov, che anch'esso intende portare i rapporti russo-tedeschi su un piano nuovo e a carattere definitivo "'. Il Ministero degli Esteri sapeva che Schulenburg avrebbe visto Molotov in quella stessa giornata, qualche ora più tardi. Un'ora dopo l'invio del telegramma di Ribbentrop, Weizsacker ne inviò un altro ugualmente segnato " segreto-urgentissimo ". Data la situazione politica e al fine di accelerare le cose, a prescindere dalla vostra conversazione con Molotov di oggi, abbiamo vivo desiderio di continuare a Berlino in termini più concreti le conversazioni miranti ad un accordo sugli obiettivi dei due paesi. A tal fine, Schnurre riceverà oggi Astachov per informarlo che noi saremmo disposti a continuare le conversazioni in termini più concreti90. Nonostante l'improvviso desiderio di Ribbentrop di trattative " concrete " su tutte le eventuali questioni esistenti dal Baltico al mar Nero, desiderio che trovò sorpresi i sovietici (a un certo punto - come comunicò a Schulenburg nel telegramma successivo spedito alle 15,47 - Ribbentrop fece anche " un vago cenno [ad Astachov] sulla possibilità di giungere a un'intesa con la Russia sul destino della Polonia "), il ministro degli Esteri L'ora della Polonia 549 fece presente al suo ambasciatore a Mosca di aver detto all'incaricato russo: " Noi non abbiamo fretta " ". Si trattava di un bluff, e il sagace incaricato sovietico vi accennò quando alle 12,45 incontrò Schnurre al Ministero degli Esteri. Egli notò che mentre Schnurre sembrava avere fretta, il ministro degli Esteri tedesco il giorno prima " non aveva dimostrato tanta urgenza ". Schnurre si adattò alla situazione. Egli scrisse un memorandum segreto". Ho detto al signor Astachov che, sebbene la sera precedente il ministro degli Esteri non avesse dato segno di urgenza al governo sovietico, giudicavamo tuttavia opportuno utilizzare i prossimi pochi giorni * per continuare le conversazioni al fine di stabilire al pili presto una base. Così per i tedeschi si trattava, ora, dei " prossimi pochi giorni ". Astachov disse a Schnurre di aver ricevuto da Molotov " una risposta provvisoria " alle proposte tedesche. La risposta era prevalentemente negativa. Astachov riferì che sebbene lo stesso Molotov desiderasse un miglioramento delle relazioni, egli aveva fatto presente che " per il momento non si sapeva nulla circa l'atteggiamento tedesco ". A Mosca il commissario sovietico agli Esteri espose quella sera le sue idee direttamente a Schulenburg. In un lungo dispaccio, trasmesso poco dopo mezzanotte'3, l'ambasciatore informò che, nel corso di un colloquio durato un'ora e un quarto, Molotov " aveva abbandonato il suo abituale riserbo ed era stato insolitamente esplicito ". Su quel punto non poteva esservi alcun dubbio: appena Schulenburg ebbe di nuovo fatto presente la convinzione della Germania che non esistevano divergenze tra i due paesi " dal Baltico al mar Nero ", e riconfermato il desiderio tedesco di " giungere a un'intesa ", l'inflessibile ministro russo si mise ad enumerare alcuni degli atti ostili che il Reich aveva commesso contro l'Unione Sovietica: il patto anti-Comintern, l'appoggio del Giappone contro l'URSS e l'esclusione dei sovietici da Monaco. Come possono conciliarsi con questi tre fatti " le nuove dichiarazioni tedesche? - chiese Molotov. - Pel momento mancavano ancora le prove di un mutato atteggiamento da parte del governo tedesco ". Schulenburg sembrò piuttosto scoraggiato. Egli telegrafò a Berlino: La mia impressione generale è che il governo sovietico sia attualmente deciso a concludere un accordo con la Gran Bretagna e la Francia... se esse andranno incontro a tutti i desideri sovietici... Sono certo che le mie dichiarazioni hanno fatto a Molotov una certa impressione; ciò nonostante sarà necessario un notevole sforzo da parte nostra per ottenere un mutamento nella direzione della politica sovietica. Per quanto ottimo conoscitore delle cose russe, il vecchio diplomatico tedesco evidentemente sopravvalutava i progressi dei negoziati franco-britannici di Mosca, né si rendeva ancora conto fin dove Berlino intendesse arrivare nel " considerevole sforzo " che egli reputava necessario per deviare il corso della diplomazia sovietica. * Corsivo nell'originale. 55° Verso la guerra mondiale Alla Wilhelmstrasse si rafforzò la convinzione che si potesse giungere a questo mutamento di rotta. Una volta neutralizzata l'URSS, la Gran Bre-tagna e Pagina 382

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt la Francia o non sarebbero scese in campo in appoggio alla Polonia 0 sarebbero state facilmente arrestate dalle fortificazioni occidentali finché 1 polacchi fossero stati liquidati e l'esercito tedesco avesse potuto spostare a ovest tutta la sua forza. L'acuto incaricato d'affari francese a Berlino, Jacques Tarbé de Saint-Hardouin, notò il cambiamento d'atmosfera della capitale tedesca. Nello stesso giorno, 3 agosto, in cui a Berlino e a Mosca si svolgeva una così intensa attività diplomatica, egli comunicò a Parigi: " Durante la scorsa settimana si è osservato in Berlino un deciso mutamento nell'atmosfera politica... Alla fase di incertezza, di esitazione, di temporeggiamento e perfino di stasi, ne è subentrata nei capi nazisti una nuova " **. Esitazioni fra gli alleati della Germania. Le cose andavano diversamente per gli alleati della Germania: per l'Italia e l'Ungheria. Via via che ci si inoltrava nell'estate, i governi di Budapest e di Roma cominciarono a temere sempre più che i loro paesi fossero coinvolti nella guerra di Hitler e dovessero combattere al fianco della Germania. Il 24 luglio il conte Teleki, primo ministro ungherese, aveva indirizzato una lettera di uguale tenore a Hitler e Mussolini, per informarli che " nel caso di un conflitto generale l'Ungheria manterrà una linea conforme alla politica dell'Asse ". Ma subito dopo egli fece un passo indietro. Il giorno stesso mandò ai due dittatori una seconda lettera dichiarando che " ad evitare ogni possibile malinteso circa la mia lettera del 24 giugno... ripeto che per motivi morali l'Ungheria non potrebbe intraprendere un'azione armata contro la Polonia " K. La seconda lettera di Budapest provocò in Hitler uno dei suoi soliti attacchi di rabbia. Allorché l'8 agosto ricevette il ministro degli Esteri ungherese, conte Csaky, all'Obersalzberg in presenza di Ribbentrop, il Fùhrer iniziò la conversazione dichiarando che la lettera del presidente del Consiglio ungherese l'aveva " assai sorpreso ". Secondo il memorandum riservato sul colloquio redatto per il Ministero degli Esteri, egli fece rilevare che non si era mai aspettato aiuti da parte dell'Ungheria e di qualsiasi altro Stato " nel caso di un conflitto tedesco-polacco ". La lettera del conte Teleki - aggiunse - era fuori luogo. Ricordò poi al suo ospite ungherese che si doveva alla generosità della Germania se l'Ungheria era stata in grado di riguadagnare tanto territorio a spese della Cecoslovacchia. Se la Germania fosse stata sconfitta, egli disse, " anche l'Ungheria sarebbe stata automaticamente schiacciata ". Il memorandum tedesco su questa conversazione, che è tra i documenti del Ministero degli Esteri presi dagli Alleati, rivela quale fosse lo stato d'aL'ora della Polonia 551 nimo di Hitler durante quel fatale mese di agosto. La Polonia - egli disse -non costituiva affatto un problema militare per la Germania. Tuttavia egli doveva considerare già in partenza la possibilità di dover combattere una guerra su due fronti. Disse: " Nessuna potenza al mondo potrebbe travolgere le fortificazioni occidentali della Germania. In tutta la mia vita nessuno è stato capace di intimorirmi: ciò serva di monito alla Gran Bretagna. Né accadrà che io soccomba al tanto pronosticato collasso nervoso ". Quanto all'URSS, Hitler osservò: II governo sovietico non combatterà contro di noi... I sovietici non ripeteranno l'errore dello zar di sacrificare il sangue e la vita del loro popolo per la Gran Bretagna. Cercheranno invece di approfittare della situazione, magari a spese degli Stati baltici o della Polonia, senza impegnarsi direttamente in un'azione militare. Il discorso di Hitler risultò così persuasivo che, dopo un secondo colloquio avvenuto nella stessa giornata, il conte Csaky pregò il Fiihrer " di considerare le due lettere di Teleki come non scritte ". Disse che lo stesso desiderio avrebbe espresso a Mussolini. Per alcune settimane il " duce " era stato preoccupato e inquieto di fronte al pericolo che il Fiihrer trascinasse l'Italia in guerra. L'ambasciatore italiano a Berlino, Attolico, aveva inviato rapporti sempre più allarmanti circa l'intenzione di Hitler di attaccare la Polonia *. Fin dai primi di giugno Mussolini aveva insistito per avere un altro incontro con Hitler. In luglio esso fu fissato per il 4 agosto al Brennero. Il 24 luglio il " duce " indicò a Hitler, attraverso Attolico, " alcuni punti fondamentali " come base della loro discussione. Se il Fiihrer considerava la guerra " inevitabile ", l'Italia sarebbe stata al suo fianco. Ma il " duce " gli ricordava anche che non sarebbe stato possibile localizzare una guerra con la Polonia; essa avrebbe portato a un conflitto europeo. Mussolini non pensava che fosse quello il momento per l'Asse Pagina 383

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di scatenare una simile guerra. Egli proponeva invece " una costruttiva politica pacifica per parecchi anni ", nel corso dei quali la Ger* Fu caratteristica una vivace relazione inviata da Attolico su di un colloquio da lui avuto con Ribbentrop il 6 luglio. Il ministro degli Esteri nazista gli aveva detto che se la Polonia avesse osato attaccare Danzica, la Germania avrebbe liquidato la questione di Danzica in quarantotto ore - a Varsavia! Se la Francia voleva intervenire a causa di Danzica affrettando in tal modo una guerra generale, che lo facesse pure; la Germania non chiedeva di meglio. La Francia sarebbe stata " annientata "; la Gran Bretagna, se si muoveva, avrebbe dovuto attendersi la distruzione dell'impero britannico. E la Russia? Ci sarebbe stato un trattato russo-tedesco e la Russia non sarebbe intervenuta. L'America? Un solo discorso del Fiihrer era bastato per mettere in fuga Roosevelt. Comunque, gli americani non si sarebbero mossi: la paura del Giappone avrebbe tenuta ferma l'America. Attolico riferì: " In uno stupito silenzio ho ascoltato Ribbentrop tracciare questo quadro ad usum Germaniae della guerra, parto della sua fantasia, impresso profondamente nella sua mente... Cosa davvero stupefacente: egli sa solo concepire una vittoria tedesca sicura in pgni campo e contro ogni avversario... Alla fine io conclusi dicendo che, a quanto mi risultava, il Duce e il Fuhrer erano pienamente d'accordo sulla necessità che l'Italia e la Germania si Preparassero per una guerra che non doveva essere immediata " %. Ma l'astuto Attolico non ne era affatto convinto. Durante tutto luglio i suoi dispacci avvertirono che un'azione tedesca in Polonia era imminente. 5J2 Verso la guerra mondiale mania avrebbe potuto appianare le sue divergenze con la Polonia e l'Italia quelle con la Francia, attraverso negoziati diplomatici. Egli andò anzi più oltre: suggerì un'altra conferenza internazionale fra le grandi potenze". Come Ciano annotò nel suo diario il 26 luglio, la reazione del Fuhrer fu negativa, ragione per cui Mussolini decise che era meglio rinviare l'incontro con Hitler98. Il 7 agosto propose invece che i ministri degli Esteri dei due paesi si incontrassero senza indugio. Le annotazioni di quei giorni contenute nel diario di Ciano dimostrano la crescente inquietudine di Roma. Il 6 agosto Ciano scriveva: ... Siamo d'accordo [Mussolini e io] nel ritenere che una via d'uscita dobbiamo trovarla. A battere la strada tedesca, si va alla guerra, e ci andiamo nelle condizioni più sfavorevoli per l'Asse e specialmente per l'Italia. Siamo a terra con le riserve auree; a terra con le scorte di metalli; lontani dall'aver completato il nostro sforzo autarchico e militare. Se la crisi verrà ci batteremo per salvare almeno " l'onore ". Ma conviene evitarla. Lancio al Duce l'idea di un mio incontro con Ribbentrop, incontro che dovrebbe avere un carattere privato, ma nel quale io tenterò di riprendere il progetto mussoli-niano della conferenza. 9 agosto. Ribbentrop ha approvato l'idea di un nostro incontro. Decido di partire domani sera, per incontrarmi con lui a Salisburgo. Il Duce tiene molto a che io provi ai tedeschi, documenti alla mano, che lo scatenare una guerra adesso sarebbe una follia. 10 agosto. Il Duce è più che mai convinto della necessità di ritardare il conflitto. Ha redatto di suo pugno uno schema di comunicato sul convegno di Salisburgo, che con clude con l'accenno a negoziati internazionali per risolvere le questioni che turbano tanto pericolosamente la vita europea. Prima di lasciarmi, raccomanda ancora ch'io faccia presente ai tedeschi che bisogna evitare il conflitto con la Polonia, poiché è ormai impossibile localizzarlo e una guerra generale sarebbe per tutti disastrosa". Con tali lodevoli ma, date le circostanze, ingenue direttive e raccomandazioni, il giovane ministro degli Esteri fascista partì per la Germania dove, nei tre giorni seguenti - 11, 12 e 13 agosto - ebbe da Ribbentrop, e soprattutto da Hitler, il più forte choc della sua vita. Ciano a Salisburgo e all'Obersalzberg: n, 12 e 13 agosto. L'i i agosto Ciano conferì per circa dieci ore con Ribbentrop nella proprietà di quest'ultimo a Fuschl, presso Salisburgo, confiscata dal ministro degli Esteri nazista a un monarchico austriaco, sistemato adeguatamente in un campo di concentramento. Come riferì in seguito, l'esuberante italiano incontrò Pagina 384

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un'atmosfera fredda. Durante il pranzo alla taverna del Cavallino Bianco a St. Wolfgang i due non scambiarono parola. Non era necessario parlare: Ribbentrop aveva già informato il suo ospite che la decisione di attaccare la Polonia era irrevocabile. Ciano riferisce di aver chiesto: "Bene, Ribbentrop, che cosa volete, il corridoio oppure Danzica? " " Non si tratta più di questo, - rispose Ribbentrop, fissandolo coi suoi occhi freddi e metallici. - Noi vogliamo la guerra! " L'ora della Polonia 553 Gli argomenti di Ciano secondo il quale un conflitto con la Polonia non avrebbe potuto essere localizzato, giacché era convinto che se la Polonia fosse stata attaccata le democrazie occidentali sarebbero scese in campo, furono nettamente respinti. Quattro anni più tardi, nell'antivigilia del Natale 1943, quando egli si trovava rinchiuso nella cella n. 27 del carcere di Verona e aspettava di essere fucilato dietro sollecitazione dei tedeschi, Ciano ricordò ancora l'agghiacciante giornata dell'i i agosto passata a Fuschl e a Salisburgo. Proprio nell'ultima annotazione del suo diario, in data 23 dicembre 1943, egli scrisse che Ribbentrop aveva scommesso con lui, " durante uno di quei tetri pasti all'Osterreichischer Hof di Salisburgo ", una collezione di antiche armature tedesche contro un dipinto italiano, che la Francia e l'Inghilterra sarebbero rimaste neutrali. Scommessa, egli osservò tristemente, che non gli fu mai pagata 10°. Ciano proseguì per l'Obersalzberg, dove Hitler, in due incontri avvenuti il 12 e il 13 agosto, gli ripetè che la Francia e la Gran Bretagna non avrebbero combattuto. A differenza del ministro degli Esteri nazista, il Fuhrer fu cordiale, ma non fu meno reciso nella sua risoluzione di entrare in guerra. Ciò risulta non solo dalle relazioni di Ciano, ma anche dalle note segrete tedesche sull'incontro che figurano fra i documenti sequestrati "". Il ministro italiano trovò Hitler in piedi davanti a un grande tavolo coperto di carte militari. Parlò anzitutto della potenza del vallo occidentale tedesco, che, egli disse, era invalicabile. Hitler osservò poi sdegnosamente che l'Inghilterra era in grado di inviare in Francia solo tre divisioni. La Francia ne avrebbe avute assai di più, ma poiché la Polonia sarebbe stata sconfitta " in brevissimo tempo ", la Germania avrebbe potuto concentrare in breve tempo a occidente cento divisioni, " per una lotta per la vita o per la morte che sarebbe cominciata allora ". Ma sarebbe davvero cominciata? Qualche minuto dopo, irritato per la reazione di Ciano, il Fuhrer si contraddisse. Come si era ripromesso, il ministro italiano parlò chiaramente a Hitler. Secondo le note tedesche, egli espresse " la grande sorpresa dell'Italia per la gravita della situazione, assolutamente inaspettata ". Egli lamentò che la Germania non avesse tenuto informata la sua alleata. Disse che " il ministro degli Esteri del Reich aveva affermato [a Milano e a Berlino, in maggio] che la questione di Danzica sarebbe stata sistemata a suo tempo ". Quando Ciano continuò dicendo che un conflitto con la Polonia sarebbe sfociato in una guerra europea, il suo ospite lo interruppe per avvertirlo che non era d'accordo. " Personalmente - disse Hitler - sono assolutamente convinto che, in ultima analisi, le democrazie occidentali non vorranno scatenare una guerra generale ". Secondo le note tedesche, Ciano replicò " che sperava che gli avvenimenti dessero ragione al Fuhrer, ma che egli ne dubitava ". Dopodiché il ministro degli Esteri italiano indicò in modo assai particolareggiato i /punti deboli dell'Italia, e dalla sua penosa relazione (così fu definita dai tedeschi) Hitler dovette finalmente convincersi che l'Italia gli sarebbe stata di ben 554 Verso la guerra mondiale poco aiuto nella futura guerra *. Ciano disse che una delle ragioni per cui Mussolini desiderava ritardare la guerra, era che " per il duce aveva grande importanza l'inaugurazione, secondo il programma, dell'esposizione mondiale del 1942 "; osservazione, questa, che deve aver assai stupito il Fùhrer, immerso com'era nelle sue carte e nei suoi calcoli militari. E altrettanto stupito dev'esser rimasto quando Ciano ingenuamente gli mostrò il testo di un comunicato che egli desiderava venisse pubblicato in cui si dichiarava che l'incontro dei ministri dell'Asse aveva " riaffermato le intenzioni pacifiche dei loro governi " e la loro convinzione che la pace potesse essere mantenuta " mediante normali negoziati diplomatici ". Ciano spiegò che il " duce " aveva in mente una conferenza per la pace con la partecipazione delle principali nazioni europee, ma che, in considerazione della diffidenza del Fùhrer ", avrebbe anche accettato Pagina 385

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt normali negoziati diplomatici. Hitler non escluse completamente, nel primo colloquio, l'idea di una conferenza, ma fece presente a Ciano che in tal caso " non si sarebbe più potuto escludere la Russia dai futuri incontri delle potenze ". Questo fu il primo accenno all'Unione Sovietica, ma non di certo l'ultimo. Infine, allorché Ciano tentò di indurre il suo ospite a comunicargli la data dell'attacco contro la Polonia, Hitler rispose che, a causa delle piogge invernali, le quali avrebbero immobilizzato le sue divisioni corazzate e motorizzate in un paese con poche strade asfaltate, " la liquidazione della questione polacca avrebbe dovuto aver luogo, in un modo o nell'altro, entro la fine di agosto ". Finalmente Ciano conosceva la data, o almeno la data pili lontana, giacché subito dopo Hitler si mise a tuonare dicendo che se i polacchi l'avessero di nuovo provocato egli era deciso " ad attaccare la Polonia nello spazio di quarantott'ore ". Pertanto " c'era da attendersi un'azione contro la Polonia da un momento all'altro ". Questa sfuriata pose fine ai colloqui del primo giorno; in più vi fu una promessa da parte di Hitler di riflettere sulle proposte italiane. Essendosi preso ventiquattr'ore per riflettere, l'indomani il Fùhrer disse a Ciano che sarebbe stato meglio evitare qualsiasi comunicato sulle loro con* A un certo punto Ribbentrop, evidentemente esasperato, disse a Ciano: " Non abbiamo bisogno di voi! " Al che Ciano avrebbe risposto: " II futuro ce lo diri " (dal diario inedito del generale Halder, annotazione del 14 agosto 102. Halder dice che lo seppe da Weizsà'cker). ** Sebbene le note tedesche affermino esplicitamente che Ciano restò d'accordo con Hitler " che al termine delle conversazioni non fosse emesso alcun comunicato ", i tedeschi fecero subito lo sgambetto al loro alleato italiano. Due ore dopo la partenza di Ciano e senza che si fossero comunque interpellati gli italiani, la DNB (l'agenzia d'informazioni ufficiale della Germania) diramò un comunicato annunciando che le conversazioni avevano trattato tutti i problemi del giorno - con particolare riguardo a Danzica - e che si erano concluse con un accordo " al cento per cento ". Nemmeno un problema era stato lasciato in sospeso - aggiungeva il comunicato -per cui non vi sarebbero stati altri incontri. Attolico s'infuriò. Protestò coi tedeschi, accusandoli di mala fede. Avverti Henderson che la guerra era imminente; e in un irato dispaccio inviato a Roma definì " machiavellico " il comunicato tedesco, disse che esso era deliberatamente inteso a legare l'Italia alla Germania dopo l'attacco di questa contro la Polonia, e si raccomandò che Mussolini si mostrasse ben fermo con Hitler nell'esigere l'adempimento, da parte nazista, delle disposizioni del patto d'Acciaio riguardanti la " consultazione ", e, in base a tali disposizioni, insistette per ottenere un mese di proroga per risolvere la questione di Danzica per via diplomatica 103. L'ora della Polonia 55) Egli disse che a causa del cattivo tempo previsto per l'autunno era anzitutto d'importanza capitale che la Polonia esprimesse chiaramente le sue intenzioni nel più breve tempo possibile; in secondo luogo che la Germania non tollerasse altri atti di provocazione, di nessun genere. Quando Ciano chiese che cosa intendeva dire " nel più breve tempo possibile ", Hitler rispose: " alla fine di agosto, al massimo ". Spiegò che mentre sarebbero bastati soltanto quindici giorni per sconfiggere la Polonia, la " liquidazione finale " avrebbe richiesto altre due - quattro settimane -previsione, questa, straordinariamente esatta, come si vide poi. Per finire, Hitler espresse, come al solito, la sua grande ammirazione per Mussolini, sul cui appoggio Ciano era senza dubbio riuscito a convincerlo che non poteva più far conto. Il Fùhrer si dichiarò personalmente fortunato " di vivere in tempi in cui, oltre a lui, esisteva un altro uomo di Stato che sarebbe passato alla storia come una figura grande e unica nel suo genere. Era, per lui, fonte di vera felicità essere amico di un tale uomo. Quando fosse giunta l'ora della comune battaglia, egli si sarebbe sempre trovato al fianco del " duce ", qualsiasi cosa avvenisse ". Mussolini, incline a pavoneggiarsi, poteva essere soddisfatto di queste parole, ma il genero non lo fu affatto. " Torno a Roma, - scrisse sul suo diario il 13 agosto, dopo il secondo incontro con Hitler, - disgustato della Germania, dei suoi capi, del loro modo di agire. Ci hanno ingannato e mentito. E oggi stanno per tirarci in un'avventura che non abbiamo voluta e che può compromettere il regime e il paese ". In quel momento, tuttavia, l'Italia costituiva per Hitler solo una Pagina 386

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt preoccupazione secondaria. I suoi pensieri si concentravano sull'URSS. Secondo le fonti tedesche risulta che il 12 agosto, verso la fine della conversazione con Ciano, il Fùhrer ricevette " un telegramma da Mosca ". La conversazione fu interrotta per qualche istante, e Hitler e Ribbentrop lesserò attentamente il telegramma. Poi ne comunicarono a Ciano il contenuto. " I russi, - disse Hitler, - sono d'accordo che venga inviato a Mosca un diplomatico tedesco per condurre negoziati politici ". 1 Per il memorandum tedesco sull'incontro: DGFP, VI, pp. 104-7. Per il rapporto a Beck fatto da Lipski: Libro Bianco polacco, n. 44, riprodotto in NCA, Vili, p. 483 (ND, TC-73, n. 44). 2 Sulle assicurazioni date da Hitler a Lipski il 15 novembre 1937: DGFP, VI, pp. 26-27; per le assicurazioni date a Beck il 14 gennaio 1938: ibid., p. 39. 3 Per le istruzioni impartite a Lipski il 31 ottobre 1938: Lj'èro Bianco polacco, n. 45; NC4, VII, pp. 484-86. Per il memoriale di Ribbentrop sull'incontro con Lipski del 19 no vembre: DGFP, V, pp. 127-29. 4 Per il memorandum tedesco sull'incontro, compilato dal dottor Schmidt: DGFP, V, pp. 152-58. Pei resoconti polacchi su di esso: Libro Bianco polacco, a. 48; NCA, Vili, pp. 48688 (ND, TC-73). * Pel memorandum di Ribbentrop sull'incontro: DGFP, V, pp. 159-61; pei resoconti polacchi su di esso: Libro Bianco polacco, n. 49; NCA, Vili, p. 488 (ND, TC-73). 6 Per il memorandum di Ribbentrop sul suo incontro con Beck a Varsavia del 26 gennaio 1939: DGFP, V, pp. 167-68; la versione di Beck si trova nel Libro Bianco polacco, n. 52. 7 Per il dispaccio di Moltke del 26 febbraio 1939: DGFP, VI, p. 172. 8 Per il dispaccio sull'incontro, inviato a Varsavia da Lipski: Libro Bianco polacco, n. 61; si trova anche in NCA, Vili, pp. 489-92 (ND, TC-73, n. 61). Per il memorandum di Ribbentrop sull'incontro: DGFP, VI, pp. 70-72. ' Pel memorandum sull'incontro del Ministero degli Esteri: DGFP, V, pp. 524-26. 10 Ibid., pp, 502-4. 11 La fonte di questo passo è DGFP, V, pp. 528-30. 12 DGFP, VI, p. 9713 Ibid., pp. no-ii. 14 NCA, VII, pp. 83-86 (ND, R-ioo). ts II testo si trova in DGFP, VI, pp. 122-24. Per il rapporto di Ribbentrop sull'incontro con Lipski del 26 marzo: ibid., 121-22. La versione polacca si trova nel Libro Bianco, n. 63. 16 Pel memorandum sull'incontro steso dal dottor Schmidt: DGFP, VI, pp. 135-36. 17 Pel dispaccio di Moltke: ibid., pp. 147-48; la versione polacca si trova nel Libro Bianco, p. 64. 18 DBrFP, VI, n. 538. " Cfr. DBrFP, IV, nn. 485, 518, 538 (testo della proposta anglo-francese), 561, 563, 566, 571, .57320 Ibid., n. 498. 21 DBrFP, V, n. 12. 22 Citato da GISEVIUS, op. cit., p. 363. 23 Per il testo del " caso bianco ": NCA, VI, pp. 916-28 (traduzione parziale in DGFP, VI, pp. 186-87, 223-28; ND, C-2o). Il testo originale tedesco si trova in TMWC, XXXIV, pp. 380-422. 24 I memorandum riservati sulle conversazioni Goring-Mussolini si trovano in DGFP, VI, pp. 248-53, 258-63. Cfr. anche Diario di Ciano, pp. 80-81. 25 Per la circolare telegrafica del 17 aprile 1939: DGFP, VI, pp. 264-65; pel memorandum Pagina 387

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sulle risposte del Ministero degli Esteri, ibid., pp. 309-10; sulla telefonata di Weizsà'cker all'amba sciatore tedesco a Riga del 18 aprile: ibid., pp. 283-84. 26 Ibid., pp. 355, 399. 27 DGFP, IV, pp. 602-7. 28 Ibid., pp. 607-8 (dispaccio del 26 ottobre 1938). 29 Ibid., pp. 608-9. 30 Ibid., p. 631. L'ora della Polonia 557 31 DGFP, VI, pp. 1-3. 32 DAVIES, Mission to Moscow, pp. 437-39. Per il dispaccio dell'ambasciatore Sieds: DBrFP, M BOOTHBY, I Fighi to Life, p. 189. Per la dichiarazione fatta da Halifax a Maisky: DBrFP, IV> " DGFP, VI, pp. 88-89. 35 JiiW., p. 139' 36 Pel memoriale tedesco sul colloquio Goring-Mussolini del 16 aprile 1939: ibid., pp. 259-60. 37 Ibid., PP. 266-67. 38 Ibid., PP. 419-20. 39 Ibid., p. 42940 Itó., PP. 535-3641 Nazi-Soviet Relations, 1939-41 (che d'ora in poi indicherò con la sigla NSR), pp. 5-7, 8-9. 42 Li&ro Giallo francese, dispacci nn. 123, 125. Ho utilizzato l'edizione in francese (Le Livre Jaune Fran(ais), ma credo che nell'edizione inglese i dispacci abbiano lo stesso numero. 43 DGFP, VI, pp. i, in. L'appendice I di questo volume contiene diversi memorandum sulle trattative tra gli stati maggiori, tratti dagli archivi della marina tedesca. 44 Diario di Ciano, pp. 81-82. 45 Pel memorandum tedesco sull'incontro di Milano: DGFP, VI, pp. 450-52. Pei resoconti compilati da Ciano: Ciano's Diplomatic Paperi, pp. 282-87. 46 Per il testo del trattato di alleanza: DGFP, VI, 561-64. Il protocollo segreto non conte neva nulla d'importante. 47 Per le relazioni di Schmundt del 23 maggio 1939: NCA, VII, pp. 847-54 (ND, L-79). Esi ste anche una traduzione in inglese, in DGFP, VI, pp. 574-80. Il testo tedesco si trova in TMWC, XXXVII, pp. 546-56. 48 Pei dettagli del piano cfr. ND, NOKW-2584. Il piano è stato riportato in TWC (Trials of War Criminali before thè Nuremberg Military Tribunali). 49 NCA, VI, pp. 926-27 (ND, C-i2o). 50 TMWC, XXXIV, pp. 428-42 (ND, €-126). La traduzione in inglese di questo documento (NCA, VI, pp. 937-38) è così abbreviata, che ha scarso valore. 51 NCA; VI, p. 827 (ND, C-23). 52 Per il testo della stesura anglo-francese: DBrFP, V, n. 624; il resoconto della reazione di Molotov redatto dall'ambasciatore britannico si trova nello stesso volume: nn. 648 e 657. 53 Per il dispaccio " urgente " del 31 maggio: DGFP, VI, pp. 616-17. 54 Per il dispaccio del i° giugno: ibid., pp. 624-26. 55 Ibid., p. 547. Ibid., pp. 589-93. " Ibid., p. 593. Per la lettera del 27 maggio di Weizsacker a Schulenburg, col post-scriptum del 30 maggio: ibid., pp. 597-98. 59 Ibid., pp. 608-9. 60 Ibid., pp. 618-20. 61 Ibid., pp. 790-91. 62 Ibid., pp. 805-7. Pagina 388

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 63 Ibid., p. 810. 64 Ibid., p. 813. 65 DBrFP, V, nn. 5 e 38. 66 " Pravda ", numero del 29 giugno 1939. " Pel dispaccio del 29 giugno: DGFP, VI, pp. 808-9. 68 TMWC, XXXIV, pp. 493-500 (ND, C-I42). La traduzione in inglese (NCA, VI, p. 956) è molto più breve. 69 NCA, IV, pp. 1035-36 (ND, 2327-PS). 70 NCA, VI, p. 934 (ND, C-I26). 1 Per i resoconti segreti sulla seduta del Consiglio per la Difesa del Reich, del 23 emano 1939: NCA, VI, pp. 718-31 (ND, 3738-PS). 72 DGFP, VI, pp. 750, 920-21. 73 Ibid., pp. 864-65. 74 Per il testo delle note: DGFP, VII, pp. 4-5, 9-10. 5 Per il testo del rapporto di Burckhardt alla Società delle Nazioni del 19 marzo 1940: Do-cuments on International Affairs, 1939-1946, I, pp. 346-47. 76 DGFP, VI, pp. 936-38. / 77 Ibid., pp. 955-56. / Pel memorandum di Schnurre, ibid., pp. 11106-9. 9 Ibid., pp. 1015-16. I 558 Verso la guerra mondiale 80 DGFP, VI, pp. 1022-23. " Ibid., pp. loio-n. 82 Ibid., p. 1021. r 83 DBrFP, IV, n. 183. 84 Cfr. DBrFP, VI, nn. 329, 33", 346, 3J7, 358, 37", 39985 I6;W., nn. 376, 473. ' 92 Ibid., pp. 1051-52. : 93 Ibid., pp. 1059-62. 94 L"'£ro Giallo francese, ed. frane., pp. 250-51. 95 Pel testo delle due lettere: DGFP, VI, pp. 973-74. 94 II dispaccio di Attolico sul suo incontro con Ribbentrop del 6 luglio è stato stampato nei Documenti diplomatici italiani (che d'ora in poi indicherò con la sigla DDJ), settima serie, XII, n. 503. Ho utilizzato la citazione e la parafrasi contenute in The Ève of thè War, a cura di Arnold e Veronica M. Toynbee. 97 Pel memoriale di Weizsacker: DGFP, VI, pp. 971-72. 98 Diario di Ciano, pp. 134-35. 99 Ibid., pp. 116-18. 100 Ibid., pp. 118-19, 582-83. I resoconti di Ciano sul suo incontro con Ribbentrop si trovano in Ciano's Diplomatic Papers, pp. 297-98 e anche in DDI, ottava serie, XIII, n. i. Non è stata ritrovata nessuna relazione tedesca su questo incontro. 101 I resoconti tedeschi, sequestrati dagli Alleati, degli incontri del 12 e del 13 agosto furono presentati a Norimberga, come i documenti 1871-?$ e TC-77. Il secondo è il più completo, ed è stato pubblicato in traduzione inglese in NCA, Vili, pp. 516-29. Ho utilizzato la versione firmata dal dottor Schmidt, che si trova in DGFP, VII, pp. 39-49, 53-56. Le relazioni di Ciano sui suoi due colloqui con Hitler sono state pubblicate in Ciano's Diplomatic Papers, pp. 303-4 e in DDI, XIII, nn. 4 e 21. Cfr. anche le annotazioni del suo diario del 12 e 13 agosto 1939 e del 23 di cembre 1943. 102 Questo estratto dal diario di Halder è stato pubblicato in DGFP, VII, p. Pagina 389

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 556. 103

Cfr. DDI, settima serie, XIII, n. 28 e DBrFP, VI, n. 662.

XV. IL PATTO GERMANO-SOVIETICO II " telegramma da Mosca ", di cui Hitler aveva comunicato a Ciano, all'Obersalzberg il 12 agosto, il contenuto, sembra fosse, come certi precedenti " telegrammi " nominati in questa storia, di dubbia autenticità. Negli archivi tedeschi non si è trovato alcun telegramma da Mosca di simile tenore. Schulenburg inviò dalla capitale russa un telegramma a Berlino il giorno 12, ma solo per comunicare l'arrivo delle missioni militari francese e britannica e accennare ai brindisi cordiali che i sovietici e i loro ospiti si erano scambiati. Vi era però effettivamente qualcosa che giustificava il " telegramma " col quale Hitler e Ribbentrop avevano cosf apertamente cercato di far effetto su Ciano. Il 12 agosto era stato trasmesso telegraficamente all'Obersalzberg dalla Wilhelmstrasse un dispaccio comunicante i risultati di una visita resa quello stesso giorno a Berlino dall'incaricato sovietico a Schnurre. Astachov aveva informato il funzionario del Ministero degli Esteri che Molotov era ormai disposto a discutere i problemi sollevati dai tedeschi, compreso quello della Polonia e altre questioni politiche. Il governo sovietico proponeva Mosca come luogo per i negoziati. Ma Astachov aveva detto chiaramente che non si doveva aver fretta. Egli aveva anzi sottolineato - diceva il rapporto di Schnurre, evidentemente inoltrato senza indugio all'Obersalzberg -che nelle istruzioni ricevute da Molotov l'accento cadeva sulla parola " gradualmente "... " Le discussioni avrebbero potuto essere intraprese soltanto gradualmente " '. Ma Adolf Hitler non aveva tempo per negoziati " graduali " con l'URSS. Come aveva testé comunicato a Ciano, con grande stupore di questi, egli aveva fissato il i° settembre come data ultima per il massiccio attacco contro la Polonia. E ora si era già quasi alla metà di agosto. Per riuscire a sabotare le conversazioni anglo-franco-russe e per avviare trattative con Stalin, occorreva agire immediatamente: non per gradi bensì subito. Lunedì 14 agosto fu un'altra giornata cruciale. Mentre l'ambasciatore von der Schulenburg, evidentemente non ancora entrato del tutto nelle confidenze di Hitler e di Ribbentrop, scriveva a Weizsacker da Mosca, informandolo che Molotov era " un uomo strano e di carattere difficile ", e che egli " era sempre del parere che si sarebbe dovuto evitare ogni passo affret560 Verso la guerra mondiale tato nelle relazioni tedesche con l'Unione Sovietica ", da Berlino gli fu in-viato un telegramma " urgentissimo "2. Era di Ribbentrop, e fu spedito dalla Wilhelmstrasse (il ministro degli Esteri era ancora a Fuschl) alle 22,53 del 14 agosto. Esso ordinava all'ambasciatore tedesco di recarsi da Molotov e di leggergli verbatim un lungo comunicato. Era finalmente il grande passo di Hitler. Le relazioni sovietico-tedesche diceva Ribbentrop - erano " giunte a una svolta storica... Non esistono reali conflitti d'interessi tra la Germania e la Russia... Nel passato le cose sono andate bene per entrambi i paesi quando essi erano amici, male quando erano nemici ". Ribbentrop aggiungeva: La crisi provocata nelle relazioni polacco-tedesche dalla politica inglese e dai tentativi di alleanza legati a tale politica, rendono necessaria una pronta chiarificazione delle relazioni russo-tedesche. Altrimenti le cose... potrebbero prendere una piega che toglierebbe a entrambi i governi la possibilità di ristabilire l'amicizia russo-tedesca e sistemare insieme, a tempo debito, le questioni territoriali dell'Europa orientale. Così i governi dei due paesi dovrebbero evitare il precipitare della situazione, agendo tempestivamente. Sarebbe un triste destino se, unicamente per ignoranza delle rispettive vedute ed intenzioni, i due popoli dovessero allontanarsi definitivamente. " In nome del Fùhrer " il ministro degli Esteri tedesco era perciò pronto ad agire nel momento opportuno. In base a quanto ci è stato riferito, anche il governo sovietico sente il desiderio di una chiarificazione delle relazioni russo-tedesche. Considerato però che, come risulta da esperienze precedenti, tale chiarificazione attraverso le normali vie diplomatiche può essere raggiunta solo con grande lentezza, sono pronto a compiere una breve visita a Mosca al fine di esporre, da parte del Fiihrer, le vedute del Fùhrer a Stalin. A mio avviso, solo attraverso una Pagina 390

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt discussione diretta si può ottenere un cambiamento, e non dovrebbe essere impossibile gettare le basi per una sistemazione definitiva delle relazioni russo-tedesche. Il ministro degli Esteri britannico aveva rifiutato di recarsi a Mosca. All'opposto, il ministro degli Esteri tedesco ora era non solo contento, ma addirittura ansioso di andarvi. Giustamente i nazisti ritennero che tale contrasto avrebbe prodotto una certa impressione sul sospettoso Stalin. I tedeschi pensarono che fosse importante far pervenire il loro messaggio direttamente al dittatore sovietico. Ribbentrop aggiunse a tal fine un'" appendice " al suo telegramma urgente per Schulenburg, in questi termini: Desidero che non facciate queste dichiarazioni per iscritto a Molotov, ma che esse giungano a Stalin nella forma più precisa possibile. Vi autorizzo, se si offrirà l'occasione, a chiedere da parte mia a Molotov un'udienza col maresciallo Stalin, in modo da poter fare quest'importante comunicazione anche a lui direttamente. Oltre a un colloquio con Molotov, la condizione per questo mio viaggio sarebbe una dettagliata discussione con Stalin 3. C'era un malcelato adescamento nella proposta del ministro degli Esteri, e i tedeschi non senza ragione devono aver pensato che il Cremlino avrebbe abboccato. Ripetendo che " non c'era nessun problema, dal Baltico al Mar Nero, che non potesse essere risolto con piena soddisfazione per entrambi i paesi ", Ribbentrop specificava quali erano " le questioni relative agli Stati Il patto germano-sovietico 561 baltici, alla Polonia, alle regioni sud-orientali, ecc. ", e parlava della necessità di " chiarificare insieme i problemi territoriali dell'Europa orientale ". La Germania era disposta a spartire l'Europa orientale, Polonia compresa, con l'Unione Sovietica. Era, questa, una mossa che la Gran Bretagna e la Francia non potevano imitare, e, naturalmente, anche se l'avessero potuto, non l'avrebbero fatta. Compiutala, Hitler, evidentemente fiducioso che i russi non si sarebbero rifiutati, tornò a convocare in quello stesso giorno, il 14 agosto, i comandanti in capo delle forze armate per esporre loro i piani e le prospettive della guerra. 14 agosto: la conferenza militare all'Obersalzberg *. " Ci stiamo avvicinando al punto culminante del grande dramma ", disse Hitler al suo scelto uditorio. Considerato che non era possibile conseguire dei successi in campo politico e militare senza correre dei rischi, egli era sicuro che la Gran Bretagna e la Francia non sarebbero scese in campo. Per cominciare, notò Hitler, la Gran Bretagna " è priva di dirigenti di una certa statura. Gli uomini che ebbi occasione di conoscere a Monaco non è gente che se la senta di dare inizio a una nuova guerra mondiale ". Come nelle precedenti riunioni coi capi militari, il Fiihrer non riusci ad allontanare il suo pensiero dall'Inghilterra, e parlò diffusamente della forza e dei punti deboli di quella nazione, specialmente dei secondi. Halder annotò le sue precise parole: A differenza di quanto fece nel 1914, l'Inghilterra non commetterà l'errore di gettarsi in una guerra destinata a durare degli anni... Questo è il destino dei paesi ricchi... Oggi nemmeno l'Inghilterra ha tanto denaro da poter combattere una guerra mondiale. Per che cosa combatterebbe l'Inghilterra? Non si va a farsi uccidere per un alleato. Quali misure militari, si domandò Hitler, potrebbero prendere la Gran Bretagna e la Francia? Egli disse: Un attacco contro il vallo occidentale è improbabile. Una marcia verso il nord attraverso il Belgio e l'Olanda non condurrebbe a una rapida vittoria e non sarebbe affatto d'aiuto alla Polonia. Tutti questi fattori rendono improbabile un intervento dell'Inghilterra e della Francia... Nulla le costringe a ciò. Gli uomini di Monaco non rischieranno... Lo Stato mag* La sola fonte che si è potuta trovare su questa conferenza, è il diario inedito del generale Halder, capo dello Stato maggiore generale dell'esercito. La prima annotazione reca appunto la data del 14 agosto 1939. Halder scrisse il suo diario servendosi del sistema stenografico Gabels-berger. Esso è un documento di enorme valore per la conoscenza degli avvenimenti segreti, polita, e militari, che ebbero luogo nella Germania nazista dal 14 agosto 1939 al 24 settembre 1942, cioè fino al giorno in cui Halder ricoprì la carica di capo di Stato maggiore. Le notizie sulla riunione all'Obersalzberg consistono nelle annotazioni stenografiche prese da Halder mentre Hitler Panava, e in un riassunto da lui aggiunto in calce. Sorprende che nessun editore americano o inglese abbia pubblicato il diario di Halder. L'autore di questo libro prese visione del testo te-j?s?9 ricopiato dal diario dallo stesso Halder, durante la Pagina 391

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stesura del presente volume. L'agenda °i Hitler conferma la data della riunione in questione; da esso apprendiamo che, oltre ai comandanti in capo, a Brauehitsch, Goring e Raeder, era presente il dottor Todt, l'ingegnere costruttore del vallo occidentale/ 562 Verso la guerra mondiale giore inglese e quello francese considerano realisticamente le prospettive di un conflitto armato e sono contrari ad esso... Tutto ciò rafforza il convincimento che l'Inghilterra potrà anche alzare la voce, magari richiamare il suo ambasciatore, e forse mettere un embargo totale sul commercio, ma che essa non giungerà a intervenire con le armi nel conflitto. Cosi probabilmente sarebbe stato possibile affrontare la Polonia isolata; era però necessario sconfiggerla " in una settimana o due ", per evitare che il mondo corresse in suo aiuto. Hitler non era ancora del tutto propenso a comunicare ai suoi generali fin dove intendeva spingersi pur di riuscire ad avviare le trattative con l'URSS, sebbene ciò avrebbe fatto loro grande piacere, convinti com'erano che la Germania non fosse in grado di combattere con successo una guerra su due fronti. Egli però disse quel tanto sufficiente a risvegliare la loro curiosità. " La Russia, - egli avvertf, - non è affatto disposta a levare le castagne dal fuoco ". Parlò dei " contatti discontinui " con Mosca iniziatisi coi negoziati commerciali. Egli ora si chiedeva se " era il caso di inviare a Mosca un negoziatore e se questi doveva essere un personaggio di primo piano ". Dichiarò che l'Unione Sovietica non aveva alcun obbligo verso l'Occidente. I sovietici non si opponevano alla distruzione della Polonia e si dimostravano propensi a un'" adeguata delimitazione delle sfere d'interesse ". Il Fiihrer era " disposto a andar loro incontro ". Dai minuziosi appunti stenografici di Halder sulla riunione non risulta in alcun modo che lo stesso Halder, capo dello Stato maggiore dell'esercito o il generale von Brauchitsch, comandante in capo di esso, o Gbring, sollevassero obiezioni sulla decisione presa da Hitler di condurre la Germania verso un conflitto europeo: nonostante infatti la fiducia del Fùhrer, non era affatto certo che la Francia e la Gran Bretagna non sarebbero scese in campo, né che l'URSS si sarebbe tenuta fuori dal conflitto. In realtà, proprio una settimana prima, Gbring era stato direttamente avvisato che gli inglesi sarebbero senz'altro entrati in guerra se la Germania avesse attaccato la Polonia. Nei primi giorni di luglio un suo amico svedese, Birger Dahlerus, aveva cercato di convincerlo che l'opinione pubblica britannica non avrebbe tollerato ulteriori aggressioni da parte nazista; avendo il capo della Luftwaffe espresso i suoi dubbi, Dahlerus aveva organizzato per il 7 agosto un incontro privato di Gò'ring con un gruppo di sette industriali britannici nello Schleswig-Holstein, presso la frontiera danese, dove lo svedese possedeva una villa. Sia a voce che per iscritto, gli industriali britannici fecero del loro meglio per convincere Gò'ring che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto gli impegni assunti con la Polonia in caso di attacco da parte della Germania. È dubbio che vi riuscissero, per quanto Dahlerus, anch'egli industriale, ne fosse convinto *. Questo strano svedese, che avrebbe sostenuto la parte di che * A Norimberga, il 19 marzo 1946, deponendo come testimone di Gbring, Dahlerus dichiaro il feldmaresciallo aveva assicurato gli industriali inglesi " sulla sua parola d'onore " che avrebIl patto germano-sovietico 563 paciere fra la Germania e la Gran Bretagna nelle scabrose settimane che seguirono, aveva certamente importanti relazioni a Berlino e a Londra. Egli aveva accesso a Downing Street, dove il 20 luglio era stato ricevuto da Lord Halifax, col quale aveva parlato del prossimo incontro degli industriali inglesi con Gbring; e poco dopo sarebbe stato convocato perfino da Hitler e da Chamberlain. Pur essendo bene intenzionato nel suo tentativo di salvare la pace, egli era però un ingenuo, e, come diplomatico, un vero dilettante. Vari anni dopo a Norimberga, Sir David Maxwell-Fyfe, in uno stringente controintcrrogatorio, costrinse questo pseudo-diplomatico svedese a riconoscere di essere stato malamente ingannato da Gbring e da Hitler4. Perché il generale Halder, che era stato a capo del complotto tramato undici mesi prima per rovesciare Hitler, non si pronunciò il 14 agosto contro la decisione del Fuhrer di entrare in guerra? Se pensava che ciò fosse inutile, Pagina 392

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt perché non studiò un nuovo piano per liberare la nazione dal dittatore, in base a quelle stesse ragioni riconosciute valide prima del convegno di Monaco, e cioè che una guerra in quel momento sarebbe risultata disastrosa per la Germania? Molto più tardi, quando fu interrogato a Norimberga, Halder spiegò che ancora alla metà di agosto 1939 egli era convinto che alla fin fine, nonostante le affermazioni in contrario, Hitler non avrebbe affrontato il rischio di una guerras. Inoltre, una nota del suo diario in data 15 agosto (l'indomani dell'incontro col Fuhrer a Berghof), dimostra che Hald^r riteneva che neppure la Francia e l'Inghilterra avrebbero affrontato un conflitto. Quanto a Brauchitsch, egli non era certo l'uomo più adatto per sindacare le decisioni del Fiihrer. Hassell, che fu informato da Gisevius il 15 agosto della conferenza militare tenutasi all'Obersalzberg, fece sapere al capo dell'esercito di essere " assolutamente convinto " che la Gran Bretagna e la Francia sarebbero intervenute se la Germania avesse attaccato la Polonia. " Non c'è niente da fare con lui, - annotò tristemente Hassell nel suo diario. - O ha paura, o non si rende conto delle cose... Non si può avere alcuna speranza nei generali... Solo pochi fra loro hanno ancora idee chiare: Halder, Canaris, Thomas " '. Soltanto il generale Thomas, il brillante capo della sezione economia e armamenti dell'OKW, osò affrontare apertamente il Fuhrer. Pochi giorni dopo la conferenza militare del 14 agosto, in seguito a una discussione con Goerdeler, Beck e Schacht, i cospiratori ormai del tutto inattivi, il generale Thomas scrisse una relazione e la lesse personalmente al generale Keitel, capo dell'OKW. Una guerra-lampo seguita da una pronta pace era una completa illusione, egli affermava. L'attacco contro la Polonia avrebbe scatenato .. e fatto quanto era in suo potere per evitare la guerra. Per conoscere lo stato d'animo di Goring quel periodo è forse più indicativa un'affermazione che egli fece due giorni dopo l'incontro ^°n gli inglesi. Vantando le difese contraeree della Luftwaffe, egli disse: " Non una sola omba adra sulla Ruhr. Se un bombardiere nemico riuscirà a raggiungere questa regione, non voglio più Marnarmi Hermann Goring ma Meier! " - vanteria, questa, di cui avrebbe dovuto ben presto Pentirsi. 564 Verso la guerra mondiale una guerra mondiale, per sostenere la quale mancavano alla Germania le materie prime e le riserve alimentari. Ma Keitel, che non aveva altre idee all'infuori di quelle che assorbiva da Hitler, trovò ridicolo che si potesse pensare a una grande guerra. Egli disse che l'Inghilterra era in decadenza la Francia degenerata e l'America troppo indifferente per combattere per la Polonia7. Così, all'inizio della seconda metà dell'agosto 1939, i capi militari tedeschi si misero al lavoro per compilare i piani di annientamento della Polonia e per proteggere il Reich a occidente nel caso, peraltro contrario a ogni verosimiglianza, che le democrazie intervenissero. Il 15 agosto l'annuale congresso del partito a Norimberga, che secondo quanto detto da Hitler il i° api-ile doveva chiamarsi " congresso della pace " e che avrebbe dovuto aprirsi nella prima settimana di settembre, fu silenziosamente rinviato. Un quarto di mitione di uomini venne richiamato per formare gli eserciti dell'Ovest. Alle ferrovie furono impartiti ordini anticipati di mobilitazione. Furono approntati i piani per trasferire il quartier generale dell'esercito a Zossen, a est di Berlino. Nella stessa giornata del 15 agosto la marina comunicò che le corazzate tascabili Graf von Spee e Deutschland e ventun sommergibili erano pronti a salpare per le loro destinazioni nell'Atlantico. Il 17 agosto il generale Halder fece una strana annotazione sul suo diario: " Canaris assegnato alla Sezione I (Operazioni). Himmler, Heydrich, Obersalzberg: 150 uniformi polacche con accessori per l'Alta Slesia ". Che significava tutto ciò? Soltanto dopo la guerra si potè capire. Le parole di Halder riguardavano uno dei pili ingegnosi incidenti organizzati dai nazisti. Come in passato Hitler e i capi dell'esercito avevano pensato di creare un incidente, per esempio l'assassinio dell'ambasciatore tedesco, per trovare un pretesto all'invasione dell'Austria e della Cecoslovacchia, così ora, mossi dall'urgenza, essi architettarono un incidente che, secondo loro, avrebbe giustificato agli occhi del mondo la progettata aggressione contro la Polonia. Il nome convenzionale fu " operazione Himmler " e il piano era semplice ed elementare. La SS-Gestapo avrebbe inscenato un finto attacco alla stazione radio tedesca di Gleiwitz, presso la frontiera polacca, impiegando alcuni internati di un campo di concentramento indossanti uniformi dell'esercito polacco. Si sarebbe in tal modo potuta incolpare la Polonia di aver attaccato la Germania. Nei primi Pagina 393

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt giorni di agosto l'ammiraglio Canaris, capo della sezione Abwehr dell'OKW, aveva ricevuto dallo stesso Hitler l'ordine di procurare a Himmler e a Heydrich 150 uniformi polacche e un certo numero di armi leggere. La cosa gli parve strana, e il 17 agosto Canaris chiese spiegazioni al generale Keitel. L'abulico capo dell'OKW, pur non dichiarandosi entusiasta di "azioni di tal genere", disse all'ammiraglio che "non c'era niente da fare ": gli ordini erano stati impartiti dallo stesso Fùhrer". Benché disgustato, Canaris eseguì le istruzioni e procurò a Heydrich le divise. Il patto germano-sovietico 565 Per realizzare l'operazione il capo del SD scelse un giovane che da tempo faceva parte del servizio segreto delle SS, Alfred Helmut Naujocks. Non era la prima volta che siffatte incombenze venivano affidate a questo truce individuo, né sarebbe stata l'ultima. All'inizio del marzo 1939, poco prima dell'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, Naujocks, su incarico di Hey-drich, si era dato da fare per contrabbandare esplosivi in Slovacchia, dove venivano usati - come testimoniò in seguito - per " creare incidenti ". Alfred Naujocks era un prodotto tipico dell'SS-Gestapo; era una sotta di intellettuale-gangster. Aveva studiato ingegneria all'Università di Kiel, e in quella città si divertì a fare a pugni nelle risse con gli antinazisti; in un'occasione ebbe il naso rotto dai comunisti. Era entrato nelle SS nel 1931 e aveva prestato servizio nel SD fin dai suoi inizi, dal 1934. Come molti altri giovani intorno a Heydrich, Naujocks coltivava " interessi intellettuali ", in particolare la " storia " e la " filosofia "; nel contempo si fece presto conoscere come un tipo spericolato (un secondo Skorzeny), in grado di portare a termine i più scabrosi piani macchinati da Himmler e da Heydrich *. Il 19 ottobre 1944 Naujocks passò agli americani e un anno dopo rese a Norim-berga un gran numero di testimonianze giurate, in una delle quali trasmise alla storia i particolari dell'" incidente " di cui Hitler si servì per giustificare il suo attacco contro la Polonia. Ecco il racconto contenuto nella dichiarazione firmata da Naujocks a Norimberga il 20 novembre 1945. Verso il io agosto 1939, il capo del SD, Heydrich, mi ordinò personalmente di organizzare un attacco simulato contro la stazione radio di Gleiwitz, nei pressi della frontiera polacca. Affinchè sembrasse che gli attaccanti fossero polacchi, Heydrich mi disse: " Occorrono prove tangibili di questi attacchi da parte polacca, sia per la stampa estera che per la propaganda tedesca "... Secondo le istruzioni impartitemi dovevo occupare la stazione radio e tenerla il tempo necessario per permettere a un tedesco (che conosceva la lingua polacca), messo a mia disposizione, di trasmettere un discorso in quella lingua. Heydrich mi disse che nel discorso si doveva dichiarare che era giunto il momento per un urto tra tedeschi e polacchi... Heydrich mi informò pure che l'attacco tedesco contro la Polonia era da attendersi entro pochi giorni. Mi recai a Gleiwitz e restai lì ad aspettare due settimane... Fra il 25 e il 31 agosto andai a trovare Heinrich Muller, capo della Gestapo, che allora si trovava nelle vicinanze, a Oppeln. In mia presenza Muller discusse con una persona di nome Mehlhorn ** * Naujocks non fu estraneo all'" incidente Venlo ", di cui si dirà più oltre. Prese parte al travestimento di soldati tedeschi in uniformi delle guardie di frontiera olandesi e belghe al tempo dell'offensiva sul fronte occidentale, nel maggio del 1940. Nel primo periodo della guerra diresse una sezione dell'SD dove si falsificavano passaporti, e propose l'" operazione Bernhard ", un fan tastico piano che prevedeva il lancio di biglietti di banca inglesi falsi sul territorio britannico, infine Heydrich si stancò di lui, e Io mandò in un reggimento delle SS in Russia, dove fu ferito. Nel 1944 Naujocks riapparve in Belgio in qualità di economista; sembra però che a quel tempo " suo incarico principale sia stato l'assassinio, in Danimarca, di un gran numero di uomini del movimento di resistenza danese. In seguito per salvarsi la vita egli disertò, passando all'esercito americano in Belgio. Se la cavò miracolosamente. Arrestato come criminale di guerra, nel 1946 (tm)ggi in circostanze drammatiche da un campo speciale per criminali'di guerra creato in Germania, sottraendosi cosi al processo. Fino al momento in cui scrivo, non si è saputo né udito P1" nulla di lui. Un racconto della sua fuga si trova nel libro Zwischen Krone una Kerker di ^chaumburg-Lippe. ** II dottor Mehlhorn, Oberfùhrer delle SS che diresse lo SD sotto Heydrich. Schellenberg, nelle sue memorie (The Labyrinth, pp. 48-50) riferisce che Mehlhorn il 26 agosto gli disse di 566

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt i piani per un altro incidente di frontiera, dal quale sarebbe dovuto apparire che dei soldati polacchi avevano attaccato le truppe tedesche... Miiller dichiarò di avere a disposizione dodici o tredici criminali che avrebbero indossato uniformi polacche e che sarebbero stati lasciati morti sul luogo dell'incidente, come se fossero stati uccisi durante l'attacco. A tale scopo, un medico incaricato da Heydrich avrebbe praticato loro delle iniezioni mortali. Dopodiché i loro corpi sarebbero stati colpiti con armi da fuoco. Ciò fatto, si sarebbero accompagnati sul posto i rappresentanti della stampa e altre persone... Miiller mi disse che Heydrich gli aveva ordinato di mettere a mia disposizione, per l'azione di Gleiwitz, uno di quei delinquenti. Il nome convenzionale col quale egli designava questi criminali era " merci conservate " '. Mentre per ordine di Hitler, Himmler, Heydrich e Miiller decidevano sull'impiego delle " merci conservate " per creare un pretesto all'aggressione tedesca contro la Polonia, il Fiihrer compiva il primo passo decisivo nello schieramento delle sue forze armate in vista d'un eventuale conflitto generale. Il 19 agosto fu un'altra giornata fatale; quel giorno venne dato alla marina tedesca l'ordine di prendere il mare. Ventun sommergibili ricevettero l'ordine di raggiungere le acque a nord e nord-ovest delle isole britan-niche, mentre la corazzata tascabile Graf von Spee partì verso le acque del litorale brasiliano, e la sua gemella, la Deutschland, si mosse per incrociare lungo le vie marittime inglesi dell'Atlantico settentrionale *. Il giorno in cui venne trasmesso l'ordine di far partire le navi da guerra in vista di una possibile azione contro la Gran Bretagna fu una data significativa. Il 19 agosto, infatti, dopo una convulsa settimana di frenetici appelli da parte di Berlino, il governo sovietico aveva finalmente dato a Hitler la risposta che desiderava. 15-21 agosto 1939: le conversazioni nazi-sovietiche. L'ambasciatore von der Schulenburg incontrò Molotov alle ore 20 del 15 agosto e, secondo le istruzioni ricevute, gli lesse il telegramma urgente di Ribbentrop annunciante che il ministro degli Esteri del Reich era disposto a recarsi a Mosca per regolare le relazioni russo-tedesche. Secondo un telegramma " urgentissimo e segreto " spedito a Berlino quella sera stessa dall'inviato tedesco, il commissario agli Esteri sovietico ascoltò il messaggio " con grande interesse ", e " accolse con calore le intenzioni tedesche di migliorare le relazioni con l'Unione Sovietica ". Ma da quell'esperto e astuto diplomatico che era, Molotov non dimostrò di avere fretta. Rilevò che un viaggio come quello proposto da Ribbentrop " richiedeva un'adeguata preparazione se lo scambio di vedute doveva condurre a risultati effettivi ". A quali risultati? L'abile sovietico si lasciò sfuggire qualche accenno. essere stato incaricato di inscenare il finto attacco a Gleiwitz, ma che Mehlhorn se la cavò fingendosi malato. Mehlhorn ebbe meno scrupoli qualche anno dopo. Durante la guerra svolse un intensa attività cooperando all'istituzione del regime di terrore della Gestapo in Polonia. * I sottomarini salparono tra il 19 e il 23 agosto, la Graf von Spee il 21 e la Deutschland il 24. Il patto germano-sovietico 567 Potrebbe un patto di non-aggressione tra i due paesi interessare il governo tedesco? Sarebbe esso disposto ad usare la propria influenza presso il Giappone per migliorare le relazioni russo-giapponesi ed " eliminare gli incidenti di frontiera? " (riferimento, questo, a una guerra mai dichiarata che era durata tutta l'estate lungo la frontiera fra la Manciuria e la Mongolia). E infine chiese Molotov - che cosa ne pensava la Germania di una garanzia comune agli Stati baltici? Molotov concluse osservando che tutte queste questioni " dovevano essere discusse in termini concreti, cosicché, qualora il ministro degli Esteri tedesco decidesse di venire qui, non si tratterebbe solo di scambiare delle vedute, ma di prendere decisioni positive ". Egli sottolineò nuovamente che era " indispensabile un'adeguata preparazione dei problemi da discutere " '. Così la prima proposta di un patto di non-aggressione venne dai sovietici, negli stessi giorni in cui essi stavano negoziando con la Francia e la Gran Bretagna per entrare in guerra, se necessario, al fine di impedire ulteriori aggressioni tedesche*. Hitler era senz'altro disposto a discutere tale patto " in termini concreti ": esso avrebbe tenuto l'URSS estranea alla guerra e avrebbe permesso al Fiihrer di attaccare la Polonia senza paventare un intervento Pagina 395

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sovietico. Inoltre Hitler era convinto che se l'URSS rimaneva fuori dal conflitto, la Gran Bretagna e la Francia si sarebbero " raffreddate ". Le proposte di Molotov corrispondevano esattamente a quanto Hitler aveva sperato; erano anzi più specifiche e andavano più lontano di quanto egli avrebbe osato immaginare. V'era una sola difficoltà. Dato che agosto volgeva alla fine, egli non poteva aspettare, ed era seccato della lentezza sovietica e dell'insistenza di Molotov sulla necessità di una " adeguata preparazione " prima della visita a Mosca del ministro degli Esteri. La relazione di Schulenburg sulla sua conversazione con Molotov fu trasmessa telefonicamente dalla Wilhelmstrasse a Ribbentrop, a Fuschl, alle 6,40 del 16 agosto. Ribbentrop corse immediatamente dal Fiihrer, all'Obersalzberg, per ricevere ulteriori istruzioni. Nel primo pomeriggio i due avevano già compilata la risposta a Molotov, risposta che fu trasmessa in tutta fretta a Weiz-sà'cker a Berlino, con l'ordine di telegrafarla " urgentissimamente " a Mosca appena ricevutala12. Il dittatore nazista accettava incondizionatamente le proposte sovietiche. Schulenburg ebbe da Ribbentrop l'incarico di incontrare nuovamente Molotov e di informarlo che la Germania è disposta a concludere un patto di non-aggressione con l'Unione Sovietica; se il governo sovietico lo desidera, questo patto potrà avere la durata di venticinque anni. Inoltre la Germania è pronta a garantire, insieme con l'Unione Sovietica, gu Stati baltici. La Germania infine è disposta ad usare la sua. influenza per il miglioramento e il consolidamento delle relazioni russo-giapponesi. Il governo britannico ne venne presto a conoscenza. Il 17 agosto Sumner Welles, sotto-segietario di Stato americano, informò l'ambasciatore britannico a Washington delle proposte che Molotov aveva fatto a Schulenburg. L'ambasciatore americano a Mosca le aveva telegrafate a Wash-Wgton il giorno prima ed erano molto precise ". L'ambasciatore Steinhardt aveva visto Molotov u " agosto 568 Verso la guerra mondiale Ormai il governo del Reich non nascondeva più il suo desiderio di concludere nel più breve tempo possibile le trattative con Mosca. Nel suo telegramma Ribbentrop aggiungeva: II Fuhrer pensa che, data l'attuale situazione e la possibilità che da un giorno all'altro intervengano gravi eventi (vi preghiamo, a questo punto, di spiegare a Molotov che la Germania è decisa a non sopportare all'infinito le provocazioni polacche), è auspicabile una fondamentale e rapida chiarificazione delle relazioni russo-tedesche e dell'atteggiamento di entrambi i paesi di fronte ai problemi del momento. Cosf sono disposto a venire in volo a Mosca in qualsiasi momento, a partire da venerdì 18 agosto, per trattare, coi pieni poteri conferitimi dal Fuhrer, l'intero problema delle relazioni russo-tedesche e, se sarà il caso, per firmare qualsiasi trattato che si giudichi conveniente. Ribbentrop aggiunse anche questa volta " un'appendice " con istruzioni personali per il suo ambasciatore. Desidero che rileggiate a Molotov, parola per parola, queste istruzioni, e che vi informiate immediatamente circa i punti di vista del governo sovietico e di Stalin. In via del tutto confidenziale, si aggiunge, per vostra informazione, che a noi interesserebbe particolarmente che il mio viaggio a Mosca potesse aver luogo alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima. Il giorno seguente, nel loro ritiro di montagna, Hitler e Ribbentrop attesero con impazienza la risposta da Mosca. Le comunicazioni telegrafiche fra Berlino e Mosca richiedevano qualche tempo, ma di ciò pare non ci si rendesse conto nella sottile atmosfera delle Alpi bavaresi. A mezzogiorno del 17 Ribbentrop telefonava " urgentissimamente " a Schulenburg, chiedendogli di " informarlo per telegrafo circa l'ora in cui aveva chiesto di esser ricevuto da Molotov, e l'ora fissata per il colloquio "13. All'ora di cena l'assillato ambasciatore rispose con un telegramma " urgentissimo " di aver ricevuto il dispaccio del ministro degli Esteri soltanto alle 23 della sera precedente, troppo tardi per curare le questioni diplomatiche, e che quella mattina - 17 agosto - aveva fissato un appuntamento con Molotov per le ore 20 ". I capi nazisti, presi ormai da un'ansia frenetica, furono delusi dall'incontro. Intuendo l'impazienza di Hitler e conoscendone ormai la causa, il commissario agli Esteri sovietico si pigliò gioco dei tedeschi, beffandosi di loro. Dopo che Schulenburg gli ebbe letto il telegramma di Ribbentrop, Molotov, senza curarsi del suo contenuto, mostrò la risposta scritta del governo sovietico alla prima comunicazione del ministro degli Esteri del Reich, in data Pagina 396

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 15 agosto. Dopo un aspro richiamo alla passata ostilità del governo nazista nei confronti dell'URSS, la nota osservava che " era stato fino allora convincimento del governo sovietico che la Germania fosse in cerca di un pretesto per scontrarsi con l'Unione Sovietica; e ciò a prescindere dal fatto che il governo tedesco, col cosiddetto patto anti-Comintern, si era sforzato di creare, e aveva creato, un fronte unico, con l'adesione di numerosi Stati, contro l'Unione Sovietica ". Per questa ragione - spiegava la nota - l'URSS " si disponeva Il patto germano-sovietico 569 ad entrare a far parte di un fronte difensivo contro le aggressioni [tedesche] "• La nota continuava: Tuttavia, se il governo tedesco modificherà la politica fin qui seguita, per indirizzarsi verso un serio miglioramento delle relazioni con l'Unione Sovietica, il governo del-l'URSS potrà soltanto rallegrarsi di questo mutamento, e da parte sua è disposto a rivedere la propria politica nel senso di un effettivo miglioramento nei confronti della Germania. Peraltro la nota sovietica sottolineava che ciò sarebbe dovuto avvenire " attraverso passi seri e concreti ", e non d'un sol tratto, come proponeva Ribbentrop. Attraverso quali passi? Primo passo: conclusione di un accordo commerciale e di credito finanziario. Secondo passo, " da effettuarsi subito dopo ": conclusione di un patto di non-aggressione. I sovietici chiedevano che, insieme con il patto di non-aggressione, si firmasse " uno speciale protocollo per definire gli interessi delle parti contraenti nell'una o nell'altra questione di politica estera ". Ciò significava chiaramente che, almeno per quanto riguardava la spartizione dell'Europa orientale, Mosca aderiva al punto di vista tedesco e ammetteva la possibilità d'intendersi su vari punti. Quanto alla proposta visita di Ribbentrop, Molotov dichiarò che il governo sovietico ne era " molto lusingato, poiché l'invio di un uomo politico e di uno statista cosi eminente dimostrava quanto fossero serie le intenzioni del governo tedesco ". Aggiunse che ciò contrastava notevolmente con l'atteggiamento dell'Inghilterra, la quale, nella persona di Strang, aveva inviato a Mosca soltanto un funzionario subalterno. Nonostante ciò " il viaggio del ministro degli Esteri tedesco richiedeva una lunga preparazione. Il governo sovietico non gradiva le risonanze che tale viaggio avrebbe suscitato; esso preferiva giungere a risultati pratici senza chiasso "15. Molotov non accennò alla proposta di Ribbentrop, pressante e specifica, di venire a Mosca per la fine della settimana, e Schulenburg, piuttosto sorpreso dalla piega assunta dal colloquio, non insistette ulteriormente. Insistette invece Ribbentrop l'indomani, dopo aver ricevuto la relazione dell'ambasciatore. Evidentemente Hitler cominciava a disperare. Dal quar-tier generale estivo dell'Obersalzberg la sera del 18 agosto partì un altro telegramma " urgentissimo " indirizzato a Schulenburg e firmato da Ribbentrop. Esso pervenne all'ambasciata tedesca alle 5,45 del mattino del 19 e conteneva l'ordine per Schulenburg di " fissare immediatamente un altro colloquio con Molotov e di fare tutto il possibile perché esso abbia luogo senza indugio ". Non c'era tempo da perdere. " Vi prego, - diceva Ribbentrop, -di parlare a Molotov in questi termini " : ... In circostanze normali anche noi saremmo naturalmente propensi a una revisione delle relazioni russo-tedesche attraverso le vie diplomatiche e a condurre le trattative flel modo tradizionale. Ma l'attuale insolita situazione rende necessaria, secondo il parere del Fiihrer, la scelta di un metodo diverso, tale da condurre a risultati immediati. 5/o

Verso la guerra mondiale Le relazioni tedesco-polacche stanno divenendo di giorno in giorno più tese. È da ritenere che in qualsiasi momento potrebbero avvenire incidenti tali da rendere inevitabile lo scoppio di un conflitto. Il Fiihrer reputa necessario non lasciarsi cogliere di sorpresa dallo scoppio di una guerra fra Germania e Polonia, proprio nel momento in cui si cerca di venire a una chiarificazione dei rapporti russo-tedeschi. Così egli considera necessaria una chiarificazione preliminare, se non altro per poter tener conto degli interessi russi nell'eventualità dell'accennato conflitto; il che diverrebbe naturalmente difficile senza tale chiarificazione. L'ambasciatore avrebbe dovuto comunicare che " la prima fase delle Pagina 397

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt consultazioni cui Molotov aveva accennato, ossia la conclusione di un accordo commerciale, era stata portata a termine a Berlino proprio quel giorno (18 agosto) e che ora era il momento di " iniziare " la seconda fase. A tal fine, il ministro degli Esteri tedesco proponeva " la sua immediata partenza per Mosca ", dove sarebbe giunto " coi pieni poteri, conferitigli dal Fiihrer, per sistemare in modo soddisfacente e conclusivo tutto il complesso dei problemi ". A Mosca, aggiunse Ribbentrop, " gli sarebbe stato possibile... prendere in considerazione i desideri russi ". Quali desideri? Ora i tedeschi non si perdevano più in parole. Così Ribbentrop aggiunse: Sarei anche in grado di firmare uno speciale protocollo che regoli gli interessi delle due parti in questioni di politica estera di vario genere; ad esempio, la delimitazione delle sfere d'interesse nella zona del Baltico. Una simile delimitazione non sarà però possibile che attraverso una discussione diretta. Questa volta l'ambasciatore avrebbe dovuto evitare un rifiuto sovietico. Ribbentrop gli disse: Vi prego di mettere in rilievo che la politica estera tedesca si trova ormai a una svolta storica... Vi prego anche di insistere sulla rapida attuazione del mio viaggio e di respingere in modo adeguato ogni ulteriore obiezione sovietica. A tale riguardo, dovete tener presente il fatto, di importanza capitale, che da un momento all'altro può scoppiare un aperto conflitto tra la Germania e la Polonia e pertanto, noi abbiamo il massimo interesse che la mia visita a Mosca abbia luogo immediatamente ". Il 19 agosto fu la giornata decisiva. In attesa che giungesse il " via " dal-l'URSS, l'ordine di salpare per le acque inglesi dato ai sottomarini e alle corazzate tascabili tedeschi era stato sospeso. Le navi da guerra avrebbero dovuto infatti salpare subito se volevano raggiungere la loro destinazione entro la data stabilita da Hitler per l'inizio della guerra, cioè il i° settembre. Inoltre, i due grandi gruppi di armate designati per l'attacco contro la Polonia avrebbero dovuto iniziare immediatamente il loro schieramento. La tensione a Berlino e specialmente all'Obersalzberg, dove Hitler e Ribbentrop attendevano coi nervi tesi la decisione di Mosca, stava diventando spasmodica. I dispacci e i memorandum del Ministero degli Esteri, quel giorno, dimostravano quale agitazione regnasse alla Wilhelmstrasse. U dottor Schnurre riferì che le discussioni con i sovietici circa l'accordo commerciale erano bensì terminate la sera precedente " con una perfetta intesa ", ma i sovietici indugiavano a firmarlo. La firma, egli disse, avrebbe Il patto germano-sovietico 571 dovuto essere apposta quello stesso giorno, il 19 agosto, all'ora di pranzo, ma i sovietici avevano telefonato avvertendo che erano in attesa di istruzioni da Mosca. " È ovvio, - osservava Schnurre, - che hanno ricevuto da Mosca l'ordine di ritardare la conclusione del trattato per ragioni politiche " ". Dal-l'Obersalzberg, Ribbentrop mandò a Schulenburg un telegramma " urgentis-simo ": l'ambasciatore era pregato di riferire telegraficamente tutto ciò che diceva Molotov e ogni indicazione relativa alle " intenzioni russe "; ma il solo telegramma che Ribbentrop ricevette dall'ambasciatore in tutta la giornata fu il testo della smentita, diffusa dall'agenzia giornalistica Tass di Mosca, che nei negoziati fra la delegazione sovietica e quella anglo-francese fossero nati contrasti per la questione dell'Estremo Oriente. Nella smentita della Tass si aggiungeva anche che tra le due delegazioni esistevano divergenze " su problemi di tutt'altra natura ". Per Hitler fu quello il segno che c'erano ancora tempo e speranza. Finalmente, alle 19,10 del 19 agosto, giunse il telegramma così ansiosamente atteso: Segreto. Urgentissimo. Il governo sovietico sarà lieto di ricevere a Mosca il ministro degli Esteri del Reich una settimana dopo l'annuncio della firma dell'accordo economico. Molotov ha dichiarato che, se la conclusione dell'accordo economico verrà resa pubblica domani, il ministro degli Esteri del Reich potrà venire a Mosca il 26 o 27 agosto. Molotov mi ha rimesso una bozza per un patto di non-aggressione. Segue immediatamente, per telegramma, il resoconto dettagliato delle due conversazioni da me avute oggi con Molotov, insieme al testo della bozza sovietica. SCHULENBURG ". Secondo la relazione dell'ambasciatore, la prima conversazione iniziata al Pagina 398

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Cremlino alle ore 14 del 19 e durata un'ora, non aveva avuto esito molto felice. I sovietici, a quanto sembrava, non erano d'accordo circa la venuta del ministro degli Esteri di Hitler. " Molotov mantiene la sua convinzione, - diceva il telegramma di Schulenburg, - che pel momento non è possibile fissare, neppure approssimativamente, la data del viaggio, giacché esso richiede una precisa preparazione... Alle ragioni circa l'urgenza della cosa, da me avanzate ripetutamente e con fermezza, Molotov ha risposto che non era stato ancora compiuto neppure il primo passo, cioè la conclusione dell'accordo economico. In un primo tempo si sarebbe dovuto firmare l'accordo e renderlo noto, affinchè producesse il suo effetto all'estero. Poi sarebbe stata la volta del patto di non-aggressione e del protocollo. Sembra che le mie proteste non abbiano avuto alcun effetto su Molotov, cosicché la prima conversazione si è chiusa con la dichiarazione, da parte di Molotov, che egli Oli aveva comunicato le vedute del governo sovietico e che non aveva altro da aggiungere ". Qualcosa da aggiungere l'avrebbe avuto, invece, dopo poco. " Circa mezz'ora dopo la fine della conversazione, - riferì Schulenburg, -Molotov mi fece chiedere di tornare da lui al Cremlino alle 16,30. Mi pregò 572 Verso la guerra mondiale di scusarlo per il disturbo e mi spiegò che aveva riferito la nostra conversazione al governo sovietico ". Nel nuovo incontro il commissario agli Esteri rimise al sorpreso ma felice ambasciatore una bozza del patto di non-aggressione, e gli disse che Rib-bentrop sarebbe potuto venire a Mosca il 26 o 27 agosto, qualora il trattato commerciale fosse stato firmato e reso pubblico l'indomani. " Molotov, - aggiungeva Schulenburg nel suo telegramma, - non ha dato nessuna spiegazione del suo improvviso cambiamento d'idea. Suppongo che sia intervenuto Stalin " ". La sua supposizione era certamente fondata. Secondo Churchill, l'intenzione sovietica di firmare un patto con la Germania venne resa nota da Stalin al Politburo la sera del 19 agosto20. Come risulta chiaramente dal dispaccio di Schulenburg, quello stesso giorno, poco prima, fra le 15 e le 16,30, Stalin aveva comunicato la sua fatale decisione a Molotov. Esattamente tre anni dopo - nell'agosto 1942, " nelle prime ore del mattino " - come in seguito riferf Churchill - il dittatore sovietico doveva spiegare al primo ministro britannico, allora in missione a Mosca, alcuni dei motivi che avevano determinato la sua temeraria decisione21. Avevamo l'impressione che il governo britannico e quello francese non fossero disposti ad entrare in guerra nel caso di un attacco tedesco contro la Polonia e che sperassero in un allineamento diplomatico fra Gran Bretagna, Francia e Russia per dissuadere Hitler. Noi eravamo convinti del contrario. Stalin aveva chiesto: " Quante divisioni mobiliterà la Francia contro la Germania? " La risposta fu: " Circa cento ". Egli poi chiese: " Quante ne manderà l'Inghilterra? " La risposta fu: " Due, e altre due pili tardi ". " Ah, due, e due più tardi, - ripetè Stalin. - Sapete, - chiese, - quante divisioni dovremmo dislocare sul fronte russo se entrassimo in guerra con la Germania? Fece una pausa. - Più di trecento ". Nel dispaccio sui risultati delle sue conversazioni con Molotov del 19 agosto, Schulenburg aveva aggiunto che il suo tentativo di indurre il commissario agli Esteri a fissare una data più vicina per il viaggio di Ribbentrop a Mosca " non aveva purtroppo avuto successo ". Per i tedeschi invece era quello un punto di vitale importanza. Da esso dipendeva tutto il piano di invasione della Polonia, e la possibilità o meno di sferrare l'attacco nel breve intervallo di tempo che ancora rimaneva prima delle piogge autunnali. Se Ribbentrop non fosse stato ricevuto a Mosca prima del 26 o 27 agosto e se i sovietici avessero poi temporeggiato ulteriormente, come i tedeschi temevano, la data fissata del i° settembre non avrebbe più potuto essere mantenuta. In quel momento cruciale lo stesso Hitler intervenne presso Stalin. Mettendo da parte l'orgoglio, pregò personalmente il dittatore sovietico, da lui così spesso e a lungo diffamato, di ricevere immediatamente a Mosca il suo ministro degli Esteri. Il telegramma a Stalin venne fatto partire d'urgenza per Mosca alle 18,45 di domenica 20 agosto, soltanto dodici ore dopo l'arrivo del dispaccio di Schulenburg. Il Fùhrer ordinò all'ambasciatore di consegnarlo " subito " a Molotov. Il patto germano-sovietico Al signor Stalin, Mosca.

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Sono sinceramente lieto dell'avvenuta firma di un nuovo accordo commerciale russotedesco, primo passo verso la revisione delle relazioni russo-tedesche *. Con la conclusione di un patto di non-aggressione con l'Unione Sovietica, resterebbe per me fissato per lungo tempo l'indirizzo della politica tedesca. La Germania riprenderà in tal modo un atteggiamento politico che nei secoli passati si dimostrò vantaggioso per entrambi i paesi... Approvo la bozza del patto di non-aggressione che il vostro ministro degli Esteri, Molotov, ci ha consegnata, ma reputo necessario chiarire al più presto possibile tutte le questioni ad esso relative. La sostanza del protocollo supplementare proposto dall'Unione Sovietica potrà certamente essere chiarita in brevissimo tempo, se uno statista tedesco responsabile potrà venire a Mosca per negoziare. Diversamente, il governo del Reich non vede in qual modo si possa definire e rendere escutivo il protocoUo supplementare con una certa urgenza. La tensione tra la Germania e la Polonia è divenuta insostenibile... Da un momento all'altro può scoppiare la crisi. D'ora innanzi la Germania è decisa a salvaguardare gli interessi del Reich con tutti i mezzi a sua disposizione. Considerata l'intenzione dei due Stati di stabilire nuovi rapporti, è consigliabile a mio avviso non perdere tempo. Propongo perciò di nuovo che riceviate il mio ministro degli Esteri martedì 22 agosto o, al più tardi, mercoledì 23. Il ministro degli Esteri del Reich avrà pieni poteri per redigere e firmare il patto di non-aggressione e anche il protocollo. Al ministro degli Esteri non sarà possibile trattenersi a Mosca più di uno o due giorni, a causa della situazione internazionale. Sarei lieto di avere una pronta risposta da parte vostra. ADOLF HITLER 22. Nelle seguenti ventiquattr'ore - dalla sera della domenica 20 agosto, quando l'appello di Hitler a Stalin partf telegraficamente per Mosca, fino alla sera seguente - il Fùhrer fu in uno stato prossimo al collasso. Non potè dormire: in piena notte telefonò a Gbring per comunicargli le sue preoccupazioni circa la reazione di Stalin al suo messaggio e il ritardo di Mosca. Alle tre del mattino del 21 agosto, il Ministero degli Esteri ricevette da Schulenburg un telegramma " urgente ", con cui l'avvertiva che il telegramma di Hitler, della cui spedizione aveva avuto notizia da Weizsacker, non era ancora arrivato. " I telegrammi ufficiali per giungere da Berlino a Mosca, - ricordava l'ambasciatore al ministro degli Esteri, - impiegano quattro o cinque ore, comprese le due dovute alla differenza dell'ora locale. A ciò si deve aggiungere il tempo occorrente per decifrarlo "23. Alle 10,15 di lunedì 21 agosto, Ribbentrop, molto inquieto, inviò un telegramma urgente a Schulenburg. " Vi prego di fare tutto il possibile per concretizzare il viaggio. Per la data, regolatevi sul telegramma " ". Poco dopo mezzogiorno l'ambasciatore informò Berlino: "M'incontrerò con Molotov oggi alle tre pomeridiane " ". Finalmente alle 21,35 del 21 agosto arrivò telegraficamente a Berlino la "sposta di Stalin. * Fu firmato a Berlino alle due della mattina di domenica 20 agosto. 574 Verso la guerra mondiale Al Cancelliere del Reich tedesco A. Hitler Vi ringrazio per la Vostra lettera. Spero che il patto germano-sovietico di non-aggres-sione conduca a una svolta decisiva per il miglioramento delle relazioni politiche fra i nostri paesi. I nostri popoli sentono la necessità di relazioni pacifiche. Il consenso del governo te desco a un patto di non-aggressione fornisce la base necessaria per eliminare ogni ten sione politica e per stabilire fra i nostri popoli un regime di pace e di collaborazione. II governo sovietico mi ha incaricato di informarvi che è d'accordo che il signor von Ribbentrop giunga a Mosca il 23 agosto. j. STALIN". Quanto a cinismo, il dittatore nazista aveva trovato un suo pari nel dittatore sovietico. Ora la via era aperta per incontrarsi e stabilire i particolari di una delle più deprecabili vicende di questa sventurata epoca. La risposta di Stalin fu trasmessa al Fiihrer al Berghof alle 22,30. Come ricorda l'autore del presente libro, qualche minuto dopo - attorno alle 23 -la radio tedesca interruppe improvvisamente un programma musicale e si senti una voce annunciare: " II governo del Reich ed il governo sovietico hanno deciso di Pagina 400

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt concludere un patto di non-aggressione. Il ministro degli Esteri del Reich arriverà a Mosca mercoledì 23 agosto per condurre a termine i negoziati ". Il giorno seguente, 22 agosto 1939, Hitler, avendo avuto dallo stesso Stalin l'assicurazione che l'URSS avrebbe osservato una benevola neutralità, convocò nuovamente all'Obersalzberg i supremi capi militari e, dopo aver tenuto loro una lezione sulla propria grandezza e sulla necessità di condurre una guerra brutale e spieiata, li informò che probabilmente avrebbe dato l'ordine di attaccare la Polonia con sei giorni di anticipo sulla data prestabilita cioè sabato, 26 agosto. Ciò era stato reso possibile dal nemico mortale del Fùhrer: Stalin. La conferenza militare del 22 agosto 1939. I generali trovarono Hitler più che mai arrogante e intransigente *. Egli disse loro: " Vi ho qui riuniti per darvi un quadro della situazione politica, affinchè possiate rendervi conto dei fattori individuali sui quali ho basato * Non è stato trovato alcun documento ufficiale sull'arringa di Hitler, ma sono venute alla luce parecchie testimonianze, due delle quali da parte di alti ufficiali che si basarono, per redigerle, sugli appunti presi durante la riunione. Una di esse, compilata dall'ammiraglio Hennann Boehm, capo della flotta d'alto mare, fu presentata a Norimberga in difesa dell'ammiraglio Ra^jer ed è pubblicata, nella lingua originale, in tedesco, in TMWC, XLI, pp. 16-25. Il generale Halder prese ampi appunti col sistema stenografico Gabelsberger e una traduzione inglese delle annotazioni del suo diario del 22 agosto è pubblicata in DGFP, VII, pp. 557-59. Il documento P"1 importante sulla seduta, presentato come prova dall'accusa al processo di Norimberga, è un me-morandum in due parti, non firmato, tratto dagli archivi dell'OKW, sequestrati dalle truppe americane a Saalfelden, nel Tirolo austriaco. Esso è stato stampato in traduzione inglese in NCA, Ili, pp. 581-86 (ND, 798-PS), 665-66 (ibid., IOI4-PS), e anche in DGFP, VII, pp. 200-6. Il testo originale tedesco del memorandum in due parti si trova nei volumi TMWC. Esso rende il "n" guaggio di Hitler in modo un po' più vivo delle testimonianze dell'ammiraglio Boehm e del Se' Il patto germano-sovietico 575 la mia irrevocabile decisione di agire, nonché per rafforzare la vostra fiducia. Passeremo poi a discutere i particolari militari ". Anzitutto vi erano due considerazioni personali da fare. La mia personalità e quella di Mussolini. Date le qualità politiche di cui dispongo, tutto in realtà dipende da me, dalla mia esistenza. Ve inoltre il fatto che probabilmente nessuno godrà mai più come me della fiducia dell'intero popolo tedesco. Nel futuro non ci sarà più probabilmente un uomo con un'autorità maggiore della mia. La mia esistenza è quindi un fattore di grande importanza. Ma io posso venire eliminato, in un qualsiasi momento, da un criminale o da un pazzo. Il secondo fattore personale è il " duce ". La sua esistenza è parimente decisiva. Se gli succederà qualcosa, la fedeltà dell'Italia all'alleanza non sarà più cosa certa. La Casa reale italiana è fondamentalmente avversa al " duce ". Hitler disse che anche Franco era d'aiuto. Egli avrebbe assicurato la " neutralità benevola " della Spagna. Quanto all'" altra parte ", egli rassicurò i suoi ascoltatori: " In Inghilterra e in Francia non esiste nessuna personalità di rilievo ". Per un periodo di tempo che dev'essere durato parecchie ore, interrotto solo da una breve colazione, l'invasato dittatore continuò a divagare, e dai documenti non risulta in nessun modo che un solo generale o ammiraglio o comandante dell'aviazione abbia osato interromperlo per mettere in dubbio le sue affermazioni o almeno per contestare le sue menzogne. Hitler disse che in primavera era giunto alla convinzione che il conflitto con la Polonia era ormai inevitabile; poi aveva pensato di rivolgersi prima contro l'Occidente. In quel caso però gli sembrava " evidente " che sarebbe stata la Polonia ad attaccare la Germania. Perciò essa doveva essere liquidata adesso. In ogni caso, il momento di combattere era giunto. È facile per noi prendere tale decisione. Non abbiamo nulla da perdere; solo da guadagnare. La nostra situazione economica è tale che non possiamo resistere più di qualche anno. Goring lo può confermare. Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo agire... Oltre al fattore personale, la situazione ci è favorevole anche dal punto di vista politico; nel Mediterraneo, rivalità tra Italia, Francia e Inghilterra; in Oriente, tensione... L'Inghilterra è in grande pericolo. Anche in Francia la situazione è peggiorata. Regresso demografico... In Jugoslavia è già in germe il collasso Pagina 401

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt della nazione... La Romania è più debole che mai... Dopo la morte di Kemal, la Turchia è stata governata da menti di poco valore, da uomini indecisi e deboli. Tutte queste circostanze propizie non si presenteranno più fra due o tre anni. Nessuno può sapere quanto vivrò. Perciò è meglio che la nostra prova di forza, che non sarebbe prudente rimandare di quattro o cinque anni, abbia luogo ora. Tale fu l'accesa argomentazione del capo nazista. Egli riteneva " estremamente improbabile " un attacco da parte dell'Ocnerale Halder. Tutte e tre le versioni sono però simili nel contenuto e sulla loro autenticità non Può esservi alcun dubbio. A Norimberga vi fu dell'incertezza nei riguardi di un quarto resoconto del discorso di Hitler, registrato ND, C-i (NCA, VII, pp. 752-54), e, sebbene ad esso fosse fatto riferimento negli atti del processo, non fu presentato come prova dall'accusa. Sembra senz'altro veritiero, anche se probabilmente è stato un po' abbellito da persone non presenti alla riunione |1 Berghof. Nel mettere assieme le frasi di Hitler, ho utilizzato le documentazioni di Boehm e Halder, oltre al memorandum non firmato presentato a Norimberga come prova. 576 Verso la guerra mondiale adente. In ogni caso bisognava affrontare il rischio. Non aveva egli affrontato dei rischi occupando la Renania, nonostante l'opinione contraria dei generali, annettendosi poi l'Austria e i Sudeti e mettendo le mani sul resto della Cecoslovacchia? " Annibale a Canne, Federico il Grande a Leuthen Hindenburg e Ludendorff a Tannenberg, - egli disse, - si misurarono con la sorte. Così anche noi ora dobbiamo affrontare un rischio che supereremo solo grazie ad una ferrea determinazione ". Non dovrà esservi alcun cedimento. È stato di grave danno il fatto che molti tedeschi che occupano alte cariche, presi dal dubbio, abbiano scritto e parlato con degli inglesi dopo la liquidazione della questione cèca. Il Fuhrer rimase saldo, mentre voi avevate perduto il sangue freddo e stavate già per arrendervi. Halder, Witzleben e Thomas, e forse anche altri generali che avevano partecipato alla cospirazione dei tempi di Monaco, devono aver sobbalzato a queste parole. Evidentemente Hitler sapeva più di quanto essi immaginassero. A ogni modo, per tutti era giunta l'ora di mettere in luce la propria capacità di combattenti. Hitler disse loro che aveva creato la " grande Germania " " col bluff politico ". Ora era giunto il momento di " mettere alla prova la macchina bellica. L'esercito deve acquistare una concreta esperienza di guerra prima del grande confronto finale con l'Occidente ". La Polonia offriva tale occasione. Tornando all'Inghilterra e alla Francia il Fuhrer disse: All'Occidente si offrono solo due possibilità per combatterci: 1) il blocco: esso non riuscirà efficace data la nostra autarchia e le risorse che po tremo trarre dall'Oriente; 2) un attacco a ovest partendo dalla linea Maginot. Lo ritengo impossibile. Un'ulteriore possibilità sarebbe la violazione della neutralità olandese, belga o sviz zera. Ma l'Inghilterra e la Francia non violeranno la neutralità di questi paesi. Pratica mente, esse non sono in grado di venire in aiuto alla Polonia. La guerra sarebbe stata lunga? Nessuno pensa a una guerra lunga. Se Herr von Brauchitsch mi avesse detto che ci volevano due anni, o anche un anno solo, per conquistare la Polonia, non avrei dato l'ordine di marciare. Non ha senso pensare che l'Inghilterra voglia combattere una guerra lunga. Dopo aver sistemato le cose a modo suo, almeno con la Polonia, la Gran Bretagna e la Francia, Hitler tirò fuori la sua carta migliore. Parlò dell'URSS. Il nemico nutriva un'altra speranza, quella che dopo la conquista della Polonia la Russia divenisse nostra nemica. Il nemico non ha tenuto conto della mia grande risolutezza. I nostri nemici sono dei piccoli vermi. Li ho visti a Monaco. Io ero certo che Stalin non avrebbe mai accettato l'offerta inglese. Solo un cieco ottimista poteva credere che Stalin sarebbe stato cosi pazzo da non capire le intenzioni inglesi. La Russia non ha interesse a mantenere in vita la Polonia... La destituzione di Lit-vinov è stato un sintomo significativo. Essa mi è giunta improvvisa, aprendomi gli occhi sul cambiamento di indirizzo di Mosca nei riguardi delle potenze occidentali. Nel mutare il nostro atteggiamento verso la Russia ho proceduto per gradi. CoPagina 402

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il patto germano-sovietico 577 gliendo l'occasione del trattato commerciale siamo passati a conversazioni politiche. Infine è giunta la proposta da parte russa di un patto di non-aggressione. Quattro giorni fa ho fatto un passo speciale in seguito al quale la Russia ha annunciato ieri che è ormai pronta a firmare tale patto. Il contatto personale con Stalin è già stato stabilito. Dopodomani Ribbentrop concluderà il trattato. La Polonia si trova ora nella situazione che desideravo... La distruzione dell'egemonia britannica è già cominciata. Ora, compiuta la preparazione politica, la via è aperta al soldato. La via era dunque aperta al soldato, a patto che Chamberlain non riuscisse a combinare un'altra Monaco. " Temo soltanto, - disse Hitler ai suoi guerrieri, che qualche Schweinebund * faccia proposte di mediazione ". A questo punto la riunione fu interrotta per la colazione, non prima però che Goring esprimesse i suoi ringraziamenti al Fiihrer per aver mostrato a tutti la via maestra assicurandolo che le forze armate avrebbero fatto il loro dovere **. Hitler dedicò la conferenza pomeridiana soprattutto ad animare e incoraggiare i suoi capi militari in vista del compito che li attendeva. Le annotazioni tronche e disordinate delle tre testimonianze danno un'idea del suo discorso. Da parte nostra, la più ferrea decisione. Non indietreggiare di fronte a nulla. Ognuno tenga presente che abbiamo deciso fin da principio di combattere contro le potenze occidentali. Una lotta per la vita o per la morte... Un lungo periodo di pace non ci gioverebbe... Una condotta virile... Abbiamo gli uomini migliori... Dall'altra parte, sono pili deboli... Nel 1918 la nostra nazione cedette perché i requisiti spirituali erano inadeguati. Federico il Grande resistette solo grazie alla sua forza d'animo. Anzitutto, distruzione della Polonia. L'obiettivo è l'eliminazione di tutte le forze in grado di operare, non quello di raggiungere una data linea. Quand'anche scoppiasse la guerra a occidente, la distruzione della Polonia rimarrà l'obiettivo principale. Un esito rapido delle operazioni, in vista della stagione. Quanto alla propaganda, troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra. Non importa se plausibile o no. Al vincitore non verrà chiesto, poi, se ha detto o meno la verità. Nell'iniziate e nel condurre una guerra non è il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria. Chiudete il cuore alla pietà! Agite brutalmente! Ottanta milioni di persone devono avere ciò che è nel loro diritto!... Il più forte ha ragione... Siate duri e senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione!... Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza... Dopo aver tuonato con tali esortazioni nietzschiane, il Fùhrer, superato l'accesso di furar teutonicus, si calmò e dettò alcuni ordini per la prossima campagna. La rapidità era un fattore eccezionale. Egli aveva una " fede in* " Sporco cane ". ** Secondo la relazione che figura nel documento di Norimbcrga C-3 (cfr. la nota sopra, PP. 574-75) Goring saltò sul tavolo e rivolse " ringraziamenti sanguinosi e promesse sanguinose, danzando come un selvaggio. I pochi dubbiosi restarono in silenzio ". Questa descrizione della scena irritò assai Goring, durante un'interrogatorio svoltosi a Norimberga il 28 e 29 agosto 1945. egli disse: " Nego che sia salito sul tavolo. Desidero che sappiate che il discorso fu tenuto nel grande atrio della casa privata di Hitler e che io non ho l'abitudine di salire sui tavoli di case Private. Sarebbe stato un atteggiamento assolutamente incompatibile col modo di comportarsi di un ufficiale tedesco ". " Bene, resta il fatto, - disse allora l'interrogatore americano, colonnello John H. Amen, -che avete diretto gli applausi dopo il discorso, non è vero? " " Sì, ma non sul tavolo ", rispose Goring a. 578 Verso la guerra mondiale crollabile " nel soldato tedesco. Se fosse intervenuta qualche crisi, ciò sarebbe dipeso soltanto dall'irrisolutezza dei comandanti. Come primo obiettivo, bisognava spingere dei cunei da sud-est verso la Vistola, e da nord verso il Narew e la Vistola. Hitler ripetè che le operazioni militari non dovevano essere influenzate da ciò che egli avrebbe potuto fare della Polonia dopo la sua sconfitta. A tale riguardo fu vago. La determinazione delle nuove frontiere tedesche - disse - si sarebbe basata su " solidi principi ". Probabilmente avrebbe creato un piccolo Stato cuscinetto polacco tra Germania e URSS. L'ordine d'inizio delle ostilità - concluse Hitler - sarebbe stato dato in seguito, forse la mattina di sabato 26 agosto. Pagina 403

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il giorno seguente, 23 agosto, dopo un incontro dei capi di sezione del-l'OKW, il generale Halder annotò nel suo diario: " II giorno Y resta definitivamente fissato per il 26 (sabato) ". Le trattative alleate a Mosca a un punto morto. Alla metà di agosto le conversazioni militari a Mosca fra le democrazie occidentali e l'Unione Sovietica erano virtualmente giunte a un punto morto - e la colpa di ciò era da ascriversi, in gran parte, all'intransigenza dei polacchi. Come si ricorderà, dopo essersi imbarcata su una lenta nave per Leningrado, la missione militare anglo-francese era giunta a Mosca l'i i agosto, esattamente una settimana dopo che lo sfortunato Strang aveva lasciato la capitale sovietica, sollevato al pensiero che il difficile e ingrato compito di negoziare coi russi * stesse ora per passare ai generali e agli ammiragli. Si trattava ora di elaborare in tutta fretta una convenzione militare che fissasse dettagliatamente come, dove e con quali mezzi occorreva affrontare le forze armate naziste. Dalle note riservate britanniche sulle conversazioni militari giornaliere e dalle relazioni dei negoziatori britannici29, risulta però che la missione militare anglo-francese era stata inviata a Mosca per discutere non già i dettagli, ma piuttosto i " principi generali ". Ciò nonostante i sovietici insistettero per abbordare subito i problemi concreti, specifici e, dal punto di vista alleato, imbarazzanti. La risposta di Vorosilov all'esposizione di quei principi fatta per gli alleati dal generale Doumenc durante la prima riunione, fu: essi sono " troppo astratti e irreali, non obbligano nessuno a far qualcosa... Noi non siamo riuniti qui, - dichiarò freddamente, - per fare dichiarazioni astratte, bensf per studiare una precisa convenzione militare ". Il maresciallo sovietico pose alcune domande assai precise: vi era qualche trattato che stabilisse come doveva agire la Polonia? Quante truppe britanniche potevano rafforzare l'esercito francese allo scoppio di una guerra? Che cosa avrebbe fatto il Belgio? Le risposte che ottenne non furono * " Un'esperienza umiliante " l'aveva definita Strang, in un dispaccio al Foreign Office del 20 luglio *. Il patto germano-sovietico 579 molto rassicuranti. Dotimene disse di non essere a conoscenza dei piani polacchi. Il generale Heywood rispose che gli inglesi prevedevano " un primo contingente di sedici divisioni, pronto a entrare in azione nella prima fase della guerra, seguito più tardi da un secondo contingente di sedici divisioni ". Costretto da Vorosilov a indicare quante truppe britanniche sarebbero state immediatamente disponibili allo scoppio della guerra, Heywood rispose: " Attualmente vi sono in Inghilterra cinque divisioni normali e una divisione motorizzata ". Queste squallide cifre furono una spiacevole novità per i sovietici, i quali, da parte loro, dichiararono di essere in grado di schierare 120 divisioni di fanteria contro un aggressore a occidente allo scoppio delle ostilità. Quanto al Belgio, il generale Doumenc rispose alla domanda sovietica dicendo: " le truppe francesi non possono entrare in quel paese finché non venga loro richiesto; comunque la Francia è pronta a rispondere a qualsiasi appello del Belgio ". Da tale risposta si passò al problema cruciale, un problema che i sovietici dovevano affrontare e che gli inglesi e i francesi, al contrario, desideravano evitare. Già nel corso della prima riunione, e poi di nuovo durante la scabrosa seduta del 14 agosto, il maresciallo Vorosilov sottolineò che la questione essenziale era di accertare se la Polonia era disposta a permettere alle truppe sovietiche di entrare nel suo territorio per muovere contro i tedeschi. In caso negativo, come potevano gli alleati impedire all'esercito tedesco di invadere rapidamente la Polonia? In modo specifico - il 14 - egli aveva chiesto: " Pensano lo Stato maggiore britannico e quello francese che l'Armata Rossa potrà attraversare la Polonia, in particolare lungo il varco di Vilna e la Galizia, per venire a contatto col nemico? " Questo era il punto centrale della questione. Seeds telegrafò a Londra che i russi avevano ora sollevato il problema fondamentale, dal quale dipenderà se le conversazioni militari avranno o no successo, e che è stato invero la causa di tutte le nostre difficoltà fin dall'inizio delle conversazioni politiche. Il problema è: come raggiungere con l'Unione Sovietica un accordo costruttivo finché le nazioni sue vicine persistono in una specie di boicottaggio che potrà cessare solo... quando sarà troppo tardi? L'ammiraglio Drax aveva avuto istruzioni dal governo britannico sul modo di Pagina 404

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt affrontare la questione, qualora fosse sorta (e come poteva non sorgere?) Lette oggi tali istruzioni, rivelateci dai documenti segreti britannici, appaiono incredibilmente ingenue. L'" argomento " da avanzare di fronte al rifiuto della Polonia e della Romania " di mettere persine allo studio un piano di eventuale collaborazione ", era il seguente: L'invasione della Polonia e della Romania avrebbero profondamente mutato il loro atteggiamento. Inoltre sarebbe stato per la Russia un grande svantaggio se la Germania avesse occupato delle posizioni proprio ai suoi confini... È quindi nel suo stesso interesse che la Russia studi un piano per venire in aiuto sia alla Polonia sia alla Romania nel caso che questi paesi fossero invasi. Qualora i russi chiedessero al governo britannico e a quello francese di sottoporre 580 Verso la guerra mondiale alla Polonia, alla Romania o agli Stati baltici proposte di collaborazione col governo e con lo Stato maggiore sovietico, la delegazione non dovrà impegnarsi, ma riferire in patria. Fu appunto ciò che avvenne. Nella seduta del 14 agosto Vorosilov volle avere " risposte franche " alle sue domande. " Senza una risposta precisa e inequivocabile, - egli disse, - è inutile continuare le conversazioni militari... La missione militare sovietica, - aggiunse, - non può consigliare al suo governo di partecipare a un'impresa cosf chiaramente destinata al fallimento ". Da Parigi il generale Gamelin esortò il generale Doumenc a sforzarsi di allontanare i sovietici dall'argomento. Ma essi non si lasciarono fuorviare30. Come in seguito riferì il generale Doumenc, la riunione del 14 agosto fu drammatica. I delegati britannici e quelli francesi si trovarono con le spalle al muro, e se ne rendevano conto. Cercarono di cavarsela il meglio possibile. Drax e Doumenc affermarono di esser certi che polacchi e rumeni avrebbero chiesto l'aiuto sovietico non appena attaccati. Doumenc era convinto che " avrebbero implorato il maresciallo di difenderli ". Drax riteneva " inconcepibile " che essi non chiedessero l'aiuto sovietico. Sembra inoltre che abbia aggiunto, con scarso tatto, che " se essi non avessero chiesto aiuto al momento necessario e avessero lasciato invadere il loro paese, c'era da attendersi che Polonia e Romania divenissero province tedesche ". Era questa l'ultima cosa che i sovietici desideravano, giacché significava la presenza degli eserciti nazisti al confine sovietico, e Vorosilov notò l'infelice osservazione dell'ammiraglio. Alla fine, gli imbarazzati delegati anglo-francesi dichiararono che Vorosilov aveva sollevato questioni politiche che essi erano incompetenti a trattare. Drax osservò che, essendo la Polonia uno Stato sovrano, occorreva anzitutto che il suo governo autorizzasse l'ingresso delle truppe sovietiche. Essendo però questo un problema politico, spettava ai governi risolverlo. Egli dunque propose che il governo sovietico interpellasse il governo polacco. La delegazione sovietica fu d'accordo nel riconoscere il carattere politico del problema, ma insistette perché fossero i governi britannico e francese a porre la domanda ai polacchi e a richiamarli alla ragione. Dal momento che essi stavano contemporaneamente trattando con i tedeschi, si può ritenere che i sovietici ne ziassero in buona fede coi rappresentanti militari franco-britannici? Oppure, come conclusero più tardi il Ministero degli Esteri britannico e quello francese, per non parlare dell'ammiraglio Drax, essi insistevano sulla necessità di far entrare le loro truppe nel territorio polacco solo per prolungare le conversazioni, in attesa di raggiungere, se possibile, un accordo con Hitler? *. * Le date sono importanti. Molotov ricevette la proposta nazista della visita di Ribbentrop a Mosca soltanto la sera del 15 agosto (cfr. sopra, p. 565). Pur senza aderire definitivamente, egli accennò che l'URSS avrebbe considerato con interesse un patto di non-aggressione con la Germania; cosa che, naturalmente, avrebbe reso inutili i negoziati per un'alleanza militare con la Francia e la Gran Bretagna. La conclusione che l'autore del presente libro considera come più probabile Il patto germano-sovietico 581 Da fonti riservate britanniche e francesi risulta che in un primo momento gli Alleati occidentali pensavano davvero che la delegazione militare sovietica stesse negoziando in buona fede - anzi che prendesse la cosa perfino troppo sul serio. Il 13 agosto, dopo due giorni di conversazioni fra gli ufficiali, l'ambasciatore Seeds telegrafava a Londra che i capi militari sovietici Pagina 405

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sembravano realmente desiderosi " di venire a risultati concreti ". Cosi le istruzioni di " procedere molto lentamente ", date all'ammiraglio Drax, furono modificate e il 15 agosto egli fu autorizzato dal governo britannico ad appoggiare Doumenc nel tentativo di condurre le conversazioni militari a una conclusione " il più presto possibile ". Le limitazioni impostegli circa le informazioni militari segrete da fornire ai sovietici furono in parte revocate. A differenza delle direttive ricevute in un primo tempo dall'ammiraglio inglese - ordine di temporeggiare -, le istruzioni date personalmente al generale Doumenc dal presidente del Consiglio Daladier erano di cercare di concludere una convenzione militare con l'URSS il più presto possibile. Nonostante i timori britannici che le notizie trapelassero e venissero a conoscenza dei tedeschi, Doumenc, il secondo giorno delle riunioni, aveva fornito ai sovietici " dati così segreti " (come egli li definì) sulla forza dell'esercito francese, che i membri della delegazione sovietica promisero " di dimenticarli " non appena terminati i colloqui. Ancora il 17 agosto il generale Doumenc, dopo aver aspettato inutilmente, insieme a Drax, per tre' giorni, istruzioni sulla risposta da dare circa la questione polacca, telegrafava a Parigi: " L'URSS vuole un patto militare... Non vuole un pezzo di carta senza impegni concreti. Il maresciallo Vorosilov ha dichiarato che tutti i problemi... verrebbero risolti senza difficoltà non appena fosse definita quella che egli chiama la questione cruciale ". Doumenc fece insistenti pressioni su Parigi affinchè persuadesse Varsavia ad accettare l'aiuto sovietico. Contrariamente alla convinzione diffusa a quel tempo non solo a Mosca ma anche nelle capitali occidentali, circa le mancate pressioni dei governi britannico e francese sulla Polonia per indurla ad accettare che le truppe sovietiche affrontassero i tedeschi sul territorio polacco, da documenti divenuti di recente di pubblico dominio, risulta che Londra e Parigi andarono abbastanza avanti in tal senso, anche se in misura insufficiente. È anche risultato in modo inequivocabile che i polacchi reagirono con incredibile ottusità31. Il 18 agosto, dopo il primo tentativo compiuto dall'ambasciatore francese Leon Noè! per aprire gli occhi ai polacchi, il ministro degli Esteri Beck disse che i russi non avevano, " militarmente alcun valore ", e il generale è che fino al 14 agosto, quando VorpSilov esigette " una risposta inequivocabile " alla richiesta dl permettere alle truppe sovietiche di affrontare i tedeschi in Polonia, il Cremlino era ancora incerto sulla scelta dei suoi alleati. Purtroppo i documenti sovietici che potrebbero mettere in chiaro Questo punto fondamentale non sono stati pubblicati. In ogni modo sembra che Stalin non abbia Preso la decisione definitiva prima del pomeriggio del 19 agosto (cfr. sopra, p. 571). 582 Verso la guerra mondiale Stachiewicz, capo dello Stato maggiore polacco, ribadì tale affermazione dichiarando che egli non vedeva " che vantaggio si potesse ottenere facendo operare le truppe dell'Armata Rossa in Polonia ". Il giorno seguente l'ambasciatore britannico e quello francese videro nuovamente Beck e lo sollecitarono ad accettare le proposte sovietiche. Il ministro degli Esteri polacco temporeggiò, infine promise di dare una risposta formale l'indomani. Il passo anglo-francese a Varsavia fu il risultato d'un precedente colloquio, avvenuto il 19 agosto a Parigi, fra il ministro degli Esteri francese Bonnet e l'incaricato d'affari britannico. Con una certa sorpresa del diplomatico inglese, Bonnet, che si era sempre dimostrato assai condiscendente verso Hitler, di fronte al pericolo di perdere l'alleanza del-l'URSS a causa della testardaggine della Polonia, finalmente si allarmò. Egli disse: Sarebbe disastroso se, a causa del rifiuto polacco, dovessimo interrompere i negoziati con la Russia... I polacchi, rifiutando il solo aiuto immediato efficace che potrebbero avere in caso di attacco tedesco, si sono messi in una posizione insostenibile, la quale, a sua volta, metterebbe in grande imbarazzo il governo britannico e quello francese, qualora essi dovessero chiedere ai rispettivi paesi di entrare in guerra in difesa della Polonia dopo che questa ha rifiutato l'aiuto della Russia. Ma se le cose stavano così - e non vi era dubbio a tale riguardo - perché il governo francese e quello britannico non esercitavano un'ultima pressione su Varsavia in quel momento cruciale, avvertendo che se il governo polacco non avesse accettato l'aiuto sovietico, la Gran Bretagna e la Francia non avrebbero ritenuto d'alcuna utilità l'intervento in guerra per soccorrere la Polonia? Il Pagina 406

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt trattato ufficiale anglo-polacco di sicurezza non era stato ancora firmato. Non si poteva fare dell'acccttazione polacca dell'aiuto militare sovietico la condizione per concludere tale patto? *. Nel suo colloquio del 19 agosto con l'incaricato di affari britannico a Parigi, Bonnet fece tale proposta, ma il governo di Londra si mostrò contrario a una simile " manovra " (così la definì Downing Street). Chamberlain e Halifax non volevano giungere a questo estremo. La mattina del 20 agosto il capo dello Stato maggiore polacco informò l'addetto militare britannico a Varsavia che " in nessun caso sarebbe stato consentito l'ingresso delle truppe sovietiche in Polonia ", e in serata Beck respinse ufficialmente la richiesta anglo-francese. Quella stessa sera Halifax, attraverso il suo ambasciatore a Varsavia, esortò il ministro degli Esteri polacco a riflettere, mettendo in evidenza il fatto che l'atteggiamento polacco * In un discorso ai Comuni tenuto il 3 aprile, ossia quattro giorni dopo l'annuncio della garanzia unilaterale data da Chamberlain alla Polonia, Lloyd George aveva insistito presso il governo britannico perché ponesse tale condizione. " Se interverremo senza l'aiuto della Russia, finiremo in trappola. La Russia è il solo paese i cui eserciti possano giungere fin là [in Polonia]... Non capisco perché prima di avventurarci in questa terribile impresa, non ci assicuriamo anzitutto l'adesione della Russia... Se la Russia non può entrare in questa combinazione a causa dei sentimenti dei polacchi, che non vogliono tollerare la presenza dei sovietici sul proprio territorio, spetta a noi dettare le condizioni; e se i polacchi non vorranno accettare le uniche condizioni in base alle quali possiamo dar loro il nostro aiuto efficace, la responsabilità ricadrà soltanto su di essi ". Il patto germano-sovietico 583 stava " facendo naufragare " le conversazioni militari di Mosca. Ma Beck tenne fermo. " Non ammetto, - egli disse all'ambasciatore francese, - che si possa in alcun modo discutere l'eventualità che truppe straniere usino una parte del nostro territorio. Non abbiamo nessun accordo militare con l'URSS, né lo desideriamo ". Disperato di fronte a una simile dimostrazione di cieca ostinazione da parte del governo polacco, il presidente del Consiglio, Daladier, secondo una relazione da lui stesso presentata al parlamento francese il 18 luglio 1946, prese la cosa nelle sue mani. Dopo aver ancora una volta richiamato i polacchi alla realtà, egli telegrafò la mattina del 21 agosto al generale Dou-menc, autorizzandolo a firmare una convenzione militare con l'URSS alle migliori condizioni possibili, con la riserva però che essa avrebbe dovuto essere definitivamente approvata dal governo francese. L'ambasciatore francese, Paul-Emile Naggiar, ricevette contemporaneamente da Bonnet (ciò risulta dalla successiva relazione di questi) l'ordine di comunicare a Molotov che la Francia, " in linea di principio ", approvava il passaggio delle truppe sovietiche attraverso la Polonia in caso di attacco tedesco. Si trattava però solo di una mossa inconcludente, dal momento che i polacchi non si erano dichiarati d'accordo; essa era del tutto inutile al punto ormai raggiunto, e a noi noto, delle trattative sovietico-tedesche. Doumenc non ricevette il telegramma di Daladier che nella tarda sera del 21 agosto. Quando la sera del giorno seguente egli informò Vorosilov - si era alla vigilia della partenza di Ribbentrop per Mosca - il maresciallo sovietico si mostrò molto scettico. Chiese di vedere l'autorizzazione del generale francese a dichiarare come Doumenc aveva fatto - che il governo francese gli dava pieni poteri per firmare un patto militare che autorizzasse il passaggio delle truppe russe attraverso la Polonia. Naturalmente Doumenc si rifiutò. Allora Vorosilov volle conoscere la risposta britannica ed essere informato se era stato ottenuto il consenso della Polonia. Erano domande assai imbarazzanti, e Doumenc rispose semplicemente di non aver avuto informazioni in proposito. Ma ormai sia le domande, sia le risposte avevano perso qualunque valore reale: era troppo tardi. Ribbentrop era già in volo alla volta di Mosca. Il viaggio era stato pubblicamente annunciato la sera precedente, e se n'era dichiarato anche lo scopo: la conclusione di un patto di non-aggressione fra la Germania nazista e l'Unione Sovietica. Vorosilov, che pare avesse preso molto in simpatia il generale francese, cercò di informarlo cortesemente che i loro incontri stavano per finire. Egli gli disse: Temo soltanto una cosa. Da parte francese e inglese si è fatto si che le conversazioni politiche e militari andassero troppo per le lunghe. Perciò non escludiamo che nel frattempo siano potuti intervenire nuovi fatti politici *. Pagina 407

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt * Alla seduta dei delegati militari nella mattina del giorno precedente - 21 agosto - Vorosilov aveva chiesto l'aggiornamento sine die delle conversazioni, col pretesto che egli e i suoi colleghi sarebbero stati occupati dalle manovre d'autunno. Alle proteste anglo-francesi per tale rin584 Verso la guerra mondiale 23 agosto 1939: Ribbentrop a Mosca. Quei " nuovi fatti politici " stavano ora realizzandosi. Con i pieni poteri, conferitigli da Hitler per iscritto, di concludere con l'Unione Sovietica un patto di non-aggressione " e altri accordi " destinati ad entrare in vigore all'atto della firma, Ribbentrop era partito per Mosca in aereo il 22 agosto. La numerosa delegazione tedesca passò la notte a Ko-nigsberg, nella Prussia orientale, dove il ministro degli Esteri nazista, secondo la testimonianza del dottor Schmidt, fu al lavoro tutta la notte, telefonando continuamente a Berlino e a Berchtesgaden, e preparando estesi appunti in vista delle conversazioni con Stalin e Molotov. I due grandi aerei da trasporto Condor con a bordo la delegazione tedesca atterrarono a Mosca a mezzogiorno del 23 agosto, e dopo una rapida colazione all'ambasciata, Ribbentrop corse al Cremlino per incontrarsi con Stalin e il suo commissario agli Esteri. La prima riunione durò tre ore e, come Ribbentrop informò Hitler con un telegramma " urgentissimo ", ebbe uno svolgimento favorevole per i tedeschi32. A giudicare dal dispaccio del ministro degli Esteri, non vi fu nessuna difficoltà nel raggiungere l'accordo sui punti essenziali del patto di non-aggressione, patto che avrebbe tenuto l'Unione Sovietica fuori da quel conflitto che Hitler si proponeva di scatenare. Ribbentrop riferf che l'unica difficoltà insorta era di lieve portata: i sovietici chiedevano alla Germania che i piccoli porti lettoni di Liepàsa e di Ventspils fossero inclusi nella loro sfera di interessi. Poiché l'intera Lettonia rientrava nell'area sovietica, oltre la linea divisoria della sfera di interessi delle due potenze, la richiesta non diede luogo a discussioni e fu accettata da Hitler. Dopo la prima riunione, Ribbentrop informò inoltre il Fiihrer che " si stava progettando la stipulazione di un protocollo segreto circa la delimitazione delle reciproche sfere di interessi dell'intera area orientale ". Sia il trattato di non-aggressione, sia il protocollo segreto furono firmati in una seconda riunione tenuta al Cremlino più tardi, in quella stessa serata. I tedeschi e i sovietici erano giunti così facilmente a un accordo, e la sevio, il maresciallo aveva risposto: " Le intenzioni della delegazione sovietica erano, e sono tuttora, di giungere a un accordo sull'organizzazione della collaborazione militare delle forze armate delle tre nazioni... Non avendo l'URSS una frontiera comune con la Germania, essa potrà essere d'aiuto alla Francia, alla Gran Bretagna, alla Polonia e alla Romania solo se le sue truppe avranno il permesso di attraversare il territorio polacco e romeno...; gli eserciti sovietici non possono cooperare con le forze armate della Gran Bretagna e della Francia se non sarà loro permesso di entrare nel territorio polacco e in quello romeno... La delegazione militare sovietica non riesce a comprendere come i governi e gli Stati maggiori della Gran Bretagna e della Francia, nell'inviare le loro missioni nell'URSS... non abbiano dato istruzioni su una questione cosi elementare... Ciò può solo dimostrare che vi sono ragioni per dubitare del loro desiderio di venire a una seria ed effettiva collaborazione con l'URSS ". La logica degli argomenti militari del maresciallo era solida, e il fatto che il governo francese e specialmente quello inglese, abbiano mancato di rispondere doveva avere conseguenze disastrose. Ma l'esser tornato su quell'argomento e sulle sue precedenti dichiarazioni ancora la sera del 21 agosto, allorché egli non poteva ignorare la decisione presa da Stalin il 19 agosto, non fu certo, da parte di VoroìSilov, un atto di lealtà. Il patto germano-sovietico 585 duta conviviale, protrattasi fino alle prime ore del mattino, anziché ad ardue trattative, venne dedicata a una cordiale e amichevole discussione sulla situazione mondiale e su quella delle varie nazioni, e agli immancabili, prolungati e cordiali brindisi di prammatica nelle riunioni di gala del Cremlino. Una relazione segreta, redatta da un membro della delegazione tedesca presente alla seduta, ci offre un quadro della scena ". Alle domande di Stalin circa le rivendicazioni degli alleati della Germania, l'Italia e il Giappone, Ribbentrop rispose in modo scherzoso e rassicurante. Quanto all'Inghilterra, Stalin e il ministro degli Esteri nazista si trovarono subito d'accordo. Stalin confidò al suo ospite che la missione militare Pagina 408

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt britannica a Mosca, " non aveva mai detto al governo sovietico che cosa in verità volesse ". Ribbentrop rispose mettendo in rilievo il fatto che la Gran Bretagna aveva sempre cercato di turbare le buone relazioni tra la Germania e l'Unione Sovietica. " L'Inghilterra è debole, - egli disse con sussiego, - e nel perseguire le sue mire ambiziose di dominio sul mondo vuoi far combattere gli altri ". " Stalin si dichiarò d'accordo ", dice il memorandum tedesco, e osservò: " Se l'Inghilterra dominava il mondo, ciò era dovuto alla stupidità degli altri paesi che si lasciavano sempre ingannare ". Ormai il capo sovietico e il ministro degli Esteri di Hitler procedevano a gonfie vele, sicché non provarono imbarazzo nel parlare dello stesso patto anti-Comintern. Ribbentrop spiegò nuovamente che il patto non era diretto contro l'URSS, bensì contro le democrazie occidentali. Stalin interloquf osservando che " il patto anti-Comintern aveva infatti spaventato soprattutto la City di Londra [vale a dire i finanzieri britannici] e i commercianti inglesi ". Secondo la relazione tedesca, a questo punto Ribbentrop, incoraggiato dai modi accomodanti di Stalin, spinse il suo buonumore fino ad arrischiare qualche battuta di spirito: cosa insolita in un uomo così privo di humour. Nella relazione si legge: II ministro degli Esteri del Reich osservò scherzosamente che il maresciallo Stalin era certamente rimasto assai meno impressionato dal patto anti-Comintern di quanto lo fossero stati la City di Londra e i commercianti inglesi. Ciò che pensavano in proposito i tedeschi risultava chiaro da una battuta di spirito dei berlinesi, ben noti per U loro umorismo e la loro salacia, e cioè che lo stesso Stalin si sarebbe associato al patto anti-Comintern. Il ministro degli Esteri nazista accennò infine al calore con cui il popolo tedesco salutava l'intesa con l'URSS. Secondo il documento tedesco " il signor Stalin rispose di esserne convinto. I tedeschi desideravano la pace ". La commedia culminò al momento dei brindisi. Il signor Stalin propose spontaneamente un brindisi al Fiihrer: " So quanto la nazione tedesca ami il suo Fiihrer. Così mi piacerebbe bere alla sua salute ". Il signor Molotov bevve alla salute del ministro degli Esteri del Reich... I signori Molotov e Stalin brindarono ripetutamente al patto di non-aggressione, alla nuova era delle relazioni russo-tedesche, e alla nazione tedesca. 586

Verso la guerra mondiale II ministro degli Esteri del Reich propose a sua volta un brìndisi al signor Stalin, e altri brindisi furono dedicati al governo sovietico e al favorevole sviluppo delle relazióni fra la Germania e l'Unione Sovietica. Nonostante questi calorosi scambi di effusioni fra coloro che fino a poco prima erano stati mortali nemici, sembra che Stalin nutrisse qualche riserva mentale sulla buona volontà nazista di osservare il patto. Mentre Ribben-trop stava per prendere congedo, Stalin lo trasse da parte e gli disse: " II governo sovietico prende il nuovo patto molto seriamente. Io stesso posso garantire sulla mia parola d'onore che l'Unione Sovietica non tradirà il suo partner ". Che cosa avevano firmato i nuovi partner sì II trattato pubblicato parlava dell'impegno, da parte delle due potenze, di non attaccarsi. Se una di esse fosse stata " oggetto di aggressione " da parte di una terza potenza, l'altra non avrebbe " in alcun modo prestato aiuto a questa terza potenza ". Inoltre né la Germania né l'URSS avrebbero aderito a qualsiasi schieramento di potenze che minacciasse, direttamente o indirettamente, l'altra parte *. In tal modo Hitler raggiunse il suo principale obiettivo: l'impegno immediato da parte dell'Unione Sovietica di non unirsi alla Gran Bretagna e alla Francia nel caso che queste nazioni, attenendosi al precedente trattato, fossero venute in aiuto della Polonia attaccata **. Il prezzo che il Fiihrer pagò fu indicato in un " Protocollo segreto addizionale " al trattato : In occasione della firma del patto di non-aggressione fra la Germania e l'Unione Sovietica, i plenipotenziari firmatari discussero in conversazioni strettamente riservate il problema della delimitazione delle rispettive sfere d'influenza nell'Europa orientale. 1) Nel caso di mutamenti territoriali e politici dei territori appartenenti agli Stati Pagina 409

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania), la frontiera settentrionale della Lituania rappresenterà la linea divisoria delle rispettive sfere d'influenza della Germania e dell'URSS. 2) Nel caso di mutamenti territoriali e politici dei territori appartenenti allo Stato polacco, le sfere d'influenza della Germania e dell'URSS saranno approssimativamente delimitate dalla linea dei fiumi Narew, Vistola e San. Soltanto in base ai futuri sviluppi politici sarà possibile decidere definitivamente se gli interessi delle due parti rendono desiderabile il mantenimento di uno Stato polacco * II tenore degli articoli essenziali è quasi identico a quello di una bozza sovietica consegnata a Schulenburg da Molotov il 19 agosto, e accettata da Hitler col suo telegramma a Stalin. La bozza russa specificava che il trattato di non-aggressione era valido solo se contemporaneamente fosse stato firmato un " protocollo speciale " che sarebbe stato parte integrante del patto H. Secondo la testimonianza di Friedrich Gaus, il quale prese parte alla riunione della sera, un altisonante preambolo che Ribbentrop desiderava inserire per dar risalto allo stabilirsi di rapporti amichevoli fra Unione Sovietica e Germania, fu da Stalin recisamente respinto. Il dittatore sovietico obiettò che " il governo sovietico non poteva comunicare d'un tratto al pubblico tali dimostrazioni d'amicizia dopo che esso era stato per sei anni coperto di fango da parte del governo nazista "35. ** L'articolo 7 disponeva che il trattato entrasse in vigore all'atto della firma. La ratifica formale era ovviamente, per questi due paesi totalitari, una mera formalità. Comunque, essa avrebbe richiesto qualche giorno. Cosi Hitler aveva insistito perché si inserisse quell'articolo. Il patto germano-sovietico 587 indipendente; in tal caso si vedrà come debbono essere delimitate le frontiere di tale In ogni modo i due governi risolveranno tale questione mediante un'intesa amichevole. Come ai tempi dei re tedeschi e degli imperatori russi, ancora una volta Germania e Russia si erano accordate sulla spartizione della Polonia, mentre Hitler dava a Stalin mano libera nel Baltico orientale. Infine, per quanto riguardava l'Europa sudorientale, i russi sottolinearono il loro interesse per la Bessarabia (regione da essi perduta nel 1918 e incorporata dalla Romania), e i tedeschi dichiararono il loro disinteresse per essa - concessione, questa, di cui Ribbentrop più tardi si sarebbe pentito. " Questo protocollo, - concludeva il documento, - sarà tenuto assolutamente segreto da entrambe le parti... " M. In effetti, il suo contenuto fu conosciuto soltanto dopo la guerra, in seguito al sequestro da parte degli Alleati occidentali degli archivi segreti tedeschi. Il giorno seguente, 24 agosto, mentre l'esultante Ribbentrop tornava in volo a Berlino, le missioni militari alleate a Mosca chiesero di essere ricevute da Vorosilov. L'ammiraglio Drax aveva infatti inviato al maresciallo una lettera urgente per conoscere il suo punto di vista circa il proseguimento delle conversazioni. Vorosilov lo rese noto ai rappresentanti militari dell'Inghilterra e della Francia alle 13 del giorno seguente, 25 agosto. "Dato il cambiamento avvenuto nella situazione politica, - egli comunicò, - non può essere di utilità alcuna continuare le conversazioni ". Due anni dopo, mentre le truppe tedesche stavano riversandosi sul territorio russo, violando in modo flagrante il patto concluso, Stalin cercò ancora di giustificare la sua intesa con Hitler, presa alle spalle delle delegazioni militari anglo-francesi venute a Mosca per negoziare. " Abbiamo assicurato la pace al nostro paese per un anno e mezzo, - egli disse orgogliosamente in un discorso al popolo russo tenuto alla radio il 3 luglio 1941, - e nel frattempo abbiamo avuto la possibilità di preparare le nostre forze per la difesa nel caso che la Germania fascista avesse osato attaccare il nostro paese ad onta del patto. Ciò è stato certamente di vantaggio per noi e di svantaggio per la Germania fascista ". Ma fu veramente così? Si è discusso molto a questo proposito. Certamente l'accordo, concluso in tutta segretezza, dette a Stalin lo stesso " respiro " Pagina 410

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt peredyska - che lo zar Alessandro I aveva ottenuto da Napoleone a Tilsit nel 1807, e Lenin dai tedeschi a Brest-Litovsk nel 1917. Esso inoltre avrebbe ben presto assicurato all'Unione Sovietica posizioni difensive avanzate contro la Germania, oltre le frontiere sovietiche, con basi negli Stati Baltici, in Finlandia e in Polonia. E, ciò che più conta, come poi fu messo in rilievo dalla Storia della diplomazia sovietica, diede al Cremlino la cer588 Verso la guerra mondiale tezza che, qualora l'URSS fosse stata in seguito attaccata dalla Germania, le potenze occidentali si sarebbero trovate già irrevocabilmente impegnate contro il Terzo Reich, e l'Unione Sovietica non avrebbe dovuto fronteggiare da sola la potenza tedesca, come Stalin aveva temuto durante tutta l'estate del 1939. Ciò è senz'altro vero. Ma v'è anche un altro aspetto della questione. Quando Hitler si volse ad attaccare l'URSS, gli eserciti della Polonia e della Francia e i contingenti inglesi sul continente erano già stati annientati, la Germania poteva contare sulle risorse dell'intera Europa e non aveva più un fronte occidentale che la tenesse impegnata. Nel corso del 1941, 1942 e 1943 Stalin dovette deplorare amaramente che non vi fosse in Europa un secondo fronte contro la Germania e che l'URSS si trovasse obbligata a sostenere da sola la pressione di quasi tutto l'esercito tedesco. Nel 1939-40 esisteva invece un fronte occidentale che tratteneva parte delle truppe tedesche, e la Polonia non sarebbe stata certo sconfitta in quindici giorni se i sovietici l'avessero appoggiata, anziché colpirla alle spalle. Anzi, con probabilità, non vi sarebbe stata affatto la guerra se Hitler avesse saputo che, oltre la Polonia, l'Inghilterra e la Francia, egli doveva affrontare anche l'URSS. Da quanto si può dedurre dalle loro successive dichiarazioni a No-rimberga, perfino i generali tedeschi, così cauti nell'esporre le loro idee politiche, avrebbero forse rifiutato di gettarsi in una guerra contro una coalizione così potente. L'ambasciatore francese a Berlino aveva comunicato che, verso la fine di maggio, Keitel e Brauchitsch avevano messo in guardia Hitler dimostrandogli che la Germania possedeva poche probabilità di vittoria in una guerra in cui l'URSS si fosse trovata dalla parte del nemico. Nessun capo di Stato, neppure un dittatore, può prevedere il corso degli avvenimenti futuri. Come ha sottolineato Churchill, è dubbio che il passo compiuto da Stalin entrando in trattative con Hitler, sia stato, benché meditato, " del tutto realistico in quel momento "". La prima preoccupazione di Stalin era stata quella di qualsiasi capo di governo, cioè la sicurezza del proprio paese. Come in seguito dichiarò Churchill, Stalin, nell'estate del 1939 era convinto che Hitler sarebbe entrato in guerra. Egli voleva a ogni costo evitare che l'URSS venisse a trovarsi nella disastrosa condizione di dover fronteggiare da sola l'esercito tedesco. Vista l'estrema difficoltà di concludere una seria alleanza con l'Occidente, perché non volgersi verso Hitler, che improvvisamente bussava alla sua porta? Alla fine del luglio 1939 Stalin si era evidentemente convinto non solo che la Francia e la Gran Bretagna non desideravano un'alleanza impegnativa con l'URSS, ma che l'obiettivo del governo Chamberlain in Gran Bretagna era di indurre Hitler a rivolgere la sua forza militare contro l'Europa orientale. Sembra che egli fosse molto scettico circa la probabilità che la Gran Bretagna facesse onore alla garanzia data alla Polonia più di quanto la Francia avesse mantenuto i suoi impegni nei riguardi della Cecoslovacchia. Tutto ciò che era accaduto in Occidente negli ultimi due anni era poi valso a rafforzare i suoi sospetti: il rifiuto opposto da Chamberlain alle proposte so// patto germano-sovietico 589 vietiche dopo l'Anschluss e dopo l'occupazione nazista della Cecoslovacchia, per una serie di conferenze intese a concordare dei piani per arrestare ulteriori aggressioni naziste; l'acquiescenza di Chamberlain nei riguardi di Hitler alla conferenza di Monaco, dalla quale l'URSS era stata esclusa; gli indugi e le esitazioni di Chamberlain nel negoziare un'alleanza difensiva contro la Germania mentre passavano a una a una le fatali giornate dell'estate del 1939Per tutti, o quasi, tranne che per Chamberlain, una cosa era certa: il fallimento della diplomazia anglo-francese, che aveva ceduto a ogni nuova mossa di Hitler, era ormai completo *. A poco a poco le due democrazie occidentali avevano perduto terreno: nel 1935 Hitler le aveva sfidate annunciando il ripristino della coscrizione obbligatoria; nel 1936 egli aveva occupata la Renania; nel 1938 si era impadronito dell'Austria, e poco dopo aveva riaffermato i suoi diritti sui Sudeti. Esse erano rimaste passive allorché nel marzo del Pagina 411

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 1939 Hitler aveva occupato il resto della Cecoslovacchia. Con l'Unione Sovietica al loro fianco, le due democrazie occidentali avrebbero ancora potuto dissuadere il dittatore tedesco dallo scatenare una guerra, o batterlo abbastanza rapidamente in un conflitto armato. Invece si erano lasciate sfuggire di mano anche quest'ultima occasione**. E ora, in condizioni peggiori, esse si trovavano impegnate a correre in aiuto alla Polonia se fosse stata attaccata. A Londra e a Parigi le proteste per il doppio gioco di Stalin furono vivaci e aspre. Il dittatore sovietico aveva per anni inveito contro le " bestie * Ed anche della diplomazia polacca. In un dispaccio a Parigi l'ambasciatore Noè'l riferì la reazione del ministro degli Esteri Beck alla firma del trattato nazi-sovietico: " Beck è rimasto del tutto tranquillo, non sembra menomamente preoccupato. Egli pensa che, in sostanza, ben poco sia cambiato ". ** Ciò, malgrado i molti avvertimenti circa le intenzioni di Hitler di riawicinarsi al Cremlino. Il i° giugno M. Coulondre, ambasciatore francese a Berlino, aveva informato Bonnet, ministro-degli Esteri francese, che la Russia stava per avere, nei piani di Hitler, una parte sempre più importante. " Hitler rischierà la guerra, - scriveva Coulondre, - se non avrà da combattere contro la Russia. Se invece saprà di dover affrontare anche questa nazione, si ritirerà piuttosto che esporre a un disastro il suo paese, il suo partito e se stesso ". L'ambasciatore sollecitava la pronta conclusione dei negoziati anglo-francesi a Mosca e informava Parigi che l'ambasciatore britannico a Berlino aveva inviato un appello analogo al suo governo a Londra (Libro Giallo francese, ed. frane, pp. 180-81). Il 15 agosto Coulondre e Henderson incontrarono Weizsacker al Ministero degli Esteri. L'ambasciatore britannico informò Londra che il segretario di Stato era convinto che l'Unione Sovietica " avrebbe, alla fine, partecipato alla spartizione del bottino polacco " (Libro Azzurro britannico, p. 91). E Coulondre dopo aver conferito con Weizsacker telegrafò a Parigi: " Bisogna a tutti i costi venire a una conclusione delle conversazioni coi russi al più presto possibile " (Libro Giallo francese, p. 282). Durante tutto il mese di giugno e di luglio, Laurence Steinhardt, ambasciatore americano a Mosca, aveva anch'egli avvertito dell'imminenza di un accordo sovietico-nazista, e il presidente Roosevelt aveva trasmesso tali messaggi alle ambasciate britannica, francese e polacca. Già il j luglio l'ambasciatore sovietico Costantin Oumansky, tornato in licenza in Russia, aveva portato a Stalin un messaggio di Roosevelt; esso esprimeva la convinzione " che in caso di alleanza del suo [di Stalin] governo con Hitler, è certo, come la notte segue il giorno, che Hitler dopo una eventuale vittoria contro la Francia, si rivolgerà contro la Russia " (JOSEPH E. DAVIES, Mission to Moscow, p. 450). L'avvertimento del presidente fu anche telegrafato a Steinhardt, con l'istruzione di trasmetterlo a Molotov, cosa che l'ambasciatore fece il 16 agosto (U.S. Diplomato Papers, 1939, I, pp. 296-99). 590 Verso la guerra mondiale fasciste " e invitato tutti i paesi amanti della pace a coalizzarsi per arrestare le aggressioni naziste. Ed ecco che egli accettava la parte di complice in tali aggressioni. Il Cremlino poteva ribattere (come infatti fece) di aver agito esattamente allo stesso modo della Gran Bretagna e della Francia l'anno prima a Monaco, al fine di conservare la pace ed avere il tempo di riarmarsi contro la Germania, sia pure a spese di un piccolo Stato. Se il modo di agire di Chamberlain era stato giusto e onorevole allorché nel settembre 1938 per accontentare il Fùhrer aveva sacrificato la Cecoslovacchia, per quale ragione si doveva ora, a un anno di distanza, considerare disonorevole il tentativo di Stalin di cattivarsi Hitler a spese della Polonia, paese che per giunta aveva rifiutato l'aiuto sovietico? L'intesa segreta di Stalin con Hitler mirante a smembrare la Polonia e all'assorbimento della Lettonia, dell'Estonia, della Finlandia e della Bessa-rabia, era nota solo a Berlino e a Mosca, ma risultò ben presto evidente dal comportamento sovietico, e impressionò allora l'opinione pubblica di quasi tutto il mondo. I russi potevano ben affermare di voler solo rientrare in possesso di territori che erano stati loro tolti alla fine della prima guerra mondiale, ma le popolazioni di quelle terre non erano russe, né dimostravano alcun desiderio di tornare alla Russia. Soltanto la forza, cui l'URSS aveva rinunciato ai tempi di Litvinov, poteva provocare tale ritorno. Dal momento in cui era entrata a far parte della Società delle Nazioni, l'Unione Sovietica si era creato un prestigio morale come paladina della pace e principale baluardo contro le aggressioni fasciste. Ora questo patrimonio morale Pagina 412

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era stato completamente dissipato. Con il compromesso con la Germania nazista, Stalin aveva dato il segnale d'inizio a una guerra che quasi certamente sarebbe sfociata in un conflitto mondiale; cosa che egli ben sapeva*. Come poi si vide, questo fu il più grande errore della sua vita. * Già anni prima Hitler aveva scritto profeticamente in Mei" Katnpf: " II fatto stesso di venire alla conclusione di un'alleanza con la Russia corrisponde a un piano per la prossima guerra. La sua conseguenza sarebbe la fine della Germania " (cfr. p. 660 dell'edizione Houghton Mif-flin, 1943)I 1 Per il memorandum di Schnurre sull'incontro, tratto dal suo dispaccio all'ambasciata tedesca a Mosca del 14 agosto 1939: DGFP, VII, pp. 58-59. 2 Per il testo della lettera di Schulenburg: ibid., pp. 67-68. 3 Per il testo del telegramma di Ribbentrop: ibid., pp. 62-64. 4 II memorandum degli uomini d'afiari britannici fu trovato in uno degli archivi dell'ufficio di Goring ed è stato pubblicato in DGFP, VI, pp. 1088-93. Nel documento vi sono alcune scribacchiature di Gb'ring. Più di una volta egli mise un " Oh! " vicino ad affermazioni che egli ovvia mente non condivideva. Tutta la fantastica e alquanto ridicola storia della missione di pace di Dahlerus, che per breve tempo mise questo personaggio al centro della scena politica in un momento decisivo, è narrata in un suo libro intitolato The Last Attempi. Cfr. anche la sua testi monianza resa a Norimberga (TMWC, IX, pp. 457-91) e Sir Lewis Namier Diplomatic Prelude, pp. 417-33 - il capitolo sull'argomento s'intitola: An Interloper in Diplomacy (Un intruso nella diplomazia). 5 Per l'interrogatorio di Halder del 26 febbraio 1946: NCA, suppl. B, p. 1562. 6 HASSELL, Op. CÌt., pp. 53, 63-64. I THOMAS, Gedanken und Freignisse, negli " Schweizerische Monatshefte " del dicembre 1945. 8 Per il memoriale di Canaris sulla conversazione con Keitel del 17 agosto 1939: NCA, III, p. 580 (ND, 795-PS). ' Per la dichiarazione giurata di Naujocks: NCA, VI, pp. 390-92 (ND, 275I-PS). 10 Per il dispaccio di Schulenburg delle 2,48 della notte del 16 agosto: DGFP, VII, pp. 76-77. L'ambasciatore diede un più completo resoconto in un memorandum mandato per corriere e aggiunse dei particolari in una lettera a Weizsacker: ibid., pp. 87-90, 99-100. II DBrFP, terza serie, VII, pp. 41-42. Per i rapporti dell'ambasciatore Steinhardt, cfr. V. S. Diplomatic Papers, 1939, I, pp. 296-99, 334. 12 Per il dispaccio di Ribbentrop a Schulenburg del 16 agosto: DGFP, VII, pp. 84-85. 13 Ibid., p. 100. 14 Ibid., p. 102. '5 Per il dispaccio di Schulenburg, inviato alle 5,58 della mattina del 18 agosto: ibid., pp. 114-16. 16 Per il dispaccio di Ribbentrop delle 22,48 del 18 agosto: ibid., pp. 121-23. 17 Per il memorandum di Schnurre del 19 agosto: ibid., pp. 132-33. 18 Per il dispaccio di Schulenburg delle 18,22 del 19 agosto: ibid., p. 134. " Per il dispaccio di Schulenburg delle 12,08 del 20 agosto: ibid., pp. 149-50. 20 CHURCHILL, The Gathering Storm, p. 392. Egli non indica la sua fonte. 21 Ibid., p. 391. 22 Per il telegramma di Hitler a Stalin del 20 agosto: DGFP, VII, pp. 156-57. " Per il dispaccio di Schulenburg dell'i,19 della notte del 21 agosto: ibid., Pagina 413

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 161-62. 24 25 164. 26 168. 27 28

Per il dispaccio di Ribbentrop del 21 agosto: ibid., p. 162. Per il dispaccio di Schulenburg delle 13,43 del 21 agosto: ibid., p. Per la lettera indirizzata da Stalin a Hitler il 21 agosto: ibid., p.

NCA, suppl. B, pp. 1103-5. DBrFP, VI, n. 376. 29 Cfr. DBrFP, terza serie, VII, appendice II, pp. 558-614. L'appendice contiene una detta gliata relazione, giorno per giorno, delle conversazioni militari di Mosca e rappresenta la fonte più completa, che io abbia visto, sulla versione alleata delle conversazioni. Essa comprende i rapporti trasmessi a Londra, durante i negoziati, dal maresciallo dell'aria Burnett e dal gene rale Heywood, e il rapporto finale della commissione britannica, steso dall'ammiraglio Drax. Vi è anche un resoconto letterale dell'incontro drammatico del generale Doumenc col maresciallo 5J2 Verso la guerra mondiale Vorosilov, che ebbe luogo la sera del 22 agosto, quando il capo della missione militare francese cercò disperatamente di salvare la situazione malgrado l'annuncio, reso pubblico, che Ribbentrop sarebbe arrivato l'indomani a Mosca. Inoltre vi figura il resoconto dell'ultima penosa riunione del 26 agosto delle missioni alleate con Vorosilov. Il volume VII contiene altresì molti dispacci scambiati tra il Ministero degli Esteri inglese e l'ambasciata di Mosca, dispacci che gettano nuova luce su questo episodio. Questa parte del nostro capitolo si basa in larga misura su tali documenti britannici riservati. Purtroppo, per quanto io sappia, i sovietici non hanno mai pubblicato i loro documenti sull'incontro, benché nel libro di NIKOLOV Origini of World War II sia contenuta una relazione sovietica ove si fa ampio uso dei documenti del Ministero degli Esteri inglese. La versione sovietica è data anche dal libro Histoire de la diplomatie (ed. da V. Potemkin). 30 PAUL REYNAUD, In thè Thick of thè Fighi, p. 212. Reynaud a pp. 210-13 da la versione francese dei negoziati degli Alleati svoltisi a Mosca nell'agosto del 1939. A p. 211 indica le sue fonti. Bonnet ha dato la sua versione nel suo libro Fin d'une Europe. 31 I documenti si trovano in DBrFP, VII (cfr. più sopra, nota 29). È interessante notare che né nel Libro Azzurro britannico né nel Libro Giallo francese v'è una sola riga sui tentativi diplo matici fatti a Varsavia dagli anglo-francesi per indurre i polacchi ad accettare un aiuto russo né sul corso delle conversazioni militari svoltesi a Mosca. 32 Per il dispaccio inviato da Ribbentrop da Mosca alle 21,0,5 del 23 agosto: DGFP, VII, p. 220. 33 Per i memorandum segreti tedeschi del 24 agosto: ibid., pp. 225-29. 34 Pel testo della stesura sovietica: DGFP, VII, pp. 150-51. 35 Pel testo della deposizione giurata di Gaus prodotta a Norimberga: TMWC, X, p. 312. 36 Pel testo del patto tedesco-sovietico di non-aggressione e del protocollo segreto ad esso aggiunto, firmati a Mosca il 23 agosto 1939: DGFP, VII, pp. 245-47. 37 CHUECHILL, The Gathering Storm, p. 394. XVI. GLI ULTIMI GIORNI DI PACE II governo britannico non aveva atteso passivamente la firma del patto germano-sovietico a Mosca. L'annuncio, dato a Berlino nella tarda serata del 21 agosto, che Ribbentrop si stava recando in volo a Mosca per concludere un accordo russo-tedesco stimolò il gabinetto britannico ad agire. Esso si riunì alle 15 del giorno 22 e diramò un comunicato nel quale si dichiarava Pagina 414

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt categoricamente che un patto di non-aggressione nazi-sovietico " non avrebbe in alcun modo pregiudicato gli impegni verso la Polonia che il governo britannico aveva più volte pubblicamente riconfermato ed era senz'altro deciso a rispettare ". Contemporaneamente fu convocato il parlamento per il 24 agosto perché approvasse il decreto sui poteri straordinari per la difesa del paese, e vennero prese misure precauzionali di mobilitazione. Sebbene le decisioni del gabinetto fossero assai esplicite, Chamberlain volle che a Hitler non rimanesse alcun dubbio. Non appena fu tolta la seduta, egli scrisse una lettera personale al Fùhrer. ... A quanto pare in alcuni ambienti di Berlino si ritiene che in seguito all'accordo tedesco-sovietico un intervento della Gran Bretagna in favore della Polonia sia ormai da escludere. Non potrebbe esservi errore più grave. Di qualunque natura possa essere l'accordo tedesco-sovietico, esso non potrà pregiudicare gli impegni assunti dalla Gran Bretagna nei confronti della Polonia... ^ È stato affermato che se nel 1914 il governo di Sua Maestà avesse fatto conoscere più chiaramente il proprio punto di vista, si sarebbe potuta evitare quella grande catastrofe. Sia quell'idea fondata o meno, il governo di Sua Maestà ha deciso che nel caso presente non dovrà verificarsi un così tragico equivoco. Se sarà necessario, esso è deciso e pronto ad impiegare, senza esitazione, tutte le forze a sua disposizione, ed è impossibile prevedere la fine delle ostilità una volta scoppiate... '. Il primo ministro, dopo avere, com'egli disse, " perfettamente chiarito in tal modo il nostro atteggiamento ", invitò nuovamente Hitler a cercare una soluzione pacifica alle divergenze con la Polonia, e offerse ancora una volta la collaborazione del governo britannico per giungere a tale soluzione. La lettera, consegnata a Hitler a Berchtesgaden poco dopo le 13 del 23 agosto dall'ambasciatore Henderson, partito in volo da Berlino, mandò il dittatore nazista su tutte le furie. " Hitler è irritato e intransigente, - telegrafò Henderson a Lord Halifax. - II suo linguaggio è violento ed eccessivo nei riguardi sia dell'Inghilterra sia della Polonia "2. La relazione di Hen-

594 Verso la guerra mondiale derson sull'incontro e il memorandum del Ministero degli Esteri tedesco (il secondo fa parte dei documenti nazisti sequestrati) concordano sul carattere dello sfogo di Hitler. L'Inghilterra - egli tuonò - era responsabile dell'in-transigenza della Polonia, proprio come era stata responsabile, l'anno prima dell'irragionevole atteggiamento della Cecoslovacchia. In Polonia si stavano perseguitando decine di migliaia di Volksdeutsche. Affermò che vi erano stati perfino sei casi di castrazione - cosa che lo ossessionava. Egli non poteva sopportare più a lungo una simile situazione. Ogni ulteriore persecuzione di tedeschi da parte dei polacchi avrebbe provocato il suo intervento immediato. Henderson telegrafò a Halifax: Ho contestato punto per punto e rilevato continuamente che le sue affermazioni erano inesatte, ma il solo effetto ottenuto è stato di dare a Hider lo spunto per una nuova sfuriata. Infine Hitler acconsentì a dare entro due ore una risposta scritta alla lettera del primo ministro, e Henderson si ritirò a Salisburgo per prendersi un po' di riposo*. Più tardi, nel pomeriggio, Hitler lo mandò a chiamare e gli rimise la sua risposta. Henderson riferf a Londra che, a differenza del primo incontro, il Fuhrer " si era mantenuto assai calmo e non aveva mai alzato la voce ": Disse di avere cinquant'anni; preferiva una guerra ora, piuttosto che quando ne avesse avuti cinquantacinque o sessanta. La megalomania del dittatore tedesco, che declamava sulla cima della sua montagna, risulta ancora più evidente dalle note tedesche sull'incontro. Dopo aver citato la sua dichiarazione, cioè che preferiva la guerra a cinquant'anni anziché più tardi, vi sono riportate queste altre sue parole: L'Inghilterra farebbe bene a rendersi conto che, avendo combattuto al fronte, conosco che cosa sia la guerra e mi varrò di ogni mezzo a mia disposizione. Dovrebbe esser chiaro a tutti che la guerra mondiale (cioè la guerra del 1914-18) non sarebbe stata perduta se in quell'epoca io fossi stato cancelliere. La risposta di Hitler a Chamberlain era una mescolanza di tutte le viete Pagina 415

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt bugie e di tutte le esagerazioni che egli aveva ammannito agli stranieri e al suo popolo da quando i polacchi avevano osato resistergli. La Germania - egli disse - non desiderava un conflitto con la Gran Bretagna. Essa si era sempre mostrata disposta a discutere con i polacchi le questioni di Danzica e del corridoio " in base a proposte di una magnanimità davvero senza precedenti ". Ma la garanzia incondizionata data dalla Gran Bretagna alla Poy Ionia non aveva fatto che incoraggiare i polacchi " a scatenare un'ondata di pauroso terrorismo contro il milione e mezzo di tedeschi residenti in Polonia ". " Tali atrocità, egli dichiarò, - se sono terribili per le vittime, sono * " La porta si era appena chiusa alle spalle dell'ambasciatore, - annotò più tardi Weiz-sacker, che era presente, - che Hitler si battè una coscia con la mano, rise e disse: Chamberlain non sopravviverà a questo colloquio; il suo gabinetto cadrà stasera " (WEIZSACKER, Memoirs, P. 203). Gli ultimi giorni di pace 595 intollerabili per una grande potenza, quale il Reich tedesco ". La Germania non le avrebbe più tollerate. Infine egli prese nota della dichiarazione del primo ministro, che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto i suoi impegni verso la Polonia, e affermò: " tale dichiarazione non potrà apportare alcun cambiamento alla decisione del governo tedesco di salvaguardare gli interessi del Reich... Se sarà attaccata dall'Inghilterra, la Germania si farà trovare preparata e decisa "3. Quale fu il risultato di questo scambio di lettere? Hitler aveva avuto da Chamberlain l'assicurazione formale che l'Inghilterra sarebbe entrata in guerra se la Germania avesse attaccato la Polonia. Da parte sua, il primo ministro aveva udito da Hitler che ciò non cambiava nulla. Come avrebbero dimostrato gli avvenimenti degli agitatissimi otto giorni seguenti, il 23 agosto nessuno dei due però era convinto fino in fondo che l'altro avesse detto la sua ultima parola. Ciò era vero soprattutto per Hitler. Incoraggiato dalle buone notizie giunte da Mosca e convinto che, malgrado quel che Chamberlain gli aveva scritto, dopo la defezione dell'URSS la Gran Bretagna e, nella sua scia, la Francia, sarebbero tornate sulla loro decisione di tener fede agli impegni assunti verso la Polonia, il Fùhrer, la sera stessa del 23 agosto, mentre Hen-derson era ancora in volo alla volta di Berlino, fissò la data dell'attacco contro la Polonia: sabato 26 agosto alle 4,30 del mattino. " Non vi sarà nessun altro ordine riguardo al giorno Y e all'ora X, -annotò nel suo diario il generale Halder. - Tutto dovrà svolgersi automaticamente ". Ma il capo di Stato maggiore generale dell'esercito si sbagliava. Il 25 agosto si produssero due avvenimenti che fecero indietreggiare Hitler davanti all'abisso, meno di ventiquattr'ore prima che le sue truppe varcassero, come era stato stabilito, il confine polacco. L'uno ebbe luogo a Londra, l'altro a Roma. Il mattino del 25 agosto, Hitler, rientrato il giorno prima a Berlino per accogliere Ribbentrop di ritorno da Mosca e per avere la relazione diretta sulle trattative coi russi, inviò una lettera a Mussolini. Essa conteneva una tardiva spiegazione delle ragioni per le quali egli non era stato in grado di tener informato il suo alleato dell'Asse sui negoziati con l'Unione Sovietica (" Non immaginava, - disse, - che sarebbero stati così conclusivi e veloci "). Inoltre Hitler dichiarava che il patto russo-tedesco doveva " essere considerato di immensa utilità per l'Asse ". Ma il vero scopo della lettera, il testo della quale si trova tra i documenti sequestrati dagli Alleati, era di avvertire il " duce " che l'attacco tedesco contro la Polonia poteva avvenire da un momento all'altro, sebbene Hitler evitasse di rivelare al suo amico e alleato la data esatta stabilita. " Se m Polonia dovessero avvenire fatti intollerabili, - egli diceva, - agirò immediatamente... In tali circostanze, nessuno può dire che cosa ogni ora ci riservi ". Hitler non chiese apertamente l'aiuto italiano: esso avrebbe dovuto derivare automaticamente dalle clausole dell'alleanza italo-tedesca. Si limi596 Verso la guerra mondiale tava ad esprimere la speranza di avere la comprensione dell'Italia4. Ciò nonostante, egli era assai interessato a ricevere subito una risposta. La lettera fu trasmessa personalmente da Ribbentrop per telefono all'ambasciatore tedesco a Roma e raggiunse il " duce " alle 15,20. Nel frattempo - alle 13,30 - il Fiihrer aveva ricevuto alla Cancelleria l'ambasciatore Henderson. Era sempre deciso a distruggere la Polonia, ma si sentiva più inquieto di due giorni prima, durante il suo colloquio con Henderson a Berchtesgaden, quando aveva compiuto l'ultimo tentativo per tenere la Gran Pagina 416

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Bretagna fuori dalla guerra *. Come l'ambasciatore riferì a Londra, egli trovò il Fùhrer " assolutamente calmo e normale; ha parlato con grande vivacità e, si sarebbe detto, con sincerità ". Malgrado l'esperienza acquistata durante l'anno precedente, Henderson nemmeno in questa occasione riuscì a comprendere a che cosa mirasse la " sincerità " del dittatore tedesco. Tutto ciò che Hitler disse era infatti assolutamente assurdo. Egli, disse all'ambasciatore, " riconosceva " l'impero britannico ed era pronto a " garantirne personalmente la continuazione, e a impegnare per questo la potenza del Reich tedesco ". Henderson riferì che Hitler desiderava compiere con l'Inghilterra un passo non meno decisivo di quello fatto con la Russia... Il Fiihrer è pronto a concludere con l'Inghilterra accordi che, per quanto riguarda la Germania, non solo garantirebbero l'esistenza dell'impero britannico in ogni circostanza, ma se necessario assicurerebbero anche all'impero britannico l'aiuto tedesco indipendentemente dalle circostanze in cui tale aiuto fosse necessario. Aggiunse che egli sarebbe stato anche disposto ad addivenire a una ragionevole limitazione degli armamenti e a considerare definitive le frontiere occidentali del Reich. A un certo punto, secondo Henderson, Hitler si abbandonò a un tipico saggio di melenso sentimentalismo, benché l'ambasciatore nel suo dispaccio a Londra non l'abbia riferito come tale. Il Fùhrer affermò che egli era, per natura, non un uomo politico ma un artista e che una volta sistemata la questione polacca egli avrebbe trascorso il resto della sua vita facendo l'artista, non il guerrafondaio. Tuttavia il dittatore terminò il suo discorso su un altro tono. Secondo il verbale redatto dai tedeschi per Henderson il Fùhrer ripetè che egli era uomo dalle grandi decisioni... e che quella era la sua ultima offerta. Se essi [il governo britannico] avessero respinto quelle proposte vi sarebbe stata la guerra. Nel corso del colloquio Hitler fece notare ripetutamente che " l'offerta di vasta portata " (com'egli la definì) fatta alla Gran Bretagna era subordinata a una condizione: essa avrebbe avuto valore solamente " dopo la risoluzione del problema tedesco-polacco ". Henderson ribadì che la Gran Bre* Secondo Erich Kordt (Wahn und Wirklichkeit, p. 192) Hitler era cosf euforico per il suo trionfo di Mosca, che la mattina del 2} agosto chiese al suo ufficio stampa notizie sulle crisi di gabinetto a Parigi e Londra. Era convinto che entrambi i governi sarebbero caduti, ma tu richiamato alla realtà quando venne informato degli energici discorsi tenuti il giorno prima al parlamento da Chamberlain e Halifax. Gli ultimi giorni di pace 597 na non avrebbe potuto prendere in considerazione la sua offerta a meno che questa non comportasse l'impegno di regolare pacificamente le divergenze fra Germania e Polonia, Hitler rispose: " Se pensate che la mia offerta sia vana, non trasmettetela nemmeno ". Tuttavia l'ambasciatore era appena rientrato all'ambasciata inglese, situata nella Wilhelmstrasse a pochi passi dalla Cancelleria, che già il dottor Schmidt batteva alla sua porta per consegnargli un verbale delle dichiarazioni di Hitler, considerevolmente tagliate, accompagnato da un messaggio nel quale il Fùhrer pregava Henderson di invitare il governo britannico " a considerare l'offerta molto seriamente ", e gli suggeriva di portarlo egli stesso in aereo a Londra: a questo scopo, sarebbe stato messo a sua dispo sizione un velivolo tedesco5. Come si saranno resi conto i lettori che ci hanno seguito fin qui, era sempre difficile comprendere le strane e fantastiche macchinazioni della mente febbricitante di Hitler. La sua ridicola " offerta " del 25 agosto di garantire l'impero britannico, era stata evidentemente una trovata del momento, poiché egli non ne aveva fatto cenno due giorni prima, quando aveva discusso con Henderson la lettera di Chamberlain e preparato la risposta. Anche tenendo conto delle stravaganze del dittatore, è difficile credere che egli prendesse la cosa così seriamente come dette a vedere all'ambasciatore britannico. Inoltre, come poteva chiedere al governo britannico di considerare l'offerta " molto seriamente ", dal momento che Chamberlain avrebbe avuto appena il tempo di leggerla prima che i nazisti si gettassero sulla Polonia all'alba del giorno seguente, data ancora valida per il giorno X? Ma quell'" offerta " nascondeva di certo un proposito serio. Evidentemente Hitler credeva che, come Stalin, Chamberlain desiderasse una via d'uscita per tenere il suo paese fuori dalla guerra *. Egli due giorni prima aveva ottenuto la neutralità benevola di Stalin, lasciando all'URSS mano libera nell'Europa Pagina 417

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt orientale " dal Baltico al mar Nero ". Non avrebbe potuto ottenere il non-intervento della Gran Bretagna assicurando il primo ministro che il Terzo Reich non avrebbe mai costituito, come la Germania degli Hohenzollern, un pericolo per l'impero britannico? Hitler non si rendeva conto di un fatto (che lo stesso Stalin del resto, con gravissimo suo danno, non aveva capito), e cioè che agli occhi finalmente aperti di Chamberlain il dominio tedesco sul continente europeo appariva il più grave pericolo per l'impero britannico: come era destinato ad esserlo anche per un altro Stato, cioè la Russia sovietica. Eppure in Mein Kampf Hitler aveva osservato che per secoli il primo obiettivo della politica estera britannica era stato di impedire che una sola nazione dominasse il continente. Alle 17,30 Hitler ricevette l'ambasciatore francese, ma non ebbe nulla di * O, se non estraneo alla guerra, almeno non impegnato a fondo. Lo fa intendere il generale Halder in una ricapitolazione della " serie di avvenimenti " del 25 agosto contenuta in una annotazione scritta nel suo diario più tardi, il 28 agosto. Dopo aver registrato che alle 13,30 del giorno 2.5 Hitler aveva ricevuto Henderson, Halder aggiunse: " II Fiihrer non se la prenderebbe se ' Inghilterra inscenasse una finta guerra ". 598 Verso la guerra mondiale molto importante da dirgli, se non ripetergli che non si potevano più sopportare " le provocazioni polacche nei riguardi del Reich ", che egli non avrebbe attaccato la Francia ma che se la Francia fosse entrata nel conflitto la Germania avrebbe combattuto contro di essa sino alla fine. Quindi fece cenno di congedare l'inviato francese alzandosi dalla sedia. Ma Coulondre aveva qualche cosa da dire al Fùhrer del Terzo Reich: dandogli la propria parola d'onore di soldato, si disse certo " che se la Polonia verrà attaccata, la Francia sarà al fianco della Polonia, con tutte le sue forze ". " Per me sarebbe molto spiacevole dover combattere contro il vostro paese, ma ciò non dipende da me, - rispose Hitler. - Vi prego di riferirlo a Monsieur Daladier " *. Erano, a Berlino, le 18 del 25 agosto. Nella capitale durante tutto il giorno la tensione era andata crescendo. Per ordine della Wilhelmstrasse, fin dalle prime ore del pomeriggio tutte le comunicazioni radiofoniche, teleg fiche e telefoniche con l'estero erano state interrotte. La sera precedente gli ultimi corrispondenti dei giornali e i civili inglesi e francesi si erano affrettati a partire diretti alla frontiera più vicina. Durante la giornata di venerdì 25, si seppe che il Ministero degli Esteri germanico aveva telegrafato alle ambasciate e ai consolati tedeschi in Polonia, Francia e Gran Bretagna incaricandoli di invitare i cittadini tedeschi a rientrare in patria attraverso la via più breve. I miei appunti del 24 e 25 agosto rievocano l'atmosfera febbrile che regnava a Berlino. Il tempo era caldo e soffocante e tutti erano ansiosi. Dovunque, nella città agitata, venivano piazzate batterie contraeree, e il ciclo era continuamente attraversato da bombardieri diretti verso la Polonia. " Si direbbe che siamo in guerra ", annotavo in fretta la sera del 24; " la guerra è imminente ", scrivevo di nuovo il giorno dopo, e mi ricordo che i tedeschi che incontrammo quelle due sere alla Wilhelmstrasse sussurravano che Hitler aveva dato l'ordine ai soldati di entrare in Polonia all'alba. Ora sappiamo che l'ordine era di attaccare alle 4,30 del mattino di sabato 26 agosto*. Fino alle ore 18 del 25, nulla di quanto era avvenuto nel corso della giornata, neppure le assicurazioni personali degli ambasciatori Hen-derson e Coulondre che la Gran Bretagna e la Francia avrebbero certamente mantenuto i loro impegni con la Polonia, aveva smosso Hitler dalla sua decisione di dar corso al piano prestabilito di aggressione. Ma verso le 18, o poco dopo, giunsero da Londra e da Roma notizie che resero esitante quell'uomo dalla volontà apparentemente incrollabile. Dai documenti segreti tedeschi e dalle testimonianze postbelliche dei * Benché gli ordini non revocati di Hitler avessero stabilito l'attacco per quella data e per quell'ora e, come disse Halder, fossero destinati a scattare " automaticamente ", diversi autori tedeschi hanno scritto che il Fùhrer poco dopo le 3 pomeridiane ordinò che si desse il via al " caso bianco " la mattina dopo (cfr. WEIZSACKER, Memoirs; KORDT, Wahn und Wirklichkeit; e WALTHER HOFER, War Premeditateti, 1939). Hofer dice che l'ordine fu dato alle 15,02 e cita come fonte di questa informazione il generale Von Vormann, che era presente alla Cancelleria quando l'ordine fu emesso. Fra i documenti tedeschi non è stata trovata nessuna testimonianza ufficiale in proposito. Gli ultimi giorni di pace

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt funzionar! della Wilhelmstrasse non risulta del tutto chiaro a quale ora precisa Hitler apprese che era stato firmato a Londra il trattato ufficiale anglopolacco che trasformava la garanzia unilaterale data dalla Gran Bretagna alla Polonia in un patto di mutua assistenza *. Nel diario di Halder e in quello della marina tedesca si accenna al fatto che a mezzogiorno del 25 agosto alla Wilhelmstrasse si ebbe sentore che tale patto sarebbe stato firmato nel corso della giornata. Il capo dello Stato maggiore generale scrive che a mezzogiorno ricevette dall'OKW una telefonata, con la quale gli si chiedeva l'estremo limite a cui si poteva rimandare la decisione di attaccare. Egli rispose: fino alle tre del pomeriggio. Il diario della marina informa anche che la notizia del patto anglo-polacco e della " comunicazione del " duce " " giunse a mezzogiorno7. Ma ciò appare impossibile. Secondo quanto risulta da un'annotazione tedesca scritta sul documento, la lettera del " duce " non arrivò prima delle " sei pomeridiane all'incirca ". Inoltre Hitler non poteva essere stato informato della firma a Londra del trattato anglo-polacco prima di quell'ora perché essa ebbe luogo soltanto alle 17,35, per di più appena quindici minuti dopo che l'ambasciatore polacco a Londra, conte Edward Raczyriski, aveva ricevuto telefonicamente dal ministro degli Esteri di Varsavia l'autorizzazione a firmare **. Qualunque fosse l'ora in cui le ricevette (è lecito pensare alle sei del pomeriggio), Hitler fu impressionato dalle notizie giunte da Londra. Il trattato poteva ben rappresentare la risposta della Gran Bretagna alla sua " offerta ", il cui testo avrebbe dovuto ormai essere a Londra. Esso significava il fallimento del suo tentativo di comprare gli inglesi, così come aveva comprato i russi. Il dottor Schmidt, che si trovava nell'ufficio di Hitler quando giunse la notizia, ricordò in seguito che il Fuhrer, dopo aver letta la comunicazione, si sedette sovrappensiero al suo tavolo di lavoro '. Mussolini indietreggia. Le sue meditazioni furono interrotte poco dopo da notizie altrettanto spiacevoli, questa volta provenienti da Roma. Per tutto il pomeriggio il dittatore tedesco aveva atteso con " malcelata impazienza " (come dice il dottor Schmidt) la risposta del " duce " alla sua lettera. Alle ore 15, poco dopo che Henderson se n'era andato, fu convocato alla Cancelleria l'ambasciatore italiano Attolico, il quale però potè soltanto informare il Fuhrer che non era ancora giunta nessuna risposta. Hitler divenne talmente inquieto che mandò Ribbentrop a telefonare a Ciano; ma il ministro degli Esteri non * In questo trattato vi era un protocollo segreto il quale precisava che la " potenza europea ", di cui all'articolo i, che con la sua aggressione avrebbe determinato la mutua assistenza Militare, era la Germania. Tale protocollo salvò il governo britannico dalla disastrosa necessità di dover dichiarare guerra all'Unione Sovietica quando l'Armata Rossa, d'accordo con i tedeschi, invase la Polonia orientale. ** A differenza della Gran Bretagna, in Germania non vigeva l'ora legale. Per tale ragione, non figura la differenza di un'ora tra Berlino e Londra. 600 Verso la guerra mondiale riuscf a trovarlo. Attolico - racconta Schmid t - fu congedato con scarsa cortesia '. Da qualche giorno Hitler aveva ricevuto da Roma degli avvertimenti; gli era stato detto che il suo alleato dell'Asse si sarebbe probabilmente tirato indietro al momento cruciale dell'attacco contro la Polonia, e queste informazioni non erano prive di fondamento. Appena tornato a Roma dopo i suoi deludenti incontri dell'i i, 12 e 13 agosto con Hitler e Ribbentrop, Ciano si era messo al lavoro per convincere Mussolini a volgersi contro i tedeschi iniziativa che non era sfuggita all'occhio vigile dell'ambasciata tedesca a Roma. Il diario del ministro degli Esteri fascista registra gli alti e bassi dei suoi sforzi per schiarire le idee a Mussolini e staccarlo in tempo da Hitler in caso di guerraI0. La sera del suo ritorno da Berchtesgaden, il 13 agosto, Ciano ebbe un incontro col " duce " e, dopo avergli riferito i suoi colloqui con Hitler e Ribbentrop, tentò di convincerlo che i tedeschi " ci [avevano] ingannato e mentito " e che " [stavano] per tirarci in un'avventura ". Quella sera Ciano scrisse nel suo diario: Le reazioni del Duce sono di varia natura. Dapprima mi da ragione, poi dice che l'onore lo obbliga a marciare con la Germania. Infine afferma che vuole la sua parte di bottino in Croazia e in Dalmazia. 14 agosto. Trovo Mussolini pensoso. Io non esito ad eccitare in lui ogni reazione antigermanica e con ogni mezzo. Gli parlo del suo prestigio scosso e della sua posizione di secondo poco brillante. E soprattutto, gli consegno una documentazione che prova la mala fede germanica nella questione polacca. Pagina 419

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt L'alleanza è stata conclusa su premesse che essi rinnegano adesso; sono essi i traditori, e non dobbiamo avere scrupoli a piantarli in asso. Ma Mussolini ne ha ancora molti. L'indomani Ciano discusse con Mussolini per sei ore, fino ad esaurire l'argomento. ij agosto. Il Duce... è entrato nell'ordine di idee che è impossibile marciare a occhi bendati con la Germania. Egli fa però una riserva: vuole preparare lo sganciamento, ma fare ciò in modo da non rompere brutalmente le relazioni con Berlino... Il Duce è sempre più convinto che le democrazie si batteranno... Questa volta è la guerra. E noi non possiamo farla perché le nostre condizioni non ce lo permettono. 18 agosto. Nella mattinata, colloquio col Duce con la sua solita altalena di sentimenti. Egli ritiene ancora possibile che le democrazie non marcino e che la Germania possa a buon mercato fare un ottimo affare, dal quale non vuole escludersi. Poi teme l'ira di Hitler. Pensa che una denuncia - o qualcosa di simile - del Patto, possa indurre Hitler ad abbandonare la questione polacca, per saldare il conto dell'Italia. Tutto ciò lo rende nervoso e inquieto. 20 agosto. Il Duce in mia assenza ha fatto marcia indietro. Vuole ad ogni costo af fiancare la Germania nel conflitto che è ormai prossimo... Colloquio a tre, Mussolini, io, Attolico [L'ambasciatore era rientrato a Roma da Berlino, per consultazioni]. In sostan za: è troppo tardi per piantare in asso i tedeschi... La stampa di tutto il mondo direbbe che l'Italia è vile... Cerco di polemizzare, ma stasera è una vana fatica: è pervicacemente intestato in questa idea... 21 agosto. Oggi ho parlato chiaro... Quando sono entrato nella stanza, Mussolini mi ha confermato la sua decisione di marciare con i tedeschi. " Voi, Duce, non potete e non dovete farlo... Andai a Salisburgo per trattare una linea comune: mi trovai di fronte a un Diktat. I tedeschi - non noi - hanno tradito l'alleanza... Stracciate il Patto. Getta telo in faccia a Hitler!... " 20 Gli ultimi giorni di pace 601 Risultato di questo colloquio fu la decisione che Ciano organizzasse l'indomani un incontro con Ribbentrop al Brennero e lo informasse che l'Italia si sarebbe tenuta al di fuori di un conflitto provocato da un attacco tedesco contro la Polonia. Ciano, che aveva chiesto una comunicazione telefonica con Ribbentrop per mezzogiorno, dovette attendere molte ore prima di potergli parlare; finalmente, alle 17,30, ottenne la linea. Il ministro degli Esteri nazista non potè dare a Ciano una risposta immediata alla sua proposta di incontrarsi al Brennero entro così breve tempo, essendo " in attesa di un importante messaggio da Mosca ". Disse che avrebbe chiamato più tardi. Chiamò infatti alle 22,30. Ciano scrisse nel suo diario: 22 agosto. ler sera alle 10,30 si è prodotto il colpo di scena. Ribbentrop ha telefonato che avrebbe preferito vedermi a Innsbruck anziché alla frontiera, dovendo poi partire per Mosca onde firmare il Patto politico con i Soviet. Per Ciano e Mussolini fu quella una notizia davvero stupefacente. Essi decisero che un incontro tra i due ministri degli Esteri " non sarebbe più stato opportuno ". Ancora una volta, gli alleati tedeschi avevano dimostrato di non tenerli in nessuna considerazione, giacché avevano trascurato di informarli delle loro trattative con Mosca. Le esitazioni di Mussolini, i sentimenti antitedeschi di Ciano e l'eventualità che l'Italia potesse sottrarsi agli obblighi assunti in base all'articolo 3 del patto d'Acciaio, secondo il quale ognuno dei contraenti si impegnava a partecipare automaticamente alla guerra qualora l'altra parte " si trovasse coinvolta in ostilità con una terza potenza ", tutto ciò fu risaputo a Berlino prima che Ribbentrop partisse per Mosca il 22 agosto. Il 20 agosto il conte Massimo Magistrati, incaricato d'affari italiano a Berlino, andò a trovare Weizsacker al Ministero degli Esteri e gli fece capire che da parte italiana esisteva uno stato d'animo - come disse il segretario di Stato a Ribbentrop in un memorandum riservato " - " che non mi sorprende e, a mio avviso, dev'essere senz'altro preso in considerazione ". Magistrati fece Pagina 420

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notare a Weizsacker che la Germania, poiché non si era attenuta alle clausole dell'alleanza, le quali contemplavano continui contatti e consultazioni sulle questioni di maggiore importanza, e aveva considerato le divergenze con la Polonia come un problema esclusivamente tedesco, " dimostrava di voler rinunciare all'aiuto militare dell'Italia ". E se, contrariamente alla convinzione dei tedeschi, il conflitto polacco si fosse esteso provocando una guerra europea, l'Italia non riteneva che sussistessero " le premesse " dell'alleanza. In una parola l'Italia cercava una via d'uscita. Due giorni dopo, il 23 agosto, pervenne a Berlino un altro avvertimento, questa volta da parte dell'ambasciatore a Roma, Hans Georg von Macken-sen. Egli scrisse a Weizsacker per informarlo di quanto era accaduto " dietro le quinte ". La lettera, secondo una nota scritta in margine al documento sequestrato con la calligrafia di Weizsacker, fu " sottoposta al Fùhrer ". Essa dovette aprirgli gli occhi. La posizione dell'Italia, delineatasi in seguito a una serie di incontri tra Mussolini, Ciano e Attolico, era, secondo Mackensen, 602 Verso la guerra mondiale la seguente: la Germania, se avesse invaso la Polonia, avrebbe violato il patto d'Acciaio, basato sull'impegno di non provocare una guerra fino al 1942. Inoltre, a differenza di quanto pensava il suo alleato tedesco, Mussolini era certo che se la Germania avesse attaccato la Polonia sia la Gran Bretagna sia la Francia sarebbero intervenute " e, con esse, anche gli Stati Uniti, dopo qualche mese ". Mentre la Germania sul fronte occidentale sarebbe rimasta sulla difensiva, i francesi e gli inglesi, secondo l'opinione del Duce, sarebbero scesi in Italia con tutte le forze a loro disposizione. Cosi l'Italia avrebbe dovuto sostenere da sola il peso della guerra per dare al Fiihrer il modo di sistemare la questione orientale... u. Fu in seguito a questi avvertimenti che Hitler inviò la lettera a Mussolini il mattino del 25 agosto e attese tutto il giorno la risposta con crescente impazienza. Poco dopo la mezzanotte del giorno prima, Ribbentrop, terminata la relazione al Fùhrer dei particolari del suo trionfo di Mosca, aveva telefonato a Ciano per informarlo, " dietro suggerimento del Fùhrer ", dell'" estrema gravita della situazione, dovuta alle provocazioni polacche " *. Un'annotazione di Weizsacker rivela che tale telefonata aveva lo scopo di " far sf che gli italiani non potessero più parlare di sviluppi inattesi ". Quindi il " duce " sapeva già che l'attacco tedesco alla Polonia era imminente, quando, alle 15,20 del 25 agosto, l'ambasciatore Mackensen gli consegnò la lettera di Hitler, a Palazzo Venezia, a Roma. A differenza di Hitler, Mussolini era certo che la Gran Bretagna e la Francia sarebbero entrate immediatamente in guerra, con conseguenze catastrofiche per l'Italia, la cui marina non era in grado di reggere il confronto con quella britannica nel Mediterraneo e il cui esercito sarebbe stato schiacciato da quello francese**. Secondo un dispaccio inviato da Mackensen a Berlino alle 22,25, nel quale l'ambasciatore riferiva sul suo incontro con Mussolini, il " duce ", dopo aver letto attentamente la lettera due volte in sua presenza, si dichiarò " completamente d'accordo " riguardo al patto nazi-sovietico e disse di rendersi conto che " non si poteva più evitare un conflitto armato con la Polonia ". Infine, e Mackensen riferf che questo lo affermò con particolare enfasi " egli sarebbe rimasto al nostro fianco incondizionatamente, con tutti i mezzi a sua disposizione " ". * Bisogna tener presente che le " provocazioni polacche ", tanto messe in risalto iri quei giorni da Hitler e Ribbentrop nei loro incontri e nelle note diplomatiche scambiate con inglesi, francesi, russi e italiani, e propalate con titoli cubitali dalla stampa controllata dai nazisti, erano quasi completamente inventate dai tedeschi. La maggior parte delle provocazioni in Polonia erano opera di tedeschi che ricevevano ordini da Berlino. Nei documenti tedeschi caduti in mano agli Alleati si trovano numerose prove in proposito. ** II giorno prima - il 24 agosto - Ciano aveva fatto visita al re, nella sua residenza estiva in Piemonte, e il vecchio monarca, che era stato messo da parte da Mussolini, aveva parlato sprezzantemente delle forze armate del suo paese. Secondo Ciano, egli avrebbe detto: " L'esercito è in uno stato pietoso. Perfino la difesa della frontiera è insufficiente. Egli aveva fatto trentadue ispezioni ed era convinto che i francesi potevano attraversarla con grande facilità. Gli ufficiali dell'esercito italiano non sono qualificati per il loro compito e il nostro equipaggiamento è vecchio ed antiquato " (Diario di Ciano, p. 148). Gli ultimi giot

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ma il " duce " all'insaputa dell'ambasciatore tede^on ^risse al Fii'ire una lettera di diverso tenore. Ciano ne telefonò il testo ,& s Estrema urge° ad Attolico, che era rientrato a Berlino e che " verso J i pomeridi * " a , arrivò alla Cancelleria per consegnarla personalmente ^e Molf Hitler^6" condo Schmidt, che era presente, essa colpì il Fùhrer C^JQ Xm fulmine. , pò aver espresso la sua " completa approvazione " rigu^oU al patto naZ'j . . vietico e la sua " comprensione per il problema della ftia ", Muss" veniva al punto essenziale con queste parole: Quanto all'atteggiamento pratico dell'Italia nel caso di un^ militare [la s" lineatura è di Mussolini], il mio punto di vista è il seguente: /alk r_e. Se la Germania attaccherà la Polonia e il conflitto rimarrà \\ ve^ *ato, l'Italia f° rà alla Germania qualsiasi assistenza politica ed economica che ' na^Tà richiesta. un Se la Germania attaccherà la Polonia * e gli alleati di quesr oppone inizieranl* non contrattacco verso la Germania, Vi informo d'anticipo che sarLlla ^rtuno per me

ajtt; blicato a Stoccarda nel 1947. Kordt l'ha eliminata nella seconda eVa '^ del libro, m* unj scrittori hanno continuato a riprenderla dalla prima edizione. Essa figMesc ^Zwischen HitV, paul Stalin di Peter Kleist, uscito nel 1950, e Pagina 422

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt perfino nella traduzione inAt° fidile memorie ..divertente ragp circa la falsificazione di questa lettera, cfr. NAMIER, In thè Nazi Ere 604 Verso la guerra mondiale Così, se da un lato Hitler poteva contare sulla neutralità benevola del-l'URSS anziché paventare il suo intervento, dall'altro l'alleato legato alla Germania dal patto d'Acciaio si ritirava; e ciò proprio il giorno in cui sembrava che la Gran Bretagna avesse preso irrevocabilmente posizione firmando con la Polonia un patto di mutua assistenza contro l'aggressione tedesca. Hitler lesse la lettera del " duce ", disse ad Attolico che avrebbe dato immediatamente una risposta e congedò con estrema freddezza l'inviato italiano. Uscito Attolico, il dottor Schmidt udì Hitler commentare amaramente: " Gli italiani si stanno comportando proprio come nel 1914 " - e quella sera la Cancelleria risuonò di improperi all'indirizzo dello " sleale alleato dell'Asse ". Ma le parole non risolvevano la situazione. Secondo i piani prestabiliti, l'esercito tedesco avrebbe dovuto mettersi in marcia contro la Polonia nove ore dopo: erano infatti, in quel momento, le 18,30 del 25 agosto, e l'invasione era prevista per le 4,30 del mattino del 26 agosto. Il dittatore nazista doveva decidere senza indugio, tenendo conto delle notizie giunte da Londra e da Roma, se mantenere inalterato il programma, o spostare la data, o rinunciare addirittura a tutto. Mentre accompagnava Attolico fuori dallo studio di Hitler, Schmidt si imbattè nel generale Keitel che correva dal Fuhrer. Pochi minuti dopo il generale usciva in gran fretta gridando concitatamente al suo aiutante: " L'ordine di avanzata dev'essere nuovamente rimandato! " Hitler, messo con le spalle al muro da Mussolini e da Chamberlain, aveva rapidamente preso una decisione. " II Fuhrer è assai agitato ", annotò Hal-der nel suo diario, e continuava: Ore 19,30. Ratificato il trattato tra Polonia ed Inghilterra. Non si iniziano le ostilità. Si debbono fermare tutti i movimenti di truppe, perfino in prossimità della frontiera, se non è possibile altrimenti. Ore 20,3 y. Conferma di Keitel. Canaris: revocate le restrizioni delle comunicazioni telefoniche con l'Inghilterra e la Francia. Conferma lo sviluppo degli avvenimenti. Il diario della marina tedesca contiene ragguagli più particolareggiati in merito al rinvio e alle ragioni che l'avevano determinato: 25 agosto. Il " caso bianco " già iniziato verrà fermato alle 20,30 in seguito alla mutata situazione politica (patto di mutua assistenza fra Inghilterra e Polonia del 25 agosto, ore 12, e dichiarazione del Duce che egli è bensì pronto a mantenere la sua parola, ma che deve chiedere grandi rifornimenti di materie prime) ". Tre dei principali accusati al processo di Norimberga diedero durante l'interrogatorio una propria versione del rinvio dell'attacco". Ribbentrop affermò che quando venne a sapere del patto anglo-polacco e " apprese " che " si stavano prendendo misure militari contro la Polonia " (come se egli non fosse stato perfettamente al corrente dell'attacco), si recò " immediatamente " dal Fuhrer e lo esortò a rinunciare all'invasione della Polonia; sul che " il Fuhrer fu subito d'accordo ". Ciò è di certo completamente falso. Le testimonianze di Keitel e Gò'ring sembrano un po' più sincere. " Fui improvvisamente chiamato da Hitler alla Cancelleria, - raccontò Keitel a Gli ultimi giorni di pace 605 Norimberga nel corso della sua deposizione. - Egli mi disse: Fermate subito ogni cosa. Ho bisogno di tempo per condurre dei negoziati ". Che fino all'ultimo momento Hitler fosse convinto di potere uscire dalla difficile situazione per mezzo di negoziati, è stato confermato da Goring in un interrogatorio svoltosi a Norimberga prima del processo. Il giorno in cui l'Inghilterra diede ufficialmente alla Polonia la sua garanzia, il Fiih-rer mi chiamò al telefono e mi disse di aver sospeso la Pagina 423

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt progettata invasione della Polonia. Gli chiesi se la misura era temporanea o definitiva. Rispose: " No, devo vedere se riesco a impedire l'intervento britannico ". Per quanto la defezione all'ultimo momento di Mussolini costituisse per Hitler un colpo molto grave, appare evidente dalla testimonianza citata che la firma da parte della Gran Bretagna del trattato di mutua assistenza con la Polonia, ebbe un peso assai maggiore sulla decisione del dittatore tedesco di rinviare l'attacco. È certo strano che Hitler pensasse ancora di riuscire, come disse a Goring, " a impedire l'intervento britannico ", dopo che l'ambasciatore Henderson, quello stesso giorno, l'aveva nuovamente avvertito che se la Polonia fosse stata attaccata la Gran Bretagna sarebbe scesa in campo, e dopo che il governo britannico aveva proprio allora dato solennemente la sua parola in tal senso con un trattato ufficiale. È probabile che l'esperienza fatta con Chamberlain a Monaco abbia indotto Hitler a credere che il primo ministro avrebbe capitolato di nuovo, solo che si fosse trovata una via d'uscita. Ma resta pur sempre strano che un uomo, che aveva dimostrato in passato tanto acume in politica estera, non si rendesse conto del cambiamento avvenuto in Chamberlain e nella situazione della Gran Bretagna: cambiamento che, dopo tutto, egli stesso aveva provocato. Fu assai difficile fermare l'esercito tedesco la sera del 25 agosto, giacché molte unità erano già in movimento. Nella Prussia orientale l'ordine che revocava l'attacco pervenne al I corpo d'armata del generale Petzel alle ore 21,37, e s°l° gli sforzi disperati di parecchi ufficiali, precipitosamente mandati a raggiungere i distaccamenti avanzati, riuscirono ad arrestare le truppe. Al crepuscolo le colonne motorizzate del corpo del generale von Kleist, dislocate al sud, avevano cominciato a marciare in direzione della frontiera polacca. Esse furono arrestate presso il confine da un ufficiale dello Stato maggiore che aveva effettuato un audace attcrraggio vicino alla frontiera con un piccolo aereo da ricognizione. In alcuni settori gli ordini arrivarono soltanto quando la sparatoria era già cominciata; tuttavia, dato che i tedeschi stavano provocando incidenti da parecchi giorni lungo tutto il confine, lo Stato maggiore generale polacco non sospettò di che cosa realmente si trattasse. Pertanto, il 26 agosto, esso comunicò che numerose " bande tedesche " avevano attraversato il confine e attaccato fortini e stazioni di dogana con mitragliatrici e bombe a mano e che " in un caso si era trattato.cli un distaccamento dell'esercito regolare ". 606 Verso la guerra mondiale Gioia e confusione tra i "cospiratori". •;.< La notizia, diffusa la sera del 25 agosto, che Hitler aveva revocato l'ordine d'attacco contro la Polonia, fu motivo di grande giubilo per il gruppo di cospiratori dell'Abivehr. Il colonnello Oster comunicò la notizia a Schacht e a Gisevius, esclamando: " II Fuhrer è rovinato ", e la mattina dopo l'ammiraglio Canaris fu ancor più giubilante. " Hitler, - dichiarò Canaris, - non potrà superare questo colpo. La pace è salva per altri vent'anni ". Entrambi pensavano che il problema di eliminare il dittatore nazista fosse ormai superato: Hitler era un uomo finito. Per parecchie settimane, mentre quella fatale estate volgeva al termine, i cospiratori - tali essi si consideravano - si erano nuovamente messi in moto, benché riesca difficile comprendere lo scopo preciso di quella loro attività. Goerdeler, Adam von Trott, Helmuth von Moltke, Fabian von Schla-brendorff e Rudolf Pechel avevano tutti compiuto un pellegrinaggio a Londra dove avevano informato non solo Chamberlain e Halifax, ma anche Churchill e altri dirigenti inglesi, che Hitler stava progettando di attaccare la Polonia per la fine di agosto. Questi tedeschi contrari a Hitler si rendevano ben conto che la Gran Bretagna, compreso Chamberlain col suo ombrello, era cambiata dai giorni di Monaco e che l'unica condizione da essi posta l'anno precedente per eliminare Hitler (cioè che la Gran Bretagna e la Francia dichiarassero che si sarebbero opposte con misure militari a qual-siasi nuova aggressione nazista) ormai era stata soddisfatta. Che cos'altro aspettavano? Ciò non risulta ben chiaro dalla documentazione che ci hanno lasciato, anzi si ha l'impressione che non lo sapessero neppure loro. Per quanto ben intenzionati, erano irretiti da una grande confusione di idee e da un paralizzante senso di inanità. Il controllo che Hitler esercitava in Germania sulle forze armate, la polizia, il governo e il popolo era tale che non poteva venir scosso o minato qualsiasi azione essi pensassero di intraprendere. Il 15 agosto von Hassell fece visita al dottor Schacht nella sua nuova garconnière di Berlino. L'ex ministro dell'Economia, ora a riposo, era appena Pagina 424

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt rientrato da un viaggio di sei mesi in India e in Birmania. Hassell scrisse nel suo diario: " II punto di vista di Schacht è che non possiamo far nient'al-tro che tenere gli occhi aperti e attendere, e che le cose seguiranno il loro inevitabile corso ". Secondo quanto ha annotato nel suo diario, lo stesso Hassell quel giorno disse a Gisevius che " anche lui era propenso a rinviare, per il momento, ogni azione diretta ". Ma quale " azione diretta " si doveva rinviare? Il generale Halder, desideroso quanto Hitler di annientare la Polonia, non aveva, in quel momento, alcun interesse a liberarsi del dittatore. Il generale von Witzleben, che l'anno precedente avrebbe dovuto guidare le truppe destinate a rovesciare il Fuhrer, era ora al comando di un gruppo di armate a occidente; non era quindi in condizione di agire a Berlino, anche se l'avesse voluto. Ma era veramente deciso ad agire in quel senso? Gisevius andò a trovarlo Gli ultimi giorni di pace 607 al suo quartier generale proprio mentre stava ascoltando le notizie trasmesse dalla BBC di Londra, e si rese subito conto che al generale interessava unicamente sapere come andavano le cose. Quanto al generale Halder, egli era così occupato ad approntare i piani definitivi per l'attacco contro la Polonia, che ben poco tempo gli restava per coltivare progetti sediziosi in vista dell'eliminazione di Hitler. Interrogato a Norimberga, il 26 febbraio 1946, fu quanto mai vago circa le ragioni per cui egli stesso e gli altri presunti nemici del regime nazista nulla avevano fatto negli ultimi giorni di agosto per deporre il Fuhrer e salvare cosi la Germania dalla guerra. " Non era possibile ", disse. Perché? " Perché il generale von Witzleben era stato trasferito a occidente. Senza Witzleben l'esercito non poteva agire ". E il popolo tedesco? Allorché il capitano Sam Harris, pubblico accusatore americano a Norimberga, ricordando a Halder la sua dichiarazione che il popolo tedesco era contrario alla guerra, gli chiese: " Se Hitler si era irrevocabilmente votato alla guerra, com'è che non potevate contare sull'appoggio del popolo, prima dell'invasione della Polonia? " Halder rispose: " Scusate se sorrido. Se odo la parola " irrevocabile " riferita a Hitler, devo dire che niente era irrevocabile ". E il capo dello Stato maggiore generale spiegò che ancora il 22 agosto, dopo che Hitler aveva comunicato ai generali riuniti all'Obersalzberg la sua immutabile decisione di attaccare la Polonia e, se necessario, scendere in campo contro l'Occidente, lui stesso non era per nulla convinto che il Fuhrer avrebbe fatto ciò che aveva dichiarato". Alla luce delle annotazioni contenute nel diario di Halder in quel periodo, si trattava di una affermazione davvero stupefacente, caratteristica non solo di Halder ma anche della maggior parte degli altri " cospiratori ". Dov'era il generale Beck, predecessore di Halder nella carica di capo dello Stato maggiore generale dell'esercito? Secondo Gisevius, Beck scrisse una lettera al generale von Brauchitsch, ma il comandante in capo dell'esercito non si degnò nemmeno di rispondere. In seguito, dice Gisevius, Beck ebbe una lunga conversazione con Halder, il quale pur ammettendo che una grande guerra avrebbe condotto la Germania alla rovina, si disse convinto che " Hitler non avrebbe mai permesso lo scoppio di una guerra mondiale " e che quindi, per il momento, non c'era bisogno di deporlo ". Il 14 agosto Hassell pranzò con Beck, e fissò nel suo diario il senso di sconforto che aveva pervaso entrambi. Beck [è] un uomo molto colto, simpatico e intelligente. Purtroppo ha ben poca stima delle persone oggi alla testa dell'esercito. Per questo non sa dove potremmo trovare un aiuto. È fermamente convinto dell'indirizzo sbagliato della politica del Terzo Reich2°. I sentimenti di Beck, e degli altri intorno a lui, erano elevati e nobili, ma mentre Adolf Hitler si preparava a gettare la Germania nella guerra, nemmeno uno di questi stimabili tedeschi osò muoversi per fermarlo. Il compito era certo difficile e forse ormai inattuabile, ma essi non tentarono neppure. 608 Verso la guerra mondiale Un tentativo pare lo abbia compiuto il generale Thomas. Dopo aver compilato per Keitel un memorandum e averlo letto di persona al capo del-l'OKW a metà agosto *, gli fece visita nuovamente domenica 27 agosto, e, secondo la sua stessa relazione, gli consegnò dei " documenti statistici illustrati con grafici... [i quali] dimostravano chiaramente la enorme superiorità militare ed economica delle potenze occidentali e i pericoli a cui andremmo incontro ". Keitel, con insolito coraggio, mostrò il materiale a Hitler, il quale rispose di Pagina 425

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non condividere le " preoccupazioni del generale Thomas circa il pericolo di una guerra mondiale, specie ora che l'Unione Sovietica era dalla sua parte "21. Così ebbero fine gli sforzi dei " cospiratori " per trattenere Hitler dallo scatenare la seconda guerra mondiale, a prescindere dai deboli tentativi compiuti all'ultim'ora dal dottor Schacht, tanto vantati dall'astuto finanziere nella sua autodifesa al processo di Norimberga. In agosto, al suo ritorno dall'India, Schacht scrisse a Hitler, a Góring e a Ribbentrop (nel momento decisivo pare che nessuno dei capi dell'opposizione sia andato più in là di qualche lettera e memorandum) ma, " con sua grande sorpresa " (così disse in seguito), non ricevette risposta. Decise allora di recarsi a Zossen, poche miglia a sud-est di Berlino, dove l'alto comando dell'esercito aveva stabilito il suo quartier generale per la campagna di Polonia, per conferire personalmente col generale von Brauchitsch. Che cosa gli avrebbe detto? A Norimberga nella sua deposizione Schacht spiegò che intendeva dire al capo dell'esercito che sarebbe stato anticostituzionale per la Germania entrare in guerra senza l'approvazione del Reichstag! Era quindi un dovere, per il comandante in capo dell'esercito, tener fede al giuramento prestato alla costituzione. Purtroppo il dottor Schacht non riuscì a vedere Brauchitsch. Canaris lo avvertì che se fosse venuto a Zossen il comandante dell'esercito " lo avrebbe probabilmente fatto subito arrestare " - prospettiva, questa, che non sembrava attrarre molto l'ex sostenitore di Hitler22. Ma la vera ragione per cui Schacht non andò a Zossen a compiere il suo ridicolo passo (se proprio avesse voluto prendersi il disturbo di adempiere a tale formalità, sarebbe stato per Hitler un gioco da bambini far approvare la guerra da un Reichstag puramente decorativo), fu esposta da Gisevius nella sua testimonianza in favore di Schacht a Norimberga. Sembra che Schacht avesse deciso di andare a Zossen il 25 agosto e che rinunciasse al viaggio quando Hitler, la stessa sera, sospese l'attacco contro la Polonia in programma per il giorno seguente. Tre giorni più tardi, secondo la testimonianza di Gisevius, Schacht decise nuovamente di compiere il suo passo a Zossen, ma Canaris lo informò che era troppo tardi23. Non si può dire che i cospiratori abbiano perso l'autobus: essi non andarono neppure alla fermata per tentare di prenderlo. * Cfr. sopra, pp. 562-63. Gli ultimi giorni di pace 609 Al pari dell'azione degli antinazisti tedeschi, risultò sterile il tentativo dei vari dirigenti del mondo neutrale che fecero appello al Fuhrer perché evitasse la guerra. Il 24 agosto il presidente Roosevelt inviò messaggi urgenti a Hitler e al presidente della Repubblica polacca invitandoli ad appianare le divergenze tra i due paesi senza ricorrere alle armi. In una dignitosa risposta, inviata il giorno dopo, il presidente Moscicki fece presente a Roosevelt che, sebbene non fosse la Polonia ad " avanzare richieste e a esigere concessioni ", pure essa era disposta a risolvere le divergenze con la Germania attraverso negoziati diretti o mediazioni, in conformità all'invito del presidente degli Stati Uniti. Hitler non rispose (Roosevelt gli aveva ricordato che egli non aveva dato risposta al suo appello del mese di aprile); così il giorno seguente, 25 agosto, il presidente inviò un secondo messaggio, nel quale informava Hitler della risposta conciliante di Moscicki e lo supplicava di " non respingere i mezzi pacifici per sistemare le cose accettati dal governo della Polonia ". Neppure alla seconda lettera fu data risposta, ma la sera del 26 agosto Weizsà'cker convocò l'incaricato d'affari americano a Berlino, Alexander C. Kirk, e lo pregò di riferire al presidente che il Fuhrer aveva ricevuto i due telegrammi e li aveva rimessi " al ministro degli Esteri affinchè venissero presi in considerazione dal governo ". Il papa intervenne il 24 agosto, con un messaggio radiofonico in favore della pace; in esso si scongiuravano " nel nome di Cristo... i potenti [ad] ascoltarci affinchè non diventino deboli a causa dell'ingiustizia... [e] non vogliano che la loro potenza sia causa di distruzione ". Nel pomeriggio del 31 agosto il papa inviò note di identico tenore ai governi della Germania, della Polonia, dell'Italia e delle due potenze occidentali, " scongiurando, nel nome di Dio, il governo tedesco e quello polacco... di evitare qualsiasi incidente ", chiedendo ai governi britannico, francese e italiano di appoggiare il suo appello e aggiungendo: II papa non vuole abbandonare la speranza che i negoziati in corso condurranno a una giusta e pacifica soluzione. Sua Santità, come quasi tutti, del resto, non si rendeva conto che i " negoziati in corso " non erano che un espediente propagandistico di Hitler per giustificare la sua aggressione. In realtà, come vedremo fra breve, in Pagina 426

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quell'ultimo pomeriggio di pace non vi erano affatto in corso negoziati, né in buona né in cattiva fede. Pochi giorni prima - il 23 agosto - anche il re del Belgio, in nome dei governi delle potenze della convenzione doganale di Oslo (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Finlandia e i tre Stati scandinavi), aveva lanciato un commovente appello per la pace, invitando " gli uomini politici responsabili a risolvere mediante negoziati le loro divergenze e rivendicazioni ". Il 28 agosto il re del Belgio e la regina d'Olanda offrirono congiuntamente i loro buoni uffici " nella speranza di allontanare la guerra "24. 6io Verso la guerra mondiale Per quanto questi appelli dei neutrali fossero nobili nella forma e negli intenti, a rileggerli oggi essi danno un senso di patetica irrealtà. Si direbbe che il presidente degli Stati Uniti, il papa e i governanti delle piccole democrazie dell'Europa settentrionale vivessero in un pianeta diverso da quello del Terzo Reich e non si rendessero conto di quanto stava avvenendo a Berlino più che di quanto accadeva su Marte. Tale ignoranza della mentalità, del carattere e delle intenzioni di Adolf Hitler, o, per dir meglio, dei tedeschi in genere (i quali, tranne poche eccezioni, erano pronti a seguirlo ciecamente, dovunque e comunque, senza curarsi della morale, dell'etica, dell'onore o della concezione cristiana dell'uomo) sarebbe costata molto cara nei mesi seguenti ai popoli guidati da Roosevelt e dai monarchi del Belgio, dell'Olanda, del Lussemburgo, della Norvegia e della Danimarca. Quelli fra di noi che si trovavano a Berlino negli ultimi giorni carichi di tensione prima dello scoppio della guerra, e che cercavano di comunicare le notizie all'estero, ben poco riuscivano a sapere di quanto stava avvenendo sia alla Wilhelmstrasse, sede della Cancelleria e del Ministero degli Esteri, sia alla Bendlerstrasse, dove i militari avevano i loro uffici. Seguivamo come meglio potevamo l'andirivieni alla Wilhelmstrasse. Controllavamo ogni giorno con cura un'infinità di voci, di indiscrezioni e di notizie tendenziose. Cercavamo di interpretare l'umore dell'uomo della strada, o dei funzionari statali, dei capi partito, dei diplomatici e degli ufficiali di nostra conoscenza. Ma a quel tempo, sia noi sia il grosso pubblico, eravamo quasi completamente all'oscuro del contenuto dei frequenti, spesso burrascosi colloqui dell'ambasciatore Henderson con Hitler e Ribbentrop, della corrispondenza fra Hitler e Chamberlain, Mussolini e Stalin, del tenore delle conversazioni di Ribbentrop con Molotov e con Ciano, dei messaggi segreti di cui vi era un attivissimo scambio fra i disorientati diplomatici e i funzionari del Ministero degli Esteri, e infine dei vari movimenti che i capi militari stavano progettando o effettuando. Naturalmente, anche noi al pari del pubblico sapevamo qualcosa. Il patto nazi-sovietico era stato strombazzato ai quattro venti (il protocollo segreto relativo alla spartizione della Polonia e del resto dell'Europa orientale venne però alla luce solamente dopo la guerra). Ancor prima che esso fosse firmato, avevamo saputo che Henderson si era recato in volo a Berchtesga-den per assicurare Hitler che il patto non avrebbe dissuaso la Gran Breta-gna dal mantener fede alla garanzia data alla Polonia. All'inizio dell'ultima settimana di agosto, ci si rese conto a Berlino, che, qualora non si fossero ripetute le circostanze di Monaco, la guerra era ormai inevitabile e che essa sarebbe scoppiata entro pochi giorni. Il 25 agosto, gli ultimi civili britannici e francesi residenti in Germania si allontanarono dal paese. Il giorno dopo fu disdetto ufficialmente il grande raduno nazista a Tannenberg, in programma per il 27 agosto, nel corso del quale Hitler avrebbe dovuto prendere la parola; lo stesso accadde per il congresso annuale del partito a No-rimberga (chiamato da Hitler il Congresso della Pace), che doveva aver luogo nella prima settimana di settembre. Il 27 agosto il governo annunciò Gli ultimi giorni di pace 611 che a partire dal giorno dopo avrebbe avuto inizio il razionamento dei generi alimentari, del sapone, delle scarpe, dei tessili e del carbone. Ricordo che questo annuncio, più d'ogni altra cosa, rese consapevole il popolo tedesco dell'imminenza della guerra, provocando commenti ad alta voce tra la gente. Lunedì 28 agosto i berlinesi assistettero all'ininterrotto passaggio attraverso la città delle truppe dirette a est, trasportate da camion, furgoni e ogni altro tipo di veicolo che si era potuto racimolare. Anche questo particolare contribuì ad aprire gli occhi all'uomo della strada. Fu quella, ricordo, una fine settimana calda e afosa e la maggior parte dei berlinesi, nonostante l'imminenza della guerra, era andata ai laghi e nei boschi Pagina 427

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt che circondano la capitale. Rientrando in città la domenica sera, i berlinesi appresero dalla radio che vi era stata una riunione segreta non ufficiale del Reichstag alla Cancelleria. In un comunicato del DNB (Deutsches Nachrichtenburo) si diceva che " il Fiihrer poneva in risalto la gravita della situazione ". Era questa la prima volta che il pubblico veniva informato da Hitler della gravita del momento. Non furono forniti particolari sulla seduta e tranne i membri del Reichstag e dell'entourage di Hitler nessuno potè conoscere lo stato d'animo in cui si trovava, in quel giorno, il dittatore nazista. Una descrizione si trova nel diario di Halder, nella annotazione del 28 agosto, in cui l'autore riferisce quanto gli aveva detto il colonnello Oster, déH'Abwebr. Conferenza alla Cancelleria del Reich alle 17,30. Sono presenti i membri del Reichstag e parecchie personalità del partito... Situazione molto grave. Si è deciso di risolvere in un modo o nell'altro la questione orientale. Programma minimo: restituzione di Dan-zica, soluzione del problema del corridoio. Programma massimo: " dipenderà dalla situazione militare ". Se il programma minimo non potrà essere realizzato, allora la guerra: guerra brutale! Lo stesso Hitler sarà in prima linea. L'atteggiamento del Duce serve ai nostri interessi. Guerra molto dura, forse disperata. " Finché vivo non si parlerà di capitolazione ". Patto sovietico molte volte interpretato dal partito in modo errato. Un patto con Satana per cacciare il diavolo... " Applausi al momento dovuto, ma poco nutriti ". Impressioni personali sul Fiihrer: esaurito, sparuto, voce rauca, preoccupato. " Intorno a sé ha ora esclusivamente dei consiglieri delle SS ". A Berlino l'osservatore straniero poteva rendersi conto come la stampa, sotto la guida esperta del dottor Goebbels, ingannasse l'ingenuo popolo tedesco. Per sei anni, in seguito alla Gleichschaltung, all'" inquadramento " dei quotidiani, vale a dire la soppressione della libertà di stampa, i cittadini erano stati privati di ogni informazione obiettiva su ciò che accadeva nel mondo. Per qualche tempo si poterono ancora trovare nelle principali edicole giornali svizzeri in lingua tedesca stampati a Zurigo e Basilea, che riportavano notizie corrispondenti alla verità. Ma negli ultimi anni la loro vendita era stata proibita nel Reich, o almeno limitata a poche copie. I tedeschi che sapevano l'inglese e il francese potevano trovare ogni tanto copie dei giornali di Londra e di Parigi, peraltro sufficienti solo per un numero limitatissimo di persone. " Un mondo completamente isolato, quello in cui vivono i tedeschi! 6i2 Verso la guerra mondiale annotavo nel mio diario il io agosto 1939. - A farcelo ricordare basta un'occhiata ai giornali di ieri e di oggi ". Ero rientrato in Germania dopo una breve licenza trascorsa a Washington, New York e Parigi e due giorni prima, ritornando in treno dalla mia casa in Svizzera, avevo comperato un fascio di giornali di Berlino e della Renania. Essi mi fecero ripiombare subito nello strano mondo nazista, dissimile dal mondo che avevo appena lasciato quasi si trattasse di un altro pianeta. Sempre il io agosto, dopo il mio arrivo a Berlino, scrissi: Mentre tutto il resto del mondo è convinto che la pace sta per finire per colpa della Germania, che è la Germania a minacciare la Polonia... qui in Germania, nel mondo creato dai giornali locali, si sostiene esattamente il contrario... I giornali nazisti affermano rumorosamente: la Polonia disturba la pace europea; la Polonia minaccia di invadere la Germania coi suoi eserciti... POLONIA ATTENZIONE! ammonisce nel titolo principale la " Berliner Bbrsen Zeitung ", e aggiunge: RISPOSTA ALLA POLONIA: PAZZI SANGUINARI (Amok-Laufer) CONTRO LA PACE e LA GIUSTIZIA IN EUROPA! " II titolo di " Der Fuhrer ", quotidiano di Karlsruhe, comperato sul treno, è: VARSAVIA MINACCIA DI BOMBARDARE DANZICA - AGITAZIONE INCREDIBILE DELLA MEGALOMANIA POLACCA (des polnischen Grossenwahnsinns)\ Ve da chiedersi: può davvero il popolo tedesco prestar fede a queste fandonie!? Se lo domandate ai tedeschi, risulta che moltissimi ci credono. Alla data stabilita da Hitler per l'attacco contro la Polonia - sabato 26 agosto - la campagna giornalistica di Goebbels raggiunse il culmine. Ho segnato nel mio diario alcuni titoli: La " Berliner Bbrsen Zeitung ": CAOS COMPLETO IN POLONIA - FAMIGLIE TEDESCHE FUGGONO - TRUPPE POLACCHE PREMONO SULLA FRONTIERA TEDESCA! Il " I2-Uhr Blatt ": SI SCHERZA COL FUOCO OLTRE MISURA - TRE AEROPLANI CIVILI FATTI SEGNO AL FUOCO POLACCO - NEL CORRIDOIO NUMEROSE FATTORIE TEDESCHE IN FIAMME! Recandomi alla sede della radio, a mezzanotte, mi procurai l'edizione domenicale (27 agosto) del " Volkischer Beobachter ". I titoli, a caratteri alti Pagina 428

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt un pollice, occupavano tutta la parte superiore della prima pagina: TUTTA LA POLONIA IN FERMENTO PER LA GUERRA! UN MILIONE E MEZZO DI UOMINI MOBILITATI! CONTINUI TRASPORTI DI TRUPPE VERSO LA FRONTIERA! CAOS NELL'ALTA SLE-SIA! Naturalmente, non vi era alcun accenno a una mobilitazione da parte tedesca, sebbene, come s'è visto, la Germania avesse mobilitato già da una settimana. Gli ultimi sei giorni di pace. Riavutosi dalla doccia fredda della lettera di Mussolini, pervenuta nelle prime ore della sera del 25 agosto, lettera che, insieme alla notizia della firma dell'alleanza anglo-polacca, l'aveva indotto a rinviare l'attacco contro la Polonia fissato per l'indomani, Hitler inviò al " duce " una breve nota nella quale gli chiedeva "quali strumenti bellici e quali materie [occorrevano], Gli ultimi storni di face 613 e entro quanto tempo ", perché l'Italia potesse " prender parte a un grande conflitto europeo ". La lettera fu trasmessa telefonicamente dallo stesso Rib-bentrop all'ambasciatore a Roma alle 19,40 e consegnata al dittatore italiano alle 2i,3025. La mattina seguente, a Roma, Mussolini ebbe uno scambio di idee coi capi delle forze armate italiane, al fine di compilare una lista di quanto era strettamente necessario per una guerra della durata di dodici mesi. Secondo le parole di Ciano, che partecipò alla compilazione della lista, essa " è tale da uccidere un toro se la potesse leggere " ". In essa si parlava di sette milioni di tonnellate di petrolio, di sei milioni di tonnellate di carbone, di due milioni di tonnellate di acciaio, di un milione di tonnellate di legname; seguivano moltissime altre voci, per finire con 600 tonnellate di molibdeno, 400 tonnellate di titanio e 20 tonnellate di zirconio. Inoltre Mussolini chiedeva 150 batterie antiaeree per proteggere la zona industriale dell'Italia settentrionale, a pochi minuti di volo dalle basi aeree francesi: particolare che egli fece presente a Hitler in una lettera compilata contemporaneamente alla lista. Il messaggio fu trasmesso telefonicamente da Ciano ad Attolico a Berlino poco dopo il mezzogiorno del 26 agosto e da Attolico immediatamente consegnato a Hitler27. Si trattava di qualcosa di più di un imponente elenco del materiale necessario. Il documento era un chiaro indizio dell'intenzione del dittatore fascista di sciogliersi dai suoi impegni verso il Terzo Reich; il Fùhrer, dopo aver letto questa seconda lettera, non potè più avere dubbi in proposito. Mussolini scriveva al suo camerata: Fùhrer, non Vi avrei inviato questo elenco o, almeno, esso avrebbe contenuto un numero minore di voci e cifre molto più basse, se avessi avuto il tempo, da noi previsto di comune accordo, per accumulare riserve e accelerare i tempi dell'autarchia. È mio dovere informarvi che, senza la certezza di ricevere questi rifornimenti, i sacrifìci che imporrei al popolo italiano... sarebbero probabilmente inutili e potrebbero compromettere, insieme alla vostra causa, anche la mia. Dal canto suo, l'ambasciatore Attolico, che era contrario alla guerra e, qualora questa fosse scoppiata, alla partecipazione dell'Italia al fianco della Germania, nel consegnare il messaggio a Hitler aggiunse che " tutto il materiale doveva giungere in Italia prima dell'inizio delle ostilità " e che tale richiesta era " categorica " *. Mussolini sperava ancora in una seconda Monaco. Nella sua lettera aggiunse una frase in cui dichiarava che, se il Fiihrer riteneva che vi fosse ancora " qualche possibilità di soluzione in sede politica ", in tal caso, egli * Questo punto causò a Berlino un ancor maggiore risentimento e una certa confusione a Roma, che Ciano dovette chiarire. Attolico spiegò più tardi a Ciano di aver deliberatamente insistito affinchè l'intera fornitura venisse effettuata prima dello scoppio delle ostilità " per scoraggiare i tedeschi dal venire incontro alle nostre richieste ". Consegnare tredici milioni di tonnellate di materiale in pochi giorni era naturalmente del tutto impossibile, e Mussolini presentò le sue scuse all'ambasciatore von Mackensen per il " malinteso ", riconoscendo che " neppure l'Onnipotente potrebbe trasportare qui tali quantità in pochi giorni. Non gli era mai venuto in mente di fare una richiesta così assurda "28. 614 Verso la guerra mondiale era pronto, come in passato, a offrire tutto il suo appoggio al collega tedesco. Nonostante le loro intime relazioni personali, il patto d'Acciaio e le ostentate Pagina 429

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt manifestazioni di solidarietà degli anni precedenti, persine all'ultima ora Hitler aveva preferito non confidare a Mussolini il suo vero obiettivo, l'annientamento della Polonia, e di ciò l'alleato italiano era ancora completamente all'oscuro. Soltanto alla fine di quella giornata - 26 agosto - fu colmata tale lacuna. Tre ore dopo aver ricevuto il messaggio del " duce ", il Fiihrer inviò una lunga risposta. Anche questa volta Ribbentrop la comunicò per telefono, alle 15,08, all'ambasciatore a Roma, von Mackensen, il quale si affrettò a consegnarla a Mussolini poco dopo le 17. Hitler dichiarava che alcune richieste italiane, ad esempio quelle riguardanti il carbone e l'acciaio, potevano essere senz'altro accolte; molte altre, al contrario, non potevano essere accolte. In ogni caso, la condizione su cui aveva insistito Attolico, cioè che il materiale venisse fornito prima dello scoppio delle ostilità, era " impossibile ". Hitler rese poi noti, finalmente, al suo amico e alleato i veri e immediati obiettivi della Germania. Poiché né la Francia né la Gran Bretagna potranno conseguire ad occidente successi decisivi e poiché la Germania, grazie all'accordo con la Russia, dopo la sconfitta della Polonia avrà libere tutte le sue forre impegnate in oriente..., non rinuncerò a risolvere la questione orientale anche a rischio di complicazioni con l'Occidente. Duce, io comprendo la vostra situazione e vi chiedo soltanto di tener impegnate, in base alla vostra stessa proposta, forze anglo-francesi mediante un'efficace propaganda e mediante opportune azioni militari dimostrative2'. È questa la prima conferma, ricavata dai documenti tedeschi, che, ven-tiquattr'ore dopo la revoca dell'ordine di attacco alla Polonia, Hitler aveva ripreso fiducia e non abbandonava i suoi progetti, " anche a rischio " di una guerra con l'Occidente. La stessa sera del 26 agosto Mussolini compi un ulteriore debole tentativo per dissuaderlo. Egli scrisse un nuovo messaggio al Fùhrer, Ciano lo trasmise ad Attolico e questi lo consegnò alla Cancelleria del Reich poco prima delle 19. Fiihrer! Voglio sperare che il malinteso creato involontariamente da Attolico sia stato subito chiarito... Tranne le batterie antiaeree, ciò che ho chiesto avrebbe dovuto esserci fornito nel corso di dodici mesi. Ma, benché il malinteso sia stato chiarito, è evidente che vi sarebbe impossibile aiutarmi materialmente a colmare i vuoti creati nell'armamento italiano dalle guerre di Etiopia e di Spagna. Così assumerò l'atteggiamento da voi suggerito, almeno nella fase iniziale del conflitto, tanto da immobilizzare la maggior quantità possibile di truppe anglo-francesi - il che sta già avvenendo. Nel contempo accelererò al massimo i preparativi militari. Tuttavia, il " duce " - preoccupato per la meschina parte da lui svolta in quel momento decisivo - era ancora convinto che si dovesse prendere in considerazione la possibilità di una nuova Monaco. Nella lettera diretta al Fùhrer, continuava: Gli ultimi giorni di pace 615 ... Oso insistere nuovamente, non certo per considerazioni di carattere pacifista, estranee alla mia natura, ma nell'interesse dei nostri due popoli e dei nostri due regimi, sull'opportunità di venire a una soluzione di carattere politico, che io ritengo ancora possibile: soluzione, naturalmente, tale da dare alla Germania piena soddisfazione, moralmente e materialmente 30. Come risulta dai documenti, il dittatore italiano si batteva per la pace solo perché non era pronto per la guerra. Ma questo ruolo gli risultava assai poco gradito. " Vi lascio immaginare, - dichiarava a Hitler nell'ultimo dei messaggi scambiati il 26 agosto, - il mio stato d'animo nel veder costretto, per forza maggiore, a non darvi una prova tangibile di solidarietà nel momento dell'azione ". Alla fine di quella laboriosa giornata Ciano annotò nel suo diario: " II Duce è veramente sconvolto. Il suo istinto militare e il suo senso dell'onore lo portavano al combattimento. La ragione l'ha fermato. Ma molto ne soffre... Oggi ha dovuto dar di cozzo in una dura realtà. E per il Duce è stato uno schianto ". Dopo questo serrato scambio di lettere, Hitler si rassegnò ad esser lasciato nei guai da Mussolini. Nella tarda sera del 26 agosto inviò un nuovo messaggio al suo alleato dell'Asse, messaggio che fu trasmesso telegraficamente da Berlino alle o, i o del 27 agosto e che giunse a Mussolini alle 9 del mattino. Duce! ho ricevuto la vostra comunicazione circa il vostro atteggiamento definitivo. Rispetto le ragioni e i motivi che vi hanno indotto a prendere Pagina 430

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt questa decisione. Comunque, se si verificheranno certe circostanze, essa potrà portare a qualcosa di positivo. Secondo me l'essenziale è però che almeno fino all'inizio della lotta il mondo non sappia dell'atteggiamento che l'Italia intende adottare. Così vi chiedo vivamente di sostenere la mia lotta psicologicamente, con la stampa o con altri mezzi. Vorrei anche pregarvi, Duce, di costringere, se possibile, la Gran Bretagna e la Francia, per mezzo di azioni militari dimostrative, a tenere impegnate una parte delle loro forze armate, e comunque di lasciar quelle due nazioni nell'incertezza. Ma, Duce, la cosa più importante è questa: se, come ho detto, dovessi impegnarmi in una grande guerra, il suo esito a est sarà deciso prima che le due potenze occidentali possano ottenere qualsiasi successo. Allora quest'inverno, o al più tardi in primavera, attaccherò a occidente con forze almeno eguali a quelle della Francia e della Gran Bretagna... Devo chiedervi un grande favore, Duce. In questa difficile lotta, voi e il vostro popolo potete aiutarmi mandandomi dei lavoratori italiani, sia per l'industria che per l'agricoltura... Faccio appello in special modo alla vostra generosità per questa mia richiesta e vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto per la causa comune. ADOLF HITLER 31. Il " duce " rispose nel tardo pomeriggio che il mondo non avrebbe " saputo prima dello scoppio delle ostilità quale [sarebbe stato] l'atteggiamento dell'Italia "; egli avrebbe conservato rigorosamente il segreto. Inoltre avrebbe tenuto impegnato il maggior numero possibile di forze inglesi e francesi e avrebbe mandato i lavoratori italiani che Hitler desiderava32. Qualche ora prima egli aveva ripetuto all'ambasciatore von Mackensen " con parole convincenti, come riferì l'ambasciatore a Berlino, - di ritenere ancora possibile raggiungere tutti i nostri obiettivi senza ricorrere alla guerra ", e aveva 616 Verso la guerra mondiale aggiunto che avrebbe nuovamente prospettato questa soluzione nella sua lettera al Fùhrer ". Ma non lo fece: in quel momento sembrava troppo scoraggiato perfino per riparlarne. L'esercito francese era pressoché la sola forza alleata sul fronte occidentale, ma esso superava di gran lunga, numericamente, le forze tedesche; ciò nonostante, Hitler non sembrò preoccuparsi di questo fatto negli ultimi giorni di agosto, né di quello che avrebbero fatto i francesi. Il 26 agosto, il presidente del Consiglio Daladier inviò al Fùhrer una lettera commossa ed eloquente per rammentargli quale sarebbe stata la reazione della Francia: se la Polonia fosse stata attaccata, la Francia sarebbe scesa in campo. Daladier scriveva: Se non attribuite al popolo francese una concezione dell'onore nazionale meno alta di quella che io stesso riconosco al popolo tedesco, non dovete dubitare che la Francia manterrà le solenni promesse fatte ad altre nazioni, come la Polonia... Dopo aver rivolto a Hitler un appello affinchè cercasse una soluzione pacifica per le sue divergenze con la Polonia, Daladier aggiungeva: Se il sangue della Francia e della Germania scorrerà nuovamente, come venticinque anni fa, in una guerra ancor più lunga e cruenta, ognuno dei due popoli combatterà sperando nella propria vittoria: ma la vittoria pili certa l'avranno le forze della distruzione e della barbarie.M. L'ambasciatore Coulondre, nel consegnare la lettera di Daladier, aggiunse a voce un vibrato appello personale, scongiurando Hitler " in nome dell'umanità e per la tranquillità della sua coscienza, di non lasciarsi sfuggire quest'ultima occasione per una soluzione pacifica ". Ma l'ambasciatore ebbe " il dolore " di dover riferire a Parigi che la lettera di Daladier non aveva commosso il Fiihrer: " egli è irremovibile ", disse. La risposta che Hitler dette il giorno seguente al presidente del Consiglio francese era abilmente formulata e mirava a far leva sulla riluttanza dei francesi " a morire per Danzica ": egli però non usò questa frase, propria invece dei pacifisti francesi. Dopo la restituzione della Saar la Germania aveva rinunciato a ogni rivendicazione territoriale nei confronti della Francia, dichiarava Hitler; non c'era quindi ragione perché i francesi entrassero in guerra. Se lo facevano, non era colpa sua, anzi era per lui cosa " molto penosa ". Furono questi gli unici contatti diplomatici fra la Germania e la Francia durante l'ultima settimana di pace. Coulondre non vide più Hitler dopo l'incontro del 26 agosto. La nazione che in quel frangente preoccupava di più il Pagina 431

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt cancelliere tedesco era la Gran Bretagna. Come Hitler aveva confessato a Goring la sera del 25 agosto, al momento del rinvio dell'attacco contro la Polonia, egli era sempre preoccupato di far in modo di " evitare l'intervento britannico ". Gli ultimi giorni di pace 617 La Germania e la Gran Bretagna all'undicesima ora. " II Fiihrer è notevolmente scosso ", aveva annotato nel suo diario il generale Halder il 25 agosto, quando le notizie da Roma e da Londra avevano indotto Hitler ad arrestarsi davanti all'abisso della guerra. Ma il pomeriggio seguente il capo dello Stato maggiore generale notò un brusco cambiamento nel dittatore. " II Fùhrer è molto calmo e lucido ", egli scrisse nel suo diario alle 15,22. La ragione di ciò si può trovare nel diario del generale. " Preparare tutto per la mattina del settimo giorno di mobilitazione. L'attacco comincerà il i° settembre ". L'ordine fu telefonato da Hitler all'alto comando dell'esercito. Hitler, dunque, avrebbe combattuto la sua guerra contro la Polonia. Questo era certo. Nel frattempo, avrebbe fatto il possibile per tener fuori gli inglesi. Gli appunti del diario di Halder rispecchiano i pensieri del Fiihrer e del suo entourage durante la giornata decisiva del 26 agosto. Corre voce che l'Inghilterra sia disposta a prendere in considerazione una proposta di vasta portata *. I particolari al ritorno di Henderson. Secondo altre voci l'Inghilterra si riserva il diritto di dichiarare se gli interessi vitali della Polonia sono minacciati o no. In Francia aumentano le dimostrazioni contro la guerra in senso antigovernativo... Nostro piano: chiediamo Danzica, un corridoio attraverso il Corridoio e un plebiscito analogo a quello della Saar. Forse l'Inghilterra accetterà; la Polonia probabilmente no. Un cuneo tra le due nazioni3S. La sottolineatura è di Halder, e non vi è dubbio che fino a un certo punto rifletta il pensiero di Hitler. Il Fiihrer si sarebbe sforzato di inserire un cuneo fra la Polonia e la Gran Bretagna e di fornire a Chamberlain un pretesto per sciogliersi dal suo impegno con Varsavia. Dopo aver ordinato all'esercito di tenersi pronto a marciare per il i° settembre, attese da Londra la risposta circa la sua magnanima offerta di " garantire " l'impero britannico. Egli ebbe due contatti col governo britannico, ma non a mezzo dell'ambasciata tedesca a Londra. L'ambasciatore Dirksen era in licenza e non ebbe parte alcuna nei frenetici negoziati dell'ultima ora. Uno di quei contatti fu ufficiale, avvenne tramite l'ambasciatore Henderson, giunto a Londra con un aeroplano tedesco speciale il mattino di sabato 26 agosto con le proposte del Fùhrer. L'altro fu non ufficiale, clandestino e, come risultò, assai dilettantesco, tramite un amico svedese di Goring, Birger Dahlerus, uomo che amava girare qua e là, giunto in volo a Londra da Berlino il giorno prima con un messaggio del capo della Luftwaffe per il governo britannico. " A quel tempo, - riferì Goring in seguito, durante un interrogatorio a Norimberga, - ero in contatto con Halifax per mezzo di un corriere speciale, fuori dai regolari canali diplomatici"**36. Alle 18,30 di venerdì 25 agosto, * Cioè l'offerta di Hitler del 25 agosto di " garantire " l'impero britannico. ** " Ribbenftop non era assolutamente al corrente della missione di Dahlerus, dichiarò Goring nella sua deposizione a Norimberga. - Non ho mai discusso la questione di Dahlerus con 618 Verso la guerra mondiale questo " corriere " svedese si presentò al ministro degli Esteri britannico, a Londra. Dahlerus era stato chiamato da Stoccolma a Berlino il giorno prima da Goring il quale l'aveva informato che, malgrado il patto nazi-sovietico, firmato la sera precedente, la Germania desiderava venire a un'" intesa " con la Gran Bretagna. Egli aveva messo a disposizione dello svedese uno dei suoi aerei personali affinchè potesse recarsi subito a Londra, a informare Lord Halifax di questa importante circostanza. Il ministro degli Esteri, che un'ora prima aveva firmato il patto di mutua assistenza con la Polonia, ringraziò Dahlerus per i suoi sforzi e lo informò che Henderson aveva appena conferito con Hitler a Berlino e stava ritornando in volo a Londra con le ultimissime proposte del Fùhrer; inoltre, poiché i canali ufficiali di comunicazione tra Berlino e Londra erano stati riaperti, riteneva che i servizi dell'intermediario svedese non potevano essere, ormai, di alcuna utilità. Invece ben presto risultò il contrario. Quella stessa sera, quando Dahlerus poche ore dopo telefonò a Goring per riferirgli la sua conversazione con Halifax, il feldmaresciallo lo informò che la situazione era peggiorata in Pagina 432

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt seguito alla firma del trattato anglo-polacco e probabilmente soltanto una conferenza tra rappresentanti dell'Inghilterra e della Germania avrebbe potuto salvare la pace. Come testimoniò poi a Norim-berga, Goring, al pari di Mussolini, credeva ancora nella possibilità di una seconda Monaco. A tarda sera l'infaticabile svedese informò il Foreign Office della conversazione avuta con Goring, e la mattina dopo fu invitato nuovamente a conferire con Halifax. Questa volta egli persuase il ministro degli Esteri britannico a inviare una lettera a Goring, che a suo giudizio era l'unico tedesco che avrebbe potuto evitare la guerra. Redatta in termini generici, la lettera era breve e non impegnativa. Essa confermava semplicemente il desiderio dell'Inghilterra di venire a una soluzione pacifica e sottolineava la necessità di " poter disporre ancora di qualche giorno " per raggiungere questo scopo *. Ribbentrop. Questi non sapeva affatto che Dahlerus faceva la spola fra Berlino e Londra, come intermediario fra me e il governo britannico " ". Però Goring tenne informato Hitler. * II testo della lettera è stato pubblicato in Documents on British Foreign Policy, ter2a serie, voi. VII, p. 283. Era stato omesso in tutti i documenti britannici pubblicati, fino all'uscita di questo volume, avvenuta nel 1954. L'omissione era stata molto commentata dagli storici britannici. Dahlerus non è nominato nel British Blue Book contenente i documenti relativi allo scoppio della guerra, né nel Final Report di Henderson, e neppure nel libro dello stesso Henderson intitolato Fatture of a Mission, sebbene in esso si faccia riferimento all'intermediario svedese come a un " elemento in contatto con Goring ". Nei dispacci di Henderson e di altri funzionari dell'ambasciata inglese, ora pubblicati, Dahlerus e la sua attività appaiono con una parte alquanto importante; così pure in vari memorandum del Foreign Office. I tentativi fatti da questo singolare uomo d'affari svedese per salvare la pace restarono segreti, e sia la Wilhelmstrasse che Downing Street s'ingegnarono a tenere nascosti i suoi movimenti ai giornalisti e ai diplomatici neutrali, i quali, per quanto mi consta, non ne seppero assolutamente nulla fino alla deposizione fatta da Dahlerus a Norimberga il 19 marzo 1946. Il suo libro, L'ultimo tentativo, fu pubblicato in svedese nel 1942, a guerra finita, ma l'edizione inglese non apparve prima del 1948 e altri sei anni dovettero passare prima che la parte da lui avuta in quel frangente risultasse, per così dire, confermata ufficialmente dai documenti raccolti nel volume VII della serie DBrFP. I documenti del Ministero degli Esteri tedesco relativi al mese di agosto non contengono nessun accenno a Dahlerus. tranne in un memorandum d'ordine corrente che riporta una comunicazione fatta dalla società aerea Lufthansa. Essa aveva fatto sapere Gli ultimi giorni di pace 619 Ciò nonostante il grasso feldmaresciallo la ritenne " della massima importanza ". Dahlerus gliePaveva consegnata la sera del 26 agosto, mentre egli, sul suo treno speciale, stava recandosi al quartier generale della Luft-waffe, a Oranienburg. Il treno si fermò alla prima stazione, fu ordinata un'auto e i due uomini partirono a tutta velocità alla volta della Cancelleria, dove giunsero a mezzanotte. Il palazzo non era illuminato: Hitler era già a letto, ma Gòring insistette per farlo alzare. Dahlerus, come tanti altri, fino a quel momento aveva creduto Hitler una persona ragionevole, che fosse, come l'anno prima a Monaco, pronto ad accettare una soluzione pacifica. Lo svedese doveva conoscere, in quest'occasione, le sinistre fantasie e il terribile carattere del carismatico dittatore38. Per lui, fu un'esperienza conturbante. Hitler non si curò affatto della lettera di Halifax rimessa da Dahlerus, che a Gòring era apparsa così importante da indurlo a svegliare il Fuhrer in piena notte. Invece per venti minuti egli intrattenne lo svedese con la narrazione delle sue prime lotte, delle sue grandi conquiste e dei suoi tentativi di giungere a un'intesa con gli inglesi. Quando Dahlerus gli disse incidentalmente di essere vissuto per un certo periodo in Inghilterra come lavoratore, il cancelliere lo interrogò circa quella strana isola e i suoi strani abitanti, che egli invano si era sforzato di capire. Segui una lunga disquisizione alquanto tecnica sulla potenza militare tedesca. Dahlerus dice che a questo punto egli cominciò a pensare che la sua visita " non avrebbe avuto risultati positivi ". Tuttavia lo svedese finì col trovare l'occasione per parlare degli inglesi e della sua conoscenza di quel popolo. Hitler mi ascoltò senza interrompermi... poi, improvvisamente, si alzò e, eccitato e nervoso, si mise a camminare su e giù dicendo, quasi a se stesso, che la potenza della Germania era irresistibile... D'un tratto si fermò in mezzo alla stanza e restò in piedi, con lo sguardo fisso. Aveva la voce turbata e un Pagina 433

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt aspetto assolutamente anormale. Parlava con frasi staccate: " Se ci sarà una guerra, costruirò sommergibili, costruirò sommergibili, sommergibili, sommergibili, sommergibili ". La sua voce si fece indistinta tanto che non si poteva più afferrare quel che diceva. Poi riprese il controllo di sé, alzò la voce come per rivolgersi a un grande uditorio e gridò: " Costruirò aeroplani, costruirò aeroplani, aeroplani, aeroplani, e annienterò i miei nemici ". Sembrava un fantasma uscito da un libro di favole piuttosto che un essere reale. Lo guardai sbigottito e mi volsi per vedere quale fosse la reazione di Gòring; ma questi non batteva ciglio. Infine, l'agitato cancelliere andò vicino al suo ospite e gli disse: " Herr Dahlerus, voi che conoscete così bene l'Inghilterra, sapete dirmi la ragione del continuo fallimento dei miei tentativi per venire con essa a un accordo? " Dahlerus confessa di " avere esitato, a tutta prima ", poi di aver risposto che, dal suo punto di vista personale, " la ragione era la mancanza di fiducia, da parte inglese, sia in lui che nel suo governo ". Dahlerus dice che Hitler, per tutta risposta, stendendo in fuori il braccio che " Dahlerus, un signore inviato dal Foreign Office " era arrivato a Berlino il 26 agosto su uno degli apparecchi della società. Però il nome dello svedese figura in alcuni documenti successivi. 620 Verso la guerra mondiale destro e battendosi il petto con la mano sinistra, gridò: " Idioti! Ho mai detto una menzogna, in tutta la mia vita? " Infine il dittatore nazista si calmò, vi fu una discussione circa le proposte fatte da Hitler per mezzo di Henderson e si decise che Dahlerus sarebbe tornato in volo a Londra con un'altra offerta per il governo britannico. Go-ring non fu d'accordo che essa venisse messa per iscritto; fu quindi detto all'accondiscendente svedese che doveva impararla a memoria. La proposta conteneva sei punti: i) la Germania desiderava un patto o un'alleanza con la Gran Bretagna; 2) la Gran Bretagna doveva aiutare la Germania ad ottenere Danzica e il corridoio; la Polonia avrebbe però avuto un porto franco a Danzica e avrebbe conservato il porto di Gdynia sul Baltico e un corridoio per raggiungerlo; 3) la Germania era pronta a garantire le nuove frontiere polacche; 4) la Germania pretendeva la restituzione delle sue antiche colonie o di altre equivalenti; 5) si dovevano dare garanzie alle minoranze tedesche in Polonia; 6) la Germania si sarebbe impegnata a difendere l'impero britannico. Con queste proposte bene impresse in mente, Dahlerus si recò in aereo a Londra la mattina di domenica 27 agosto, e poco dopo mezzogiorno, compiuti complicati giri per schivare i giornalisti ficcanaso, riusciva infine a comparire al cospetto di Chamberlain, di Lord Halifax, di Sir Horace Wilson e Sir Alexander Cadogan. Era evidente che ora il governo inglese prendeva molto sul serio il corriere svedese. Egli aveva portato con sé qualche affrettato appunto gettato giii durante il viaggio, concernente il suo incontro della sera prima con Hitler e Goring. Egli assicurò i due più importanti componenti del gabinetto britannico, i quali ora stavano esaminando il suo memorandum, che durante il colloquio Hitler aveva mantenuto un atteggiamento " calmo e composto ". Sebbene negli archivi del Foreign Office non sia stata rinvenuta alcuna documentazione di questa straordinaria seduta domenicale, essa è stata ricostruita nel volume che raccoglie i documenti dello stesso Foreign Office (voi. VII, terza serie), in base ai dati forniti da Lord Halifax e da Cadogan, e al memorandum dello svedese. La versione britannica differisce leggermente da quella data da Dahlerus nel suo libro e a Norimberga; riunendo i vari resoconti, risulta la seguente versione, che sembra sia la più esatta possibile. Chamberlain e Halifax si resero subito conto di trovarsi di fronte a due gruppi diversi di proposte da parte di Hitler; quelle trasmesse a Henderson divergevano dalle nuove, ora fatte conoscere da Dahlerus. Mentre nelle prime Hitler proponeva di garantire l'impero britannico dopo aver sistemato i conti con la Polonia, nella seconda si lasciava capire che il Fùhrer era disposto a negoziare, con la mediazione dell'Inghilterra, il ritorno alla Germania di Danzica e del corridoio, dopodiché egli avrebbe " garantito " i nuovi confini della Polonia. Dopo le deludenti esperienze fatte nel caso della Cecoslovacchia, per Chamberlain questo era un vecchio ritornello ed egli restò scettico di fronte all'offerta del Fùhrer, quale ora gli veniva esposta da Dahlerus. Disse allo svedese di " non vedere nessuna possibilità di soluzione a Gli ultimi giorni di pace Pagina 434

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 621 queste condizioni; forse i polacchi avrebbero accordato Danzica, ma avrebbero combattuto piuttosto che cedere il corridoio ". Infine fu stabilito che Dahlerus si recasse subito a Berlino con una risposta provvisoria e non ufficiale per Hitler, e poi tornasse a Londra onde riferire sulla reazione del Fùhrer prima che, la sera seguente, la risposta ufficiale venisse compilata e inviata a Berlino per mezzo di Henderson. Secondo la versione inglese, Halifax disse che " da queste comunicazioni segrete e non ufficiali per mezzo di Dahlerus potevano nascere delle confusioni. Era [quindi] desiderabile chiarire che, se Dahlerus tornava a Berlino quella sera, egli non vi andava per portare una risposta del governo di Sua Maestà, ma per preparare il terreno alla comunicazione ufficiale ", che sarebbe stata portata da Henderson39. Questo sconosciuto uomo d'affari svedese era divenuto talmente importante quale intermediario nei negoziati fra i governi delle due pili potenti nazioni d'Europa da poter dire (secondo le sue stesse parole) al primo ministro e al ministro degli Esteri, in quella situazione critica, che " essi dovevano trattenere Henderson a Londra fino a lunedì [il giorno seguente] per poter dare a Hitler la risposta ufficiale dopo aver saputo come il dittatore considerava il punto di vista britannico " w. Qual era dunque il punto di vista britannico, che Dahlerus avrebbe dovuto render noto a Hitler? C'è, a questo riguardo, una certa confusione. Secondo gli schematici appunti dello stesso Halifax circa le istruzioni verbali da lui date a Dahlerus, il punto di vista britannico era semplicemente questo: i) Solenne assicurazione della volontà di raggiungere una vera intesa tra G. e G. B. [le iniziali sono di Halifax]. Non v'è un membro del governo che la pensi diversamente. 2) La G. B. è tenuta a far fronte ai suoi impegni con la Polonia. 3) Le divergenze tedesco-polacche debbono essere appianate pacificamente41. Secondo la versione di Dahlerus, la risposta non ufficiale britannica affidatagli era di più vasta portata. Naturalmente il punto 6, ossia l'offerta di garantire l'impero britannico, fu respinto. Del pari, non s'intendeva parlare delle colonie finché la Germania avesse mantenuto la mobilitazione. Circa i confini della Polonia, essi dovevano essere garantiti dalle cinque grandi potenze. Nei riguardi del corridoio, si proponeva che venissero subito iniziati dei negoziati con la Polonia. Quanto al primo punto (delle proposte di Hitler), l'Inghilterra desiderava, in linea di massima, giungere a un accordo con la Germania". Dahlerus tornò in volo a Berlino domenica sera e vide Goring poco prima della mezzanotte. Il feldmaresciallo non riteneva che la risposta britannica fosse " molto favorevole ". Ma dopo aver visto Hitler a mezzanotte, egli all'una telefonò a Dahlerus all'albergo e gli disse che il cancelliere " avrebbe accettato il punto di vista inglese " sempreché il testo ufficiale delle proposte, che gli sarebbe giunto lunedì sera per mano di Henderson, fosse ad esso conforme. Goring era soddisfatto e Dahlerus lo era ancor di più. Lo svedese svegliò Sir George Ogilvie Forbes, consigliere dell'ambasciata britannica, alle due del JS". 622 Verso la guerra mondiale mattino per dargli la lieta notizia. E non solo per questo, ma anche - egli si sentiva in grado di farlo - per suggerire al governo britannico ciò che esso doveva dire nella sua risposta ufficiale. Avvertì che la nota che Henderson avrebbe portato più tardi, e precisamente lunedf 28 agosto, doveva contenere l'impegno che la Gran Bretagna avrebbe persuaso la Polonia a negoziare direttamente e immediatamente con la Germania. In un successivo dispaccio del 28 agosto Forbes riferì: Dahlerus ha telefonato or ora dall'ufficio di Gbring, comunicando istruzioni che egli ritiene essere della massima importanza. 1) La risposta britannica a Hitler non dovrebbe contenere riferimenti al piano Roosevelt *. 2) Hitler sospetta che i polacchi cercheranno di evitare i negoziati. La risposta do vrebbe quindi contenere una precisa assicurazione che i polacchi sono stati formalmente Pagina 435

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt invitati a prendere subito contatto con la Germania e ad avviare negoziati **43. Per tutto il giorno l'ormai speranzoso svedese non solo riversò consigli su Forbes, che li trasmetteva diligentemente a Londra, ma telefonò lui stesso al Foreign Office un messaggio per Halifax, con ulteriori suggerimenti. In un momento cosf critico della storia mondiale, il diplomatico dilettante svedese era divenuto davvero l'anello di congiunzione fra Berlino e Londra. Alle 14 del 28 agosto, Halifax, che era stato informato, sia dalla sua ambasciata di Berlino che dalla telefonata di Dahlerus al Foreign Office, dell'urgente sollecitazione di Dahlerus, telegrafò all'ambasciatore britannico a Varsavia, Sir Howard Kennard, di incontrarsi " immediatamente " col ministro degli Esteri Beck e di indurlo ad autorizzare il governo britannico a informare Hitler " che la Polonia è disposta a intavolare subito trattative dirette con la Germania ". Il ministro degli Esteri aveva fretta. Egli voleva includere l'autorizzazione nella risposta ufficiale a Hitler che Henderson si accingeva a portare quel giorno stesso a Berlino; così chiese al suo ambasciatore a Varsavia di comunicargli telefonicamente la risposta di Beck. Nel tardo pomeriggio Beck dette l'autorizzazione richiesta, che fu inclusa in tutta fretta nella nota britannica ". Henderson si recò a Berlino con la risposta la sera del 28 agosto e dopo essere stato ricevuto alla Cancelleria da una guardia d'onore delle SS, che presentò le armi al rullo dei tamburi (le formalità diplomatiche furono osservate fino all'ultimo momento), alle 22,30 fu ammesso alla presenza di Hitler al quale rimise la traduzione tedesca della nota. Il cancelliere la lesse immediatamente. Il governo britannico " era interamente d'accordo " con lui - diceva la * Verosimilmente si tratta del messaggio del presidente Roosevelt a Hitler in data 24 e 25 agosto, dove si insisteva sui negoziati diretti fra Germania e Polonia. ** Bisogna lealmente riconoscere che Dahlerus non era cosi filotedesco quanto potrebbe risultare da alcuni suoi messaggi. La notte di quello stesso lunedì, dopo aver trascorso due ore con Goring al quartier generale della Luftwaffe di Oranienburg, egli telefonò a Forbes per dir8J': " L'esercito tedesco sarà nelle posizioni definitive per l'attacco contro la Polonia nella notte del mercoledì-giovedì, 30-31 agosto ". Forbes trasmise a Londra tale informazione il più rapidamente possibile. Gli ultimi giorni di pace 623 comunicazione - che " prima " si dovesse venire a un appianamento delle divergenze tra Germania e Polonia. " Però tutto dipende dalla natura di questo accordo e dal modo con cui esso deve essere raggiunto ", si aggiungeva, rilevando che a tale riguardo il cancelliere non " si era pronunciato ". La proposta di Hitler, di " garantire " l'impero britannico, veniva cortesemente respinta. Il governo britannico " non poteva, in vista di un vantaggio offerto alla Gran Bretagna, acconsentire a una soluzione che metta a repentaglio l'indipendenza di uno Stato al quale esso aveva dato la sua garanzia ". Tale garanzia sarebbe stata " onorata ", ma il cancelliere non doveva pensare che il governo britannico, pur essendo " scrupoloso " circa i suoi impegni con la Polonia, non fosse " ansioso " di raggiungere un'equa sistemazione. Così il passo successivo dovrebbe essere l'inizio di conversazioni dirette tra il governo tedesco e quello polacco, tenendo presente che si tratta di... salvaguardare gli interessi essenziali della Polonia e di consolidare l'accordo mediante una garanzia internazionale. Esso [il governo britannico] ha già ricevuto dal governo polacco la formale assicurazione che è disposto a iniziare trattative su questa base, e il governo di Sua Maestà nutre la speranza che anche il governo tedesco voglia aderire a tale punto di vista. ... Un'equa intesa... tra Germania e Polonia può aprire la via alla pace mondiale. Il suo mancato raggiungimento distruggerebbe ogni speranza di un accordo fra Germania e Gran Bretagna, spingerebbe i due paesi in un conflitto e potrebbe anche trascinare nella guerra tutto il mondo. Tali conseguenze sarebbero una calamità senza pari nella storia45. Dopo che Hitler ebbe finito di leggere la comunicazione, Henderson cominciò a commentarla basandosi su appunti che, com'egli disse al Fiihrer, aveva presi durante le sue conversazioni con Chamberlain e Halifax. Come egli osservò in seguito, quello fu il suo unico incontro con Hitler durante il quale gli fosse riuscito di parlare più del suo interlocutore. Egli, sostanzialmente, fece presente che la Gran Bretagna desiderava l'amicizia della Germania, desiderava la pace, ma che sarebbe scesa in campo, se Hitler attaccava la Polonia. Il Pagina 436

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Fiihrer rispose divagando sui crimini della Polonia e sulle sue " generose " offerte per una composizione pacifica delle divergenze fra le due nazioni, offerte che non sarebbero state più rinnovate. Infatti ormai " non si sarebbe più accontentato di una soluzione che non contemplasse la restituzione di Danzica e dell'intero corridoio, oltre a una rettifica dei confini della Slesia, dove il 90 per cento della popolazione aveva votato per la Germania nel plebiscito del dopoguerra ". Ciò non era vero, come non era vero quel che Hitler aggiunse subito dopo, cioè che un milione di tedeschi era stato espulso dal corridoio dal 1918. Secondo il censimento tedesco del 1910, non vi erano che 385 ooo tedeschi in quella regione, ma, come sappiamo, il dittatore nazista pretendeva che tutti bevessero le sue menzogne. Per l'ultima volta nel corso della sua fallimentare missione a Berlino, l'ambasciatore britannico ne bevve un bel po', se egli nel suo Final Report, dichiarò: " Herr Hitler in quest'occasione è stato di nuovo cordiale e ragionevole e non è sembrato scontento della risposta che gli ho portato ". In un lungo dispaccio, nel quale alle 2,35 riferiva a Londra il colloquio, Henderson disse46: 624

Verso la guerra mondiale Alla fine gli ho fatto due domande precise: era disposto a negoziare direttamente con i polacchi, e accettare di discutere il problema di uno scambio di popolazioni? Egli ha risposto affermativamente al secondo punto (però non dubito che egli pensi ugualmente a una rettifica dei confini). Per quanto riguardava la prima domanda, egli avrebbe dovuto " considerare attentamente " l'intera nota britannica. A questo punto, riferiva Hen-derson nel suo dispaccio, il cancelliere si era rivolto a Ribbentrop dicendo: " Dobbiamo convocare Goring per discuterne insieme ". Hitler promise una risposta scritta alla comunicazione britannica per il giorno seguente, martedì 29 agosto. " La conversazione si è svolta, - fece rilevare Henderson a Halifax, -in un'atmosfera assai cordiale, malgrado un'assoluta fermezza da entrambe le parti ". Ad onta di tutta l'esperienza personale che aveva nei riguardi del suo interlocutore, probabilmente Henderson non comprese troppo bene perché Hitler avesse reso l'atmosfera così amichevole. Il Fùhrer era sempre deciso a entrare in guerra contro la Polonia proprio alla fine di quella settimana; ma malgrado tutto quanto era stato detto dal governo britannico e da Henderson, sperava ancora di tenerne fuori l'Inghilterra. Evidentemente Hitler, incoraggiato dall'ossequioso ignorante Ribbentrop, non poteva credere che gli inglesi intendessero veramente fare ciò che dicevano, per quanto egli affermasse di crederci. L'indomani, Henderson aggiunse un poscritto al suo lungo dispaccio. Hitler ha insistito nell'affermare che non stava bluffando e che sarebbe un grave errore credere il contrario. Ho risposto di rendermi perfettamente conto di quanto diceva e che neppure noi stavamo bluffando. Herr Hitler dichiarò di esserne del tutto convinto 47. Così egli disse; ma lo credeva davvero? In effetti, nella sua risposta del 29 agosto egli cercò deliberatamente di trarre in inganno il governo inglese in un modo che, secondo quanto egli probabilmente pensava, gli avrebbe permesso di salvare capra e cavoli. La risposta britannica e la prima reazione di Hitler provocarono a Berlino un'ondata di ottimismo, specialmente al quartier generale di Goring, dove l'inimitabile Dahlerus passava ora quasi tutto il suo tempo. All'i,3° della notte del 29 agosto, lo svedese ricevette una telefonata da uno degli aiutanti del feldmaresciallo; la chiamata veniva dalla Cancelleria dove, dopo che Henderson se n'era andato, Hitler, Ribbentrop e Goring avevano esaminato la nota britannica. Il messaggio inviato a Dahlerus dal suo amico tedesco era che la risposta britannica " sembrava assai soddisfacente e che vi erano buone speranze che il pericolo della guerra fosse ormai sorpassato ". Dahlerus trasmise telefonicamente in mattinata la buona notizia al Ministero degli Esteri britannico, informando Halifax che " Hitler e Goring erano dell'opinione che vi fosse, ora, una vera possibilità di un accomodamento pacifico ". Alle 10,50 Dahlerus incontrò Goring, il quale lo salutò con effusione, gli strinse calorosamente la mano ed esclamò: " Vi sarà la pace! La pace è assicurata! " Incoraggiato da tali ottimistiche assicurazioni, Gli ultimi giorni di pace 625 il corriere svedese partì immediatamente alla volta dell'ambasciata inglese, per comunicare la lieta notizia anche a Henderson, da lui non ancora incontrato di persona. Da quanto risulta dal dispaccio dell'ambasciatore che tratta di Pagina 437

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quest'incontro, Dahlerus riferì che i tedeschi erano molto ottimisti Essi " erano d'accordo " circa il " punto principale " della risposta britannica. Hitler - disse Dahlerus - chiedeva " solo " Danzica e il corridoio: non l'intero corridoio, ma solamente una striscia lungo la linea ferroviaria per Danzica. In realtà - riferì Dahlerus - il Fùhrer era disposto a mostrarsi " assai ragionevole. Egli sarebbe venuto molto incontro per giungere a un accordo con i polacchi " '". Sir Nevile Henderson, che cominciava ad avere qualche idea della situazione, non si sentiva altrettanto sicuro. Egli avvertì il suo ospite (secondo quanto disse quest'ultimo) che non si poteva credere a una parola di quel che diceva Hitler e che lo stesso valeva per l'amico di Dahlerus, Hermann Gb-ring, il quale aveva mentito all'ambasciatore " un'infinità di volte ". Hitler, secondo Henderson, faceva un gioco disonesto e spietato. Ma lo svedese, ora al centro della vicenda, non si lasciava persuadere. Egli avrebbe aperto gli occhi alla realtà ancora più tardi di Henderson. Per assicurarsi che l'inesplicabile pessimismo dell'ambasciatore non pregiudicasse i suoi sforzi, telefonò nuovamente al Foreign Office alle 19,10 lasciando un messaggio per Halifax in cui lo assicurava che " non vi sarebbero state difficoltà, nella risposta tedesca ". Però lo svedese suggeriva al governo britannico di invitare i polacchi a " comportarsi bene " w. Cinque minuti dopo, e precisamente alle 19,15 del 29 agosto, Henderson arrivò alla Cancelleria per avere dal Fùhrer la risposta ufficiale della Germania. Risultò subito evidente quanto privo di fondamento era stato l'ottimismo di Goring e del suo amico svedese. L'ambasciatore informò Halifax immediatamente dopo l'incontro, che " era stato tempestoso e Herr Hitler si è dimostrato molto meno ragionevole di ieri ". La nota ufficiale tedesca ribadiva il desiderio del Reich di amicizia con la Gran Bretagna, ma metteva in rilievo che tale amicizia " non poteva essere pagata con la rinuncia agli interessi vitali della Germania ". Dopo la lunga e ormai familiare esposizione dei misfatti della Polonia, delle sue provocazioni e di " barbare azioni di maltrattamento che gridano vendetta ", la nota presentava per la prima volta le richieste di Hitler ufficialmente e per iscritto: si pretendeva la restituzione di Danzica e del corridoio e la salvaguardia dei tedeschi in Polonia. Si aggiungeva che per superare l'" attuale stato di cose " rimanevano " non più giorni e tanto meno settimane, ma forse soltanto ore ". La Germania, continuava la nota, non avrebbe più potuto accettare il punto di vista inglese, secondo il quale si doveva giungere a una soluzione mediante negoziati diretti con la Polonia. Tuttavia " solamente " per un riguardo verso il governo britannico e nell'interesse dell'amicizia anglo-tedesca, la Germania era disposta ad " accettare la proposta britannica e a entrare in negoziati diretti " con la Polonia. " Nel caso di cambiamenti ter626 Verso la guerra mondiale ritoriali in Polonia " il governo tedesco non avrebbe potuto dare garanzie senza il consenso dell'Unione Sovietica. (Naturalmente, il governo britannico non era al corrente del protocollo segreto del patto nazi-sovietico il quale prevedeva la spartizione della Polonia). La nota continuava così: " pe_ raltro facendo queste proposte il governo tedesco non ha mai avuto l'intenzione di ledere gli interessi vitali della Polonia o di mettere in discussione l'esistenza della Polonia come Stato indipendente ". Poi, proprio alla fine, veniva la trappola. Il governo tedesco è pertanto disposto ad accettare l'offerta del governo britannico di prestare i suoi buoni uffici per ottenere che sia inviato a Berlino un incaricato polacco con pieni poteri. Esso conta sull'arrivo di tale incaricato per venerdì 30 agosto 1939. Il governo tedesco redigerà immediatamente delle proposte per una risoluzione da lui accettabile e, se possibile, le sottoporrà al governo britannico prima dell'arrivo del negoziatore polacco50. Mentre Henderson leggeva la nota, Hitler e Ribbentrop lo osservavano; egli non disse nulla finché non arrivò al passo in cui si diceva che i tedeschi attendevano per il giorno successivo l'arrivo di un delegato polacco con pieni poteri. " Ha tutta l'aria di un ultimatum ", egli commentò, ma Hitler e Ribbentrop lo contestarono recisamente. Dissero di voler solo sottolineare " l'urgenza del momento, poiché due eserciti completamente mobilitati si trovavano già faccia a faccia ". L'ambasciatore, ricordandosi certamente del modo con cui Hitler aveva trattato Schuschnigg e Hàcha, dice di aver chiesto se un plenipotenziario polacco avrebbe avuto " buona accoglienza " e se le discussioni sarebbero state Pagina 438

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt " condotte su di una base di assoluta parità ". " Naturalmente ", rispose Hitler. Seguì una aspra discussione provocata, a un certo punto, da un'affermazione di Hitler che, come disse Henderson, era " gratuita ", ossia che all'ambasciatore non " importava un bel niente " di quanti tedeschi fossero stati assassinati in Polonia. A tale affermazione Henderson dice di aver " replicato vivacemente "*. " Quella sera lasciai la Cancelleria del Reich con l'animo pieno dei più neri presentimenti ", scrisse in seguito Henderson nelle sue memorie; non risulta però che egli ne abbia fatto cenno nei dispacci a Londra quella stessa sera. " I miei soldati, - gli aveva detto Hitler, - mi stanno chiedendo: sì o no? " Avevano già perduto una settimana, e non potevano permettersi di perderne un'altra con la prospettiva che " la stagione piovosa in Polonia facesse .il gioco del nemico ". Ciò nonostante appare evidente dalle relazioni ufficiali dell'ambasciatore e anche dal suo libro che egli non riuscì a capire la vera natura della trappola di Hitler prima del giorno seguente, quando scattò un'altra trappola e * " Mi son messo a gridare più forte di Hitler, - telegrafò Henderson a Halifax il giorno dopo. - ... E ho continuato a gridare con tutta la mia voce " 51. Questo focoso comportamento dell'ambasciatore non risulta però dai documenti britannici di quel periodo. Gli ultimi giorni di pace 627 risultò chiaro l'inganno del Fuhrer. Il gioco del dittatore traspariva senz'al-tro dal testo della sua nota ufficiale. La sera del 29 agosto egli aveva chiesto che fosse mandato a Berlino l'indomani un delegato con pieni poteri per condurre i negoziati. Non può esservi dubbio che egli avesse l'intenzione di trattarlo come aveva trattato il Cancelliere austriaco e il presidente della Cecoslovacchia in circostanze che egli riteneva analoghe. Se i polacchi non avessero immediatamente inviato un incaricato a Berlino (e Hitler era certo che non l'avrebbero inviato), oppure se tale negoziatore si fosse rifiutato di accettare le condizioni dettate da Hitler, si sarebbe potuto accusare la Polonia di aver respinto la " soluzione pacifica " e l'Inghilterra e la Francia si sarebbero forse lasciate persuadere a non venirle in aiuto se fosse stata attaccata. Ragionamento piuttosto primitivo, ma semplice e chiaro *. Eppure nella notte del 29 agosto a Henderson esso non apparì tale. Mentre stava ancora compilando i dispacci per Londra, nei quali riferiva i suoi incontri con Hitler, egli invitò l'ambasciatore polacco a venirlo a trovare. Lo mise al corrente della nota tedesca e della sua conversazione con Hitler. " Gli sottolineai la necessità di un'azione immediata, - egli in seguito ricordò, - e nello stesso interesse della Polonia lo esortai a insistere presso il suo governo perché nominasse senza indugio il rappresentante nei negoziati proposti "52. Ma al Foreign Office non si avevano idee chiare. Alle due della notte del 29 agosto, Halifax, dopo aver riflettuto sulla risposta tedesca e sul resoconto di Henderson del suo incontro con Hitler, telegrafò all'ambasciatore che la nota tedesca sarebbe stata presa in adeguata considerazione, ma che era " certamente insensato pensare che si potesse far venire in giornata a Berlino un rappresentante polacco, e il governo tedesco non poteva attendersi una cosa simile "53. I diplomatici e i funzionar! del Foreign Office cercarono freneticamente di guadagnar tempo. Henderson trasmise il messaggio alla Wilhelmstrasse alle 4,30 del mattino. Nel corso della giornata del 30 agosto egli trasmise altri quattro messaggi di Londra. Uno era una nota mandata personalmente da Chamberlain a Hitler per informarlo che si stava esaminando la risposta tedesca " con tutta urgenza " e che vi sarebbe stato dato riscontro lo stesso pomeriggio. Nel frattempo il primo ministro invitò il governo tedesco a evitare incidenti di frontiera, dichiarando di aver già inoltrato la stessa richiesta al governo polacco. Per il resto, egli " si compiaceva per l'evidente desiderio di una intesa anglo-germanica che ispira gli scambi di vedute in corso "54. Il secondo messaggio, di Halifax, era redatto in termini analoghi. Nel terzo, del ministro degli Esteri, si accennava ad azioni di sabotaggio tedesco in Polonia e si invitavano i tedeschi ad astenersi da simili atti. Il quarto messag* II generale Halder indicò per sommi capi il gioco di Hitler in una annotazione del suo aiario in data 29 agosto: " II Fuhrer spera di operare un dissidio tra inglesi, francesi e polacchi, strategia: creare impedimenti con richieste demografiche e democratiche... I polacchi verranno a Berlino il 30 agosto. Il 31 agosto i negoziati verranno bruscamente interrotti. Dopo il i° Pagina 439

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt settembre, usare la forza ". 628 Verso la guerra mondiale gio, di nuovo di Halifax, consegnato alle 18,50, rivelava un irrigidimento da parte sia del Foreign Office che dell'ambasciatore britannico a Berlino, Dopo ulteriori riflessioni, alcune ore prima Henderson aveva spedito a Londra un telegramma: Pur essendo convinto dell'opportunità che il governo polacco faccia questo sforzo all'ultimo momento e prenda direttamente contatto con Hitler, se non altro per convincere il mondo che era disposto a sacrificarsi per salvaguardare la pace, dalla risposta tedesca si può solo dedurre che Hitler è deciso a raggiungere i suoi fini a ogni costo, se possibile con sistemi cosiddetti pacifici e leali, altrimenti con la forzaS5. Ormai perfino Henderson era troppo disgustato per pensare a un'altra Monaco. Da parte loro, i polacchi non avevano mai considerato tale possibilità. Alle dieci della mattina del 30 agosto l'ambasciatore britannico a Varsavia aveva informato telegraficamente Halifax di essere sicuro " che era impossibile persuadere il governo polacco a inviare subito a Berlino il maresciallo Beck, o qualche altro rappresentante, per discutere una sistemazione sulla base proposta da Hitler. Avrebbe preferito combattere e soccombere anziché subire una tale umiliazione, specie dopo gli esempi offerti dalla Cecoslovacchia, dalla Lituania e dall'Austria ". L'ambasciatore proponeva che, se i negoziati dovevano svolgersi su " di un piede di parità ", essi avrebbero dovuto aver luogo in un paese neutrale5S. Essendo stato in tal modo confermato, dai suoi ambasciatori a Berlino e a Varsavia, nel suo atteggiamento già di per sé più rigido, Halifax telegrafò a Henderson che il governo britannico non poteva " consigliare " ai polacchi di aderire alla richiesta di Hitler, di inviare a Berlino un delegato con pieni poteri. Diceva il ministro degli Esteri, che ciò era " assolutamente irragionevole ", e aggiungeva: Dovreste fare in modo di suggerire al governo tedesco di adottare la procedura normale, cioè, quando le sue proposte saranno pronte, convocare l'ambasciatore polacco, comunicargli tali proposte, da riferire a Varsavia, e concordare il modo di condurre i negoziati 57. Henderson consegnò a Ribbentrop la risposta promessa dagli inglesi all'ultima nota di Hitler alla mezzanotte del 30 agosto. Si ebbe, a questo punto, un incontro assai drammatico, che il dottor Schmidt, unico osservatore presente, definì in seguito come " il più tempestoso a cui abbia mai assistito durante i ventitre anni della mia carriera di interprete "5S. " Vi devo dire, - telegrafò subito dopo l'ambasciatore a Halifax, - che Ribbentrop, durante questo spiacevole colloquio, ha scimmiottato col suo contegno Hitler nei suoi aspetti peggiori ". È tre settimane dopo nel suo Final Report Henderson descrisse " la decisa ostilità " del ministro degli Esteri tedesco, " la cui violenza aumentava man mano che procedevo con le mie comunicazioni. Saltando continuamente sulla sedia in uno stato di grande eccitazione, mi chiedeva se avevo nient'altro da dire; al che io rispondevo sempre affermativamente ". Secondo Schmidt, anche Henderson dovette alzarsi dalla sedia. A un certo punto - riferisce questo unico testiGli ultimi giorni di pace 629 mone oculare - entrambi si alzarono e si guardarono con tale collera che l'interprete tedesco temette che stessero per venire alle mani. Ma ciò che importa agli effetti della storia, non è tanto il lato grottesco di questo incontro a Berlino del ministro degli Esteri tedesco con l'ambasciatore di Sua Maestà britannica alla mezzanotte del 30 agosto, quanto un episodio di questo tempestoso colloquio, che mise in luce la fase finale dell'inganno di Hitler e, seppure troppo tardi, finì di aprire gli occhi a Sir Ne-vile Henderson su ciò che era il Terzo Reich. Ribbentrop diede appena una scorsa alla risposta britannica e non ascoltò quasi la spiegazione che Henderson cercava di darne*. Henderson si arrischiò a chiedere di conoscere le proposte tedesche per l'accomodamento con la Polonia, proposte promesse agli inglesi nell'ultima nota di Hitler; Ribbentrop allora ribattè sdegnosamente che era ormai troppo tardi, dato che il delegato polacco non era arrivato entro la mezzanotte. Comunque i tedeschi avevano redatto delle proposte, e ora Ribbentrop, si accingeva a leggerle. Egli le lesse in tedesco " o, meglio, le borbottò a tutta velocità, in tono assai annoiato ", riferì Henderson. Sono stato in grado di afferrare il senso solo di sei o sette dei sedici Pagina 440

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt articoli, ma mi sarebbe stato assolutamente impossibile di garantirne il significato esatto senza un adeguato esame del testo. Quando Ribbentrop fini di leggere, gli ho appunto chiesto di farmi vedere il testo. Ribbentrop rifiutò categoricamente, gettò il documento sul tavolo con gesto sdegnoso e disse che ormai esso era scaduto, dato che nessun delegato polacco era giunto prima della mezzanotte** . Può darsi che il documento fosse scaduto, poiché così piaceva ai tedeschi, ma è importante notare come queste " proposte " tedesche non fossero state redatte per essere considerate seriamente, anzi neppure per essere prese in qualche considerazione. Esse non erano che una turlupinatura. Erano una finta per far credere con l'inganno al popolo tedesco, e, se possibile, * La nota britannica era compilata in termini concilianti ma fermi. Il governo di Sua Maestà, essa diceva, " condivideva " il desiderio tedesco di migliorare le relazioni fra i due paesi, ma " non poteva sacrificare gli interessi di altre nazioni amiche al fine di giungere a tale miglioramento ". Esso comprendeva bene, continuava la nota, che il governo tedesco non poteva " sacrificare gli interessi vitali della Germania, ma il governo polacco si trovava nelle stesse condizioni ". Il governo britannico doveva fare " un'esplicita riserva " circa le richieste di Hitler e, pur sollecitando negoziati diretti tra Berlino e Varsavia, riteneva " impossibile stabilire dei contatti in giornata " (testo nel Britisb Blue Book, pp. 142-43). ** Ribbentrop che, secondo l'autore del presente libro, fece la figura più meschina fra tutti i maggiori imputati al processo di Norimberga (oltre a presentare la difesa meno efficace), disse che Hitler gli aveva " personalmente dettato " i sedici punti, " proibendogli esplicitamente di far vedere a chicchessia tali proposte ". Il perché Ribbentrop non lo indicò, né gli fu chiesto durante l'interrogatorio. Egli dichiarò: " Hitler mi aveva detto che potevo comunicare all'ambasciatore britannico solo la sostanza di tali proposte, se lo ritenevo opportuno. Io feci qualcosa di più: lessi tutte le proposte dal principio alla fine " 59. Il dottor Schmidt nega che Ribbentrop avesse letto il testo tedesco delle proposte così in fretta da rendere impossibile a Henderson coglierne il senso. Egli sostiene che il ministro degli Esteri " non affrettò particolarmente la lettura dei sedici punti ". Henderson, dice Schmidt, " non era proprio un maestro in fatto di tedesco, e probabilmente avrebbe ottenuto migliori risultati in questi colloqui cruciali se avesse Potuto usare la propria lingua. L'inglese di Ribbentrop era invece eccellente, ma egli si rifiutava di usarlo in queste conversazioni60.

630 Verso la guerra mondiale all'opinione mondiale, che Hitler aveva tentato all'ultimo momento di giungere a un accomodamento ragionevole con la Polonia riguardo le sue rivendicazioni. Il Fùhrer stesso lo ammise: il dottar Schmidt, più tardi, lo sentì dire: " Mi occorre un alibi, specie nei confronti del popolo tedesco, per dimostrare che ho fatto di tutto per salvare la pace. Ciò spiega la mia generosa offerta circa la soluzione dei problemi relativi a Danzica e al corridoio " *. In confronto alle richieste degli ultimi giorni, erano effettivamente generose, in modo addirittura sorprendente. In esse, Hitler proponeva soltanto che Danzica ritornasse alla Germania. L'avvenire del corridoio sarebbe stato deciso da un plebiscito, dopo un periodo di dodici mesi, quando gli animi si fossero calmati. La Polonia avrebbe conservato il porto di Gdynia. La nazione che, in seguito al plebiscito, avrebbe avuto il corridoio, doveva concedere all'altra un'autostrada e una linea ferroviaria extraterritoriali attraverso lo stesso corridoio. Era, questa, l'inverso della sua " offerta " della primavera precedente. Vi sarebbe stato uno scambio di popolazioni e le due parti avrebbero accordato pieni diritti ai cittadini appartenenti all'altra nazionalità. Si può ritenere che se fossero state fatte sul serio, queste proposte avrebbero senz'altro costituito almeno una base per dei negoziati fra Germania e Polonia e avrebbero probabilmente risparmiato al mondo una seconda grande guerra nel corso di una sola generazione. Esse furono fatte conoscere per radio al popolo tedesco alle 21 del 31 agosto, otto ore e mezzo dopo che Hitler aveva emanato l'ordine definitivo di attaccare la Polonia e, da quanto potei giudicare a Berlino, esse raggiunsero effettivamente lo scopo di ingannare il popolo tedesco. Ingannarono senza alcun dubbio anche l'autore del presente libro, il quale fu profondamente colpito dalla loro ragionevolezza, quando le udì alla radio. E io mi espressi in tal senso nella mia trasmissione per l'America di Pagina 441

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quell'ultima notte di pace. La sera del 30 agosto Henderson ritornò all'ambasciata di Sua Maestà britannica convinto - come disse più tardi - " che l'ultima speranza di pace era svanita ". Eppure continuò a tentare. Fece alzare da letto l'ambasciatore polacco alle due del mattino, gli chiese di venire in tutta fretta all'ambasciata, gli fece " un resoconto obiettivo e studiatamente moderato " della sua conversazione con Ribbentrop, accennò alla cessione di Danzica e al plebiscito per il corridoio come ai due punti principali delle proposte tedesche, affermò che, da quanto poteva capire, " esse non erano troppo irragionevoli " e suggerì che Lipski raccomandasse al suo governo di proporre immediatamente un incontro tra il feldmaresciallo Smigly-Rydz e Goring. " Sentii il dovere di aggiungere, - dice Henderson, - che non riuscivo ad immagi* II testo delle sedici proposte fu telegrafato all'incaricato d'affari tedesco a Londra alle 21,15 del 30 agosto, quattro ore dopo che Ribbentrop le aveva " borbottate " a Henderson. Ma all'inviato tedesco a Londra fu dato l'ordine di " tenerlo assolutamente segreto, di non comunicarlo a nessun altro, prima di ricevere ulteriori istruzioni " ". Come si ricorderà nella sua nota del giorno precedente Hitler aveva promesso di sottoporre quel testo al governo britannico prima dell'arrivo del negoziatore polacco. Gli ultimi giorni di pace 631 nate come i negoziati potessero avere qualche successo se venivano condotti da Herr von Ribbentrop " * ". Nel frattempo, l'infaticabile Dahlerus non era rimasto inattivo. Alle 22 del 29 agosto Goring l'aveva convocato a casa sua e informato dello " svolgimento poco soddisfacente " della riunione appena terminata tra Hitler, Ribbentrop e Henderson. Il corpulento feldmaresciallo aveva uno dei suoi momenti d'isterismo e col suo amico svedese si diede a un violento sfogo contro i polacchi e gli inglesi. Poi si calmò, assicurò il suo ospite che il Fùh-rer era già al lavoro per fare una generosa (grosszugig) offerta alla Polonia, nella quale l'unica richiesta precisa sarebbe stata la restituzione di Danzica, accettando magnanimamente che il destino del corridoio venisse deciso da un plebiscito " sotto controllo internazionale ". Dahlerus si informò cautamente circa l'estensione della regione a cui sarebbe stato concesso il plebiscito; allora Goring strappò una pagina da un vecchio atlante e segnò con matite colorate la zona " polacca " e quella " tedesca ", includendo nella seconda non solo la Polonia prussiana d'anteguerra, ma anche la città industriale di Lódz, che era sessanta miglia a est della frontiera del 1914. L'intermediario svedese non potè fare a meno di notare " la rapidità e la leggerezza " con cui nel Terzo Reich si prendevano decisioni di tanta importanza. Tuttavia fu d'accordo con Goring, quando questi gli propose di tornare immediatamente in volo a Londra per far presente al governo britannico che Hitler desiderava ancora la pace e per informarlo che, a riprova di ciò, il Fuhrer stava redigendo un'offerta molto generosa da fare alla Polonia. Dahlerus, che a quanto pare era davvero infaticabile, si recò in aereo a Londra alle 4 di mattina del 30 agosto e, cambiando parecchie volte di macchina sulla strada tra Heston e la City per far perdere le sue tracce ai corrispondenti dei giornali (pare, invece, che nessun giornalista sapesse neppure della sua esistenza), arrivò alle 10,30 a Downing Street e qui fu immediatamente ricevuto da Chamberlain, Halifax, Wilson e Cadogan. Ma i tre inglesi, che avevano reso possibile Monaco (Cadogan, funzionario in servizio permanente al Foreign Office, non si era mai lasciato accalappiare dal nazismo) non potevano più essere ingannati da Hitler e da Goring, né si lasciarono influenzare dagli sforzi di Dahlerus. Il ben intenzionato svedese li trovò " assai diffidenti " nei riguardi dei due capi nazisti, e " portati a credere che ormai niente avrebbe potuto impedire a Hitler di dichiarare la guerra alla Polonia ". Inoltre al mediatore svedese apparve evidente che al governo britannico non era affatto piaciuto l'espediente di Hitler, * In un dispaccio inviato a Halifax alle 5,15 del mattino del 31 agosto, Henderson riferì di aver anch suggerito a Lipski, " esprimendosi nel modo più energico ", di telefonare a Ribben-ttop per chiedergli quali fossero le proposte tedesche, al fine di poterle comunicare al governo polacco. Lipski rispose che egli avrebbe dovuto consultarsi prima con Varsavir " L'ambasciatore Polacco, - aggiunse Henderson, ha promesso di telefonare subito al suo governo, ma egli è talmente inerte e così legato dalle istruzioni del suo governo, che io non posso sperare che 'e sue iniziative conducano a qualcosa " ". Pagina 442

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 632 Verso la guerra mondiale cioè la pretesa che entro ventiquattr'ore si presentasse a Berlino un plenipotenziario polacco. Ma, come Henderson a Berlino, Dahlerus continuò a tentare. Telefonò a Goring a Berlino e propose che i delegati polacchi e tedeschi si incontrassero fuori del territorio tedesco, ricevendo la secca risposta che " Hitler stava a Berlino " e che quindi l'incontro avrebbe dovuto aver luogo in tale città. Così l'intermediario svedese non venne a capo di nulla, col suo volo. Per la mezzanotte egli era di ritorno a Berlino, dove, a dir vero, gli si offrì un'altra occasione di essere di una certa utilità. Giunse al quartier generale di Goring a mezzanotte e mezzo e trovò il capo della Luftwaffe nuovamente di umore espansivo. Il Fùhrer, disse Goring, aveva appena consegnato a Henderson, per mezzo di Ribbentrop, " un'offerta democratica, equa e vantaggiosa " per la Polonia. Dahlerus che, a quanto pare, si era alquanto raffreddato dopo la sua visita a Downing Street, convocò Forbes all'ambasciata britannica e da lui apprese che Ribbentrop aveva " borbottato " le condizioni tedesche così in fretta che Henderson non era riuscito a capirle completamente e che gli era stata negata una copia del testo. Dahlerus sostiene di aver detto a Goring che quello non era il modo " di trattare l'ambasciatore di un impero come la Gran Bretagna " e di aver suggerito al feldmaresciallo, il quale aveva una copia del documento coi sedici punti, di permettergli di telefonarne il testo all'ambasciata britannica. Dopo aver alquanto esitato, Goring acconsentì*. In tal modo, per la sollecitazione di un ignoto uomo d'affari svedese e col permesso del capo dell'aeronautica, Hitler e Ribbentrop furono raggirati e gli inglesi informati sulle " proposte " tedesche alla Polonia. Forse ormai il feldmaresciallo, che non mancava certo di intelligenza né di esperienza nel campo degli affari esteri, si era reso conto meglio del Fùhrer e del suo servile ministro degli Esteri, dei vantaggi che si sarebbero potuti ottenere rendendo finalmente gli inglesi partecipi del segreto. Per essere ancor più sicuro che Henderson capisse bene, Goring inviò Dahlerus all'ambasciata britannica alle dieci della mattina di giovedì 31 agosto con una copia dattiloscritta dei sedici punti. Henderson stava ancora tentando di persuadere l'ambasciatore polacco a intraprendere " i desiderati contatti " coi tedeschi. Alle otto di mattina aveva nuovamente insistito con Lipski su ciò, questa volta per telefono, avvertendolo che, ove la Polonia non si fosse decisa entro mezzogiorno, vi sarebbe stata la guerra**. Poco dopo l'arrivo di Dahlerus col testo delle proposte tedesche, Hender* Nella sua deposizione a Norimberga, Goring asserì che col permettere che il testo del-l'" offerta " di Hitler venisse fatta conoscere all'ambasciata britannica egli aveva corso " un grave rischio perché il Fiihrer ne aveva proibito la divulgazione ". " Soltanto io, - disse Goring al tribunale, - potevo affrontare un tale rischio " M. ** Perfino il prudente ambasciatore francese appoggiò il suo collega britannico in tale sollecitazione. Henderson gli aveva telefonato alle nove per dirgli che se i polacchi non avessero acconsentito entro mezzogiorno a inviare a Berlino un plenipotenziario, l'esercito tedesco avrebbe iniziato l'attacco. Coulondre si recò immediatamente all'ambasciata polacca e chiese energicamente a Lipski di telefonare al suo governo per chiedergli l'autorizzazione a prendere subito contatti coi tedeschi " in veste di plenipotenziario " (Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 366-67). Gli ultimi giorni di pace 633 son pregò lo svedese di recarsi, assieme a Forbes, all'ambasciata polacca. Lipski, che non aveva mai sentito parlare di Dahlerus, fu alquanto imbarazzato nel fare la conoscenza dello svedese (come tutti i pili importanti diplomatici di Berlino, egli era ormai affaticato e stanco morto) e si irritò quando Dahlerus insistette perché si recasse immediatamente da Goring a dirgli che accettava l'offerta del Fùhrer. Dopo aver chiesto allo svedese di dettare i sedici punti a un segretario nella stanza accanto, espresse a Forbes il suo disappunto per avergli portato lì uno " sconosciuto " all'ultimo momento e per cose così serie. Inoltre l'ambasciatore polacco già preoccupato, dovette sentirsi depresso per l'insistenza con cui Henderson cercava di convincere lui e il suo governo a negoziare immediatamente in base a un'offerta ricevuta solo allora e in forma non ufficiale, anzi clandestina, ma che l'inviato britannico, come aveva detto a Lipski la sera prima, era convinto non fosse " nell'insieme, troppo irragionevole " *. Egli non sapeva che l'opinione di Henderson non era condivisa da Downing Street. Sapeva solo che non intendeva seguire i consigli di uno svedese sconosciuto, anche se questi gli era stato mandato dall'ambasciatore Pagina 443

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt inglese, né recarsi da Goring per accettare l'" offerta " di Hitler: ciò, quand'anche avesse avuto i poteri per farlo, il che non era**. * Prima del mezzogiorno del 31 agosto, Henderson, che lottava disperatamente per mantenere la pace pressoché ad ogni prezzo, aveva finito col convincersi che le condizioni tedesche erano molto ragionevoli, anzi moderate. Benché Ribbentrop gli avesse dichiarato a mezzanotte del giorno prima che le proposte tedesche, " non essendo giunto nessun delegato polacco, erano scadute ", e sebbene il governo polacco non le avesse ancora nemmeno viste ed esse fossero nel complesso una presa in giro, Henderson continuò per tutto il giorno a insistere presso Halifax perché sollecitasse i polacchi a inviare un plenipotenziario, secondo le richieste di Hitler, e non cessò di sottolineare la ragionevolezza dei sedici punti del Fiihrer. A mezzanotte e mezzo (si era al 31 agosto) Henderson telegrafò a Halifax sollecitandolo a " insistere " presso la Polonia perché Lipski chiedesse al governo tedesco di conoscere le proposte tedesche per comunicarle subito al suo governo, " affinchè questo inviasse un plenipotenziario ". " Le condizioni mi sembrano moderate, - affermava Henderson. - Non si tratta di un'altra Monaco... La Polonia non otterrà mai più condizioni cosi favorevoli... " Nel contempo, Henderson scrisse una lunga lettera a Halifax: " ... Le proposte tedesche non mettono a repentaglio l'indipendenza della Polonia... È da aspettarsi che in seguito essa dovrebbe accettare un accordo meno vantaggioso... " Senza desistere dal suo obiettivo, Henderson telegrafò a Halifax alle ore 0,30 del i" settembre - quattro ore prima che cominciasse, secondo il programma, l'attacco tedesco (ma ciò egli non lo sapeva): " Le proposte tedesche... non sono irragionevoli... Mi permetto affermare che, se l'offerta tedesca venisse mantenuta, la guerra sarebbe assolutamente ingiustificata ". Egli pertanto tornò a esortare il governo britannico perché facesse altre pressioni sui polacchi, " in termini inequivocabili ", affinchè essi esprimessero " la loro intenzione di inviare un plenipotenziario a Berlino ". L'ambasciatore britannico a Varsavia era di parere diverso. Il 31 agosto egli telegrafò a Halifax: " L'ambasciatore di Sua Maestà britannica a Berlino sembra considerare ragionevoli le condizioni tedesche. Temo di non poter condividere la sua opinione, dal punto di vista di Varsavia "65. ** Vi fu, in quell'ultimo giorno di pace, un altro episodio diplomatico alquanto singolare, cui vale la pena di accennare. Dopo la sua visita a Lipski, Dahlerus tornò all'ambasciata britannica e di là - cioè dall'ufficio di Henderson - a mezzogiorno chiese una comunicazione telefonica con Sir Horace Wilson, al Foreign Office a Londra. Egli disse a Wilson che le proposte tedesche erano " estremamente generose ", ma che l'ambasciatore polacco le aveva poco prima respinte. " È chiaro, - egli disse, - che i polacchi stanno ostacolando ogni possibilità di giungere a negoziati ". A questo punto Wilson udì certi rumori nella linea telefonica, i quali gli fecero sospettare 634 Verso la guerra mondiale L'ultimo giorno di pace. Persuasi di aver convinto i tedeschi e i polacchi ad accedere a negoziati diretti il governo inglese e quello francese, pur restando molto scettici nei riguardi di Hitler, si sforzarono di far sì che tali negoziati avessero effettivamente luogo. In tale tentativo fu la Gran Bretagna a prendere l'iniziativa, appoggiata diplomaticamente a Berlino, e specialmente a Varsavia, dalla Francia. Gli inglesi, pur non consigliando ai polacchi di accettare la richiesta (ultimatum di Hitler di inviare a Berlino il 30 agosto un delegato con pieni poteri) - tale richiesta era, come Halifax aveva telegrafato a Hender-son, " assolutamente irragionevole " - insistettero presso il colonnello Beck perché dichiarasse di essere disposto a negoziare " senza indugio " con Berlino. Era, questa, la sostanza del messaggio che Halifax inviò al suo ambasciatore a Varsavia nella tarda sera del 30 agosto. Kennard avrebbe dovuto informare Beck del contenuto della nota britannica alla Germania (che Hen-derson stava presentando a Ribbentrop), assicurarlo che la Gran Bretagna avrebbe mantenuto i suoi impegni verso la Polonia, ma nel contempo sottolineare l'importanza che avrebbe avuto il consenso della Polonia a discutere direttamente e immediatamente con la Germania. Halifax telegrafò: In vista della situazione interna tedesca e dell'opinione mondiale, consideriamo come cosa della massima importanza che, dal momento che il governo tedesco si dichiara pronto a negoziare, non gli si dia nessun pretesto per far cadere la colpa del conflitto sulla Polonia ". Pagina 444

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Kennard vide Beck a mezzanotte e il ministro degli Esteri polacco promise di consultare il suo governo e di dare all'ambasciatore inglese una " risposta meditata " entro il mezzogiorno del 31 agosto. Il dispaccio di Kennard su questo colloquio giunse al Foreign Office alle otto del mattino. Halifax non fu del tutto soddisfatto del suo contenuto. A mezzogiorno - era ormai l'ultimo giorno di agosto - egli telegrafò a Kennard che si " concertasse " con il suo collega francese a Varsavia (Leon Noél, l'ambasciatore francese) e consigliasse al governo polacco di far sapere al governo tedesco, preferibilmente in via diretta, altrimenti per nostro tramite, di esser stato informato circa la nostra ultima risposta al governo tedesco e di confermare la sua accettazione del principio della discussione diretta. Il governo francese teme che il governo tedesco possa trarre vantaggio dal silenzio polacco6B. che i tedeschi stessero ascoltando. Cercò di por fine alla conversazione, ma Dahlerus continuò a divagare intorno all'irragionevolezza dei polacchi. " Dissi nuovamente a Dahlerus, - dichiarò Sir Horace in un memorandum al Foreign Office, - di smettere di parlare e poiché non accennava a farlo posai io il ricevitore ". Wilson riferì ai suoi superiori questa leggerezza, proprio da parte dell'ufficio dell'ambasciatore britannico a Berlino. Alle 13, meno di un'ora dopo, Halifax mandò telefonicamente a Henderson un messaggio cifrato dicendo: " Dovete fare veramente attenzione nell'uso del telefono. La telefonata di D [Dahlerus era sempre indicato con D nei messaggi che il Foreign Office e l'ambasciata di Berlino si scambiavano], fatta dall'ambasciata a mezzogiorno, è stata molto indiscreta ed è stata certamente intercettata dai tedeschi " M. Gli ultimi giorni di pace 635 Lord Halifax continuava ad essere preoccupato nei riguardi degli alleati polacchi, tanto che meno di due ore dopo - alle 13,45 - telegrafò nuovamente a Kennard: Vi prego informare subito il governo polacco suggerendogli, poiché è stato accettato il principio della discussione diretta, di dare sollecite istruzioni all'ambasciatore polacco a Berlino perché comunichi al governo tedesco che, se questo ha proposte da fargli, egli è pronto a trasmetterle al suo governo affinchè possa studiarle subito e fare delle proposte riguardo a immediate discussioni69. Ma poco prima che questo telegramma fosse spedito Beck, con riferimento al passo della mezzanotte, aveva già informato l'ambasciatore britannico, per mezzo di una nota scritta, che il governo polacco " confermava di essere disposto... ad avere un diretto scambio di idee col governo tedesco " e l'aveva già assicurato verbalmente che Lipski stava per ricevere l'ordine di incontrarsi con Ribbentrop per dirgli che " la Polonia aveva accettato le proposte britanniche ". Avendo Kennard chiesto a Beck che cosa avrebbe fatto Lipski qualora Ribbentrop gli avesse sottoposto le proposte tedesche, il ministro degli Esteri rispose che il suo ambasciatore a Berlino non sarebbe stato autorizzato ad accettarle, perché, " data la precedente esperienza, esse avrebbero potuto implicare una specie di ultimatum ". Beck disse che l'essenziale era ristabilire i contatti e " che si sarebbero discussi in un secondo tempo i dettagli, stabilendo il luogo, le persone e le basi per dare inizio ai negoziati ". Considerata " la precedente esperienza ", a cui il ministro degli Esteri polacco, un tempo filonazista, aveva fatto allusione, questo punto di vista non era irragionevole. Secondo quanto Kennard telegrafò a Londra, Beck aggiunse, che " se egli fosse stato invitato a recarsi a Berlino non vi sarebbe naturalmente andato, non avendo alcuna intenzione di essere trattato come il presidente Hàcha "70. In realtà Beck non inviò a Lipski proprio quelle istruzioni. L'ordine trasmesso non fu di dire ai tedeschi che la Polonia " accettava " le proposte britanniche, ma che la Polonia " stava considerando favorevolmente " i suggerimenti britannici e avrebbe dato una risposta formale " al massimo fra qualche ora ". Ma c'era dell'altro, nelle istruzioni date a Lipski da Beck, e i tedeschi, avendo intercettato e decifrato il messaggio, lo sapevano. Per una ragione ovvia e che sarebbe presto diventata manifesta, i tedeschi non erano ansiosi di ricevere l'ambasciatore polacco a Berlino. Ormai era troppo tardi. Alle 13, pochi minuti dopo aver ricevuto le istruzioni telegrafiche da Varsavia, Lipski chiese un colloquio con Ribbentrop per trasmettergli una comunicazione del suo governo. Dopo un'attesa di un paio d'ore, ricevette una Pagina 445

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt telefonata da Weizsà'cker il quale gli chiese, da parte del ministro degli Esteri tedesco, se egli sarebbe venuto in veste di delegato con pieni poteri " o in altra veste ". " Risposi, - riferì più tardi Lipski nella sua relazione finale ", - che chiedevo un colloquio in qualità di ambasciatore, per presentare una dichiarazione del mio governo ". 636 Verso la guerra mondiale Segui un'altra lunga attesa. Alle 17 Attolico telefonò a Ribbentrop per comunicargli " il vivo desiderio del " duce " " che il Fiihrer ricevesse Lipski " cosf da stabilire almeno i minimi contatti necessari per evitare una rottura definitiva ". Il ministro degli Esteri tedesco promise di " trasmettere " al Fuhrer il desiderio del " duce "11. Non era quella la prima volta che l'ambasciatore italiano aveva chiamato la Wilhelmstrasse nell'ultimo giorno di agosto, per cercar di salvare la pace. Alle nove del mattino Attolico aveva informato Roma che la situazione era " disperata " e che, se " non interverrà qualche fatto nuovo, fra poche ore scoppierà la guerra ". A Roma, Mussolini e Ciano unirono i loro ingegni per cercare una via di uscita. Il primo risultato fu che Ciano telefonò a Halifax per dirgli che Mussolini non poteva intervenire se non gli si dava modo di procurare a Hitler " un grosso premio: Danzica ". Il ministro degli Esteri britannico non abboccò: disse a Ciano che la prima cosa da fare era mettere in contatto diretto tedeschi e polacchi per mezzo di Lipski. Pertanto alle 11,30 Attolico incontrò Weizsacker al Ministero degli Esteri tedesco e lo informò che Mussolini aveva preso contatto con Londra, e questa aveva suggerito, come primo passo per l'avvicinamento tedesco-polacco, la restituzione di Danzica alla Germania, e che ora gli occorreva un certo " margine di tempo " per perfezionare il suo piano per la pace. Intanto il governo tedesco non poteva ricevere Lipski? Lipski fu ricevuto da Ribbentrop alle 18,15, più di cinque ore dopo la richiesta dell'udienza. L'incontro fu breve. L'ambasciatore, malgrado la stanchezza e i nervi messi a dura prova, si comportò con dignità. Egli lesse al ministro degli Esteri nazista una comunicazione scritta. Ieri sera il governo polacco è stato informato dal governo britannico circa la proposta di uno scambio di vedute con il governo del Reich al fine di esaminare la possibilità di negoziati diretti fra il governo polacco e quello tedesco. Il governo polacco è disposto a prendere in considerazione i suggerimenti del governo britannico e gli darà una risposta formale in proposito fra poche ore. " Aggiunsi, - riferì in seguito Lipski, - che fin dall'una del pomeriggio avevo cercato di presentare questa dichiarazione ". Ribbentrop avendogli chiesto se era venuto in veste di rappresentante autorizzato a negoziare, l'ambasciatore rispose che, " per il momento ", aveva soltanto l'incarico di riferire la comunicazione appena letta; dopodiché rimise il documento al ministro degli Esteri. Ribbentrop disse che si era aspettato che Lipski venisse in qualità di " delegato con pieni poteri ", quando l'ambasciatore gli ripetè di non avere tale funzione, fu congedato. Ribbentrop lo assicurò che avrebbe informato il Fiihrer73. " Tornato all'ambasciata, - raccontò Lipski in seguito, - mi trovai nell'impossibilità di comunicare con Varsavia, perché i tedeschi avevano isolato il mio telefono ". Le domande di Weizsacker e di Ribbentrop circa la veste dell'ambasciatore venuto a negoziare erano puramente formali, di certo si voleva solo che esse figurassero nei protocolli, perché fin da mezzogiorno, quando a LipGli ultimi giorni di pace 637 ski era giunta da Varsavia la comunicazione telegrafica, i tedeschi sapevano benissimo che l'ambasciatore non si sarebbe presentato in funzione, come essi avevano richiesto, di plenipotenziario. Infatti essi avevano captato e decifrato subito quella comunicazione. Una copia di essa era stata inviata a Goring, il quale la mostrò a Dahlerus, incaricandolo di portarla in tutta fretta a Henderson affinchè il governo britannico - come spiegò in seguito il feldmaresciallo nella sua deposizione a Norimberga - " si potesse render conto il più presto possibile dell'intransigenza dell'atteggiamento polacco ". Goring lesse al tribunale le istruzioni segrete ricevute da Lipski, le quali proibivano all'ambasciatore di svolgere " in qualsiasi circostanza " negoziati ufficiali e gli suggerivano di insistere sul fatto che egli non aveva " pieni poteri " e che Pagina 446

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt era semplicemente incaricato di consegnare la comunicazione ufficiale del suo governo. Nella sua deposizione il feldmaresciallo diede molta importanza a questo particolare, nel vano tentativo di convincere i giudici che la Polonia aveva " sabotato " l'ultima offerta di pace di Hitler e che lui stesso - così egli disse - non aveva voluto la guerra e aveva fatto quanto poteva per impedirla. Ma come sincerità Goring era appena un pochino più su di Ribbentrop; lo dimostra, ad esempio, la sua dichiarazione alla corte, che soltanto dopo la visita di Lipski alla Wilhelmstrasse alle 18,15 del 31 agosto Hitler aveva deciso " l'invasione per il giorno dopo ". La verità era ben diversa. In realtà, tutte le agitate mosse dell'undice-sima ora, compiute nel pomeriggio e nella serata dell'ultimo giorno di agosto del 1939 dagli stanchi ed esauriti diplomatici e dai sovraffaticati uomini a cui questi facevano capo, non furono che delle frustate nell'aria del tutto inutili e, nel caso dei tedeschi, assolutamente e volutamente ingannatorie. Infatti alle 12,30 del 31 agosto, prima che Lord Halifax avesse esortato i polacchi ad essere più accomodanti, che Lipski si fosse recato da Ribbentrop, che i tedeschi avessero reso pubblicamente note le loro " generose " proposte alla Polonia, e che Mussolini avesse cercato di intervenire, Adolf Hitler aveva preso la decisione definitiva ed emesso l'ordine che doveva lanciare il pianeta nella sua guerra più sanguinosa. COMANDANTE SUPREMO DELLE FORZE ARMATE Segretissimo Berlino, 31 agosto 1939 Direttive N. i per la condotta di guerra. 1) Ora che tutte le possibilità politiche di risolvere con mezzi pacifici la situazione sulla frontiera orientale, divenuta intollerabile per la Germania, sono esaurite, mi sono deciso ad una azione di forza *. 2) L'attacco contro la Polonia sarà effettuato in conformità ai preparativi fatti per il " caso bianco ", con le modifiche che risultano, per quanto concerne l'esercito, dal fatto che esso nel frattempo ha quasi completato il suo schieramento. La distribuzione dei compiti e gli obiettivi delle operazioni rimangono immutati. Data d'attacco: i° settembre 1939. Ora dell'attacco: 4,45 del mattino [inserito a matita rossa]. * Le sottolineature si trovano nel testo originale tedesco. 638

Verso la guerra mondiale L'ora vale anche per le operazioni che riguardano Gdynia, la Baia di Danzica e il ponte di Dirschau. 3) Ad occidente, è importante che la responsabilità per l'apertura delle ostilità ricada inequivocabilmente sull'Inghilterra e sulla Francia. Per il momento, a eventuali violazio ni della frontiera di poco conto si farà fronte con azioni puramente locali. La neutralità dell'Olanda, del Belgio, del Lussemburgo e della Svizzera, nazioni alle quali abbiamo dato assicurazioni in questo senso, dovrà essere scrupolosamente rispettata. In terra, la frontiera occidentale tedesca non dovrà essere oltrepassata senza mio esplicito ordine. In mare, vale la stessa disposizione per tutte le azioni belliche e le iniziative che possano essere interpretate come tali *. 4) Se la Gran Eretagna e la Francia apriranno le ostilità contro la Germania, sarà compito delle formazioni della Wehrmacht operanti ad occidente risparmiare le loro for ze il pili a lungo possibile, in modo che sussistano le condizioni necessaria per una con clusione vittoriosa delle operazioni contro la Polonia. Entro questi limiti, le forze nemiche e le loro risorse militari ed economiche dovranno essere colpite il più possibile. Mi riservo, in ogni caso, di impartire l'ordine di iniziare operazioni offensive. L'esercito difenderà il vallo occidentale e prenderà le misure necessarie per non venire aggirato a nord, per mezzo della violazione del territorio belga Pagina 447

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt e olandese, da parte delle potenze occidentali... La marina effettuerà operazioni militari contro le navi mercantili, specialmente contro quelle dirette verso l'Inghilterra... L'aviazione dovrà, in primo luogo, impedire agli aerei francesi e inglesi di attaccare l'esercito e il Lebensraum tedesco. Nel condurre la guerra contro l'Inghilterra, la Luftwaffe dovrà essere impiegata per distruggere i rifornimenti marittimi dell'Inghilterra, la sua industria bellica e i trasporti di truppe britanniche in Francia. Si dovrà scegliere un'occasione favorevole per lanciare un attacco efficace contro unità navali britanniche assembrate, specie contro navi da guerra e portaerei. Mi riservo di decidere circa eventuali attacchi contro Londra. Ci si dovrà tener pronti a sferrare attacchi contro il territorio metropolitano inglese, tenendo presente che in ogni caso dovranno essere evitati successi parziali conseguiti con forze inadeguate. Così, poco dopo il mezzogiorno del 31 agosto, Hitler dette disposizioni ufficiali e scritte perché l'attacco contro la Polonia avesse inizio all'alba del giorno seguente. Come indicano le sue prime direttive di guerra, egli non era ancora del tutto sicuro su quello che sarebbe stato il comportamento della Gran Bretagna e della Francia. Egli si sarebbe astenuto dal?attaccare per primo. Se le due potenze prendevano l'iniziativa per l'attacco, egli sarebbe stato pronto a rispondere. Come Halder aveva accennato negli appunti del suo diario del 28 agosto, forse gli inglesi avrebbero tenuto fede ai loro impegni verso la Polonia solo in apparenza, " inscenando una finta guerra ". In tal caso, il Fùhrer " non se la sarebbe presa a male ". È probabile che il dittatore nazista abbia preso la fatale decisione poco prima delle 12,30 dell'ultimo giorno di agosto. Alle 18,40 del giorno precedente Halder annotò nel suo diario una comunicazione del tenente colonnello Curt Siewert, aiutante del generale von Brauchitsch: " Fare tutti i preparativi affinchè l'attacco possa avere inizio alle 4,30 del mattino del i" * Un'annotazione scritta in margine alle direttive chiarisce questo punto ambiguo: " Cosi, le forze navali dell'Atlantico rimarranno, per il momento, in posizione di attesa ". Gli ultimi giorni di pace 639 settembre. Se i negoziati di Londra dovessero imporre un rinvio, la data sarà il 2 settembre. In tal caso, saremo avvertiti prima delle 15 di domani... Il Fiihrer ha detto: il i° o il 2 settembre. Dopo il 2 settembre si dovrà rinunciare [all'azione] ". A causa delle piogge autunnali, l'attacco doveva cominciare subito o esser senz'altro sospeso. Nelle prime ore della mattina del 31 agosto, mentre Hitler diceva ancora di stare aspettando il delegato polacco, l'esercito tedesco ricevette gli ordini. Alle 6,30 Halder annotò: " Notifica dalla Cancelleria del Reich che l'ordine di scattare è per il i° settembre ". Alle 11,30 aggiunse: " II generale Stùlpnagel informa che l'ora dell'attacco è stata fissata per le 4,45. Si dice che l'intervento dell'Occidente sarà inevitabile; ciò nonostante il Fiihrer ha deciso di attaccare ". Un'ora dopo venivano diramate le direttive ufficiali n. i sopra riportate. Ricordo che in quel giorno a Berlino l'atmosfera era sinistra; tutti parevano trasognati. Alle 7,25 della mattina Weizsacker aveva telefonato a uno dei " cospiratori ", Ulrich von Hassell, pregandolo di recarsi subito da lui. Il segretario di Stato non aveva più che una sola speranza: quella che Henderson persuadesse Lipski e il suo governo ad inviare senza indugio un plenipotenziario polacco o almeno ad annunciare la sua intenzione di farlo. Hassell, diplomatico disoccupato, poteva parlare subito, a tal fine, al suo amico Henderson e anche a Goring? Hassell tentò. Si incontrò due volte con Henderson e una con Goring. Ma, pur essendo un ex diplomatico e ora anche antinazista, egli non sembrò accorgersi che gli eventi rendevano vani sforzi cosi circoscritti. Nemmeno si accorse della stranezza delle proprie vedute, di quelle di Weizsacker e di tutti i " bravi " tedeschi che, naturalmente, desideravano la pace, però alle condizioni dettate dalla Germania. Il 31 agosto a tutti loro doveva essere ormai evidente che vi sarebbe stata la guerra, a meno che Hitler o i polacchi non si fossero tirati indietro; ma che non vi era la minima probabilità che uno dei due capitolasse. Eppure, come rivela l'annotazione del diario di Hassell relativa a questo giorno, lo stesso Hassell si aspettava che i polacchi tornassero sulle proprie decisioni e seguissero la stessa via disastrosa già seguita dagli austriaci e dai cecoslovacchi. Henderson cercò di far notare a Hassell che la " difficoltà principale " stava nei metodi tedeschi, nella loro pretesa di far filare i polacchi " come Pagina 448

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt degli stupidi ragazzini ", Hassell allora replicò che " l'ostinato silenzio dei polacchi era anch'esso deplorevole ". Aggiunse che " ogni cosa dipendeva dalla decisione di Lipski di presentarsi, non per fare domande ma per dichiararsi disposto a negoziare ". Dunque anche secondo Hassell i polacchi, minacciati di un attacco imminente basato su accuse inventate dai tedeschi, non avrebbero dovuto far domande. E quando l'ex ambasciatore trasse le " conclusioni finali " sullo scoppio della guerra, pur incolpando Hitler e Ribbentrop di " correre coscientemente il rischio di una guerra con le potenze occidentali ", addossò buona parte delle responsabilità ai polacchi, anzi perfino ai francesi e agli inglesi. " Da parte loro, - egli scrisse, - i polacchi con la presunzione propria alla loro razza e con l'abulia slava, fiduciosi nel640 Verso la guerra mondiale l'aiuto inglese e francese, si sono lasciati sfuggire le ultime possibilità di evitare la guerra ". C'è solo da chiedersi quale possibilità fosse loro sfuggita, se non quella di cedere alle categoriche richieste di Hitler. " Proprio negli ultimi giorni il governo di Londra, - aggiunse Hassell, - ha rinunciato alla partita e ha assunto un atteggiamento piuttosto indifferente. La Francia si è comportata in modo analogo, solo con maggiore esitazione. Mussolini ha fatto tutto quanto era in suo potere per evitare la guerra "75. Se perfino un diplomatico istruito, colto ed esperto quale Hassell aveva idee cosi poco chiare, può forse meravigliare che a Hitler riuscisse facile ingannare la massa del popolo tedesco? A questo punto, nel tardo pomeriggio dell'ultimo giorno di pace, si ebbe un intermezzo piuttosto grottesco. Secondo quanto sappiamo ora circa le decisioni prese in quel giorno, si potrebbe pensare che il comandante in capo della Luftwafie, l'arma che doveva effettuare operazioni aeree a lungo raggio contro la Polonia a partir dall'alba del giorno seguente, fosse un feldmaresciallo assai affaccendato. Al contrario. Dahlerus lo portò a pranzo all'Hotel Esplanade, ordinando il miglior cibo e le migliori bevande. Il cognac era di così buona qualità che Gòring insistette per portarsene via due bottiglie quando lasciò il locale. Dopo esser riuscito a mettere il feldmaresciallo nello stato d'animo adatto, Dahlerus gli propose di chiamare a colloquio Henderson. Gòring accettò e, ricevuto il permesso di Hitler, invitò l'ambasciatore e Forbes a prendere il té a casa sua alle cinque. Dahlerus (il cui intervento non risulta né nel Final Report di Henderson né nel suo libro) dice di aver proposto che Gòring, in rappresentanza della Germania, s'incontrasse in Olanda con un delegato polacco e che Henderson promise di sottoporre tale proposta a Londra. Secondo la versione data dall'ambasciatore inglese nel Final Report, di quella conversazione svoltasi intorno a un tavolo da té, Gòring " ha parlato per due ore sulle iniquità dei polacchi e sul desiderio di Herr Hitler e suo di conservare l'amicizia dell'Inghilterra. È stata una conversazione che non ha portato a nulla... La mia impressione generale è stata che essa ha costituito un ultimo disperato sforzo di Gòring per staccare la Gran Bretagna dalla Polonia... Ho arguito il peggio dal fatto che egli, in un momento simile, abbia potuto dedicarmi tanto tempo... Non avrebbe certo avuto, in tale frangente, il tempo per una conversazione, se tutto, fino ai più piccoli dettagli, non fosse stato ormai predisposto per l'azione ". Una terza e più vivace descrizione di quel bizzarro incontro all'ora del té, è stata fatta da Forbes a Norimberga in risposta alle domande postegli dal difensore di Gòring. L'atmosfera era, per quanto amichevole, depressa e disperata... Gòring dichiarò all'ambasciatore britannico: Se i polacchi non cederanno, la Germania li schiaccerà come pidocchi, e se la Gran Bretagna decidesse di dichiarare la guerra, a lui dispiacerebbe molto, e sarebbe una decisione molto imprudente". Come disse nella sua relazione, Henderson quella stessa sera, qualche ora più tardi, redasse un dispaccio per Londra, nel quale comunicava che Gli ultimi giorni di face 641 " sarebbe assolutamente inutile, da parte mia, fare ulteriori proposte, in quanto esse ormai sono superate dagli avvenimenti, e l'unico atteggiamento che possiamo assumere è di mostrare la nostra inflessibile determinazione di contrapporre la forza alla forza " *. La delusione di Sir Nevile Henderson sembrava giunta al culmine. Nonostante tutti i suoi strenui sforzi, un anno dopo l'altro, per acquietare l'insaziabile dittatore nazista, la sua " missione in Germania " - come egli la chiamava - era fallita. Allo spirare dell'ultimo giorno di agosto, quell'amabile ma superficiale inglese, la cui diplomazia personale a Berlino era stata così Pagina 449

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt disastrosamente cieca, tentò di reagire di fronte al crollo delle sue vane speranze e al fallimento dei suoi piani. E sebbene l'indomani, primo giorno di guerra, egli fosse colto da una vera e propria, e per lui straordinaria, défaillance, pure si fece finalmente chiara nella sua mente un'antica verità: che esistono momenti e circostanze in cui, come egli appunto disse, alla forza bisogna contrapporre la forza**. Mentre il 31 agosto 1939 scendevano sull'Europa le ombre della sera e un milione e mezzo di soldati tedeschi cominciavano ad occupare le posizioni definitive lungo il confine polacco, pronti a scattare all'alba, a Hitler restava solo da escogitare qualche trucco propagandistico per preparare il popolo tedesco al colpo della guerra di aggressione. Il popolo aveva bisogno di quei sistemi che Hitler, assistito da Goebbels e da Himmler, era diventato così esperto nell'applicare. Io ero uscito per le strade di Berlino, parlando con la gente comune e quella mattina annotai sul mio diario: " Tutti sono contro la guerra. La gente parla apertamente. Come può un paese entrare in una grande guerra con una popolazione così decisamente contraria? " Malgrado tutta la mia esperienza del Terzo Reich, io facevo una domanda così ingenua! Hitler conosceva molto bene la risposta. Forse che egli la settimana prima, in cima alla sua montagna bavarese, non aveva promesso ai generali che " avrebbe fornito una ragione propagandi* Può darsi che la nota egli l'abbia redatta quella sera stessa, ma non la inviò a Londra prima delle 15,45 del giorno successivo, quasi dodici ore dopo che l'attacco tedesco contro la Polonia aveva avuto inizio. Essa fece seguito a parecchi suoi telegrammi, trasmessi a Londra anch'essi per telefono (così la trasmissione era simultanea), recanti la notizia dello scoppio delle ostilità. II dispaccio era così concepito: " La reciproca diffidenza dei tedeschi e dei polacchi è tale che non credo sarà proficuo abbandonarmi [sic] a ulteriori consigli, convinto come sono che essi verrebbero di nuovo superati dagli avvenimenti e tenuti in nessun conto, a causa dei metodi seguiti e per considerazioni d'onore e di prestigio. " L'ultima speranza sta nell'inflessibile decisione, da parte nostra, di opporre la forza alla forza " ". ** Poiché alcuni miei amici che hanno letto questo capitolo hanno espresso i loro dubbi circa la mia obiettività nei confronti di Henderson, ritengo opportuno far conoscere il punto di vista di un altro osservatore, a proposito dell'ambasciatore inglese a Berlino. Sir L. E. Namier, lo storico inglese, ha descritto la figura di Henderson nei seguenti termini: " Presuntuoso, vano, caparbio, rigido nei suoi preconcetti, riversò un numero incredibile di telegrammi, di dispacci e di lettere di una lunghezza impressionante, nei quali egli ripetè centinaia di volte le sue opinioni e le sue idee errate. Abbastanza ottuso per costituire un pericolo, ma non abbastanza stupido per essere innocuo, egli risultò un bomme nefaste " (NAMIER, In thè Nazi Era, p. 162). 642 Verso la guerra mondiale stica per iniziare la guerra " e non aveva loro detto di non " preoccuparsi se essa era plausibile o meno? " " II vincitore, - aveva affermato, - non avrà da rispondere, dopo, per aver detto o non detto la verità. NelPiniziare e nel fare una guerra quel che conta non è il diritto, ma la vittoria ". Come abbiamo detto, alle nove di sera tutte le stazioni radio tedesche avevano trasmesso quelle proposte di pace del Fùhrer alla Polonia, che, come venivano presentate sulle onde dell'etere, erano apparse ragionevoli al fuorviato giornalista che io ero. Il fatto che Hitler non le avesse mai presentate ai polacchi e neppure agli inglesi - se non in forma vaga e non ufficiale e inoltre meno di ventiquattr'ore prima - fu del tutto trascurato. In una lunga relazione che spiegava al popolo tedesco come il suo governo avesse esaurito ogni mezzo diplomatico per salvare la pace, il cancelliere, di certo assistito da Goebbels, dimostrò di non aver perso nessuna delle sue doti di magistrale mistificatore. Il 28 agosto il governo britannico - diceva la relazione - aveva offerto la sua mediazione alla Germania e alla Polonia e il governo tedesco aveva risposto il giorno dopo che pur essendo piuttosto scettico circa il desiderio del governo polacco di venire a un accordo, si dichiarava disposto, nell'interesse della pace, ad accettare la mediazione o le proposte britanniche... Esso riteneva necessario... se si voleva evitare il pericolo di una catastrofe, agire decisamente e senza indugio. Si dichiarava anche disposto a ricevere un inviato nominato dal governo polacco fino alla sera del 30 agosto, alla condizione che egli fosse autorizzato non soltanto a discutere, ma anche a condurre e concludere dei negoziati. Invece di una comunicazione circa l'arrivo di un personaggio con pieni Pagina 450

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt poteri, la prima risposta che il governo del Reich ha ricevuto, dopo essersi detto disposto a un'intesa, è stata la notizia della mobilitazione polacca... Non si può pretendere che il governo del Reich continui, non solo a dichiarare la sua propensione ad iniziare negoziati, ma anche a promuovere veramente tale soluzione, se da parte polacca non si pensa che a scoraggiarlo con futili sotterfugi e con dichiarazioni senza significato. È risultato ancora una volta chiaro, da un passo compiuto nel frattempo dall'ambasciatore polacco, che quest'ultimo non ha avuto pieni poteri per affrontare una discussione e tanto meno per negoziare. Il Fùhrer e il governo tedesco hanno atteso inutilmente due giorni l'arrivo di un plenipotenziario polacco. Così stando le cose, il governo tedesco può solo concludere che le sue proposte sono state ancora una volta... respinte, sebbene esso ritenesse che tali proposte, nella forma in cui sono state rese note al governo britannico, fossero più che leali, oneste e accettabili. L'esperienza aveva insegnato a Hitler e a Goebbels che la buona propaganda per essere efficace non si contenta di parole. Essa ha bisogno di fatti, per falsati che siano. Convinto il popolo tedesco (e l'autore di questo libro ne può essere un buon testimone, per constatazione personale) che i polacchi avevano respinto le generose offerte di pace del Fùhrer, restava solo da architettare un qualche episodio che " provasse " come non la Germania, ma la Polonia fosse stata la prima ad attaccare. Come si ricorderà, per quest'ultima losca faccenda i tedeschi avevano già fatto, sotto la direzione di Hitler, accurati preparativi *. Da sei giorni Alfred * Cfr. sopra, pp. 564-65. Gli ultimi giorni di pace 643 Naujocks, l'intellettuale ribaldo delle SS si trovava a Gleiwitz, sulla frontiera polacca, in attesa di effettuare un attacco polacco simulato contro la stazione della radio tedesca che si trovava in quel luogo. Il piano era stato riveduto. Uomini delle SS con uniformi polacche avrebbero aperto la sparatoria e alcuni internati dei campi di concentramento, drogati, sarebbero stati fatti trovare morti sul terreno come dei "caduti" per mano nemica: quest'ultima amena parte dell'operazione aveva, come si è visto, l'espressivo nome convenzionale di " merci conservate ". Ci sarebbero stati diversi finti " attacchi polacchi ", ma il principale doveva essere quello contro la stazione della radio tedesca di Gleiwitz. Nella sua deposizione fatta a Norimberga Naujocks riferì: A mezzogiorno del 31 agosto Heydrich mi trasmise la parola convenzionale per l'attacco, che avrebbe dovuto aver luogo alle ore 20 dello stesso giorno. Heydrich mi disse: " Per questo attacco, rivolgetevi a Miiller per avere le " merci conservate " ". Ubbidii e chiesi a Miiller di mandarmi l'uomo nei pressi della stazione della radio. Quando giunse, 10 feci posare all'entrata della stazione. Egli era vivo ma privo di conoscenza. Cercai di aprirgli gli occhi. Non dagli occhi ma dal respiro potei capire che era vivo. Non vidi ferite da arma da fuoco, però aveva il viso imbrattato di sangue. Era in abiti civili. Secondo gli ordini prestabiliti, prendemmo la stazione radio, trasmettemmo una comunicazione di tre o quattro minuti con un trasmettitore di emergenza *, sparammo alcuni colpi di pistola e ce ne andammo ** ". Quella sera Berlino fu quasi completamente isolata dal mondo. Si udirono soltanto i comunicati stampa e le tramissioni che facevano conoscere l'" offerta " del Fùhrer alla Polonia e i presunti " attacchi " polacchi contro 11 territorio della Germania. Cercai di mettermi in comunicazione telefoni ca con Varsavia, Londra e Parigi, ma mi fu detto che le linee con queste capitali erano interrotte. In sé, Berlino aveva un aspetto normale. Non vi era stata evacuazione di donne e bambini, come a Londra e Parigi, né si era provveduto a mettere sacchi di sabbia a protezione delle vetrine, come nelle altre capitali. Dopo la mia ultima trasmissione, verso le quattro della mat tina del i" settembre, lasciai il palazzo della radio per recarmi all'Hotel Adlon. Non vi era traffico. Non vi erano luci nelle case. La gente dormiva; forse era andata a letto sperando il meglio, sognando la pace. Lo stesso Hitler era stato in buona forma tutto il giorno. Alle 18 del 31 agosto il generale Halder annotò nel suo diario: " II Fùhrer è calmo; ha dormito bene... La decisione di non far evacuare [i territori a occidente] * La trasmissione in polacco era stata sommariamente preparata per Naujocks Pagina 451

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt da Heydrich. Conteneva espressioni provocatorie contro la Germania e annunciava che i polacchi stavano attaccando. Cfr. sopra, p. 564. ** " L'attacco polacco " contro Gleiwitz fu utilizzato da Hitler il giorno dopo nel suo discorso al Reichstag e fu addotto a giustificazione dell'aggressione nazista da Ribbentrop, da Weizsacker e da altri membri del Ministero degli Esteri nella loro propaganda. Il " New York Times " e altri giornali ne dettero la notizia, insieme a quella di altri incidenti, nel numero del i° settembre 1939. V'è da aggiungere che, secondo la testimonianza resa a Norimberga dal generale Lahousen, de\\'Abwehr, tutti gli uomini delle SS che indossavano uniformi polacche negli attacchi simulati di quella sera furono poi, secondo l'espressione del generale, " tolti di mezzo "7S. 644 Verso la guerra mondiale dimostra la sua convinzione che Francia e Inghilterra non interverranno " *. Lo stato d'animo dell'ammiraglio Canaris, capo dell'Abwehr dell'OKW e uno dei principali cospiratori antinazisti, era diverso. Sebbene Hitler stesse spingendo la Germania alla guerra, cosa che il circolo di Canaris aveva giurato di impedire sbarazzandosi del dittatore, ora che il momento era giunto, non vi era nessun complotto. Nel pomeriggio inoltrato Gisevius era stato convocato dal colonnello Oster al quartier generale dell'OKW. Questo centro nevralgico della potenza militare tedesca era in piena attività. Canaris prese in disparte Gisevius in un corridoio semioscuro. Con voce soffocata dall'emozione gli disse: "È la fine della Germania! "". * Nel corso della giornata Hitler trovò il tempo di inviare un telegramma al duca di Windsor, che si trovava in Francia ad Antibes: ,, .. Berlino, 31 agosto 1939 Vi ringrazio per il vostro telegramma del 27 agosto. Potete essere sicuro che il mio atteggia mento verso la Gran Bretagna e il mio desiderio di evitare un'altra guerra fra i nostri popoli, non sono mutati. Dipende però dalla Gran Bretagna, se si potrà realizzare la mia speranza per uno sviluppo positivo dei rapporti anglo-tedeschi. ADOLF HITLER 80 Questa è la prima occasione - ma certamente non l'ultima - in cui l'ex re inglese figura nei documenti tedeschi sequestrati dagli Alleati. Più tardi, per un certo tempo, il duca di Windsor, come si vedrà, ebbe una parte rilevante in certi progetti di Hitler e Ribbentrop. 1

Libro Azzurro britannico, pp. 96-98. 2 Per il dispaccio di Henderson del 23 agosto 1939: ibid., pp. 98-100. Pel memorandum del Ministero degli Esteri tedesco sull'incontro: DGFP, VII, pp. 210-16. Henderson riferì sul secondo incontro il 24 agosto (Libro Azzurro britannico, pp. 100-2). 3 Per il testo della lettera inviata da Hitler a Chamberlain il 23 agosto: ibid., pp. 102-4. Esso è stato anche stampato in DGFP, VII, pp. 216-19. 4 Per il testo della lettera inviata da Hitler a Mussolini il 25 agosto: DGFP, VII, pp. 281-83. 5 Per i] testo della dichiarazione fatta verbalmente da Hitler a Henderson il 25 agosto, com pilata da Ribbentrop e dal dottor Schmidt: DGFP, VII, pp. 279-84; esso si trova anche nel Libro Azzurro britannico, pp. 120-22. Pel dispaccio del 25 agosto, in cui Henderson riferisce sul colloquio: Libro Azzurro britannico, pp. 122-23. Cfr. anche HENDERSON, fatture of a Mission, p. 270. Pel dispaccio di Coulondre del 25 agosto: Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 312-14. NCA, VI, pp. 977-98 (da un incartamento sulle relazioni russo-tedesche rinvenuto negli archivi dell'alto comando della marina). SCHMIDT, op. cit., p. 144. Ibid., pp. 143-44. Diario di Ciano, pp. 140-43Pel memorandum di Weizsacker del 20 agosto: DGFP, VII, p. 160. 2 Per la lettera inviata il 23 agosto da Mackensen a Weizsacker: ibid., pp. 240-43. Pagina 452

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 3 Per il dispaccio di Mackensen del 25 agosto: ibid., pp. 291-93. ' Cfr. DGFP, VII, nota a p. 285. 5 Per la lettera inviata da Mussolini a Hitler il 25 agosto: ibid., pp. 285-86. " NCA, VI, pp. 977-78 (ND, €-170). " Sull'interrogatorio di Ribbentrop del 29 agosto 1945: NCA, VII, pp. 535-36; sull'interrogatorio di Gb'ring del 29 agosto 1945: ibid., pp. 534-35; sulla testimonianza resa da Keitel al processo di Norimberga il 4 aprile 1946 in un interrogatorio diretto: TMWC, X, pp. 514-15. 18 NCA, suppl. B, pp. 1561-63. 19 GISEVIUS, op. cit., 358-59. 20 HASSELL, Op. dt., p. 59. 21 THOMAS, Gedanken und Ereignisse, loc. cit. 22 Testimonianza resa dal dottor Schacht a Norimberga il 2 maggio 1946 (TMWC, XI, PP. 545-46). 23 Per la testimonianza resa da Gisevius a Norimberga il 25 aprile 1946: ibid., pp. 224-25. 24 II testo di tutti questi appelli si trova nel Libro Azzurro britannico, pp. 122-42. 25 Per la comunicazione fatta da Hitler a Mussolini il 25 agosto alle 19,10: DGFP, VII, PP- 309-10. 26 Diario di Ciano, p. 150. 21 Per la comunicazione fatta da Mussolini a Hitler il 26 agosto alle 12,10: DGFP, VII, PP. 309-10. 28 Djario di Ciano, p. 150. Per la relazione di Mackensen: DGFP, VII, p. 325. 29 Per la comunicazione fatta da Hitler a Mussolini il 26 agosto alle 15,08: DGFP, VII, PP. 313-1430 Mussolini a Hitler; comunicazione delle 18,42 del 26 agosto: ibid., p. 323. 31 Hitler a Mussolini, alle 12,10 del 27 agosto: ibid., pp. 346-47. 32 Mussolini a Hitler, alle 16,30 del 27 agosto: ibid., pp. 351-53. 33 Pel dispaccio di Mackensen del 27 agosto: ibid., pp. 351-53. 646

Verso la guerra mondiale 34 Pel messaggio di Daladier a Hitler del 26 agosto: ibid., pp. 330-31, e anche: Libro Giallo francese, ed. frane., pp. 321-22. 35 L'annotazione del 28 agosto del diario di Halder, ove è ricapitolata la " sequenza degli avvenimenti " dei cinque giorni precedenti - questa parte del diario si trova in DGFP, VII, pp. .564-66. 36 Per l'interrogatorio subito da Goring a Norimberga il 29 agosto 1945: NCA, Vili, p. 534 (ND, TC-90). 31 TMWC, IX, p. 498. 38 La mia esposizione delle iniziative di Dahlerus è basata sul libro già citato dello stesso Dahlerus e sulla testimonianza da lui resa a Norimberga, dove egli si convinse di quanto fosse stato ingenuo nel trattare coi suoi amici tedeschi. Cfr. più sopra, nota 4 del cap. XV. Essa è suffragata da un ricco materiale proveniente dal Ministero degli Esteri britannico e pubblicato in DBrFP, terza serie, voi. VII. 39 DBrFP, VII, p. 287. 40 Per la testimonianza resa da Dahlerus a Norimberga: TMWC, IX, p. 465. 41 DBrFP, VII, p. 319 n. 42 TMWC, IX, p. 466. 43 DBrFP, VII, pp. 321-22. 44 Libro Azzurro britannico, p. 125, e DBrFP, VII, p. 318. 45 Pel testo della nota britannica alla Germania del 28 agosto: Libro Azzurro britannico, pp. 126-28. 46 Pel dispaccio inviato da Henderson a Halifax alle 2,35 della Pagina 453

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt notte del 29 agosto: ibid., pp. 128-31. 47 Pel dispaccio di Henderson a Halifax del 29 agosto; ibid., p. 131. 48 Pel dispaccio di Henderson del 29 agosto: DBrFP, VII, p. 360. 49 Ibid., p. 361. 50 Pel testo della risposta tedesca del 29 agosto: Libro Azzurro britannico, pp. 13.5-37. 51 DBrFP, terza serie, VII, p. 393. 52 HENDERSON, Fallare of a Mission, p. 281. 53 Libro Azzurro britannico, p. 139. 54 Pel testo della nota trasmessa da Chamberlain a Hitler il 30 agosto: DGFP, VII, p. 441. 55 Libro Azzurro britannico, pp. 139-40. 56 Ibid., p. 140. 57 Ibid., p. 142. 58 SCHMIDT, op. cit., pp. 150-55; cfr. anche la testimonianza resa da Schmidt al processo di Norimberga: TMWC, X, pp. 196-222. 59 TMWC, X, p. 275. 60 SCHMID!, Op. Cit. 61 Da riteneva " probabile " che esso sarebbe caduto fra le sei e le nove ". 664 Verso la guerra mondiale celleria, col documento. Nell'anticamera dell'ufficio del Fiihrer trovò riuniti la maggior parte dei membri del gabinetto e diversi alti funzionar! del partito, che da lui " aspettavano ansiosamente " le notizie. Schmidt in seguito raccontò: Entrai nella stanza attigua e trovai Hitler seduto alla sua scrivania e Ribbentrop in piedi vicino alla finestra. Appena entrato, entrambi mi guardarono, aspettando. Mi fermai a una certa distanza dallo scrittoio di Hitler e lentamente tradussi l'ultimatum britannico. Quando finii, cadde un assoluto silenzio. Hitler rimase seduto, immobile, fissando davanti a sé... Dopo un intervallo che mi sembrò un secolo, si voltò verso Ribbentrop, rimasto in piedi vicino alla Pagina 466

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt finestra. " E ora che facciamo? " chiese Hitler, con uno sguardo selvaggio, dando quasi l'impressione di attribuire al suo ministro degli Esteri l'errato giudizio circa la possibile reazione dell'Inghilterra. Con voce calma, Ribbentrop rispose: " Ritengo che i francesi entro un'ora ci consegneranno un analogo ultimatum "29. Fatto il suo dovere, Schmidt si ritirò, fermandosi in anticamera per informare gli altri di quanto era accaduto. Per un momento, anche loro stettero zitti. Poi Goring si voltò verso di me e disse: " Se perdiamo questa guerra, che Dio abbia misericordia di noi! " Goebbels se ne stava in un angolo, solo, abbattuto, immerso nei suoi pensieri. Dovunque, nella stanza, vidi sguardi che tradivano una profonda preoccupazione M. Nel frattempo l'inimitabile Dahlerus stava facendo i suoi ultimi tentativi dilettanteschi per evitare l'inevitabile. Alle otto di mattina, Forbes l'aveva informato dell'ultimatum britannico che sarebbe stato consegnato un'ora dopo. Allora egli corse al quartier generale dell'arma aerea per vedere Goring e, secondo la testimonianza resa da quest'ultimo a Norimberga, gli raccomandò che la risposta tedesca all'ultimatum fosse " ragionevole ". Inoltre propose al feldmaresciallo di dichiararsi pronto, prima delle undici, a recarsi in volo a Londra " per negoziare ". Nel suo libro, l'uomo d'affari svedese afferma che Goring accettò il suggerimento e telefonò a Hitler, il quale fu anche lui d'accordo. Nei documenti tedeschi, tuttavia, non si trova accenno al riguardo, e il dottor Schmidt dice chiaramente che qualche minuto dopo le nove Goring non si trovava nel suo quartier generale bensì alla Cancelleria, nell'anticamera del Fiihrer. Ad ogni modo non c'è dubbio che l'intermediario svedese telefonò al Ministero degli Esteri inglese; e non una, ma due volte. Nella prima telefonata, alle 10,15, si Prese lui stesso l'incarico di informare il governo britannico che la risposta tedesca all'ultimatum era " in fase di preparazione " e che i tedeschi erano ancora " assai desiderosi di soddisfare il governo britannico e di dare assicurazioni soddisfacenti, circa il rispetto dell'indipendenza della Polonia " (!) Egli sperava che Londra avrebbe considerato la risposta di Hitler " sotto la luce più favorevole "31. Mezz'ora dopo, alle 10,50, dieci minuti prima che l'ultimatum scadesse, Dahlerus si mise di nuovo in linea col Ministero degli Esteri di Londra, questa volta per proporre che Goring, col consenso di Hitler, si recasse imL'inizio della seconda guerra mondiale 665 mediatamente in aereo nella capitale inglese. Non si rendeva ancora conto che non v'era più tempo per simili farse diplomatiche; ma dovette accor-gersene ben presto. Halifax gli rispose in modo inflessibile. La sua proposta non poteva venir presa in considerazione. Al governo tedesco era stato chiesto qualcosa di preciso, " e presumibilmente esso stava per mandare una precisa risposta ". Il governo di Sua Maestà non poteva aspettare che si venisse ad ulteriori discussioni con Goring ". Allora Dahlerus riappese il ricevitore e scomparve nel limbo della storia, donde riemerse per un momento, dopo la guerra, per narrare - a Norim-berga e nel suo libro - il suo bizzarro tentativo di salvare la pace mondiale *. Aveva avuto le migliori intenzioni, aveva lottato per la pace; per qualche momento si era trovato al centro della vertiginosa scena della storia mondiale. Ma, com'era accaduto quasi a tutti gli altri, v'era troppa confusione per poter avere una visione chiara; e come riconobbe a Norimberga, gli mancò il tempo per rendersi conto di quanto i tedeschi l'avessero ingannato. Poco dopo le undici, allo scadere del termine dell'ultimatum inglese, Ribbentrop, che due ore prima non aveva voluto vedere l'ambasciatore britannico, lo fece chiamare per consegnargli la risposta della Germania. Disse che il governo tedesco si rifiutava " di ricevere o di accettare l'ultimatum inglese, per non parlare poi di darvi seguito ". Si dette quindi a lunghe e miserande argomentazioni propagandistiche, evidentemente preparate in fretta da Hitler e da Ribbentrop nelle due ore intercorse. Destinate a mistificare un popolo così facile ad essere mistificato, come quello tedesco, esse ripetevano tutte le menzogne ormai note, inclusa quella circa gli " attacchi " polacchi in territorio tedesco; facevano ricadere sull'Inghilterra la responsabilità di tutto ciò che era accaduto e respingevano ogni tentativo " di imporre alla Germania il ritiro delle sue forze, schierate per la difesa del Reich ". Veniva dichiarato, con una menzogna, che la Germania aveva accettato le proposte mussoliniane di pace dell'" undicesima ora " mettendo in rilievo che era stata Pagina 467

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'Inghilterra a respingerle. E dopo tutto quello che Chamberlain aveva fatto per venire a una distensione con Hitler, si accusava il governo inglese " di predicare la distruzione e lo sterminio del popolo tedesco " **. Henderson lesse il documento (in seguito lo chiamò " un quadro assolutamente falso degli avvenimenti ") e disse: " Sarà lasciato alla storia giudi* Egli riapparve brevemente il 24 settembre, quando si incontrò con Forbes a Oslo, " per accertare, - come disse al processo di Norimberga prima di essere congedato, - se fosse ancora possibile evitare una guerra mondiale "33. ** Fu una nota buttata giù in fretta e in modo maldestro che finiva con questa frase: " Abbiamo appreso l'intenzione, comunicataci per ordine del governo britannico da Mr King-Hall, di portare la distruzione del popolo tedesco perfino più in là di quanto fu fatto col trattato di Ver-sailles, per cui risponderemo ad ogni azione aggressiva da parte dell'Inghilterra con le stesse armi e nella stessa forma ". Naturalmente, il governo britannico non aveva fatto conoscere alla Germania nessuna intenzione del genere di quelle espresse da Stephen King-Hall, ufficiale di marina in ritiro autore d'una pubblicazione periodica a carattere del tutto privato. Anzi, Henderson aveva protestato presso il Ministero degli Esteri per la diffusione in Germania della pubblicazione di King-Hall, e il governo britannico aveva chiesto all'editore di desistere da tale diffusione. 666 Verso la guerra mondiale care di chi è veramente la colpa ". Ribbentrop replicò che " la storia avev* già dimostrato come stavano i fatti ". Verso mezzogiorno mi trovavo nella Wilhelmstrasse dinanzi alla Cancelleria, quando gli altoparlanti annunciarono d'un tratto che l'Inghilterra aveva dichiarato guerra alla Germania *. Là al sole, si trovavano circa 250 persone, non più. Ascoltarono attentamente l'annuncio; e al termine non vi fu nemmeno un mormorio. Rimasero ferme dove si trovavano. Erano sbalordite. A loro riusciva difficile credere che Hitler li avesse trascinati in una guerra mondiale. Benché fosse sabato, gli strilloni annunciarono subito le edizioni straordinarie. Rilevai che i giornali, più che essere venduti, venivano strappati di mano ai rivenditori. Ne presi uno, la " Deutsche Allgemeine Zeitung ". Le pagine erano piene di titoli a grandi caratteri: RESPINTO L'ULTIMATUM INGLESE L'INGHILTERRA DICHIARA GUERRA ALLA GERMANIA LA NOTA BRITANNICA CHIEDE IL RITIRO DELLE NOSTRE TRUPPE DALL'EST IL FUHRER PARTE OGGI PER IL FRONTE II titolo della versione ufficiale pareva dettato da Ribbentrop: IL MEMORANDUM TEDESCO DIMOSTRA LA COLPEVOLEZZA DELL'INGHILTERRA Per quanto essa potesse essere dimostrata per un popolo così facile da mistificare come quello tedesco, l'annuncio, nel corso della giornata, non suscitò sentimenti ostili contro gli inglesi. Quando passai davanti all'ambasciata britannica Henderson e i suoi funzionati stavano trasferendosi all'Hotel Adlon, dietro l'angolo, e non trovai che un unico Schupo (una guardia) che andava su e giù dinanzi l'edificio. Non aveva altro da fare che passeggiare avanti e indietro. Coi francesi, le cose andarono un po' più per le lunghe. Bonnet fino all'ultimo momento cercò di guadagnar tempo, mantenendo tenacemente la speranza che Mussolini potesse ancora s temare le cose con Hitler, in modo da lasciar fuori la Francia. Invitò persine l'ambasciatore belga a fare in modo che re Leopoldo usasse la sua influenza su Mussolini e che questi influisse a sua volta su Hitler. Durante tutta la giornata di sabato 2 settembre discusse col proprio gabinetto (come aveva fatto con quello inglese), facendo presente che aveva " promesso " a Ciano di aspettare fino a mezzogiorno del * A Londra, alle 11,15, Halifax aveva consegnato all'incaricato d'affari tedesco una nota in cui si diceva che, non essendo pervenute fino alle undici assicurazioni tedesche, " ho l'onore di informarvi che a partire dalle undici antimeridiane di oggi 3 settembre tra i due paesi esiste lo stato di guerra ". L'inizio della seconda guerra mondiale 667 3 settembre la risposta tedesca alla nota ammonitrice anglo-francese del i° settembre e che non poteva ritirare la parola data. In effetti, egli aveva dato tale assicurazione telefonicamente al ministro degli Esteri italiano, ma non prima delle 21 del 2 settembre*. Ora, in quel momento, la proposta del " duce " di tenere una conferenza era già morta e sepolta, e Ciano aveva cercato di farglielo capire. E gli inglesi lo avevano anche sollecitato affinchè a mezzanotte consegnasse insieme a loro un ultimatum a Berlino. Pagina 468

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Infine, poco prima della mezzanotte del 2 settembre, il governo francese si decise. A mezzanotte in punto Bonnet telegrafò a Berlino, a Coulondre, per dirgli che la mattina dopo gli avrebbe trasmesso i termini di una " nuova démarche " da farsi " a mezzogiorno presso la Wilhelmstrasse " **. Coulondre eseguì l'ordine alle 10,20 di domenica 3 settembre, quaranta minuti prima che scadesse l'ultimatum britannico. Il testo dell'ultimatum francese era analogo, salvo che, nel caso di una risposta negativa, la Francia dichiarava che avrebbe adempiuto ai suoi obblighi " noti al governo tedesco ", verso la Polonia: perfino in quest'ultima congiuntura Bonnet cercò di evitare una dichiarazione formale di guerra. Nell'ufficiale Libro Giallo francese si legge che il termine per la risposta tedesca fissato dall'ultimatum francese telegrafato a Coulondre era alle 17. Ma questa non era l'ora stabilita nel telegramma originale. Alle 8,45 l'ambasciatore Phipps aveva fatto sapere a Halifax, da Parigi: " Bonnet mi dice che il termine non scadrà che alle cinque di lunedì mattina (4 settembre) ". Tale era l'ora indicata nel telegramma di Bonnet. Questa concessione era stata strappata da Daladier nelle prime ore della mattina di domenica allo Stato maggiore francese, che aveva insistito per avere esattamente quarantotto ore a disposizione a partire da mezzogiorno, ora in cui l'ultimatum doveva essere consegnato a Berlino. Ma la cosa irritò il governo inglese, che nel corso della mattinata comunicò a Parigi, senza perifrasi, il proprio scontento. Il presidente del Consiglio Daladier rivolse allora un ultimo appello ai militari. Alle 11,30 convocò il generale Colston, dello Stato maggiore, sollecitando un termine più breve. Con riluttanza, il generale acconsentì a ridurlo di dodici ore, fissandolo per le 17. Così proprio mentre stava lasciando l'ambasciata francese a Berlino per recarsi alla Wilhelmstrasse, Coulondre ricevette una telefonata di Bonnet, che gli disse di apportare il necessario cambiamento dell'ora zero M. A mezzogiorno, l'ambasciatore francese non riuscì a vedere Ribbentrop. Questi stava prendendo parte a una piccola cerimonia nella Cancelleria, dove il nuovo ambasciatore sovietico, Aleksandr Skvarzev, era stato calorosamente ricevuto dal Fiihrer: fatto, questo, che aggiunse una nota bizzarra a quello storico sabato berlinese. Coulondre ci teneva a seguire alla lettera l'istruzione ricevuta di conferire con la Wilhelmstrasse esattamente a mezzogiorno; * Cfr. sopra, p. 659. ** Ma, come si ricorderà (cfr. più sopra, p. 659), perfino dopo di ciò Bonnet fece un estremo tentativo per tenere la Francia estranea alla guerra, proponendo agli italiani, nel corso della notte, ai trionfi iniziali alla grande svolta Gli olandesi trasmisero subito la notizia ai belgi. Il 5 maggio fu una domenica e nel corso della successiva settimana noi tutti, a Berlino, ci rendemmo conto abbastanza chiaramente che l'attacco a occidente sarebbe stato effettuato entro pochi giorni. Nella capitale tedesca la tensione aumentava. L'8 maggio mandai un cablogramma al mio ufficio di New York dicendo di tenere ad Amsterdam uno dei nostri corrispondenti invece di inviarlo in Norvegia, dove la guerra era ormai terminata, e la sera la censura militare mi permise di accennare, nella mia radiotrasmissione, che presto sarebbero cominciate le operazioni a occidente, Olanda e Belgio inclusi. La sera del 9 maggio, Oster e Sas pranzarono insieme: doveva essere, quella, l'ultima volta. L'ufficiale tedesco confermò che era stato dato l'ordine definitivo di iniziare l'attacco a occidente all'alba dell'indomani. Per esser sicuro che all'ultimo momento non vi fossero dei contrordini, Oster dopo il pranzo passò dal quartier generale dell'OKW, nella Bendlerstrasse. Non c'era nulla di nuovo. " II maiale è andato al fronte occidentale ", disse Oster a Sas. Il " maiale " era Hitler. Sas informò l'addetto militare belga, poi si recò alla sua legazione e chiamò l'Aja. Per quella circostanza era stato già fissato uno speciale codice cifrato e Sas disse solo alcune parole apparentemente inoffensive, contenenti il messaggio: " Domattina, all'alba. Tenete duro! "*. Cosa abbastanza strana, le due grandi potenze occidentali, l'Inghilterra e la Francia, furono colte alla sprovvista. I loro Stati maggiori avevano sottovalutato gli allarmanti rapporti giunti da Bruxelles e dall'Aia. Quanto a Londra, era preoccupata soprattutto per una crisi del gabinetto che durava da tre giorni e che fu superata solo la sera del io maggio con la sostituzione di Pagina 542

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Churchill a Chamberlain nella carica di primo ministro. Il quartier generale francese e inglese seppe dell'assalto tedesco solo quando la pace delle ore antelucane di quella primavera fu rotta dal rombo dei bombardieri tedeschi e dall'ululato degli Stukas in picchiata, seguiti, allo spuntar del giorno, da frenetiche richieste d'aiuto inviate dai governi olandese e belga i quali per otto mesi si erano tenuti lontani dagli Alleati invece di concertare con essi la comune difesa. Comunque, nei primi due giorni il piano alleato di tener testa in Belgio a grosso dell'attacco tedesco potè essere attuato senza quasi incontrare ostacoli. Dalla frontiera franco-belga ingenti forze anglo-francesi si portarono rapidamente a nord-est a rafforzare la principale linea difensiva che correva lungo i fiumi Dyle e Mosa, a est di Bruxelles. Ora, era proprio questo che l'alto comando tedesco desiderava. Il movimento massiccio di conversione degli Alleati faceva esattamente il loro gioco: benché non lo sapessero, gli eserciti anglo-francesi erano andati a finire dritti in una trappola che, quando si chiuse intorno a loro, doveva avere conseguenze disastrose. Vittoria a occidente 779 Piani contrastanti. L'originario piano tedesco dell'attacco era stato profondamente modificato da quando in gennaio era caduto in mano ai belgi; i tedeschi sospettavano che anche i francesi e gli inglesi ne fossero a conoscenza. Il Fall Gelb (" caso giallo "), nome dato all'operazione, era stato concepito in fretta nell'autunno del 1939 dall'alto comando dell'esercito in base all'ordine di Hitler di sferrare l'offensiva a occidente per la metà di novembre. Nell'ambiente degli storici militari e degli stessi generali tedeschi si è molto discusso se quel primo piano fosse, o meno, una versione modificata dell'antico piano Schlieffen. Halder e Guderian l'hanno affermato. Secondo tale piano, l'urto principale tedesco doveva effettuarsi sul fianco destro attraverso il Belgio e la Francia settentrionale, col fine di occupare i porti della Manica. Esso divergeva dal famoso piano Schlieffen, che nel 1914 per poco non riuscì, il quale contemplava non solo la presa dei porti della Manica, ma anche un grande movimento di conversione che avrebbe condotto l'ala destra dell'esercito tedesco attraverso il Belgio e la Francia settentrionale; dopo aver passata la Senna essi avrebbero puntato verso est, sotto Parigi, tanto da circondare e distruggere le restanti forze francesi. L'obiettivo del piano era di por fine rapidamente alla resistenza armata francese: dopodiché, nel 1914, la Germania avrebbe potuto rivolgersi contro la Russia con tutta la grande massa della sua potenza militare. Nel 1939-40 Hitler non aveva da preoccuparsi di un fronte russo. Ciò nondimeno il suo obiettivo era più limitato. Almeno nella prima fase della campagna egli non pensava a metter fuori combattimento l'esercito francese ma a farlo indietreggiare occupando la costa della Manica tanto da separare l'Inghilterra dalla sua alleata e, nel contempo, da assicurarsi basi aeree e navali partendo dalle quali avrebbe potuto molestare e bloccare le isole bri-tanniche. Dai discorsi da lui tenuti in quel periodo ai suoi generali appare chiaramente come egli pensasse che dopo tale sconfitta la Francia e l'Inghilterra sarebbero state propense a fare la pace permettendogli di volger di nuovo la sua attenzione all'Europa orientale. Ancor prima che il piano originario per il Fall Gelb cadesse in mano al nemico, esso era stato preveduto dal comando supremo alleato. Il Supremo Consiglio alleato di guerra, riunitosi a Parigi il 17 novembre, aveva approvato il " piano D " che, nel caso di un attacco tedesco attraverso il Belgio, prevedeva un rapido movimento della prima e della nona armata francese e del corpo inglese di spedizione verso la principale linea delle difese belghe dei fiumi Dyle e Mosa che da Anversa giungeva fino a Lovanio, Namur, Gi-vet e Mézières. Qualche giorno prima gli Stati maggiori francese e britannico in una serie di incontri segreti con l'alto comando belga avevano ottenuto da quest'ultimo l'assicurazione che avrebbe rafforzato tale linea di difesa e opposto su di essa la principale resistenza al nemico. Ma i belgi non vollero andare più oltre: essi continuavano a nutrire le illusioni della neutra780 Dai trionfi iniziali alla grande svolta lità, nella speranza di poter ancora evitare di essere coinvolti nella guerra. I capi dello Stato maggiore inglese fecero rilevare che sarebbe mancato il tempo per schierare le forze alleate così in avanti, dopo che i tedeschi avessero attaccato: ma per le insistenze del generale Gamelin essi finirono con l'aderire al piano D. Pagina 543

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Alla fine di novembre gli Alleati vi aggiunsero il progetto di far avanzare rapidamente lungo le coste della Manica la settima armata del generale Henri Giraud per aiutare gli olandesi a nord di Anversa, qualora anche i Paesi Bassi fossero attaccati. Cosf, se avessero tentato di aggirare la linea Maginot passando per il Belgio e fors'anche per l'Olanda, i tedeschi si sarebbero trovati subito di fronte tutto il corpo di spedizione inglese, la massa dell'esercito francese, le ventidue divisioni belghe e le dieci divisioni olandesi: forze che, come poi si seppe, avrebbero uguagliato numericamente quelle tedesche. Per Hitler si trattava di evitare questo scontro frontale e in pari tempo di intrappolare gli eserciti inglesi e francesi spintisi così in avanti. Perciò il generale Erich von Manstein (nato Lewinski), capo di Stato maggiore del gruppo A delle armate del fronte occidentale al comando di Rundstedt, propose un mutamento radicale del Fall Gelb. Manstein era un generale di Stato maggiore valente e ricco di immaginazione, di nomina recente; però durante l'inverno era riuscito a far sottoporre il suo audace progetto a Hitler, vincendo l'iniziale opposizione di Brauchitsch, di Halder e di un certo numero di altri generali. Manstein proponeva di sferrare il principale assalto tedesco al centro del fronte attraverso le Ardenne, con massicce forze corazzate che poi avrebbero attraversato la Mosa proprio a nord di Sedan, sarebbero sboccate in campo aperto e si sarebbero dirette velocemente verso la Manica, verso Abbeville. Hitler, sempre attratto dalle soluzioni audaci e perfino temerarie, s'interessò al progetto. Rundstedt si mise ad appoggiare senza tregua l'idea di Manstein non solo perché credeva nel successo del piano ma anche perché esso, nell'offensiva, avrebbe fatto fare la parte principale al gruppo A delle armate, da lui comandato. Sebbene una certa antipatia personale nutrita da Halder per Manstein e qualche gelosia professionale da parte dei generali di rango superiore avessero provocato, alla fine di gennaio, il trasferimento di Manstein dallo Stato maggiore al comando di un corpo di fanteria, egli ebbe l'occasione di esporre personalmente a Hitler le sue idee eterodosse in un pranzo offerto il 17 febbraio a Berlino a un certo numero di nuovi comandanti di corpo. Egli fece rilevare che l'attacco delle forze corazzate attraverso le Ardenne avrebbe colpito gli Alleati dove meno se l'aspettavano, dato che, come la maggior parte dei tedeschi, i generali nemici probabilmente consideravano inadatta per operazioni con carri armati quella regione collinosa e boschiva. Una finta all'ala destra delle forze tedesche avrebbe spinto alla rinfusa gli eserciti inglesi e francesi in Belgio. Allora sfondando il fronte francese a Sedan e dirigendosi a ovest lungo la riva nord della Somme, in Vittoria a occidente 781 direzione della Manica, i tedeschi avrebbero intrappolato le principali forze anglo-francesi nonché l'esercito belga. Era un piano audace, ma non privo di rischi, come sottolinearono diversi generali, Jodl compreso. Ma Hitler, che si credeva un genio militare, ormai considerava praticamente come sua quella idea e se ne entusiasmò sempre più. Halder, che sulle prime l'aveva respinta come l'escogitazione di un cervello balzano, cominciò anche lui a studiarla; anzi, con l'aiuto degli ufficiali del suo Stato maggiore, migliorò notevolmente il piano. Il 24 febbraio 1940 esso fu formalmente adottato in nuove direttive dell'OKW e ai generali fu ordinato di dare un nuovo schieramento alle loro truppe entro il 7 marzo. Incidentalmente, il piano della conquista dell'Olanda, che in una revisione compiuta il 29 ottobre 1939 era stato escluso dal Fall Gelb, da qualcuno, nelle gerarchle dei comandi, fu di nuovo approvato il 14 novembre in seguito alle insistenze della Luftwaffe la quale desiderava avere gli aeroporti olandesi per usarli contro l'Inghilterra e si offriva di fornire forti contingenti di truppe aerotrasportate per questa operazione di minore entità ma alquanto complessa. Talvolta sono considerazioni di tal genere a decidere del destino di piccole nazioni5. Così mentre la campagna di Norvegia si avviava verso la sua vittoriosa conclusione, quando vennero i primi giorni caldi dell'inizio di maggio i tedeschi si tennero pronti ad attaccare a occidente con il più potente esercito che fino ad allora il mondo avesse mai visto. Come numero, i due avversari erano pari: 136 divisioni tedesche contro 135 divisioni dei francesi, degli inglesi, dei belgi e degli olandesi. Gli Alleati avevano il vantaggio di possedere vaste fortificazioni difensive: l'impenetrabile linea Maginot a sud, la lunga linea dei forti belgi al centro e le linee fortificate sulle acque olandesi a nord. Anche in fatto di carri armati, vi era parità, fra Alleati e tedeschi. Ma i primi non li avevano concentrati, come avevano fatto i secondi. E a causa di Pagina 544

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quella vera aberrazione, che era stata la volontà di neutralità degli olandesi e dei belgi, non vi erano state consultazioni degli Stati maggiori per mezzo delle quali i difensori potessero unire i loro piani e le loro risorse per trame il massimo profitto. I tedeschi disponevano di un comando unificato, avevano il vantaggio dell'iniziativa, non nutrivano scrupoli d'ordine morale nei riguardi d'una aggressione, avevano una contagiosa fiducia in se stessi e un piano audace. In Polonia avevano acquistato esperienza di combattimento. Là essi avevano collaudato, in pratica, la loro nuova tattica e le loro nuove armi. Conoscevano l'importanza dell'impiego dei bombardieri in picchiata e dell'uso massiccio dei carri armati. E, come Hitler non aveva mai cessato di mettere in rilievo, sapevano anche che i francesi, i quali pure avrebbero difeso la loro terra, avevano poco a cuore ciò che accadeva fuori di casa. Come risulta da documenti segreti, malgrado la sua fiducia e la sua forza di decisione, l'alto comando tedesco ebbe alcuni momenti di panico all'avvicinarsi dell'ora zero; o almeno, li ebbe Hitler, il comandante supremo. Il generale Jodl ne scrisse nel suo diario. All'ultimo momento, rimandò più volte l'attacco, da lui già fissato il i° maggio per il 5 dello stesso mese. Il 3

782 Dai trionfi iniziali alla grande svolta maggio lo spostò al 6 maggio a causa del tempo ma forse, in parte, anche perché il Ministero degli Esteri non riteneva abbastanza valida la giustificazione, da lui proposta, per la violazione della neutralità del Belgio e dell'Olanda. L'indomani egli fissò come giorno X il 7 maggio, ma il giorno dopo lo spostò nuovamente a mercoledì 8 maggio. " II Fuhrer ha finito, con la giustificazione per il " caso giallo " ", annotò Jodl. Il Belgio e l'Olanda dovevano venire accusati di non aver agito affatto da nazioni neutrali. Poi Jodl scrisse nel suo diario: 7 maggio. Era stabilito che il treno del Fuhrer lasciasse Finkenburg alle 16,38. Ma il tempo continua ad essere incerto e l'ordine [per l'attacco] è stato revocato... Il Fuhrer è assai agitato a causa del nuovo rinvio, temendo il pericolo d'un tradimento. Dal colloquio con Bruxelles dell'inviato belga presso il Vaticano si può dedurre che questo tradimento sia stato commesso da una personalità tedesca partita da Berlino per Roma il 29 aprile... 8 maggio. Notizie allarmanti dall'Olanda. Sospensione delle licenze, evacuazioni, posti di blocco, altre misure di mobilitazione... Il Fuhrer non vuole più aspettare. Gòring desidera un rinvio, almeno fino al io... Il Fuhrer è assai agitato; poi acconsente a rinviare [l'attacco] fino al io maggio, benché, egli dice, ciò vada contro le sue intui zioni: ma nemmeno un giorno di più... 9 maggio. Il Fuhrer decide che l'attacco avrà luogo assolutamente il io maggio. Partenza in treno del Fuhrer alle 17 da Finkenburg. Essendo giunto un rapporto che prevede per il io condizioni meteorologiche favorevoli, alle 21 viene passata la parola in codice " Danzica ". Accompagnato da Keitel, Jodl e da altri ufficiali dello Stato maggiore dell'OKW, Hitler arrivò al quartier generale, cui aveva dato il nome di Felsennest (Nido delle Rocce), situato presso Miinstereifel, proprio allo spuntar dell'alba del io maggio. Venticinque miglia più a ovest le truppe tedesche stavano riversandosi oltre la frontiera belga. Lungo un fronte di 175 miglia, dal mare del Nord alla linea Maginot, le forze di Hitler irruppero attraverso le frontiere di tre piccoli Stati neutrali, l'Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, tradendo brutalmente la parola data solennemente e ripetu-tamente Pagina 545

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dalla Germania. La guerra delle sei settimane: io maggio - 25 giugno 1940. Per gli olandesi fu, quella, una guerra di cinque giorni, e in tale breve periodo il destino del Belgio, della Francia e del corpo inglese di spedizione fu deciso. Per i tedeschi, tutto andò secondo le previsioni, anzi meglio delle previsioni, nel dispiegamento della strategia e della tattica. Il loro successo superò le migliori speranze di Hitler. I generali restarono storditi per la rapidità fulminea e la portata delle loro stesse vittorie. Quanto ai capi Alleati, si trovarono presto paralizzati da sviluppi che non avevano preveduto nemmeno alla lontana e che, nell'estrema confusione che ne seguf, non poterono capire. Lo stesso Winston Churchill, che il primo giorno della battaglia aveva assunto la carica di primo ministro, restò sbalordito. Alle sette e mezzo di Vittoria a occidente 783 mattina del 15 maggio egli fu svegliato da una telefonata da Parigi del presidente del Consiglio, Reynaud, che gli disse con voce agitata: " Siamo sconfitti! Siamo stati battuti! " Churchill non voleva credervi. Il grande esercito francese vinto in una settimana? Era impossibile. In seguito egli scrisse: " Non avevo capito tutta la portata della rivoluzione apportata, fin dall'ultima guerra, dall'incursione massiccia di carri armati celeri " '. L'operazione decisiva era stata appunto compiuta da carri armati: sei divisioni di carri armati concentrati in un sol punto, nella posizione più debole delle difese a occidente, per la grande azione di sfondamento. In più, l'impiego degli Stukas in picchiata, di paracadutisti e di truppe aerotrasportate che atterrarono alle spalle delle linee alleate o sulla sommità dei loro forti apparentemente imprendibili, facendo strage. Eppure noi a Berlino continuavamo a chiederci perché quella tattica te-desca avesse, per i capi alleati, un tale carattere di sorpresa travolgente. Le truppe di Hitler non avevano forse dimostrato la loro efficienza nella campagna di Polonia? In essa le grandi azioni di sfondamento che avevano portato alla resa o all'annientamento degli eserciti polacchi nel giro di una settimana erano state effettuate da un ammassamento di carri armati impiegati dopo che gli Stukas avevano fiaccato la resistenza del nemico. È vero che i paracadutisti e le truppe aerotrasportate in Polonia non avevano dato buoni risultati nemmeno nella scala assai ridotta in cui vennero usati: non erano riusciti a impadronirsi dei ponti chiave prima che fossero distrutti. Ma in Norvegia, un mese prima dell'offensiva a occidente, essi erano stati prodigiosi, avevano occupato Oslo e tutti gli aeroporti, avevano rinforzato i piccoli effettivi isolati sbarcati a Stavanger, a Bergen, a Trondheim e a Nar-vik dando loro il modo di resistere. I comandanti alleati non avevano studiato queste campagne e non ne avevano appreso le lezioni? La conquista dell'Olanda. I tedeschi riservarono alla conquista dell'Olanda una sola divisione di carri armati: l'occupazione fu portata a termine in cinque giorni, in gran parte per mezzo di paracadutisti e di truppe aerotrasportate atterrate dietro le grandi linee dei territori allagati che secondo le previsioni di molti a Berlino avrebbero arrestato i tedeschi per intere settimane. Agli sbigottiti olandesi fu riservata l'esperienza di essere l'oggetto del primo attacco su larga scala di truppe aerotrasportate che registri la storia militare. Tenuto conto che non erano affatto preparati a sostenere una simile prova e che erano stati colti assolutamente di sorpresa, essi fecero meglio di quanto si credette sul momento. II primo obiettivo dei tedeschi era di far atterrare notevoli forze aero trasportate negli aeroporti vicini all'Aja, di occupare subito la capitale e di catturare la Regina e il suo governo, come un mese prima avevano cercato di fare in Norvegia. Ma, come a Oslo, il piano falli, anche se per cause difI 784 Dai trionfi iniziali alla grande svolta ferenti. Riprendendosi dalla sorpresa e dalla confusione del primo momento, la sera del io maggio la fanteria olandese riuscì, con l'appoggio dell'artiglieria, a cacciare i tedeschi - le cui forze ammontavano a due reggimenti - dai tre aeroporti situati intorno all'Aja. Ciò salvò momentaneamente la capitale e il governo, ma impegnò riserve olandesi che erano disperatamente neces-sarie altrove. La chiave del piano tedesco era di impossessarsi, per mezzo di truppe aerotrasportate, dei ponti sulla Nieuwe Maas (Nuova Mosa) situati proprio a sud di Rotterdam, e di altri ponti più a sud-est, sui due estuari della Mosa, a Pagina 546

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Dordrecht e a Moerdijk. Attraversando tali ponti il generale Georg von Kiichler con la sua diciottesima armata sperava di aprirsi un varco verso la fortezza dell'Olanda, avanzando circa cento miglia oltre la frontiera tedesca. In nessun altro modo questo territorio trincerato, situato dietro formidabili sbarramenti d'acqua e comprendente l'Aja, Amsterdam, Utrecht, Rotterdam e Leida, poteva esser conquistato facilmente e rapidamente. I ponti furono occupati la mattina del io maggio da unità aerotrasportate compresa una compagnia scesa sul fiume a Rotterdam in antiquati idroplani prima che i posti di guardia olandesi, presi alla sprovvista, potessero farli saltare. Unità olandesi improvvisate fecero sforzi disperati per ricacciare i tedeschi, e per poco non vi riuscirono. Ma i tedeschi resistettero strenuamente fino alla mattina del 12 maggio, quando giunse la divisione corazzata assegnata a Kùchler, che aveva sfondato la linea Grebbe-Peel, linea fortificata rafforzata a est da sbarramenti d'acqua, su cui gli olandesi avevano sperato di poter resistere diversi giorni. Si ebbe qualche speranza di poter fermare i tedeschi, a breve distanza dai ponti di Moerdijk, con la settima armata francese del generale Giraud accorsa dalla Manica, che aveva raggiunto Tilburg il pomeriggio dell'11 maggio. Ma ai francesi mancavano - come agli olandesi, incalzati da presso -il sostegno dell'aviazione, le forze corazzate, l'artiglieria anticarro e la con-troaerea, e così furono facilmente respinti a Breda. Ciò aprì la via alla nona divisione corazzata tedesca, la quale attraversò i ponti di Moerdijk e di Dordrecht e nel pomeriggio del 12 maggio raggiunse la riva sud della Nieuwe Maas al di là di Rotterdam, dove le truppe tedesche aerotrasportate tenevano ancora i ponti. Ma i carri armati non poterono passare i ponti di Rotterdam. Nel frattempo gli olandesi li avevano sbarrati a nord. Così la mattina del 14 maggio la situazione, per l'Olanda, appariva critica ma non disperata. La fortezza dell'Olanda non era crollata. Le considerevoli forze aerotrasportate scese intorno all'Aja erano state fatte prigioniere o erano state disperse nei villaggi vicini. Rotterdam continuava a resistere. L'alto comando tedesco, impaziente di disimpegnare dall'Olanda la divisione corazzata e le truppe che la sostenevano per sfruttare una nuova occasione presentatasi proprio allora nel sud della Francia, era scontento. In effetti, la mattina del 14 Hitler emanò le direttive n. n in cui era detto: " La resistenza dell'esercito olandese s'è dimostrata maggiore del previsto. Considerazioni sia politiche che Vittoria a occidente 785 militari esigono che questa resistenza venga infranta rapidamente ". Ma come? Egli ordinò che, " per facilitare la rapida conquista della fortezza dell'Olanda " formazioni dell'aviazione venissero tolte dal fronte della sesta armata in Belgio '. In particolare, Hitler e Goring ordinarono un pesante bombardamento di Rotterdam. Gli olandesi dovevano essere indotti ad arrendersi da una dose di terrore nazista, dello stesso genere di quello usato l'autunno precedente per Varsavia assediata. La mattina del 14 maggio un ufficiale tedesco di Stato maggiore del XXXIX corpo attraversò il ponte di Rotterdam portando bandiera bianca, per chiedere la resa della città. Egli avvertì che altrimenti essa sarebbe stata bombardata. Mentre i negoziati erano in corso - un ufficiale olandese, venuto al quartier generale tedesco vicino al ponte per discutere i particolari, stava tornando indietro per far conoscere le condizioni poste dai tedeschi - i bombardieri fecero la loro apparizione e spazzarono via il centro della grande città. Circa 800 persone, quasi tutte civili, persero la vita, diverse migliaia furono ferite e altre 78 ooo rimasero senza tetto *. Questo tradimento, questo atto di calcolata crudeltà, doveva essere ricordato a lungo dagli olandesi, anche se a Norimberga sia Goring che Kesselring lo giustificarono allegando la ragione che Rotterdam non era una città aperta e che era energicamente difesa dagli olandesi. Entrambi negarono di aver saputo che erano in corso negoziati per la resa quando inviarono i bombardieri, benché molti dati degli archivi dell'esercito tedesco dimostrino il contrario **9. Comunque a quel tempo l'OKW non fece delle scuse. La sera del 14 maggio io stesso udii dalla radio di Berlino un comunicato straordinario dell'OKW: Per la tremenda impressione provocata dagli attacchi in picchiata dei bombardieri tedeschi e per l'imminente attacco dei nostri carri armati, la città di Rotterdam ha capitolato, salvandosi così dalla distruzione. Rotterdam s'arrese, e poi s'arresero le forze armate olandesi. La regina Guglielmina e i membri del governo erano fuggiti a Londra su due cacciatorpediniere inglesi. Al crepuscolo del 14 maggio il generale H. G. Pagina 547

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Win-kelmann, comandante in capo delle forze olandesi, ordinò alle sue truppe di deporre le armi e alle 11 del giorno successivo firmò la capitolazione ufficiale. In cinque giorni, tutto era finito. Cioè, erano finiti i combattimenti. Da allora, per cinque anni le tenebre di un selvaggio terrorismo tedesco dovevano oscurare quella piccola nazione civile vittima di tale violenza. * A tutta prima fu detto - e per lungo tempo fu creduto - che erano stati uccisi da 25 ooo a 30 ooo olandesi, e questa è anche la cifra indicata nella edizione del 1953 della Encyclopaedia Britannica. Però a Norimberga la cifra dei morti comunicata dal governo olandese fu di 814 uomini8. ** Non vi furono, a Norimberga, condanne per il bombardamento di Rotterdam.

786 Dai trionfi iniziali alla grande svolta La caduta del Belgio e l'intrappolamento degli eserciti anglo-francesi. Mentre gli olandesi si arrendevano, la sorte del Belgio, della Francia e del corpo di spedizione britannico era ormai segnata. Il 14 maggio, che pure era soltanto il quinto giorno dell'attacco, fu la giornata fatale. La sera precedente le forze corazzate tedesche s'erano assicurate quattro teste di ponte sulle rive ripide e boscose della Mosa, da Dinant a Sedan, avevano preso Se-dan, la città che nel 1870 aveva visto la resa di Napoleone III a Moltke e la fine del Terzo Impero francese, minacciando seriamente il centro delle linee alleate e il cardine sul quale il grosso degli eserciti britannici e francesi avevano compiuto la loro rapida conversione verso il Belgio. L'indomani - 14 maggio - la situazione precipitò. Un esercito di carri armati - un esercito senza precedenti, nelle vicende di guerra, per grandezza, concentramento, mobilità e forza d'urto, che quando il io maggio, partendo dalla frontiera tedesca, era penetrato nelle foreste delle Ardenne, s'era dispiegato in tre colonne per un centinaio di miglia lasciando alle spalle il Reno - sfondò il fronte della nona e della seconda armata francese e si diresse rapidamente verso la Manica, prendendo alle spalle le forze alleate spostatesi nel Belgio. Fu un formidabile e terribile cataclisma. Preceduta da ondate di bombardieri Stukas in picchiata che indebolivano le posizioni difensive francesi, pullulante di genieri che varavano battelli di gomma e gettavano ponti di barche per attraversare fiumi e canali, ogni divisione di carri armati possedeva una propria artiglieria motorizzata e disponeva di una brigata di fanteria ugualmente motorizzata; i corpi corazzati erano seguiti da presso da divisioni di fanteria motorizzata destinate a tenere le posizioni aperte dai carri armati, e quella falange di acciaio e di fuoco non poteva essere fermata da nessuno dei mezzi a disposizione dei difensori sgomenti. Ai due lati di Dinant, sulla Mosa i francesi cedettero di fronte all'urto del XV corpo corazzato del generale Hermann Hoth: una delle due divisioni di carri armati di Hoth era al comando di un giovane audace brigadiere generale, Erwin Rommel. Più a sud, lungo il fiume, un'operazione dello stesso tipo fu eseguita dal XLI corpo corazzato del generale Georg Hans Reinhardt, composto di due divisioni di carri armati. Ma fu intorno a Sedan, città d'infausta memoria per i francesi, che fu vibrato il colpo più violento. Qui la mattina del 14 maggio due divisioni di carri armati del XIX corpo corazzato al comando del generale Heinz Gude-rian* si riversarono attraverso un ponte di barche gettato in fretta sulla Mosa durante la notte e attaccarono a ovest. Benché le forze corazzate francesi e i bombardieri britannici avessero cercato disperatamente di distruggere il ponte dei settantuno aeroplani della Royal Air Porce quaranta furono abbattuti in un solo attacco, in gran parte dall'antiaerea, e settanta * I due corpi corazzati di Reinhardt e di Guderian costituivano il gruppo corazzato del generale Ewald von Kleist, che comprendeva cinque divisioni di carri armati e tre divisioni motorizzate di fanteria. Vittoria a occidente 787 carri armati francesi furono distratti - essi non riuscirono a danneggiarlo. A sera la testa di ponte tedesca di Sedan aveva un'estensione di trenta miglia e una profondità di quindici miglia, e le forze francesi in questo centro vitale della linea alleata erano sbaragliate. Quelle che non furono circondate e fatte prigioniere si ritirarono in disordine. A nord, le armate anglo-francesi e le ventidue divisioni belghe, si trovarono esposte al terribile pericolo di essere tagliate fuori. I primi due giorni erano andati abbastanza bene per gli Alleati, o, almeno, Pagina 548

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt così era loro sembrato. Per Churchill, che aveva assunto con rinnovato ardore le sue nuove responsabilità di primo ministro, " non c'era stato motivo fino alla notte del 12, - come egli stesso ebbe a scrivere in seguito, -di supporre che le operazioni non andassero bene "10. Gamelin, generalissimo delle forze alleate, era quanto mai contento della situazione. La sera prima, conformemente ai piani, la parte migliore e maggiore delle forze francesi - la prima, la settima e la nona armata - insieme al corpo di spedizione britannico comprendente nove divisioni al comando di Lord Gort, aveva preso contatto coi belgi sulla forte linea difensiva che andava lungo il fiume Dyle da Anversa a Lovanio e a Wavre e poi, attraverso il passo di Gembloux, fino a Namur, mentre a sud correva lungo la Mosa fino a Sedan. In effetti gli Alleati, su di un fronte di sole sessanta miglia fra le formidabili fortezze belghe di Namur e di Anversa superavano per numero i tedeschi che avanzavano: avevano circa trentasei divisioni contro le venti della sesta armata di Reichenau. Benché avessero combattuto valorosamente nelle vicinanze della loro frontiera nordorientale, i belgi là non avevano resistito a lungo come ci si era aspettato, certo non a lungo come nel 1914. Al pari degli olandesi che combattevano più a nord, erano assolutamente incapaci di tener testa alla nuova tattica rivoluzionaria usata dalla Wehrmacht. Come in Olanda, anche in Belgio i tedeschi s'impadronirono dei ponti d'importanza vitale grazie all'impiego audace di pochi gruppi di truppe specialmente addestrate, portate a terra silenziosamente, all'alba, da alianti. Essi sopraffecero i soldati di guardia di due dei tre ponti del canale Alberto di là da Maastricht ancor prima che questi potessero azionare i dispositivi destinati a farli saltare. I tedeschi riportarono un successo anche maggiore con la presa del forte Eben Emaci, che dominava la confluenza della Mosa col canale Alberto. Sia dagli Alleati che dai tedeschi questa fortezza moderna, situata in un'eccellente posizione strategica, era stata considerata la più imprendibile dell'Europa, potente più di tutte le difese che i francesi avevano costruito sulla linea Maginot e i tedeschi sul vallo occidentale. Con una serie di gallerie in calcestruzzo e acciaio costruite a notevole profondità sotto il suolo, con le torrette delle artiglierie protette da spesse corazze e con una guarnigione di milleduecento uomini, si pensava che essa potesse resistere per un tempo indefinito alle più grosse bombe d'aeroplano e al tiro dell'artiglieria. La fortezza cadde in trenta ore a opera di ottanta soldati tedeschi al comando di un sergente, che scesero con nove alianti sulla sua copertura, e le cui perdite 788 Dai trionfi iniziali alla grande svolta nel combattimento ammontarono a sei morti e diciannove feriti in tutto. Mi ricordo che a Berlino l'OKW diede all'impresa un carattere molto misterioso, annunciando in un comunicato straordinario diramato la sera dell'11 maggio che il forte Eben Emaci era stato preso grazie " a un nuovo metodo di attacco": annuncio, questo, che fece correre delle dicerie (che il dottor Goebbels fu pronto a favorire) circa un'" arma segreta " assolutamente nuova dei tedeschi, la quale poteva essere un nuovo gas che agendo sul sistema nervoso paralizzava temporaneamente il nemico. La verità era assai più prosaica. Durante l'inverno 1939-40 i tedeschi, col loro abituale talento per i preparativi minuziosi, avevano costruito, a Hil-desheim, un facsimile del forte e dei ponti del canale Alberto addestrando circa quattrocento uomini del corpo degli alianti sul modo di impadronir-sene. Tre gruppi dovevano impossessarsi dei tre ponti, un quarto gruppo del forte Emaci. Quest'ultima unità di ottanta uomini atterrò in cima alla fortezza e collocò uno speciale esplosivo " incavato " nelle torrette corazzate dell'artiglieria che non solo le mise fuori combattimento ma riempi di fiamme e di gas le camere sottostanti. Vennero anche usati dei lanciafiamme portatili contro gli sportelli dei cannoni e le aperture per l'osservazione. In un'ora i tedeschi riuscirono a penetrare nelle gallerie superiori, a mettere fuori uso l'artiglieria pesante e leggera del grande forte e ad ostruire i posti d'osservazione. La fanteria belga che si trovava dietro le fortificazioni tentò invano di sloggiare la piccola banda degli assalitori; fu respinta da attacchi degli Stukas e da rinforzi di paracadutisti. La mattina dell'11 maggio unità corazzate dell'avanguardia accorsero attraverso i due ponti intatti e, puntando verso nord, raggiunsero il forte e lo circondarono; dopo altri bombardamenti degli Stukas e combattimenti a corpo a corpo nelle gallerie sotterranee, a mezzogiorno fu alzata la bandiera bianca e i milleduecento difensori stupefatti uscirono dal forte e si arresero ". Quest'azione, insieme all'occupazione dei ponti e all'impeto dell'attacco lanciato dalla sesta armata del generale von Reichenau sostenuta dal XVI corpo Pagina 549

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt corazzato del generale Hoepner (composto da due divisioni di carri armati e da una divisione di fanteria motorizzata) convinse l'alto comando alleato che, come nel 1914, l'urto principale dell'offensiva tedesca veniva effettuato dall'ala destra del nemico e che gli Alleati avevano preso i provvedimenti adeguati per fermarla. In effetti, fino alla sera del 15 maggio le forze belghe, britanniche e francesi tennero fermo sulla linea della Dyle, da Anversa a Namur. Era proprio quel che voleva l'alto comando tedesco. Qra gli era possibile far scattare il piano Manstein e falciare al centro. La sera del 13 maggio il generale Halder, capo dello Stato maggiore dell'esercito, vide chiarissimamente la situazione e le possibilità che essa offriva. Egli scrisse nel suo diario: A nord di Namur possiamo contare sul concentramento completo di circa ventiquattro divisioni inglesi e francesi e di circa quindici divisioni belghe. Contro di esse, la nostra sesta armata dispone di quindici divisioni sul fronte e sei in riserva... Siamo abVittoria a occidente 789 bastanza forti per respingere qualsiasi attacco nemico. Non vi è bisogno di impegnare altre truppe. A sud di Namur abbiamo dinanzi a noi un nemico più debole, con quasi la metà delle nostre forze. L'esito dell'attacco sulla Mosa deciderà quando e dove potremo trar vantaggio da questa nostra superiorità. Dietro quel fronte, il nemico non ha forze degne di nota. Mancavano forze degne di nota dietro quel fronte, che l'indomani doveva essere sfondato? Il 16 maggio il primo ministro Churchill giunse in volo a Parigi per accertarsene. Nel pomeriggio, mentre egli si recava al Quai d'Orsay per vedere il presidente del Consiglio Reynaud e il generale Gamelin, le avanguardie tedesche si trovavano a sessanta miglia a ovest di Sedan e procedevano attraverso una campagna aperta e indifesa. Non v'era nessun ostacolo di rilievo fra loro e Parigi o la Manica, ma Churchill non lo sapeva. " Dove sono le riserve strategiche? ", chiese a Gamelin e, passando a parlare in francese: " Où estelle la masse de manceuvre? " II comandante in capo degli eserciti alleati scosse la testa, si strinse nelle spalle e rispose: " // n'y en a aucune - non ce n'è nessuna " *. " Restai sbalordito ", riferf in seguito Churchill. Era inaudito che un grande esercito, attaccando, non tenesse truppe di riserva. " Riconosco, -disse Churchill, - che questa fu una delle maggiori sorprese della mia vita " u. Fu poco meno di una sorpresa anche per l'alto comando tedesco o per lo meno per Hitler e per i generali dell'OKW, - se non per Halder. Durante la campagna d'occidente, che il Fùhrer dirigeva personalmente, egli aveva esitato due volte. La prima occasione si presentò il 17 maggio, giorno in cui egli fu preso da una crisi di nervi. Quella mattina Guderian, che col suo corpo corazzato si trovava a un terzo della via che conduceva aUa Manica, ricevette l'ordine di segnare il passo. Secondo informazioni segrete inviate dalla Luftwaffe, i francesi stavano organizzando un grande contrattacco per tagliar fuori i sottili cunei delle forze corazzate tedesche che procedevano a ovest di Sedan. Hitler si affrettò a conferire col comandante in capo dell'esercito Brauchitsch e con Halder. Era certo che a sud si profilasse una seria minaccia francese. Rundstedt, comandante in capo del gruppo A degli eserciti, ossia della principale forza che aveva operato lo sfondamento del fronte nemico della Mosa, si mostrò del suo stesso parere, quando i due conferirono più tardi, lo stesso giorno. Disse di aspettarsi " una grande controffensiva a sorpresa da parte di forti effettivi francesi, partendo dalle aree di Verdun e di Chàlon-sur-Marne ". Lo spettro di una seconda Marna si affacciò nella mente febbricitante di Hitler. " Vi sto attento, - egli scrisse a Mussolini all'indomani. - II miracolo della Marna del 1914 non deve ripetersi! " ". La sera del 17 maggio Halder scrisse nel suo diario: Giornata assai spiacevole. Il Fiihrer è terribilmente nervoso. Si preoccupa del suo successo, non vuole arrischiare nulla e insiste nel volerci trattenere. Mette avanti la * Dopo la guerra, Gamelin affermò che la sua risposta non fu " Non ve ne sono ", bensì " Non ve ne sono più " (" L'Aurore ", Parigi, 21 novembre 1949). 790 . Dai trionfi iniziali alla grande svolta scusa che si preoccupa del nostro fianco sinistro... [Egli] ha portato fra noi soltanto disorientamento e dubbi. L'umore del Signore nazista della Guerra non era affatto migliorato l'indomani, nonostante la valanga delle notizie riguardanti il collasso francese. Halder menzionò queste crisi nel suo diario, il 18: Pagina 550

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt II Fuhrer si preoccupa in modo incomprensibile del fianco sud. Infuria, grida che stiamo per rovinare tutta l'operazione, che andiamo in cerca di una disfatta. Non vuole sentir parlare di un'ulteriore avanzata ad ovest, e ancor meno a sud-ovest, e insiste sull'idea di una spinta a nord-ovest. Tutto ciò ha costituito il tema di una disputa assai spiacevole fra il Fuhrer da una parte, Brauchitsch e me dall'altra. Anche il generale Jodl, dell'OKW, secondo il quale il Fuhrer aveva quasi sempre ragione, rilevò la discordia che regnava al vertice. Egli scrisse, il 18: Giornata di grande tensione. Il comandante in capo dell'esercito [Brauchitsch] non ha messo in atto la sua intenzione di creare il più rapidamente possibile una nuova posizione di fiancheggiamento a sud... Brauchitsch e Halder sono stati immediatamente chiamati ed è stato loro ordinato perentoriamente di prendere subito le misure neces-sarie. Ma Halder aveva avuto ragione; i francesi non disponevano di forze per organizzare un contrattacco partendo da sud. E benché le divisioni corazzate, che mordevano il freno, avessero ricevuto l'ordine di limitarsi a eseguire " ricognizioni in forza ", pure ciò bastò perché premessero verso la Manica. La mattina del 19 maggio un potente cuneo di sette divisioni corazzate spintosi irresistibilmente verso ovest a nord della Somme passando presso gli storici campi di battaglia della prima guerra mondiale, si trovò a sole cinquanta miglia dalla Manica. Sorprendendo il quartier generale di Hitler, la sera del 20 maggio la seconda divisione corazzata raggiunse Ab-beville, alla foce della Somme. I belgi, il corpo britannico di spedizione e tre armate francesi erano prese in trappola. Quella notte Jodl scrisse nel suo diario: II Fuhrer è fuor di sé dalla gioia. Fa le più alte lodi dell'esercito tedesco e dei suoi capi. Sta lavorando a un trattato di pace, nei seguenti termini: restituzione al popolo tedesco del territorio portatogli via durante gli ultimi quattrocento anni e di altri beni... Negli archivi si trova uno speciale memorandum con le parole che il Fuhrer, emozionato per la gioia, pronunciò quando ricevette dal comandante in capo dell'esercito la notizia telefonica della presa di Àbbeville. Per gli Alleati l'unica speranza di sfuggire a quel disastroso aggiramento era che le loro armate di stanza nel Belgio volgessero immediatamente verso sud-ovest, si sganciassero dalla sesta armata tedesca che li attaccava colà e si aprissero combattendo una via attraverso il cuneo corazzato tedesco esten-dentesi attraverso la Francia settentrionale fino al mare, ricongiungendosi con forze fresche francesi che dalla Somme si dirigevano a nord. In efletti, fu quel che il generale Gamelin ordinò la mattina del 19 maggio, ma la sera stessa egli fu sostituito dal generale Maxime Weygand, il quale revocò subito l'ordine. Weygand, che durante la prima guerra mondiale s'era guadaVittoria a occidente 791 gnato una altissima reputazione militare, voleva conferire coi comandanti alleati che si trovavano nel Belgio prima di decidere sul da farsi. Il risultato fu che passarono tre giorni prima che Weygand si decidesse ad attuare proprio lo stesso piano del suo predecessore. L'indugio doveva essere pagato a caro prezzo. A nord vi erano ancora quaranta divisioni francesi, inglesi e belghe già provate nei combattimenti; e se il 19 maggio, come aveva ordinato Gamelin, avessero forzato a sud la sottile linea delle forze corazzate tedesche, sarebbero probabilmente riuscite a sfondarla. Invece, quando decisero di muoversi, le comunicazioni fra i vari comandi nazionali erano divenute caotiche e le diverse armate alleate, soggette a dura pressione, cominciarono ad agire in maniera contraddittoria. In ogni modo, nel complesso, il piano Weygand esisteva soltanto nella mente del generale, dato che non vi erano mai state truppe francesi che muovessero verso nord partendo dalla Somme. Nel frattempo, l'alto comando tedesco aveva lanciato tutte le forze di fanteria che era riuscito a raccogliere frettolosamente, per rafforzare le unità corazzate e allargare la falla da esse aperta. Il 24 maggio i carri armati di Guderian, spintisi lungo la Manica da Abbeville, presero Boulogne e circondarono Calais, i due principali porti della costa, e raggiunsero Gravelines, a circa venti miglia da Dunkerque. In Belgio il fronte si era spostato verso sud-ovest quando gli Alleati cercarono di sganciarsi dal nemico. Poi il 24 nel nord le armate inglesi, francesi e belghe si trovarono compresse in un triangolo relativamente angusto avente la base lungo la Manica, da Gravelines a Terneuzen, e il vertice a Valenciennes, a circa settanta miglia nell'en-troterra. Non c'era ormai più speranza di sfuggire alla trappola. L'unica speranza - e sembrava assai tenue - era un'eventuale evacuazione per mare da Dunkerque. Pagina 551

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Tale era la situazione quando il 24 maggio le forze corazzate tedesche, ormai in vista di Dunkerque e schierate lungo il canale Aa fra Gravelines e St Omer in attesa di lanciare l'attacco finale, ricevettero l'ordine strano, e per i soldati al fronte inesplicabile, di sospendere l'avanzata. Fu, questo, il primo degli errori maggiori commessi dall'alto comando tedesco nella seconda guerra mondiale, oggetto di vivaci controversie non solo fra gli stessi generali tedeschi ma anche fra gli storici militari: ci si chiese chi ne fosse il responsabile e perché fosse stato commesso. Torneremo fra poco su questo problema, cercando di chiarirlo in base al copioso materiale ora disponibile. Quali che fossero i motivi dell'ordine di sospendere l'avanzata, esso procurò agli Alleati e specialmente agli inglesi, una tregua inaspettata, che portò al miracolo di Dunkerque. Ma non salvò i belgi. La capitolazione di re Leopoldo. Il re del Belgio, Leopoldo III, si arrese nel primo mattino del 28 maggio. Il testardo giovane sovrano che aveva staccato il suo paese dall'alleanza 792 Dai trionfi iniziali alla grande svolta con la Francia e l'Inghilterra per tenerlo in uno stato d'assurda neutralità, che s'era rifiutato di ripristinare l'alleanza perfino nei mesi in cui sapeva che i tedeschi stavano preparando un assalto massiccio attraverso le sue frontiere, che all'ultimo momento, dopo l'attacco di Hitler, aveva chiesto e ricevuto dai francesi e dagli inglesi aiuti militari, adesso, in un'ora disperata, li abbandonò, aprendo la diga attraverso cui le divisioni tedesche poterono riversarsi sul fianco delle truppe anglo-francesi fortemente premute dal nemico. In più, come disse Churchill ai Comuni il 4 giugno, il re fece ciò " senza alcuna consultazione preliminare, senza un minimo di preavviso, senza il consiglio dei suoi ministri, di propria iniziativa ". A dir il vero, egli lo fece anzi contro il parere unanime del suo governo, che secondo la costituzione egli aveva giurato di seguire. Alle cinque del 25 maggio vi fu una riunione decisiva al quartier generale del re, alla quale erano presenti, oltre il monarca, tre membri del gabinetto, compresi il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. Per l'ultima volta, costoro esortarono Leopoldo III a non arrendersi personalmente, a non divenire prigioniero dei tedeschi, per evitare che egli, " venisse degradato alla stessa parte di Hàcha " a Praga. Gli ricordarono anche che il re non era soltanto il capo dello Stato ma anche il comandante in capo dell'esercito, e che nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto esercitare la prima delle due funzioni in esilio, come avevano deciso di fare la regina d'Olanda e il re di Norvegia, fino al momento della vittoria finale degli Alleati. " Ho deciso di rimanere, - rispose Leopoldo. - La causa degli Alleati è perduta " ". Alle 17 del 27 maggio egli inviò dai tedeschi il generale Derousseaux, vicecapo dello Stato maggiore belga, per chiedere un armistizio. Alle 22 il generale tornò e comunicò la risposta: " II Fùhrer chiede che si depongano le armi, senza condizioni ". Il re accettò la resa incondizionata alle 23 e propose che i combattimenti cessassero alle quattro del mattino. E così fu. La capitolazione di Leopoldo fu annunciata con rabbia dal presidente del Consiglio francese, Reynaud, in una violenta radiotrasmissione, e il presidente del Consiglio belga, Pierlot, parlando parimenti alla radio di Parigi, ma in un tono più dignitoso, informò il popolo belga che il re aveva agito contro il parere unanime del governo, che aveva rotto i suoi vincoli col popolo, che non era più in grado di governare e che il governo belga in esilio avrebbe continuato la lotta. Churchill, nel prendere la parola alla Camera dei Comuni il 28 maggio, si espresse cautamente sull'atto di Leopoldo, ma il 4 giugno si associò alla generale riprovazione. La polemica continuò a lungo, violenta, anche dopo la guerra. I difensori di Leopoldo - e ve ne furono molti, in Belgio e fuori - hanno sostenuto che egli volle dividere il destino dei suoi soldati e del popolo belga, agendo dunque in modo giusto e onorevole. E hanno messo in rilievo il fatto che il re arrendendosi, avrebbe agito non quale capo dello Stato bensf quale comandante in capo dell'esercito belga. È indubbio che il 27 maggio le truppe belghe battute si trovavano in Vittoria a occidente 793 una situazione disperata. Esse avevano acconsentito coraggiosamente ad estendere il loro fronte affinchè gli inglesi e i francesi rimanessero liberi di aprirsi combattendo una via verso sud, e quel fronte ampliato ormai stava rapidamente crollando, benché esse si battessero accanitamente. Inoltre a Leopoldo non era Pagina 552

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt stato detto che il 26 maggio Lord Gort aveva ricevuto da Londra l'ordine di ritirarsi a Dunkerque e di salvare il salvabile del corpo di spedizione inglese. Questo è un aspetto della questione. Però ve ne è un altro. L'esercito belga si trovava sotto il comando generale degli Alleati e Leopoldo stipulò una pace separata senza consultarlo. In sua difesa, è stato fatto presente che alle 22,30 del 27 maggio egli telegrafò a Gort dicendogli che presto sarebbe " stato costretto a capitolare, per evitare un crollo ". Ma il comandante britannico, che aveva quanto mai da fare e si trovava continuamente in moto, non ricevette la comunicazione. In seguito egli testimoniò d'aver saputo della resa solo poco dopo le 23 del 27 maggio e d'essersi trovato " d'un tratto con una falla di venti miglia fra Ypres e il mare, falla attraverso cui le forze corazzate del nemico poterono raggiungere le rive della Manica " ". Il generale Weygand, che era il comandante supremo del re, ricevette la notizia da un telegramma inviatogli dall'ufficiale di collegamento francese al quartier generale belga un po' dopo le 18 e - come dichiarò in seguito - fu per lui " come un fulmine a ciel sereno. Non c'era stato alcun avviso... " ". Infine, in quella monarchia costituzionale e democratica che era il Belgio, anche come comandante in capo delle forze armate Leopoldo era tenuto a seguire il parere del suo governo. Né in tale sua qualità, e ancor meno quale capo dello Stato, egli aveva la facoltà di arrendersi di propria iniziativa. Il popolo belga, com'era giusto, finì per condannare il suo sovrano. Non lo richiamò sul trono dalla Svizzera, dove s'era ritirato alla fine della guerra, che cinque anni dopo la pace. Tornò in patria il 20 luglio 1950, in base a un referendum che col 57 per cento dei voti s'era dichiarato in favore di tale ritorno; ma la sua venuta provocò fra la popolazione reazioni così violente, da far temere una guerra civile. Poco dopo il re abdicava in favore di suo figlio. Qualunque cosa si possa dire sul comportamento di Leopoldo, deve restare fuori discussione nonostante l'opposto parere di alcuni *) il modo magnifico con cui il suo esercito combattè. Per qualche giorno, in maggio, io seguii la sesta armata di Reichenau attraverso il Belgio e potei constatare personalmente la tenacia con cui i belgi combatterono malgrado Pincolma-bile disparità delle forze. Né essi crollarono sotto gli spieiati e incontrastati bombardamenti della Luftwaffe o quando le forze corazzate tedesche cercarono di aprirsi un varco attraverso il loro fronte. Altrettanto non si potrebbe dire di certe altre truppe alleate, in questa campagna. I belgi resistet* Fra gli altri, si può citare il generale Sir Alan Brooke, che comandò il secondo corpo britannico e che poi divenne il feldmaresciallo Lord Alanbrooke, capo dello Stato maggiore imperiale. Cfr. SIR ARTHUR BRYANT, The Tura of thè Tide, libro che si basa sui diari di Alanbrooke. 794 Dai trionfi iniziali alla grande svolta tero diciotto giorni e avrebbero resistito assai più a lungo se, come il corpo di spedizione britannico e gli eserciti francesi del Nord, non fossero caduti in una trappola che non erano stati loro a fabbricare. 17 miracolo di Dunkerque. Fin dal 20 maggio, quando i carri armati di Guderian sboccarono sul mare a Abbeville, l'ammiragliato britannico, per ordine personale di Chur-chill, si era dato da fare per radunare una flotta per l'eventuale evacuazione del corpo di spedizione inglese e di altre forze alleate dai porti della Manica. Il personale non combattente e altre " bocche inutili " cominciarono a essere trasportate senza indugio in Inghilterra attraverso il breve tratto di mare. Come si è visto, il 24 maggio il fronte belga del Nord stava per crollare, e a sud le forze corazzate tedesche in attacco lungo la costa partendo da Abbeville, dopo aver preso Boulogne e aver circondato Calais, avevano raggiunto il canale Aa, a sole venti miglia da Dunkerque. In quella zona si trovarono chiusi l'esercito belga, le nove divisioni del corpo di spedizione inglese e le dieci divisioni della prima armata francese. Benché il terreno all'estremità sud della sacca non fosse favorevole ai carri armati, essendo attraversato in ogni senso da canali, dighe e aree allagate, il corpo corazzato di Guderian e di Reinhardt aveva già creato cinque teste di ponte attraverso il principale sbarramento, il canale Aa, fra Gravelines sul mare e St-Omer, e si preparava a sferrare il colpo finale che avrebbe schiacciato gli eserciti alleati sull'incudine della sesta e della diciottesima armata tedesca spingentisi giù da nord-est, tanto da distruggerli completamente. D'un tratto, la sera del 24 maggio, giunse dall'alto comando l'ordine, dato da Hitler coll'approvazione di Rundstedt e di Gbring, nonostante la viva opposizione di Brauchitsch e di Halder, di far arrestare i carri armati sulla linea del canale e di non cercare di portarsi più oltre. Ciò rappresentò, per Pagina 553

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Lord Gort, una tregua inaspettata e d'importanza vitale, da cui egli, la flotta e l'aviazione inglese trassero il massimo vantaggio; come più tardi Rundstedt riconobbe, essa " condusse a uno dei grandi punti cruciali della guerra ". Come si venne a questo inesplicabile ordine di fermarsi proprio alla soglia di quella che pareva senz'altro la massima vittoria tedesca di tutta la campagna? Quali ne furono i motivi? Chi ne fu responsabile? Questi problemi hanno dato luogo a una delle maggiori controversie sulla guerra, sia fra i generali tedeschi implicati nella vicenda che fra gli storici. I generali, con alla testa Rundstedt e Halder, diedero tutta la colpa a Hitler. Nel secondo volume delle sue memorie di guerra Churchill doveva aggiungere altro combustibile alla polemica, affermando che l'iniziativa di quell'ordine venne non da Hitler ma da Rundstedt e adducendo come prova i diari di guerra del quartier generale di quest'ultimo. Data la confusione di tatìte testimonianze opposte e contrade-littorie, è stato difficile accertare i fatti. Vittoria a occidente 795 Mentre preparava questo capitolo, l'autore del presente libro scrisse allo stesso generale Halder per chiedergli ulteriori delucidazioni e da lui ricevette subito una risposta cortese e particolareggiata. In base ad essa e a molte altre prove nel frattempo raccolte, si possono trarre certe conclusioni e si può risolvere la controversia in modo abbastanza convincente, anche se non conclusivo. Sebbene in seguito abbia affermato il contrario, Rundstedt condivide con Hitler la responsabilità del famoso ordine. La mattina del 24 maggio, il Fiihrer visitò il quartier generale di Charleville del gruppo A degli eserciti, comandato da Rundstedt. Rundstedt propose che le divisioni corazzate sulla linea del canale dinanzi a Dunkerque non andassero oltre prima che si potesse raccogliere dell'altra fanteria *. Hitler accettò la proposta, osservando che le forze corazzate dovevano essere conservate per successive operazioni contro i francesi a sud della Somme. Inoltre dichiarò che se la sacca in cui gli Alleati erano intrappolati fosse divenuta troppo piccola, ciò avrebbe ostacolato l'azione della Luftwaffe. Probabilmente Rundstedt, con l'approvazione del Fùhrer, diede subito l'ordine di sospendere l'avanzata, perché Churchill nota che il corpo di spedizione britannico intercettò un radiomessaggio tedesco che alle 11,42 di quel mattino dava disposizioni in proposito ". In quel momento, Hitler e Rundstedt si trovavano a colloquio. A ogni modo, la sera Hitler diede dall'OKW l'ordine formale, come Jodl e Halder annotarono nei loro diari. Il capo dello Stato maggiore era assai rattristato. Scrisse nel suo diario: Cosi la nostra ala sinistra, composta di forze corazzate e motorizzate, dovrà segnare il passo, per ordine diretto del Fiihrer! La distruzione dell'armata nemica accerchiata viene lasciata all'aviazione! Questa esclamazione, non priva di una nota di disprezzo, indica che Goring era intervenuto presso Hitler: oggi si sa che cosa egli fece. Si offrì * Ciò risulta dai documenti del quartier generale dello stesso Rundstedt. Questi tuttavia, dopo la guerra, in molte sue dichiarazioni ha fatto ricadere la colpa esclusivamente su Hitler. Disse al maggiore Milton Shulman, ufficiale del servizio segreto canadese: " Se si fosse fatto a modo mio, gli inglesi non avrebbero lasciato cosf facilmente Dunkerque. Ma avevo le mani legate dagli" ordini dati dallo stesso Hitler. Mentre gli inglesi si arrampicavano sulle navi dinanzi ai moli, io ero tenuto fuor dal porto, a far nulla, senza potermi muovere... Restai fermo fuori della città ad assistere alla fuga degli inglesi, giacché ai miei carri armati e alla mia fanteria era stato proibito di muoversi. Questo incredibile errore fu dovuto all'idea tutta personale che Hitler aveva dell'arte militare " (SHULMAN, Defeat in thè West, pp. 42-43). A una commissione del tribunale internazionale di Norimberga, il 20 giugno 1946, Rundstedt fece questa ulteriore dichiarazione (trascrizione ciclostilata, p. 1490): " Fu un grandissimo errore del comandante [Hitler]... Non si può descrivere l'ira che noi ufficiali provammo allora". Rundstedt fece dichiarazioni analoghe a Liddell Kart (The German Generai* Talk, pp. 112-13) e al tribunale militare di Norimberga, al processo United States v. Leeb (pp. 3350-53, 3931-32 della trascrizione ciclostilata). Telford Taylor in The March of Conquest e il maggiore L. F. Ellis in The War in France and Flanders, 1939-1940, dopo aver esaminato i documenti dell'esercito tedesco relativi all'episodio, sono pervenuti a conclusioni alquanto diverse. Il libro di Ellis è la relazione ufficiale inglese sulla campagna contenente documentazioni sia inglesi che tedesche. Taylor, che ai processi di Norimberga fu per quattro anni uno dei pubblici ministeri americani, è un'autorità in fatto Pagina 554

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt di documenti tedeschi. 796 Dai trionfi iniziali alla grande svolta di liquidare le truppe nemiche intrappolate solo con la sua aviazione! Le ragioni di questa sua proposta ambiziosa e vanesia sono state spiegate all'autore del presente libro dalla lettera inviatagli da Halder il 19 luglio 1957Nei giorni che seguirono [cioè dopo il 24 maggio] si venne a sapere che la decisione di Hitler fu essenzialmente dovuta all'influenza di Goring. Per il dittatore il rapido movimento dell'esercito, movimento di cui non poteva capire i rischi o le prospettive di successo a causa della sua mancanza di istruzione militare, assunse tratti pressoché preoccupanti. Era continuamente preso da un sentimento di ansietà, come se dovesse profilarsi un rovescio... Goring, che conosceva bene il suo Fiihrer, approfittò di questo stato di ansietà. Gli propose di portar a termine la grande battaglia di aggiramento solamente con la sua Luftwaffe, eliminando cosi il rischio inerente all'uso delle preziose form ioni corazzate. Il motivo della sua proposta era tipico di un uomo ambizioso e senza scrupoli quale egli era. Dopo le operazioni dell'esercito, svoltesi fino a quel momento in modo così sorprendentemente liscio, voleva riservare alle sue forze aeree l'azione finale e decisiva di quella grande battaglia, tanto da poter rivendicare per sé, dinanzi al mondo intero, la gloria della vittoria. Nella sua lettera, il generale Halder parla poi d'un resoconto fattogli da Brauchitsch dopo un colloquio da lui avuto coi generali della Luftwaffe Milch e Kesselring nella prigione di Norimberga nel gennaio 1946, colloquio nel quale gli ufficiali delle forze aeree dichiararono che Goring a quel tempo [maggio 1940] fece rilevare a Hitler che se il merito della grande vittoria nella battaglia allora in corso poteva essere esclusivamente rivendicato dai generali dell'esercito, il prestigio del Fiihrer in patria ne sarebbe stato irreparabilmente pregiudicato. Si poteva impedire ciò solamente se avesse combattuto la battaglia decisiva non l'esercito ma l'aviazione. È poi abbastanza evidente che l'idea di Hitler, suggerita da Goring e da Rundstedt e avversata energicamente da Brauchitsch e da Halder, era di lasciar che l'aviazione e il gruppo B degli eserciti del generale Bock - il quale, senza possedere forze corazzate degne di nota, stava respingendo lentamente i belgi e gli inglesi a sud-ovest, verso la Manica - eliminassero le truppe nemiche della sacca. Il gruppo A degli eserciti del generale Rundstedt, con circa sette divisioni di carri armati, arrestato sulle linee delle acque a ovest e a sud di Dunkerque, avrebbe dovuto tenersi pronto, mantenendo accerchiato il nemico. Ma né la Luftwaffe né l'armata di Bock si dimostrarono capaci di raggiungere i loro obiettivi. La mattina del 26 maggio Halder scrisse incollerito nel suo diario: " Questi ordini dall'alto sono proprio senza senso... I carri armati stanno fermi come se fossero paralizzati ". Infine la sera del 26 maggio Hitler revocò l'ordine di arrestare l'avanzata e acconsentì che, data la lentezza dell'avanzata di Bock in Belgio e dato il movimento di trasporti osservato al largo della costa, le forze corazzate riprendessero la loro avanzata verso Dunkerque. Ma ormai era troppo tardi; il nemico accerchiato aveva avuto tempo di rafforzare le difese, e al riparo di esse cominciava a svignarsela verso il mare. Noi oggi sappiamo che il fatale ordine di Hitler ebbe anche delle raVittoria a occidente 797 gioni politiche. Nel suo diario, Halder il 25 maggio - giorno, egli dice, iniziatosi con " una di quelle penose dispute fra Brauchitsch e il Fùhrer sulle prossime mosse da compiersi nella battaglia di accerchiamento " - notò che esigenze politiche hanno fatto nascere l'idea fissa che la battaglia decisiva non debba essere combattuta sul suolo fiammingo, bensì nella Francia settentrionale. Questa annotazione mi aveva reso perplesso; così quando scrissi all'ex capo dello Stato maggiore gli chiesi se si ricordasse le ragioni politiche per cui Hitler voleva finire quella battaglia nella Francia settentrionale anziché in Belgio. Halder se ne ricordava benissimo. " Secondo il ricordo ancor vivo che ne conservo, - egli rispose, - Hitler nei discorsi che ci tenne a quel tempo difese le ragioni del suo comando di fermarsi riferendosi a due principali ordini di idee. Vi erano anzitutto delle considerazioni militari: la natura del terreno, poco adatto per i carri armati, le conseguenti gravi perdite che avrebbero indebolito la forza d'urto dell'imminente attacco contro la restante parte della Pagina 555

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Francia, e così via ". Poi, dice Halder, il Fiìhrer addusse una seconda ragione, una ragione su cui egli sapeva che noi, come militari, non potevamo discutere, essendo di carattere politico e non militare. Questa seconda ragione politica era che non voleva che la battaglia finale e decisiva, che avrebbe inevitabilmente causato grandi danni alla popolazione, venisse combattuta nel territorio abitato dal popolo fiammingo. Disse di aver l'intenzione di fare del territorio abitato dai fiamminghi, discendenti dei Germani, una regione nazionalsocialista indipendente, tanto da legarla intimamente alla Germania. Già da tempo i suoi sostenitori su suolo fiammingo avevano svolto un'attività in tal senso; ed egli aveva promesso l'oro di salvaguardare il loro paese dalle distruzioni della guerra. Se ora non avesse mantenuto questa promessa, la loro fiducia in lui sarebbe stata seriamente compromessa. Ciò avrebbe rappresentato, per la Germania, uno svantaggio politico che egli, quale capo politicamente responsabile, doveva evitare. Un'assurdità? Se questa pareva un'altra delle improvvise aberrazioni di Hitler (Halder mi ha scritto che, né lui né Brauchitsch " erano rimasti convinti da quel ragionamento "), altre considerazioni politiche da lui fatte ad altri generali erano più sensate e più importanti. Raccontando, dopo la guerra, l'incontro di Hitler con Rundstedt del 24 maggio, il generale Gùnther Blumentritt, che di Rundstedt era il capo delle operazioni, disse al noto scrittore britannico di cose militari, Liddell Hart: Hitler era di ottimo umore... e ci espresse il suo convincimento che la guerra sarebbe terminata in sei settimane. Dopodiché, desiderava stipulare una pace ragionevole con la Francia; allora la via sarebbe rimasta libera per accordarsi con l'Inghilterra... Poi ci stupì parlando con ammirazione dell'impero britannico, della necessità della sua esistenza e della civiltà che l'Inghilterra aveva portato nel mondo... Disse di desiderare soltanto che l'Inghilterra riconoscesse la posizione della Germania nel continente. La restituzione delle colonie tedesche sarebbe stata desiderabile, ma non costituiva l'essenziale... Concluse dicendo che il suo scopo era di far la pace con l'Inghilterra su di una base che essa considerasse compatibile col proprio onore 18. Pensieri del genere Hitler doveva spesso esprimere, nelle poche settimane che seguirono, ai suoi generali, a Ciano, a Mussolini e infine al gran pub798 Dai trionfi iniziali alla grande svolta blico. Un mese dopo Ciano si stupì nel rilevare che il dittatore na2Ìsta, giunto allora all'apice dei suoi successi, insistesse sull'importanza di conservare l'impero britannico come " fattore dell'equilibrio mondiale ""; e il 13 luglio Halder, nel suo diario, descrisse la grave perplessità dimostrata dal Fùhrer perché l'Inghilterra non aveva accettato la pace. Quel giorno Hitler disse ai suoi generali che mettere l'Inghilterra in ginocchio con la forza " non tornerebbe a vantaggio della Germania... ma solo del Giappone, degli Stati Uniti e di altre nazioni ". Benché alcuni ne dubitino, può anche darsi che Hitler trattenesse le sue forze corazzate davanti a Dunkerque per risparmiare alla Gran Bretagna una grave umiliazione e facilitare in tal modo le trattative di pace. Come Hitler stesso ebbe a dire, si doveva trattare di una pace che lasciasse la Germania libera di puntare di nuovo a est, questa volta contro la Russia. Disse anche che Londra avrebbe dovuto riconoscere il dominio del Terzo Reich nel continente. In seguito, per due mesi, Hitler si cullò nell'idea di avere ormai in pugno una pace a queste condizioni. Anche allora, come sempre in precedenza, egli non aveva capito lo spirito della nazione inglese e il mondo per il quale gli inglesi, popolo e capi, erano decisi a combattere ad oltranza. Inoltre Hitler e i suoi generali - che erano e rimasero poco esperti dei problemi marittimi - non pensavano nemmeno lontanamente che gli inglesi, con la loro mentalità marinara, potessero far evacuare più di trecentomila persone da un piccolo porto bombardato e da rive scoperte, proprio sotto il naso dei tedeschi. Alle 6,57 di sera del 26 maggio, poco dopo che l'ordine di arrestarsi era stato revocato da Hitler, l'ammiragliato britannico diede il segnale d'inizio dell'" operazione Dynamo ", come fu chiamata l'evacuazione di Dunkerque. Quella notte le forze corazzate tedesche ripresero il loro attacco contro il porto, da ovest e da sud: ma ormai per i carri armati le cose non erano più così facili. Lord Gort aveva avuto il tempo di spiegare contro le forze corazzate tedesche tre divisioni di fanteria appoggiate da una forte artiglieria, sicché i carri armati fecero ben pochi progressi. Frattanto l'evacuazione aveva avuto inizio. Una flotta di 850 navi di vario tonnellaggio, di ogni tipo e dotate di diversi Pagina 556

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sistemi di propulsione, dagli incrociatori e le cacciatorpediniere fino ai piccoli velieri e agli skoots olandesi - il cui equipaggio era in molti casi formato da volontari civili provenienti dalle città costiere inglesi - si raccolse a Dunkerque. Il primo giorno, il 27 maggio, la flotta evacuò 7669 soldati; il giorno seguente 17804; il terzo giorno 47310 e il 30 maggio 53 823, per un totale complessivo in questi primi quattro giorni, di 126 606 persone, molto più di quanto l'ammiragliato stesso avesse sperato. All'inizio dell'evacuazione infatti, esso contava di evacuare solamente 45000 uomini circa nello spazio di due giorni: il tempo che pensava di poter avere a disposizione. Soltanto il quarto giorno dell'" operazione Dynamo ", cioè il 30 maggio, l'alto comando tedesco si rese conto di quanto stava accadendo. Per quattro giorni i comunicati dell'OKW avevano ripetuto che il destino delle Vittoria a occidente 799 armate nemiche accerchiate era segnato. Un comunicato del 29 maggio, che 10 annotai nel mio diario, dichiarava senz'altro: " II destino dell'esercito francese nell'Artois è segnato... Anche l'armata inglese, stretta nella zona... di Dunkerque, sta per essere distrutta dai nostri attacchi concentrici ". Non era così: essa se ne stava andando via mare: naturalmente, aveva dovuto abbandonare le armi pesanti e l'equipaggiamento, ma c'era almeno la certezza che le truppe evacuate sarebbero tornate a combattere, un giorno non molto lontano. Fino alla mattina del 30 maggio, Halder potè scrivere segretamente nel suo diario: " La disintegrazione del nemico da noi accerchiato continua ". Ammetteva che una parte degli inglesi " si batteva con le unghie e coi denti "; ma gli altri " stavano fuggendo verso la costa cercando di attraversare la Manica con ogni specie di galleggianti ". " È la débàcle ", egli concludeva, alludendo al famoso romanzo di Zola sulla disfatta francese nella guerra franco-prussiana. Nel pomeriggio, dopo una riunione cui partecipò anche Brauchitsch, il capo dello Stato maggiore s'accorse del significato degli sciami di piccole, miserabili imbarcazioni su cui gli inglesi stavano fuggendo. Brauchitsch è irato... La sacca avrebbe potuto essere chiusa dalla parte della costa, solo che le nostre forze armate non fossero state trattenute. Il maltempo ha fatto stare a terra la Luftwaffe, e ora noi dobbiamo starcene a guardare migliaia di nemici che se ne fuggono verso l'Inghilterra proprio sotto il nostro naso. In effetti, era proprio quel che stava accadendo. Ad onta della maggiore pressione subito esercitata dai tedeschi su tutti i lati della sacca, le linee britanniche resistettero e altre truppe furono evacuate. L'indomani - il 31 maggio - fu, fra tutte, la giornata migliore. Circa 68 ooo uomini vennero imbarcati per l'Inghilterra, un terzo dalle rive del mare, il resto dal porto di Dunkerque. Ormai era stato tratto fuor dalla sacca un totale di 194 620 uomini, circa il quadruplo del numero che in origine s'era sperato di salvare. Dov'era la famosa Luftwaffe? Come Halder aveva annotato, per un certo tempo essa effettivamente era stata trattenuta a terra dal maltempo. Ma per 11 resto, aveva incontrato un'inaspettata opposizione da parte della Royal Air Porce che, partendo dalle basi situate proprio al di là della Manica, la sfidò per la prima volta con successo *. Benché inferiori per numero, i nuovi Spitfire britannici si dimostrarono più che all'altezza dei Messerschmitt e falci diarono i poco maneggevoli bombardieri tedeschi. In qualche caso gli aero plani di Goring giunsero su Dunkerque durante le operazioni danneggiando talmente il porto che per un certo tempo esso non potè più venire usato e * Una quantità di Tomtnies esausti che, sulle rive del mare, si trovarono sottoposti a pesanti bombardamenti, non se ne resero conto, dato che gli scontri aerei avvenivano spesso al di sopra delle nuvole o a una certa distanza. Sapevano soltanto di essere bombardati e mitragliati lungo tutta la via della loro ritirata dal Belgio orientale fino a Dunkerque e pensarono che le forze aeree britanniche li avevano piantati in asso. Quando raggiunsero i porti della patria alcuni di loro insultarono soldati che portavano l'uniforme azzurra della Royal Air Porce. Churchill fu assai rattristato da ciò e quando il 4 giugno parlò alla Camera dei Comuni rimise le cose a posto. Disse che il salvataggio di Dunkerque " era dovuto alle forze aeree ". 8oo

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William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt si dovette imbarcare le truppe soltanto lungo le rive. La Luftwaffe sferrò anche diversi violenti attacchi contro il naviglio, e fu essa ad affondare la maggior parte delle 243 navi che, su 861, andarono perdute. Essa tuttavia non ottenne ciò che Goring aveva promesso a Hitler: annientare il corpo di spedizione britannico. Il i° giugno, giorno in cui essa eseguì l'attacco più pesante (subendo le maggiori perdite: entrambe le parti perdettero trenta aeroplani), affondando tre cacciatorpediniere britannici e un certo numero di piccoli trasporti, furono evacuati 64 429 uomini: un totale superato soltanto il 31 maggio. All'alba dell'indomani solo 4000 inglesi restavano nel perimetro, protetti da 100 ooo francesi che ormai resistevano lungo il fronte. Nel frattempo l'artiglieria di medio calibro tedesca era entrata in azione e le operazioni diurne di evacuazione dovettero essere abbandonate. A quel tempo la Luftwaffe non operava nell'oscurità e durante le notti del 2 e del 3 giugno il resto del corpo di spedizione britannico e 60 ooo francesi furono evacuati con successo. Dunkerque, difesa tenacemente da 40 ooo soldati francesi, resistette sino alla mattina del 4 giugno. Fino ad allora, 338 226 soldati inglesi e francesi erano scampati agli artigli tedeschi. Non erano più un esercito; come si può ben comprendere, la maggior parte di essi si trovava, per il momento, in uno stato pietoso. Ma quelle truppe avevano avuto l'esperienza della battaglia; sapevano che se avessero avuto un armamento adeguato e la protezione dell'aviazione, avrebbero potuto misurarsi coi tedeschi. Una volta colmata la deficienza negli armamenti, molti di loro dovevano dimostrarlo, e su rive non lontane da quelle coste della Manica da cui erano stati tratti in salvo. Per gli inglesi, Dunkerque fu una liberazione. Però Churchill il 4 giugno parlando ai Comuni ricordò loro che " le guerre non si vincono con le evacuazioni ". La situazione della Gran Bretagna era invero assai grave, molto più critica di quanto non lo fosse stata da quasi mille anni in qua, dal tempo dell'invasione normanna. Non c'era un esercito per difendere le isole. Le forze aeree avevano subito perdite notevoli in Francia. Restava la flotta, ma la campagna di Norvegia aveva dimostrato la vulnerabilità delle grosse navi da battaglia di fronte a un'aviazione fornita di basi in terraferma. Ormai le basi dei bombardieri della Luftwaffe si trovavano solo a cinque o dieci minuti di volo, al di là dello stretto braccio della Manica. Certo, la Francia resisteva ancora, a sud della Somme e dell'Aisne. Ma le sue truppe migliori e il suo miglior equipaggiamento erano andati perduti in Belgio e nella Francia settentrionale; la sua modesta e antiquata aviazione era stata in gran parte distrutta e i suoi due più illustri generali, il maresciallo Pétain e il generale Weygand, che ora cominciavano a dominare il vacillante governo, non se la sentivano di dar battaglia a un nemico dotato di forze soverchianti. Winston Churchill aveva ben chiari in mente questi tristi fatti, quando il 4 giugno 1940 si levò a parlare alla Camera dei Comuni - mentre gli ultimi trasporti provenienti da Dunkerque sbarcavano gli evacuati - deciso, come scrisse in seguito, a mostrare non solo al proprio popolo, ma a tutto il mondo e specialmente agli Stati Uniti, " che il nostro proposito di comVittoria a occidente 801 battere si basa su ragioni serie ". Fu in tale occasione che egli pronunciò la sua famosa perorazione, che sarà a lungo ricordata e che è sicuramente all'altezza delle più grandi arringhe fatte nel corso dei secoli. Benché grandi zone dell'Europa e molti Stati antichi e famosi siano caduti o in procinto di cadere sotto la Gestapo e sotto tutto l'odioso apparato del dominio nazista, noi non vacilleremo né cadremo. Andremo sino in fondo, combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo in aria con sempre maggior fiducia ed energia, difenderemo la nostra isola a qualsiasi costo, combatteremo sulle rive del mare, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle vie, combatteremo sulle alture; non ci arrenderemo mai e quand'anche accadesse ciò a cui nemmeno per un momento io credo, che cioè quest'isola o gran parte di essa venga assoggettata e affamata, il nostro impero di là dai mari, difeso dalla flotta britannica, e armato, continuerà la lotta finché, nel momento voluto da Dio, il Nuovo Mondo con tutte le sue forze e con tutta la sua potenza avanzerà a salvare e liberare il Vecchio Mondo. Il crollo della Francia. La decisione degli inglesi di continuare a combattere non sembra turbasse la mente di Hitler. Era sicuro che sarebbero divenuti ragionevoli una volta che la Francia fosse stata liquidata definitivamente, com'era appunto in programma. La mattina del 5 giugno, all'indomani della caduta di Dun-kerque, i tedeschi Pagina 558

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt sferrarono un massiccio attacco sulla Somme e poco dopo svilupparono un'offensiva con forze soverchianti lungo tutto il fronte che attraversava la Francia, da Abbeville fino all'alto Reno. Il destino dei francesi era segnato. A 143 divisioni tedesche, di cui dieci corazzate, essi potevano contrapporre soltanto 65 divisioni, la maggior parte di second'ordine, giacché le unità migliori e la maggior parte delle forze corazzate erano state impiegate in Belgio. Delle deboli forze aeree francesi era rimasto ben poco. Gli inglesi poterono contribuire con una sola divisione di fanteria che s'era trovata nella Sarre, e con parte di una divisione corazzata. La Royal Air Porce poteva destinare a questa battaglia soltanto pochi apparecchi, per non lasciare indifese le stesse isole britanniche. Infine l'alto comando francese, ormai dominato da Pétain e da Weygand, era ormai imbevuto di disfattismo. Nonostante ciò, alcune unità francesi combatterono con grande coraggio e tenacia, arrestando momentaneamente in alcuni punti persine le forze corazzate tedesche e resistendo risolutamente agli incessanti bombardamenti della Luftwaffe. Ma era una lotta impari. Le truppe tedesche si riversarono lungo la Francia come una marea " in vittoriosa confusione " (così ha detto giustamente Telford Taylor); e la confusione derivava dal loro numero soverchiante e dalla loro avanzata tanto rapida che le une spesso tagliavano gli itinerari di marcia delle altre20. Il io giugno il governo francese lasciò in fretta Parigi e il 14 giugno la metropoli, gloria della Francia, rimasta indifesa, fu occupata dalla XVIII armata del generale von Kiichler. Sulla Torre Eiffel fu subito innalzata la bandiera con la svastica. Il 16 giugno il presi802 Dai trionfi iniziali alla grande svolta dente del Consiglio, Reynaud, il cui governo era fuggito a Bordeaux, diede le dimissioni e fu sostituito da Pétain, che l'indomani, per tramite dell'ambasciatore spagnolo, chiese ai tedeschi un armistizio *. Hitler rispose lo stesso giorno, dicendo che prima doveva consultarsi col suo alleato, Mussolini. Questo tronfio guerriero, infatti, dopo aver avuto la certezza che le armate francesi erano state irrimediabilmente battute, era entrato in guerra il io giugno per cercar di prendere una parte di bottino, come uno sciacallo. Il "duce" pugnala alle spalle la Francia. Pur essendo tutto preso dalle vicende della battaglia d'Occidente, Hitler aveva trovato il tempo di scrivere a Mussolini, a intervalli singolarmente brevi, tenendolo informato del crescendo delle vittorie tedesche. Dopo una prima lettera del 7 maggio, con la quale faceva sapere al " duce " che stava attaccando il Belgio e l'Olanda " per assicurare la loro neutralità ", soggiungendo che avrebbe tenuto informato l'amico dei suoi progressi affinchè il " duce " potesse prendere in tempo le sue decisioni, altre ne seguirono il 13, il 18 e il 25 maggio, sempre più dettagliate e entusiasti-che22. Sebbene - e lo conferma il diario di Halder - i generali poco si curassero di quel che faceva l'Italia (se entrava o no in guerra), il Fùhrer per qualche speciale ragione annetteva molta importanza all'intervento italiano. Non appena l'Olanda e il Belgio si arresero, gli eserciti anglo-francesi del Nord furono schiacciati e le superstiti truppe britanniche cominciarono a imbarcarsi a Dunkerque, Mussolini decise di entrare in guerra. Il 30 maggio egli informò per lettera Hitler d'aver fissato per il 5 giugno la data del suo intervento. Hitler rispose immediatamente, dicendosi " profondamente commosso". Il 31 maggio gli scrisse: Se vi potesse essere ancora qualcosa capace di rafforzare la mia incrollabile fede nell'esito vittorioso di questa guerra, ciò sarebbe la vostra comunicazione... Il semplice fatto della vostra entrata in guerra è un elemento calcolato per dare al fronte dei nostri nemici il colpo che lo farà crollare. * In quel giorno, ossia il 17 giugno 1940, il Kaiser in esilio inviò dalla sua residenza di Doorn, nell'Olanda occupata, un telegramma di congratulazioni a Hitler, da lui per lungo tempo disprezzato come un villano rifatto. Il telegramma fu trovato fra i documenti nazisti sequestrati. Eccone il testo: " Sotto la profonda impressione lasciatami dalla capitolazione della Francia, mi congratulo con voi e con tutta la Wehrmacht tedesca per la grande vittoria concessaci da Dio, con le parole pronunciate nel 1870 dall'imperatore Guglielmo il Grande: " Che svolta degli avvenimenti è stata operata dalla divina provvidenza! " " In tutti i cuori tedeschi riecheggia il corale di Leuthen cantato dai vincitori di Leuthen, dai soldati del Grande Re: " Ora noi tutti ringraziarne il nostro Dio! " ". Hitler, il quale credeva che la grande vittoria fosse dovuta più a lui stesso che non a Dio, compilò una cauta risposta. I documenti non dicono_ però se essa sia stata mai spedita21. Pagina 559

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Un po' prima, il Fùhrer era andato sulle furie neh"apprendere che un'unità tedesca, passando per Doorn, aveva messo una guardia d'onore presso la residenza dell'imperatore in esilio. Hitler ordinò che la guardia venisse tolta e che l'accesso a Doorn fosse vietato a tutti i soldati tedeschi. Guglielmo II mori a Doorn il 4 giugno 1941 e là fu sepolto. Come Hassell notò nel suo diario (p. 200), la sua morte " passò quasi inosservata ". Hitler e Goebbels provvidero a ciò. Vittoria a occidente 803 II Fùhrer tuttavia chiese al suo alleato di posporre di tre giorni la data voleva prima metter fuori combattimento il resto delle forze aeree francesi - e Mussolini lo accontentò, rinviando l'intervento italiano di cinque giorni, fino al io giugno. Il "duce" dichiarò che le ostilità sarebbero cominciate il giorno dopo. Il contributo italiano si ridusse a ben poca cosa. Fino al 18 giugno, giorno in cui Hitler chiamò il suo collega minore a Monaco per discutere l'armistizio con la Francia, dopo una settimana di " combattimenti " circa trentadue divisioni italiane non erano state capaci di smuovere modeste forze francesi sei divisioni - disposte sul fronte delle Alpi e più a sud, lungo la Riviera, benché i difensori fossero ormai esposti al pericolo di venir attaccati alle spalle dai tedeschi che scendevano rapidamente lungo la valle del Rodano*. Il 21 giugno Ciano annotò nel suo diario: Mussolini è umiliatissimo dal fatto che le nostre truppe non hanno fatto un passo avanti: anche oggi non sono riusciti a passare e si sono fermati di fronte alla prima opera fortificata francese che ha reagito a. L'inconsistenza della potenza militare italiana cosi vantata da Mussolini risultò evidente fin dal principio, e ciò mise lo sgonfiato dittatore italiano in uno stato d'animo inasprito allorché la sera del 17 giugno partì in treno insieme a Ciano per conferire con Hitler sull'armistizio con la Francia. Ciano scrisse nel suo diario: Trovo Mussolini scontento. Questo improvviso scoppio di pace lo turba. Durante il viaggio parliamo a lungo per precisare a quali condizioni dovrà essere concesso l'armistizio ai francesi. Il Duce è estremista: vorrebbe procedere all'occupazione totale del territorio francese e pretende la consegna della flotta. Ma si rende conto che il suo parere ha un valore consultivo: la guerra è stata vinta da Hitler, senza un concorso militare attivo dell'Italia, ed è Hitler che avrà la parola. Ciò - naturalmente - lo turba e lo rattrista. La mitezza dell'" ultima parola " del Fùhrer provocò un vero choc negli italiani, quando conferirono col Signore nazista della Guerra al Fùhrerhaus di Monaco, il luogo dove Chamberlain e Daladier si erano dimostrati così accomodanti di fronte ai due dittatori nei riguardi della Cecoslovacchia meno di due anni prima. Il memorandum segreto tedesco24 mostra chiaramente che Hitler era soprattutto deciso a non permettere che la flotta francese cadesse in mano agli inglesi. Egli si preoccupava anche per l'eventualità che il governo francese fuggisse nell'Africa settentrionale o a Londra per continuare la guerra. Per tale ragione i termini dell'armistizio avrebbero dovuto essere miti (i termini ultimi della pace avrebbero potuto poi essere alquanto diversi); il loro scopo doveva essere di mantenere " un governo francese fun* Nel suo disfattismo, l'alto comando francese proibì qualsiasi azione contro l'Italia. Il 14 giugno una squadra navale francese bombardò fabbriche, depositi di petrolio e raffinerie nei pressi di Genova, ma l'ammiraglio Darlan vietò ogni altra operazione di tal genere. Quando la Royal Air Porce cercò di mandare dei bombardieri ad attaccare Milano e Torino partendo dall'aeroporto di Marsiglia, i francesi disseminarono di autocarri le piste per impedire agli aeroplani di spiccare il volo. 804 Dai trionfi iniziali alla grande svolta zionante su suolo francese " e di " neutralizzare la flotta francese ". Hitler respinse bruscamente la richiesta di Mussolini di un'occupazione italiana della valle del Rodano, compresa Tolone (la grande base navale francese del Mediterraneo, dove era concentrata la maggior parte della flotta) e Marsiglia, e del disarmo della Corsica, della Tunisia e di Gibuti. La nota tedesca dice che la richiesta circa quest'ultima città, porta dell'Etiopia tenuta dagli italiani, era stata aggiunta da Ciano " in tono minore ". A Ciano sembrò che perfino il bellicoso Ribbentrop fosse " eccezionalmente moderato e calmo, propenso alla pace ". Invece il guerresco Mussolini - notò il genero - era " molto imbarazzato ". Sente che il suo ruolo è di seconda grandezza... In realtà il Duce teme che Pagina 560

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt l'ora della pace si approssimi e vede svanire ancora una volta quello che è stato l'inafferrabile sogno della sua vita: la gloria sui campi di battaglia ". Mussolini non fu nemmeno in grado di far sì che Hitler acconsentisse a comuni negoziati d'armistizio coi francesi. Il Fùhrer non voleva dividere con l'alleato intervenuto all'ultimo momento il suo trionfo, da celebrarsi in un luogo veramente storico (non ne indicò il nome al suo amico); però promise al " duce " che il suo armistizio con la Francia non sarebbe entrato in vigore finché i francesi non ne avessero firmato uno anche con l'Italia. Mussolini lasciò Monaco amareggiato e deluso; invece Ciano aveva avuto una impressione assai favorevole di un lato di Hitler che i suoi diari chiariscono e che egli in precedenza non aveva scorto o sospettato. Tornato a Roma, Ciano scrisse: Da tutto quanto egli [Hitler] dice, traspare il desiderio di far presto a concludere. Hitler è ormai il giocatore che ha fatto un colpo gobbo; vuole alzarsi dal tavolo e non rischiare più oltre. Oggi parla con una misura ed una perspicacia che, dopo una vittoria come la sua, veramente sorprendono. Non sono sospetto di eccessive tenerezze per lui, ma oggi veramente lo ammiro26. Il secondo armistizio di Compiègne. In giugno, avevo seguito l'esercito tedesco a Parigi; giugno è sempre il più bello dei mesi, nella capitale maestosa che ora aveva sofferto un così grave colpo. Il 19 giugno ebbi sentore del luogo dove Hitler stava per fissare le sue condizioni per l'armistizio chiesto da Pétain due giorni prima. Doveva essere lo stesso luogo in cui l'i i novembre 1918 l'impero tedesco aveva capitolato, sconfitto dalla Francia e dai suoi alleati: nella piccola radura fra i boschi di Compiègne. Là il Signore nazista della Guerra volle avere la sua rivincita, che la scelta del luogo rendeva più dolce. L'idea gli era venuta il 20 maggio, appena dieci giorni dopo l'inizio della grande offensiva a occidente, quando i carri armati tedeschi avevano raggiunto Abbeville. In quel giorno Jodl segnò nel suo diario : " II Fùhrer sta lavorando al trattato di pace... Primi negoziati nella foresta di Compiègne ". Nel tardo pomeriggio Vittoria a occidente 805 del 19 maggio mi recai là in macchina e trovai dei genieri dell'esercito tedesco che stavano demolendo il muro del museo dove era conservato il vecchio wagon-lit del maresciallo Foch, in cui era stato firmato l'armistizio del 1918. Prima che mi allontanassi, i genieri avevano già abbattuto il muro usando perforatrici pneumatiche e stavano spingendo fuori il vagone, sul binario, al centro della radura, nel punto esatto - essi dissero - in cui esso si trovava alle cinque dell'11 novembre 1918, quando i rappresentanti della Germania apposero le loro firme al documento con le clausole dell'armistizio imposto da Foch. Fu così che nel pomeriggio del 21 giugno mi trovai sul limitare della foresta di Compiègne, ad osservare l'ultimo dei trionfi di Hitler, il maggiore fra quanti, nel corso del mio lavoro, avevo visto durante quegli anni turbolenti. Era una delle più belle giornate d'estate di cui mi ricordi in Francia. Un caldo sole di giugno versava i suoi raggi su alberi maestosi - olmi, querce, cipressi e pini - che gettavano ombre piacevoli sui viali alberati che conducono alla piccola radura circolare. Hitler arrivò alle 15,15 precise a bordo della sua grossa Mercedes, accompagnato da Goring, Brauchitsch, Kei-tel, Raeder, Ribbentrop e Hess: tutti con le loro diverse uniformi, e Goring, l'unico feldmaresciallo del Reich, giocherellando col suo bastone di maresciallo. Scesero dalle automobili a circa settanta metri di distanza, di fronte alla statua dell'Alsazia e Lorena, drappeggiata da bandiere tedesche di guerra, così che il Fiihrer, fermatosi di fronte ad essa, non potesse scorgere ciò che mi ricordavo di aver visto in giorni più felici: la grande spada, la spada degli Alleati vittoriosi del 1918 che trafiggeva un'aquila afflosciata, rappresentante l'impero tedesco degli Hohenzollern. Hitler gettò un'occhiata al monumento e andò oltre. Scrissi nel mio diario: Osservai la sua faccia. Era grave e solenne, benché pervasa da una espressione di vendetta. In essa e nel suo passo elastico vi era anche qualcosa del conquistatore trionfante, di uno che sfidi il mondo. Vi si vedeva qualcosa d'altro... una specie di intima gioia sprezzante, per assistere a questo grande capovolgimento del destino, un capovolgimento da lui stesso operato. Quando raggiunse la piccola radura della foresta e il suo stendardo personale fu rapidamente alzato al centro di essa, l'attenzione di Hitler fu attratta da un grande blocco di granito che spuntava dal suolo di circa un metro. Cito il mio diario: Seguito dagli altri, Hitler va lentamente verso di esso, vi si ferma e legge l'iscrizione incisa sopra in francese a grandi lettere: Pagina 561

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt QUI L'II NOVEMBRE 1918 SOCCOMBETTE IL DELITTUOSO ORGOGLIO DELL'IMPERO TEDESCO - SCONFITTO DAI POPOLI LIBERI CHE ESSO AVEVA CERCATO DI RENDERE SCHIAVI. Hitler legge l'iscrizione e la legge anche Goring. Tutti la leggono, in piedi, in silenzio, sotto il sole di giugno. Cerco di cogliere l'espressione del volto di Hitler. Sono solo a circa cinquanta metri da lui e col binocolo posso vederlo come se mi stesse dinanzi. Quella faccia l'avevo già vista molte volte, nei grandi momenti della sua vita. Ma oggi! Era in fiamme per lo sdegno, l'ira, l'odio, la vendetta, il trionfo. Si allontana dal monumento sforzandosi di fare di tale mossa un capolavoro di disprezzo. Si volta a guardarlo, sdegnoso, irato - irato, lo si può quasi sentire, perché non 806 Dai trionfi iniziali atta grande svolta può spazzar via la terribile provocante scritta con una sola pedata dei suoi alti stivali prussiani *. Gira lo sguardo intorno lentamente, per la radura, e quando i suoi occhi incontrano i nostri si può percepire tutta la profondità del suo odio. Ma in lui vi è anche trionfo: un odio vendicativo e trionfante. D'un tratto, come se la sua faccia non potesse esprimere per intero i suoi sentimenti, egli muove tutto il corpo seguendo il suo stato d'animo. Batte rapidamente le mani sui fianchi, inarca le spalle, rista coi piedi largamente scostati l'uno dall'altro. È un magnifico gesto di sfida, un gesto d'ardente disprezzo per questo luogo e per tutto ciò che esso aveva simboleggiato per ventidue anni, da quando era stato teatro dell'umiliazione dell'impero tedesco. Poi Hitler e il suo gruppo entrarono nel vagone dov'era stato firmato l'armistizio, e il Fiihrer si sedette nel posto occupato nel 1918 da Foch. Cinque minuti dopo giunse la delegazione francese capeggiata dal generale Charles Huntzinger, comandante della seconda armata di Sedan, e composta da un ammiraglio, da un generale dell'aviazione e da un civile, Leon Noèl, già ambasciatore in Polonia, che ora assisteva al secondo crollo causato dalle armi tedesche. Apparivano abbattuti, ma conservavano una tragica dignità. Ad essi non era stato detto che sarebbero stati condotti in quel fiero sacrario francese per subire una simile umiliazione, e indubbiamente Hitler aveva contato sullo choc che ne avrebbero avuto. Come Halder scrisse nel suo diario quella sera dopo che Brauchitsch, testimone oculare della scena, gliene ebbe trasmesso un resoconto: I francesi non erano stati affatto avvertiti che le condizioni [dell'armistizio] sa rebbero state comunicate loro proprio nel luogo dei negoziati del 1918. Furono eviden temente scossi da tale scelta e a tutta prima mostrarono un aspetto lugubre. Perfino per un tedesco colto come Halder o come Brauchitsch, era forse naturale scambiare per un aspetto lugubre una solenne dignità. Come si vide subito, i francesi erano sinceramente stupiti. Però, come ora sappiamo grazie ai verbali ufficiali tedeschi delle riunioni trovati fra i documenti segreti nazisti catturati27, e contrariamente alle notizie diffusesi in quel tempo, essi cercarono di attenuare i punti più duri delle condizioni del Fiihrer e di eliminare quelli che, per loro, erano disonorevoli. Ma fu un tentativo vano. Hitler e il suo gruppo lasciarono la vettura non appena il generale Keitel ebbe finito di leggere ai francesi il preambolo delle condizioni di armistizio, lasciando i negoziati alle cure del capo dell'OKW, con l'istruzione però di non discostarsi dai termini da lui fissati. Huntzinger, non appena ne ebbe preso conoscenza, disse subito ai tedeschi che erano condizioni " dure e spieiate ", molto peggiori di quelle che in quel luogo nel 1918 erano state imposte alla Germania dalla Francia. Inoltre se " un altro paese al di là dalle Alpi, che non aveva sconfitto la Francia [Huntzinger disprezzava talmente l'Italia che evitò di nominarla] avesse avanzato richieste analoghe, la Francia in nessun caso le avrebbe accettate. Essa avrebbe combattuto sino alla morte... Per cui gli era impossibile apporre la sua firma al patto tedesco per l'armistizio... " II generale Jodl, l'ufficiale numero due dell'OKW che in quel momento * Fu fatto saltare in aria tre giorni dopo per ordine di Hitler. Vittoria a occidente 807 presiedeva provvisoriamente alla riunione, non si era aspettato simili parole di sfida da un nemico irrimediabilmente sconfitto e rispose che, pur non potendo fare a meno di esprimere la sua " comprensione " per ciò che Hunt-zinger aveva detto degli italiani, non aveva la facoltà di mutare le condizioni del Fùhrer. Disse che tutto quel che poteva fare " era spiegare e chiarire i punti oscuri ". I francesi dovevano accettare o respingere il patto dell'armistizio così Pagina 562

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt com'era. I tedeschi si erano seccati per il fatto che la delegazione francese era ve nuta a Compiègne senza la facoltà di stipulare un armistizio prima che il governo di Bordeaux desse il suo esplicito consenso. Per un miracolo della tecnica e forse anche grazie a una buona dose di fortuna essi riuscirono a stabilire un collegamento telefonico, fra il vecchio wagon-lit e Bordeaux, at traverso le linee su cui ancora si combatteva. I delegati francesi furono auto rizzati a usarla per trasmettere il testo delle condizioni d'armistizio e per discutere tali condizioni col loro governo. Il dottor Schmidt, che fungeva da interprete, fu incaricato di intercettare la conversazione in un furgone te lefonico dell'esercito situato non molto lontano, in un boschetto. Il giorno dopo io stesso trovai il modo di ascoltare la registrazione tedesca di una parte della conversazione svoltasi fra Huntzinger e il generale Weygand. A onore di Weygand, sul quale ricade la grave responsabilità del disfattismo francese, della resa definitiva e della rottura con l'Inghilterra, si deve rilevare che egli almeno si oppose strenuamente a molte richieste tedesche. Una delle più odiose di tali condizioni era l'obbligo di consegnare al Reich tutti i tedeschi antinazisti rifugiatisi in Francia e nei suoi territori. Weygand chiamò disonorevole una simile condizione data la tradizione francese del diritto di asilo, ma quando se ne discusse, l'indomani, l'arrogante Keitel non volle ascoltar ragione e si rifiutò di eliminarla. Egli gridò che " gli emigrati tedeschi erano i peggiori aizzatori alla guerra " e che " avevano tradito il proprio popolo ". Dovevano essere consegnati " a ogni costo ". I francesi non protestarono contro una clausola in base alla quale tutti i loro connazionali catturati in combattimento contro i tedeschi a fianco di altre nazioni sarebbero stati trattati come " franchi tiratori ", cioè fucilati senz'altro. Con ciò si aveva di mira De Gaulle, il quale già cercava di organizzare forze francesi libere in Inghilterra: e sia Weygand, sia Keitel sapevano che una simile condizione era una palese violazione delle leggi più elementari di guerra. I francesi non si opposero nemmeno a un paragrafo che prevedeva che tutti i prigionieri di guerra dovessero restare in cattività fino alla firma della pace. Weygand era sicuro che gli inglesi sarebbero stati vinti in tre settimane, dopodiché i prigionieri di guerra francesi sarebbero stati rilasciati. Cosi egli condannò alla vita nei campi di prigionia, per cinque anni, un milione e mezzo di francesi. II punto più spinoso dell'armistizio era il destino della flotta francese. Quando la Francia aveva cominciato a vacillare, Churchill le aveva propo sto di scioglierla dall'impegno di non concludere una pace separata, sempreché alla flotta francese venisse ordinato di salpare verso porti britannici. Hit-

F **,"""X^Sfg 8o8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta ler era deciso a impedirlo: come disse a Mussolini il 18 giugno, si rendeva ben conto che in tal modo l'Inghilterra ne sarebbe uscita smisuratamente rafforzata. Data l'importanza della posta, egli dovette fare una concessione o almeno una promessa, al nemico sconfitto. Il patto d'armistizio stabilì che la flotta francese sarebbe stata smobilitata e disarmata e che le navi sarebbero state fatte rientrare nei porti francesi. In cambio però: II governo tedesco dichiara solennemente al governo francese che esso non userà in guerra per i propri fini la flotta francese trovantesi in porti controllati dai tedeschi. Inoltre esso dichiara solennemente ed esplicitamente di non avere nessuna intenzione di avanzare un qualsiasi diritto sulla flotta da guerra francese al momento della conclusione della pace. Come quasi tutte le promesse di Hitler, anche questa non doveva essere mantenuta. Infine Hitler lasciò al governo francese una zona non occupata a sud e a sud-est, zona in cui apparentemente esso sarebbe stato libero di esercitare i suoi poteri. Era, questa, una mossa astuta. Ciò non solo avrebbe diviso la stessa Francia geograficamente e amministrativamente, ma avrebbe reso difficile, se non impossibile, la formazione di un governo francese in esilio, avrebbe fatto andare a monte qualsiasi piano da parte degli uomini politici di Bordeaux di trasferire la sede del governo nell'Africa settentrionale francese, progetto che stava quasi per essere realizzato, ma che fini per essere frustrato non per Pagina 563

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt colpa dei tedeschi ma dei disfattisti francesi: Pétain, Wey-gand, Lavai e i loro sostenitori. Inoltre Hitler sapeva che gli uomini che avevano ora sotto controllo il governo francese di Bordeaux erano avversi alla democrazia francese, e che da loro ci si poteva aspettare che cooperassero con lui nell'istituzione di un Nuovo Ordine nazista in Europa. Tuttavia nel secondo giorno dei negoziati armistiziali di Compiègne i delegati francesi cominciarono a discutere e a dilazionare. Una delle ragioni della dilazione richiesta era che Huntzinger insisteva affinchè Weygand gli desse non l'autorizzazione ma l'ordine di firmare l'armistizio: nessuno, in Francia, voleva infatti assumersene la responsabilità. Infine Keitel alle 18,30 diede un ultimatum: i francesi dovevano accettare o respingere le condizioni tedesche dell'armistizio entro un'ora. In quell'ora il governo francese capitolò. Alle 18,50 del 22 giugno 1940 Huntzinger e Keitel firmarono il trattato d'armistizio *. Ascoltai l'ultimo atto della tragedia quale fu captato da microfoni nascosti nel wagon-lit. Prima di firmare, il generale francese disse, con la voce che gli tremava, di voler fare una dichiarazione personale. Io la scrissi in francese, via via che egli parlava. Dichiaro che il governo francese mi ha ordinato di firmare queste condizioni d'armistizio... Costretta dal fato delle armi a cessare la lotta in cui noi ci eravamo impegnati a fianco degli Alleati, la Francia ora constata che le sono state imposte condizioni assai * Fu stabilito che il trattato sarebbe entrato in vigore non appena l'armistizio franco-italiano fosse stato firmato e che le ostilità sarebbero cessate sei ore dopo tale firma. Vittoria a occidente 809 dure. La Francia ha il diritto di attendersi, nei futuri negoziati, che la Germania dimostri uno spirito tale da permettere alle due grandi nazioni vicine di vivere e di lavorare in pace. Questi negoziati - i negoziati per il trattato di pace - non ebbero mai luogo; ma lo spirito che in essi il Terzo Reich nazista avrebbe dimostrato qualora fossero avvenuti si rese palese non appena il regime di occupazione si fece più duro e crebbe la pressione tedesca sul servile governo di Pétain. La Francia era ormai destinata a divenire uno Stato vassallo della Germania: questa era evidentemente l'opinione di Pétain, Weygand e Lavai, che avevano accettato un tale destino. Quando i delegati lasciarono il vagone dell'armistizio e partirono in macchina, cominciò a cadere una pioggerella. Lungo la strada, attraverso i boschi, si poteva vedere una fila ininterrotta di profughi che tornavano alle loro case con passo stanco o su biciclette e su carri, o - ma pochi fortunati -su vecchi autocarri. Mi feci avanti nella radura. Un gruppo di genieri dell'esercito tedesco aveva già cominciato a muovere il vecchio wagon-lit, vociando allegramente. " Dove lo portate? ", chiesi. " A Berlino ", risposero *. Due giorni dopo a Roma fu firmato l'armistizio franco-italiano. A Mussolini fu concesso di occupare solo ciò che le sue truppe avevano conquistato, vale a dire qualche centinaio di metri di territorio francese. In più, egli riuscì ad ottenere la costituzione d'un zona smilitarizzata larga cinquanta miglia in Francia sul confine italiano e in Tunisia sul confine libico. L'armistizio fu firmato alle 19,35 del 24 giugno. Sei ore dopo i cannoni in Francia tacevano. La Francia, che nella guerra precedente aveva resistito quattro anni senza venire battuta, questa volta fu costretta alla resa dopo sei settimane. Le truppe tedesche facevano la guardia a gran parte dell'Europa, dal Capo Nord (oltre il circolo artico) fino a Bordeaux, dalla Manica al fiume Bug, nella Polonia orientale. Adolf Hitler aveva raggiunto il suo apogeo. L'ex derelitto austriaco che era stato il primo a riunire i tedeschi in uno Stato veramente nazionale, il caporale della prima guerra mondiale, era divenuto il più grande dei conquistatori germanici. L'unico ad opporsi all'istituzione di un'egemonia tedesca in Europa sotto la dittatura di Hitler fu un inglese indomito, Winston Churchill, e il popolo deciso da lui guidato, che non aveva voluto accettare la disfatta quando se l'era vista vicina e che ora era solo, virtualmente inerme, con le sue isole assediate dalla più potente macchina militare che il mondo avesse mai visto. * Esso giunse a Berlino l'8 luglio. Per un'ironia della sorte, andò distrutto in seguito, durante la guerra, da un bombardamento alleato della capitale tedesca. Pagina 564

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt 8io Dai trionfi iniziali alla grande svolta Hitler perora la pace. Dieci giorni dopo l'inizio dell'attacco tedesco a ovest, e propriamente la sera in cui i carri armati germanici raggiunsero Abbeville, il generale Jodl dopo aver scritto nel suo diario che il Fiìhrer " era fuor di sé dalla gioia ", aggiunse: " ... egli lavora al trattato di pace... L'Inghilterra può ottenere in qualsiasi momento una pace separata, dopo aver restituito le colonie [tedesche] ". Era il 20 maggio. Successivamente, per diverse settimane sembra che Hitler non nutrisse nessun dubbio che, con la Francia messa fuori combattimento, l'Inghilterra non fosse ansiosa di far la pace. Dal punto di vista tedesco, le condizioni di Hitler sembravano assai generose, data la batosta presa dagli inglesi in Norvegia e in Francia. Il 24 maggio egli le aveva esposte al generale von Rundstedt, esprimendo la sua ammirazione per l'impero britannico e mettendo in rilievo la " necessità " della sua esistenza. Disse che da Londra voleva solo avere mano libera sul continente. Hitler era così certo che gli inglesi avrebbero aderito a tale proposta che, anche dopo la caduta della Francia, non fece dei piani per continuare la guerra contro la Gran Bretagna; né il tanto vantato Stato maggiore, che si supponeva calcolasse con grande anticipo e con sistematicità prussiana ogni evenienza, si curò di fornirgliene. A quel tempo il capo dello Stato maggiore Halder nelle lunghe annotazioni del suo diario non fece menzione alcuna in proposito. Più degli inglesi, si preoccupava della minaccia russa nei Balcani e nel Baltico. E, a ben vedere, perché l'Inghilterra avrebbe dovuto continuare a combattere da sola una battaglia disperata? Soprattutto, poi, quando poteva ottenere una pace che a differenza della Francia, della Polonia e degli altri paesi sconfitti, l'avrebbe lasciata intatta, salva e libera? Era quanto tutti, da ogni parte si chiedevano: ma non a Downing Street dove, come Churchill rivelò in seguito, la questione non fu mai discussa, data l'owietà della risposta 28. Ma il dittatore tedesco non lo sapeva e quando Churchill cominciò a dichiarare pubblicamente che l'Inghilterra non avrebbe abbandonato la partita, Hitler, a quanto sembra, non gli credette: nemmeno quando il 4 giugno, dopo l'evacuazione di Dunkerque, il primo ministro pronunciò il famoso discorso con l'accenno a battersi sulle rive e sulle alture; nemmeno quando il 18 giugno, dopo che Pétain aveva chiesto l'armistizio, Churchill confermò, alla Camera dei Comuni, " l'inflessibile decisione di continuare la guerra " e quando in un'altra delle sue eloquenti e memorabili allocuzioni concluse dicendo : Pertanto atteniamoci al nostro dovere e comportiamoci in modo tale che, se l'impero britannico e il suo Commonwealth dovessero durare mille anni, gli uomini possano sempre dire: " Quella fu la loro ora più bella ". Queste potevano essere semplici parole elevate d'un oratore dotato, e Hitler, anche lui oratore brillante, dovette pensarlo. Inoltre il Fuhrer dovette Vittoria a occidente 8n essere incoraggiato da sondaggi operati nelle capitali di certi paesi neutrali e dagli appelli per una fine della guerra che questi ora rivolgevano. Il 28 giugno a Hitler pervenne un messaggio riservato del papa: comunicazioni analoghe erano state fatte a Mussolini e a Churchill. Il pontefice offriva la sua mediazione per venire a " una pace equa e onorevole ", avvertendo però che prima di iniziare questo passo desiderava sapere, in via confidenziale, come sarebbe stato accolto N. Anche il re di Svezia si adoperava in tal senso, con proposte di pace sia a Londra che a Berlino. Sotto la direzione dell'incaricato d'affari, Hans Thomsen, negli Stati Uniti l'ambasciata tedesca stava spendendo tutti i dollari a sua disposizione per appoggiare gli isolazionisti nella loro campagna intesa a tener l'America estranea alla guerra e a dissuadere di conseguenza l'Inghilterra dal continuarla. I documenti sequestrati del Ministero degli Esteri tedesco comprendono molti messaggi nei quali Thomsen riferiva sugli sforzi compiuti dall'ambasciata per volgere l'opinione pubblica americana a favore di Hitler. I congressi dei partiti si tenevano quell'estate e Thomsen fece ogni sforzo per influenzare il loro programma di politica estera, specie quello del partito repubblicano. Il 12 giugno, ad esempio, egli mandò un cablogramma cifrato " urgentis-simo e segretissimo " a Berlino per far sapere che " un noto deputato repubblicano del Congresso " che collaborava " strettamente " con l'ambasciata tedesca, si era offerto di invitare, dietro pagamento di 3000 dollari, cinquanta rappresentanti isolazionisti repubblicani del Congresso alla riunione del partito repubblicano " affinchè agissero sui delegati nel senso di una politica estera isolazionista Pagina 565

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt ". Thomsen riferì che la stessa persona chiedeva 30 ooo dollari per avere a sua disposizione un'intera pagina di giornali americani, ove si sarebbe fatto propaganda sotto il titolo " Tenete l'America estranea alla guerra! "*30. L'indomani Thomsen telegrafò a Berlino un nuovo progetto: per mezzo di un'agenzia letteraria americana egli stava trattando per ottenere che cinque noti scrittori americani scrivessero libri " dai quali mi attendo grandi risultati ". Per tale progetto gli occorrevano 20 ooo dollari, somma che Rib-bentrop qualche giorno dopo acconsenti ad assegnargli**31. Una delle prime dichiarazioni pubbliche di Hitler sulle sue speranze di addivenire a una pace con l'Inghilterra fu data a Karl von Wiegand, corri* Questa inserzione usci nel " New York Times " del 25 giugno 1940. ** II 5 luglio 1940 Thomsen fu preso da una tale apprensione per i pagamenti da lui effettuati, che per cablogramma chiese a Berlino il permesso di distruggere tutte le ricevute e tutti i resoconti: " I pagamenti... vengono fatti ai beneficiari mediante intermediari di fiducia, ma nelle attuali circostanze è ovvio che non ci può aspettare di avere delle ricevute... Queste ricevute o questi memorandum cadrebbero in mano al servizio segreto americano se l'ambasciata venisse occupata all'improvviso dalle autorità americane, e malgrado ogni mascheramento, il solo fatto della loro esistenza, per i nostri amici (probabilmente già noti ai nostri avversati) significherebbe la rovina politica ed avrebbe altre gravi conseguenze... " Chiedo perciò che l'ambasciata sia autorizzata a distruggere tali ricevute e tali relazioni, dispensandomi d'ora in poi dal richiederle, ed anche dal fare resoconti su questi pagamenti ". Questo messaggio telegrafico è stato istrutto 12.

Sia Dai trionfi iniziali alla grande svolta spendente del gruppo giornalistico Hearst, e pubblicata il 14 giugno nel " Journal-American " di New York, Due settimane dopo, Thomsen informò il Ministero degli Esteri tedesco di aver fatto stampare 100 ooo copie in più del giornale recante l'intervista, e aggiunse: Inoltre per mezzo d'un agente fidato sono riuscito a indurre il deputato isolazionista Thorkelson [deputato repubblicano del Montana] a far inserire l'intervista col Fiihrer nel " Congressional Record " del 22 giugno. Ciò, di nuovo, assicura all'intervista la più ampia diffusione ". L'ambasciata nazista di Washington si aggrappava a ogni fuscello. Durante l'estate, a un dato momento il suo addetto stampa riferf quello che, secondo lui, era stato un suggerimento di Fulton Lewis jr, commentatore della radio da lui presentato come un ammiratore della " Germania e del Fuhrer, assai stimato quale giornalista ". Il Fiihrer dovrebbe inviare dei telegrammi a Roosevelt... più o meno in questi termini: " Voi, Mr Roosevelt, vi siete spesso rivolto a me esprimendo il costante desiderio che questa guerra sanguinosa sia evitata. Io non ho dichiarato guerra all'Inghilterra; ho anzi sempre sottolineato di non desiderare affatto di distruggere l'impero britannico. I miei ripetuti appelli a Churchill affinchè sia ragionevole e accetti un trattato di pace onorevole, sono stati da lui ostinatamente respinti. Mi rendo ben conto che l'Inghilterra avrà molto da soffrire se ordinerò che le isole britanniche siano fatte oggetto d'una guerra totale. Così vi prego di prender voi contatto con Churchill e di convincerlo ad abbandonare la sua insensata ostinazione ". Lewis disse che, naturalmente, Roosevelt avrebbe dato una risposta dura ed ostile: ma ciò non importava. Un tale appello avrebbe certamente prodotto una profonda impressione sul popolo nordamericano e specialmente nell'America del Sud... M. Adolf Hitler non seguf il consiglio di Lewis, e il Ministero degli Esteri di Berlino mandò un cablogramma per domandare quale importanza avesse, in America, il radiocommentatore. Thomsen rispose che Lewis " aveva avuto recentemente un particolare successo... [ma che], a differenza di alcuni dei principali commentatori americani, non gli si poteva attribuire alcuna importanza politica " *3S. * Le iniziative dell'ambasciata tedesca a Washington in questo periodo, quale risulta dai suoi stessi messaggi pubblicati in Documenti on German foreign Volley, potrebbero fornire la materia per un libro rivelatore. Si è colpiti dalla tendenza dei diplomatici tedeschi a dire al dittatore nazista più o meno quel che egli desiderava udire: tendenza, questa, comune ai rappresentanti dei paesi totalitari. A Berlino due ufficiali dell'OKW mi dissero che l'alto Pagina 566

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comando, o almeno lo Stato maggiore, dubitava assai dell'obiettività dei rapporti inviati dall'ambasciata di Washington e che aveva stabilito negli Stati Uniti un proprio servizio segreto. Esso non fu svolto troppo bene dal generale Friedrich von Botticher, addetto militare tedesco a Washington, se si deve giudicare dai dispacci contenuti nei volumi dell'opera dianzi citata. Tale generale non si stancò mai di avvertire l'OKW e gli Stati maggiori dell'esercito e dell'aviazione, a cui erano rivolti i suoi messaggi, che l'America era controllata dagli ebrei e dai massóni: il che era proprio quel che Hitler pensava. Inoltre Botticher sopravvalutava l'influenza esercitata sulla politica americana dagli isolazionisti, specie quella del colonnello Charles A. Lindbergh, che nei suoi dispacci fu presentato come un grande personaggio. Un paio di estratti può indicare il tono dei suoi rapporti. " 20 luglio 1940 ... Come esponente degli ebrei, i quali specie attraverso la massoneria controllano la gran massa degli americani, Roosevelt desidera che l'Inghilterra continui la guerra e che la guerra si prolunghi... L'ambiente intorno a Lindbergh si è reso conto di questo sviluppo e ora cerca, almeno, di impedire il nefasto controllo esercitato dagli ebrei sulla politica ameriVittoria a oc dente 813 Come in seguito riferf nelle sue memorie, lo stesso Churchill era alquanto turbato per gli approcci fatti in favore della pace dalla Svezia, dagli Stati Uniti e dal Vaticano: convinto che Hitler cercasse di trame il massimo vantaggio, prese severe misure per controbattere. Informato che Thomsen, l'incaricato tedesco a Washington, cercava di ottenere un colloquio dall'ambasciatore inglese residente in quella città, telegrafò che " a Lord Lothian si deve dire di non dare, in nessun caso, una risposta ai messaggi dell'incaricato d'affari tedesco " M. Al re di Svezia, che aveva sollecitato l'Inghilterra ad accettare un accordo per la pace, l'arcigno primo ministro rispose con energiche parole. ... Prima di poter prendere semplicemente in esame simili richieste o proposte, sarebbe necessario che la Germania fornisse vere garanzie, non a parole, ma coi fatti, circa il ripristino della vita libera e indipendente della Cecoslovacchia, della Polonia, della Norvegia, della Danimarca, dell'Olanda, del Belgio e soprattutto della Francia... * ". cana... Ho ripetutamente riferito sulla campagna volgare e maligna contro Lindbergh, temuto dagli ebrei come il loro più potente avversario... " (DGFP, X, pp. 2.54-5.5). " 6 agosto 1940 ... II retroscena della ricomparsa in pubblico di Lindbergh e della campagna contro di lui. " Ormai l'elemento ebraico controlla le posizioni chiave delle forze armate americane, dopo che nelle ultime settimane esso ha occupato con esponenti al loro servizio i posti del segretario di Stato alla Guerra, del sottosegretario alla Guerra e del ministro della Marina, nominando un ebreo assai influente, il " colonnello " Julius Ochs-Adler, come segretario del ministro della " Guerra. " Nei miei rapporti ho menzionato le forze che si oppongono all'elemento ebraico e all'attuale politica degli Stati Uniti, tenendo anche conto dell'importanza che ha lo Stato maggiore. Fra di esse, la figura pili importante è Lindbergh, uomo assai dotato, la cerchia delle cui relazioni è molto vasta. L'elemento ebraico e Roosevelt temono la superiorità spirituale e soprattutto morale, e la purezza di quest'uomo. " Domenica [4 agosto] Lindbergh ha impartito un colpo che farà dolere gli ebrei. Ha... messo in risalto che l'America deve tendere a una sincera collaborazione con la Germania in nome della pace e della conservazione della cultura occidentale. Diverse ore dopo l'anziano generale Pershing, che è da molto tempo una marionetta nelle mani di Roosevelt, cioè degli ebrei, ha letto alla radio una dichiarazione, passatagli dagli elementi che agiscono dietro le quinte, intesa a mostrare che una disfatta dell'Inghilterra metterebbe in pericolo l'America... " II coro dell'elemento ebraico che nella stampa tende a far nascere sospetti intorno a Lindbergh e la denuncia di quest'ultimo da parte d'un senatore... il senatore Lucas, che per ordine di Roosevelt ha parlato alla radio lunedì sera contro Lindbergh,... chiamandolo " uno della quinta colonna ", cioè un traditore, valgono solo a sottolineare la paura che si ha della forza spirituale di quest'uomo, di cui ho riferito i progressi compiuti a partir dall'inizio della guerra e che credo assai importante per le future relazioni tedesco-americane (DGFP, X, pp. 4r3-ij). Pagina 567

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt In un altro rapporto, il 18 settembre, Thomsen diede il resoconto di una conversazione confidenziale che, disse, s'era svolta fra Lindbergh e diversi ufficiali dello Stato maggiore americano. Lindbergh espresse l'opinione che l'Inghilterra sarebbe presto crollata sotto gli attacchi aerei tedeschi. Ma gli ufficiali dello Stato maggiore sostennero che le forze aeree tedesche non bastavano per decidere la guerra (DGFP, X, pp. 413-15). II 19 ottobre 1938, tre settimane dopo Monaco, a Lindbergh era stata offerta la " croce al merito con stella dell'Aquila tedesca " e lui l'aveva accettata. Credo che questa sia la decorazione tedesca che viene subito dopo la massima; in genere era assegnata a eminenti stranieri che, secondo i termini ufficiali della motivazione, " hanno avuto alti meriti di fronte al Reich ". * I DGFP contengono vari dispacci inviati al Ministero degli Esteri tedesco circa presunti contatti con diversi diplomatici o personaggi britannici; contatti diretti o attraverso neutrali, come gli spagnoli di Franco. Il principe Max von Hohenlohe, tedesco dei Sudeti, anglofilo, riferì a Berlino circa sue conversazioni con l'ambasciatore britannico in Svizzera, Sir David Kelly, e con l'Aga Khan. Sostenne che quest'ultimo gli aveva chiesto di trasmettere al Fiihrer il seguente messaggio: " II Khedive d'Egitto (anche lui si trova qui) è d'accordo con me nel ritenere che il giorno 814 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Questa era la tesi fondamentale di Churchill, ed evidentemente a Londra non c'era nessuno che pensasse di venire al compromesso di una pace che avrebbe bensì assicurato l'esistenza dell'Inghilterra ma che avrebbe asservito per sempre i paesi conquistati da Hitler. Di ciò non ci si rendeva conto a Berlino dove, secondo i miei ricordi di quei giorni d'estate, tutti, specie nella Wilhelmstrasse e nella Bendlerstrasse, nutrivano la fiducia che la guerra fosse più o meno terminata. Per tutta la seconda metà di giugno e nei primi giorni di luglio, Hitler aspettò da Londra la comunicazione che il governo inglese era disposto a riconoscere la propria disfatta e a concludere la pace. Il i° luglio egli disse al nuovo ambasciatore italiano, Bino Alfieri *, di " non riuscire a capire come ci fosse ancora qualcuno in Inghilterra capace di credere seriamente nella vittoria "ÌS. Nel Comando Supremo nulla era stato fatto per una continuazione della guerra contro l'Inghilterra. Ma l'indomani, il 2 luglio, l'OKW diramò finalmente le prime direttive in proposito. Era un ordine esitante. Il Fiihrer, comandante supremo, ha deciso: che uno sbarco in Inghilterra è possibile, purché si possa conseguire la superiorità aerea e si possano realizzare certe altre condizioni. Non è stata ancora fissata la data dell'attacco. Tutti i preparativi devono cominciare immediatamente. I tepidi sentimenti di Hitler circa questa operazione e la sua convinzione che non sarebbe stata necessaria, si riflettono nella frase conclusiva delle direttive: Si debbono fare tutti i preparativi partendo dall'idea che l'invasione è ancora allo stato di progetto e che non è ancora stata decisa3'. Ciano vide il Fiihrer a Berlino il 7 luglio e, come annotò nel suo diario, ebbe l'impressione che il Signore nazista della Guerra fosse inquieto, dovendo finalmente prendere una decisione. È piuttosto incline a continuare la lotta e a scatenare una bufera d'ira e di ferro sugli inglesi. Ma la decisione finale ancora non è stata presa, ed è perciò che ritarda il discorso, del quale - a quanto egli stesso dichiara - vuoi pesare ogni parola '". L'i i luglio, Hitler cominciò a convocare i suoi capi militari sull'Obersalz-berg, per conoscere il loro pensiero sull'invasione. L'ammiraglio Raeder, la in cui il Fiihrer pernotterà a Windsor, berranno insieme una bottiglia di spumante... Se la Germania o l'Italia pensassero d'impadronirsi dell'India, egli si metterebbe a nostra disposizione... La lotta contro l'Inghilterra non è una lotta contro il popolo inglese ma contro gli ebrei: Churchill è stato per anni al loro soldo, e il re è troppo debole e ottuso... Se egli si presentasse all'Inghilterra con tali idee, Churchill lo farebbe rinchiudere..." (DGFP, X, pp. 294-95). Va tenuto presente che questi sono rapporti tedeschi e che forse non hanno nessun fondamento di verità. Ma è con essi che Hitler era costretto a tirare avanti. Più oltre, parleremo del piano nazista per guadagnarsi il duca di Pagina 568

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Windsor, anzi del complotto ideato per rapirlo e per cercare di utilizzarlo, rivelato dai documenti segreti del Ministero degli Esteri. * In maggio, per suggerimento di Ribbentrop, Attolico era stato sostituito da Alfieri. Vittoria a occidente 815 cui flotta avrebbe dovuto trasportare l'armata d'invasione attraverso la Manica, ebbe quel giorno un lungo colloquio col Fùhrer. Nessuno dei due aveva troppa voglia di esaminare a fondo il problema; in effetti, essi passarono la maggior parte del tempo a discutere il progetto di sviluppo delle basi navali norvegesi di Trondheim e di Narvik. A giudicare dalla relazione riservata dell'incontro stesa da Raeder41, il comandante supremo era piuttosto depresso. Chiese all'ammiraglio se pensava che il suo progettato discorso al Reichstag " sarebbe stato efficace ". Raeder rispose di sì, specie se fosse stato preceduto da un attacco " concentrato " di bombardieri contro l'Inghilterra. L'ammiraglio - che ricordò al suo capo come la Royal Air Porce stesse eseguendo attacchi che provocavano parecchi danni nelle principali basi navali tedesche, a Wilhelmshaven, ad Amburgo e a Kiel - riteneva che la Luftwaffe dovesse subito impegnarsi contro l'Inghilterra. Circa il problema dell'invasione, tuttavia, il comandante in capo della flotta fu molto freddo. Insistette nel raccomandare che essa venisse tentata " solo come me2zo estremo per costringere l'Inghilterra a implorare la pace ". Egli [Raeder] è convinto che si può costringere l'Inghilterra a chiedere la pace bloccandole semplicemente le importazioni mediante la guerra sottomarina, attacchi aerei contro i convogli e pesanti attacchi aerei contro i suoi centri principali... Il comandante in capo [Raeder], per quel che lo riguarda, non può appoggiare l'idea dell'invasione dell'Inghilterra come aveva fatto per quella della Norvegia... Dopodiché l'ammiraglio si dette a una lunga e particolareggiata esposizione delle difficoltà insite in una tale invasione, esposizione che per Hitler dovette essere molto scoraggiante, ma, forse, anche convincente. Infatti Raeder riferisce che " anche il Fùhrer considera l'invasione come mezzo estremo ". Due giorni dopo, il 13 luglio, i generali giunsero al Berghof, sopra Berch-tesgaden, per conferire col comandante supremo. Lo trovarono ancora disorientato, per quel che riguardava gli inglesi. Quella sera, Halder scrisse nel suo diario: " II Fiihrer è ossessionato dalla domanda: perché l'Inghilterra non vuoi ancora prendere la via della pace? " Ma ora, per la prima volta, una delle ragioni cominciò a chiarirglisi. Halder lo rilevò. Proprio come noi, egli riconosce che la soluzione di questo enigma sta nel fatto che l'Inghilterra ripone tuttora nella Russia le sue speranze. Così anche lui ritiene che l'Inghilterra debba venir costretta a far la pace con la forza. Questo però gli dispiace. Ragioni: se schiacciamo l'Inghilterra militarmente, l'impero britannico si disintegrerà, ma la Germania non ne trarrà alcun vantaggio. Col sangue tedesco otterremo un risultato di cui soltanto il Giappone, l'America e altri paesi beneficeranno. Lo stesso giorno, il 13 luglio, Hitler scrisse a Mussolini per declinare, ringraziando, l'offerta del " duce " di fornire truppe e aeroplani italiani per l'invasione dell'Inghilterra. Da questa lettera appare chiaro che il Fiihrer stava finalmente per decidersi. Quegli strani inglesi non volevano ascoltare la voce della ragione. Egli scrisse: Ho fatto all'Inghilterra tante proposte per un accordo, perfino per una collaborazione, e sono stato trattato così ignobilmente, che è ormai mia convinzione che ogni 816 Dai trionfi iniziali alla grande svolta nuovo richiamo alla ragione verrebbe da essa egualmente respinto. Perché, in quel paese, oggi a regnare non è la ragione...42. Tre giorni dopo, il 16 luglio, il Signore della Guerra si era finalmente deciso. Diramò le " direttive n. 16 per la preparazione di operazioni di sbarco contro l'Inghilterra "43. Segretissimo Dal quartier generale del Fuhrer, 16 luglio 1940. Dato che l'Inghilterra, a onta della sua situazione militare disperata, non da ancora segno di voler venire a patti, ho deciso di preparare un'operazione di sbarco contro l'Inghilterra e, se necessario, di dar corso ad essa. Lo scopo di tale operazione sarà l'eliminazione del territorio metropolitano inglese in quanto base militare di operazioni contro la Germania e, se dovesse risultare necessario, la completa occupazione di esso. Pagina 569

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Il nome cifrato per designare l'attacco fu " Leone Marino ". I corrispondenti preparativi avrebbero dovuto essere portati a termine entro la metà di agosto. Se dovesse risultare necessario: come indicano le direttive, nonostante il crescente convincimento della necessità di effettuare l'operazione, Hitler non ne era ancora assolutamente certo. Il " se " continuò ad avere tutto il suo peso quando il 19 luglio il Fuhrer si levò in piedi al Reichstag per fare la sua estrema proposta di pace all'Inghilterra. Fu l'ultimo dei suoi grandi discorsi al Reichstag e l'ultimo dei tanti uditi in quel luogo nel corso degli anni dall'autore del presente libro. Fu anche uno dei suoi discorsi migliori. Segnai quella stessa sera l'impressione che ne ebbi. Lo Hitler che abbiamo visto stasera al Reichstag era un conquistatore consapevole di esser tale, ma anche un attore così meraviglioso, un manipolatore dello spirito tedesco cosi magnifico, che univa in modo superbo la piena fiducia del conquistatore con quell'umiltà che raggiunge così bene le masse quando sanno che un uomo sta al vertice. Stasera ha parlato con una voce più bassa; raramente ha gridato, come è suo solito; nemmeno una volta ha urlato istericamente come spesso l'ho visto fare da quella tribuna. Naturalmente, il suo lungo discorso era pieno di falsificazioni della storia ed era abbondantemente cosparso di insulti personali rivolti a Churchill. Ma, date le circostanze così propizie per Hitler, il suo tono era moderato e mirava abilmente a ottenere l'appoggio non solo del suo popolo ma anche dei neutrali e a far riflettere le masse inglesi. Egli disse: Dall'Inghilterra - non dal suo popolo ma dai suoi politicanti - oggi viene un sol grido: la guerra deve continuare! Non so se cedesti politicanti abbiano già un'idea precisa di quel che significherà la continuazione di questo conflitto. Essi dicono, è vero, che continueranno la guerra perché quand'anche la Gran Bretagna dovesse perire, essi la continueranno dal Canada. Non credo che con ciò essi vogliano significare che tutto il popolo inglese dovrà andarsene nel Canada. Presumibilmente vi si recheranno solo i signori interessati alla continuazione della loro guerra. Temo che il popolo dovrà invece restarsene in Inghilterra ed... esso vedrà certamente la guerra con occhi diversi da quelli dei loro cosiddetti leaders trasferitisi nel Canada. Credetemi, miei signori, io provo un profondo disgusto per questo genere di poliVittoria a occidente 817 ticanti privi di scrupoli che rovinano intere nazioni. Mi fa quasi dolore pensare di essere stato scelto dal destino per dare l'ultimo colpo alla struttura che questi uomini hanno già fatto vacillare... Non v'è dubbio... che per allora Churchill sarà nel Canada, dove son stati già mandati il denaro e i figli di coloro che hanno tanto interesse a continuare la guerra. Però per milioni di altri cominceranno grandi sofferenze. Una volta tanto Churchill dovrebbe forse credermi se profetizzo che un grande impero sarà distrutto, un impero che non è stata mai mia intenzione distruggere e neanche danneggiare.. Dopo aver giostrato in tal guisa contro l'ostinato primo ministro e aver tentato di staccare da lui il popolo britannico, Hitler venne al punto essenziale del suo lungo discorso. In quest'ora, di fronte alla mia coscienza, ritengo mio dovere appellarmi ancora una volta alla ragione e al senso comune sia della Gran Bretagna che degli altri. Mi sento in grado di rivolgere un tale appello perché non sono un vinto che mendica dei favori bensì un vincitore che parla in nome della ragione. No" riesco a vedere ragione alcuna per la continuazione di questa guerra *. Hitler non disse nulla di più specifico. Non fece proposte concrete circa le condizioni di pace, né fece cenno a quel che sarebbe accaduto ai milioni di uomini che ormai si trovavano sotto il giogo nazista nei paesi conquistati. Però quella sera al Reichstag pochi o nessuno credettero che, a questo punto, fosse necessario entrare in particolari. Alla fine della seduta, mi unii a molti ufficiali e funzionar! ; essi davano per scontato che gli inglesi avrebbero accettato quella che, a loro parere, era veramente un'offerta generosa, anzi magnanima, del Fiihrer. Tra non molto, avrebbero dovuto disilludersi. Mi recai direttamente alla radio per fare il resoconto del discorso per gli Stati Uniti. Appena arrivato al palazzo della radio, colsi una trasmissione in tedesco da Londra. Dopo solo un'ora, a Hitler veniva già data la risposta inglese. Era un deciso noi **. Giovani ufficiali dell'alto comando e funzionati di vari ministeri, seduti nella stanza, ascoltavano con estrema attenzione. Fecero la faccia lunga. Non * Si ebbe una scena pittoresca, senza precedenti nella storia tedesca, quando Hitler interruppe a metà il suo discorso per consegnare i bastoni da Pagina 570

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt feldmaresciallo a dodici generali e un altro bastone speciale di dimensioni colossali a Goring, che era stato insignito del grado, recentemente creato, di maresciallo del Reich del Grande Reich tedesco, che l'innalzava al di sopra di tutti gli altri. Egli fu anche insignito della Gran Croce della Croce di Ferro, la sola assegnata nel corso di tutta la guerra. In tale valanga di distribuzioni di titoli di feldmaresciallo Halder fu trascurato e venne semplicemente promosso di grado, da tenente generale a generale. Questo promiscuo conferimento del feldmaresciallato - il Kaiser durante tutta la prima guerra mondiale aveva nominato, nel corpo degli ufficiali, solamente cinque feldmarescialli, e nemmeno a Ludendorff aveva dato tale titolo - servi indubbiamente a soffocare ogni latente opposizione contro Hitler fra i generali, sul genere di quella che nel passato aveva fatto correre al Fiihrer in almeno tre occasioni il pericolo di venire eliminato. Con tale iniziativa, e con lo svalutare la suprema dignità militare proprio innalzando ad essa tanti militari, Hitler agi abilmente e rafforzò il suo potere sui generali. Nove generali dell'esercito furono promossi al grado di feldmaresciallo: Brauchitsch, Keitel, Rundstedt, Bock, Leeb, List, Kluge, Witzleben e Reichenau - e tre ufficiali dell'arma aerea: Milch, Kesselring e Sperrle. ** In seguito, Churchill dichiarò che l'immediata, brusca reazione contro l'offerta di pace di Hitler era stata diramata " dalla BBC senza che fosse stata suggerita dal governo di Sua Maestà, non appena fu udito, alla radio, il discorso di Hitler " (CHURCHILL, Tbeir Finest Hour, p. 260). 8i8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta potevano credere alle loro orecchie. Uno di essi mi gridò: " Riuscite a spie-garvelo? " Sembrava inebetito. Continuò a latrare: " Potete capire questi pazzi di inglesi? Respingere la pace adesso! Sono dei dementi! " La stessa sera Ciano * udì la reazione contro i pazzi inglesi a un livello assai più alto del mio, a Berlino. Egli annotò nel suo diario: " A tarda sera, quando giungono le prime gelide reazioni inglesi al discorso, si diffonde tra i tedeschi un senso di malcelato disappunto ". Ma, secondo Ciano, l'effetto su Mussolini fu proprio l'opposto. Egli... lo definisce " un discorso troppo abile ". Teme che gli inglesi possano trovarvi un appiglio per iniziare negoziati. Sarebbe per lui un dolore, perché ora, più che mai, vuole la guerra ". Come in seguito notò Churchill, " non occorreva che il " duce " avesse tanta fretta; gli fu data tutta la guerra che voleva "45. Quella notte scrissi nel mio diario: " Come manovra intesa a riunire le forze del popolo tedesco per la lotta contro l'Inghilterra, il discorso di Hitler è stato un capolavoro, perché ormai il popolo tedesco dirà " Hitler offre la pace all'Inghilterra senza chiedere nulla. Dice di non vedere per quale ragione questa guerra debba continuare. Se continuerà, tutta la colpa sarà dell'Inghilterra " ". E questa non fu forse la principale ragione addotta da Hitler quando, tre giorni dopo, emanò le direttive n. 16 circa i preparativi per l'invasione della Gran Bretagna? Del resto l'aveva riconosciuto in anticipo confidandosi con due italiani, Alfieri e Ciano. Il i° luglio aveva detto all'ambasciatore d'Italia: È sempre una buona tattica rendere responsabile il nemico, agli occhi dell'opinione pubblica in Germania e all'estero, del corso che gli eventi vanno assumendo. Ciò rafforza il proprio morale e indebolisce quello del nemico. Un'operazione come quella che la Germania sta progettando costerà molto sangue... Così bisogna convincere l'opinione pubblica che, prima, si era fatto di tutto per evitare questo orrore... Nel suo discorso del 6 ottobre [quando, al termine della campagna di Polonia, aveva offerto la pace all'Occidente] egli era stato parimenti mosso dall'idea di far ricadere sull'altra parte la responsabilità di tutti i successivi sviluppi. Con ciò egli, per così dire, avrebbe vinto la guerra ancor prima del suo vero inizio. Per motivi psicologici, voleva ora alzare il morale in vista dell'azione che stava per intraprendere ". Una settimana dopo, e precisamente l'8 luglio, Hitler confidò a Ciano che avrebbe inscenato un'altra dimostrazione affinchè, qualora la guerra continuasse - e secondo lui questa era l'unica possibilità reale da considerare - egli potesse agire psicologicamente sul popolo inglese... Mediante un abile appello al popolo inglese sarebbe forse possibile isolare ancora di più il governo". Ciò invece non si verificò. Il discorso del 19 luglio agf sul popolo tedesco, ma non su quello inglese. In una radiotrasmissione del 22 luglio, Lord * Durante la seduta del Reichstag, il ministro degli Esteri italiano si Pagina 571

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt comportò da pagliaccio scattando come un burattino a molla per fare il saluto fascista ogni volta che Hitler faceva una pausa per riprendere fiato. Notai anche Quisling, ometto dagli occhi porcini, accovacciato in un posto d'angolo della prima fila della tribuna. Era venuto a Berlino per pregare il Fùhrer di reinsediarlo nel governo a Oslo. Vittoria a occidente 819 Halifax respinse ufficialmente l'offerta di pace di Hitler. Benché fosse da aspettarselo, tale rifiuto in un certo modo produsse una scossa nella Wilhelm-strasse, dove quel pomeriggio io trovai molte facce irate. Il portavoce ufficiale del governo ci disse: " Lord Halifax ha respinto l'offerta di pace del Fiihrer. Signori, sarà la guerra! " Era più facile dirlo che farlo. In realtà né Hitler né l'alto comando né gli Stati maggiori dell'esercito, della marina e dell'aviazione avevano mai studiato seriamente il modo con cui una guerra contro la Gran Bretagna avrebbe potuto essere combattuta e vinta. Ora, a metà dell'estate del 1940, non sapevano che fare dei loro splendidi successi; non avevano piani e quasi nessuna voglia di sfruttare le massime vittorie militari che la storia della loro nazione guerriera aveva registrato. Fu questo uno dei maggiori paradossi del Terzo Reich. Proprio quando Hitler si trovava al culmine della sua potenza militare, con la maggior parte del continente europeo ai suoi piedi, con le sue armate vittoriose stanziate dai Pirenei fino al circolo polare artico, e dall'Atlantico fin oltre la Vistola, ormai riposate e pronte per nuove operazioni, egli non aveva nessuna idea sul modo di continuare la guerra fino a una conclusione vittoriosa. Né l'avevano i suoi generali, dodici dei quali ora portavano il bastone di feldmaresciallo. Ciò, naturalmente, aveva una sua ragione, benché a quel tempo essa non ci fosse chiara. Nonostante i loro vantati talenti militari, i tedeschi mancavano d'una grande concezione strategica. I loro orizzonti erano limitati -come del resto erano sempre stati - a una guerra terrestre contro nazioni vicine del continente europeo. Lo stesso Hitler aveva in orrore il mare * e i suoi grandi capitani l'ignoravano quasi del tutto. Avevano una mentalità terrestre e non marittima. E anche se i loro eserciti avrebbero potuto annientare in una settimana le deboli forze terrestri dell'Inghilterra appena avessero trovato il modo di agganciarle, perfino il breve tratto delle acque dello stretto di Dover - cosf breve, che da una sponda si poteva vedere l'altra -appariva alle loro menti un ostacolo insormontabile, ora che quella splendida estate stava per finire. Naturalmente, ai tedeschi si offriva anche un'altra possibilità. Avrebbero potuto abbattere la Gran Bretagna attaccandola nel Mediterraneo a fianco dell'Italia loro alleata, prendere Gibilterra all'ingresso occidentale di quel mare e, partendo dalle basi italiane dell'Africa settentrionale, spingersi attraverso l'Egitto, passare il canale di Suez e raggiungere l'Iran, tagliando una delle principali arterie dell'impero britannico. Ma ciò richiedeva grandi operazioni oltre mare, a grandi distanze dalle basi della patria; e nel 1940 un piano del genere sembrava oltrepassare i limiti dell'immaginazione tedesca. Così, al vertice di un vertiginoso successo, Hitler e i suoi ufficiali esitavano. Non avevano studiato il passo successivo né il modo di compierlo. * " In terra sono un eroe, in acqua un codardo ", disse una volta a Rundstedt (SHULMAN, Defeat in thè West, p. jo).

818 Dai trionfi iniziali alla grande svolta potevano credere alle loro orecchie. Uno di essi mi gridò: " Riuscite a spie-garvelo? " Sembrava inebetito. Continuò a latrare: " Potete capire questi pazzi di inglesi? Respingere la pace adesso! Sono dei dementi! " La stessa sera Ciano * udì la reazione contro i pazzi inglesi a un livello assai più alto del mio, a Berlino. Egli annotò nel suo diario: " A tarda sera, Pagina 572

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt quando giungono le prime gelide reazioni inglesi al discorso, si diffonde tra i tedeschi un senso di malcelato disappunto ". Ma, secondo Ciano, l'effetto su Mussolini fu proprio l'opposto. Egli... lo definisce " un discorso troppo abile ". Teme che gli inglesi possano trovarvi un appiglio per iniziare negoziati. Sarebbe per lui un dolore, perché ora, più che mai, vuole la guerra ". Come in seguito notò Churchill, " non occorreva che il " duce " avesse tanta fretta; gli fu data tutta la guerra che voleva "45. Quella notte scrissi nel mio diario: " Come manovra intesa a riunire le forze del popolo tedesco per la lotta contro l'Inghilterra, il discorso di Hitler è stato un capolavoro, perché ormai il popolo tedesco dirà " Hitler offre la pace all'Inghilterra senza chiedere nulla. Dice di non vedere per quale ragione questa guerra debba continuare. Se continuerà, tutta la colpa sarà dell'Inghilterra " ". E questa non fu forse la principale ragione addotta da Hitler quando, tre giorni dopo, emanò le direttive n. 16 circa i preparativi per l'invasione della Gran Bretagna? Del resto l'aveva riconosciuto in anticipo confidandosi con due italiani, Alfieri e Ciano. Il i° luglio aveva detto all'ambasciatore d'Italia: È sempre una buona tattica rendere responsabile il nemico, agli occhi dell'opinione pubblica in Germania e all'estero, del corso che gli eventi vanno assumendo. Ciò rafforza il proprio morale e indebolisce quello del nemico. Un'operazione come quella che la Germania sta progettando costerà molto sangue... Cosf bisogna convincere l'opinione pubblica che, prima, si era fatto di tutto per evitare questo orrore... Nel suo discorso del 6 ottobre [quando, al termine della campagna di Polonia, aveva offerto la pace all'Occidente] egli era stato parimenti mosso dall'idea di far ricadere sull'altra parte la responsabilità di tutti i successivi sviluppi. Con ciò egli, per cosi dire, avrebbe vinto la guerra ancor prima del suo vero inizio. Per motivi psicologici, voleva ora alzare il morale in vista dell'azione che stava per intraprendere **. Una settimana dopo, e precisamente l'8 luglio, Hitler confidò a Ciano che avrebbe inscenato un'altra dimostrazione affinchè, qualora la guerra continuasse - e secondo lui questa era l'unica possibilità reale da considerare - egli potesse agire psicologicamente sul popolo inglese... Mediante un abile appello al popolo inglese sarebbe forse possibile isolare ancora di più il governo47. Ciò invece non si verificò. Il discorso del 19 luglio agi sul popolo tedesco, ma non su quello inglese. In una radiotrasmissione del 22 luglio, Lord * Durante la seduta del Reichstag, il ministro degli Esteri italiano si comportò da pagliaccio scattando come un burattino a molla per fare il saluto fascista ogni volta che Hitler faceva una pausa per riprendere fiato. Notai anche Quisling, ometto dagli occhi porcini, accovacciato in un posto d'angolo della prima fila della tribuna. Era venuto a Berlino per pregare il Fùhrer di reinsediarlo nel governo a Oslo. Vittoria a occidente 819 Halifax respinse ufficialmente l'offerta di pace di Hitler. Benché fosse da aspettarselo, tale rifiuto in un certo modo produsse una scossa nella Wilhelm-strasse, dove quel pomeriggio io trovai molte facce irate. Il portavoce ufficiale del governo ci disse: " Lord Halifax ha respinto l'offerta di pace del Fiihrer. Signori, sarà la guerra! " Era più facile dirlo che farlo. In realtà né Hitler né l'alto comando né gli Stati maggiori dell'esercito, della marina e dell'aviazione avevano mai studiato seriamente il modo con cui una guerra contro la Gran Bretagna avrebbe potuto essere combattuta e vinta. Ora, a metà dell'estate del 1940, non sapevano che fare dei loro splendidi successi; non avevano piani e quasi nessuna voglia di sfruttare le massime vittorie militari che la storia della loro nazione guerriera aveva registrato. Fu questo uno dei maggiori paradossi del Terzo Reich. Proprio quando Hitler si trovava al culmine della sua potenza militare, con la maggior parte del continente europeo ai suoi piedi, con le sue armate vittoriose stanziate dai Pirenei fino al circolo polare artico, e dall'Atlantico fin oltre la Vistola, ormai riposate e pronte per nuove operazioni, egli non aveva nessuna idea sul modo di continuare la guerra fino a una conclusione vittoriosa. Né l'avevano i suoi generali, dodici dei quali ora portavano il bastone di feldmaresciallo. Ciò, naturalmente, aveva una sua ragione, benché a quel tempo essa non ci fosse chiara. Nonostante i loro vantati talenti militari, i tedeschi mancavano d'una grande concezione strategica. I loro orizzonti erano limitati -come del resto erano sempre stati - a una guerra terrestre contro nazioni vicine del Pagina 573

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt continente europeo. Lo stesso Hitler aveva in orrore il mare * e i suoi grandi capitani l'ignoravano quasi del tutto. Avevano una mentalità terrestre e non marittima. E anche se i loro eserciti avrebbero potuto annientare in una settimana le deboli forze terrestri dell'Inghilterra appena avessero trovato il modo di agganciarle, perfino il breve tratto delle acque dello stretto di Dover - cosf breve, che da una sponda si poteva vedere l'altra -appariva alle loro menti un ostacolo insormontabile, ora che quella splendida estate stava per finire. Naturalmente, ai tedeschi si offriva anche un'altra possibilità. Avrebbero potuto abbattere la Gran Bretagna attaccandola nel Mediterraneo a fianco dell'Italia loro alleata, prendere Gibilterra all'ingresso occidentale di quel mare e, partendo dalle basi italiane dell'Africa settentrionale, spingersi attraverso l'Egitto, passare il canale di Suez e raggiungere l'Iran, tagliando una delle principali arterie dell'impero britannico. Ma ciò richiedeva grandi operazioni oltre mare, a grandi distanze dalle basi della patria; e nel 1940 un piano del genere sembrava oltrepassare i limiti dell'immaginazione tedesca. Cosf, al vertice di un vertiginoso successo, Hitler e i suoi ufficiali esitavano. Non avevano studiato il passo successivo né il modo di compierlo. * " In terra sono un eroe, in acqua un codardo ", disse una volta a Rundstedt (SHULMAN, Defeat in thè West, p. jo). 820 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Questa fatale negligenza doveva provocare una delle grandi svolte della guerra, anzi della breve vita del Terzo Reich e della meteorica carriera di Adolf Hitler. Dopo tante superbe vittorie, ora dovevano cominciare gli insuccessi. Ma, come è naturale, ciò non poteva essere previsto alla fine dell'estate, quando l'Inghilterra assediata, abbandonata a se stessa, s'accingeva, coi suoi scarsi mezzi, a tener testa all'attacco tedesco. 1 2 3

Belgium - thè Officiai Account of Wbat Happened, 1939-40, pp. 27-29. NCA, IV, p. 1037 (ND, 2329-PS). Ibid., VI, p. 880 (ND, €-62). 4 ALLEN DULLES, op. cit., pp. 58-61. Dulles afferma che dopo la guerra il colonnello Sas gli confermò personalmente tale versione. s Esiste un vasto materiale sugli sviluppi dei piani tedeschi per l'attacco ad occidente. Nelle pagine che seguono, ho attinto dai diari di Halder e Jodl; dal libretto di Halder, Hitler als Feldberr, Miinchen 1949 (ne è uscita una traduzione inglese a Londra, nel 1950, col titolo Hitler as War Lord); da estratti dal diario di guerra dell'OKW pubblicato in NCA e in TMWC (volumi dei documenti del processo di Norimberga); dalle varie direttive di Hitler e dell'OKW, pubblicate in detti volumi e in DGFP (Vili e IX), da MANSTEIN, Verlorene Siege; da GOERLITZ, History of thè German General Staff e Der zweite Weltkrieg; da JACOBSEN, Dokumente zar V'orgeschichte des Westfeldzuges, 1939-40; da GUDERIAN, Panzer Leader; da BLUMENTRITT, Von Rundstedt; da Liddell Hart, The German Generals Talk; infine da una parte del rilevante materiale tedesco dei documenti di Norimberga delle serie NOKW, prodotto nei processi secondari. Per i piani britannici, cfr.: i primi due volumi delle memorie di Churchill; ELLIS, The War in pratice and Fland-ers, che è la relazione ufficiale inglese; J. F. e. FULLER, The Second World War; DRAPER, The Six Week's War. La migliore esposizione generale basata su tutto il materiale tedesco disponibile si trova in TELFORD TAYLOR, The March of Conquisi. 6 CHURCHILL, Their Finest Hour, pp. 42-43. 7 DGFP, IX, pp. 343-44. * Sia Goring che Kesselring furono interrogati, al processo di Norimberga, sul bombardamento di Rotterdam. Cfr. TMWC, IX, pp. 175-77, 213-18, 338-40. ' TMWC, XXXVI, p. 656. 10 CHURCHII.L, Their Finest Hour, p. 40. 11 Per riferimenti più partìcolareggiati cfr. WALTHER MELZER, Albert Kanal und Eben-Emael; RUDOLF WITZIG, Die Einnahme von Eben-Emael (in "Wehrkunde", maggio 1954; il tenente Witzig comandava l'operazione, però a causa di un incidente occorso al suo aliante non giunse che quan do i suoi uomini, al comando del sergente Wenzel, avevano quasi portato a Pagina 574

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt termine l'operazione); generale VAN OVERSTRAETEN, Albert I - Leopold III; Belgium • thè Officiai Account of What Hap pened. Telford Taylor, in The March of Conquest (pp. 210-14), da un eccellente riassunto. 12 CHURCHILL, Their Finest Hour, pp. 46-47. 13 Per la lettera di Hitler a Mussolini del 18 maggio 1940: DGFP, IX, pp. 374-75. 14 Dal resoconto dell'incontro dato dallo stesso re e da quello del presidente dei ministri Pierlot. Sono stati stampati nella pubblicazione ufficiale Belgian Rapport, allegati, pp. 69-75 e sono stati citati da Paul Reynaud, che a quel tempo era il presidente dei ministri francese, nel suo libro In thè Thick of thè Fighi, pp. 420-26. " Pei dispacci di Lord Gort: supplemento alla " Gazette " di Londra (1941). 16 WEYGAND, Rappelé au service, pp. 125-26. 17 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 76. 18 LIDDELL HART, The German Generals Talk, pp. 114-15 (ed. in brossura). " Viario di Ciano, p. 294. 20 TELFORD TAYLOR, The March of Conquest, p. 297. 21 Pel testo del telegramma di Guglielmo II e per la minuta della risposta di Hitler: DGFP, IX, p. 598. 22 Per il testo delle lettere che Hitler e Mussolini si scambiarono nei mesi di maggio e giu gno 1940: DGFP, IX. 23 Diario di Ciano, p. 281. 822 Dai trionfi iniziali alla grande svolta " DGFP, IX, pp. 608-11. 25 Diario di Ciano, p. 280. " Ibid. 27 Benché alcune copie dei resoconti trovate negli archivi tedeschi non siano firmate, il dottor Schmidt ha testimoniato di esser stato lui stesso a compilarle. Avendo fatto da interprete, egli era in grado meglio di ogni altro di scriverle. Sono state stampate in DGFP, IX, con questa col locazione: negoziati del 21 giugno, pp. 643-52; relazione delle conversazioni telefoniche che eb bero luogo la sera del 21 giugno fra il generale Huntziger e il generale Weygand (a Bordeaux) relazione stesa dal dottor Schmidt che aveva ricevuto l'ordine di intercettare le telefonate: pp. 652-54; relazione sulla conversazione telefonica fra il generale Huntziger e l'aiutante del ge nerale Weygand, colonnello Bourget (a Bordeaux) delle ore io del 22 giugno, pp. 664-71; testo dell'accordo armistiziale franco-tedesco, pp. 671-76; memorandum sui problemi posti dai francesi durante i negoziati di Compiègne e sulle relative risposte dei tedeschi, pp. 676-79. Hitler diede istruzioni affinchè questo documento avesse un carattere " impegnativo da parte tedesca ", benché non facesse parte dell'accordo. I tedeschi avevano installato dei microfoni nascosti nella vettura-letto e annotarono ogni parola pronunciata durante i negoziati. Io stesso udii una parte delle conversazioni mentre venivano registrate nel furgone tedesco facente da centralino per le comunicazioni. Per quanto mi consta, queste conversazioni non sono state mai pubblicate e forse né la registrazione né la copia trascritta sono state ritrovate. Le mie annotazioni personali sono assai frammentarie, tranne per quel che riguarda la seduta drammatica con cui si conclusero i negoziati. 28 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 177. 29 DGFP, X, pp. 49-50. 30 Ibid., IX, pp. 550-51. Pagina 575

31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 209-11.

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Ibid., IX, pp. 558-59, 585Ibid., X, pp. 125-26. Ibid., pp. 39-40. Ibid., p. 298. Ibid., pp. 424-35CHURCHILL, Tbeir Finest Hour, pp. 259-60. Ibid., PP. 261-62. DGFP, X, p. 82. Per le direttive dell'OKW, firmate da Keitel: FCNA, 1940, pp. 61-62. Diario di Ciano, p. 291. FCNA, 1940, pp. 62-66. Per la lettera di Hitler a Mussolini del 13 luglio 1940: DGFP, X, pp.

43 Pel testo delle direttive n. 16: NCA, III, pp. 399-403 (ND, 442-PS). È stato anche pub blicato in DGFP, X, pp. 226-29. 44 Diario di Ciano, pp. 294-95 (ann. del 19 e del 22 luglio). 45 CHURCHILL, Their Finest Hour, p. 261. 46 DGFP, X, pp. 79-80. " Ibid., p. 148. XXII. L'OPERAZIONE " LEONE MARINO " E LA FALLITA INVASIONE DELL'INGHILTERRA II 30 giugno 1940 il generale Jodl, capo della sezione operazioni del-l'OKW, scrisse: " La definitiva vittoria tedesca sull'Inghilterra è ormai solo questione di tempo. Il nemico non è più in grado di svolgere operazioni offensive su larga scala ". Lo stratega prediletto da Hitler era pieno di fiducia e di compiacimento. La settimana prima la Francia aveva capitolato, lasciando l'Inghilterra isolata e, sembrava, priva di aiuti. Il 15 giugno Hitler aveva informato i generali che egli desiderava smobilitare parzialmente l'esercito, portandolo da 160 a 120 divisioni. Quel giorno Halder annotò nel suo diario: " Ciò significa che la missione dell'esercito è esaurita. All'aviazione e alla flotta toccherà il compito di continuare da sole la guerra contro l'Inghilterra ". In verità, per tale guerra l'esercito mostrava scarso interesse e neppure il Fùhrer sembrava preoccuparsene troppo. Il 17 giugno il colonnello Walter Warlimont, sostituto di Jodl, informò il comando della marina che, " per quel che riguarda lo sbarco in Inghilterra, il Fiihrer non ha manifestato fino ad ora l'intenzione di effettuarlo... Fino a questo momento, perciò, l'OKW non ha svolto nessun lavoro preparatorio in tal senso " '. Quattro giorni dopo, il 21 giugno, nello stesso momento in cui Hitler saliva nel famoso vagone di Compiègne per umiliare i francesi, la marina fu informata che " lo Stato maggiore dell'esercito non si stava occupando del problema dell'Inghilterra. Esso ritiene impossibile l'effettuazione [dello sbarco e dell'invasione] . Non vede come le operazioni possano essere condotte partendo dalla zona meridionale... Lo Stato maggiore respinge [il progetto di] queste operazioni "2. Nessuno dei pur abili strateghi delle tre armi sapeva immaginare un modo per invadere la Gran Bretagna, anche se toccò soprattutto alla marina, in un primo tempo, vagliare le possibilità in proposito. Fin dal 15 novembre 1939, allorché Hitler stava cercando invano di convincere i suoi generali a sferrare l'attacco ad occidente, Raeder aveva ordinato allo Stato maggiore della marina di esaminare " l'eventualità di una invasione dell'Inghilterra, eventualità destinata a presentarsi se negli ulteriori sviluppi della guerra dovessero verificarsi certe condizioni "3. Fu quella la prima volta nella storia che a un comando militare tedesco veniva chiesto di prendere in considera824 Dai trionfi iniziali alla grande svolta zione, seppure in linea teorica, una simile operazione. Probabilmente Raeder aveva compiuto questo passo soprattutto nell'intento di prevenire qualche improvviso e imprevedibile colpo di testa del suo capo. Non risulta da alcun documento che questi fosse stato consultato in proposito o che ne fosse al corrente. A quel tempo il suo pensiero era rivolto agli aeroporti e alle basi navali in Olanda, in Belgio e in Francia, per inasprire il blocco contro le isole britanniche. Nel dicembre 1939 anche gli alti comandi dell'esercito e della Luftwaffe Pagina 576

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt dedicarono qualche attenzione al problema dell'invasione dell'Inghilterra. Ci fu uno scambio di idee alquanto vaghe fra 1 : tre armi, ma non si andò oltre. Nel gennaio 1940 la marina e l'aviazione respinsero un progetto dell'esercito, ritenendolo irrealizzabile: per la marina, esso non teneva conto della potenza navale britannica; per la Luftwaffe, esso sottovalutava la Royal Air Porce. " In conclusione, - notò lo Stato maggiore dell'aeronautica in una comunicazione dell'OKW, - un'operazione combinata avente per obiettivo uno sbarco in Inghilterra è da respingersi "4. Come vedremo, in seguito Gbring e i suoi aiutanti sostennero idee del tutto opposte. Dai documenti tedeschi risulta che Hitler considerò per la prima volta concretamente la possibilità di invadere l'Inghilterra il 21 maggio 1940, il giorno seguente a quello in cui le forze corazzate tedesche riuscirono ad aprirsi il passo fino al mare, dopo la presa di Abbeville. Raeder aveva discusso " in privato " col Fiihrer " la possibilità di sbarcare in un secondo momento in Inghilterra ". La fonte di questa informazione è l'ammiraglio Raeder5, la cui flotta non aveva condiviso la gloria delle sorprendenti vittorie dell'esercito e dell'aviazione, e che, com'è comprensibile, cercava in qualche modo di inserirsi nel quadro complessivo della campagna. Ma a quel tempo i pensieri di Hitler erano rivolti alla battaglia di accerchiamento a nord e sul fronte della Somme che si era andato formando a sud; e non voleva che i suoi generali perdessero tempo attorno a problemi che andavano al di là da questi due compiti immediati. Nondimeno gli ufficiali della marina, in mancanza d'altri impegni, continuarono a studiare il problema dell'invasione e il 27 maggio il contrammiraglio Kurt Fricke, capo della sezione operazioni dello Stato maggiore della marina, presentò un nuovo piano intitolato Studie England. Era stato anche iniziato un lavoro preliminare di raccolta del naviglio e di approntamento di forze di sbarco, mezzi di cui la marina tedesca era pressoché sprovvista. A tal fine il dottor Gottfried Feder, un economista pazzoide che nei lontani tempi di Monaco aveva aiutato Hitler a stendere l'abbozzo del programma del partito, e ricopriva ora la carica di segretario di Stato al Ministero dell'Economia, dove le sue idee balzane incontravano poca fortuna, presentò il progetto di quello che egli chiamò il " coccodrillo da guerra ". Si trattava di una sorta di barcone di cemento ad autopropulsione che poteva portare a bordo una compagnia completamente equipaggiata di duecento uomini, oppure diversi carri armati o pezzi di artiglieria, e in grado di approdare in qualsiasi zona costiera, nonché di proteggere lo sbarco delle truppe e dei La fallita invasione dell'Inghilterra 825 veicoli. Il progetto, considerato con ogni serietà dal comando della marina e perfino da Halder, che lo menzionò nel suo diario, fu discusso a lungo il 20 giugno da Hitler e Raeder. Ma non ne venne fuori nulla. Il giugno stava per finire e agli ammiragli pareva che il progetto di invasione delle isole britanniche non progredisse affatto. Dopo la sua apparizione a Compiègne il 21 giugno, Hitler con alcuni dei suoi vecchi camerati fece una breve corsa a Parigi * per vedere la città; poi si recò a visitare i campi di battaglia, i luoghi, però, della prima guerra mondiale, durante la quale egli aveva prestato servizio come portaordini. Era con lui il suo rude sergente maggiore di quei tempi, Max Amann, ora editore nazista milionario. L'ultima delle preoccupazioni di Hitler sembrava essere il corso ulteriore della guerra, in particolare, il modo di continuare la lotta contro l'Inghilterra; o forse egli credeva semplicemente che l'intero problema fosse ormai già risolto, convinto che gli inglesi sarebbero divenuti " ragionevoli " e avrebbero conclusa la pace. Hitler non rientrò al suo nuovo quartier generale, situato nella Foresta Nera, a Tannenberg, ad occidente di Freudenstadt, che il 29 giugno. L'indomani, tornato con i piedi sulla terra, riflette su ciò che Jodl aveva scritto circa gli obiettivi bellici immediati. Si trattava di una relazione dal titolo " La continuazione della guerra contro l'Inghilterra " *. Benché all'OKW Jodl fosse secondo solo a Keitel per la fede fanatica nel genio del Fùhrer, pure, quando era lasciato a sé, egli si dimostrava di solito uno stratega prudente. Ma ora egli condivideva l'idea, diffusa al gran quartiere generale, che la guerra fosse ormai vinta e sul punto di concludersi. Se la Gran Bretagna non se ne rendeva conto, un po' di forza sarebbe bastata per rammentarglielo. Il suo memorandum proponeva tre vie per " assediare " la Gran Bretagna: l'intensificazione della guerra aerea e navale tedesca contro il naviglio, i depositi, le fabbriche e le forze aeree inglesi; " attacchi terroristici contro i centri abitati "; " sbarco di truppe con l'obiettivo di occupare l'Inghilterra ". Jodl riconosceva che " la lotta contro le forze aeree britanniche doveva Pagina 577

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt avere assoluta priorità ". Nel complesso però egli riteneva che in questo come negli altri suoi aspetti l'attacco contro l'isola avrebbe potuto essere condotto senza soverchia difficoltà. Insieme alla propaganda e a periodici attacchi terroristici, da presentarsi come azioni di rappresaglia, il crescente indebolimento delle vie di rifornimento finirà col paralizzare e infine spezzare la volontà di resistenza del popolo britannico e costringerà il suo governo a capitolare **. Quanto allo sbarco, esso poteva essere preso in considerazione solo dopo che la Germania si fosse assicurato il dominio dei cicli. Lo sbarco non dovrebbe prefiggersi come obiettivo la sconfitta militare dell'Inghilterra: compito, questo, da lasciare all'arma aerea e alla marina. Il suo sco* Si recò a contemplare la tomba di Napoleone agli Invalidi. Disse al suo fedele fotografo, Heinrich Hoffmann: " È stato il momento più grande e più bello della mia vita ". ** La sottolineatura è di Jodl. 826 Dai trionfi iniziali alla grande svolta pò dovrebbe piuttosto essere quello di dare il colpo di grazia - il Todesstoss a un'Inghilterra già economicamente paralizzata e non più in grado di combattere nei cicli, sempre ammesso che lo sbarco fosse ancora necessario *. Ma Jodl pensava che poteva anche non essere necessario. Dato che la Gran Bretagna non può più combattere per la vittoria ma solo per difendere i suoi possedimenti e il suo prestigio mondiale, è assai probabile che essa si decida a concludere la pace solo che gliene si offra una buona occasione. Era quel che pensava anche Hitler, ed egli si mise subito a preparare un discorso pacifista da pronunciare al Reichstag. Come abbiamo visto, nel frattempo, il 2 luglio, egli aveva ordinato di elaborare qualche progetto preliminare per uno sbarco, e il 16 luglio, non essendo giunta nessuna parola " ragionevole " da Londra, aveva diramato le direttive n. 16 per il " Icone marino ". Finalmente, dopo oltre sei settimane di esitazioni, egli si era deciso a invadere la Gran Bretagna, " se necessario ". Troppo tardi Hitler e i suoi generali cominciarono a rendersi conto che una simile impresa richiedeva operazioni in grande stile, che essa non era esente da rischi, e che la sua riuscita dipendeva dalla misura in cui la Luftwaffe e la marina sarebbero riuscite a facilitare il compito alle truppe, contrastate dalla flotta britannica, di gran lunga superiore a quella tedesca, e da un'aviazione per nulla trascurabile. Il " Icone marino " era un piano serio? Si pensò veramente di metterlo in atto? Fino ad oggi molti ne hanno dubitato, e tale opinione è stata confortata dalle testimonianze dei generali tedeschi dopo la guerra. Rundstedt, che doveva comandare l'invasione, nel 1945, rispondendo a un interrogatorio alleato, disse: La progettata invasione dell'Inghilterra era una assurdità, dal momento che non disponevamo di una flotta adatta... Considerammo tutta la faccenda come una specie di gioco essendo ovvio che un'invasione era impossibile qualora le nostre navi da guerra non fossero state in grado di coprire la traversata della Manica e trasportare i rinforzi. Né l'arma aerea tedesca poteva assumersi tali compiti in caso di insuccesso della marina... Io fui sempre assai scettico in proposito... Ho l'impressione che, di fatto, il Fuhrer non abbia mai voluto invadere l'Inghilterra. Non aveva abbastanza coraggio... Egli in fondo sperava che l'Inghilterra avrebbe fatto la pace... '. Blumentritt, capo del reparto operazioni di Rundstedt, dopo la guerra, espresse a Liddell Kart convincimenti analoghi affermando: " Fra noi si parlava [del "Icone marino"] come di un bluff"'. Io stesso verso la metà di agosto trascorsi qualche giorno sulla Manica, curiosando tra Anversa e Boulogne in cerca dell'esercito d'invasione. Il 15 agosto, a Calais e a Gap Gris-Nez, vidi ondate di bombardieri e di caccia tedeschi attraversare la Manica, diretti verso la Gran Bretagna, per effet* Jodl indicò anche la possibilità di " estendere la guerra alla periferia " - cioè attaccare l'impero britannico con l'aiuto non solo dell'Italia ma anche del Giappone, della Spagna e della Russia. La fallita invasione dell'Inghilterra 827 tuare, come si seppe poi, il primo attacco aereo massiccio. E quando fu evidente che tutta la Luftwaffe era stata impegnata, l'assenza di naviglio e soprattutto di barconi da trasporto per l'invasione nei porti, nei canali e nei fiumi mi dette la sensazione che i tedeschi stavano effettivamente bluffando. Da ciò che Pagina 578

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt potevo vedere, essi non avevano assolutamente i mezzi per far attraversare la Manica alle loro truppe. Ma un giornalista può vedere ben poco, e noi sappiamo solo ora che i tedeschi cominciarono a riunire la flotta d'invasione solo dopo il i° settembre. Quanto ai generali, chiunque abbia letto i verbali dei loro interrogatori o li abbia ascoltati nei contraddittori ai processi di Norimberga, ha imparato a servirsi delle loro testimonianze con molta circospczione*. La memoria umana fallisce spesso, e i generali tedeschi non fanno eccezione alla regola. Inoltre nel dopoguerra essi avevano molte preoccupazioni, e una delle principali era quella di screditare Hitler come capo militare. In effetti, la loro tesi fondamentale, esposta con noiosa prolissità nei loro memoriali, interrogatori e testimonianze ai processi, è che se avessero goduto di una maggiore autonomia di decisioni, Hitler non avrebbe mai portato il Terzo Reich alla disfatta. Per loro sfortuna, ma fortunatamente per i posteri e la verità, la montagna di documenti militari segreti tedeschi non lascia dubbi sul fatto che il piano di Hitler di invadere l'Inghilterra al principio dell'autunno del 1940 era una cosa terribilmente seria e che, nonostante alcune esitazioni, il dittatore nazista pensava davvero di attuarlo, qualora vi fossero state ragionevoli probabilità di successo. Il suo destino fu deciso non dalla mancanza di decisione o di piani adeguati ma dai casi della guerra che ora per la prima volta stavano volgendosi contro il Fiihrer. Il 17 luglio, ossia un giorno dopo che erano state diramate le direttive n. 16 per i preparativi dell'invasione e due giorni dopo il discorso per la " pace " tenuto da Hitler al Reichstag, il Comando Supremo dell'esercito (OKW) designò le forze da impiegare per il " Icone marino " e ordinò a tredici divisioni scelte di occupare le basi sulle coste della Manica per la prima ondata di invasione. Nella stessa giornata il comando dell'esercito completò un piano dettagliato per lo sbarco su di un vasto fronte sulle coste meridionali della Gran Bretagna. Come nella battaglia di Francia, il compito più importante era affidato al feldmaresciallo von Rundstedt (la dignità di feldmaresciallo gli era stata conferita il 19 luglio), quale comandante del gruppo A dell'esercito. Sei divisioni di fanteria della XVI armata del generale Ernst Busch dovevano imbarcarsi nella zona del passo di Calais per riversarsi sulla costa inglese, fra Ramsgate e Bexhill. Quattro divisioni della IX armata del generale Adolf * Perfino un critico militare accorto come Liddell Hart trascura talvolta di farlo, e tale difetto pregiudica il suo libro The German Generals Talk. I generali tedeschi hanno bensì parlato, ma la memoria li ha sovente traditi e non hanno detto sempre il vero. 8a8 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Strauss dovevano attraversare la Manica, partendo dalla zona di Le Havre e sbarcare fra Brighton e l'isola di Wight. Più a occidente, tre divisioni della' VI armata del feldmaresciallo von Reichenau (appartenenti al gruppo B dell'esercito, comandato dal feldmaresciallo von Bock), partendo dalla penisola di Cherbourg sarebbero approdate nella baia di Lyme, fra Weymouth e Lyme Regis. Complessivamente la prima ondata sarebbe stata costituita da 90 ooo uomini; entro il terzo giorno l'alto comando aveva in progetto eli far sbarcare 260 ooo uomini. Forze aerotrasportate da paracadutare nella baia di Lyme e in altri punti avrebbero coadiuvato le operazioni. La seconda ondata sarebbe stata costituita da forze corazzate, formate da non meno di sei divisioni di carri armati appoggiate da tre divisioni motorizzate; si contava di sbarcare in pochi giorni complessivamente trentanove divisioni, oltre a due divisioni aerotrasportate. I compiti di tali forze erano i seguenti. Dopo aver creato delle teste di ponte, le divisioni del gruppo A dislocate a sud-est dovevano spingersi in avanti, avendo come primo obiettivo la formazione di uno schieramento fra Gravesend e Southampton. La VI armata di Reichenau doveva avanzare a nord, verso Bristol, tagliando fuori Devon e la Cornovaglia. Il secondo obiettivo era quello di stabilire un fronte fra Maldon, sulla costa orientale a nord dell'estuario del Tamigi, e il fiume Severn, in modo da bloccare il Galles. Erano previste " aspre battaglie contro rilevanti forze britanniche " al momento in cui i tedeschi avrebbero raggiunto il loro primo obiettivo. Ma esse sarebbero state vinte rapidamente, Londra sarebbe stata accerchiata e si sarebbe ripresa l'avanzata verso nord'. Il 17 luglio Brauchitsch disse a Raeder che tutte le operazioni sarebbero state portate a termine in un mese e sarebbero state relativamente facili *I0. Ma Raeder e l'alto comando della marina restarono scettici. La marina tedesca Pagina 579

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt non aveva affatto i mezzi necessari per scortare e proteggere le forze da impiegare in operazioni di tale portata e su di un fronte così vasto, esten-dentesi per oltre duecento miglia da Ramsgate fino alla baia di Lyme. Raeder fece presente questo fatto due giorni dopo all'OKW e poi, di nuovo, il 21 * II servizio segreto tedesco sopravvalutò le forze di terra britanniche, attribuendo ad esse, nei mesi di luglio, agosto e settembre, circa otto divisioni in più. Ai primi di luglio lo Stato maggiore tedesco ritenne che le forze britanniche " con potenza combattiva " ammontassero a quindici o venti divisioni. In realtà, in Gran Bretagna a quel tempo vi erano ventinove divisioni, ma di esse solo una mezza dozzina aveva " potenza combattiva " giacché le altre erano praticamente sprovviste di mezzi corazzati e di artiglieria. Tuttavia, contrariamente all'opinione assai diffusa in quel periodo e rimasta fino ai giorni nostri, verso la metà di settembre l'esercito britannico era ormai un avversario all'altezza delle divisioni tedesche destinate alla prima ondata d'invasione. Per fronteggiare un attacco contro le sue coste meridionali l'Inghilterra disponeva di sedici divisioni ben addestrate, di cui tre corazzate, e di altre quattro divisioni, oltre a una brigata corazzata, per difendere la costa orientale fra il Tamigi e il Wash. Ciò costituiva una notevole ripresa dopo la disfatta di Dunkerque, che in giugno aveva praticamente lasciato la Gran Bretagna priva d'ogni difesa terrestre. Le informazioni del servizio segreto inglese sui piani tedeschi erano assai inesatte, e risultarono quasi del tutto errate nei primi tre mesi in cui vi fu il pericolo di un'invasione. Churchill e i suoi consiglieri militari ritennero, durante tutta l'estate, che i tedeschi avrebbero compiuto il primo tentativo di sbarco sulla costa orientale, e fu in quella zona che, fino a settembre, venne concentrato il grosso delle forze terrestri britanniche. La fallita invasione dell'Inghilterra 829 luglio in una riunione a Berlino alla quale era stato convocato da Hitler insieme a Brauchitsch e al generale Hans Jeschonnek (capo dello Stato maggiore della Luftwaffe). Il Fùhrer continuava ad avere idee poco chiare su " ciò che succedeva in Inghilterra ". Pur riconoscendo le difficoltà avanzate dalla marina, mise in rilievo la necessità di terminare la guerra il più presto possibile. Egli disse che per l'invasione occorrevano quaranta divisioni e che l'" operazione principale " avrebbe dovuto essere portata a termine entro il 15 settembre. Nell'insieme, lo stato d'animo del Signore della Guerra era ottimista, nonostante il rifiuto di Churchill, reso noto proprio in quel momento, di prendere in considerazione il suo appello per la pace. Halder annotò queste parole di Hitler: La situazione dell'Inghilterra è disperata. Abbiamo vinto la guerra. È impossibile che le prospettive di successo si capovolgano ". Non era invece cosf sicura la marina, che si trovava di fronte al terribile compito di trasportare un grande esercito attraverso le acque tempestose della Manica, dovendo inoltre fare i conti con la potente flotta britannica, e la sempre attiva aviazione nemica. In un memorandum del 29 luglio lo Stato maggiore della marina si dichiarò contrario " a intraprendere le operazioni quest'anno ", e proponeva di fissare, come data " il maggio del 1941 o una data successiva " ". Ma Hitler, quando convocò nuovamente i suoi capi militari, questa volta nella sua villa dell'Obersalzberg, insistette sulla data del 31 luglio 1940. Oltre a Raeder, Keitel e Jodl, esponenti dell'OKW, erano presenti Brauchitsch e Halder, dell'alto comando dell'esercito. Parlò soprattutto Raeder, nominato grande ammiraglio, il quale era piuttosto scettico sulle prospettive dell'operazione. Egli disse che per iniziare l'operazione " Icone marino " la data più vicina era il 15 settembre, " sempre che non fossero intervenute circostanze impreviste dovute al tempo o a iniziative del nemico ". Hitler chiese chiarimenti sul problema delle condizioni atmosferiche; la risposta di Raeder fu precisa e dettagliata, ma senza dubbio scoraggiarne. Egli spiegò che, in ottobre, tranne le prime due settimane, il tempo nella Manica e nel mare del Nord è " in genere cattivo "; alla metà poi del mese vi sarebbe stata leggera nebbia e fitta nebbia alla fine. Ma questo era solo un aspetto del problema. Egli dichiarò che " le operazioni potevano essere effettuate solo se il mare era calmo ". Se le acque fossero state agitate, i barconi sarebbero affondati e anche il grosso naviglio sarebbe rimasto inutilizzato, non potendo scaricare i rifornimenti. Via via che procedeva nell'esame dell'operazione l'ammiraglio si rannuvolava sempre più. Aggiunse: Anche nel caso che la prima ondata possa compiere la traversata in condizioni di tempo propizie, nulla garantisce che le medesime condizioni Pagina 580

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt perdureranno quando sarà la volta della seconda e della terza ondata... Di fatto, bisogna rendersi conto che nessun movimento di una certa entità può effettuarsi fra l'una e l'altra riva della Manica per parecchi giorni di seguito, tranne il caso che si possano utilizzare dati porti. 830 Dai trionfi iniziali alla grande svolta Ciò metterebbe in gravi difficoltà l'esercito sbarcato sulle coste inglesi, lasciato senza rifornimenti e senza rinforzi. Poi Raeder prese a considerare il principale punto di divergenza fra esercito e marina. L'esercito voleva un vasto fronte, estendentesi dallo stretto di Dover alla baia di Lyme. Ma la marina non poteva assolutamente fornire le navi necessarie per una tale operazione; c'era poi da attendersi una violenta reazione da parte della marina e dell'aviazione inglesi. Perciò Raeder si dichiarò decisamente favorevole a raccorciare il fronte, limitandolo alla zona tra lo stretto di Dover e Eastbourne. L'ammiraglio riservò per la fine del suo intervento il punto decisivo. Disse: " Tutto considerato, il tempo migliore per le operazioni sarebbe il maggio del 1941 ". Ma Hitler non voleva aspettare così a lungo. Riconobbe che, " naturalmente ", nulla si poteva fare contro le condizioni atmosferiche. Tuttavia bisognava considerare le conseguenze derivanti da tale perdita di tempo. In primavera la flotta tedesca non si sarebbe trovata in condizioni migliori rispetto a quella inglese. In quel momento, l'esercito britannico era debole; in otto o dieci mesi esso avrebbe potuto disporre di un buon numero di divisioni, da trenta a trentacinque; forze considerevoli in rapporto all'area ristretta dove avrebbe dovuto svolgersi l'invasione. Sicché la decisione di Hitler (secondo gli appunti presi sia da Raeder sia da Halder)13 fu questa: Si studino eventuali operazioni diversive in Africa. È certo però che solo un attacco contro l'Inghilterra può decidere la guerra. È necessario quindi preparare le operazioni per il 15 settembre 1940... Si deciderà se esse dovranno essere efiettuate in settembre oppure rimandate al maggio 1941, dopo che l'aviazione avrà compiuto attacchi concentrati contro l'Inghilterra meridionale per un'intera settimana. Se in seguito a tali attacchi aerei l'aviazione, i porti, le forze navali del nemico ecc. risulteranno gravemente danneggiate, l'operazione " Icone marino " sarà effettuata nel 1940. Altrimenti essa sarà rimandata al maggio 1941. Ora tutto dipendeva dalla Luftwafle. L'indomani, i° agosto, in seguito a tale discussione, Hitler diramò dal-l'OKW due direttive, firmate una dallo stesso Fuhrer, l'altra da Keitel. Quartier Generale del Fuhrer Segretissimo i° agosto 1940 Direttive n. 17 per la condotta della guerra aerea e navale contro l'Inghilterra. Al fine di creare le condizioni necessarie per la sconfitta definitiva dell'Inghilterra, intendo che la guerra aerea e navale contro il territorio metropolitano inglese sia continuata più intensamente di quanto fatto finora. Per cui impartisco i seguenti ordini: 1) L'aviazione tedesca, usando tutti i mezzi a sua disposizione, deve prendere il sopravvento su quella inglese nel più breve tempo possibile... 2) Una volta assicurata una superiorità temporanea o locale nei cicli, la guerra ae rea dovrà essere diretta contro i porti, soprattutto contro le installazioni destinate ai ri; fornimenti alimentari... In considerazione delle operazioni da noi progettate, gli attacchi contro i porti della costa meridionale debbono essere intrapresi su scala il più possibile ridotta... 4) La Luftwafle dovrà sostenere in forza l'operazione " Icone marino ". 5) Mi riservo di ordinare attacchi terroristici per rappresaglia. 4) La fallita invasione dell'Inghilterra 831 6) L'intensificata guerra aerea potrà avere inizio il 6 agosto o anche più tardi... La marina è autorizzata a intensificare da tale data la guerra navale, secondo i programmi ÌndÌCatÌ' ADOLF HITLER". Segue parte del testo delle direttive firmate da Keitel in nome di Hitler lo stesso giorno: Pagina 581

William L. Shirer - La storia del terzo reich.txt Segretissimo Operazione " leone marino " Avendo il comandante in capo della marina riferito, il 31 luglio, che i preparativi necessari per effettuare l'operazione " leone marino " non potranno essere portati a termine prima del 15 settembre, il Fiihrer ha ordinato: I preparativi per il " leone marino " debbono essere continuati e condotti a termine dall'esercito e dall'aviazione entro il 15 settembre. Entro un periodo da otto a quattordici giorni, a partire dall'inizio dell'offensiva aerea contro l'Inghilterra, fissata per il 5 agosto all'incirca, il Fùhrer deciderà se l'invasione sarà effettuata o meno nell'anno in corso; la sua decisione dipenderà in larga misura dai risultati dell'offensiva aerea... Nonostante l'avvertimento della marina, secondo cui essa potrà garantire soltanto la difesa di una stretta striscia della costa (a ovest fino a Eastbourne), debbono essere continuati i preparativi per un attacco su di un vasto fronte, come era stato originariamente progettato...15. L'ultima disposizione valse solo a inasprire il contrasto fra esercito e marina attorno al problema se il fronte d'invasione dovesse essere ampio o ristretto. Due settimane prima lo Stato maggiore della marina da guerra aveva calcolato che per soddisfare le richieste dell'esercito in vista di uno sbarco, alla prima ondata, di 100 ooo uomini con equipaggiamento e approvvigionamenti lungo un fronte di 200 miglia compreso fra Ramsgate e la baia di Lyme, sarebbe stato necessario disporre di 1722 barconi, 1161 imbarcazioni a motore, 471 rimorchiatori e 155 navi-trasporto. Raeder disse a Hitler il 25 luglio che quand'anche fosse stato possibile raccogliere un cosf ingente naviglio, ciò avrebbe avuto conseguenze disastrose per l'economia tedesca: l'impiego di un numero così elevato di barconi e di rimorchiatori avrebbe pregiudicato tutto il sistema dei trasporti per via fluviale all'interno del paese, da cui dipendeva in larga misura la vita economica della Germania ". In ogni modo Raeder disse ben chiaro che la difesa di tutto questo naviglio destinato a rifornire un fronte cosi esteso e a proteggerlo dagli inevitabili attacchi della flotta e dell'aviazione inglese, era un compito superiore alle possibilità delle forze navali tedesche. Ad un dato momento lo Stato maggiore della marina da guerra avvertì l'esercito che se esso insisteva nel progetto di un vasto fronte, la marina avrebbe anche potuto perdere tutte le sue navi. Ma l'esercito persistette nella sua opinione. Sopravvalutando le forze britanniche, esso sosteneva che lo sbarco su di un fronte ristretto avrebbe posto gli invasori di fronte a forze terrestri nemiche " superiori ". Il 7 agosto quando Halder incontrò il suo antagonista della marina, il capo di Stato maggiore ammiraglio Schniewind, si ebbe un drammatico urto fra i rappresentanti delle due armi.

832 Dai trionfi iniziali alla grande svolta II capo di Stato maggiore dell'esercito, persona di carattere mite, dichiarò fremente: " Respingo assolutamente la proposta della marina. Dal punto di vista dell'esercito, la considero un vero suicidio. Sarebbe come mandare le truppe allo sbaraglio! " Secondo il verbale dell'incontro* steso dallo Stato maggiore della marina, Schniewind rispose che il tentativo di trasportare le truppe necessarie ad un ampio fronte, come desiderava l'esercito, sarebbe stato " parimenti un suicidio, data la superiorità navale britannica ". Ci si trovava di fronte a un duro dilemma. Cercando di creare un vasto fronte con ingenti effettivi, si correva il rischio che tutto il convoglio della spedizione tedesca fosse affondato dalla flotta inglese. Decidendosi invece per un fronte più ristretto, con un minor numero di truppe, gli invasori avrebbero potuto essere ricacciati in mare dall'esercito britannico. Il io agosto il comandante in capo dell'esercito, Brauchitsch, informò l'OKW che egli " non poteva accettare " il progetto di uno sbarco fra Folkes