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Italian Pages 608 Year 1985
HANDBOUND AT THE
UNIVERSITY OF
LEZIONI SULLA ^rin
OlllA
(JEOMETRICA DELLE EQUAZIONI
E DELLE FUNZIONI ALGEBRICHE DI
FEDERIGO ENRIQUES PUBBLICATE PER CURA DEL DOTT.
Volume
OSCAR CHISINI
III
BOLOGNA
NICOLA ZANICHELLI EDITORE
\'
1.'
EDITORE ADEMPIUTI
ESEKCITEBÀ
I
I
DIRITTI SANCITI
e SI
DOVKRI
DAME
LEGGI
LIBRO QUINTO
CURVE E FUNZIONI DI
F.
ENBiqCBS
- III.
ALGEBRICHE
UNA VARIABILE
Capitolo
Le
1.
gere aurva
serie lineari sopra
Introduzione.
—
I
—
Le
una curva.
teorie che ci
spesso comprese sotto
uome
propouiamo
di svol-
una una variabile indipendente, le quali vengono definite come funzioni razionali dei punti di una curva, ovvero come funzioni monodrome sopra una superficie di Eibmann. Sia f{xy) una curva algebrica piana, e si assuma una funzione razionale
—
s:
il
di geometria sopra
riferiscono alle funzioni algebriche di
=
t
'
^li^y)
«he verrà da noi considerata per per valori
di
a;
e
«/
f{xy) la
punti sopra la curva, cioè
i
soddisfacenti alla
= 0:
evidentemente una funzione algebrica della se si vuole a; (o, analogamente suscettibile di essere definita per mezzo dell'equazione
costituirà
t
della
y),
r{xt)
«he
si
—
—
variabile indipendente
= 0,
ottiene eliminando y fra le f{xy)
=
,
-^.{xy)
-
t^.{xy)
=
0.
In luogo di una curva piana si può assumere una curva {xyz) o a uno spazio di maggobba C (appartenente allo S^ gior dimensione), definita da un conveniente sistema di equazioni (cfr. L. 1", § 23, L. 3°, § 18): una funzione razionale t dei punti della curva risulta ugualmente una funzione alge-
=
brica della X, data dalla equazione
r(a;«)
=
che
si
ottiene eli-
LIBRO QUINTO
4
le variabili y, z.... Ciò appare in special modo evidente se la curva C è definita esprimendo le coordinate dei suoi punti come funzioni razionali dei punti di una curva piana, quale è per esempio una sua proiezione. Una funzione algebrica t{x) sì può anche definire qualitativamente come funzione monodroma priva di singolarità essenziali sopra una superficie di Riemann. Ma tale considerazione troverà posto più avanti e potrà anche essere lasciata da parte in una prima lettura di questo libro, per cui si richiede come premessa un minimo numero di cognizioni geometriche, affatto elementari. Ora, nello studio delle funzioni razionali sopra le curve, mireremo particolarmente a quelle proprietà che non mutanoquando la curva data, C, venga sostituita con una sua traSi dice che sformata hirasionale, è una trasformata birazionale di C quando fra G e interceda una corrispondenza biunivoca, in modo che le coordinate dei punti dell' una siano funzioni razionali di quelle dei punti dell'altra: in tal caso è chiaro che ogni funzione razionale su O dà una funzione^ razionale su e viceversa, avendosi un semplice cambiamento di variabili nella funzione algebrica» Come caso particolare, se O è una curva ragionale^ cioè una curva i cui punti corrispondano biunivocamente ai valori di un parametro (o ai punti di una retta), le funzioni razionali sopra G diventano semplicemente funzioni razionali d'una variabile, corrispondenti a involuzioni sopra la retta
minando
—
—
C
C
C
C
(cfr.
L. 2% §
3).
Ripigliando il discorso generale, diremo ora che, nella nostra teoria, è lecito passare indifferentemente da curve piane a curve gobbe e da queste a quelle, per mezzo di una corrispondenza biunivoca che può essere, per es., una proiezione. In conseguenza
curva a cui
ciò
di
ci si riferisce
sia
può anche supporre che la una curva dello spazio ordiovvero una curva piana dotata
si
nario priva di punti singolari, soltanto di punti doppi o multipli a tangenti distinte. Infatti
si
è visto che
:
Una curva
piana dotata di singolarità qualunque si 1) può ridurre, con trasformazioni quadratiche del suo stesso piano, ad una curva dotata soltanto di punti multipli a tangenti distinte, ognuno dei quali corrisponde a un gruppo di punti semplici della primitiva (L. 5", § 15). .
CAPITOLO 2)
luuqne, ^
,
appartiene
=
LMNP
la f^, al
per
rette
e
seganti su f^ le i 9 punti
passando per
loro fascio ; ciò
da
trova poi Tc l tenendo conto della coppia unità. la gì dei gruppi di livello Esempio. Sopra la retta y della funzione razionale e
si
=
appare segata dal fascio
le cui
curve
stessa gì
si
si
spezzano in n rette parallele all'asse le curve del fascio
y.
La
può segare con
Una conseguenza della osservazione precedente è che: aggiungendo ad una g^ un gruppo Gm di m punti fissi, arbitrariamente scelti sopra la curva f, si ottiene sempre una „• Infatti se la gì viene segata su / dalle curve d' un fascio gf],,
si
può sempre
sostituire
a
,
questo fascio secante un altro punti del i suoi punti base
fascio di curve contenente fra
i
una curva G^'. basta a tal uopo aggiungere alle 9^ e che contenga G^^ ,6 se si vuole un fascio di curve irreducibili prendere
gruppo
cp^
fissa 6
—
ì^ota.
—
In ciò che precede appare esteso alle curve
il
con-
cetto della funzione razionale, e della relativa gl^ sopra una retta. Ma alcune delle proprietà elementari delle gì non si
estendono ugualmente passando dalle rette
alle curve.
CAPITOLO Sopra 1)
cioè
i
la retta
15
I
abbiamo che:
Due gruppi
determiiiauo sempre una gj^, una funzione razionale possono essere
di n punti
poli e gli zeri di
assunti ad arbitrio. 2)
Una
gì
possiede 2n
—2
punti doppi.
teorema di Lììkoth, cioè: la serie o^^ dei gruppi di livello di una funzione razionale è caratterizzata dalla proprietà invohiioria, per cui ogni punto della retta appartiene ad un gruppo. E queste tre proprietà non valgono in generale per le curve 1) Consideriamo una cubica priva di punto doppio, e sopra di essa due terne di punti G.^ e G^' appartenenti ad una gì: si dimostra che se la terna G^ è costituita di punti in linea retta, altrettanto avviene per la G^', e quindi una terna di punti non allineati presa insieme alla G^ non può appartenere ad una medesima g\. Se G^ e G^' appartengono ad un^ gfj, questa verrà segata da un fascio di curve ^n i gruppi di y^, assumendo, per es. come coordinate di un gruppo le funzioni simmetriche elementari delle coordinate dei suoi
è evidente a priori per chi
punti.
E
si
ottiene, nel
modo
più semplice, l'equazione di
y, rappresentante la yj, prendendo sopra / le funzioni razionali simmetriche dei punti {Xiyi) dei suoi gruppi
una curva piana
= Xg n = y,y2-"ySj
,
si
-^h-^h
fa passare l^ alla destra di l^, la sostitenuto conto del verso in cui si percortrasformerà mediante '
:
..'•'
•...
Queste osservazioni permettono di assegnare in senso funzionale la riduzione delle riemanniane ad un tipo canonico, cui già accennammo da un punto di vista puramente topologico, dimostrando così, nel suo significato proprio,
Teorema
di
il
Lììkoth-Olbbsoh.
La
superficie
di
Biemann
una funzione algebrica ad n diramazione semplici A^A^ .... Ay^ 2w -f- 2^ — 2), si può sempre costruire scegliendo un conve()» niente sistema di tagli susseguentisi OA^, OA^ .... OA^, rispetto a cui i rami (opportunamente numerati) subiscono le trasposizioni ad n rami
fogli,
rappresentativa di
y{x),
=
coi
punti
di
(12)(12)....(12)(12) (23)(23) (34)(34)
.... (ji
1, n){ìi
—
1, n).
{2p -h 2 volte)
In vista
delle applicazioni
che questo teorema riceverà
nel seguito, vogliamo svilupparne qui la dimostrazione, stabi-
lendo successivamente i seguenti punti. 1) Si può ottenere che siano consecutivi
tutti
i
cappi
CAPITOLO
27
I
corrispondono sostituzioni) operanti sopra un medesimo
(cui
ramo
1.
l^ un cappio operante sul ramo 1, e indichiamo insieme dei cappi ad esso consecutivi (a destra e a sinistra) che operano ancora su 1 se tutti gli altri cappi non
Sia infatti
con
(tj
l'
;
operano su 1 (che allora la nostra proposizione sarebbe dimostrata), il primo cappio alla sinistra di 6?^, trasportato alla destra di G^j verrà trasformato mediante le inverse delle sostituzioni di G^ e potrà operare o meno sopra 1 nel primo caso esso verrà aggregato all'insieme G^y nel secondo a un insieme complementare G^, costituito dai cappi consecutivi posti alla destra di G^ i quali non operano su 1. Al gruppo G^ andranno anche aggiunti gli altri cappi operanti su 1 che vengano a troper lo spostamento del cappio indicato varsi ad esso consecutivi. Eseguendo lo stesso trasporto successivamente sui singoli cappi posti alla sinistra di Gì (che non appartengono a (r/), si ottiene in definitiva che tutti i cappi appartengano sl G^ o a G/, sicché quelli operanti sul ramo 1 sono tutti consecutivi. ;
—
—
2) L'insieme, G^J dei cappi operanti sopra il ramo 1 può essere supposto contenere successivamente due cappi (la), due cappi (16), due cappi (lo)...., i rami a, h, e, essendo uguali
o diversi fra loro. Sia infatti (la) la sostituzione relativa al primo cappio ?« da (la) ; se il cappio posto alla sinistra di questo è diverso
di G^
portato alla destra non opera più su dal G^ e aggregato al
G^'.
1,
Così facendo
e viene quindi tolto si
viene a rendere
consecutivo al detto cappio (la) un secondo cappio (la) ; invero non può accadere che il gruppo Gì si riduca al solo cappio (la) poiché il prodotto di tutte le nostre m sostituzioni deve dare l' identità e quelle di G^ non operano sul ramo 1. Ottenuta così una coppia di scambi (la) relativi a due cappi consecutivi, sia (1&), con b diverso od uguale ad a, la scambio relativo al primo cappio h (di G^J alla sinistra di questi. Se il cappio posto alla sinistra di li, dà uno scambio diverso da (16) trasportato alla destra di la viene trasformato mediante il prodotto (]a)(la)(16) e quindi, non operando più viene aggregato al G^'. Si troverà così un secondo (16) consecutivo ad Z^, la cui esistenza effettiva si riconosce come precedentemente. Similmente dopo i due
su
1,
cappio
scambi
(16) si
avranno due scambi
(le) e così via.
LIBRO QUINTO
28 3)
L'insieme G^
può supporre composto
si
di
uu nu-
mero
pari di cappi (12). Infatti anzitutto possiamo iijdicare con 2
ramo
il
a,
sicché
due cappi consecutivi {la) danno due cappi (12). Se &=[=«, si possono portare i due cappi (16) alla destra dei due cappi (la), lasciando invariati questi e trasformando quelli in due cappi {ab) i
-che così cessano di far parte di G^
:
infatti dai quattro cappi
consecutivi (1&)
{Ib)
(la)
(la)
IV
III
II
I
IV
facendo passare III e
•e
'
ha
alla destra di II si
(la)
{ah)
{ab)
(la)
IV
III
II
I
'
facendo ora passare I alla sinistra di II e III (la)
Similmente in G^
si
(la)
opera se
{ab)
c=|=a,....
numero
sicché in definitiva resta
di cappi
(23), il
Infatti poiché
il
cioè di scambi (12).
m cappi possono essere gruppi consecutivi il gruppo G^ di un cappi (12), il gruppo G^ di un numero pari gruppo G^ di un numero pari di cappi (34)....
—1
pari di
ha
(ab).
un numero pari di scambi (la), 4) Teorema di Lììroth. Tutti gli
distribuiti in n
si
:
gruppo
monodromia
di
è transitivo, fuori
del G^ esisteranno dei cappi che operano su 2
facendo astrazione dai cappi del gruppo G^, possiamo operare sui restanti in modo analogo a quello seguito nei numeri 1), 2), 3) sicché tutti i cappi contenenti la determinazione 2 possono essere supposti costituire il gruppo G^ di un numero pari di cappi (23). Si
può anche supporre che G^
di
(t^,
medi.
portando per
E
nello stesso
es. alla
modo
sia
;
immediatamente
destra di questo tutti
si
i
alla sinistra
cappi inter-
costruiscono gli altri gruppi
G._^....
gruppo Gì possiede quattro cappi (i, i -+
ai
4.
come
Serie lineari
sezione di
fl*". •711
—
concetto della
Il
una curva fondamentale
fascio di curve ^oTo(«2/)-t-AiTi(a;y) si
considerata
f{xy) =
con un
0,
lascia generalizzare, definendo cosi le serie lineari
gate su il
=
q^,
*'1l'
/
numero
da un sistema
lineare.
sistema, ovvero questo
dei
punti
fissi
(apparenti
La dimensione
fra
con
i
essenziali
curve 9
numera
punti base delle 9) che
si
il
numero
dei parametri
suoi gruppi, e perciò equivale
i
|
le
del
agli anzidetti gruppi variabili.
r della serie designa
da cui dipendono dimensione del sistema
/
numero aumentato
aggiungano convenzionalmente
se-
n della serie sarà
dei punti intersezioni variabili di
del
alla
U ordine
gfj^,
9
LIBRO QUINTO
30 purché
quando
appartenga ad una sola (^, cioè un Gn della non sia contenuta (totalmente o parzialmente) nel / gij^
detto sistema.
Nel caso che
si
abbia un sistema di curve di dimen-
sione r-{-s
che seghi sopra / una gfj^, accade che ogni gruppo G^ dì questa appartiene ad oo* curve '^, formanti un sistema lineare, tra le quali ve ne sono oo*— * spezzate, che si ottengono imponendo alle nominate di contenere un altro punto di /. Oosì il nostro sistema 9 contiene, entro di sé, un sistema lineare oo*-* di curve, riducibili nella / e in una parte resìdua, il quale può supporsì rappresentato da |
|
é chiaro che la data
g^^
ahe non contiene più
si
annulla per tutti
i
La precedente sostituendo
al
lineare
di
i
(p
|
è segata su
/,
/
dal sistema lineare 0^^
poiché
punti di /.
definizione
sistema
sì
lineare
superficie
estende alle curve gobbe
delle
curve
o di ipersuperficie
scrivendo:
_^l
f '
allora delle
gruppo
il
t,
mente
ed
,
_^2
To
delle
t
—
To
'^»-.
To
intersezioni di
/
e ^^ conterrà
i
poli
punti in cui si annullano contemporaneanumeratori ipj, ^j, .... cp^ di queste funzioni: serie dei gruppi di livello del sistema delle fun-
altri
tutti
i
pertanto la t verrà segata su
zioni
/
dal sistema di curve, superficie o
ipersuperfìcie, ^'oTo -»- '^\^i -1-
••••
-+-
\-^r
— 0.
Dal confronto delle due definizioni della gj^ appare che gruppo dei poli del sistema ^\tt figura entro la serie dei gruppi di livello come un altro gruppo qualsiasi. Il cambiamento di esso corrisponde ad eseguire sopra f^ ig •••• ^- "^^ il
,
»
sostituzione lineare.
Eileviamo in definizioni della
modo
gf^ si
esplicito che ugualmente dalle due deduce quel complesso di proprietà per
considerata come un sistema lineare di come uno spazio lineare di astrattamente punti ad r dimensioni, Sy (dove la gf» figura come retta) due gruppi qualsiansi di una g^ appartengono ad una g\ contenuta in essa (proprietà rispondente a quella che due curve di un sistema lineare determinano un fascio appartenente al sistema) tre gruppi della ^,^ non appartenenti a una g^ determinano una g'I contenuta in essa ; e in generale ft -t- 1 gruppi della gf^ non contenuti in una gf^"', cioè indipendenti, appartengono ad una gfj entro la g^, ciò che porta: « una g^-^ ed un Gn fuori di essa, entro la gi^, appartengono ad una gfj »
può
cui essa enti,
cioè
—
essere
—
:
;
(proiezione della g^-^ dal nominato
G^„).
D' altra parte si hanno le proprietà serie lineari contenute in una gf,^, che
di intersezione delle
riassumono nella seguente: una g\ e una gfj", appartenenti a una g"^^, e non a «na serie lineare di dimensione minore, hanno a comune si
32
LIBRO QUINTO
ima r
con
gf*
= Tu-
s
= li-\-h — r,
e quindi
>
un gruppo Gn=^gl per Tu- k.
e nessun gruppo se r Aggiungasi che la prima delle proprietà sopra accenfc
,
nate vale già a caratterizzare la serie lineare curva, cioè
gi^
sopra
una
:
una
gruppi di n punti è tale che due gruppi qualsiansi appartengano ad una gf^ contenuta nella serie, questa se
è
una
serie oo*'
eli
q^.
due G^ della nostra serie, S, determinano una g^ entro S. Se non vi sono Gn fuori di questa g^^ il teorema è dimostrato; se vi è un Gn fuori della g^, proiettando la g^^ dal Gn si ottiene una gf^ contenuta in S, e così via fino a esauInfatti
rimento della serie 2. (Il teorema qui stabilito si riduce sostanzialmente a quello che porge la proprietà caratteristica dei sistemi lineari di curve piane, incontrato nel L.
1°,
^ 14).
Ora osserviamo che: data sopra una curva / una g^, gruppi di questa che contengono un punto generico (che non figuri già fra i punti fissi) formano una g^^-^ che ha quel punto come fisso. Infatti il punto dato impone una condizione lineare ì
alle
cp
del sistema secante.
Dall' osservazione precedente segue
impone
gruppi di una
il
teorema più gene-
contenere s{l, conduce a caratterizzare le gf^, quando si escludano le serie formate da tutti i gruppi di r punti della curva (n r) o, più generalmente, quelle che si ottengano prendendo ad r ad r gruppi di una involuzione irrazionale y^ ('* gf) questo teorema dovuto a Gastblnuovo-Humbert si trovjerà
=
=
i
:
dimostrato nel § 41.
Se una curva / viene trasformata bi razionalmente in una/', ogni g^ data su / si trasforma in una g^ sopra/'. Ciò si rende manifesto sia sostituendo razionalmente le coordinate X y... nell' equazione del sistema delle (curve etc.) ^ secanti la gf^, sia facendo appello alla definizione intrinseca della
flf'"
Ora,
stessa. all'
definita a
una g^^ sopra una curva / (comunque una trasformazione birazionale) si lega
esistenza di
meno
di
CAPITOLO lUìii
particolare trasformazione di
33
1
che dà origiue ad una
/
meno di una trasforcurva On*" di uno mazione proiettiva,- sulla quale curva la nostra g"^ viene segata dal sistema degli iperpiani. Quindi in questo ordine di considerazioni, il problema di riconoscere se una curva (piana o gobba) sia proiezione di un' altra, ovvero se due curve siano proiezioni di una medesima, si ricondurrà a vedere se una serie lineare sia contenuta in un' altra. Si consideri, sopra una curva rappresentata in coordinate spazio Sr, definita a
omogenee di
punti
dsi f{xQX^x.2)
la
fissi,
=
0,
una
serie lineare
gf^
(r>2) priva
quale venga segata dal sistema lineare di curve ^o-Po -t- ^i?i -t-
••••
+ K^r = 0;
al caso generale di una g"^ semplice, cioè tale gruppi di essa contenenti un punto generico non contengano di conseguenza altri punti variabili col primo. Ponendo
e riferiamoci
che
i
Vo
=
^oi^O^i^^o)
1
Vi
=
"Pii^o^i^^)
f{x,x,x,)
,
••••
Vr
=
%-{os,x^x^)
,
=
=
definisce nello Sr iVoVi ..•• Vr) "ua curva Cn che riesce d'ordine n e in corrispondenza biunivoca con /; sopra la quale la gfj^ (trasformata della data) viene segata dagli ipersi
piani
KVo +-
^i2/i
+ -. H- KVr =
0.
vede che una qualsiasi curva Kn di ordine n appartenente ad Sr (e non ad un Sr—J, che. sia in corrispondenza biunivoca con /, e di cui le sezioni iperpiane siano gruppi della gfj^, coincide con la C„ o con una sua trasformata proiettiva. Giacché si passa dall' una all' altra curva mediante in cui si corrispondono gli iperpiani seganti l' omografia gruppi omologhi della g"^. Si
Infatti
:
corrispondenza posta in tal guisa fra gli iperpiani così come di Sr è biunivoca, perchè ogni gruppo della un gruppo della (7„, appartiene ad un solo iperpiano; altrir menti apparterrebbe ad un fascio e la curva starebbe neldi questo che ne contenga un punto ulteriore; l' iperpiano corrispondenza fra gli iperpiani di Sr l' anzidetta 2) è un'omografia, poiché agli iperpiani di un fascio, seganti 1) la
K^
»,
ENRIQUES
-
111.
3
LIBRO QUTNTO
34
una
gf^
su Cni corrispondono gli
ganti su
Kn
la g\
un
iperpiani di
fascio se-
omologa;
P
di O^, nell'omografia così ottenuta, ad un punto considerato come centro di una stella di iperpiani che sega 3)
la gf^-i dei
gruppi di
gf^
contenenti
F
come punto
fisso,
cor-
risponde un punto, definito ugualmente dalla g^-^ con punto fisso, omologa della precedente, e quindi un punto appar-
tenente alla Kn La trasformazione definita innanzi analiticamente, che fa passare da una curva f contenente una g^ ad una Cn di S^ •
su cui la serie viene segata dagli iperpiani, si può comprendere in modo sintetico come un'applicazione della geometria astratta; (si confronti ciò che è detto per le serie lineari
sopra
la retta nel L. 2°, § 6, Voi. I,
Infatti
riguardare
come
i
punti
—
pag. 189 e
seg.).
gruppi di una g"^ si possono ovvero come gli iperpiani di
abbiam visto che
i
—
—
o riuno spazio lineare ad r dimensioni, in cui la retta corrisponda ad una gj^ spettivamente il fascio di iperpiani contenuta nella gf^. Adottando la seconda interpretazione si viene a porre una omografia fra la g"^ e lo S^ concepito come spazio di iperpiani, e si riesce in tal guisa a definire, a meno di una trasformazione proiettiva, la curva C„. Effettivamente un punto generico, P, della /determina una g^-^ entro gf^^ che lo contiene come punto fisso, e a questa g^-^ corrisponde una stella di iperpiani dello S^., avente un certo centro P': al variare di P, il punto P' descrive la curva C„ Abbiamo detto che la C'„ è in generale in corrispondenza biunivoca con /, e a questo caso ci siamo riferiti nelle considerazioni precedenti. Consideriamo ora il caso di eccezione alla invertibilità della corrispondenza, in cui « gruppi di g^^ contenenti un punto fisso generico P P^, contengono di conseguenza altri q 1 punti fissi Pg.... P^, suscettibili di variare con P ». Al variare di P su /, i gruppi analoghi a PiP2 .... Pr descrivono una involuzione y^ (lineare o no), e tutti i gruppi della gi^ sono composti con gruppi di questa. In tal caso il punto P', costruito nello Sr, risponde non solo al punto P, ma a tutto il gruppo della y^ da esso definito, sicché la corrispondenza fra / e la curva C, descritta da P', è una corrispondenza [q, 1]. E la curva C, che rappresenta
—
i
=
—
l'involuzione y^, riesce d'ordine n'
=-
:
ma
—
in virtù della
CAPITOLO
35
T
—
corrispondenza che la leira ad / si può ritenere come una Cn ridotta a una (7„/ multipla .secondo il numero q: su questa si può dire ancora che gli iperpiani seghino la o^, e quindi altrettante sono le gf^ proiettive
ad una data, mentre tutte
le g\
sono
=*
(come
i
punti o gli
iperpiani di S^. Inoltre le due g\ (essendo contenute nella
gf*),
avranno a comune una g\. Le serie date corrisponderanno a due quartiche gobbe razionali G^ i
come sezioni piane deduce come proiezione
e C^' (aventi rispettivamente
gruppi delle due
gfj),
dalle quali
si
una medesima quartica piana O^, corrispondente alla g\ comune alle due g\. È chiaro che fra G^ e C^' si ha una corrispondenza biunivoca Q, dove
si
corrispondono
i
punti che
danno origine ad un
medesimo punto di C^; dimostriamo che questa corrispondenza non è proiettiva. Infatti si consideri un gruppo G^ segato su G^ da un piano generico, e la sua immagine su G^ sì ha così una quaterna che non appartiene alla gì corrispondente alla G^\ altrimenti le due g\ da -.
cui siamo partiti coinciderebbero; pertanto alla quaterna G^ non può corrispondere su G^ una quaterna di punti appartenenti ad un piano. Ora si può dubitare che fra (7/ e C/' interceda una proìettività n,
diversa
dalla
corrispondenza Q.
Ma
m
tal
caso
CAPI
l'Oli»)
41
I
a una corrispondenza biunivoca, cioè trasformante 1' una nell' altra le due g\ da
n, indurrebbe su
la
una
proiettività,
cui siamo partiti. storica. La considerazione fondamentale della completa determinata da uno dei suoi gruppi, compare in Brill e Nobthbr (1873) attraverso il così detto Teorema del resto (Restsatz) che porge la costruzione di codeste serie sopra una curva piana, mediante curve aggiunte
Notizia
serie
0, 1. (La Nota relativa ai casi 2> 2, .... costituirà soltanto 7.
teoria generale delle serie lineari sopra
=
di
una curva
=
una esercitazione per lo studioso). Giova premettere una disuguaglianza, cui soddisfa la dimensione di una g"^ sopra una curva di genere p qualsiasi : dimostriamo infatti che si ha
r>n — p, mentre ricordiamo che
si
ha
d' altra
parte
(^ 4)
r n — p.
Giova rilevare che per
^^^
dalle aggiunte ^rn—ì+hì
r^=n^p, la
p
quando
sia
7i
dimensione della serie
=
la serie g^ segata sussiste certo l'uguaglianza
o a fortiori per h 0) di cui si fissino n nere una residua g], la quale permette di far corrispondere la curva data, punto per punto, ad una retta (cfr. il § 2). Così
—
viene dimostrato
Teorema
il
Olebsch
di
p=:0
Le curve di genere
:
sona
razionali.
Osservazione.
La dimostrazione
originale del teorema
si
riduce alla precedente, ove si ricordi come è stata ottenuta la diseguaglianza jp. Presa una curva piana / d'ordine n
r>n —
punti doppi,
^
con
giunte cp„_2 d'ordine n di /; si
ha
cosi
un
—2
si
considerino
passanti
per n
le
—3
fascio di curve secanti la
/
in
curve agpunti
fissi
un punta
variabile che viene a corrispondere biunivocamente al para-
metro del fascio. Ora vale la pena di rilevare che il teorema di Olebsch conduce subito al Teorema di Lùroth. Se le coordinate dei punti d' una
=
si lasciano esprimere razionalmente curva algebrica, f{xy) per un parametro t, mediante formule ,
che non sieno univocamente invertibili, la f è razionale cioè coordinate dei suoi punti si possono esprimere mediante funzioni razionali invertibili di un altro parametro x, che a sua volta funzione razionale di t. è le
—
—
'NeW ipotesi dell' enunciato, fra la retta su cui è disteso il parametro t e la curva / intercede una corrispondenza [n, 1], con n 1, e i gruppi di punti della retta che corrispondono ai punti di /, formano una involuzione y^: si tratta di provare che la Y^ è una serie lineare q^. La dimostrazione di ciò è stata fornita nel L. 2% § 3, dove appunto il teorema
>
di
LÙROTH
la retta.
fu dato
Ma
come proprietà caratteristica delle g^ sopra una nuova dimostrazione del resul-
qui otteniamo
genere p di /, sulla base della conoscenza del numero dei punti doppi della Y^, che è dato dalle coincidenze di una corrispondenza [n 1, n 1], e
tato in parola, calcolando
il
—
—
CAPITOLO
49
J
—
però vale certo 2n 2. Infatti se la / è d' ordine in (con punti multipli a rami lineari) il numero delle tangenti ad esse per un punto generico del piano vale 2m -f- 22> 2, e ciascuna tangente porge un punto doppio della g]^ segata su / dalle rette per 0, cui risponde sulla retta (della t) un gruppo Gn di n punti doppi. D' altronde alla gl^ segata su / corrisponderà sulla retta nominata una g^ dalle rette per composta colla y}^, la quale possiederò 2>hw 2 punti doppi, 2 punti doppi per la y^ e 2i«-f-2j> e precisamente 2n 2 gruppi Gn. Si deduce
—
—
—
(2m -{-2p ossia
—
— 2)u H- 2» — 2 == 2mn — 2 2>
=
0.
Nota. Tra le curve razionali le
,
.
f{xy)
=
che ammettono
mediante polinomi
e.
si
trovano
in
d. d.
particolare
una rappresentazione parametrica
:
6)
a;
=
cpi(' assorbenti un certo numero ^) 0) di punti doppi; la
curve
l'
/(a;^/)
awa/m
0,
delle singolarità dei
:
(semplici).
Risulta auclie di qui
una curva contenente una Infatti codesta curva
l'
inversione del teorema precedente:
g^-'^ coìnjìleta lìer
n
>3
è
di genere
1.
una cubica piana La proprietà precedente non si estende ad «='2, come appare già dall' esempio di una quartica con un punto
=
,
=
=
jjossiede 2 -1-2^
=8
punti doppi, onde,
p=S.
In ogni caso le considerazioni che abbiamo sviluppata innanzi persuadono facilmente che la trattazione diretta del problema delia dimensione di una serie completa sopra una
diventa rapidamente complicata col crescere dei valori Ma a tale problema forniranno una risposta generale gli sviluppi dei seguenti paragrafi. ciirra,
del genere p.
—
Le serie jaeohiane e la serie canonica. Dopo la relativa alle curve di genero 0, l,.-.j riprendiamo la teoria generale delle serie lineari appartenenti ad una curva di genere 2> (lualsìasi. Qui vogliamo indicare un'ope8.
digressione
razione elle
~
al pari della
somma
o della sottrazione
per-
-
mette di costruire nuove serie lineari a partire da serie date. Otterremo così (per 2> 1) una successione di serie covarianti di una Qn data, e riusciremo per sottrazione a definire una serie g2p—2 ^^^ì riuscendo indipendente dalla scelta della nominata gn, ci forniiti un invariante caratteristico della curva,
>
considerata di fronte alle trasformazioni birazionali.
Data nna gj^ sopra /, esistono, in generale, gruppi di questa per cui due (o più) punti vengono a coincidere in un punto (loppio V ìusieuie dei punti doppi della g^ costituisce il suo gruppo jacohiauo. Se la / è piana, e la gj^ è segata su :
da un
di essa
'fascio di curve,
il
gruppo jacobiano è formato
dai punti di contatto delle curve del fascio tangenti ad/. Così, 1^A, sopra una / d'ordine n con
la al
(n — l)(u— 2) .1— nodi, per Gmp=z^ •
5
~
^ o,
segata dal fascio delle rette passanti per un punto gene-
rico, 0,
manti
possiede 2n
il
-]-
2p
— 2== ——^r—- — 25 punti doppi, for-
suo gruppo jacobiano; un nodo, P, di
PO
/ non
ne fa
due punti
gruppo sovrappongono in P appartengono a rami diversi della curva, onde si ha soltanto una coincidenza a^iparente di essi, relativa alla geometria del piano e non alla geometria sopra parte, poiché per
che
la
il
segato dalla retta
i
si
curva.
data sn/ possiede un punto fisso 0, questo appargruppo jacobiano, poiché si può imporre a un gr«ippo della serie di contenere una seconda volta. Ma, quando si consideri una g^ con punti fìssi come limite di nna serie senza punti fissi, giova determinare quante volte un punto fìsso, 0. debbasi contare entro il gruppo jacobiano. Questo computo è dato dall'equazione stessa che determina su / il gruppo jacobiano, e che scriveremo fra poco. Senza fare uso dì tale equazione, si può arrivare al resultato riconducendoci
Se
tiene al
la gì
LIBUO QUINTO
56
sopra la retta, trattato nel L. 2% § 5 (Voi. 1°) pag. 178), e ciò in base all'osservazione seguente: Le propì'ietà della geometria sopra la curva (relative a al caso delle gì
molteplicità di intersezione ecc.) aventi carattere differenziale,
ad analoghe proprietà
j)nnto, si riducono
nell'intorno di un
della geometria sopra una retta, potendosi ottenere come se la curva proposta sia razionale. Infatti basta sostituire alla curva data una parabola oscula-trice al
ramo che passa per
il
punto, di un ordine abbastanza
non lineari si sostituirà razionale). ugualmente una In virtù dell'osservazione precedente, possiamo affermare che: un punto fisso per una gj^ assorbe due punti del gruppo jacohiano, e così conta in generale per due punti di esso. In modo analogo si riconosce che un punto i-plo per un elevato. (Nel caso di curve con rami
iperparabola osculatrice, che è
:
—1
punti del gruppo jacohiano. gruppo della g^ conta per i Ora dimostriamo che J gruppi jacoMani delle g^ appartenenti a una medesima (r 1) sono equivalenti. Basta dimostrare il teorema j)er due g^ aventi un gruppo a comune e perciò appartenenti a una medesima g^, giacche, per la proprietà transitiv^a dell' equivalenza, date nella g^ due gì qualsiansi, ci si riduce al caso precedente, costruendo la gl^ determinata da un gruppo della prima e da un gruppo :
gf^''
>
della seconda.
Ora,
si
una
consideri entro
comune uno
stesso (?„:
nenti un certo
i
g^
il
fascio delle g^ aventi a
gruppi Jacobiani di queste, contedi punti, formeranno una involu-
numero m una serie
zione razionale, cioè
lineare
gK Ohe
la serie dei
G^
che codesti Gm corrispondono biunivocamente alle g^ del nostro fascio, pertanto (§ 2) basta provare che alla serie di essi compete il carattere involutorio, cioè che un punto generico, P, di / determina un Gm- Ma- ciò risulta evidente per il fatto che P, contato due volte, determina un gruppo della g'^ il quale appartiene ad una q^ del nostro fascio. In base al teorema precedente gruppi jacohiani delle gì anzidetti sia razionale, risulta da ciò
i
contenute in una
g^^
lineare completa, che
una
appartengono ad una medesiina
dirà la serie jacobiana della data: se
si
serie lineare (completa) è designata
biana
si
designerà con
serie
|
a^
|.
con
j
«!, la sua jaco-
CAPITOLO
57
I
Sussiste la seguente
Proprietà fondamentale delle serie jacohiane: la jacoòiana somma di due serie, si ottiene sommando la jacohiana deir una al doppio delV altra. lu simboli
della
:
(a
I
-\- 1>)j
\
= \aj-h21}\,
si suppone che la dimensione della serie \a\ sia r > 1. Siano n, m, gii ordini di |«| e |6| rispettivamente: sommando ad una gj contenuta in a un gruppo G^ della 6 |, si ottiene una g\^^^^ con m punti fissi contenuta nella \a-hb\, e il gruppo jacobiano della gl^^ consta del gruppo jacobiano
(love
|
aumentato
della gì
Neil' ipotesi di
di 2(t^;
che
da ciò
due
le
dimensione non nulla,
|
|
risulta
serie \a\ e
;
il
&
|
teorema. siano
ambedue
proprietà precedente dà luogo
la
alla relazione espressiva
\aj-{-2b\ dalla quale
si
=
\
hj -+-
2a \
deduce formalmente \aj
— 2a\-.\hj — 2h\.
Questa uguaglianza assume significato quando contenga \2a\, nel qual caso avremo dunque
la serie
|
aj \
:
jacobiana aj di una serie a contiene il doppio 2« altrettanto accade per la jacobiana di una qualunque altra serie hj rispetto a 26, e la serie differenza rt; 2a\ riesce definita dalla curva / che la contiene, dipendendo solo da questa curva e non dalla scelta della serie a\ che serve a costruirla: questa serie
Se
di
la
\
!
questa,
1
\
,
|
|
—
'
e
riceve
il
nome
=
1
aj
di serie
— 2a
1
== I
bj
— 26
1
....
canonica della curva
f.
In ordine all' esistenza della serie canonica sopra una curva di genere p, è facile vedere che « la serie jaco». A tal uopo è biana \aj\ contiene sempre '2a\ per lecito riferirci alla jacobiana della serie gf„ determinata sulla / dalle rette del piano. Allora il gruppo jacebiano della grj segata da un fascio di rette di centro 0, non è altro che l'interse-»^
y>0
LIBRO QUINTO
58
=
nodi) delia polare di zione (fuori dei punti doppi C); per conseguenza alla serie jacobiana completa della nostra gf„ apparterranno i gruppi sezioni delle curve ^n— u d'ordine n 1^
—
punti doppi di/, cioè aggiunte ad/. Pertanto passanti per se riesce chiaro che questa serie jacobiana contiene 2^„ esistono curve 9„_3, d'ordine ii 3, aggiunte ad/, le quali i
|
1
—
rette formano appunto delle ^n— 1« Ora, per oo^~^ aggiunte (p,,_3 e quindi si conalmeno j>>0, possiede una serie canoclude che una curva di genere ^^ >' l. Più tardi dimostreremo che la nica di dimensione r>p
sommate a due esistono
,
—
—
la dimensione della serie canonica vale precisamente p 1 serie completa venendo segata dal sistema delle cp„_3, e questo sistema non essendo mai sovrabbondante (per una curva irriducibile). l, riferendosi alla cubica e alla serie a segata Per p 2^ e quindi la su questa dalle rette, si vede che aj serie canonica si riduce ad una ^^; se si prende come modello una curva di genere 1 d' ordine jì 3 si ha una cp»-» aggiunta che non sega la curva fuori dei punti doppi: si veda per es. la quartica piana con due punti doppi A e B dove si ha come retta aggiunta la AB. La serie canonica manca in senso assoluto per p 0, nel quale caso si potrebbe dire che diventa negativa, venenda sostituita dalla «er/e anticanonica 2a aj g'^.
=
j
j
=
,
,
j
|
>
,
=
— =
^
La
abbiamo pòrta
canonica racchiude un teorema d' invarianza per trasformazioni hirazionali della curva /, di cui vogliamo mettere in luce il contenuto. A tal uopo si osservi che: assumendo come serie a quella determinata sopra / dalle rette del suo piano (ovvero dai piani o dagli iperpiani dello* -S,., se si tratta di una curva definizione che
della
serie
può ritenere come covariante di /, la Ora la serie a^ riuscendo indipendente da a, sarà invariante per trasformazioni birazionali di /, mutandosi nella serie analoga (bj 26) gobba), la serie
[
«j
si
|
rispetto alle trasformazioni proiettive.
|
—
|,
—
(^)
Di qui
stabilito
una
g^^
si
innanzi
può ricavare una dimostrazione proiettiva del teorema che
«
sono equivalenti
i
»
;
grappi basta
jacobiani riferirsi
delle
alla
g^
appartenenti
ad
curva piana trasformata,,
su cui la g:^ (supposta semplice) viene segata dalle rette del notare che le polari di questa curva formano una rete.
piano,
e^
CAI'l i'OLO
5'J
I
per quella trasformazione di/ in/' che sostituisce alla serie « segata dalle rette su /, la serie b segata dalle rette su /'.
Ma
poiché si è visto sopra che la serie caiiouica di una piana curva /, d' ordine n (dotata soltanto di punti doppi) viene determinata dalle curve aggiunte rpn—3 d'ordine n .3, così otteniamo il Teorema. Se una curva piana f (Verdine n viene tran formata hirasionalmente in un'' altra curva /' iV ordine m, la serie determinata sulla prima dalle curve aggiunte d* ordine )i analoga serie determinata sulla 3, si trasforma nella
—
—
seconda dalle curve aggiunte d* ordine
m — 3.
A
questo punto non siamo ancora autorizzati ad affermare che un gruppo di punti comune ad/ e ad una 2, una qualsiasi g^^, e si cerchino punti di questa che posseggono P insieme dei punti tripli costituirà un un punto triplo gruppo G, covariante della gf^. Si può provare che, al variare della ^2 entro la a (per r 2), si ottengono sempre G equivalenti fra loro. Basta fornire la prova per due gf^ aventi a comune una g^^ e quindi contenute in una g^. (Sì pensi che dati due piani a e p di un S,. si possono sempre costruire due. piani ausiliari y e 5 in guisa che le coppie a;, yo e 5^ si
lascia generalizzare nel
Si consideri entro la serie a, i
:
>
siano costituite
come per
il
1) le
sima
gì
incidenti
piani
di
secondo una
retta). Ora,
caso del gruppo -jacobiano, si vede che: contenute in una g^ e contenenti una medeg'I
formano un
fascio, sicché
la
serie
dei
relativi
G
è
razionale; 2) la serie dei
determina una un unico G. Avremo dunque che
della
G
detti
come
della curva preso grfj,
un punto appartenendo ad un gruppo
è involutoria, perchè
triplo,
sola
gf^
del nostro fascio, e quindi
definisce
i
gruppi di punti
tripli
G, appar-
una
serie cova-
tenenti alle gì contenute in a, determineranno
designeremo con «3 La designazione analoga per serie jacobiana che conviene adottare in quest'ordine di
riante, che la
1.
|
—
idee più generale
—
porta aj
= a^.
Alle nuove serie covarianti
che
ci
hanno condotto
jacobiana.
A
tale
estendono le considerazioni fondamentali della serie aggiunga ad una g^, contenuta "Si
alle relazioni
scopo
si
CAPITOLO
T
(»7
un punto P; e sì ricerchino punti tripli (ìclUr (/^ col punto fìsso Z*: si vede che occorre aggiungere ai punti ìli
a
i
,
punto F, il (juale figura efiettivaniente come gruppo della gf^^j corrispondente al gruppo (iella che ha in P un punto doppio. Occorre valutare quante volte P figuri nel gruppo cova-
tripli (Iella
triplo
il
gr;
per
il
gf';^
riniite della fif';,,!, e si trova che esso assorbe precisamente 3 punti tripli. La cosa appare chiara se la curva data è una curva d'ordine u 1 dello *S\, sulla quale la nostra gf'^ venga segata dai piani per il punto P, giacché allora il piano oscu-
+
P
latore in è limite di 3 piani osculatori alla curva condotti da un punto esterno. E a questo caso appunto ci si può ridurre -\- P è concon una trasformazione della curva, se la gr'^^^j tenuta in una 1 punti infinitamente vicini, che sia neutro e jjer tal
g^'J,)
punti
(r
— l)-pli della
tJt,
X)er
l'anzidetta
punti
(r
^J'~^
— l)-pli
di
P
residua: allora
codesta
g^z^t,
e
assorbe (r
di
tanto
si
—
2)([Aj
—
1)
accresce la
P nel gruppo G dei punti r-pli della data $r[~^ volte, Successivamente può accadere che P, contato dia luogo ad un gruppo di [x, punti infinitamente vicini che sia neutro per la fif^" v-p, residua di (v -f- [i.i)P, ecc. Queste considerazioni guidano al resultato generale che enunciamo, senz'altro, in forma proiettiva. molteplicità di
[i.,
»
Una
curva, d^ordine n
un gruppo
(t
e
genere p, dello spazio Sy—^ possiede
di
r(«-f-2j>
— 2)
punti di flesso o d* ondulazione, in cui l' iperpiano osculatore ha uu contatto r-punto: un punto singolare origine d'un
,
LIBRO QUINTO
72
ramo (r
-
iV l)(v
ordine
-
jmuti del Il
1)
v
^-
di classi
e
(r
-
2)(iJi,
-
(')
1)
ij-^^
H-(r
[jl^, ,
-
3)(jx,
assorhe
[jl,._2
....
- + 1 )
...
4- [x,_,
e
=
-1
(?.
teorema
d'
invariauza della serie caiiouica
quando
lascia generalizzare
|
|
si
g^p—z
|
\
considerino, in luogo delle tra-
si
sformazioni birazionali delle curve, trasformazioni semplice-
mente
razionali non univocamente invertibili, cioè corrispondenze [1, »], in cui ai punti di una curva C (di genere ti 0) rispondano i gruppi di una involuzione irrazionale y^, dotata d'un certo numero o di coincidenze: Se fra due curve intercede una corrispondenza [1, n\ la serie trasformata della serie canonica di C, sommata al gruppo dei punti di coincidenza su K, appartiene alla serie canonica di K. Questa generalizzazione è immediata in rajjporto al nostro modo di definire la serie canonica. Infatti ad una gf^ presa su O risponde sopra K una gj^^ che ha come punti doppi gli nd punti corrispondenti ai d punti della g^^, e i 5 punti di coincidenza della corrispondenza [1, n]. Pertanto, se si designa con \a\ la serie completa determinata dalla predetta gl^ su O, con a^ la sua jacobiana, con a' e (%)' le serie complete omologhe appartenenti a K e con \lc\ la serie completa determinata su questa curva dal gruppo delle 5 coin-
>
GeK
:
|
\
|
|
|
[
,
cidenze,
avremo \{ajy-\-lc\
e quindi, essendo
(a^ |
{a)j I
— a)' =
= \{a)j\, {a^)'
\
— «'1 =
—
\
{aj
.
«' |
—
a)
-\-li\.
1
Tuttavia il teorema di trasformazione delle serie canoniche nelle corrispondenze \n, 1] è stato ottenuto prima che si x>ervenisse alla semplice definizione di queste serie che qui viene adoperata: vi è giunto (1891) per via trascendente
Paul Painlevé,
nella sua
memoria
sulle
equazioni differen-
Annales de P Ecole Normale » (dove, invero, l'enunciato è inesatto èssendo omessa la considerazione dei S punti di coincidenza), e d'altra parte ne ha pòrto una dimostraziali degli «
(1)
Cfr. L. 5°,
§ 32,
voi.
II-,
pag. 567, 575.
CAI' ITO LO
73
1
zioue geometrica il Oastelnuovo, in una sua Nota inserita nei Eencìiconti dell'Accademia dei Liiìcei, lo stesso anno 1891.
Però già innanzi
conosceva
si
detto teorema esprime u(2tc
Infatti, fino dal
1871,
generale che lega
spondenza [m, n]
formula numerica
— 2)-ho = 2p — Zeuthen
lo
caratteri
i
la
significato funzionale
il
di
(')
())
2>)
r'
2))
1
4-
/e
(/e
> 0)
;
viene r'
quindi
-\-r
=r h-^-k, = = 0. -\- r' -\-
/i
/c
Lo stesso teorema si può esprimere nella forma / gruppi di una serie speciale completa p|| impongono
= —
k n r condizioni ai gruppi della serie canonica che bano contenerli. Infatti la dimensione della serie
rispetto alla
g?,~}_.,
r'
onde
residua di
uno
deli-
di essi
canonica vale
= {p — — = r — (n — — k z=n — 1)
fe
i>)
1
r.
La prima parte (lei teorema di Riemann-Koch si può anche enunciare come segue Ogni g^ completa che non sia contenuta nella serie canonica, e in particolare una serie per cui n ;>1p — '2 o r >• j> — 1, ha la dimensione r n p. :
= —
E
poiché abbiamo gÌ5\ osservato che per la serie canonica n (complete) in essa contenute si ha r />, possiamo affermare che « la proprietà di una serie g'^ di essere speciale (r n « 2^) e non speciale (r p) corrisponde all' essére la gj'^ medesima contenuta o meno nella serie canonica ».
e per
> —
le serie
> —
= —
LIBRO QUINTO
8G
teorema fondamentale che abbiamo
Il
dimostrato
as-
numero delle costanti arbitrarie da cui dipende, linearmente e omogeneamente, la costruzione delle' funzioni razionali sopra una curva /„i, cui si assegni un dato gruppo Gn di poli (alcuni dei quali possono ridursi, in partisegna, in sostanza,
il
colare, a punti d'indeterminazione): queste
generale
n — p-\-Ì-\-\,
designando
i
il
costanti
numero
sono in
delle
'f,»_à
passano per il G^ se il gruppo è non speciale). Sotto questa fornui il (« teorema è stato dato da Eiemann nel n. 5 della sua « Tbeorìe der Abel'schen Fuuctionen » (1857), limitandosi al caso generale per n 2^ (t 0) e valendosi della rappresentazione delle funzioni razionali mediante integrali di differenziali algebrici di seconda specie. Il calcolo di Iliemann, con l'introduzione delle «p,„_3 aggiunte alla curva /„j che passano per il 6^„, è stato poi completato dal Roch (') (18G4). Brill e Nobther (^) (1873), rilevando l' importanza fondamentale di cotesto teorema (che essi appunto hanno designato col nome di Riemann-Eoch) ne lianno porto la prima dimostrazione algebrica, che riferiremo nel seguente capitolo (§ 17). La dimostrazione del testo riproduce sostanzialmente quella fornita da Oastelnuovo nel 1889. Aggiungiamo ancora che il teorema per le serie speciali è stato posto da Brill e ISToETHER sotto un'altra forma equivalente, cui il Klein dà il nome di Teorema di reciprocità Se due serie complete gr[^ e hanno aggiunte, linearmente indipendenti,
clie
=
=
>
:
gl'^',
come somma
canonica,
la serie
n Infatti, l'indice r'
+
r e,
— u = 2{r — specialità
di
l,
=n—
poiché
n 4la relazione
ha
si
n'
r').
della
j)
-h r
=
2})
-\- 1
—2
,
precedente equivale alla n
— = 2{r —
(1)
Journal tur
(^)
Mivfh. Aiiiialeii, Bd. 7.
Mutli.,
Bd.
n'
64.
r').
prima
serie
essendo
CAPITOLO
87
I
Rileviamo esplicitamente corollari del teorema di Eieluuiin-Roch che concernono la serie canonica l) La serie canonica è r unica gp-^, appartenente ad una curva di genere p. Infatti ogni gv-^,^ è speciale, cioè contenuta i
nella serie canonica, con la quale coincide
avendone
il
me —
funzionale della serie stessa 2)
La
seriii
(cfr. § 8).
canonica gfP^^ non ha punti
Infatti se per la g^^K^ (P
>
1)
vi
fosse
fissi.
un punto
fisso
P,
otterrebbe una serie g^~z!:-^, il cui indice di spe(numero dei gruppi canonici contenenti un gruppo della serie) dovrebbe essere ancora i l, mentre il teorema di Eiemann-Roeh darebbe togliendolo
si
cialità
=
i=:p-[(2p-3)-(p-
1)]
=
2.
Teorema di Clifford. Per una serie speciale comha sempre n 2r. Infatti un gruppo della ^|[ presenta n — r condizioni ai gruppi canonici che debbono contenerlo, ed evidentemente questo numero è almeno uguale al numero r dei punti di un gruppo della serie che possono assumersi ad arbitrio 3)
pleta
g^^
^
si
:
n
— r>
Nel seguente paragrafo
si
r,
n
> 2r.
vedrà che
1'
= 2r,
la copi)ia
—
neutra si troverebbe nna serie g'^^~\ P^i* 0; infatti abbiamo visto esse ha 1' ordine n 2 2p e la dimensione
che
(^ 7)
la serie
segata da
=
— + hm r>p — 2 H- hm = n —
p',
poiché questa serie non è contenuta nella serie canonica, sarà precisamente 2 4- hm
r=p —
,
e la detta serie risulterà completa.
Lo
stesso resultato
per /i,=:0, pleta
le
^>m—i
abbiamo
poco anzi sussistere serie canonica com-
visto
segando su
/
la
gfP-^g.
>
Ora anche la serie segata su / dalle cp„^_3_^ (/i 0) riuscirà sempre completa, poiché questa si può ritenere come serie residua rispetto alla cati su
/
da
7j
gl~}_
che figura nella deduzione precedente, ci porge il modo di segare mediante curve aggiunte ogni serie lineare g'^ che possa essere data sopra /: Precisamente « la serie completa definita su / da un gruppo di n punti G, si può costruire mandando per G una curva aggiunta 9, d'ordine abbastanza elevato per assicurarne l'esistenza, a segare ulteriormente/ fuori dei punti multipli le 9 dello stesso ordine, passanti per G' in un gruppo G' segnano su / la serie completa ».
—
:
—
CAPITOLO
89
I
Variando la 9 per G, e quindi il G\ non muta la serie completa definita dal G, onde si può enunciare che Se due gruppi G^ e G, sono insieme residui di un medesimo gruppo (7/ rispetto alla serie segata su f dalle curve aggiunte di un dato ordine, G^ e G^ sono anche corresidui di un altro qualsiasi gruppo G/, residuo di uno di essi. Questo teorema costituisce il celebre Restsatz di Buill e NoETHER ed importa come ha messo in luce Ca8tklNuovo (1890) due affermazioni ben distinte 1) un teorema di natura invariantiva, riguardante l' integrità della serie residua di un gruppo di punti rispetto ad una serie completa (sottrazione delle serie); 2) un teorema proiettivo che afferma l' integrità delle serie segate dalle curve aggiunte. Osservazione. Giova rilevare esplicitamente quanto risulta :
—
—
:
dall'analisi sopra
svolta,
sovraì)ì)ondante,
come
i
che:
cioè
il
una curva piana
(7i>'0), aggiunte ad
punti doppi di
— l)-pH)
/
(o
sistema
/
d'
delle ^^_.^^,^
ordine
m, non
è
punti r-pli imposti
i
dando luogo a condizioui indipendenti per le curve d' ordine ?h 3 4- li che debbano passarvi. Questa affermazione non si estende alla ,«— 4)
d'ordine
vi
— 4,
speciale ed appartiene ad
pleta di dimensione r
= m — p:
dunque
la
una
gfj^
segata
serie
com-
curva f, (che in tal caso dicesi) non speciale, sarà proiezione di una curva gobba, dello stesso ordine soltanto se m j> -h 2, ed in questa ipotesi potrà derivarsi da una curva normale delio spazio S^n—pPongasi invece che la / sia una curva speciale (ad es d'ordine wì-ì-2), cioè che sia speciale la g'^ segata su di
>
la
LIBRO QUINTO
90
aggiunte ad /, le quali segano su / la serie completa residua di un gruppo qualunque della g"^^. Designando con i (> 0) il numero delle -4- ^
f
sarà proiezione di una curva
appartenente ad un S^, con r
> 2,
i^ p -\-'2 — m.
—
La serie canonica gfj^, apparCurve iperellittiche. tenente ad una curva / di genere p 1, quando non sia composta, conduce ad una immagine proiettivamente determinata della /, che prende il nome di curva canonica e ha fondamentale importanza nella come vedremo che nostra teoria. Occorre pertanto premettere l'esame del caso particolare in cui la serie canonica risulti composta. Prenderemo le mosse dalla seguente osservazione, basata sul teorema dì come tutti gii sviluppi che seguono 12.
>
—
—
—
—
Riemann-Roch: Se per la serie canonica g^-^,^ (j>>l) esiste una coppia neutra G^, questa appartiene ad una g^. Infatti il G.^ imponendo una condizione ai gruppi canonici,
— =
ì. appartiene a una gf^ con 2 r Dall'osservazione precedente segue che: Condizione perchè la serie canonica fi'^"!*:.,» appartenente ad una curva f di genere j> 1, sia composta, è che la f contenga
>
una
gì: allora tutti i gruppi canonici coppie di questa serie.
Infatti, se la g^~_^2 ^ di
essa contenenti
si
compongono con p
composta, ciò significa che
un punto
P
di /,
contengono
—1
i
gruppi
di
conse-
guenza (almeno) un altro punto P', e così P P' costituiscono una coppia neutra per la detta serie, appartenendo quindi a una gì. Ora se la / contiene una gì, invertendo la deduzione fatta innaiìzi, si trova che ogni coppia di questa presenta una sola condizione ai gruppi canonici che debbono contenerla, e perciò ogni gruppo canonico sarà composto con p 1 coppie di essa.
—
CAPITOLO le
quali potrtiuiio assumersi
I
l contiene non può contenere una seconda gf.i, giacché un ^J, 1 coppie generiche della Viluppo canonico composto di j> gfj non prima riuscirebbe composto con le coppie della seconda. Dunque: Segue
una
di qui che, se
essa
—
Uua curva
contenente due gì
è
di genere
=
p=ì,
i)^ oppure p per p=:l ogni coppia
ed in entrambi casi contiene infinite g\ determina una gì onde si hanno oo^ ^J, e due g}, diverse non hanno alcuna coppia a comune; invece per p=:0 tutte le coppie stanno in una medesima g'i, contenente oo' gì, e così due g^ qualsiansi hanno una coppia a comune. i
:
Questi risultati si ottengono anche direttamente costruendo una curva piana immagine della /contenente due gì, che risulta essere una quartica con (almeno) due punti doppi, come si è visto, nella
Nota
del ^
7.
p^O
si
Alla famiglia delle curve di genere contenenti una g}^ collega lo studio di una classe elementare di integrali di
— Jdx che
—
per p
= — 1
,
V/.'c) si
chiamano
integrali eìlittici e per
j>
>
l
integrali ipereUittici.
Per questo motivo
genere si denominano di genere j> ^1, curve gì, iperellittiche; qualche volta quest' idtima. denominazione viene usata nel senso più esteso per designare tutte le cnrve^concurve
ellittiche,
tenenti Il
le
curve
e quelle contenenti
una gì. primo esempio
di -curve
di
I
una
propriamente
iperellittiche
viene offerto dalle curve di genere p==2, la cui serie canonica è
appunto una
g^.
L'esistenza effettiva di curve iperellittiche per qualsiasi valore del genere p, risulta dal considerare le curve d* ordine
un punto p-plo, al (jual^ tipo si può ridurre ogni curva iperellittica di genere ]> mediante la gcompleta non speciale determinata su di essa (hi un gruppo generico di p -{-'2 punti: una tale g-^^,^ contiene certo parzialmente la g^ (essendovi un gruppo Gp+G.y che ne contiene una coppia G.,); perciò la /^^2 iioi'niale su cui gruppi della g'^^.^, sono segati dalle rette del piano, d()\ im avere un punto p-plo, 0, corrispondente })-\-2 con
,^
i
LIBRO QUINTO
92 al
Gp-, la
sua equazione (preudeiido
punto
nel
all'infinito
dell'asse y) risulta fp-^2 i^y)
La
/^^_2
= ^p
(^)
•
2/'
+ Bp+i
(*•)
•
y +- (^p+2
anzidetta non jjossiederà
i^)
punti
altri
=
.
multipli,
genere p per la singolarità costituita dal punto p-plo. Questo tipo normale delle curve iperellitticlie permette anche di verificare direttamente che gruppi canonici di esse sono composti con p 1 coppie della g^ giacché le 9^,_j aggiunte alla fp^^ ^^^^ "•' punto p-yloO^ dovendo passare peicon la molteplicità 2> — 1, si spezzano in y 1 rette per 0. Proiettando la curva fp\» dal punto p-plo (ossia riferendo proiettivamente le coppie della gi^ ai punti di una retta), si rappresenta la curva iperellittica di genere p sopra una retta doppia con 2p-\-2 punti di diramazione, corrispondenti alle 2j>H-2 tangenti alla /p^., condotte da 0: il gruppo dei punti di diramazione è dato da risultando già di
i
—
—
ed è un gruppo di 2p -h 2 punti arbitrari della retta, giacché scelti ad arbitrio un polinomio B^p+^ix) ed un polinomio Bp+^ix) è sempre lecito decomporre il polinomio di grado 2p-h2, D^p-hii^) -S^+i(*)? uel prodotto di due fattori di grado ^ e 2> 2.
—
—
—
+
'Tutte le
doppia cogli
curve iperellittiche rappresentate sopra una retta stessi
punti di diramazione
sono Mrazionalmente identiche, perchè le coordinate dei loro punti si esprimono razionalmente per mezzo di
X,
MD^p^^yx),
e reciprocamente ogni punto di
una curva iperellittica siftatta determina nn valore di questo radicale. Ora fra le curve iperellittiche rappresentate sulla retta doppia (a;, \ D^p^^{x)) viene messa in evidenza quella di ordine
"Ip -\-
2: Tip+2
=
2/'
-^ip-^ì (^)
=^
?
CAiMTOLo
I
'.;;j
che può essere assunta come tipo della famiglia, in ln()«i() 4-2 punti di diramazione assegnati; nel caso che l'ordine
-p 4, non iperellittica, ha come curva canonica una 02^_2^~S appartenente ad un sistema
Tina curva di genere
(*).
—
lineare di dimensione
~
— (3p — 3)
di quadriche
Q
li
dello spazio Sp__^
,
di questo sistema.
una
e riesce
Fa
in generale definita come curva hase
eccezione
il
caso
in
cui essa contenga
una rigata razionale d' oranche le nominate Q; e — per p=^Q contenga una g^, trovandosi allora sopra una
g^, la G^p_^~'^ trovandosi sopra
—
dine p — 2 comune a tutte il
caso che la C^,^
superficie di Veronese, per cui pure passano
(1)
Cfr. F.
Enriques
« Atti
le
dell'Accademia di Bologna
Q.
», 4
maggio
1919.
CAPITOLO
107
I
=
>
In primo luogo, per p ^, come per p 6, si dimostra che una 02j„_/~' contenente una g^ sta sopra una rigata F, le cui generatrici contengono le terne della g^, e quindi i^ appartiene a tutte le Q che passano per la curva. In secondo luogo si prova pure (come pei primi valori di p) che lavsola superficie di Sp_^, la quale presenti 3p 3
—
condizioni alle (luadriche
d'ordine p normali.
— 2,
le cui
Q
di
quello spazio, è la superficie
sezioni iperpiane sono curve razionali
si dimostra (teorema di Del Prezzo) (') (*he d'ordine u 1 di *8'„ (a curve sezioni razionali normali), per u>5, sono rigate (rasionali). A tale scopo si osservi che un iperpiauo tangente sega una tale superficie, F, secondo una curv^a (connessa) riducibile in due curve razionali normali. Or e C^ (r H- s n 1), passanti per il punto di contatto; e la C,. appartiene ad un sistema lineare oc'' di curve normali «ìello stesso ordine segate dagli iperpiani per C^, come la Cg ad lìn sistema oc*. Ora se r ;>2, si troverà un iperpiano per Cg tangente in un punto di fuori di Cg, che darà una Cr spezzata parimente in due curve razionali normali. Così seguitando si trova infine un sistema ^^ di rette (e allora la Fé rigata ed un iperpiauo tangente in un suo punto contiene già la generatrice per esso), ovvero un sistema una rigata, le cui generatrici per il teo-
In terzo luogo
—
le superficie
= —
F
n^ò
—
K
— —
> —
— riusciranno trisecanti della Cjp—/""'. L'esistenza di curve canoniche C.,p^J^~^ {p > 6) non conte-
rema
di
lliemann-Eoch
nenti una
quelle con una g}^ sono casi parti
lì
della serie residua gl~1.2-n P®^' l'aggiunta di codesti punti. Pertanto (considerando insieme ad una serie la sua residua)
CJAIMTOI.O
problema
il
determinazione delle serie specMali appar-
della
una curva,
tenenti ad
prive di punti
tive,
una
punti,
109
l
riduce alla ricerca delle serie primie non ampliabili per l'agt^iunta di
si
fissi
primitiva avendo
serie
sempre per residua una
serie primitiva.
Ora
la ricerca delle
serie
speciali, e in particolar
una curva
delle serie primitive, apparteneuti ad
modo
di ^eucr»» p,
riconduce a quella degli spazi plurisecauti la ctiiva canonica Cap—/"*. Impostando in tal guisa il problema, si lasciano da parte le curve iperellìtticlie, per le quali tuttavia si hanno subito le serie (speciali) primitive, che sono le ^^^ composte si
gruppi di h (
6; cioè dei piani pentasecanti per una Cj^^ canonica. I piani per due punti della curva sono oo* e le condijzioni imposte ad essi, d' incontrare la curva in altri 3 punti, sono 2 '3 6; così appare che l'esistenza di piani pentasecanti porta ()~-4 2 condizioni. Ma chi ci assicura che Si tratti p. es. della ricerca delle g\
=
=
=
queste non sieno anche condizioni per l'esistenza della Ojq? Sarebbe effettivamente così se le curve di genere 6 foscome sero tutte riducibili alle quintiche piane; e si riesce la riconoscendo soltanto il dubbio, vedemmo ad escludere
—
—
esistenza di altre curve piane del sesto ordine, Cg, non trasformabili in quintiche. La quale esistenza si riconosce qui facil-
mente perchè assumere ad
i
4 punti doppi di una sestica C^
arbitrio.
si
possono
LIBRO QUINTO
118
L' esempio che precede vale a chiarire la via per cui sì possono eliminare i dubbi critici sollevati in questa ÌTota. Occorre valutare il numero dei parametri essenziali (o moduli) da cui dipende una curva di genere p considerata rispetto alle
trasformazioni
birazionali, ossia
il
numero
degli invarianti
proiettivi della curva canonica C^p_J'~*^; occorre d'altra parte
valutare
il
numero
dei moduli per le curve di genere
p con-
tenenti una gì o una gf| ecc.: il confronto permette di decidere se l'ordine d'infinità delle serie gj^ o gf^-ecc. corrisponda
effettivamente
resultato
al
giustificandone così
i
dei
nostri
computi precedenti,
presupposti.
E, negli accennati computi di moduli,
un
teorema
si
deve insomma
per le curve di genere y, vedremo come a che suo luogo (nel Gap. Ili) è veramente significativo, e non evidente a priori, tostocliè si tratta di curve piane irriducibili dotate di punti doppi non assumibili ad arbitrio, come accade quando il loro numero è un stabilire
—
iV esistenza
—
po' grande rispetto
all'
ordine.
Questi avvertimenti valgono ad indicare la via per colla lacuna segnalata nell' applicazione del metodo di
mare
BiiiLL
NoTHER
problema delle
serie speciali o delle rapporto cogli sviluppi del Gap. Ili, dove avremo occasione di aggiungere alcune notizie storiche su tale argomento. Pertanto procederemo avanti, nel seguito, ritenendo rimossa la critica di cui qui si è sufficientemente
serie
e
minime, e ciò
al
in
discorso.
L' interpretazione
proiettiva
del
resultato
concernente
ordine minimo che appartengono ad una curva dì g'I genere p, dà luogo al seguente le
d'
Teorema: Tina curva di genere p^6 si può trasformare,, una curva piana dell' ordine minimo
in generale, in
n
tipo
= p — 71-4-2
normale delle curve
di genere p, indicato da Brill NOTHKR. Ghe in casi particolari la curva di genere p possa ridursi ad un ordine più basso, abbiamo già visto in alcuni esempi che precedono, e può dirsi ovvio per chi consideri che la curva
e
CAPITOLO generale (l'ordine n è di genere p
119
I
—
=
;
ma
è im-
portante osservare che in casi particolari il minimo sopra indicato può anche mancare, per la circostanza che la g'^ d'or«line minimo risulti composta. Così per le curve iperellittiche di genere p non si può mai trovare una trasformata (semplice) d'ordine n l) di g^ iV ordine minimo, si può trasformare la curva data in un' altra, d' ordine 2n, sulla quale due g^ vengano segate da ponendo A e B nei punti due fasci di rette A e B, e coordinati si ottiene così una curva degli assi all'infinito normale /(XY) 0, che è dell'ordine minimo separatamente rispetto alle due variabili. Si trova, d'accordo con Ejbmann {'), che quest'ordine minimo vale, in generale e per jj>>4.
— —
=
n Il
=p—
TI
-i- 1
con n
,
resultato sussiste anche per
Ma, indipendentemente
p
=
= S.
dall' interesse
storico che
si
può
importanza curva di una minimo sopra ordine della d' ricerca della g^ algeproblema al reca essa che genere p, stia nella risposta minimo, grado brico di « determinare la irrazionalità X(t) di mediante la quale si può risolvere parametricamente un* equaattribuire a questa deduzione,
zione algebrica f{xy)
=
sembra a noi che
:
x=UX,t), di (fi ^ fi siiiiboli
Secondo
il
Ma (')
y=f,{X,t)
funzioni razionali)
-h ] a questa conclusione
/
di
».
grado minimo di cogenere p, vale in generale
resultato precedente
desta irrazionalità, per una
n-=p —
l'
il
:r
si
può obiettare non
Thcorie del Abel'Bchen FnncMonen
$
13.
esser detto
LIBRO QUINTO
120
=
a priori che la risolnzioue paramefcrica di una giwvsl f{xy) 0, mediante una irrazionalità X{t) dì grado n, debba corrispondere a una gf^, come appare dalle seguenti considerazioni: Si consideri la piti generale rappresentazione parametrica algebrica di una curva
mediante funzioni irrazionali
di
grado n di un parametro
t:
'
y=^UX,t),
x=f,{X,t),
1)
dove
X
è legata a
Kda una
equazione
cp(XO
Avviene generalmeAite che
le
grado n
di
in
X
= o. formule
1)
insieme alla /(a;?/)
=
riescano invertibili, permettendo di esprimere inversamente X,
t
come funzioni
razionali di x, y, cioè diano una rappresentazione parametrica semplice della curva /; ma può anche acca-
opposto nelle seguenti circostanze Ad un valore di t possono rispondere meno di n punti (xy) della curva /, così che x, y e t non determinino un solo valore ma i (> 1) valori di X. In questo caso la gì rappresentata da < cost. sopra la curva cp(X
t)
di
grado
-.
i gruppi Gn di n punti di / cornon determinino reciprocamente t; per il teorema di Liiroth (ritrovato in questo 7) si può sostituire a t un nuovo parametro x,
Può accadere che
rispondenti ai valori di stesso libro al
Xe ,
t,
funzione razionale del primo, i cui valori corrispondano biunivocamente ai gruppi Gn anzidetti. casi precedenti, di guisa che al 3) Ei tenendosi scartati variare di t si ottenga su /una serie razionale di gruppi (t„, biunivocamente determinati dai valori di t, resta sempre che i
questa serie anziché essere una involuzione (lineare) g^, come accado quando ogni punto di / appartenga ad ìin Gn :
P
,
CAPITOLO
I
lliL
>
può essere ima serie d' indice m un punto P di / 1 appartenendo ad m gruppi G^„. Ordiinque si può dubitare a priori che la rappresentazione parametrica di una curva / mediante l' irrazionalità di grado minimo, corrisponda non già ad una jjf^, ma ad una serie razionale d'indice m 1 di gruppi di n punti sopra la curva/. Questo dubbio viene rimosso dal teorema stabilito nella Nota del § 10: « sopra una curva algebrica, una serie razionale ©o* di gruppi di n punti d' indice m J, è sempre contenuta in una serie lineare gf^ con r :>!*. Poiché entro una con r 1, sono sempre contenute serie lineari g^ con q
>
>
gfj|
—
x=f,{X,t),
=
y=f,{X,t)
una curva f{xy) mediante r irrazionalità nimo n, corrisponde a una involuzione g^ sopra la
di
sempre supporsi che
,
,
di grado mif, sicché
può
punti (xy) di f determinino reciprocamente Così, in particolare: se le coordinate dei punti di una curva si es^mmono razionalmente mediante un parametro t e un radicale quadratico, portando sopra una funzione razionale di esso, la curva è iperell ittica (o ellittica o razionale), e si riduce razionale quando la rappresentazione parametrica non sia semplice, avendosi così una serie razionale di coppie di punti contenuta in una gf|. E poiché una curva che ammette una rappresentazione parametrica non i
valori di
t
e
X
i
(*).
radicale quadratico, può riguardarsi una involuzione sopra una curva iperel-
semplice mediante un
come immagine
di
il resultato precedente si potrà anche esprimere dicendo che: sopra una curva iperellittica di genere J>>1, ogni involuzione irrazionale è trasformata in se stessa dalla (o da ciascuna) gì appartenente alla curva (*).
littica,
Enriques. « Circolo Matematico di Palermo », t. IX, 25 agosto 1895. Skorb. Cfr. Painlevé. « Annales de l' École Normale », 1891. « Introduzione... » Nota al n. 67. (*) (2)
—
Capitolo II
La geometria sopra
le curve del piano e le trasformazioni cremoniane evoluzione storica :
delle idee.
In questo capitolo offriamo anzitutto la teoria delle serie lineari sopra una curva piana, dedotta dalla considerazione delle curve aggiunte, secondo Brill e Nòthbr: questa trattazione occupa primi tre paragrafi e può essere sostituita agli sviluppi paralleli contenuti nei 9, 10 e 11 del precedente capitolo. Dopo avere così messo in rilievo come la geometria sopra una curva si lasci studiare con riferimento al modello piano, metodo che costituisce in fatto la prima via seguita in questo studio, noi vogliamo risalire alla genesi della dottrina, mettendo sopra tutto in luce l' evoluzione storica delle idee. Il disegno ideale di questa evoluzione viene spiegato nel § 19 (quinto di questo capitolo), ove mettiamo a riscontro i diversi ordini di concetti e di problemi attinenti alla teoria delle che vengono funzioni, alle trasformazioni birazionali, ecc. fusi nel nuovo organismo scientifico. Ora le idee che dominano questo organismo, e che gli conferiscono la sua propria veste geometrica, si collegano in i
's)'§>
—
—
particolare allo studio delle trasformazioni birazionali o cre-
moniane
del piano, sebbene
vi
poi luogo a distinguere
sia
fra proprietà in varianti ve per trasformazioni birazionali della
curva, e proprietà invarianti ve per tasformazioni birazionali dell' intero
piano. Pertanto la definizione precisa dei concetti,
non meno che
bisogno di comprenderne storicamente lo sviluppo, ci porta ad esporre i fondamenti della teoria delle trasformazioni cremoniane, che occupa appunto la seconda parte