Saggio su John Ruskin. Il messaggio nello stile [PDF]

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Zitiervorschau

}OHN RusKIN,

Autoritratto 1861. Acquerello e guache su matita su carta. Per concessione della Pierpont Morgan Library.

ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA»

«STUDI» XCVII

CLAUDIA RUGGIERO CORRADINI

SAGGIO SU JOHN RUSKIN: IL MESSAGGIO NELLO STILE

FIRENZE

LEO

S.

OLSCHKI MCMLXXXIX

EDITORE

ISBN 88 222 3671 8

... lbis court of the past differs from all living aristocracy in this: it is open to labour and to merit, but to nothing else. Sesame and Lilies, par. 12 ... Writing it seems to lift the smoke from the hills and bring sunshine on the sea. Letter to Lacy, 1887 T be Brantwood Diary

PREMESSA

Agli studi di anglistica e di letterature comparate) e a intraprendere l'esplorazione dell'opera ruskiniana m)iniziò Gian N. G. Orsini) del quale fui allieva all'Università di Firenze e all'Università di Wisconsin; penso che avrebbe approvato questo mio lavoro) maturato attraverso gli anni. Il mio ringraziamento più sentito va a Domenico De Robertis) per il costante e fraterno incoraggiamento e per l'interesse con cui ha seguito anche questo mio lavoro. Senza il suo aiuto) questo studio non sarebbe stato ripreso) né portato a compimento nella sua forma definitiva) cui egli tanto ha contribuito con la sua acuta e paziente lettura del manoscritto e con i suoi preziosi suggerimenti. Sono ugualmente grata a Francesco Mazzoni) Presidente della Società Dantesca di Firenze) per avere già pubblicato in « Studi Danteschi » (1985)) che egli dirige) la parte del secondo capitolo sulle lecturae Dantis di Joh n Ruskin. Vorrei anche ricordare in modo particolare il contributo dato ai miei studi sul rapporto tra la letteratura e le arti figurative dall'opera critica di Jean H. Jagstrum) Professore Emerito della Northwestern University) maestro sulla tradizione inglese delle arti sorelle. Allo studioso e all'amico esprimo la mia gratitudine per avere) con la sua profonda conoscenza dell'italiano) letto e apprezzato questo saggio. Per le riproduzioni dei disegni di Ruskin) ringrazio la Pierpont Morgan Library di New York e i Fogg Art Museums dell'Università di Harvard.

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INTRODUZIONE

Le origini di questo studio coincidono all'incirca con il tempo in cui, verso gli anni cinquanta, la parabola della critica ruskiniana riprese in Inghilterra la sua fase ascendente, dopo un periodo di relativo disinteresse per l'autore. Egli aveva goduto, tuttavia, di una fama enorme, durante la sua lunga e operosa esistenza (1819-1900), e fino al primo ventennio dopo la sua morte. A segnare la ripresa degli studi ruskiniani, è infatti la ristampa di Praeterita, nel1949, a cura di Sir Kenneth Clark, successore di John Ruskin alla cattedra di storia dell'atte dell'Università di Oxford, istituita per la prima volta appunto per il grande vittoriano. La ristampa della preziosa autobiografia, dove lo scrittore rievocava « scene e pensieri della sua vita passata forse degni di memoria », fu in effetti solo il preludio di un rinato interesse di pubblico e critica per la figura carismatica e controversa di John Ruskin, quanto mai rappresentativa dei dissidi del suo secolo. Essa fu posta in nuova luce da importanti studi biografici e critici tuttora fondamentali, ai quali aveva fatto da precursore fin dal 1933 il libro di H. R. Wilenski, fohn Ruskin: an Introduction to Further Study of his Life and W ork. Il nuovo interesse per la biografia di Ruskin fu poi provocato dalla pubblicazione della corrispondenza inedita da parte di Sir William James (The Order of Release, 1948) e dalla replica di J. H. Whitehouse (Vindication of fohn Ruskin, 1950), che aprivano la polemica sulla questione del matrimonio, fino allora passata sotto silenzio nell'autobiografia e nelle biografie precedenti, la prima delle quali, di W. G. Collingwood (The Life and Work of fohn Ruskin, 1893), fatto abbastanza raro, era apparsa mentre lo scrittore era ancora in vita. Sembrava con ciò potersi concludere il ciclo degli studi a sfondo biografico, e che si potesse passare a un esame più attento dell'opera ruskiniana, tanto impegnativa per la sua vastità e profondità d'interessi. In effetti, dagli anni cinquanta in poi si è avuto un flusso quasi ininterrotto di pubblicazioni di inediti, diari, -l-

lettere, disegni, ecc., ai quali hanno fatto seguito una serie di studi critici che, nel riprendere in esame l'opera dello scrittore, si sono valsi dei nuovi strumenti analitici a disposizione. Per sfuggire ai pericoli del biografismo fine a se stesso, a quella che Proust definì una vera « idolatria», la critica più impegnata ha seguito la via degli studi specialistici di ogni aspetto dell'opera multiforme. Per la critica d'arte, fu, ad esempio, ancora il Clark fra i primi a riconoscere il suo debito verso il grande predecessore, pur prendendo le debite distanze dal pregiudizio morale delle teorie estetiche di Ruskin, quando pubblicò le proprie lezioni di Oxford sulla pittura paesaggistica inglese (Landscape into Art, 1949). A distanza di tempo, appare evidente oggi che l'opera dello stesso Clark è quella che meglio testimonia la fecondità della parte più duratura dell'insegnamento ruskiniano nella critica d'arte, in quanto nell'autore di Civilization (1969) si è concretata proprio quella figura dello storico dell'arte come storico di civiltà, che Ruskin aveva auspicato e che, grazie proprio a quella tecnologia tanto temuta . e desecrata dal maestro, ha finalmente potuto parlare al vastissimo pubblico. Neanche all'apogeo della sua fama, il Ruskin avrebbe potuto raggiungere un pubblico di tal fatta. Negli anni sessanta, con l'antologia Ruskin Today, il Clark riproponeva ancora una volta ·1à lettura dei testi del Ruskin, e rendeva nuovamente accessibile in forma antologica quanto di vitale vi è nell'opera dell'autore, lamentando che purtroppo si continuasse a leggere più libri su Ruskin che di Ruskin, nonostante la presenza imponente e forse anche intimidatoria dei trentanove volumi dell'opera omnia 1 sugli scaffali di oghi biblioteca di riguardo. Mancava, Edition), a cura di E. T. CooK e A. WED1903-12. Questa è la sola edizione dei testi definitivi ed è quindi quella seguita in questi studi per le citazioni, in cui le indicazioni in parentesi alla fine di ognuna stanno a indicare con il primo numero il volume e con il secondo la pagina del passo. Il riferimento specifico all'opera, con le suddivisioni usate dal Ruskin, se ne esistono altre edizioni che di solito le mantengono, appare anche il più delle volte nel testo o alla fine delle citazioni. Le traduzioni sono dell'autrice tranne dove altrimenti indicato. Le altre opere del Ruskin, che non fanno parte della Library Edition, ma che sono citate di frequente nel testo sono le seguenti (la sigla indicata qui o l'abbreviazione del testo vengono usate nei luoghi di maggior frequenza delle citazioni): D= The Diaries of fohn Ruskin, a cura di J. EvANS e J. H. WHITEHOUSE, 3 voli., Oxford, The Clarendon Press, 1956-9. LN = Letters of fohn Ruskin to C. E. Norton, 2 voll., Boston and New York, Houghton Mifflin, 1904. Diari di Brandtwood = The Brantwood Diary of fohn Ruskin, a cura di H. G. VILJOEN, New Haven and London, Yale Univ. Press, 1971.

1. The Works of fohn Ruskin (Library DERBURN, 39 voll., Londra, George Allen,

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tuttavia, nella sua panoramica un capitolo dedicato esclusivamente al Ruskin critico letterario e alle sue idee sullo stile letterario. E tuttora manca un lungo studio particolare su questo aspetto dell'opera ruskiniana, benché ad esso siano state dedicate due importanti raccolte antologiche, una in Inghilterra, fin dal 1928, a cura di A. H. R. Bali, e una in America, del 1965, a cura di H. Bloom. Si continua giustamente, dunque, ad assistere a una vera e propria rinascita degli studi ruskiniani nel campo della critica militante su entrambi i versanti dell'Atlantico, come stanno a testimoniare almeno una dozzina di libri importanti, che sono usciti fra gli anni settanta e gli ottanta. 2 È in questa prospettiva che intende collocarsi questo studio Il primo repertorio bibliografico attendibile e tuttora indispensabile allo studio del Ruskin è quello del vol. 38 della Library Edition. Dei recenti contemporanei, ottimo è quello di K. H. BEETZ, fohn Ruskin: A Bibliography, 1900-1974, Metuchen (N. J)., Scarecrow Press, 197>, vol. 93, dee. 1978, n. 5, rist. in Modern Critica! Views. fohn Ruskin cit., pp. 51-68. Si veda soprattutto la discussione del contributo originale del Ruskin a quella tradizione, tramite una nuova alleanza tra parola e immagini, come contesto indispensabile entro cui collocare i famosi passi descrittivi della sua prosa (pp. 57-63).

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Con il sopravvento dell'impulso verso la discussione dei problemi sociali, economici e politici della seconda fase dell'opera critica del Ruskin, l'attenzione del « saper vedere » si sposta sempre più verso il « saper leggere », sempre inteso anch'esso letteralmente come parte del primo e soprattutto come attenzione alla parola e all'arte letteraria quale suo prodotto. L'interesse per l'economia politica dell'arte, già sottinteso nelle opere precedenti agli anni sessanta, si era manifestato fin dalle primissime prove poetiche giovanili, come l'autore stesso ci ricorda in Queen of the Air (19.396-7), e nella favola famosa The King of the Golden River (1841), nei Seven Lamps of Architecture (1849), e nel capitolo più celebre delle Pietre di Venezia su «La Natura del Gotico» (1853), fino a farsi più diffuso nel quinto ed ultimo volume dei Pittori Moderni (1860). Nelle opere che faranno seguito a questa, il tema socioeconomico e politico diventerà quello predominante, cosl che nel cercare d'inquadrare in un'unica visione i problemi estetici e quelli economici, s'inserirà anche la valutazione dell'opera letteraria, come ad esempio nelle conferenze su The Politica! Economy of Art, ancora del 1857, e nei saggi di Munera Pulveris (1862-63). Il dato stilistico della semplicità e concisione, la conquista della precisione di osservazione ed espressione, vengono ormai anch'essi a far parte della lezione economica. La motivazione, per quanto concerne il valore delle opere d'arte, in confronto agli altri beni di consumo, risiede nel fatto che « ... le cose che danno godimento intellettuale o emotivo si possono accumulare e non si consumano; ma continuano a procurare nuovi piaceri e nuove capacità di dare piacere ad altri. Queste, dunque, sono le sole cose che si possano ritenere come produttrici di 'ricchezza' o di 'benessere'» (The Politica! Economy of Art, IV > (16.126). Con tutto ciò, egli non si era mai illuso di potere «produrre poeti con una specie di ricetta generale o metodo di coltivazione » (Prerafaelitism, 1851, 12.352); ma esortava piuttosto a «educare tutto l'intelletto ... per produrre un poeta della parola» (12.353). E non a caso aveva usato l'espressione « poet in words », di contro a quella di « poet on canvas », perché è al valore delle parole, che d'ora in poi rivolgerà, se possibile, ancor più la sua attenzione. Nel primo capitolo di Munera Pulveris, dava l'avvio al suo discorso, ponendo l'accento innanzi tutto sulla necessità di studiare con maggior cura le grandi affermazioni di economia politica dei classici, da Platone a Senofonte, a Cicerone e Bacon, e a non sorprendersi della cura e dell'insistenza con cui aveva mantenuto il senso letterale e primitivo di tutti i termini usati in quei trattati; ché «di solito, una parola è ben formata al momento in cui se ne sente il bisogno per la prima volta; il suo primo significato ha in sé tutta la forza della giovinezza; in seguito il senso si corrompe o indebolisce; e siccome ogni pensatore serio ha certo usato con cura le sue parole, la prima condizione, per poterei servire dei suoi detti, è una sicura definizione dei termini » ( 17.148). Il potere della parola viene, inoltre, posto dal Ruskin allo stesso livello di una delle grandi forze della natura, i fiumi, e la passione etimologica, di cui aveva già dato sopra le ragioni fondamentali, trova espressione anche poetica in.una delle sue belle similitudini: .';

... l'origine delle parole è tome quella dei fiumi: c'è una vera fonte, di solito piccola e imprevista, e difficile da trovare, lassù tra i monti; poi, come la parola diventa corrente e viene usata, trae forza da altre parole di altre fonti, e si trasforma in tutt'altra parola - spesso in più d'una, dopo l'unione - una parola per cosl dire di molte acque, a volte dolci e aspre ad un tempo (l 7 .292).

Si vedono confluire qui tutte le fonti del pensiero ruskiniano, ponendo allo scoperto la coerenza del critico d'arte e letterario e sociale conviventi in lui. Come per le arti visive il gran libro della natura era stato il punto di riferimento fisso del giudizio estetico, così lo studio della parola, anche nella critica economica, rientra in quello dello stesso grande libro. In tal senso, si può anche eliminare quella che potrebbe sembrare una contraddizione apparente fra principi e pratica da parte dell'autore, il quale, dopo aver conclamato la -26-

superiorità delle arti figurative su quella letteraria, doveva dedicare però tutta la vita allo scrivere. Egli stesso, del resto, riconosceva dichiaratamente di non poter fare altrimenti, perché quando aveva da discutere un problema ci scriveva sopra un libro (Proserpina, 35.216, e Letters, 37.262). In realtà, attraverso tutti i saggi di Munera Pulveris, per esempio, che si propongono di mostrare quale sia la vera « ricchezza », quali i veri « valori » della vita, lo studio delle parole cruciali per la discussione e l'illustrazione di esse in passi tratti da pagine letterarie famose, diventano la lezione e il messaggio al tempo stesso. A parte il valore glottologico non sempre accettabile delle etimologie ruskiniane, le pagine sui nomi shakespeariani nei capitoli quarto e quinto di Munera Pulveris ( 17.217-61), e quelle sui canti danteschi degli avari e prodighi e degli usurai del capitolo terzo (17.194-216) sono esemplari al fine di mostrare come la lezione di stile e quella di vita s'identifichino alla perfezione, o come è stato giustamente osservato anche da altri « la letteratura illustra il proprio valore economico ». 14 Una volta stabilito che i libri fanno parte della ricchezza, ossia degli oggetti di valore, non meno degli altri elementi naturali (terra, aria, acqua, ecc.) e degli altri prodotti del lavoro umano (case, mobili, strumenti, cibo, medicine, generi di lusso, fra cui il vestiario), e delle opere d'arte, l'autore si limita a dare le premesse della discussione su quale sia il loro valore intrinseco, nei termini seguenti: Il valore dei libri consiste: primo, nel loro potere di custodire e comunicare la >, Vol. 40, Fall 1971, pp. 14-17). Nell'articolo sucessivo, Millet Versus Ruskin: A Defense of Ruskin's Of Queens' Gardens, « Victorian Studies » Vol. 20, Spring 1977, pp. 283-97, il Sonstroem veniva in effetti a dimostrare quanto unilaterale e in gran parte ingiustificata, a una lettura più. attenta del testo, risultasse l'interpretazione della Millet e come, invece, il pensiero def Ruskin sembrasse piuttosto preludere a un altro filone della critica sociale femministà:, cioè a quello più propenso a rivalutare le virtù specifiche attribuite tradizionalmente alle donne la « loving-kindness » dell'eterno femminino (o « female principle », .nella terminologia del Ruskin). Solo con l'esercizio di queste virtù, la donna· avrebbe esercitato il suo dominio sull'uomo e avrebbe meritato l'appellativo di regina. Il Sonstroem faceva un riferimento specifico ad Adrienne Rich e alla sua « lotta per immaginare e ricreare un ambiente più naturale ... con un'alleanza genuina tra donne e tra donne e uomini non maschilisti >> (« New York Review of Books », 30 Nov. 1972, n. 19, pp. 34-40). In realtà, il discorso del Sonstroem meriterebbe di essere ripreso e approfondito, per mettere anche più in chiaro come il messaggio di Ruskin aspirasse a una legge umana universale, al di là di ogni distinzione di genere, e a quali strategie retoriche e semantiche egli affidasse quel messaggio per renderlo tuttora utilizzabile. Or non è molto, del resto, il motto « thou shalt not sin against equality » è risonato con gran forza, e da parte di una voce maschile, interprete in lingua americana dei valori tradizionali umanistici, in un discorso politico, in cui ritrovava nuova applicazione anche la metafora dickensiana delle «due città» (M. CuoMO, Keynote Address, Democratic National Convention, San Francisco, Cal., July 17, 1984, rist. in «Vita! Speeches of the Day», vol. L, n. 21, Aug. 15, 1984, pp. 446-49). 17 Se non dall'amore coniugale, certo da quello materno a Ruskin quei doni furono largamente elargiti. E verso lo scrittore e l'artista non meno prodighe di ammirazione, fondata su autorevoli giudizi professionali, gli furono le maggiori autrici

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... che cosa avrei potuto essere io, se avessi avuto quell'appoggio, di rado mi concedo di pensarlo inutilmente; ma quel che sono, giacché mi assumo il compito del maestro, è bene che il lettore lo sappia, per quanto possa dirglielo io. Una persona non ingiusta; non priva di gentilezza; non falsa; amante dell'ordine, del lavoro e della pace: Questo, mi pare, è quanto basta per darmi il diritto di dire quello che voglio sui temi morali. Di più potrei dire solo con più precisione attraverso dei particolari autobiografici, che nessuna vita, se non prospera e (nel senso letterale del termine) impeccabile, potrebbe giustificare; e la mia non è stata né l'una né l'altra. Eppure, se qualcuno esperto nella lettura dei manoscritti laceri dell'anima umana, volesse conoscermi più nell'intimo, lo potrebbe fare sapendo per chi nella storia passata ho maggiori simpatie. Farò tre nomi. Per quanto vi è di più forte e profondo in me, che mi rende adatto al mio lavoro, e dà luce e ombra al mio essere, mi sento affine a Guido Guinzelli. Nella mia tempra normale e costante, e nei miei pensieri su cose e persone, a Marmontel. Se vi sono costretto, o in via occasionale, per quanto concerne persone e cose, a Dean Swift. Chiunque capisca la natura di quei tre uomini, sa capire la mia; detto ciò, sono contento di lasciare che la mia vita e il mio lavoro siano ricordati o dimenticati, a seconda dei loro meriti (18.1x).

Si è voluto dare spazio a questa pagina, perché ci sembra che, per quanto concerne la storia interna dell'opera, è chiaro che in essa c'era già in nuce l'idea dell'autobiografia e in termini meno negativi di quanto non lo fosse, per esempio, in una lettera al Norton del 1868, in risposta al suo invito a scriverla: « Ho pensato spesso a buttar giù delle note sulla mia vita, ma non so come farlo ... Non so giudicarmi - ma so solo disprezzarmi e compiangermi .. . Nel mio genio sono stranamente imperfetto e incrinato (broken) ... Un giorno, ma non sue contemporanee. Da Sara Coleridge a Mary Russel Mitford a Elizabeth Browning, tutte ne misurarono subito la statura, fin dall'apparire del primo volume dei Pittori Moderni. Anche se in forte disaccordo su alcuni dei giudizi del libro, la Browning, ad esempio, concludeva: «stili he is no ordinary man ... and for a critic to be so much of a poet is a great thing » (3. XXXIX). Ma soprattutto l'incisivo giudizio di Charlotte Bronte è rimasto giustamente famoso: « this book seems to give me eyes »; e anche più degne di rilievo erano le motivazioni critiche che ne dava: «mi piace molto lo stile di questo autore per la sua energia e per la sua bellezza ... Ruskin mi sembra uno dei pochi veri scrittori, a differenza dei compilatori di libri (book-makers) della nostra epoca» (3. XXXIX). A George Eliot, infine, Ruskin parlava da profeta biblico e da grande maestro degno di venerazione.

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ora, metterò per iscritto alcune cose ... » (Letters to Norton, I, pp. 183-85).

Il rapporto lettura-scrittura Nel primo saggio di Sesame and Lilies, il vero problema da affrontare era quello del rapporto lettura-scrittura, come vide subito Marcel Proust. A suo avviso, però, esso era stato appena impostato e non abbastanza approfondito dal Ruskin nel saggio sui « Tesori dei Re», che il lettore francese ammirava come un bel mito platonico, narrato con la stessa semplicità con cui i Greci ci hanno mostrato tutte le idee vere, lasciando ai posteri la cura di approfondirle. E per far ciò, giustamente, Proust aveva scritto la propria discussione originale del problema, intitolando appunto l'introduzione alla sua traduzione « Sur la lecture » .18 Benché il soggetto del saggio in questione fossero i buoni libri, in realtà Ruskin dava rilievo soprattutto al modo di leggerli e, se non ve ne fossero altre, basterebbe la prova di Proust a mostrare quanto efficace fosse stata la lezione per l'illustrare lettore francese e quali porte avesse veramente spalancato per lui alla ricerca del vero il magico seme gettato dar mito ruskiniano. Che l'imparare a leggeere fosse stato per Ruskin l'atto iniziatorio più importante dell'infanzia, ce lo disse lui stesso in tante pagine autobiografiche, alle quali conviene tornare per giustapporle come sfondo alla discussione di Ses~me and Lilies. La più significativa è forse quella di Praeterita, ripresa da una lettera di Fors del 1875 vivo i particolari di quella inizia(28.274-75), in cui ritroviamodal , zione: Il modo della mia introduzione alla letteratura mi pare discutibile, e non me la sento di adottarlo per la scuola della Compagnia di San Giorgio senza molte modifiche. Mi rifiutai assolutamente d'imparare a leggere per sillabe; ma imparavo a memoria tutta una frase con gran facilità, e indicavo con gran precisione ogni parola sulla pagina mentre la ripetevo. Ma, quando le parole venivano spostate, non avevo più nulla da dire e 18 Sésame et !es l)•s, trad. M. PROUST, Paris, Mercure de France, 1906. Proust ritenne questo saggio degno di essere incluso come Journées de lecture in una raccolta di scritti vari, in Pastiches et Mélanges, Paris, Ed. Gallimatd, 1919. La traduzione, in effetti, fu frutto di una collaborazione con un'amica, Marie Nordlinger, come si apprende dall'epistolario di Proust: Lettres à una amie, Manchester, Ed. de

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allora mia madre rinunziò per il momento all'impresa d'insegnarmi a leggere, con la sola speranza che, con il passar degli anni, avrei adottato il sistema corrente della lettura sillabica. Ma io continuai a divertirmi a modo mio, imparando intere parole in una volta, come facevo con i disegni, e a cinque anni chiedevo il « Secondo Libro » di lettura alla biblioteca circolante (35.23-24). Oltre alla precocità, naturalmente si ammira in questo passo il metodo « visivo » con cui il Ruskin precorre i tempi anche in questo campo dell'insegnamento della lettura. L'aspetto concomitante del sistema, e del quale si rendeva perfettamente conto l'autore, è quello che egli stesso definiva più oltre come « maniera pittorica » d'imparare a leggere, facendo leva sulla memoria visiva, per riunire in un solo atto il leggere e il disegnare, cioè i due capisaldi della conoscenza secondo lui. L'attenzione all'aspetto visivo delle cose portava il Ruskin a concentrarsi fin dalla primissima infanzia sull'aspetto «collettivo delle parole », nel quale ammirava i caratteri a stampa delle lettere e che lo spingeva a copiarli con lo stesso piacere con cui gli altri bambini disegnavano cani o cavalli, come egli illustrava con alcuni modelli in Fors (24.246). Tale importanza del disegno e dell'aspetto delle cose Proust apprezzava già nella sua prefazione alla traduzione della Bibbia d'Amiens/ 9 e più di recente essa è stata riconosciuta come la sua science of aspects, fondamentale per la sua intuizione critica letteraria e d'arte.20 Ritorniamo ora ai frutti specifici di quell'esperienza e iniziazione raccolti in Sesame and Lilies. Prima di parlar di libri, esortava l'autore, si cominci con il prendere l'abitudine «di guardare intensamente alle parole, e ci si assicuri del loro significato, sillaba per Calarne, 1942, pp. 45-7. Il libro uscì solo dopo la morte del Ruskin, il quale in vita aveva rifiutato il permesso di traduzione in francese (Lettres cit., p. 11). B. HARLOW ha preso in esame il saggio e la traduzione in modo assai esauriente nel suo studio: Sur la lecture, « Modern Language Notes)), vol. 90, 1975, pp. 849-71; per una discussione più ampia del rapporto Proust-Ruskin, si veda ]. AuTRET, L'influence de Ruskin sur la vie, !es idées et l'oeuvre de Marcel Proust, Genève, Librairie Droz et Lille, Libr. Giard, 1955. La raccolta degli scritti proustiani su Ruskin è ora disponibile anche in inglese: M. PROUST, On Reading Ruskin, trad. a cura di J. AuTRET, W. BuFORD, P.]. WOLFE, New Haven, Yale Univ. Press, 1987; di particolare importanza per il contrasto/affinità Proust-Ruskin è l'introduzione a questa raccolta, On Reading Ruskin, di R. MACKSEY. 19 La Bible d'Amiens, Paris, Mercure de France, 1904. La prefazione fu ristampata con il titolo En mémoire des églises assassinées Pastiches et Mélmzges cit., pp. 136-80; il riferimento è a p. 155 e seg. di quest'edizione. zo Cfr. P. M. BALL, The Science of Aspects: The Changing Role of Fact in the Work of Coleridge, Ruskin and Hopkins, London, Athlone Press, 1972.

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sillaba, anzi lettera per lettera» (18.64) perché, come aveva detto prima, cominciando a sviluppare la bella favola annunciata dal titolo, per giungere al pensiero di un autore, bisogna prepararsi a scavare a fondo, come nella roccia. Anzi, « le sue parole sono la roccia in cui si deve scavare e penetrare per giungervi » ( 18.64). Anche qui, chiaramente, le parole non sono che un altro elemento della natura, fonte prima delle sue letture allegoriche in quel libro dell'universo, che l'autore si sforzò romanticamente di abbracciare in un unico amplesso, il solo vero oggetto di passione di questo pellegrino infaticabile. Vi era un'eco della propria esperienza di scrittore, nel tipo di sforzo che annunziava al lettore: « ... spesso vi occorrerà un cesello ben acuto e affinato, e una fusione paziente, prima di poter raccogliere un grano del metallo» (18.64). Su questo simbolismo dei metalli si dovrà certo ritornare, quando si esamineranno nel contesto della critica letteraria ruskiniana, le esemplificazioni allegoriche tratte da Milton, Shakespeare e Dante, che corredano questa parte del saggio. La metafora, del resto, doveva essere più che naturale a quell'epoca, in cui dopotutto imperversava la febbre dell'oro. Come si è già osservato, l'autore aveva già fin dagli albori della sua carriera letteraria subìto il fascino di quel simbolismo nella favola del 1841 Il Re del fiume d'oro, che tuttora si ristampa anche da noi, a buon diritto, assieme a Sesamo e Gigli. Veniamo, infine, al valore della parola come segno, la cui importanza l'autore metteva ulteriormente in rilievo in una pagina tanto celebre, che non si può certo omettere qui: ... sebbene lo studio dei libri si chiami «letteratura», per la sola opposizione di lettere in funzione di segni a suoni in funzione pure di segni, e un uomo versato nello studio delle letterature si chiami per consenso unanime delle nazioni un uomo di lettere piuttosto che un uomo di libri, o di parole; dovete tuttavia vedere in rapporto a quella nomenclatura causale questo fatto reale: che potreste leggere tutti i libri del British Museum (se poteste vivere abbastanza a lungo) e rimanere una persona del tutto « illetterata » e incolta; ma se leggete dieci pagine di un buon libro, lettera per lettera, cioè con vera accuratezza, sarete per sempre in qualche modo persone educate. Tutta la differenza tra educazione e mancanza di essa ... sta in questa accuratezza. Chi è bene educato potrà non sapere molte lingue, non saprà parlare che la sua, potrà aver letto pochi libri. Ma qualsiasi lingua sappia, la sa con precisione; qualsiasi parola pronunci, la pronuncia bene; soprattutto, è istruito sulla nobiltà delle parole; distingue a prima vista le parole di origine nobile e

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di antica razza da quelle della canaglia moderna; ne ricorda tutti gli antenati, i matrimoni, le parentele lontane, e fin dove furono ammesse, gli uffici che ebbero fra la nobiltà nazionale delle parole di ogni tempo e di ogni paese. Una persona non colta può sapere a memoria molte lingue, e parlarle tutte, senza sapere veramente neanche una parola della propria lingua (18.65). Ciò non gli impediva, tuttavia, in anni successivi, sempre con la famosa capacità di contraddirsi che lo ha reso oltretutto uno degli autori più citabili e citati della lingua inglese, e certo con il realismo dovuto ad anni di esperienza d'insegnamento, di riconoscere in una lettera di Fors che « l'insegnare a leggere e a scrivere e a far di conto si può risparmiarselo, quando gli allievi non mostrino nessuna disposizione per nessuna di quelle discipline, ma la musica e il ballo mai! » (28 .406) .21 Mostrava così, come sempre, quella caratteristica straordinaria del suo temperamento, aristocratico per un verso, ma fondamentalmente progressista dei più accesi, come si autodefiniva in politica, >, o « biblion >>, come l'espressione giusta per > - invece di usarla solo in quell'unico caso in cui vogliamo conferire dignità all'idea, tradLlcendola in inglese in ogni altro luogo. 89 Si veda il piccolo glossario accluso a questo capitolo.

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La seconda parte del paragrafo 17, al quale bisogna tornare, offre altri elementi emblematici della forza espressiva di questo testo. S'incontra subito, per esempio, un'altra variante d'interesse notevole, specie per uno scrittore in genere di foga ed efficacia istintive come è di solito Ruskin. Si tratta questa volta di una variante alla struttura del periodo, ossia dell'eliminazione di un inciso superfluo, dato qui di seguito in parentesi, e non solo come si vedrà per quella ricerca di maggior concisione e semplicità, caratteristiche di tutta questa fase centrale dell'eloquenza ruskiniana. How wholesome it would be for rnany simple persons, [who worship the Letter of God's Word instead of its spiri!, just as other idolaters worship his pietures instead of his Presence] if, in such places (for instance) as Acts xix, 19, we retained the Greek expression, instead of translating it ... Or if, on the other hand, we translated where we retain it, and always spoke of « The Holy Book », instead of « Holy Bible », it might come into more heads than it does at present, that the Word of God, by which the heavens were, of old, and by which they are now kept in store, cannot be made a present of to anybody in morocco binding; nor sown on any wayside by help either of steam plough or steam press; but is nevertheless being offered to us daily, an d by us with contumely refused; and sown in us daily, and by us, as instantly as may be, choked (18.66). 90

L'eliminazione dell'inciso parentetico, in una pagina g1a così complessa e fitta di allusioni, consente evidentemente all'autore di dare al discorso il tono voluto, secondo il giudizio della prefazione del 1871. Oltre, poi, ad evitare una ridondanza evidente, senza ripetere un pensiero già espresso nella frase precedente, egli viene al tempo stesso ad attutire notevolmente il giudizio sulla gente « sem-

90 Quanto sarebbe più salutare per molta gente semplice, (che adora la Lettera della Parola di Dio invece del suo spirito, proprio come altri idolatri venerano la sua immagine invece della sua Presenza) se, per esempio, in certi testi quali gli Atti degli Apostoli xix.l9, si mantenesse l'espressione greca, invece di tradurla ... O se, d'altra parte, la traducessimo dove invece la manteniamo, e parlassimo sempre del « Libro Sacro», e non della « Sacra Bibiba », potrebbe darsi che in molte più teste di quante ne penetri ora, entrerebbe l'idea che la Parola di Dio per mezzo della quale il Cielo fu creato ai primordi, e grazie alla quale esso si conserva, non può essere data in dono a nessuno con rilegatura di marocchino; né la si può disseminare lungo nessuna via neanche per mezzo di un aratro o di una seminatrice meccanica; e pur tuttavia, come ci viene offerta quotidianamente, così è da noi respinta insolentemente, e come la si semina dentro di noi ogni giorno, così viene da noi all'istante soffocata.

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plice », in quanto crede più alla forma che allo spirito della parola, lasciando all'aggettivo il suo significato più strettamente letterale, piuttosto che renderlo sinonimo di « superficiale », o anche peggio di « ipocrita ». Del resto, è questo il pubblico al quale il Ruskin intendeva ormai rivolgersi, cioè a chi poteva essere ignorante, ma in buona fede, e pertanto più bisognoso di venire iniziato a una lettura più illuminante. Prova ne è l'attività degli anni successivi a quest'opera, tutta tesa a stabilire appunto un filo di comunicazione diretta col settore meno colto dei connazionali con la serie di lettere aperte al corrispondente prescelto per Time and Tide, o ai lavoratori di Fors, iniziate proprio nel 1871, come fa notare la prefazione dello stesso anno (par. VI). Quanto all'applicazione pratica dei suoi canoni linguistici, ve ne sono ampie prove nel passo in esame, sia per le scelte semantiche, che per la qualità delle immagini a cui essi si affidano. La massima concentrazione si avverte soprattutto alla fine del periodo, tutta modulata sull'immagine del marocco binding, cui fa riscontro quella del plough or steam press (rilegatura in marocchino / tagliapagine del rilegatore), che in inglese offre la possibilità di giocare sull'altro significato di plough = aratro e press = seminatrice (oltre che macchina di stampa). Si saldap.o così le due parti della metafora, ricomposte nella conclusione .del periodo, dell'idea/seme, seminata sul terreno impervio degli animi chiusi al messaggio divino, sempre disponibile nel libro per eccellenza, la Bibbia. In tal modo, l'autore applica i suoi incomparabili mezzi filologici ai canoni dell'esegesi biblica, guidando i lettori ai lupghi dei significati più profondi. Così, dopo avere applicatb alla parola biblion il suo metodo di lettura, evocando tutte le idee ad essa concomitanti in mente sua, e giunto infine al significato supremo di essa, il Verbo divino, articola il passaggio alle riflessioni seguenti su altrettanti studi semantici di parole-chiave. Al paragrafo 18, gli effetti morali catastrofici dell'ignoranza di quel Verbo e quindi dell'ignoranza in senso assoluto, vengono messi a fuoco attraverso l'esame comparativo delle origini dei due verbi damn e condemn, per stabilire il relativo peso di ognuno, nell'uso che se ne fa nelle versioni di testi biblici in taluni passi d'importanza fondamentale. Il primo dei due termini, osserva il critico, ricalcando il latino damno, che traduce il greco xoc-rocxp(vCù (condanno), viene di solito usato ove se ne voglia rafforzare il significato, invece del secondo. Ma in alcuni luoghi, egli si domanda, non andrebbero piuttosto invertite le parti? Ché talora sarebbe forse

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più opportuno attutire, piuttosto che rafforzare il colpo della condanna o viceversa, specie se formulata con troppa disinvoltura da chierici analfabeti. Le conseguenze più tragiche dell'ignoranza vengono poi fatte risalire, sempre per vie filologiche, attraverso lo studio di termini di gran peso nei destini dell'umanità, all'uso dei derivati di ecclesia o presbyter, per discutere l'istituzione e la persona che stanno a rappresentare. Guerre e spargimenti di sangue, attraverso tutta la storia europea, furono causati « ... dall'adozione da parte dei popoli d'Europa della parola greca 'ecclesia', che significa riunione pubblica, per conferire maggiore rispettabilità a tali riunioni, quando si tenessero a scopi religiosi; e ad altri equivoci collaterali, come l'uso nell'inglese corrente della parola priest, prete, che è poi una contrazione di presbyter ».E qui Ruskin riecheggia fedelmente la lezione linguistica del maestro Max Muller da lui raccomandato a più riprese, il quale aveva appunto detto, in una delle sue conferenze, che non avremmo mai saputo che prete in origine significava il più anziano, se non ci si fosse riferiti alla sua forma originaria di presbyter, in cui uno studioso di greco riconosce subito il comparativo di presbys, vecchio. Ma è certo nelle esemplificazioni letterarie, a corredo di questi termini, che più brilla l'acume critico di Ruskin. Al centro della celebrata analisi dei versi del Lycidas di Milton, ai paragrafi 20-24, la forza fulminante delle metafore degli appellativi di « blind mouths », « cieche bocche » e di « swoln with wind », «gonfie d'aria », attribuiti dal poeta ai vescovi, si può sentire in pieno, secondo la lettura di Ruskin, solo se si tenga ben presente il senso etimologico della nomenclatura greco-latina, in cui sono implicite le funzioni essenziali della carica di episcopos, «colui che vede», e di « pastor », «colui che nutre». Coloro che ad esse vengono meno meritano, quindi, gli epiteti miltonici, solo all'apparenza oscuri, carichi invece di significati reconditi. Ché, vuoi venire a dire il poeta, quei ministri indegni non hanno cibi spirituali, ma sono solo gonfi d'aria. Il significato di quest'ultima metafora verrà poi ulteriormente indagato da Ruskin, attraverso un esame del termine latino « spirito » che è « ... solo una contrazione del 'fiato', e una traduzione indistinta del vocabolo greco 'vento'» (par. 2.3). Se viene a mancare «l'ispirazione» religiosa, che dovrebbe essere insita nel termine, come lo è già nella sua radice etimologica, allora non ci resta altro che il wind. Per questa via, come è stato giustamente osservato, si ha proprio la sensazione che Ruskin « ... si apra il varco entro la mente del Milton e ne ricrei la

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fantasia dotta, letterale, appassionata, che per prima coniò quella frase ». 91 Quale stimolo sia, poi, la lettura miltoniana per la creatività fantastica e linguistica di Ruskin stesso, lo si vede subito quando, nell'oltrepassare con rapidità incalzante la explication du texte del modello, viene a dare voce alla propria critica della corruzione dello spirito cristiano dei suoi contemporanei. Nel corso di tre dei suoi periodi lunghi più esemplari dell'eloquenza d'impronta biblica di questo momento centrale dell'opera, riuscirà a definire in modo inconfondibile i prototipi di « true fog children », dei « figli della nebbia », di « chance prejudice », del « pregiudizio fortuito », di contro al « giudizio» autentico sul significato di un grande autore, e di « dramatic Christianity », del « cristianesimo drammatico», nel senso letterale di « teatrale ». La prima figurazione dei « figli della nebbia » è creazione metaforica sua, che prende vita da quella miltoniana e sta a rappresentare i poveri figli del suo tempo, esposti non all'afflato divino d'insegnamenti ispirati, ma a quello umano, cosiddetto spirituale, che altro non è se non « the fog of the fen », « la nebbia che esala dal pantano», con tutta l'oscurità corrotta intrinseca nei termini « neb· bia » e « pantano »: Your converted children .. . your converted convicts .. . your converted dunces, who ... suddenly awakening to the fact of there being a God, fancy themselves therefore His peculiar people and messengers; your sectarians of every species, small and great, Catholic or Protestant, of high church or low,92 in so far asHhey think themselves exclusively in the right and others wrong; and pre-eminently, in every sect, those who hold that men can be saved by thinking rightly instead of doing rightly, by

91

J.

RoBENBERG,

Style and Sensibility

cit.,

p. 183.

Le due denominazioni qui ricordate stanno a rappresentare entro la Chiesa Anglicana i due opposti partiti, di cui il primo (High Church) dà preminenza all'au92

torità episcopale e dei sacerdoti, e al potere della grazia dei sacramenti, mentre il secondo (Low Church) dà una posizione inferiore all'autorità vescovile e sacerdotale, alla grazia inerente dei sacramenti, entro una teologia di tipo calvinistico, alle origini dell'evangelismo, al quale Ruskin aveva appartenuto. Quanto alla sua posizione ideologica nella gran controversia sulla legittimità della funzione di comando assunta dai ministri del culto nella Chiesa Anglicana sua contemporanea, Ruskin aveva già pubblicato nel 1851 un saggio sulla riunione delle sette protestanti, Notes on the construction of sheepfolds, uscito contemporaneamente al volume primo delle Pietre di Venezia e, secondo l'autore stesso, con una funzione di appendice di natura religiosa a quel volume, al quale del resto ne avevano fatto seguito varie altre di soggetti diversi. Perciò poteva riprendere qui il discorso, senza insistere sull'aspetto dottrinario del problema, concentrandosi invece sulle illustrazioni letterarie.

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word instead of act, and wish instead of work: - these are the true fog children - clouds, these, without water; bodies, these, of putrescent vapour and skin, without blood or flesh: blown bag-pipes for the fiends to pipe with - corrupt, and corrupting, - « Swollen with wind, and the rank mist they draw » (par. 23).93 Sono questi i protagonisti del nuovo « cnsttanesimo teatrale », contro il quale, al paragrafo 37, riprendendo e concludendo il tema introdotto sopra, si scatena l'invettiva: The dramatic Christianity of the organ and aisle, of dawn-service and twilight-revival - the Christianity which we do not fear to mix the mockery of, pictorially, with our play about the devii, in our ... Fausts; chanting hymns through traceried windows for back-ground effect, and artistically modulating the « Dio » through variation on variation of mimicked prayer: (while we distribute tracts, next day, for the benefit of uncultivated swearers, upon what we suppose to be the signification of the Third commandment); - this gas-lighted, and gas-inspired, Christianity, we are triumphant in, and draw back the hem of our robes from the touch of the heretics who dispute it (par. 37).94 In entrambi gli esempi il lungo periodo, pur sempre strumento prescelto dell'apparato della prosa ruskiniana, si è fatto più duttile e vibrante, a confronto della ricchezza dirompente e profusa degli esemplari descrittivi giovanili: vi si articolano ora clausole più brevi, a un fine oratorio, con un crescendo che sbocca in un grido eloquen-

93 I vostri figli convertiti ... i vostri criminali convertiti ... i vostri stolti convertiti che ... a un tratto consci del fatto che esista un Dio, s'immaginano quindi di essere la sua stirpe eletta e i suoi messi, i vostri settari di ogni specie, piccoli e grandi, cattolici o protestanti, o dell'alta chiesa o della bassa, i quali tutti si ritengano essi soli nel giusto e gli altri nel torto; e soprattutto, in ogni setta, chi pensi che gli uomini si possano salvare con i buoni pensieri, invece che con le buone opere, a parole invece che a fatti, con il volere invece dell'operare: - questi sono i veri figli della nebbia - nubi queste senz'acqua; corpi, questi, di vapore putrescente e di pelle senza carne né sangue: zampogne gonfie da far suonare al demonio - corrotti e corruttori, - «gonfi d'aria, e della rancida foschia che creano». 94 Il cristianesimo drammatico dell'organo e della navata, dei riti antelucani e del risveglio religioso nella penobra - il cristianesimo di cui non paventiamo di farci gioco con illustrazioni, nei nostri drammi sul diavolo, con i nostri ... Faust; cantando inni attraverso i finestroni traforati per effetto di sfondo, e modulando il « Dio » su variazioni a imitazione di preghiere (mentre si distribuiscono opuscoli, il giorno dopo, a beneficio di bestemmiatori ignoranti, sul supposto significato del terzo comandamento): - in questo cristianesimo della luce a gas e da esso ispirato si trionfa e ci si sollevano i lembi dell'abito talare a evitare contatti con gli eretici che lo contestano.

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te/ 5 sia esso il verso di Milton, ripetuto con l'efficacia di un ritornello, o la clausola conclusiva del secondo periodo con la coppia di epiteti originali. Non bastano più in quest'ultima a Ruskin le risorse semantiche preesistenti nella lingua, donde ecco la creazione dei due composti, in cui facendo tesoro di una delle risorse più ricche dell'inglese, e sempre partendo dall'idea del verso miltoniano, sostituisce con grande inventiva all'immagine del « wind », quella artificiale e contemporanea del « gas ». L'uso dei participi in posizione aggettivale è, senza dubbio, di particolare efficacia in entrambi i periodi in esame: converted, ripetuto .per ben tre volte; corrupt and corrupting in contrapposizione; putrescent, di grande effetto olfattorio, riferito a vapor e skin, nel primo esemplare. Così, nel secondo, le traceried windows, con attenzione tutta ruskiniana, conferiscono un particolare gotico alla scena d'interni ecclesiastici, che si va delineando; mentre il mimicked prayers, a sua volta, ha un particolare mordente, bene intonato al tipo di humour del passo in cui è inserito. A tali risultati si giunge non solo grazie alla struttura sintattica del periodo, bensl, evidentemente, per mezzo dell'altro elemento tipico dello stile ruskiniano: le risorse del colore verbale. Che la funzione della coloritura si affidi soprattutto all'elemento dggettivale è una legge fondamentale dell'espressione, alla quale il Ruskin rende omaggio con opulenza di mezzi. Per lui, certo, non regge il detto di Voltaire: «le nom et l'adjectif sont ennemis mortels », né tanto meno l'altro, pure francese, « entre deux épithètes, le nome crucifié meurt », dal quale l'inglese è implicitamente immune. Poiché lo scopo finale della lettura è la sconfitta dell'ignoranza, per ottenerlo non vi può essere sistema più sicuro del « ... tacere e cercare di ... capire un po' meglio il pensiero degli altri » (par. 25) e soprattutto, con la massima accuratezza, dei grandi autori del passato. Nel rivolgersi ad essi, l'importante è di studiare a fondo « ... il loro significato, non di cercarvi il vostro» (par. 13): questa è la vera differenza fra « giudizio » e « pregiudizio »: ... but a very lit de honest study of them will enable you t o perceive that what you took for your own « judgment » was mere chance prejudice, and drifted, helpless, entangled weed of castaway thought: nay, you

95 Già cosl lo sentiva uno dei primi critici francesi tra i più sensibili ai pregi stilistici della prosa del Ruskin: J. BARDOUX, fohn Ruskin cit., p. 485.

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will see that most men's minds are indeed little better than rough heath wilderness, neglected and stubborn, partly barren, partly overgrown with pestilent brakes, and venomous, wind-sown herbage of evil surmise; that the first thing you have to do for them, and yourself, is eagerly and scornfully to set fire to this; burn all the jungle into wholesome ash heaps, and then plough and sow. All the true literary work before you, for life, must begin with obedience to that order, «Break up your fallow ground, and sow not among thorns » (par. 26). 96

I grandi che l 'autore ha chiamato in causa al paragrafo precedente sulla questione dell'autorità ecclesiastica, assieme a Milton, sono Shakespeare e Dante. Tutte le immagini di tono eminentemente biblico, culminanti nella citazione da Geremia (iv. 3), secondo un parametro caro al Ruskin, in questo caso sono anche filtrate attraverso l'ottica dantesca, nella geografia desolata del paesaggio metaforico spoglio e incolto, tra i bagliori del fuoco distruttore, e purificante. Vi tornano con forza non minore che negli altri esempi nel lungo periodo gli aggettivi verbali, a dar corpo alle immagini tratte dal filone naturale prediletto: drifted e entangled, usati in sistema temario con helpless, in riferimento a weed of castaway thought. Essi soddisfano alla duplice esigenza di specificare l'idea di intricatezza, implicita in weed (drifted, entangled), preannunciando una qualità del genitivo: of castaway thought (helpless). Altrettanto precise e bivalenti sopraggiungono le altre espressioni incalzanti: rough heath wilderness) neglected and stubborn) partly barren) partly overgrown with pestilent brakes) and venomous) windsown herbage. Se il sondaggio di termini del calibr0 di quelli presi in esame finora rende possibile la comprensione delle idee dei grandi autori, il metodo si applica con uguale rigore alla penetrazione non meno importante per Ruskin dei loro sentimenti, alla quale avvia la discussione del significato di «passione ». Questa va intesa, secondo il critico, letteralmente come « sensazione», o anzi, meglio, come % ... un po' di studio molto onesto di essi vi consentirà di accorgervi che il « giudizio» che credevate vostro era solo un pregiudizio fortuito, un mucchio di erbacce impotenti, aggrovigliate di pensieri alla deriva: anzi, vedrete che la mente della maggior parte degli esseri umani è davvero poco di meglio di una incolta landa desolata, negletta e ostinata, in parte spoglia, in parte ricoperta da una boscaglia pestilente e velenosa di erbacce disseminate dal vento sospetto del male; che la prima cosa da farsi per loro e per voi, è di darvi fuoco; di bruciare tutta la giungla in mucchi di pura cenere e poi arare e seminare. Ogni vera opera letteraria a voi dinnanzi, deve iniziare con l'osservanza di questo comando: «distruggete il vostro terreno incolto, e non seminate tra le spine ».

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« sensibilità »; e da tali premesse prende l'avvio una difesa circostanziata di questa prerogativa centrale della psiche romantica, contro i detrattori di essa, divenuti ormai sempre più numerosi, alla soglia della seconda metà del secolo, quando Ruskin, il critico appassionato per eccellenza, scriveva queste sue conclusioni: «Non ho paura della parola; ancor meno della cosa ... La differenza che nobilita un essere umano a confronto di un altro, - che distingue un animale dall'altro, - sta precisamente lì, che uno sente più di un altro ... Siccome siamo creature umane, [la sensazione] è buona per noi; siamo esseri umani solo in quanto siamo sensibili e il nostro onore è in preciso rapporto alla nostra passione» (par. 27). Il nesso etimologico tra passione e compassione fornisce ancora una volta, per procedere nell'intessere il discorso, l'aggancio tra la parte precedente della critica etico-religiosa-letteraria e quella esplicitamente sodo-economica dei paragrafi dal 36 al 40. A dare rilievo alla documentazione di questa parte, Ruskin non esitò a farla stampare addirittura in rosso nella prima edizione, come se non fosse bastato il tono sempre più infuocato dell'eloquio, con una versione quanto mai inusitata e letterale della sua legge del « saper vedere», ché- si sa bene - il rosso è il colore della passione, e non solo nella sua personale allegqria dei colori. Si tratta del celebre passo della citazione di giornale con la storia della morte per indigenza del povero ciabattino londinese (translator of boots, come vuole non a caso il crudele gioco di parole dell'inglese, ove Ruskin è più dickensiano di Dickens), e dalla quale prende le mosse la peroratio finale degli ultimi dieci paragrafi. , L'autore stesso ci fornirà, come spesso sarà solito fare, in una frase di una lettera di Fors del decennio successivo, la spiegazione precisa dal punto di vista linguistico del rapporto tra i due termini passion e compassion, rispettivamente dei paragrafi 27 e 36. Per lui, questa non è che un'altra di quelle ramificazioni delle parole, entro il suo schema organicistico della realtà naturale ed estetica, non meno che nella ricerca alle radici dell'etimo: « ... compassione è la forma latina della parola greca simpatia - la parola inglese per entrambe è fellow-feeling (amor del prossimo) ... e la comprensione immaginativa della natura degli altri è la capacità di mettersi al loro posto, è la facoltà da cui dipende quella virtù» (34.166). Se il ragionamento si svolge, per così dire, per vie parallele lungo il binomio dei due termini appena citati, non meno efficace risulta l'approccio, che è invece antitetico, al paragrafo 28, al rapporto tra

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« simpatia » e « volgarità », ripartendo dalla definizione della facoltà

sensoria nella sua accezione migliore già discussa prima. Ed ecco come Ruskin esprime il suo disprezzo totale di ciò che è irrimediabilmente volgare nel modo più deteriore, e non quando lo sia per pura e semplice bluntness, «ottusità di mente e di sensi non coltivati e non sviluppati», ma una vera e propria deathful callousness, « letale callosità ... capace d'ogni sorta di modi bestiali e di delitti, senza paura, sensa piacere, senza orrore, e senza pietà ... ». Allora gli esseri diventano volgari: ... they are for ever vulgar, precisely in proportion as they are incapable of sympathy, - of quick understanding, - of ali that, in deep insistance on the common, but most accurate term, may be called the « tact » or « touch-faculty » of body and soul; that tact which the Mimosa has in trees, which the pure woman has above ali creatures; - fineness and fullness of sensation beyond reason; - the guide and sanctifier of reason itself. Reason can but determine what is true: - it is the God-given passion of humanity which alone can recognize what God has made good (par. 28).97

Il tema non era certo nuovo per i lettori del volume quinto dei Pittori Moderni, dove nel 1860 Ruskin aveva scritto un intero capito, il VII della parte IX, sulla definizione della volgarità. Ma tanto più interessa, a un confronto testuale, constatare per. vie interne l'evoluzione del pensiero ruskiniano, mentre non si può non stupirsi che potesse riprendere con tanta coerenza, a distanza di anni, il filo del discorso, e che avesse ancora tanto da aggiungervi nella sua ricerca del vero. A una lettura comparata dei due testi, alcune somiglianze fondamentali di pensiero e di lingua balzano subito agli occhi. Quel bluntness, che spicca per la sua forza portante in entrambi i testi, era sempre accompagnato dalla deathful selfishness, « ... una delle forme più fatali ed essenziali di volgarità mentale». Faceva lì altrettanto spicco che nel testo più tardo l'uso dell'arcaico deahful, in luogo del corrente deadly, letale, attribuito a callousness, insensibi97 • • • sono volgari per sempre, proprio in proporzione alla loro incapacità di simpatia, di pronta comprensione, di tutto quanto, insistendo sul termine comune, ma più preoiso, si può definire il « tatto» o la «facoltà tattile » d'anima e corpo; quel tatto che la Mimosa ha tra le piante, che la donna pura ha al di sopra di ogni creatura; la finezza e pienezza di sensazioni al di là della facoltà razionale; la guida che rende sacra la ragione stessa. La ragione può decidere ciò che è vero; è solo la pas:;ione, dono divino dato all'umanità, che sa riconoscere ciò che è il bene reso tale da Dio.

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lità incallita, nel saggio posteriore. Benché la discussione estetica avesse come obiettivo la critica pittorica, nel capitolo precedente, non erano mancati già allora i riferimenti linguistici e letterari: Vulgarity is indicated by coarseness of language or manners, only so far as this coarseness has been contracted under circumstances not necessarily producing it. The illiterateness of a Spanish or Calabrian peasant is not vulgar, because they had never an opportunity of acquiring letters; but the illiterateness of an English school-boy is. So again provincia! dialect is not vulgar; but cockney dialect, the corruption, by blunted sense of a finer language continually heard, is so in a deep degree (7 .355).93

Tutto il discorso sulla volgarità era, dunque, già impostato su basi ilinguistiche, ché il senso di ottusità nei confronti della propria lingua vi era chiaramente indicato come segno di volgarità tra i peggiori. I riferimenti letterari, invece erano appena indicati in senso allusivo in margine al discorso sulla pittura: se l'aspetto emaciato di Don Chisciottte o la corpulenza di Falstaff ne uscivano indenni, non coslle fattezze e la lingua di Uriah Heep, di Quilp e di Chadband. Ben altro posto, come si è visto ha invece la letteratura nel saggio sui « Tesori dei Re », corredato da puntuali interpretazioni testuali, come di dovere in una lezione di lettura, attraverso la quale l'autore vuole mostrare come si debba soddisfare il nobile gusto per quel «pane dolce come il miele che, se lo vogliamo, c'è in un buon libro» (par. 32). Ma la matrice delle idee di questo e di altri scritti successivi sullo stesso soggetto era già palese nei Pittori Moderni. Mentre Il l'enfasi era tutta sulla parola gentleman, sulla formazione e ereditarietà delle sue qualità più nobili, nel saggio in esame l'interesse si sposta sulla sfera dell'educazione pubblica delle masse, come rimedio ai mali pubblici, cosl che si possa distinguere una nobile nazione (gentle nation) da un volgo abietto (mob), non meno di quanto si distingua un vero signore da una persona volgare (par. 30). E perché ciò si avveri, l'unico mezzo sarà di dare ascolto attraverso la lettura, alle voci dei grandi spiriti del passato, per imitarli ad essere

98 La volgarità è indicata dalla rozzezza di linguaggio o di modi, solo quando tale rozzezza si sia acquistata in circostanze che non la producano di necessità. Così l'analfabetismo di un contadino spagnolo o calabrese non è volgare, perché entrambi non hanno mai avuto occasione d'istruirsi; ma quello di uno scolaro inglese lo è. Così pure il dialetto in provincia non è volgare; ma lo è infinitamente quello londinese, corruzione per ottusità di sensi di una lingua più bella udita di continuo.

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soprattutto altrettanto magnanimi. Ancora una volta è l'attenzione al significato letterale di magnanimus che Ruskin raccomanda, come chiave del discorso, guidato fino in fondo dal senso etimologico. Sono questi spiriti magni i grandi re padroni dei tesori nascosti nella caverna incantata del nuovo mito: proprio da questa definizione dei re magnanimi parte la perorazione finale dei paragrafi 41-4 9. Di proposito si è usata qui l'espressione degli spiriti magni; ché tutto il passo risuona di echi danteschi, facili da individuare, anche senza l'allusione specifica a Caina, fornita dall'autore al paragrafo 42. Sia le immagini, sia la struttura retorica del testo portano il segno di quell'influsso vitale esercitato da Dante sulla visione ruskiniana. Nelle regioni degli inferi, ci guida anche questo nuovo pellegrino, a incontrare i grandi re defunti; ed essi lo apostrofano con chiari accenti danteschi: «Art thou also become weak as we - art thou also become one of us? » - o meglio, sempre possenti e adorni dei loro splendidi diademi, essi gli diranno: «Art thou also become pure and mighty of heart as we, art thou also become one of us? » (par. 41) - dove l'arcaico thou evoca i tu martellanti delle apostrofi della Commedia. Divenire magnanimo, forte d'animo e di mente, questo vuoi dire progredire nella vita! Nelle ultime pagine, la fantasia si sbriglia, sotto la sferza di un'esortazione incalzante, attraverso la ripetizione ritmata dell'imperativo suppose, che regge a lungo la struttura del periodo. Qui le immagini vengono attinte dal patrimonio dell'autore, già esistente fin dalle primissime prove giovanili. Ad esempio, l'usanza scita, soggetto di un lungo poemetto 99 scritto a vent'anni, sotto l'impressione fortissima della lettura di Erodoto, ritorna qui con ben altra profondità di significati allegorici. È la scena macabra del nobile defunto, che i familiari usavano portare da una casa all'altra prima della sepoltura, mettendolo a capotavola di banchetti, con tutto lo sfarzo degli orpelli regali, nella cui sorte il narratore vede ormai adombrata la nostra stessa vicenda umana. Non è forse la vita un progredire verso la morte? Aumentano gli onori e le ricchezze col progredire nella carriera, mentre il corpo va freddandosi e facendosi sempre più rigido col passar degli anni. La metafora esistenziale prende forma evidente, ormai liberata dalle pastoie dei versi giovanili. A completarla con caratteri nuovi, giunge ora la visione dantesca dell'angelo della mor99 TON

The Scythian Guest, Poems with an Essay on the Author by G. K.

CÌt., pp. 59-66.

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CHESTER-

te: gli faremo anche noi il « gran rifiuto » dei doni che ci offre? Dalle nostre scelte dipenderà a quale. dei tre tipi di re creati da Ruskin assomiglieremo: a quelli che agiscono e che insegnano o a quelli che solo distruggono e consumano? I re-tarli, i re-ruggine, i re-ladroni (moth-kings, rust-kings, robber-kings)? Sono questi i nuovi personaggi messi in scena dalla rappresentazione ruskiniana: i loro poteri non sono maggiori di quelli dei tafani sui cavalli di cui succhiano. il sangue. Il sarcasmo del linguaggio si tinge di colori sempre più swiftiani, in omaggio a colui che, del resto, l'autore aveva nominato nella prefazione del 1871 tra gli spiriti affini; e si ha quindi una misura della violenza di cui poteva essere capace anche « savage Ruskin », per usare l'appellativo dell'anonimo autore del noto epigramma di Punch. 100 La figurazione fantastica continua ad arricchirsi più oltre di un nuovo personaggio: Suppose there ever should arise a Fourth arder of kings, who had read ... that there was a Fourth kind of treasure, which the jewel and gold could not equa!, neither should it be valued with pure gold. A web made fair in the weaving, by Athena's shuttle; an armour, forged in divine fire by Vulcanian force - a gold to be mined in the sun's red heart, where he sets over th~Delphian cliffs; - deep-pictured tissue, impenetrable armour, potable gold! - the three great Angels of Conduct, Toil, and Thought, stili calling to us ... Suppose kings should ever arise, who heard and believed this word and at 1ast gathered and brought forth treasures of Wisdom for their people? (par. 45). 101 -~

I takes and paints hears no complaints and sells before l'm dry; ti! savage Ruskin he sticks his tusk in then nobody will buy. Poem by a Perfectly Furious Academician « Punch », 1855. Su quest'aspetto della personalità di Ruskin ha scritto con eloquenza P. CoNNER, Savage Ruskin, Detroit, Wayne State Univ. Press, 1979. 101 Supponiamo che ci sia mai un quarto tipo di re, il quale abbia letto ... che esista un quarto genere di tesori, cui l'oro e le gemme non possano stare al pari, e che non lo si possa neanche valutare a peso d'oro. Un tessuto abbellito dalla spola di Atena; un'armatura forgiata al fuoco divino dalla potenza di Vulcano - ora da estrarre dal cuore rosso fuoco del sole, là dove tramonta sud colli delfici; tessuto di immagini oscure, armatura impenetrabile, oro liquido! - i tre grandi angeli, uno della Guida, uno del Travaglio, uno del Pensiero, che ancora ci chiamano ... Supponiamo che mai vengano un giorno dei re, che abbiano udito e creduto a questo verbo e finalmente raccolgano e portino tesori di sapienza al loro popolo? 100

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La frase di ampio respiro non è più al servtzlo della pura descrizione: il suo fitto tessuto s'impreziosisce di gemme tratte dal tesoro biblico e dalle immagini della mitologia pagana, con effetti non meno abbaglianti di quelli pittorici di alcune grandi tele allegoriche di Turner (si pensa soprattutto a The Angel standing in the Sun della Tate di Londra), cui certo doveva essersi ispirato più volte il critico. Ma invece di questa visione di saggezza, ecco da cosa si vede circondato: le tre grandi fonti dell'arte, della letteratura, della scienza si sono tutte inaridite e nessuno pone rimedio a tanta desolazione. Non uno dei luoghi sacri della geografia ruskiniana è stato risparmiato: i capolavori della pittura e dell'architettura veneziane; le cascate di Sciaffusa, su cui si è costruito un ponte ferroviario; le Alpi stesse, in preda alle orde di turisti che si dilettano ad arrampicarvisi, per poi lasciarsi scivolare giù fino alla vallata di Chamonix. E intanto Francia e Inghilterra spendono letteralmente cifre astronomiche per provocarsi panico reciproco e terrore (par. 48). Quanto meglio farebbero a investire quei soldi nell'istituzione di biblioteche pubbliche, di gallerie d'arte, di musei, di parchi, invece che per procurarsi le armi del terrore. Questa è già la parola chiave nella semantica di questo campione della pace contro la guerra. 102 Un tale triste stato di cose si riflette naturalmente nella letteratura rappresentativa dell'epoca, che il critico individua al paragrafo 39 nella nuova forma del romanzo urbano. In esso fiction si riduce al senso deteriore di fictitious, ed è questo il prodotto tipico del male del secolo, dell'insensibilità e dell'avidità di guadagno, una vera dis-ease, « the negation and impossibility of Base », per usare sempre in senso letterale l'espressione inglese. Per questo nuovo genere letterario, il critico dovrà ricorrere di nuovo a un arcaismo e coniare la sua etichetta di fimetic literature, alla quale dedicherà tutto il primo saggio di Fiction Fair and Foul (34.265-302), tra i suoi ultimi scritti del 1880. Sarà quello anche uno degli estremi approdi della sua grande arte descrittiva, di pari effetto nella rappresentazione del brutto, come in quella del bello, in un'ultima metafora dei «due paesaggi », che torneranno lì a brillare tra i loro ultimi bagliori, attraverso il filtro nostalgico della memoria. La stradetta di campagna delle esplorazioni infantili, ridotta or-

102 Il saggio W ar è del 1865, posteriore di un anno a questo in discussione e fu poi incluso nella raccolta The Crown of Wild Olive del 1866; in origine, era stato una conferenza data alla Royal Military Academy di Woolwich.

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mai a un triste vicolo di periferia, diventerà ii tipo emblematico della dis-ease, già lamentata tanti anni prima,,unica fonte d'ispirazione del nuovo romanzo urbano. 103 La mitica cava dei tesori dei re si era irrimediabilmente richiusa, ché il magico seme incantato aveva perso i suoi poteri.

103 È in veste di protagonista di romanzo che Ruskin ha fatto la sua comparsa più recente sulla scena letteraria italiana, e tutto lascia supporre che se ne sarebbe compiaciuto, trattendosi proprio di un romanzo in perfetta sintonia con i suoi ideali stilistici, infatti un vero apologo sull'arte di scrivere e sull'arte dd ricamo, per mano di MARTA MoRAZZONI, L'invenzione della verità, Milano, Longanesi, 1988. Mentre si stampava il presente lav:pro, poi, un altro tributo, benché indiretto, è stato reso al « messaggio» ruskiniano' e, di nuovo, da un romanziere italiano quale critico-artista, nella serie delle « Charles Eliot Norton Poetry Lectures » di Harvard, che sono intese appunto a celebrare la poesia in senso ruskiniooo in ogni sua forma di comunicazione - letteraria, musicale, figurativa. Mi riferisco al libro di ITALO CALVINO, Six Memos for the Next Millennium, Cambridge (Mass.), Harvard Univ. Press, 1988 e in edizione italiana Lezioni americane Sei proposte per il prossimo millennio, Milano, Garzanti, 1988. Il loro canone è subito evidenziato dai titoli delle lezioni: l « Lightness », 2 « Quickness », 3 « Exactitude », 4 « Visibility », 5 « Multiplicity », (6 « Consistency », mai composta, per la scomparsa dell'autore). Per quanto concerne C. E. Norton, l'importanza del suo rapporto con Ruskin è stata pure, nel frattempo, vieppiù illuminata dalla dedizione completa e commentata del loro epistolario con criteri puramente filologici, che rendono note le parti inedite omesse con mano troppo pietosa dai precedenti compilatori delle altre edizioni, lo stesso Norton, Sara Norton e M. A. De Wolfe Howe: T be Correspondence of fohn Ruskin and Charles Eliot Norton, Ed. by }OHN LEWIS BRADLEY and IAN OuSBY, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 1987. Il saggio di ALEXANDER BRADLEY, Ruskin and Italy, Ann Arbor (Mich.), London, UMI Research Press, 1987, offre finalmente un catalogo ragionato, accurato e attento, dei vaggi di Ruskin in Italia, agevolando il compito di reperire la trama italiana nel tessuto dell'opera, la cui importanza per la creazione artistica del Ruskin nella sinergia delle arti sorelle si spera di avere illustrato con questo lavoro.

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GLOSSARIO PER « I TESORI DEI RE »

Questo breve glossario, che accompagna lo studio del primo saggio di Sesamo e Gigli, contribuisce a documentare in modo strettamente filologico sia il pensiero del Ruskin, sia il testo del saggio e il giudizio che se n'è dato. Se ne possono dedurre chiaramente alcuni dati, che interessano non solo il saggio in discussione, ma tutto il comportamento dello scrittore nelle sue scelte linguistiche, e come applicazioni assai rigorose dei principi espressi nel saggio in oggetto. Il glossario consta di due parti, una dei termini appartenenti al filone classico neolatino, e una a quelli del filone anglosassone. La maggiore ricchezza della prima lista, nei confronti della seconda sta già di per sé a mostrare una scelta fondamentale dell'autore, ai cui parametri egli fu fedele in tutta l'opera. L'immissione, d'altronde, di una quantità non trascurabile di vocaboli del filone anglosassone e quindi colloquiale della lingua, contribuisce a dare al discorso quell'equilibrio di tono, quell'efficacia eloquente e quella coloritura, che ne hanno suggellato il successo nel tempo fin dalle origini. Ciò è chiaro, ad esempio in particolare nell'uso delle endiadi, nelle quali di solito l'autore abbina sapientemente epiteti tratti da entrambi i filoni (così: « audacity l pithyness », o « panic l terror », « acquisitiveness l jealousy »). La documentazione è tratta dal New English Dictionary on Historical Principles e dall'edizione ridotta The Oxford Universal Dictionary on Historical Principles, London, Oxford Univ. Press, 1933 (rist. 1955), da cui si sono estrapolate le «prove» della nobiltà (« peerage ») semantica dei termini, prima di tutte l'indicazione dell'età di origine, secondo le abbreviazioni della fonte, come segue: OE. = Old English, prima della metà del XII secolo, circa 1150; ME. = Middle English, c. 1150-c. 1450; later ME. = c. 1350-1450. per le date posteriori, viene in genere indicato l'anno del primo reperto.

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La « nobiltà » delle scelte ruskiniane è, inoltre, documentabile dalla scheda letteraria dei termini, secondo la cronologia del loro uso da parte degli autori inglesi. Da un brevissimo estratto di essa emergono con altrettanta chiarezza le affinità e il gusto ruskiniano per gli autori prediletti, primo fra tutti Shakespeare, ma anche Chaucer, e quindi Milton, Johnson, Pope, Swift, e tra i romantici Scott innanzi tutti e Byron, Shelley, Coleridge. Tra i contemporanei, oltre allo Arnold, fa spicco l'esempio di Carlyle, particolarmente interessante per gli anni centrali dell'opera di Ruskin, in cui si colloca il saggio in esame, quando l'influsso del Carlyle fu di grande peso per l'autore. L'importanza dei termini biblici ed evangelici è altrettanto chiara e preponderante. Tra i filologi, Max Muller è presenteanche nell'adozione della sua terminologia, come ad esempio nel caso della definizione del termine « illiterate ». Dallo spoglio della cronologia dell'uso letterario, risulta infine il posto che Ruskin stesso si conquistò subito, di diritto, nella storia della lingua inglese, come mostrano i numerosi esempi di sua appartenenza inclusi nell'Oxford Dictionary, sia per la creazione di neologismi, sia soprattutto per la rivitalizzazione operata da lui sulla lingua, grazie alla sua legge della precisione, « accuracy » - il solo e vero metro per lui su cui 'liìisurare la differenza fra « education » e « non-education ». Esempi tipici del contributo del Ruskin al lessico inglese, l'uso del termine « realism », l'aggettivo « fimetic » di suo conio per un certo tipo di romanzo urbano contemporaneo da lui per primo individuato e definito, la ridefinizione di « vulgarity » attribuitagli dal dizionario sotto quelld voce. Ultima, ma non certo per importanza, la grande chiarezza dei tesori linguistici ruskiniani, ch'egli profuse in ogni suo scritto, e in questo saggio in buona misura, coadiuvato dal suo dono innato e dalla enorme erudizione, che gli permise sempre di fare risuonare ogni nota nella gran cassa armonica da cui la sua lingua trasse la massima risonanza. Attinse, come si sa, alla conoscenza delle lingue moderne, non meno che a quelle classiche, del francese e dell'italiano con esiti speciali, e poi all'uso di termini scientifici, botanici, geologici, medici, nautici, astronomici, architettonici, filologici, ecclesiastici. Di tutti si è cercato di fornire esempi fra queste voci, in una lista pur breve di necessità. Il numero che segue ogni termine in parentesi sta a indicare il paragrafo di collocazione nel saggio, ché - non c'è bisogno di -164-

ripeterlo - ognuno di essi prende vita dall'humus ricchissimo del contesto.

l. VOCABOLI

DI

ORIGINE CLASSICA E NEOLATINA

AccuRACY (15) - esattezza, precisione. Parola chiave per tutta le « teoria » (del Ruskin, usato piuttosto che « accurateness », riferibile piuttosto allo stato di una cosa o ai risultati di contro al riferimento all'osservatore. Es. 1662. - 1814, Scott. AcQUISITIVENESS (5) - attitudine ad acquisire, avarizia. Usato in coppia con « jealousy ». Es. 1637, acquisitive. - 1826, Edin. Rev. - 1865, Carlyle. AnvERSE (20) - avverso, nemico. Più forte dei sinonimi « opposed, hard, hostile, antagonistic », perché « detto d'influsso di forze fisiche, di sentimenti e circostanze ». Es. 1440. - 1595, Shakespeare. - 1667, Milton. - 1868, Helps. APATHY (7) - apatia. Più preciso del sinonimo « indifference » (« stato mentale parziale »), « apathy » (come « insensibility ») indica invece « stati mentali generali »: chi ha indifferenza non è affetto da sentimenti, da qualche oggetto, ma può esserlo da altri; ma chi non ha sensibilità è incapace di sentimenti e chi ha apatia è del tutto privo di sentimenti per uno stato naturale, permanente, innato della persona del cui carattere è un segno prominente. Es. più antichi in senso filosofico stoico (per gli stoici la condizione più alta dell'umanità); più recenti nel senso suddetto, usato dal Ruskin per indicare tutto il suo biasimo per chi è indifferente alla compagnia dei grandi libri. Es. 1603. ARTIFICE (12) - artificio. Qui secondo l'uso recente di espediente ingegnoso, e non in quello antico di opera d'arte, modo di stile, ecc. Es. 1534. - 1600's, Milton, Copley, Stanley. 1865, Mill. AssoCIATIONS - To ASSOCIATE (6) - associazioni, associarsi. Più forte di « companion », che può essere di compagnia occasionale, mentre qui abituale e quindi influente sulle proprie abitudini mentali. Es. 1494. - 1611, Bibbia. - 1592, Shakespeare. - 1868, G. Eliot.

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AunACITY (22) - ardimento. Es. ME. - 1859, « daring originality, boldness », come qui riferito alla metafora miltoniana « blind mouths » in endiadi con l'anglosassone « pithyness » da « pith » (OE. midolla centrale di un tronco) e quindi forza espressiva (1526), concisione, vigoria; così Shakespeare, Carlyle.

=

AuDIENCE (11) - udienza.

Il corsivo francese entrée, è usato nel testo per rinforzare il senso di « hearing, attention: to give audience, to listen ». Es. 1386, Chaucer. - 1607, Shakespeare. - 1849, Macaulay. BENEFICENT (5) - benefico, nel senso di fruttuoso. Es. 1616 Cfr. BENEFICE, termine spiccatamente ecclesiastico: « to endow or in ves t with a church living ». BESTIAL (28) - bestiale. Meno comune di « beastly », è usato qui nella coppia «bestiai habit and crime ». Es. 1400. - 1816, Scott. BIBLIO-MANIAC (32) - bibliomane. Riprende il concetto discusso al par. 17 sull'origine del vocabolo « book » a confronto del greco « biblos » o « biblion » nel senso etimo-

logico di parte interna del papiro (1656). Es. 1816, Scott. - 1834, « Fraser's Mag. ». BrsHOP (22) - vescovo.

)

OE. (L. Gr. = « overseer »): nella lingua del Nuovo Testamento la stessa personalità ecclesiastica viene chiamata senza distinzione « bishop » e « elder » o « presbyter ». La definizione conferma la spiegazione filologica di Ruskin della metafora di Milton, « blind mouths », che prende vigore poi dalla discussione del vocabolo « pastor », colui che nutre. Si veda anche la voce PRIEST. CALLOUSNESS (28) - insensibilità incallita. Cfr. CALLOUS, 1578. Es. 1660. - 1781, Johnson. Più forte di « insensibility », si riferisce al «bestiai habit and crime » di cui sopra e prende risalto in accoppiata con l'aggettivo « deathful », già discusso nel corso dell'ultimo capitolo di questo studio.

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CANAILLE (15) - Canaglia. Es. 1676. (F. - Itl. canaglia - L. canis « pack of dogs, app. naturalized in XVII-XVIII cent. »). La passione etimologica e filologica è qui messa a servizio della sua stessa ragion d'essere, ché la « modern canaille » fa da contrapposto alle nobili espressioni del « peerage of words » e, non a caso, prende a prestito per essa una parola di acquisizione relativamente recente, straniera, invece di uno dei sinonimi correnti, « rabbie » o « mob », di cui l'autore si serve però altrove.

=

CANTEL (44) - angolo. 1548 CANTLE (ME. - ONF. cantel, med. L. cantellus, dim. cant, cantus =«corner», 1605). Questo è un termine architettonico messo a partito da Ruskin per uso ironico retorico e polemico. CATASTROPHES (3) - catastrofi. 1579 - 1600's. Es. Marvell, Shakespeare. Più preciso di « ruin » o « dénouement » serve a Ruskin per esprimere con gran forza le conseguenze « catastrofiche » per l'umanità che sia amante del solo piacere. CATECHISMS (16) - catechismi. 1502. Es. Longer and Shorter Catechisms (1509). Viene usato in senso spregiativo come forma di « narrow science and information », in quanto il vocabolo sta appunto per «a form of instruction by question and answer ». Uno degli esempi riportati dal dizionario sembra particolarmente interessante a riprova filologica dell'influsso del pensiero ruskiniano fino su EMERSON: « we can never see Christianity from the catechism ». CHAMAELEON-CLOAKS - CHAMAELEON-LIKE (16) - pelle di camaleonte camaelontico. Me. - 1586 « variable person ». Es. Shakespeare (Hamlet). - 1821, Shelley. - 1837, Carlyle. - 1885 Meredith. Composti di grande efficacia, certo meglio del corrente « fickle »; aggettivo non raro in italiano, ma ricercato in inglese, che fa pensare forse a una traccia d'influsso italiano sulla lingua ruskiniana. CoLLATERAL (5) - collaterale. ME. - 1450 « parallel » Es. Milton.

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CoMPASSION (36) - compassione. ME. - 1625 Come spiega l'autore stesso, preferito ai sinonimi « fellow-feeling », « pity », « sympathy » per la sua pregnanza di significato, documentata etimologicamente.

CoNTAGION (23) - contagio. ME. - 1535 Es. Shakespeare. Rafforza il « disease » che lo precede, specificando.

CRETINous (23) - cretino. 1779 - (F. crétin, Swiss patois: crestin, creztzn, L.: Christianum, Christian, i.e. 'human creature' dist. da 'brute') « One afflicted with cretinism ... a combination of deformity (usually with goitre) and idiocy, endemie in certain Alpine valleys and elsewhere ». Si riporta la definizione, che sembra particolarmente calzante per motivare la scelta del vocabolo da parte di Ruskin, il quale aveva notato nei diari svizzeri e in vari luoghi delle opere quel male degli abitanti di villaggi di montagna da lui descritti e discussi. Il dizionario stesso porta l'esempio dell'uso dell'aggettivo da parte di Ruskin in Munera Pulveris. Es. 1863 « The whole nature of slavery being one cramp and cretinous contraction » (Mun. Pulv: 146, 1880). CuTANEOUS (35) - cutaneo. 1578 - raro. Termine scientifico medico, più forte di « external », « superficial ».

DIADEMS (41) - diademi.

ME. (OF., mod. F., L., Gr.). Es. Gibbon. Più poetico di « crown », dà un senso di maggiore lontananza nel tempo, perché in genere si dice delle corone dei re antichi. DIALECTS (19) - dialetti. 1551 Prende ancora più risalto dalla poslZlone parentetica del paragrafo, della massima importanza per la discussione del saggio sulle origini della lingua inglese e quindi della ricerca del « deep vital meaning » di ogni parola, che sfocia nella raccomandazione: « ... get good dictionaries ... hunt it down patiently ».

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DIOCESE (4) - diocesi.

ME. (OF., med. L.) - 1596 in senso amministrativo, giurisdizione di un vescovo. Termine precisamente ecclesiastico del tutto appropriato al passo in questione sulle prerogative dei religiosi. EccLESIA (18) - chiesa. 1577 Hist. «A regularly convoked assembly; esp. the generai assembly of Athenian citizens. Later the regular word for CHURCH. Hence ecclesial for ecclesiastical (freq. in Milton) ». La discussione etimologica del passo in causa sembra una trascrizione quasi letterale della definizione del dizionario, cui viene attribuita da Ruskin per vie filologiche la causa delle divisioni e guerre sanguinose di religione in Europa. Notevole appare anche il riferimento del dizionario a Milton, il poeta che, come si è visto, ha una parte così importante tra le esemplificazioni letterarie del saggio. EPHEMERAL (8) - effimeri. 1576 lett. che comincia e finisce in un giorno; 1639 « short-lived », « transitory ».

Si trova qui in riferimento al tipo di scritti in discussione, « rapid and ephimeral writings », caduchi nella loro rapidità di stesura, per quanto altri sono invece « slow and enduring writings », con perfetta simmetria di epiteti nelle coppie. EQUIVOCA'I'ION (17) - equivoco (in part. come gioco di parole).

ME. fino al1810 « the using of a word in more than one sense; ambiguity or uncertainty of meaning in words; also misapprehension arising from the ambiguity of terms ». Vocabolo ricercato, che per Ruskin esprime il potere, (« a fatai power of equivocation ») in chi usi la lingua inglese, di scegliere fra le parole di origine latina o greca, per rispettabilità, e sassoni per l'uso comune o volgare. FA'l'AL (17) - fatale. ME. - 1514 « deadly, destructive, ruinous, producing or resulting in death, destruction, or irreversible ruin ». Es. Scott, Goldsmith. Iperbolico, nel contesto di cui alla voce precedente.

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GANGRENOUS {4) - cancrenoso. 1543 cancrene « a necrosis of part of the body ... Occas. the first stage of mortification ». L'autore sembra avere in mente con estrema precisione l'ultimo riferimento della definizione del termine mdico, di cui dà atto nel contesto: « we call it 'mortification', using the same expression which we should apply to a gangrenous and incurable bodily hurt. And although few of us may be physicians ... ». GENTLE (6) - nobile. ME. Es. Shakespeare, Scott. Usato nell'antico significato, sinonimo di nobile, come anche altrove da Ruskin, attribuito qui a « nation » di contro a « mob », in parallelo con il confronto tra «gentleman» e « vulgar person », che riprende e allarga alla nazione la disamina del «gentleman» di Modern Painters.

HoMICIDE (30) - omicidio. Me. « The action of a human being killing a human being ». Es. Chaucer (HOMICIDY-IE). Termine legale, diverso da « murder » di cui si è decisamente colpevoli; « homicide » può esser~, come indica anche il dizionario nelle sue varie categorie legali, « jusiifiable, excusable, felonious ». Ruskin se ne serve con forte sarcasmo nel paragrafo antibellico e, indirettamente, nella sua critica alla pena di morte per impiccagione.

IDOLATROUS (39) - idolatra. 1550 (F.) arcaico, 1600. Es. 1641, Bp. Mountagu. - Milton (« The Philistine idolatrous, uncircumcised, unclean », Samson 1364). Altra eco miltoniana evidente nell'attribuzione specifica dell'epiteto a « Jews » entro il paragrafo famoso sulla definizione di « amusement », che sbocca in quella di un certo tipo di letteratura contemporanea, cui poi dedicherà tutto un saggio di Fiction, Fair and Foul (titolo di derivazione shakespeariana), specchio secondo l'autore del malessere sociale dilagante, la letteratura del «pathos of the police court, and ... the night-dew of the grave>>. ILLITERATE {15) - analfabeta. 1556-1628, spec. « one unable to read ». Es. 1781, Gibbon. 1870, Max Miiller (« Bookless of illiterate religions », Social Relig, 102).

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Usato nell'importantissimo paragrafo, ove si definisce il significato di letteratura, in rapporto a quello di educazione, vocabolo con specifici risvolti sociopolitici (« in reference to census return, voting by ballot, etc. »), ricorrente anche nel « maestro » filologo Miiller. IMPULSIVE (3) - propulsore.

ME. (OF., med. L.); - 1555, « impelling or determining to action ». Usato qui in senso letterale come « impulsive influence of average humanity » verso la « thrist of applause ». INHERENT (11) - inerente, fig. innata. 1578. - ora raro. Es. Johnson. In riferimento a « aristocracy », innata, che verrà rafforzata da quella acquisita dalle buone compagnie dei libri. JosTLE Jll) - spingere, lottare. ME. (F. iust + -le. - L. iuxta - iuxtare. - Itl. giostra) 1546. Es. 1817 - 1819, Scott. LrTTERATURE (15) -letteratura. 1357, « Acquaintance with 'letters' or books; polite or human learning; literary culture ». 1779, « literary work or production; the activity or profession of a man of letters; the realm of letters ». 1812, « literary production as a whole; the body of writings produced in a particular country or period, or in the world in generai ». 1860, anche « the body of books and writings that treat of a particular subject ». Dagli estratti delle definizioni sotto questa voce del dizionario si può letteralmente ricontruire la storia della parola, che Ruskin mette in discussione nel paragrafo. LEPROSY (35) - lebbra. 1535, Coverdale,- 1598, Rowlands.- 1651, Hobbes. - 1751, Brown. 1836, fig. (« Idleness is a moral leprosy, which soon eats its way into the heart ») Termine forte ed espressivo, con evidenti reminiscenze medievali e bibliche, che introduce le immagini cutaneo-scientifiche degli altri termini del paragrafo già esaminati, per dar corpo all'invettiva ecologica avanti lettera contro il consumismo turistico già allora dilagante, che aveva deturpato, a suo avviso, i luoghi sacri della sua geografia europea, evocati con un fulminante flash, nell'economia del paragrafo, da Sciaffusa a Ginevra, alle vallate inglesi, alle città straniere visitate dai suoi conna-

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zionali, « ... in which the spread of your presence is now marked among its fair old streets and happy gardens by' a consuming white leprosy of new hotels and perfumers' shops: the Alps themselves ... » (corsivo mio). LUXURIATE (37) - lussureggiare, fig. godersela. 1621, « of a plant, also fig. to indulge in luxury, to feast, enjoy oneself. Now only with in, on ». 1650, « to take great delight, revel in (something) ». L'efficacia del termine proviene sia dalle sue origini botaniche, sia dall'uso figurato, religioso-morale, qui applicato con estrema fedeltà alla definizione del dizionario, nella coppia specifica « ... we revel and luxuriate in our faith, for the lewd sensation of it; dressing it up, like everything else, in fiction». Si annuncia già l'uso del termine letterario in senso deteriore, che diventerà poi oggetto di uno studio particolare. METAPHOR (22) - metafora. 1533, « the figure of speech in which a name or descriptive term is transferred to some object to which it is not properly applicable ». Come si sa, è questa la figura retorica che detiene il primato nell'apparato filologico e stilistico di Ruskin stesso; ed è sulla metafora miltoniana che egli impernia la discussione. METAMORPHOSIS (39) - metamorfosi. 1533 Parola cara a Ruskin, come prova anche l'attribuzione a lui dell'esempio del dizionario, Modern Painters 3, IV, XVII, par. 6. MIMOSA (28) - mimosa. 1731, « the sensitive plant ». Il preciso nome botanico è il fiore all'occhiello di questo saggio, che se ne fregia tanto tempo prima che esso divenisse distintivo femminista, nel contesto di un appello che invoca chiaramente l'avvento delle migliori qualità femminili al di sopra delle peggiori maschili: « ... It is in the blunt hand and the dead heart, in the diseased habit, in the hardened conscience, that men become vulgar; they are for ever vulgar, precisely in propordon as they are incapable of sympathy, - of quick understanding, - of ali that, in deep insistance on the common, but most accurate term, may be called the 'tact' or 'touch-faculty' of body and soul; that tact which the Mimosa has in trees, which the pure woman has above ali creatures ... ».

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MINUTENESS (29) - minuziosità, pochezza. Late ME. Es. 1872, Ruskin (Eagle's Nest, par. 122). Rinforza i due termini precedenti: « ... Alas! it is the narrowness, selfishness, minuteness, of your sensation that you have to deplore in England at this day ... ». MoRTAL (4) - mortale. Late ME. Preferito al sinonimo « deadly », per l'ovvia ragione semantica che prelude al « mortification » che segue. MuLTITUDINOUS (11) - molteplice. 1605, Shakespeare (« This my hand will rather the multitudinous seas incarnadine », Macbeth II. ii. 62). Reminiscenza shakespeariana spesso ricorrente in Ruskin, particolarmente felice nel riferimento specifico del passo sulla compagnia « regale» cui esso invita: « ... with its society, wide as the world, multitudinous as its days, the chosen and the mighty, of every piace and time? ». NEBULA (33) - nebulosa (sost.). 1661 (L rel. Gr. ve:~éÀl)) astron. Termine scientifico, ma di grande risonanza poetica e classica al tempo stesso, nella frase di condanna all'ignoranza delle scienze. NoBLESSE (15) - nobiltà. ME. (OF.) « frequent down to the XVII century. In later use mainly, if not entirely, a direct re-adoption from F.». Es. Ruskin, 1887 (« The noblesse of thought which makes the simplest word best », Praeterita 11.210). In questo caso, si riferisce alle parole, « ... among the national noblesse of words at any time ... ». NoMENGLATURE (15) - nomenclatura. 1610, «a name, appellation, designation ». Parola chiave, usata nel senso primitivo di cui sopra e non in quello moderno di terminologia, in una delle frasi più importanti del saggio, la definizione di « letteratura». PANIC (48) - Panico. 1603 (F., GR., « Pan's ... groundless fear ... action of the god Pan »). Rinforza il seguente « terror » nel paragrafo dell'invettiva contro la guerra, che verrà poi sviluppata in tutto un saggio, War, dell'anno sue-173-

cessivo. La conclSlone di questo intervento è, in complesso, anche più efficace di tutto lo scritto più diffuso (a volte anche ambiguo) successivo, un vero grido di angoscia, sentito e sincero: « ... France and England literally, observe, buy panic (corsivo dell'autore) of each other; they pay, each of them, for ten thousand-thousand-pounds'-worth of terror, a year ... ». PANTOMIME (39) - pantomima. 1589, «by 1892 an essential part of Christmas festivities ». · In un discorso sulla lettura e sulla lingua, non a caso fa spicco fra le varie forme di svaghi popolari su cui punta il dito l'autore proprio questa, di antichissima data, ma muta. PARABLES ( 13) - parabole. ME. (F., Christian L. « allegory, proverb. talk ... in New Testament a fictious narrative ... in which something is expressed in terms of something else ... Also any kind of enigmatica! or dark saying »). 'L'liso di Ruskin si riferisce proprio a quest'ultimo senso del termine, nella frase contenente il celebre riferimento all'oscurità dei grandi autori, a loro concessa per la pregnanza dei loro significati: « ... he cannot say it all; and what is more strange, will not, but in a hidden way and in parables, in order that he m~y be sure you want it ».

PECULATION (37) - peculato, malversazione. 1658, « the appropriation of public money or property by one in an official position ». Vocabolo di vecchia data, quanto l'inveterata usanza che sta a desi' critica sociopolitica, in riferimento gnare, adottato da Ruskin per la sua alle famigerate case-rifugio per i nullatenenti e senzatetto vittoriani, che secondo l'autore, con sarcasmo, forse si sarebbero potute rendere un po' più bene accette ai derelitti: « ... But the poor like to die independently, it appears; perhaps if we made the playhouses for them pretty and pleasant enough, or gave them their pensions at home, and allowed a little introductory peculation with the public money, their minds might be re. SENSATION (27) - sensazione. Med. L. - 1615, «a menta! feeling, and emotion }>. Usato in senso traslato per «passione}> nella ben nota difesa della sensibilità: « ... Passion, or 'sensation '. I am not afraid of the word; still less of the thing ... nay, we are only human in so far as we are sensitive, and our honour is precisely in proportion to our passion ». SYNCOPE (36) - sincope. Late ME. Precisa terminologia medica, per la causa di morte del povero ciabattino londinese esausto, reso famoso dal reportage ristampato in rosso dal Ruskin nell'edizione originale e anche nella Library Edition del saggio. SoPORIFIC (38) - soporifico. 1690 L'epiteto di « truths » o « untruths » suona a scherno della religione nazionale, il cui unico scopo sembra sia « ... to keep the mob quietly at work, while we amuse ourselves }>. SIGNIFICANCE (40) - significato. « Not frequent before the XIX cent. m the meaning of 'import of something'. Es. 1825 Coleridge. 1871 (Ruskin (Fors Clavigera, III. Il). TRACERIED (3 7) - traforate. TRACERY- 1464, forse da TRACE (ME., OF, It. tracciare). Es. Tennyson (« The deep-set windows, stain'd and traced »). Termine strettamente architettonico di grande portata nel contesto

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ruskiniano anche filologico, oltre che della storia dell'arte e, naturalmente, da parte dell'autore di alcuni dei più bei disegni di finestre di quest'ordine cui si allude. VuLGARITY (28) - volgarità. 1700's. Es. 1833, Coleridge. - 1860. Ruskin (« We may conclude that vulgarity consists in a deadness of the heart and body, resulting from prolonged and especially from inherited conditions of ' degeneracy' » (Modern Painters 5, IX.VII. 23). Cfr. le voci MIMOSA e SANCTIFIER dello stesso paragrafo di Sesame and Lilies.

2. VOCABOLI

DI

ORIGINE SASSONE

AsKANCE (20) - di traverso. « to eye it askance », guardare di sbieco, ovvero con sfiducia. Etimol, ignota. In italiano, sembrerebbero affini le espressioni « di schiancio » che c'è già nel sec. XV e « di scando » tosc. 1699 (« di sghembo»,« di traverso»), come dal Dizionario Etimologico Italiano di E. Battisti e G. Alessio. Es. 1579, Spenser.- 1596, Shakespeare.- 1667, Milton,- 1750, Gray. BARREN (26) - sterile, arido. Es. 1850, Tennyson. - 1866, Carlyle. - 1870, Emerson. BLoT OUT (20) - cancellare. Es. 1611 Bible. - 1667, Milton. - 1856, Froude. BLUNDERING (15) - errare grossolanamente. Es. 1828, Scott. BLUNTNESS (28) - ottusità. Lett. « Obtuseness or dullness of point or edge ». Forte in senso figurato nel contesto: « ... simple and innocent vulgarity is merely an untrained and undeveloped bluntness of body and mind ... ».

-

177-

BRAKES (26) - macchia, cespuglio. Es. 1768, Tucker. - 1821, Shelley. - 1842, Tennyson. Termine botanico, reminiscenza degli interessi scientifici notevoli dell'autore: « pestilent brakes ». BRIBE (To) (12) - corrompere. Es. 1603, Shakespeare.- 1718, Pope.- 1733, Swift. Più preciso e più forte del semplice e generico « to corrupt ». CLODPATE (30) - zoticone - (Arcaico o poetico). CLOD = zolla + PATE = sommità di capo. Es. 1605, Shakespeare («An excellent passe of pate »). - 1636, Milton. Interessante nel contesto, « clodpate Othello, 'perplexed i' the extreme' » con riferimento dichiaratamente shakespeariano, nel suo senso arcaico. CoVET (6-25) - concupire, cupidigia. Es. 1611, Bible. - 1814, Scott. - 1862, Ruskin (Munera Pulveris, 25). Termine biblico prediletto dal Ruskin, incluso tra le esemplificazioni storiche del dizionario. DrSEASE (23) - malattia. 1509, « evil affection or tendency ». - 1526, « ailment ». Come mette in rilievo l'autore, nel corso della discussione, inteso J come contrario di « ease ». DRONING (16) - ronzante, monotono. Es. 1858, Carlyle. Molto efficace in riferimento alle parole con connotati da insetti. DuNCES (23) - ignorante, asino. «An application of the name of John Duns Scotus, the celebrated scholastic theologian ». Gli umanisti e riformatori della cultura del XVI sec. cominciarono a prendere in giro gli « Scotists » e gli scolastici, il cui nome divenne sinonimo di « cavilling sophist » e « hair-splitter », da cui poi il significato moderno di « dull, obstinate person » e di conseguenza di « blockhead incapable of learning or scholarship ».

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FIENDS (23) - diavoli. Es. 1818, Scott. Vocabolo tipicamente sassone, antichissimo, risale al 1000. Usato anche in imprecazioni come in Scott, Bride of Lam., VI. FLOGGED OUT (25) - bastonato. « Mentioned in 1626 as a cant word. Presumably of onomatopoetic formation if it originated in school slang, it may have been suggested by Lat. flagellare>>. L'uso della preposizione non è certo comune con questo verbo.

FROST-PINCHED (30) - congelato. Di solito « frost-bitten », espressione resa molto vivace dal « pinched » di Ruskin. In Scott si trovano composti simili, ma questo sembra proprio si possa considerare una felice creazione ruskiniana. GREEDY (25) - avido. Es. 1715-20, Pope. - 1843, Carlyle. HEATH (26) - brughiera, landa. Es. 1535, Coverdale. Vocabolo biblico « applied to some desert plant, identified variously with tamarisk, or juniperous sabina». Un altro segno della passione botanica dell'autore, oltre che dell'influsso biblico. (37) - orlo. Es. 1380, Wiclif. - 1382, Bible.

HEM

}UNKETINGS (29) - baldoria. 1555. Es. Greville,- 1667, South.- 1745, Swift. LEWD (37) - impudico.

OE., raro. Es. antichi: « not in holy orders, unlearned, common, low, base». MASTHEAD (22) - albero di nave. 1748. Termine nautico per l'immagine marinaresca.

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MoNGREL (17) -ibrido. OE. Dalla radice MENG - MONG = to mix (A.i\10NG), « Applied to a word formed of elements from different languages, or to a dialect made up of different languages ». Es. da varie opere filologiche, come in Ruskin. 1846 MENGRELL. OvERAWE (12) - intimidire. Es. 1579, Spenser. SEA-MONSTERS - mostri marini. Es. Bible. Abbinato con « rock-eagles » nella similitudine animale, in riferimento all'insensibilità dei contemporanei. SKULKING (16) - brontolio. Es. 1665, Hooks. - 1694, Tillotson.- 1800, Colleridge. Uno degli epiteti delle « masked words »: « ... droning and skulking about us in Europe ».

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INDICE

Premessa

p.

VII

Introduzione

»

l

NI SULL'ARTE DELLO SCRIVERE .

»

7

}OHN RusKIN CRITICO LETTERARIO

»

43

l. Osservazioni generali

»

43

l.

II.

LA STILISTICA DI }OHN RUSKIN: SUE OSSERVAZIO-

59

2. « Lecturae Dantis » di John Ruskin

III.

DALLA TEORIA ALLA PRATICA DELLO STILE

»

91

l. Valutazione dei principi stilistici

»

91

2. Il contributo stilistico del Ruskin nella storia della prosa inglese

»

97

3. Confronto tra i « tre stili » di Ruskin e principi teorici

suoi

100

4. L'artista dei disegni e della prosa

»

102

5. « I tesori dei re » e alcuni loro esemplari investimenti

»

140

»

163

Glossario

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Finito di stampare nel mese di maggio 1989 dalla TIBERGRAPH s.r.L · Città di Castello (PG)