Storia Del Costume 2 [PDF]

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Zitiervorschau

IL CINQUECENTO

Gli anni tra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento, videro prodursi in Europa una serie di eventi che ne ridisegnarono le strutture politiche, culturali ed economiche. Fu questa l'epoca delle grandi invenzioni e delle scoperte geografiche, che ampliarono gli orizzonti reali e di pensiero. Di grande importanza nel dare inizio all'età moderna furono i viaggi transoceanici e le scoperte geografiche. Nonostante ciò, il Cinquecento non si risparmiò di essere un periodo travagliato da conflitti politici e religiosi. Nota è infatti la Riforma protestante di Lutero, causa di una spaccatura della cristianità. Da qui rivolte sociali e politiche, separazioni e tensioni che si cercò di mettere in ordine con il Concilio di Trento passato alla storia come la Controriforma. I principali Stati Europei iniziarono ad assumere moderni significati. La Spagna divenne la maggiore potenza, affiancata da Inghilterra e Francia che godevano di un prestigio niente affatto minore. Il Cinquecento, dunque, si afferma come un’epoca nuova, che ferve di vasti mutamenti della mentalità collettiva, delle condizioni e dei modi di vita generali. La maturazione di fenomeni quali la crisi religiosa, la trasformazione della struttura sociale e politica, la rivoluzione culturale e intellettuale dell’Umanesimo e l’espansione coloniale, determinano un mutamento generale della civiltà europea: l’inizio dell’età moderna. Per la prima volta, quando si parla di abbigliamento, si descrivono i diversi modi di vestire caratteristici di ogni paese europeo. Si veste di sfarzo e fantasia, i costumi sono esaltati da magnifici tessuti per un effetto più pittorico e plastico.

STILI STORIA DEL COSTUME II - Daniela Picano

Lucrezia Borgia nella serie tv «I Borgia»

Anna Bolena in «The Other Boleyn Girl»

Nel primo periodo del secolo, si impone una“maestà corposa” nella linea e nella materia, lasciando spazio alla varietà di fogge. Novità importante è la separazione tra corpino e gonna, che si allarga e si arricchisce di pieghe profonde e tondeggianti ed è sostenuta da un’ampia sottogonna in tela rigida con un’armatura di cerchi di bambù o un’imbottitura di bambagia, chiamata faldigia o verdugale. Dettaglio dell’abito e dell’acconciatura di Lucrezia Borgia

Maria Bolena in «The Other Boleyn Girl»

La camora o gonnella, copre tutta la persona; la vita è relativamente alta, le maniche attaccate basse e piatte, aperte alle spalle e lungo il braccio da cui sbuffa la camicia. Caratteristica del periodo è lo scollo, spesso ampio e quadro o arrotondato. I colori si fanno vivi, ma maestosi: verdi o azzurri; le decorazioni sono spesso in oro, in argento o a rilievo negli stupendi velluti sopra rizzi. Le maniche delle camicie diventano abbondanti e rotonde, così come i collari, che si innalzano a raggiera dietro il capo, oppure si irrigidiscono in piegoline, dette lattughine, che conosceranno la loro forma più esasperata nella gorgiera spagnola.

Nel secondo periodo del secolo, la dominazione spagnola e il rigore controriformista irrigidiscono le forme femminili in un’astrazione artificiosa, che schematizza la figura in due coni intersecanti: la parte bassa è celata dal rigido verdugale, mentre il busto, rigido e “steccato” si appuntisce sul ventre; la testa intirizzita dall’alto colletto, si infossa nella gorgiera, che sarà sempre più protagonista al volgere del secolo, pur ingentilita dalla finezza della lavorazione, come i veri capolavori creati, ad ago o a tombolo, dalla maestria artigianale delle (The Tulip Fever) merlettaie veneziane.

Lady Viola De Lesseps in «Shakespeare In Love»

Anna Bolena nella serie tv «The Tudors»

Diversi personaggi del mondo cinematografico hanno interpretato un’icona del XVI secolo: Elisabetta I. Durante la sua ascesa al trono, il costume inglese assunse caratteristiche di notevole eccentricità.

( The Tudors)

(The Tudors)

(Anonymous) La foggia a tamburo del verdugale venne ulteriormente dilatata in senso orizzontale, il corpetto a cono rovesciato prolungò la punta sotto la linea della vita, il colletto a ventaglio aumentò con più strati.

(Elizabeth I)

(Shakespeare In Love)

L’enorme sfoggio di gioielli, sia accessori che applicazioni, testimoniano la passione per il lusso della sovrana inglese. Con lei, il corpo femminile raggiunge l’apice della mistificazione delle linee e delle proporzioni naturali.

Pur essendo l’austerità medievale ormai lontana, per il costume maschile nel Cinquecento si continua ad auspicare una certa gravità. L’influsso del costume militare è molto importante nell’evoluzione dell’abito e si nota lo strategico taglio del tessuto in punti del corpo sottoposti allo sforzo, come gambe e dorso. Vengono create forme separate per le gambe, calze e cosciali, che diventeranno veri e propri calzoni; anche il busto si “sveltisce” con corti giubboni imbottiti e coletti senza maniche, coperti da brevi mantelli semicircolari, le cappe, spesso decorate come l’abito. Questa base vestimentaria rimarrà per il resto del '500, variandone però William la foggia. La camicia acquista una grande Shakespeare rilevanza, confezionata con finissima stoffa. in «Shakespeare in love»

Edward de Vere nel lm «Anonymus»

The Tudors Caratteristica del secolo è sicuramente l’imbottitura, tipica del farsetto, nel quale era posizionata all’altezza dello stomaco e del ventre e terminava con la punta sul davanti. Anche la manica subisce una bombatura ed è quindi rinominata a prosciutto, che però si restringe via via verso il polso.

Lord Essex in «Shakespeare in Love» Scena tratta dal lm «Anonymous»

Sir Walter Raleigh in «Elizabeth The Golden Age»

(Enrico VIII, The Other Boleyn Girl)

Enrico VIII «The Tudors»

IL SEICENTO Nel XVII secolo si delineano nuovi equilibri politici, economici e culturali, importanti scoperte e progressi nel campo scientifico. L’equilibrio, la proporzione e la razionalità rinascimentale vengono sconvolti da una concezione che si propone di persuadere attraverso lo stupore, dando largo spazio a giochi illusionistici di luci e ombre, agli effetti scenografici, a decorazioni ricche e bizzarre: Il Barocco. Per il costume significa il trionfo dei motivi curvilinei, dell’espansione nello spazio, di una rinnovata libertà per le forme dell’abito e del corpo.

I fermenti innovatori e l’aspirazione a una maggiore libertà espressiva si traducono talvolta in artificiosità, raggiungendo tuttavia effetti spettacolari. In Francia verso la metà del scolo si avvertono avvisaglie di cambiamento, che portano alla manifestazione di forme e stili nuovi, designando Parigi l’indiscussa capitale europea della moda.

Nel corso del Seicento il costume femminile appare più stabile, ma subisce egualmente un’evoluzione, visibile soprattutto nell’enfasi data alla linea curva all’espansione delle forme. Il corpetto rimase molto attillato, mentre il verdugale a campana fu sostituito dal guardinfante, un sostegno da indossare sotto la gonna, confezionato inizialmente con vimini, poi con ossa di balena. La particolarità del guardinfante, che raggiunge le massime dimensioni verso il 1630, consiste nell’ampliare enormemente i fianchi. Tutta la linea dell’abito femminile muta: il punto vita si solleva, la scollatura si allarga, il collo non è più rigido ma cade sulle spalle, sempre guarnito da pizzi preziosi. Parte dei capelli può ora scendere sulle spalle. Nei Paesi Bassi, intorno al 1620, comincia a delinearsi uno stile vestimentario particolare, caratterizzato da una linea morbida, che amplifica i volumi del corpo, chiamata a botte. Con questa, i volumi sono enfatizzati dalla vita posta piuttosto in alto, dall’adozione di gonfie maniche, spesso a prosciutto, che si distinguono dal corpetto rigido e stretto, dall’impiego di imbottiture applicate sovente all’attaccatura delle maniche. La linea a botte è costituita dalla sovrapposizione di più sopravvesti, la cui ampiezza è aumentata da un rotolo di cuoio posto attorno ai fianchi; le maniche sono particolarmente gonfie, arricchite da decorazioni di nastri di seta e da una sorta di spalline semicircolari, poste all’attaccatura sulle spalle.

Dalla seconda metà del secolo, la linea dell’abito femminile muta nuovamente: il guardinfante passa di moda e si afferma una nuova e moderna tendenza al verticalismo. La gonna ora è panneggiata più nella parte posteriore che sui fianchi e si apre sul davanti mostrando altre gonne e sottanine. Alla fine del secolo le dame francesi ne indossano tre. Si afferma l’uso del fazzoletto detto fichu e della brassière, una giacchina con maniche e collo molto larghi abbondantemente decorata. Il corpetto, sempre più importate, diventa smontabile: vengono appositamente creati nelle più svariate fantasie cosicché le dame potessero dare sfogo alle loro idee e creare abbinamenti sempre nuovi.

Nel Seicento una ventata di fantasia e libertà irrompe nel guardaroba maschile e ne sconvolge i rigidi canoni. Perse le linee rigide e le forme armoniose del secolo precedente, l’abito maschile sboccia in un tremolio di pizzi, di nastri e galloni. Nel primo ventennio, il capo principale è un giubbino rigido e appuntito, allacciato al centro da una lunga fila di bottoni. L’attaccatura delle maniche è rinforzata da bambagia; i calzoni sono voluminosi e ricamati. Il collo, montante e inamidato, detto golilla, indica il passaggio dalla rigida gorgiera al colletto piatto, detto alla moschettiera, in pizzo, adagiato sulle spalle. Nei decenni successivi la parte superiore dell’abito perde molta della sua rigidità e si allunga. Le maniche si allargano e si aprono ai gomiti, i calzoni si allungano al polpaccio, tutto accompagnato da un cappello a larghe tese decorato di piume e un corto mantello. Verso la metà del secolo i calzoni subiscono un ulteriore cambiamento e per la prima volta prendono la forma e il nome di pantaloni: sono dritti e larghi e lunghi fino a quasi la caviglia, decorati e ricamati. Il mantello rimane un capo indispensabile.

Duca di Buckingham nel lm «I Tre Moschettieri»

Athos nella serie tv «The Musketeers»

Moliére nel lm «Le Avventure del giovane Moliére»

Il Seicento è un’epoca ricca di contrasti politici, delimitati da due importanti avvenimenti storici: l’editto di Nantes del 1598, che ne segna l’inizio, e la morte di Luigi XIV avvenuta nel 1715, che ne segna la fine. Questa epoca sarà caratterizzata dalla meraviglia del Barocco: è ricco di segni curvilinei, animato da forme vistose, da armonie policentriche, dal trionfo dell’oro. Il Barocco appare in un gioco di luci e di ombre, segnando l’estetica tra il XVII e gli inizi del XVIII secolo. Dalla forte dimensione teatrale, nella moda il Barocco si caratterizza per la ridondanza formale, per la complessità degli intrecci, per l’eccentricità dei decori, per la sontuosità tessile. Nel Seicento, in particolar modo, gli abiti si distinguono per l’influenza orientale, presente nelle fogge e nelle trame delle stoffe, e anche per una ricerca orientata all’estro e alla fantasia. Quest’epoca è pervasa dall’amore per l’arte, la bellezza, la moda e da tutto ciò che vi era di più bizzarro proposto da Luigi XIV, il Re Sole.

Il termine barocco deriva dal portoghese barroco (perla irregolare) e indica tutto ciò che mostra un gusto e uno stile bizzarro, che desta meraviglia e stupore, appare eccessivo, o è pura apparenza. Il barocco influenzerà ogni forma d’arte come la scrittura, la letteratura, la pittura, la scultura e l’architettura, portando alla costruzione di molti edifici ricchi di ornamenti molto vistosi. Il costume nella prima metà del ‘600 è caratterizzato dalla voglia di osare e dare maggiore libertà alle forme. In questo periodo, Parigi, grazie a Luigi XIV, si trasforma nel centro universale della bellezza e del buon gusto. Il Re Sole regnò dal 14 maggio 1661 fino al giorno della sua morte avvenuta l’1 settembre 1715. Luigi XIV ama curare il proprio corpo senza tralasciare alcun dettaglio, si preoccupa della propria toilette, della scelta degli abiti, sempre nuovi e ricchi, era attento ad ogni tipo di ornamento. Si distingue dagli altri, ma, allo stesso tempo, tutti coloro che lo circondano devono indossare abiti all’altezza del re, e per questo motivo impone regole ferree che obbligano i sudditi ad imitarlo, senza, però, mai superarlo.

Le alte parrucche, i nei finti posizionati in svariate parti del corpo, ognuno con un suo significato simbolico, e le scarpe con tacchi altissimi tinti di rosso, a volte anche incisi con decorazioni, sono gli accessori più in voga all’epoca di Luigi XIV e nello stesso tempo simboleggiano la supremazia della corte francese su quelle europee. A corredo di tali accessori è possibile trovare guanti, gioielli preziosi, ventagli, ombrellini parasole, cuffie e grembiuli. La ventata di stravaganza travolge anche gli uomini che iniziano ad indossare abiti sempre più elaborati e ricchi di pizzi, nastri, imponenti colletti bianchi ricamati, polsini merlettati, cappelli e ampi mantelli corti. Dopo il 1670 la linea del costume maschile si fa sobria, abbandona gli eccessi per una maggiore compostezza. L’abbigliamento comprende il giustacuore, che sostituisce la cappa ed è un prototipo del redingote del prossimo secolo. Costituisce un privilegio dal re ai sudditi che si sono distinti per merito. Dopo il 1670 se ne generalizza l’uso. Quindi è una sopravveste lunga al ginocchio, con falde larghe, vita e maniche aderenti, fornite di paramani abbottonati ad esse e tasche sulle anche. Provvisto di abbottonatura e vistosa passamaneria, con sontuose decorazioni lungo i bordi . La veste, un panciotto lungo con abbottonatura, calzoni al ginocchio che fasciano le gambe senza aderirci. Lo stesso prestigio viene attribuito anche agli stivaletti bordati di pizzo o all’elegante e preziosa veste da camera ricamata. Le donne, invece, sono solite mostrarsi con un abbigliamento meno appariscente e vistoso: per la prima volta sotto la gonna indossano i caleçon, una sorta di mutandoni lunghi fino al ginocchio, mentre il corpetto mette maggiormente in risalto le forme e viene completato dalle brassière o dai fazzoletti che devono coprire quelle scollature diventate sempre più profonde.

IL SETTECENTO

Il XVIII secolo è un periodo caratterizzato da forti cambiamenti in ambito sociale ma soprattutto culturale. Con la morte di Luigi XIV finisce l’epoca dell’assoutismo del monarca, nonostante la decadenza politica, la Francia continua ad essere il fulcro di ogni avvenimento culturale di importanza Europea. Aristocrazia e nobiltà ostentano una sfrenata libertà di costumi, uno stile di vita dettato da belle maniere, gusto e sensibilità, che contrastano con la disciplina e l’austerità, con lo spirito scientifico e razionalista della contemporanea borghese. Il Settecento è soggetto a una periodizzazione, utile a determinare le caratteristiche e gli avvenimenti di ogni fase. Reggenza è il periodo che va dalla morte di Luigi XIV, fino alla morte di Filippo d’Orléans, che guida il regno francese al posto di Luigi XV durante la sua minore età. Il Rococò si sviluppa in Francia come evoluzione del tardo Barocco e cerca di superarne i canoni aulici e gli intenti celebrativi. Diventa più sensibile al pittoresco, al grazioso, interpreta valori dell’aristocrazia e della ricca borghesia, in una cultura mondana intima e civettuola, improntata a una grazia raffinata. Le forme massicce e ampollose del Barocco acquistano, anche nel costume, leggerezza, prorompendo nel più fantastico disordine che si traduce in armoniosi effetti ornamentali.

Nella seconda metà del secolo, si manifesta una reazione alle espressioni del Rococò attraverso il culto dell’antichità Greco-Romana e la conseguente imitazione di quelle forme misurate, armoniche e composte. Viene perciò rinominato Stile Neoclassico

Nel 1789, la Rivoluzione Francese dà inizio a un convulso processo storico- sociale che disegnerà un nuovo volto all’Europa e politica e culturale, creando evidenti fratture nella concezione del costume. Le tendenze alla semplicazione si consolidano in antitesi con la sfarzosa leziosità del rococò. Direttorio

Il periodo di Reggenza è caratterizzato da un linea piuttosto morbida, con scollo quadrato guarnito da merletti e maniche terminanti con una cascata di pizzi. L’abito che più di altri rappresenta la moda femminile francese per quasi tutto il secolo è l’andrienne, con busto aderente, scollato e un pannello di pieghe aperte posto sulla parte posteriore che dalle spalle scendeva fino a terra. Poteva essere completamente chiusa, oppure aperta sul davanti, sopra una gonna. Le maniche potevano essere dotate di paramani ed essere ornate al fondo da una guarnizione di pizzi, gli engageants. L’ampiezza della gonna è ottenuta con il panier, una sottogonna do forma rotondeggiante o ellittica, costituita da cerchi metallici o stecche di balena. Il periodo Rococò mantenne l’andrienne e le sue varianti come abito principale. Ma oltre a questa tipologia, comprendeva anche un abito composto da corsetto, rigido e aderente terminante a punta sul davanti, e da due gonne sovrapposte, con la superiore aperta per lasciare intravedere quella sottostante. Questo stile fu il prediletto di Madame de Pompadour. Questa foggia poneva in contrasto la vita sottile con l’esorbitante larghezza dei fianchi. L’uso dei pizzi raggiunse l’apice, con esso si decoravano le scollature, le maniche, la parte anteriore della gonna.

Il corsetto era dotato di ampia scollatura quadrata, terminava a punta sul davanti e una rigida pettorina triangolare detta pièce d’estomac, guarnita con svariate fantasie o con fiocchi posti in sequenza decrescente detti echelles. Le maniche raggiungevano il gomito e l’orlo era sempre riccamente guarnito da merletti che potevano terminare a imbuto en pagode oppure svasati con una leggera coda en sabot. più tardi si avvertì l’esigenza di ricercare soluzioni vestiarie più comode, da qui l’introduzione di corte e aderenti giacchine femminili, quali il caraco o il pierrot. La Duchessa Georgiana Spencer, dal lm «La Duchessa»

La Principessa Caroline Matilde di Hannover in «A Royal Affair»

Lady Worsely in «The Scandalous Lady W»

Outlander

Costumi dalla serie tv «Outlander», ambientata in Scozia nel 1743. Qui una breve parentesi dei protagonisti alla corte di Luigi XV a Versailles.

Marie Antoinette nella serie tv «Versailles»

A partire dal 1780 un nuovo tipo di veste domina la moda: l‘abito à l’anglaise, con aderente corsetto allacciato sul davanti ma che termina a punta nella parte posteriore, dotato di un’ampia scollatura coperta dal fichou e maniche aderenti guarnite da volants. L’anglomania fece diffondere nella moda femminile abiti composti di gonna e giacca, derivati da quell i utilizzati per praticare equitazione. Si diffonde la redingote, capo derivato dall’abbigliamento maschile, composto da un corpetto attillato allacciato davanti, spesso a doppio petto, Elizabeth nella falde spostate sul dietro e uno o più colletti.

serie tv «Poldark»

Durante il Direttorio, scompare il panier e il corpetto modellato. Il passaggio graduale ebbe inizio con l’adozione del’abito en chemise, confezionato con tessuti leggeri, ampio scollo, maniche a sbuffo e balza sul fondo, caratterizzato dunque da una linea estremamente semplice. La moda femminile si orienta verso l’abito a un solo pezzo, chiamato faux habit. Il declino del panier ebbe inizio con gli abiti detti à la polonaise, composto da corsetto aderente, gonna e sopragonna suddivisa in tre parti tramite coulisse per ottenere Marie Antoinette nel lm degli sboffi. «Farewell, my Queen»

L’abito maschile, pur rimanendo estremamente elegante, attraversa un inarrestabile processo di semplificazione. Durante la Reggenza, era composto dalla marsina o habit, molto aderente al busto, svasata al fondo e lunga fino al ginocchio, senza colletto con maniche dotate di alti paramani; sottomarsina o veste, di foggia simile all’abito, munito di tasche e maniche, allacciato sul davanti e con lunghezza fino a metà coscia; dalle coulottes, pantaloni in seta fino al ginocchio che erano indossati con calze tessute al telaio coordinate. Previsto l’uso di parrucche imbiancate, più contenute, composte in morbide ondulazioni e legati dietro la nuca con il solitaire, un nastro nero in seta. Durante il Rococò, l’abito si modifica: la marsina perde la svasatura, il busto è più aderente e anche le maniche sono più strette. La veste si accorcia fino a sotto la linea della vita e prende il nome di gilet. La giacca si indossa sempre aperta per mostrare il gilet e può essere un capo molto lussuoso, ornato di splendidi ricami, grazie all’invenzione del telaio meccanico, il sarto può lavorare su tagli di stoffa già ricamati a disegno. Due bande di tessuto finissimo (seta, batista mussola) a volte ornate di pizzo, attaccate al centro della pistagna della camicia, che si fanno girare due volte attorno al collo e poi si annodano sul davanti con un semplice fiocco. Negli ultimi anni del Re Luigi XV nella secolo, gruppi ristretti adottano una nuova serie tv tendenza all’inglese: «Outlander» la redingote, ovvero riding coat «giacca per cavalcare». In queste scompaiono arricciature e ricami, bottoni e occhielli diventano meno appariscenti, le falde si arrotondano. nel campo dell’abbigliamento, il Paese d’oltremanica è quindi all’avanguardia di un nuovo modo di vestire, improntato alla naturalezza e alla semplicità. Il taglio che caratterizza la marsina deriva Jamie Fraser nella dalla redingote inglese, di origine militare, che con il serie tv «Outlander» tempo ha soppiantato ogni altro tipo di giacca: per armonizzarsi meglio alla figura viene tagliata in falde che si allargano dal punto vita in giù, fin quasi a metà polpaccio. L’apertura è dritta, con una fila di bottoni in metallo che tuttavia non vengono mai allacciati. Le maniche superano di poco il gomito e sono svasate al polso. Le tasche sono orizzontali.

L’ OTTOCENTO Il vento impetuoso del Romanticismo spazza via quasi improvvisamente il rigore verticalistico del neoclassicismo. Nell’Europa della Restaurazione, aleggia uno spirito malinconico e appassionato, che cerca le proprie radici storiche e culturali, lotta per la liberazione della patria, vagheggia una morte avventurosa e prematura. L’ispirazione non si cerca più nelle fonti classiche, bensì nel Medioevo, che suggerisce temi e atteggiamenti alla letteratura e alla moda. Le liriche di Byron infiammano gli animi. Nasce il romanzo storico, basato su un’attenta documentazione. L’architettura borghese riscopre le torrette, le mura merlate, le finestre ogivali, le rifiniture in ferro battuto. I giardini all’inglese, ispirati agli ambienti naturali, dove piante e fiori crescono selvaggi, rompono i rigidi schemi geometrici del giardino all’italiana. Nella loro riscoperta dei sentimenti, gli artisti cercano ispirazione nel passato, e anche la moda attinge in pieno da questo immenso serbatoio, tornano le maniche a palloncino del Rinascimento, le scollature ampie del Seicento, le gonne larghissime. L’idea dominante è che il passato è migliore, più elegante, più artistico, più eroico di un presente da cui evadere Un temperamento inquieto e appassionato si ritrova in tutte le manifestazioni della vita: gli uomini lasciano i capelli sciolti e selvaggi, il pallore è d’obbligo, la sensibilità impera, le morti violente e premature, nonché il suicidio, sono idealizzati. Questo insieme di elementi così eterogenei, di vecchio e nuovo, di aspirazioni al progresso e di ripiegamenti verso il passato, contraddistingue lo stile di vita di una classe borghese che, nonostante il ritorno delle monarchie assolute, ha ormai saldamente in mano le redini del potere politico ed economico: lo stato liberale è alle porte.

Il periodo napoleonico, dopo la proclamazione dell’Impero, le campagne, le vittorie esaltanti, riportano in Francia il gusto per il lusso. Dissimulate le numerose incertezze susseguite agli anni della rivoluzione, tornano in auge i tessuti sfarzosi e pregiati e costosi gioielli. Stabilitosi a Tuileries, Napoleone ricostruì intorno a sé una corte che ebbe un ruolo fondamentale nella spinta verso il lusso. Dalla corte la moda si irradiò verso gran parte dell’Europa; chiaro dunque il predominio del regime napoleonico.L’espressione vestimentaria si mantenne coerente al modello neoclassico. Tuttavia, la forte ispirazione all’antico, il mito della giovinezza, della libertà e della sfrontatezza, cedettero il passo a una nuova moralità, rigidità di struttura e a una tenuta più formale e austera, tale da conferire maggiore dignità alla mutata società. ‘‘Erede’’ di Maria Antonietta e maggiore interprete e ispiratrice della moda Impero può considerarsi Giuseppina Bonaparte, moglie di Napoleone, personaggio simbolo del nuovo connubio tra sfarzo e ispirazione classica. Il semplice abito bianco inizia a complicarsi, arricchito da pizzo, ricami in oro e argento. Le maniche vengono decorate con gonfiotti, sbuffi di tessuto che fuoriescono da anelli di stoffa stretti attorno a braccio. Un nuovo tipo di soprabito si presenta, lo spencer, una giacca di origine militare, a maniche lunghe, con colletto e paramani. L’abito femminile conserva la sua impostazione verticale a colonna e la linea è fluida, il taglio sale all’altezza del seno. La gonna è più increspata. La nudità delle braccia viene mitigata prima con maniche a palloncino, poi con maniche lunghe dalle fogge diverse quali à l’elephante, terminanti strette e a punta, o a Mameluk, con l’ampiezza della stoffa trattenuta da nastri che formavano sboffi lungo il braccio. Le ampie e generose scollature delle chemises, vengono bilanciate da camicette indossate sotto l’abito, ornata al collo da leggiadre balze arricciate, ispirate alle lattughine cinquecentesche. Un accessorio introdotto da Giuseppina è lo scialle in cachemire, un raffinato complemento dell’abito per ripararsi dal freddo nelle stagioni più fredde. Un altro capo adottato è lo spencer, una corta giacchina fino alla vita dalle maniche lunghe e strette. Per l’inverno, è noto anche il carrick, un soprabito a incrocio sul davanti, imbottito e foderato.

Dopo la caduta di Napoleone e con la restaurazione delle monarchie e dei governi locali in Europa, lo stile Impero, che aveva uniformato i linguaggi artistici e le mode vestimentarie dalla Francia alla Russia, venne soppiantato dal nascente Romanticismo. La nobildonna indossa un abito di corte dalle vistose dimensioni dovute ad un panier à coude, che in questo periodo raggiunse le massime dimensioni. Pizzi intercalati a nastri annodati decorano la veste. Alla bellezza ideale classicheggiante, al mito della giovinezza e della freschezza, si sostituì una bellezza turbata dai tormenti dell’animo, dove pallore e fragilità divennero sinonimi di passionalità. Nel linguaggio della moda, il fascino della sofferenza si espresse nel costringente armamentario dell’abbigliamento femminile, busto e cerchi che impose alla donna un portamento solenne e non adatto ad una vita attiva. La linea femminile tende ad essere nascosta da fogge più austere. La vita torna al punto naturale, ma aumenta il volume della gonna e dei copricapi. Le gonne, già alla fine del 1840, si allargano progressivamente sul fondo, con dimensioni tali da rendere necessario il ricorso ad una struttura che le sollevi da terra, la crinolina, inizialmente una sottogonna confezionata con una stoffa speciale intessuta di crini di cavallo. La crinolina conferiva alla donna una forma a cupola, che trovava particolare slancio sia nella lunghezza, che copriva i piedi, sia nella grazia esile del busto, rinserrato nei corsetti. Nel 1855-56, Madame Millet brevettò una sorta di gabbia fatta di cerchi metallici, detta cage crinoline. L’ampiezza dei tessuto della gonna è raccolta sul dietro. Un’altra versione di tale gabbia fu quella di Auguste Person (1856), che progettò una struttura formata da cerchi uniti tra loro da dei cordoni oppure passanti entro una sottogonna di tela di cotone. Dunque, già dal 1856 le donne potevano contare su gabbie leggerissime, realizzate in acciaio o alluminio che sostituirono meno pratici materiali quali il vimini e l’osso di balena. L’ampiezza delle gonne giunse alla sua massima estensione tra il 1860 e il 1865 allungandosi sul dietro in uno strascico.

Sequenza tratta dal lm « Anna Karenina»

Abito indossato da Caudia Cardinale nel lm «Il Gattopardo»

Miss Irene Adler nel lm «Sherlock Holmes»

Denise Lovett nella serie tv «The Paradise»

Nel 1865 la crinolina aveva raggiunto i sette metri di circonferenza: sia Worth, che gli altri stilisti, intuirono che tali eccessi andavano mitigati e ridussero la proporzione della crinolina raccogliendola sul dietro con un sistema di cordoni a coulisse che formavano un drappeggio simile ad una tenda. Continuando a ridurre sia le dimensioni che il numero dei cerchi della crinolina, Worth ne reimpostò la struttura e nel 1867 creò la demi-crinoline, schiacciata sul davanti e con uno sviluppo dell’ampiezza sul dietro. Il passaggio ad una nuova linea si determinò attorno al 1870, allorché venne sostituita la mezza gabbia (demi-crinoline) da sellini di crine, "panieri" di vimini e/o di acciaio, e perfino da piccole gabbie a molle, che obbligavano la gonna a rialzarsi nella parte posteriore dell’abito. Il ridursi della crinolina segnò dunque l’avvento della tournure, cioè della linea «a sellino»: l’abbigliamento femminile tese ad accentuare sulle reni sempre in maggior misura drappeggi, volani pieghettati, nastri con grandi nodi di ogni sorta di ornamento che contribuisse a sottolineare la linea falcata. Tipica fu la gonna a «cloche» degli anni ‘80, ricca di drappeggi e falbalas e impreziosita talvolta di ricami e dalle alternanze dei tessuti impiegati. Il complicato gioco delle guarnizioni diventò strutturale nei continui contrasti materici e di superfici. L’alternarsi delle balze, delle increspature e dei drappeggi era rilevato da grandi fiocchi, che evidenziavano la linea a spostamento posteriore, accentuata dal sellino. Il corpetto balenato è guarnito sulle spalle da fiocchi di seta rossa e velluto nero. La gonna a campana si raccoglie sul dietro a formare lo strascico.

Abito indossato da Isabel Archer (Nicole Kidman) nel lm «Portrait of a Lady»

Dal punto di vista sartoriale il processo di semplificazione dell’abito maschile deve molto all’Inghilterra, che nell’Ottocento diventa la capitale europea dell’eleganza dell’uomo. Nel primo ventennio del secolo, non si discosta dai modelli proposti alla fine del precedente. Almeno fino al 1815, si accentuò la divisione tra abito di corte e quello di uso civile. Con lo stile Impero, Principe Alberto Napoleone introduce un abito di corte cui si ispira la moda nel lm in Francia e in Europa; indossa un petit costume: marsina, «The gilet, calzoni al ginocchio, jabot in merletto, mantello Young Victoria» fino alle ginocchia, cappello piumato. A questi elementi si ispira il nuovo abito da cerimonia Edward Rochester maschile. Egli, inoltre, stabilisce abiti di foggia nel lm uguale per le cariche di corte e di stato, «Jane codificando l’uniforme civile. Eyre» Dalla metà del 1820 i calzoni cedono il posto ai pantaloni lunghi, sono aderenti e arrivano alla caviglia, portati dentro gli stivali. La sopravveste è Mr. Bingley ancora la redingote, alla quale si aggiunge lo spencer, corto in vita nel lm ad un solo petto, e il carrick, attillato in vita e ornato da tre o «Lost In Austen» quattro baveri che formano una mantellina. La vera eleganza fu l’ideale perseguito dagli uomini nell’età della Restaurazione, intesa come portamento nell’indossare l’abito. Molto aderente al busto, il frac mette in risalto il corsetto, la cui compressione conferisce agli uomini il cosiddetto petto d’oca. Sotto l’abito, il gilet, modellato sul busto e sui fianchi; la camicia bianca ornata di jabot. La redingote diviene l’abito da giorno più usato per la particolare comodità e praticità. La moda dal 1850-70 fu influenzata dall’imperatore Napoleone III, al quale è legato uno stile improntato a una nuova ricerca di lusso e sfarzo, esternati non soltanto nella moda, ma anche Due differenti negli ambienti e interpreti di negli arredi. Mr. Darcy nel lm

«Orgoglio e Pregiudizio»