Milk and Honey Parole Damore Di Dolore Di Perdita e Di Rinascita PDF [PDF]

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Zitiervorschau

Presentazione

PER 9 MESI AI VERTICI DELLA CLASSIFICA DEL NEW YORK TIMES UN FENOMENO MONDIALE IN CORSO DI PUBBLICAZIONE IN TUTTO IL MONDO

«milk and honey è un libro che ogni donna – non ogni lettrice, proprio ogni donna – dovrebbe tenere sul proprio comodino o sul tavolino in salotto... Una poesia splendidamente onesta che narra le esperienze quotidiane e collettive dell’universo femminile contemporaneo.» Huffington Post «Una poesia breve, vissuta e schietta che affronta temi imprescindibili come il femminismo, l’amore, il trauma e la guarigione in versi che scorrono veloci come musica.» The New York Times «Una giovane poetessa si è fatta largo in posti dove non ci si aspetterebbe di trovare una raccolta di poesie – ad esempio nella classifica dei best seller del New York Times.» The Guardian «Le sue poesie sono allo stesso tempo intensamente personali e drammaticamente universali.» Bust

milk and honey è una raccolta di testi di amore, perdita, trauma, violenza, guarigione e femminilità. Si divide in quattro capitoli, ognuno persegue un obiettivo diverso, tratta una sofferenza diversa, guarisce un dolore diverso. milk and honey accompagna chi legge in un viaggio attraverso i momenti più amari della vita e vi trova dolcezza perché la dolcezza è dappertutto, se solo si è disposti a cercarla

Nata nel Punjab, in India, Rupi Kaur si è trasferita giovanissima in Canada con i suoi genitori. Ha studiato all’University of Waterloo, e attualmente vive a Brampton, nell’Ontario. Interessata da sempre all’arte, ha cominciato a pubblicare i suoi lavori sui social media, soprattutto su Instagram (dove ha quasi un milione di follower), trattando i temi dell’amore, della perdita, del trauma, della guarigione e della femminilità con parole e immagini. Le sue opere hanno acceso dibattiti, scatenato controversie e attirato su di lei l’attenzione di tutto il mondo. milk and honey è uscito per la prima volta nel novembre 2014, autopubblicato dall’autrice. E quando, nell’ottobre 2015, è stato pubblicato da un editore americano, il successo è stato istantaneo.

questo è il viaggio della sopravvivenza tramite la poesia questo è il sangue sudore lacrime di ventun anni questo è il mio cuore nelle tue mani questo è il ferire l’amare lo spezzare il guarire

- rupi kaur

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Tre60 è un marchio di TEA – Tascabili degli Editori Associati S.r.l., Milano Gruppo editoriale Mauri Spagnol www.tre60libri.it

In copertina: © Rupi Kaur Copyright © 2015 by Rupi Kaur milk and honey was first published in the United States by Andrews McMeel Publishing, a division of Andrews McMeel Universal, Kansas City, Missouri, USA. © 2017 TEA S.r.l., Milano Titolo originale milk and honey ISBN 978-88-6702-428-5

Prima edizione digitale marzo 2017 Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

per le braccia che mi stringono

il mio cuore mi ha svegliata gridando stanotte come posso aiutare ho implorato il mio cuore ha detto scrivi il libro

il ferire

com’è che ti viene così facile esser buona con la gente chiese lui latte e miele stillarono dalle mie labbra mentre rispondevo perché la gente non è stata buona con me

il primo ragazzo che mi ha baciata mi teneva giù le spalle come il manubrio della prima bicicletta che avesse mai montato avevo cinque anni aveva odore di gran fame sulle labbra imparato da suo padre che gozzovigliava su sua madre alle 4 del mattino è stato il primo ragazzo a insegnarmi che il mio corpo serviva a darlo a chi voleva farmi sentire qualcosa di meno di un intero e dio mio se non mi son sentita vuota come sua madre alle 4:25 del mattino

è tuo il sangue nelle mie vene dimmi tu come potrei mai scordarlo

la terapeuta piazza la bambola davanti a te ha la taglia delle bambine che ai tuoi zii piace toccare indica dov’erano le sue mani tu indichi il punto fra le gambe quello che lui ti ha estorto col dito come una confessione come ti senti ti estrai il groppo dalla gola con i denti e dici bene intorpidita anzi

- sedute di metà settimana

in teoria doveva essere il primo amore maschio della tua vita ancora lo cerchi ovunque

- padre

avevi tanta paura della mia voce che ho deciso di averne paura anch’io

era una rosa in mano a quelli che non avevano intenzione di tenerla

ogni volta che dici a tua figlia che la sgridi per amore le insegni a confondere la rabbia con la bontà e la cosa sembra una buona idea finché lei non cresce e si affida a uomini che le fanno del male perché somigliano tantissimo a te

- ai padri di figlie

ho fatto sesso dice lei ma io non so come ci si senta a fare l’amore

se avessi saputo com’è fatta una cosa sicura avrei passato meno tempo a cadere tra braccia che non lo erano

al sesso bisogna acconsentire in due se una persona se ne sta lì senza far niente perché non è pronta o non se la sente o semplicemente non vuole ma l’altra fa sesso con il suo corpo, non è amore è stupro

l’idea che siamo tanto capaci d’amore eppure preferiamo essere nocivi

non c’è illusione più grande al mondo dell’idea che una donna trascini nel disonore una casa provando a salvaguardare il cuore e il corpo

mi inchiodavi le gambe al suolo con i tuoi piedi e pretendevi che mi alzassi

lo stupro ti strapperà in due ma non ti cancellerà

hai fatto vivere la tristezza in luoghi in cui la tristezza non dovrebbe vivere

una figlia non dovrebbe essere costretta a implorare il padre per avere una relazione

tentare di convincermi che mi sia consentito occupare spazio è come scrivere con la sinistra quando sono destrimane dalla nascita

- l’idea di restringersi è ereditaria

mi dici di tacere perché le mie opinioni mi fanno meno bella ma io non sono nata con un fuoco in pancia così da potermi spegnere non sono nata con una leggerezza sulla lingua così da essere facile da inghiottire sono nata pesante mezza lama e mezza seta difficile da scordare e non facile per la mente da seguire

lui la sviscera con le dita come se stesse svuotando a unghiate un melone

tua madre ha l’abitudine di offrire più amore di quanto tu possa reggere tuo padre è assente tu sei una guerra il confine tra due nazioni il danno collaterale il paradosso che unisce i due ma al contempo li separa

riversarmi dal ventre di mia madre è stato il mio primo atto di sparizione imparare a rimpicciolire per una famiglia che vorrebbe invisibili le figlie è stato il secondo l’arte d’esser vuota è semplice credi quando dicono che non sei nulla ripetitelo come un desiderio non sono nulla non sono nulla non sono nulla così spesso che l’unica ragione per cui sai d’essere ancora viva è il gonfiarsi del tuo petto

- l’arte d’esser vuota

sei tutta tua madre porto bene la sua tenerezza, immagino avete gli stessi occhi perché siamo sfinite tutt’e due e le mani abbiamo le stesse dita svigorite ma quella furia tua madre non ce l’ha quella rabbia hai ragione questa furia è l’unica cosa che ho preso da mio padre (omaggio a inheritance di warsan shire)

quando mia madre apre bocca per conversare a cena mio padre le conficca la parola taci fra le labbra e le dice di non parlare mai con la bocca piena è così che le donne della mia famiglia hanno imparato a vivere a bocca chiusa

le nostre ginocchia aperte a forza da cugini e zii e uomini i nostri corpi toccati da tutta la gente sbagliata così che perfino in un letto pieno di sicurezza abbiamo paura

padre. continui a telefonare per non dire niente di particolare. mi chiedi cosa faccio o dove sono e quando il silenzio si estende come una vita intera fra di noi io brancolo in cerca di domande per tener vivo il dialogo. la cosa che più mi preme dire è. capisco che questo mondo ti abbia spezzato. è stata molto dura per i tuoi piedi. non t’incolpo per non aver saputo restare delicato con me. a volte resto sveglia a pensare a tutti i punti in cui senti dolore e che non ti va mai di nominare. io provengo dallo stesso sangue dolente. dallo stesso osso tanto bramosa di attenzioni da crollare su me stessa. sono tua figlia. so che parlare del più e del meno è l’unico modo che tu conosca per dirmi che mi vuoi bene. perché è l’unico modo che io conosca per dirlo a te.

mi apri con due dita e io sono più che altro sconvolta. è come gomma contro una ferita aperta. non mi piace. cominci a spingere sempre più veloce. ma io non sento niente. mi esplori il viso in cerca di una reazione perciò comincio a fare come le donne nude dei video che guardi quando credi che nessuno ti veda. imito i loro gemiti. vuoti e affamati. mi chiedi se godo e io dico sì con tanta rapidità che sembra una risposta a pappagallo. la recitazione, però. non la noti.

non so capire se mia madre sia atterrita o innamorata di mio padre non si vede differenza

sobbalzo quando mi tocchi ho paura che sia lui

l’amare

durante la seconda gravidanza di mia madre avevo quattro anni indicavo il suo ventre gonfio non mi era chiaro come avesse fatto mia madre a ingrassare così tanto così in fretta mio padre mi prendeva fra quei suoi tronchi di braccia e diceva che la cosa più simile a dio in terra è un corpo di donna è da lì che viene la vita e che un uomo adulto mi dicesse una cosa tanto potente in così giovane età mi ha mutata in una che sa vedere l’intero universo posato ai piedi della madre

ce la metto tutta pur di capire come si possa riversare l’intera anima il sangue e l’energia in qualcuno senza volere nulla in cambio

- dovrò attendere d’esser madre

no non sarà amore a prima vista quando ci conosceremo sarà amore al primo ricordo dal momento che ti ho visto negli occhi di mia madre quando mi dice di sposarmi con il genere d’uomo che vorrei educare mio figlio a essere

ogni rivoluzione comincia e finisce con le labbra di lui

cosa sono io per te chiede io gli metto le mani in grembo e bisbiglio tu sei ogni speranza che io abbia mai avuto fatta persona

la cosa che preferisco di te è l’odore sai di terra erbe giardini un po’ più umano di noialtri

so che dovrei crollare per ben altri motivi ma l’hai visto quel ragazzo mette in ginocchio il sole ogni sera

tu sei il vago confine tra la fede e la cieca attesa

- lettera al mio futuro amante

nulla è più sicuro del suono di te che mi leggi qualcosa

- l’appuntamento perfetto

mi mette le mani sulla mente poi le tende verso i miei fianchi le anche o le labbra prima non mi ha chiamata bella mi ha chiamata squisita

- come mi tocca

sto imparando ad amarlo amandomi

lui dice scusa non è facile volermi lo guardo sorpresa chi ti dice che io voglia la facilità non bramo la facilità bramo la stramaledetta difficoltà

la sola idea di te mi divarica le gambe come un cavalletto con una tela che implora arte

sono pronta per te sono sempre stata pronta per te

- la prima volta

non voglio averti per riempire i vuoti in me voglio essere piena già di mio voglio essere così completa da poter illuminare una città intera e dopo voglio averti perché noi due messi insieme potremmo incendiarla

l’amore verrà e quando l’amore verrà l’amore ti stringerà l’amore ti chiamerà per nome e ti squaglierai talvolta però l’amore ti farà male ma l’amore non lo farà mai apposta l’amore non farà giochetti perché l’amore sa che la vita è stata già abbastanza dura

mentirei se dicessi che mi lasci senza parole la verità è che mi fiacchi la lingua fino a farle scordare che lingua parlare

mi chiede cosa faccio nella vita gli dico che lavoro per una piccola azienda che produce confezioni di... m’interrompe a metà frase non che cosa fai di mestiere che cosa ti fa impazzire che cosa ti tiene sveglia di notte gli dico scrivo mi chiede di mostrargli qualcosa prendo i polpastrelli glieli poso sull’incavo dell’avambraccio e lo sfioro giù fino al polso affiorano i rilievi della pelle d’oca vedo la bocca serrarsi i muscoli tendersi gli occhi concentrarsi sui miei come se fossi io a far battere le loro palpebre interrompo lo sguardo proprio mentre lui si avvicina piano arretro allora è questo che fai nella vita attiri l’attenzione le mie guance s’imporporano mentre sorrido timida confessando non lo faccio apposta

magari non sei stato il mio primo amore ma sei stato l’amore che ha reso tutti gli altri amori marginali

m’hai toccata senza neanche toccarmi

come si fa ad ammorbidire un incendio boschivo come me al punto di trasformarlo in acqua corrente

dai l’idea di profumare di miele e nessun dolore fa’ assaggiare

il tuo nome è la più forte connotazione positiva e negativa in qualunque lingua o mi accende o mi lascia dolorante per giorni

parli troppo mi bisbiglia all’orecchio saprei ben io come usare quella bocca

è la tua voce a spogliarmi

che bel suono ha il mio nome quando ti bacia la lingua

mi avvolgi le dita ai capelli e tiri ecco come trai musica da me

- preliminari

in giorni come questo ho bisogno che tu mi passi le dita fra i capelli e parli piano

- tu

voglio che le tue mani mi stringano non le mani che le tue labbra mi bacino non le labbra ma altri punti

mi serve qualcuno che conosce la lotta tanto quanto me qualcuno disposto a tenere in grembo i miei piedi nei giorni in cui è troppo faticoso stare eretta il genere di persona che dà esattamente ciò che mi serve prima ancora che io sappia che mi serve il genere di amante che mi sente anche quando non parlo ecco il genere di comprensione che pretendo

- il genere di amante che mi serve

muovi la mia mano fra le mie gambe e mormori fai ballare per me quei bei ditini

- assolo

abbiamo discusso più del dovuto. di cose di cui nessuno dei due si ricorda o s’interessa perché è un modo per evitare le domande più importanti. invece di chiedere perché non ci diciamo ti amo con la stessa frequenza di un tempo litighiamo su cose del tipo: chi per primo doveva alzarsi a spegnere la luce. o chi doveva cacciare in forno la pizza surgelata dopo il lavoro. mirando ai punti più vulnerabili dell’altro. siamo come dita sulle spine tesoro. sappiamo esattamente dove fa male. e stasera tutte le carte sono in tavola. come quella volta in cui hai mormorato nel sonno un nome che non mi pareva affatto il mio. o la scorsa settimana quando hai detto che avresti fatto tardi al lavoro. così ho telefonato al lavoro ma mi hanno detto che te n’eri andato da un paio d’ore. dove sei stato in quel paio d’ore. lo so. lo so. le tue scuse sono le più motivate al mondo. sono io a lasciarmi prendere la mano da un nonnulla e alla fine mi metto a piangere. ma cos’altro ti aspettavi tesoro. io ti amo tantissimo. scusa se ho pensato che mentissi. è allora che ti tieni la testa fra le mani per l’esasperazione. quasi implorandomi di smettere. quasi stufo marcio. le tossine che abbiamo in bocca ci hanno perforato le guance. sembriamo meno vivi di un tempo. meno coloriti. ma non illuderti. per male che vada sappiamo entrambi che vorresti ancora inchiodarmi a terra. soprattutto quando strillo così forte che la nostra lite sveglia i vicini. e vengono di corsa alla porta a salvarci. tesoro non aprire. semmai. stendimi. dispiegami come una mappa. e con le dita traccia i punti in cui mi vuoi ancora ****are. baciami come se io fossi il centro di gravità e tu cadessi dentro di me come se la mia anima fosse il punto focale della tua. e quando la tua bocca bacia non la mia bocca ma altri punti. le mie gambe si divaricheranno di riflesso. ed è allora che. ti risucchierò. ti accoglierò. a casa.

quando l’intero quartiere si affaccerà alle finestre domandandosi che cosa sia tutto quel baccano. e le autopompe verranno a salvarci ma senza saper distinguere se queste fiamme siano scaturite dalla nostra rabbia o dalla nostra passione. sorriderò. rovescerò la testa. inarcherò il corpo come una montagna che vuoi tagliare in due. amore leccami. come se la tua bocca avesse il dono della lettura e io fossi il tuo libro preferito. trova la tua pagina preferita nel punto soffice tra le mie gambe e leggila con attenzione. con agilità. con intensità. non ti azzardare a lasciare intatta una sola parola. e ti garantisco che il mio finale sarà splendido. le ultimissime parole verranno. scorrendoti in bocca. e quando avrai finito. accomodati. perché adesso tocca a me fare musica con le ginocchia premute a terra. dolce amore. ecco. come traiamo parole l’uno dall’altra con lo scatto delle nostre lingue. ecco come conversiamo. ecco come facciamo pace.

- come facciamo pace

lo spezzare

sempre mi caccio in questo casino sempre gli lascio dirmi che son bella e quasi ci credo sempre mi butto credendo che lui mi afferri in caduta sono disperatamente amante e sognatrice e questa sarà la mia fine

quando mia madre dice che merito di meglio per abitudine sbotto in tua difesa mi ama ancora grido lei mi guarda con occhi sconfitti come i genitori guardano i figli quando sanno che questo è un genere di dolore che nemmeno loro sanno curare e dice non m’interessa che ti ami se non riesce a fare un accidente di concreto

eri talmente distante che mi son scordata che c’eri

hai detto. se è destino. sarà quello a rimetterci insieme. per un secondo mi domando se sei davvero così ingenuo. se davvero credi che il destino funzioni così. come se vivesse in cielo e ci guardasse quaggiù. come se avesse cinque dita e passasse le giornate a posizionarci come pezzi su una scacchiera. come se non dipendesse dalle nostre scelte. chi te l’ha insegnato. dimmi. chi ti ha convinto. di avere ricevuto un cuore e una mente che non sei libero di usare. che le tue azioni non determinino ciò che sarà di te. vorrei strillare siamo noi brutto scemo. siamo solo noi a poter rimetterci insieme. e invece sto zitta. con un tenue sorriso fra le labbra tremule, a pensare. non è poi una tragedia. vederci chiaro, contrariamente all’altra persona.

non scambiare il sale per zucchero se lui vuole star con te ci starà tutto qui

lui bisbiglia ti amo solo quando infila le mani sotto la cinta dei tuoi pantaloni è qui che devi capire la differenza fra desiderio e bisogno magari desideri quel ragazzo ma di sicuro non ne hai bisogno

avevi una bellezza tentatrice ma quando mi sono avvicinata mi hai punta

la donna che verrà dopo di me sarà la mia versione contraffatta. proverà a scriverti poesie per cancellare quelle che ho lasciato memorizzate sulle tue labbra ma i suoi versi non sapranno mai prenderti a pugni in pancia quanto i miei. allora proverà a far l’amore con il tuo corpo. ma non saprà leccare, accarezzare o succhiare come me. sarà un misero surrogato della donna che ti sei lasciato sfuggire. nessun suo gesto ti ecciterà e questo la mortificherà. quando sarà stanca di farsi in quattro per un uomo che non dà per quanto prende mi riconoscerà nelle tue palpebre che la fissano con compassione e allora capirà. come fa ad amare un uomo occupatissimo ad amare una su cui non potrà mai più mettere le mani.

la prossima volta che il caffè lo prendi nero sentirai l’amaro che lui t’ha lasciato in bocca questo ti farà piangere ma non cesserai mai di bere preferisci avere i suoi lati più oscuri piuttosto che niente

soprattutto voglio salvarti da me

hai passato abbastanza notti con la sua virilità arricciata fra le tue gambe da dimenticare com’è la solitudine

bisbigli ti amo e in realtà intendi non voglio che tu te ne vada

ecco com’è l’amore ti macera le labbra finché l’unica parola che la bocca ricorda è il nome di lui

chissà che pena sapere che io sono il tuo più splendido rimpianto

se me ne sono andata non è perché avevo smesso di amarti me ne sono andata perché più restavo meno amavo me

non sei tu a dover farti volere sono loro a dover volerti

mi avevi forse presa per una città abbastanza grande per una gita di un weekend io sono il sobborgo che tu non hai mai sentito nominare ma che attraversi sempre non ci sono insegne al neon niente grattacieli né statue però c’è il tuono perché io faccio tremare i ponti non sono l’hot dog del baracchino ma confettura artigianale tanto densa da incidere la cosa più dolce che le tue labbra tocchino non sono le sirene della polizia sono lo scoppiettio di un camino ti brucerei eppure tu non sapresti distogliere lo sguardo da me perché nel farlo sarei talmente bella che arrossiresti non sono una camera d’albergo sono una casa non sono il whisky che tu vuoi sono l’acqua che ti serve non avanzare pretese e non provare a far di me una vacanza

chi verrà dopo di te mi ricorderà che l’amore dovrebbe essere tenero avrà il sapore della poesia che vorrei saper scrivere

se non sa fare altro che denigrare le altre mentre gli danno le spalle se il fulcro del suo frasario è il veleno sarà anche capace di tenerti in grembo ed esser delicato come il miele saprà anche propinarti zuccherini e innaffiarti d’acqua di rose ma questo non basta a renderlo dolce

- se vuoi sapere che razza d’uomo è

sono un museo pieno d’arte ma tu avevi gli occhi chiusi

devi aver capito di esserti sbagliato quando le tue dita tuffate in me hanno cercato miele che non veniva per te

la cosa cui val la pena d’aggrapparsi non avrebbe mollato la presa

quando sei a pezzi e lui ti ha lasciata non domandarti se sei stata bastevole il problema era che lo eri a tal punto che lui non è riuscito a reggere

l’amore ha fatto sì che la trappola in te sembrasse un rifugio

perfino quando spogli lei sei in cerca di me scusa se ho un così buon sapore quando voi due fate l’amore è sempre il mio nome a sfuggire inavvertitamente alla tua lingua

li tratti come se avessero un cuore come il tuo ma non tutti sanno essere altrettanto teneri e delicati non vedi la persona che essi sono vedi la persona che saprebbero essere continui a dare fino a quando ti tirano via tutto lasciandoti vuota

me ne sono dovuta andare ero stanca di permetterti di farmi sentire qualcosa di meno di un intero

eri la cosa più bella che avessi mai provato finora. ed ero convinta che saresti rimasto la cosa più bella che avrei mai provato. figurati tu quant’è limitante. a quella tenera età, aver già fatto esperienza della persona più spassosa che avrei mai conosciuto. dover passare il resto della vita ad accontentarmi. avere assaggiato il miele nella sua forma più naturale e pensare che qualunque altra cosa sarà adulterata e sintetica. che da qui in poi non vi si aggiungerà altro. che tutti gli anni davanti a me non potranno mai comporsi fino a essere più dolci di te.

- falsità

non so cosa si provi ad avere una vita equilibrata quando sono triste più che piangere scroscio quando sono allegra più che sorridere riluco quando sono arrabbiata più che urlare avvampo il bello degli estremi emotivi è che quando amo metto loro le ali ma forse non è poi un bene visto che tendono sempre a mollarmi e dovresti vedermi quando ho il cuore infranto più che affliggermi vado in mille pezzi

ho fatto tanta strada per darti tutte queste cose e tu nemmeno le guardi

la maltrattata e la maltrattatrice

- sono stata entrambe

ti dipano dalla mia pelle

non era te che baciavo – non confonderti in mente avevo lui solo che le tue labbra erano a portata

ti ritorna sempre tutto a bollori a cerchi a pruriti ti ritorna

ero musica ma tu avevi le orecchie mozzate

la mia lingua sa di aspro dalla fame della nostalgia di te

non ti lascerò murare nell’edificio della tua vita quando ciò che voglio è edificare una vita con te

- la differenza

fiumi mi cadono di bocca lacrime che gli occhi non reggono

sei pelle di serpe e io continuo a staccarti da me chissà come la mia mente sta scordando ogni squisito dettaglio del tuo viso la muta è divenuta oblio ed è la cosa più piacevole e triste che sia avvenuta

non hai sbagliato ad andartene hai sbagliato a tornare e a pensare di poter avermi quando ti faceva comodo e andartene quando no

come faccio a scrivere se lui si è portato via le mie mani

nessuno dei due è contento ma nessuno dei due vuol mollare così continuiamo a farci a pezzi a vicenda e a dire che è amore

abbiamo cominciato in onestà e allo stesso modo finiamola

- noi

la tua sola voce mi manda in lacrime

non so perché mi apro in due agli altri sapendo che dopo farà tanto male ricucirmi

le persone vanno ma il modo in cui vanno resta sempre

non è cattivo l’amore siamo cattivi noi l’amore non è un gioco siamo noi ad aver reso l’amore un gioco

come fa a morire il nostro amore se sta scritto in queste pagine

perfino dopo l’offesa la perdita il dolore il crollo il tuo corpo è ancora l’unico sotto il quale io voglia stare spogliata

la notte dopo che te ne sei andato mi sono svegliata così a pezzi che l’unico posto in cui riporli erano le borse sotto gli occhi

resta ho bisbigliato mentre ti chiudevi la porta alle spalle

sono convinta di averti lasciato alle spalle. al punto che certe mattine mi sveglio col sorriso in faccia e le mani giunte a ringraziare l’universo per averti strappato via da me. meno male grido. meno male che te ne sei andato. non sarei l’impero che sono oggi se tu fossi rimasto. ma prima. certe notti immagino che cosa farei se tu ricomparissi. che se tu entrassi qui in questo preciso istante tutte le brutte cose che hai fatto finirebbero scaraventate giù dalla prima finestra e tutto l’amore risorgerebbe. mi sgorgherebbe dagli occhi come se non se ne fosse mai andato. come se si fosse solo allenato a tacere per tutto questo tempo solo per poter fare tanto rumore al tuo arrivo. qualcuno me lo sa spiegare. com’è che l’amore perfino quando se ne va. non se ne va. com’è che perfino quando ti ho lasciato alle spalle da un bel pezzo. finisco disperatamente per ritrovarmi con te.

non torna mormorava la mia testa deve singhiozzava il mio cuore

- deperimento

non voglio amicizia di te voglio tutto

- di più

perdo pezzi di te come perdo ciglia inavvertitamente e dovunque

non puoi andartene e anche avermi non posso esistere in due posti nel contempo

- quando mi chiedi se possiamo restare amici

sono acqua tenera abbastanza da offrire vita tenace abbastanza da annegarla

quel che più mi manca è il tuo modo d’amarmi. ma quel che non sapevo era che il tuo modo d’amarmi dipendeva largamente dalla persona che ero. era un riflesso di tutto ciò che ti davo. adesso ricordo. come ho fatto a non accorgermene. come. forse mi crogiolavo nell’idea che nessun altro mi avrebbe amata in quel modo. laddove ero io a insegnare a te. laddove ero io a mostrarti come riempirmi. nel modo in cui avevo bisogno di essere riempita. quanto mi sono trattata male. a dare a te il merito del mio affetto solo perché l’avevi sentito tu. a pensare che fossi tu a darmi forza. intelletto. bellezza. solo perché tu notavi queste cose. come se non fossero già state in me prima che ti conoscessi. come se non le avessi conservate dopo che te ne sei andato.

te ne vai ma non rimani via perché fai così perché abbandoni la cosa che vuoi tenere perché ti trattieni in un posto in cui non vuoi stare cosa ti fa pensare che sia giusto andartene e tornare al tempo stesso

ti spiego una cosa sugli egoisti. anche quando sanno che ti feriranno entrano nella tua vita per assaggiarti perché sei il tipo d’essere che non vogliono perdersi. lo splendore che sei è troppo per passare inosservato. così dopo che hanno guardato per bene tutto ciò che hai da offrire. quando ti hanno portato via la pelle i capelli i segreti. quando si rendono conto della concretezza. della burrasca che sei. allora capiscono. è allora che subentra la viltà. è allora che alla persona che credevi fosse si sostituisce la realtà di ciò che essa è. è allora che perdono tutto il nerbo combattivo che avevano in corpo e se ne vanno dopo averti detto troverai di meglio. ti ritroverai lì nuda con metà di quella persona ancora celata in te e singhiozzerai. chiedendole perché l’ha fatto. perché ti ha costretta ad amare pur non avendo intenzione di riamarti e la persona dirà qualcosa del tipo dovevo pur tentare. dovevo rischiare. si trattava pur sempre di te. ma questo non è romantico. non è dolce. l’idea che quella persona fosse tanto inglobata nella tua esistenza da dover rischiare di spezzarla pur di sapere di non essere lei a perderci. ecco quanto poco contava la tua esistenza in confronto alla curiosità di conoscerti. ecco come sono gli egoisti. scommettono un intero essere. un’intera anima pur di compiacere la loro. ti tengono in braccio come se fossi il loro mondo e un attimo dopo ti riducono a una pura immagine. un istante. una cosa del passato. un secondo. t’inghiottono e mormorano che vogliono passare il resto della vita insieme a te. ma non appena subodorano la paura. ecco che hanno già un piede fuori dalla porta. senza nemmeno il fegato di lasciarti con cavalleria. come se il cuore umano valesse così poco ai loro occhi. e dopo tutto questo. dopo aver preso a man bassa. la faccia tosta. è triste e ridicolo che di questi tempi la gente abbia il coraggio di spogliarti con le proprie dita ma non quello di sollevare la cornetta e telefonare.

chiedere scusa. ed è così che tu perdi lei.

- egoista

agenda (di fine relazione): 1. rifugiarsi nel letto. 2. piangere. finché non cessano le lacrime (ci vorrà qualche giorno). 3. non ascoltare canzoni lente. 4. cancellare il suo numero dal telefono anche se è memorizzato nei polpastrelli. 5. non guardare le vecchie foto. 6. trovare la prima gelateria e concedersi due palline di stracciatella alla menta. la menta per calmare il cuore. il cioccolato perché te lo meriti. 7. comprare lenzuola nuove. 8. radunare i regali, le magliette e qualunque cosa abbia il suo odore e portare tutto a un’opera di beneficenza. 9. organizzare un viaggio. 10. perfezionarsi nell’arte di sorridere e annuire quando in una conversazione qualcuno fa il suo nome. 11. dare inizio a un nuovo progetto. 12. qualunque cosa tu faccia. non telefonare. 13. non implorare ciò che non vuol restare. 14. a un certo punto smettere di piangere. 15. concedersi di sentirsi scema per aver creduto di poter costruire il resto della propria vita nello stomaco di qualcun altro. 16. respirare.

il suo modo di andarsene ti dice tutto

il guarire

forse non merito cose belle perché sto scontando peccati che non ricordo

il problema della scrittura è che non so dire se mi guarisca o mi distrugga

non vale la pena di aggrapparti a quella cosa che non ti vuole

- non puoi trattenerla

devi instaurare una relazione con te stessa prima di chiunque altro

rassegnati a meritare ben altro che un amore doloroso la vita va avanti la cosa più salutare per il tuo cuore è andare avanti con lei

rientra nell’umana esperienza provare dolore non aver paura apriti a esso

- evoluzione

la solitudine è segno di un disperato bisogno di te stessa

hai l’abitudine di codipendere da altri per sopperire a ciò che credi ti manchi chi ti ha indotta a credere che un’altra persona ti servisse da completamento quando al massimo poteva farti da complemento

non cercare aggiustamento ai piedi di chi ti ha spezzata

se sei nata con la debolezza di cadere sei nata anche con la forza di rialzarti

forse i più tristi di tutti sono quelli che vivono in attesa di qualcuno senza sapere per certo se esista

- 7 miliardi di persone

resta forte durante il dolore fanne un’aiuola di fiori tu hai aiutato me a fare un’aiuola del mio perciò sboccia in bellezza pericolosamente ad alta voce sboccia piano o in qualunque altro modo ma sboccia

- a chi legge

ringrazio l’universo che ha preso tutto ciò che ha preso e mi dà tutto ciò che dà

- equilibrio

ci vuol garbo per restar cortesi in situazioni maligne

prenditi una cotta per la tua solitudine

c’è differenza fra quando qualcuno ti dice che ti ama e quando davvero ti ama

a volte le scuse non arrivano quando sono desiderate e quando arrivano non sono desiderate né necessarie

- sei troppo in ritardo

mi dici che non sono come le altre e impari a baciarmi a occhi chiusi c’è qualcosa in quella locuzione – nell’idea che per essere desiderata io debba essere diversa dalle donne che considero sorelle che mi fa venir voglia di sputare fuori la tua lingua come se dovessi esser fiera di essere scelta da te come se dovesse essere un sollievo pensare di essere meglio di loro

la prossima volta che lui ti fa notare la ricrescita dei peli delle tue gambe ricorda al ragazzo che il tuo corpo non è casa sua lui è un ospite avvisalo di non rendersi malaccetto mai più

essere teneri è essere potenti

meriti di trovarti completamente nella tua cerchia non di smarrirtici

so che è difficile credimi so che sembra che non ci sia un domani e che l’oggi sia il giorno più difficile da passare ma ti garantisco che lo passerai passerà il dolore come sempre se gli dai tempo e glielo permetti e allora lascialo andare via piano come una promessa infranta lascia andare

mi piace che le smagliature sulle mie cosce sappiano di umano e che noi siamo tenere eppure rudi e selvagge da giungla quando occorre ecco cosa amo di noi la nostra capacità di emozioni la nostra impavidità verso il crollo il medicarci le ferite con grazia il solo fatto d’esser donna di definirmi donna mi rende integra e completa

quel che mi irrita di ciò che reputano bello è che il loro concetto di bellezza ha per fulcro l’esclusione di persone io trovo belli i capelli quando una donna li porta come un giardino sulla pelle ecco la definizione di bellezza un gran naso adunco puntato verso il cielo come per esserne all’altezza una pelle del colore della terra che i miei antenati coltivavano per nutrire una progenie di donne dalle cosce grosse come tronchi occhi come mandorle socchiusi con sicurezza scorrono i fiumi del punjab nel mio flusso sanguigno e allora non dirmi che le mie donne non sono belle quanto quelle dei paesi tuoi

le nostre schiene raccontano storie che nessun dorso di libro regge

- donne di colore

accettati come sei progettata

il tuo corpo è un museo di catastrofi naturali ti capaciti di quanto sia sensazionale

perderti era il divenire di me stessa

i corpi di altre donne non sono il nostro campo di battaglia

togliere tutti i peli dal tuo corpo va benissimo se è ciò che tu vuoi parimenti tenere tutti i peli sul tuo corpo va benissimo se è ciò che tu vuoi

- appartieni solo a te stessa

a quanto pare è una mancanza di tatto dire pubblicamente che ho il ciclo perché l’effettiva biologia del mio corpo è troppo concreta è accettabile vendere ciò che sta fra due gambe di donna più di quanto non sia accettabile nominarne i meccanismi interni l’uso ricreativo di questo corpo è ritenuto bello mentre la sua natura è ritenuta brutta

eri drago ben prima che arrivasse lui a dire che sapevi volare resterai drago ben dopo che se ne sarà andato

voglio scusarmi con tutte le donne che ho definito belle prima di definirle intelligenti o coraggiose scusate se ho fatto figurare le vostre semplicissime qualità innate come le prime di cui andar fiere quando il vostro spirito ha sbriciolato montagne d’ora in poi dirò cose come siete resilienti o siete straordinarie non perché non vi ritenga belle ma perché siete ben più di questo

ho ciò che ho e son contenta ho perso ciò che ho perso e sono ancora contenta

- atteggiamento

mi guardi e gridi mi fa male tutto ti stringo e bisbiglio ma tutto può guarire

se arriva il dolore arriva anche la felicità

- pazienta

il nome kaur mi rende donna libera toglie i ceppi che cercano di vincolarmi mi eleva per ricordarmi che sono pari a qualunque maschio anche se lo stato di questo mondo mi urla che non lo sono che sono mia e appartengo interamente a me stessa e l’universo mi umilia a gran voce dice che ho il dovere universale di spartirmi con l’umanità per nutrire e servire la sorellanza allevare chi va allevato il nome kaur mi scorre nel sangue era in me prima che esistesse la parola stessa è la mia identità e la mia liberazione

- kaur donna del sikhismo

il mondo ti dà tanto dolore

ed ecco che tu ne fai oro

- non c’è cosa più pura

il modo in cui ti ami è il modo in cui insegni ad altri ad amarti

il mio cuore brama sorelle più che ogni altra cosa brama donne che aiutano donne come i fiori bramano primavera

la dea fra le tue gambe fa venire l’acquolina

tu sei la tua anima gemella

certe persone sono astiosissime è con loro che devi essere gentilissima

progrediamo tutti noi quando riconosciamo quanto siano resilienti e straordinarie le donne intorno a noi

il fatto che tu veda bellezza qui non implica che ci sia bellezza in me implica una bellezza talmente radicata in te che non riesci a non vederla dappertutto

pelo se non ci dovesse essere nemmeno crescerebbe sui nostri corpi

- siamo in guerra con quanto di più naturale ci capita

soprattutto ama come fosse la sola cosa che sai fare alla fine tutto questo non conta nulla questa pagina su cui indugi la tua laurea il tuo lavoro il denaro nulla ha importanza tranne l’amore e il contatto umano chi hai amato e con quanta profondità l’hai amato il modo in cui hai toccato la gente intorno a te e quanto le hai dato

voglio restare tanto radicata al suolo che queste lacrime queste mani questi piedi affondano

- per terra

devi smetterla di cercare i perché a un certo punto devi lasciar perdere

se non basti a te stessa non basterai mai a qualcun altro

devi voler passare il resto della vita con te stessa prima

va da sé che io voglia avere successo ma non è per me che bramo successo il successo mi serve per acquisire latte e miele quanto basta ad aiutare chi ho intorno ad avere successo

il mio battito accelera al pensiero di partorire poesie ecco perché non smetterò mai di aprirmi per concepirle fare l’amore alle parole è eroticissimo per la scrittura provo amore o lussuria o entrambi

ciò che più mi atterrisce è il fatto che ci schiumi la bocca dall’invidia per il successo altrui ma sospiriamo dal sollievo per il loro fallimento il nostro sforzo di festeggiarci a vicenda si è dimostrato la maggiore difficoltà dell’essere umani

la tua arte non sta nella quantità di gente che apprezza la tua opera la tua arte sta nel fatto che il tuo cuore apprezzi la tua opera che la tua anima apprezzi la tua opera sta nella tua onestà verso te stesso e non devi mai barattare l’onestà con l’immedesimazione

- a tutti voi giovani poeti

dona a coloro che non hanno nulla da donare a te - seva (il servire con abnegazione)

mi hai aperta a forza nel modo più onesto possibile di aprire a forza un’anima e mi hai costretta a scrivere in un momento in cui ero convinta di non poter scrivere mai più

- grazie

ce l’hai fatta a raggiungere la fine. con il mio cuore fra le mani. grazie. per averla raggiunta indenne. per aver trattato con tenerezza la parte più delicata di me. siediti. respira. chissà che stanchezza. lascia che ti baci le mani. gli occhi. avranno carenza di dolcezze. ti mando tutto il mio zucchero. non sarei in nessun dove e non esisterei se non fosse per te. tu mi hai aiutata a diventare la donna che volevo essere. ma che avevo troppa paura di essere. hai idea del miracolo che sei. di quanto sia stata una delizia. di quanto lo sarà sempre. mi genufletto a te. dicendo grazie. mando il mio amore ai tuoi occhi. possano sempre vedere il buono nelle persone. e possa tu sempre esercitare la bontà. possiamo noi considerarci una cosa sola. possiamo noi essere null’altro che amanti di tutto ciò che l’universo ha da offrire. e possiamo sempre restare sulla terra. mettere radici. con i piedi saldamente piantati al suolo. - lettera d’amore da me a te

Indice

Presentazione Frontespizio Pagina di copyright il ferire l’amare lo spezzare il guarire Seguici su IlLibraio

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