Regoluzze. Secondo la lezione del codice 2511 della Biblioteca [PDF]

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Zitiervorschau

PAOLO

D E L L ’A B B A C O

REGOLUZZ SE C O N D O LA L E Z IO N E D E L C O D IC E 2511 DELLA B IB L IO T E C A

RICCARD IANA D I F IR E N Z E

A c u r a e c o n in tro d u z io n e di G IN O A R R IG H I

AZIENDA AUTONOMA DI TURISMO DI PRATO 1966

È un onore e insieme un piacere per me presentare ai lettori questa nuova fatica del prof. Gino Arrighi della Sovrintendenza Bibliografica per la Toscana, illustre cul­ tore di storia delle scienze dedicatosi allo studio del­ l’opera di uno dei più celebri pratesi del Trecento: il m atem atico ed astronomo Paolo Dagomari, detto Paolo d e ll Abbaco. Al prof. Arrighi si deve se nel 1964 veniva per la prim a volta licenziata dalle stam pe u n ’altra opera del Dagomari che « .... fra quelle rimaste inedite si imponeva per mole ed im portanza », il T rattato di Aritm etica pub­ blicato dalla Donms Galilaeana di Pisa. Con tale pubblicazione il prof. Arrighi contribuiva allora, se non a com pletare la divulgazione dell’opera scientifica di Paolo, certo a farla conoscere proprio in quegli aspetti che la resero celebre nei suoi tempi, seb­ bene il fondo del ragionamento scientifico del mate matico, che dovette presiedere alle sue ricerche e sco­ perte, non sia trapassato esplicitamente nelle sue opere scritte. Queste infatti ebbero intento soprattutto pratico, al servizio degli uom ini variamente operosi del suo tempo.

C e rta m e n te l ’e sse n za , il m e to d o d e lle sue sp e c u la z io n i,

q u e lli c h e ci h a n n o tr a m a n d a to le te s tim o n ia n z e d e i su o i

c h e d o v e v a esse re n e c e ssa r ia m e n te c o n te n u to n e lle su e

p iti fa m o s i c o n te m p o r a n e i, c o m e

lezio n i, p a ssò n e i s u o i a llie v i c o n le n o zio n i ste sse , si

c accio — e q u e lli d e lle su e o p e re p e r v e n u te c i. Da q u e sta

tra sm is e alle g e n e r a zio n i su c c e ss iv e se n za la scia re u n a

fa tic a le R egoluzze d i P aolo d e ll’A b b a co e sc o n o r e s titu ite

tra c cia e v id e n te , se n za essere fe r m a to nelle o p e re g iu n te

alla m ig lio re le zio n e ch e è a n c h e q u e lla p iù c o m p le ta , il

fin o a noi, p o ic h é d i tu tt i gli a ltr i lib ri c h e E g li la sciò

c h e c i c o n s e n te d i sp ie g a rc i a n c o r m e g lio la fa m a go­

c h iu s i « in u n a ca ssa se rra ta a d u e s e r r a m i », n u lla o

d u ta , p e r ta n ti se c o li e fra ta n ta g e n te , da q u e s to in sig n e

p o c h is sim o è rim a s to . R e sa n o ta , d u n q u e , tu tta o q u a si l ’o p e ra sc ie n tific a

il V illa n i e il B o c ­

m a te m a tic o . G i u s e p p i - B ig a g l i

rim a s ta in e d ita d i q u e s to figlio d ella terra d i P ra to — c he

Presidente deU’Aziencla Autonoma

d i q u e lla le tte r a ria a ltr i se n e era o c c u p a to — re sta v a n o

di Turismo di Prato

da rie sa m in a re le p u b b lic a z io n i già a v v e n u te , p r im a fra tu tte q u e lla c u ra ta n e llo sc o rso se c o lo d a u n o s tu d io s o c h e c i è p a r tic o la r m e n te caro, C esare G u a sti. E la n e c e ssità d i u n rie sa m e s ’im p o n e v a p e r risc a t­ ta re la c o n o sc e n za d e ll’o p e ra d e l D a g o m a ri — u o m o di sc ie n za d a i m o lte p lic i in te re ssi, te c n ic o e m a e s tr o — da lle im p e r fe tte d iv u lg a zio n i, d o v u te n o n ta n to a lla tra sc u ra ­ tezza d e g li stu d io s i, q u a n to alla in su ffic ie n za d e lle ric er­ che p ro p r ia d e l q u a d ro d ella c u ltu r a s to ric a d e ll’O ttoc e n to , s o p r a ttu tto p e r il p e n sie r o sc ie n tific o ; p e r risc a t­ tarla, in u n a p a ro la , d a i d ife tti p r o p r i d e g li a lb o ri della c ritic a m o d e rn a , te sa fr a l ’a ltr o al rie sa m e d i t u tt e le c o llo c a zio n i p re c e d e n ti. E q u i d o b b ia m o esse re g ra ti a q u e l rigore c ritic o che h a p e r m e s s o al p ro f. A rrig h i d i fissa re in m a n ie ra che p o s s ia m o d ire d e fin itiv a i c a r a tte r i d e ll’u o m o — t u tt i

INTRODUZIONE

Può, forse, d estar m eraviglia la com parsa di una nuova pubblicazione delle Regoluzze del grande m atem a­ tico pratese Paolo D agom ari, detto Paolo dell'Abbaco, quando si consideri che, dopo la prim a dovuta a Gu­ glielmo Libri (1), si hanno altre tre edizioni a cura di A. Z. (2), di Cesare G uasti (3) e di G. Frizzo (4). In realtà la prim a edizione è assai sco rretta e la se­ conda ne ò una copia fedele ; m olto buona è la terza di cui la q u arta, a meno di partico larità, può dirsene una ristam p a col corredo di note illustrative. T utte le edi­ zioni, ancora, risalgono a m olto tem po fa e non sono gran che com uni; m a tu tto ciò, se non vi fosse altro, sa­ rebbe stato di ben lieve peso nell’indurm i a com piere il presente lavoro. Nelle ricerche che io condussi atto rn o ai « calendari perpetui », e che p o rtaro n o ad una delle mie pubblica­ zioni sull'argom ento (5), ebbi a notare che regole rela­ tive contenute nel Codice 1169 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, e sulle quali riferivo nella pubblica­ zione m edesim a, seguivano im m ediatam ente le Regoluzze dagom ariane così come sono p resentate dagli studiosi 13

citati : il letto re p o trà rendersene agevolm ente conto con­

dirò che il Codice R iccardiano 2511 ha u na consistenza

sultando quel m io scritto (6).

di 94 cc. m odernam ente num erate più 5 n. n. In fon­

Pure il Codice 2511 della m edesim a Biblioteca p re­ senta le analoghe regole sui « calendari p erpetui », costi­ tuite da tabelle di foggia circolare e testo, subito dopo la

do e 2 guardie in principio : tu tto in bam bacina di cm. 20 X 28 i. È rilegato in pergam ena e la faccia ante­ riore della coperta reca la traccia del titolo : « Abbaco ».

cinquantaduesim a « regoluzza » ; p e rta n to si è determ i­

A c. I r., di m ano più tard a, si legge :

n a ta in me la opinione che anche tali trattazio n i facciano

« Questo libbro fu scritto da Pagolo G eom etra l’anno

p arte integrale delle Regoliizze stesse. In tale ordine di idee giunsi a form ulare la oppor­ tunità di cu rare una edizione d ell’o p eretta di M" Paolo

1329 come apparisce a car. 69. vedi a car, 134 e 143. Di costui fa menzione il Boccaccio nella Genealogia degl'Iddei a carte 263.6 ».

com pletata delle ricordate tabelle circolari e del testo

Spiegalo che qui si fa riferim ento ad una num era­

esplicativo che le accom pagna. Avendo già pubblicata

zione anteriore relativa alle facciate, dirò che subito sotto

la p a rte di tal soggetto co n ten u ta nel Codice R iccardiano

ha inizio il tra tta to con un som m ario che si apre così :

1169, rivolsi la m ia attenzione alla lezione delle Rego-

« Al nom e ed a onore ed a riverenza della som m a po­

luzze secondo il Codice R iccardiano 2511, lezione che

tenza d 'id d io e della sua santissim a m adre vergine M aria

adesso presènto alle stam pe.

e della santa T rinitade e del beato Giovanni B atista e di tu tta la corte celestiale e ad onore e m antenim ento del nostro santissim o p ad re Papa

Preferendo in tratten erm i adesso sopra altri argo­ m enti specifici, non starò a riferire sulla vita e gli scritti di Paolo D agom ari di cui, o r non è m olto, ho pubblicato il Trattato d ’aritm etica (7); lo studioso p o trà attin g er notizie in prop o sito dalla introduzione che ho posto in­ nanzi a q u e st’opera e negli scritti citati nella nota biblio­ grafica che segue la introduzione m edesim a. C om inciando col p a rla re del m anoscritto del tardo Trecento in cui è co ntenuta la lezione da m e prescelta. 14

« che Iddio gli dia lungha e buona vita e che ’l pre­ sti lungham ente al suo popolo cristiano siccome e' m e­ desim o sae addom andare. « Al chom inciam ento del nostro tra tta to sarae scritta e p ro v ata tu tta l'a rte dell’abbaco, di ciò che dire gieneralm ente se ne puote ; siccome ; m ultiplicare, p artire, ag­ giustare, so ttra rre, p a rtire p er reghola e p a rtire a danda, e tu tte m aniere di num eri ro tti overo spezzati e ogn’a ltra cosa che intorno di ciò si puote dire. ». 15

E così via ; a c. 3 r. com incia l'indice : « Questi sono e ’ chapitoli del n ostro tra tta to ».

« L'Accademico Celli ha detto u na sua prosa, nella quale h a fatto parola del T ra tta to aritm etico di Paolo Da-

Q uesta p rim a opera ha term ine a c. 68 r. dopo di

gom ari. Il D agom ari ebbe lodi dal Boccaccio, da Cristo-

che si ha bianco sino a c. 72 al cui r. com inciano le

foro Landino e da altri an tich i; e Filippo Villani il chia­

Regoluzze che proseguono sino a c. 74 v.. La c. succes­

mò geom etra grandissim o e peritissim o aritm etico. Come

siva è in bianco e da c. 76 r. si trova una p a rte in cui,

dal pieno possesso di queste due discipline detto fu egli

a mezzo di « ragioni » là dove sono riten u te più o ppor­

Paol G eom etra e Paolo dell'A bbaco; così d ’esso fecero

tune, si tra tta n o questioni di geom etria, di astronom ia

alcuni due diversi scrittori. Ma il Ximenes, che di lui

e di astrologia e così fino a c. 94 r. ; il rim anente è in

p a rla stesam ente nel suo Vecchio e nuovo Gnom one, ne

bianco.

convince con incontroversibili docum enti, che da' due

Quale ulterio re prova dell'interesse p resen tato da

svariati a ttrib u ti è d in o tata una sola persona. Sta poi il

questo m anoscritto, v arrà c h ’io mi v 'in tratten g a così

T ra tta to in un codice R iccardiano ; e l'Accademico a chia­

come appresso.

rirn e della p u rità ed eleganza dello stile, e a ragguagliarne

In un vecchio fascicolo deW Antologia (8) avevo no­

del bel m odo, o n d ’è o rd in ata la copiosa m ateria, reca il

tato un rap id o accenno ad una le ttu ra ten u tasi all'Acca-

som m ario che Paolo scrisse e pose in testa deU’G pera.

dem ia della C rusca il giorno 9 settem bre 1829 nella quale

Chiude la prosa col ragionare di alcune di quelle voci

era stato tra tta to d ell’interesse linguistico di una im pre­

di essa opera, onde può aver utile il Codice di n o stra

cisata opera di M" Paolo dell’Abbaco. La ricerca del te­

lingua. Dalle quali voci piace qui sceglierne tre, e sono

sto relativo n ell’archivio d ell’Accademia non dette alcun

queste : Pentagono, che nel V ocabolario è or senza esem ­

resu ltato positivo; così non restava che passare, com ’io

pio, Biglione, che vale Argento di bassa lega, e che affatto

feci, all'esam e dei processi verbali contenuti nel libro,

vi m anca, sebben vocabolo d'uso, e già notato dal Redi

ivi conservato, recante il titolo « Diario dal 1812 al 1829 ».

coH’au to rità appunto di questo scritto aritm etico nelle

Nel verbale dell’adunanza di « M artedì m a ttin a ven­

M escolanze del Menagio ; e Quadrone, che p u r vi si de­

ticinque Agosto [e non 9 settem bre come si legge nel-

sidera nel significato di pezzo q uadro di te rra cotta, in

VAntologia] m ille o ttocento ventinove, a ore undici » tro ­

che si adopera nell’arte edificatoria. ».

vavo il passo (9) che a me prem eva conoscere e che qui di seguito riferisco integralm ente : t6

Quale sarà il codice R iccardiano cui allude l’accade­ mico Celli senza precisare? Per u na orm ai profonda co­ 17

noscenza fo rm atasi posso assicurare che tra tta si p roprio di quello o ra considerato.

Non andandosi oltre l'am bito deH 'aritm etica è facile risalire alle ragioni dei procedim enti volta a volta sugge­

A chiu su ra del ragionam ento atto rn o a questo og­

riti. Onde agevolare lo studioso in tale com pito, p iu ttosto

getto, osserverò che già p rim a del Celli era sta ta consi­

che esplicitare io stesso il ragionam ento in term ini m o­

d erata una delle tre voci da lui m entovate ; in fatti Egi­

derni, ho riten u to m iglior cosa il corredare questa edi­

dio Menagio, nell'opera in tito lata Le origini della lingua

zione di un vocabolarietto in cui vengano spiegati certi

italiana (10), così scrive: « B iG L iO N E .

Osservazione del S" Redi : Io ò sem pre

creduto, che questa voce sia nuovam ente venuta di Spa­ gna in Toscana, e che sia veram ente Spagnuola. Vedi ’l C ovarruvia alle voci villon, vellocino. E p ure ell'è n o stra antichissim a. Paolo G eom etra, libro d ’Abbaco, MS. ap­ presso di me (del quale S critto re Fiorentino fa menzio­ ne il B occaccio): N oi avem o di 4 m aniere d'argento, e biglione basso. E ap p resso ; in più luoghi. E d avem o 48. m archi di higliotìe basso, loqiiale a 194. di lega. T anto

term ini orm ai caduti in disuso e in cui si diano oppor­ tuni chiarim enti atto rn o a talune m onete e m isure di quel tem po. Concludendo è opportuno avvertire che ancora per agevolarne la lettu ra, ho rip ro d o tto il testo, attenendom i strettam en te alle lettere ivi esistenti, col provvedere a ri­ costruire opportunam ente le parole, a in tro d u rre accenti ed apostrofi là dove fossero necessari e a fare uso di una p u n teggiatura quale oggi è richiesta : i passi da me ag­ giunti sono collocati in parentesi quadre.

il Sr. Redi. ».

« Sapere adunche dovete che nella no stra città fu uno chiarissim o cittadino in ogni costum e, il cui nom e T ornando ad in tratten erci più prop riam en te sulle

fu Paulo Dugum aro, 11 quale fu som am ente dotto e fa­

Regoluzze, dirò, come il lettore avrà facilm ente ad ac­

moso più che altro che ne' suoi dì per li uom ini si sa­

corgersi, che vi si tra tta di procedim enti p ratici onde

pesse in tre delle a rti liberali : geom etria, aricm etrica e

ottenere « subito », com e M“ Paolo usa dire talvolta, cioè

astro lo g ia; onde m eritevolm ente di sommo m etarnatico

in m odo sem plice e rapido, la risoluzione di tan ti piccoli

nom e portava. Il quale a m oltissim i, anzi a infiniti della

quesiti offerti dalla contab ilità p ra tic a q u otidiana e dalla

n o stra c ittà fu in aricm etrica diligentissim o e fam oso

vita m ercantile dei tem pi suoi.

m aestro, rinovellatore di buone e utilissim e regole e p rin ­

18

19

cipiò a scorgere la n o stra città alle utili e leggiadre re­

m olte antichissim e istore, quasi p er lo tem po perite, a

gole deiralgorism o, inaudito e m orto p er m oltissim i se­

noi recitava e quelle dalli antichi suoi avere udite e aùte.

coli inanzi. Il quale Paolo geom etra, udendo da lui la sua

Infralie quali una più notabile n ’era e antica e di com ­

orrigine, m a non solam ente la sua ma della orriginale

m em orazione giustissim am ente degna ; la quale p e r fug­

p a tria appieno usòe di dirci, e m ostrarci come che ancora

gire il nim ico ozio e p er a voi, conte, sadisfare e ubidire,

giovanetto io fossi, p u r quella a m ente ritenni. Fue que­

come elli più volte la recitò, così non agiugnendo ridirla

sto uom o singulare, nobile p e r sangue e non m eno p er

a voi incedo. ».

costum i e di generazione antichissim a D ogum ari nom i­

In questo m odo, p rim a di passare a n a rra rla . Guido

n ata, della piacevole terra di P rato posto nel mezzo del

di m esser Tom m aso spiega di avere appreso da Paolo la

n ostro richissim o e glorioso piano, rigato dall'utilissim o

novella che, leggesi nel secondo libro del rom anzo II Pa­

fiume di più vive fontane dell’alpi al piano trasco rrendo

radiso degli A lberti ( i l ) com posto atto rn o al 1389 da Gio­

Bisenzo, e a ll’arti liberali tu tto si diede; come c h e suoi

vanni di G herardo concittadino di Paolo.

anticessori valorosi in arm e p er m o lti secoli p o rtassono

Così, dopo aver m o strato i criteri e gli accorgim enti

gloria, et singulare m ente nel tem po che la velenosa ra b ­

seguiti nel p resen ta rla alle stam pe, invito lo studioso a

bia delle m o rtifere p a rti di Guelfi e Ghibellini quasi tu tta

intrap ren d ere la le ttu ra di questa nuova edizione delle

Ita lia vessaro, e finalm ente m ilitando sotto la con d otta

Regoluzze.

e '1 m ag istrato del vostro conte Guido G uerra, duca e signore m irabile e di felice m em oria a ogni felicissimo

G

in o

A

r r ig h i

secolo, insiem e con Carlo illustrissim o re il regno di Ci­ cilia, uccidendo in capo M anfredi, tu tto presono e occup aro sì e in tal m odo che discacciati di loro terre, cac­ ciando i loro aversari p e r pregio d'arm e, nelle loro p a­ trie felicem ente to rn a ro ; dove dai lietissim i popoli, che p a rte di Chiesa tenieno, riceùti con grande vetto ria si furo, e così gloriosi nella loro p a tria con esilio perpetuo di p a rte im periale e di loro aversari rim ason vincenti. Perchè elli n ato d ’ordine m ilitare e nella sua genealogia

Lavoro eseguito nell'am bito del Gruppo di ricerca

di tem po in tem po esservi istati uom ini chiari e fam osi.

n. 25 del C om itato nazionale per la m atem atica del C.N.R.

20

21

alcuni « calendari perpetui » in codici m edioevali in « Rendiconti dellT stituto Lom bardo - Accademia di scienze e lettere », voi. 98 (1964); pp. 125-132.

NOTE

(1) H istoire des scieiices inalliéinaliqties en Italie, depuìs la renaissance des letires jusqu'à la fin dii dix-septièine siècle Tome troisièm e. Paris, Jules R enouard el C.ie, 1840; pp. 296-301. (2) Regotuzze del M . P a o l o d e l l ’ A b b a c o celebre nuiteinatico del sec. X IV . Bologna, Tipi di G. Monti al Sole, 1857. A. Z. è Io Z am brini. (3) Le reguluzze di M aestro P a o l o u e l l 'A u b a c o celebre m ate­ m atico del sec. X IV . S ’aggiunge una notizia bibliografica delle Opere di lui. Prato, dalla Tipografia G uasti, MDCCCLX; in « Della M iscellanea pratese di cose inedite o rare antiche e m oderne ».

(7) Secondo la lezione del Codice Magliabechiano X I, 86 della Biblioteca Nazionale di Firenze. A cura e con introduzione di Gino Arrighi. Pisa, Domus Galilaeana, 1964. Alcune notizie biografiche, non sem pre esatte, si trovano al recto della seconda c arta di guardia, per m ano più larda, del p re ­ sente codice R iccardiano; così: « Questo Paolo G eom etra è il m edesim o che Paolo dell’Abbaco, e il suo Casato era de’ Ficozzi che facevano per Arme sei foglie di fico e avevano due Cappelle in S. T rinità allato all’A ltare Mag­ giore con le loro Armi. Vedi il Sepulcrario antico e il Libro de' frati e il Poccianti. « Ne' Rogiti di O rsanm ichele vi è il testam ento di quello Paolo dell’Abbaco rogato da S er Migi di Ser Giovanni di Tuccio 1366 e dice: Insignis et Clarissim ae fam e Vir Magnificus Paulus quondam S er Pieri Populi Sancii Fridiani vulgariter appellatus M aestro Paolo dell’Abbaco A ritm etriche, G eom etrie et Astrologiae M agister.

(4) Le regoluzze di Maestro Paolo d k ll’Abhaco m atem atico del secolo X IV . Verona, H. F. M unster, 1883.

Fu d e ’ Priori nel 1363 p e r Q uartier S. S p in to , Drago ».

(5) « Calendari perpetui » in m anoscritti m edioevali della B i­ blioteca R iccardiana di Firenze in « Physis. R ivista intem azio­ nale di storia della scienza», voi. VI, fase. I, 1964; pp. 65-70.

p. 178.

Posso aggiungere quanto segue. Il Codice M agliabechiano XI, 85 della Biblioteca Nazionale di Firenze, alle cc. 7 r.-8 r., contiene le Regltoluzze del Maestro Pagliolo astrolagìio in num ero di trenta se tte ; a cc. 136 v. e 137 r. si trovano le «regoluzze» che qui vanno coi num eri 50, 51 e 52 dopo di che rip ren d e : « Or ti voglio m o strare il m odo a .sapere ’n che dì en tra ogni me.se che vogli sapere d'ogni tenpo. Parti gli a n [n ]i Dom ini in 4 perchè d ’ogni 4 anni l'uno bisesta etc. ». Cui segue un esem pio relativo al Di­ cem bre 1425; m anca qui la tavola circolare ma siam o dinanzi al problem a che segue la tabelletta della « regoluzza » 52.

22

(9) P. 670. (10) In Parigi, Appresso Sebastiano M abre-Cram oisi. M.DC.LXIX.

(6) Op. cit. in (5); pp. 66-67.

Ancora sul m edesim o oggetto vedi p u re :

(8) Tomo trigesim osesto. O ttobre - N ovem bre - D icem bre 1829,

G in o

A r r ig h i,

Pp. 970-971. (11) R itrovi e ragionam enti del 1389. R om anzo di G i o v a n n i da dal codice autografo e anonim o della Riccardiana a cura di Alessandro W esselofsky. Volume Secondo (Testo). Bologna, presso G aetano Rom agnoli, 1867; pp. 99-101. P r ato

Di

23

Infilzati (rotti). Coppia di frazioni, m /n e p /q , che sta p e r p /q + m /n 1/q. Isqiiadra. Squadra, triangolo rettangolo. Lato (dell’isquadra). Cateto del triangolo rettangolo. Metadella. M isura di superficie eguale a 1/400 di cogno. Oncia. M isura di peso eguale a 1/12 di libbra. VOCABOLARIETTO

Partire. Dividere. Partitore. Divisore.

A m piezza (d ’un cerchio). D iam etro. Anno. Nei calcoli lo si considera di 360 giorni. Barile. M isura di capacità eguale a 1/4 del braccio usato nella regol uzza 35.

Patta. E patta. Piega. Divisore di num ero non prim o. Pigliam ento (di rotti). P rodotto di intero per frazione. Pregio. Prezzo.

Braccio. M isura di lunghezza.

Prossiinano. A pprossim ato.

Braccio quadro. M isura di superficie eguale a 1/1600 di staioro.

Quarto. M isura di capacità eguale a 1/10 di barile.

Capo d'anno (a fare). Quando, nel prestito, gli interessi si ag­ giungono ogni anno al capitale divenendo fru ttiferi.

Raccolta (farla di num eri). Som m are i num eri.

Centinaio. 100 lire, 100 libre, etc.. Al c. sta p e r %. Cogno. M isura di capacità eguale a 400 m etadelle. Com posto (num ero). Non prim o. Concorrente (dell’anno). Vedi regoluzza 51. Costa (della squadra). Ipotenusa del triangolo rettangolo. Danaro. M oneta eguale a 1/20 di lira. Danaro peso. M isura di peso eguale a 1/288 di libbra. Dinanzi (per le cifre). S'intende p artendo da destra. D inom inante. D enom inatore. D inom inato. N um eratore. Ferie. Giorno della settim ana Fiorino. M oneta eguale a lire 2 soldi 5.

Regolare (del mese). Vedi regoluzza 52. Rilevare (ligure). Leggere num ero di più cifre. Ripiegante (num ero). N um ero non prim o. R otto. Frazione. Sano (num ero). N um ero intero. Schisa (num eri alla). N um eri opposti nel quadro. Soldo. M oneta eguale a 1/20 di lira. Soldo a lìorini. M oneta eguale a 1/20 di liorino. Soldi a oro. M oneta eguale a 1/20 di fiorino a oro o anche a soldi (a piccioli) 3, d anari 4. Sp a rtiti (rotti). Frazioni non di ro tti infilzati. Staioro. M isura di superficie eguale a 1600 braccia quadre. Trarre. S o ttrarre.

Fiorino dell’oro. M oneta eguale a lire 3 soldi 6 danari 8. Figura. Cifra, ad esclusione dello zero il cui nom e ha la stessa radice di cifra.

24

Verga. Segno di frazione.

25

REGOLUZZE

143 I

u n fi« M . * m S

i ^ «-Vw^ wSlR«*t*.