Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle funzioni algebriche [2] 8808060241, 9788808060242 [PDF]


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Table of contents :
Libro terzo: La teoria elementare delle curve piane basata sulla polarità
Cap. I: Polarità e curve covarianti
Cap. II: Il problema delle intersezioni e i caratteri plueckeriani delle curve
Cap. III: La cubica piana
Cap. IV: Appendice: Realtà e continuità; geometria numerativa

Libro quarto: Le singolarità delle curve algebriche
Cap. I: Le singolarità e gli sviluppi in serie di Puiseux
Cap. II: Le singolarità rispetto alle trasformazioni quadratiche
Cap. III: Le singolarità rispetto al calcolo differenziale
Cap. IV: Appendice: Singolarità delle curve gobbe e delle superficie.
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Lezioni sulla teoria geometrica delle equazioni e delle funzioni algebriche [2]
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LIS-T-JUL

1

5 1921

LEZIONI SULLA

TEORIA (ÌEOMirrniCA DELLE EQUAZIONI E DELLE FUNZIONI ALGEBRICHE DI

FEDERIGO ENRIQUES PUBBLICATE PER CURA DEL DOTT.

VOLU3IE

OSCAR OHISINI

II

BOIiOGNA

NICOLA ZANICHELLI EDITORE

PROPRIETÀ LETTERARIA

LIBRO TBEZO

LA TEORIA ELEMENTARE

DELLE CURVE PIANE BASATA SULLA POLARI'l^À

LETTERATURA

G. Desaiigues

Bronillon proiect (rune atteinte aux h'énements iles rencontres du cune avcc un pian (Parigi JG39). Ofi". Oeuvres de Desargues réunies et analysées par M. Po udrà. -

Tomo

Parigi, Leiber, 1864:.

trattato sulle coniche di

mento Pli.

di

De La

(In questa jìiibblicazioiie al

Desargues fa seguito un com-

Hiue).

De La Hire - Sectiones -

I.

conicae

-

in novem libros distrihutae

Parigi, 1(585.

C Mac-Laurin

De linearum genmetriearum

-

neralihuH tractatus {op. e,

O.

]\r()N(ii• e non con con la molteplicità i di (r i) i)as3a per mol teplicità maggiore. coincida Passiamo a esaminare il caso in cui il polo (3ol punto multiplo A. Avremo che: Le successive poUtri di un punto i-plo (i> 1) per la curva f, posseggono il punto con la stessa molteplicità ed hanno ivi le medesime tangenti principali; le polari d'ordine ;> i risultano






n

l

9/" i

9?)

^X^

H

X, — '

^

a^

d'\>

X.f -\-

;^

^

dx,-' ^''^

~

dx.-.

'\>{x,x,x.^)

X.,

}^

'

.

dx..

ottiene /(•^l

8i

X.,

Z(X,X., X.,)

X.J

'1>(X,

X, X.,)

df{x^x.,x.,)

d:p(x,x.,x.,)

d'])(x,x.,xj

dx.

dx.

dx^^

df(x,X^

d-^(x,X.,X,)

d']>(x^X.,X,)

dx.

dx.,

dx..

Xy

('ssendo f, ^,

Dify'\>)

x.^ Il

D{x^x^x,)'

X.,

'b

i:\UIQURS

-

II.

•'^3=1,

dello stesso ordine », sussiste

Jlfixy), u\ jy> --pixy), TV jjs r jiì 'l>(xy)l

1)

F.

_

concludo che pei

^=^, y=^^ ed

'\>{x,x,x,),

espressioni equivalenti ^/

si

~

dy

=

x.'^'^xìj)

cp{x^x.,x,),

'

'

f{x,x,x.J, io

33

I

= nBix^x^x^ f ^

^-^^'^^

V identità

LIBRO TERZO

34

L'identità stabilita prova che

apparentemente dine



3??.

(V

ordine 3»

si

T

2, si

determinante

riduce effettivamente

d' or-

complesso dei teumiiii di grado può porgere anche nna verifica diretta.

3, ainuillaiKÌosi

più elevato. Di ciò Pongasi invero



il

il

= + + + ^n ••••

Ti

'^0

si designano forme di grado i in x, ?/; il ove con f^, rp^, termine di grado 'òn 2 in J sarà J{fnrn']>n) e ^i riconosce che qnesto determinante è identicamente nullo, sostituendo '\)i



in esso:

In forza dell'identità

alla

df^

dx

dì/

djf

=

jacobiana della rete //-h -}- vL 0, nelordini diversi, n, ni, j>, dove 4* abbiano n), osserveremo che il determinante J sarà di [Jicp

in cui /, 9, lì

(p


;

uìinimo i

ma

_f_ i

_

1 _l_ i

coordinate non omogenee. y=:0 sia un punto di molteJ{fy'^) contiene x,

y

al

grado

_ — 3i _ 2,

complesso dei termini nante identicamente nullo: il

JU'.r.-'^.

1

di

grado

0:

-">?

-2

è il(let(Mnìi-

36

TilBIlO

perciò: la

un

ininto i-plo per /,

TERZO

(y, 4*?

generale (3i

^ ''*

curva jacohiana della rete À/ H-

[Ji(p

+ = = (00) per



V)-'plo lìer

0.

v]^

la suddetta Ma la molteplicità del punto jacobiana può risultare superiore al numero indicato. Ponsia t-plo (i gasi, per esempio, clie 0) per / ed abbia per cp, à diverse molteplicità r, s

>

:

i'^r ),

r -h

>

;

ha per la jacobiana (almeno) la molteplicità 1. -f2, che può superare 3^ In particolare si consideri il caso di una rete con un punto base semplice 0; questo punto sarà in generale doppio X)er la jacobiana, ma potrà diventare triplo, e l'analisi completa delle circostanze in cui si avvera tale ipermolteplicità si può far dipendere dall'esame delle reti di coniche, nel quindi

e i

+r

.9

modo che





segue.

Pongasi che la cubica jacobiana di una rete di coniche C\ possegga un punto triplo nel punto base e si spezzi quindi in tre rette a, h, e per 0. Un punto generico A di a è doppio per una conica G della rete, la quale si spezza nella retta à=:AO e in un'altra retta; due casi j)ossono presentarsi, secondochè questa retta residua di a coincide con a stessa o è diversa da a e quindi variabile con A. In questo secondo caso la retta a appartiene ad infinite coniche della rete \C\, formanti un fascio, e le rette residue di a formano pure un fascio; in particolare vi è dunque una conica spezzata in a e in un'altra retta a per 0, conica che ha un i)unto doppio |

in

A.

La stessa conclusione si j)uò ripetere per le rette h, e; ciascuna delle tre rette a, Z>, e, fa parte in ogni caso d'una conica con un punto doppio in 0, conica costituita da





due rette distinte o da una retta contata due volte. Ora combinando linearmente due coniche C aventi in un j)unto doppio, si otterrà un fascio col punto base dopi)io 0;.e combinando linearmente due coniche del fascio con un'altra conica fuori di esso, si otterrà una rete di coniche tangenti a quest'ultima

I

CAPITOLO

37

I

punto 0. Si concliule dunque che la nostra rete — nel— è costiche la jjicobiana consti di tre rette per tuita da coniche aventi, nel punto base semplice 0, la medesima tangente. Viceversa, se le coniche C di una rete col punto base semplice 0, posseggono in una tangente fìssa «, imponendo nel

l'ipotesi

C

alle

C

di toccare

un'altra retta per

si

ottiene

un punto doppio, cioè formate da

un

lascio

coppie un'involuzione I. Allora si assumano per definire la rete tre coniche (7, due delle 6* ipiali con doppio; la molteplicità della jacobiana di di di

aventi in

rette

costituenti

nel

oc.^

fascio

|

j

in

risulterà uguale

a

tre

:

precisamente codesta cubica

jacobiana consterà della retta a (facente parte di un fascio di coniche C spezzate) e delle due rette doppie dell'involuzione / definita nel fascio 0. come si è detto Si conclude: la condizione necessaria e sufficiente affinchè un pìinto base semplice sia triplo amiche doppio per la jacohiana di una rete di coniche è che in esso le coniche della rete ahhiauo la medesima tangente. Osservai ione. Giova osservare che la dimostrazione precedente contempla il caso in cui la cubica jacobiana consti di tre rette a, h, e distinte; i casi di coincidenza possono riguardarsi come casi limiti e si costruiscono direttamente





come segue 1) Assumendo f

nel fascio A una involuzione non degenere avente due rette doppie b, e ed una conica tangente alla b, si dà luogo alla coincidenza « 6; involuzione assumendo nel fascio una degenere A 2)

=

da una retta fissa 6 e da una retta variabile, e prendendo una conica qualsiasi per 0, si dà luogo ad una

costituita

rete per cui &

= e;

3) se nel caso 2) la conica considerata tocca

b,

la jaco-

= =

biana si riduce a codesta retta contata tre volte: ^t & e. Dalla considerazione della rete di coniche si pass^a a quella di una rete di curve qualunque (d' ordine n 2), sostituendo alle curve

>

/=/. +/;

+

..

..+/n=0

= + H- •— + ?« = = + + -. ^=

cp

cpi

92

4^i

'^,

-+- ^,1

) mini di grado 1 o 2 delle /, 9, Ciò posto le coniche approssimanti alle curve della rete, e quindi (]ueste stesse curve, avranno in una tangente fissa, Reciprocamente, se ciò accade la rete contiene un fascio di curv^e con un punto doppio, entro il quale si possono prendere due curve determi natrici della rete, e quindi la jacobiana ha in un punto di moltei

'\>.

plicità 2

4-2

Nel caso

+ 1 — 2=3 2)

si

consideri

(almeno). il

fascio delle curve X/-h(jicp-hv^=0

aventi una

medesima conica approssimante, O, che può supnon avere in un punto doppio, essendo O i^unto base semplice per la rete. Imponiamo ad una curva del fascio di toccare in una retta diversa dalla tangente a (7; la curva, F, del fascio così definita non ha più una conica approssimante determinata giacche questa dovrebbe in pari tempo coincidere con la C ed avere in un punto doppio, come accade porsi

per le curve della rete dotate che l'anzidetta F possiede in nell'equazione

F=0

Eeciprocamente, se

i

la

di

punto doppio. Si conclude un punto triplo, mancando

termini di i^rimo e secondo grado. rete If -{- ixrp -\- y]) contiene una



CAIMTOLO

39

1

può prendersi al posto di lina delle /, cp, '^ per determinare la rete e sì deduce che la un punto di molteplicità 3-{-l-f-l— 2=^ JHcobiana possiede in lu'vu

dotata

di

punto

triplo, (jiicsta

(aIin«'no).

avverano contemporaneamente se le hanno una tangente fissa e perciò la rete contiene un fascio di curve aventi in un punto doppio, mentre per una di queste curve il punto diviene triplo. Dal fatto che la rete può essere determinata mediante tre curve una delie quali ha un punto triplo, la seconda un ^^^unto doppio, e la terza un punto semplice in 0, si conclude ^H|he la molteplicità di per la jacobiana vale almeno Le ipotesi

1),

2) si

(MU've della rete

^B H- 2 + — 2 = 1

^H

4.

almeno ^^nguale a 5, se la rete contiene due curve aventi in un ^Kunto triplo. È ciò che accade appunto nel caso 3); infatti imponendo alle curve della rete di possedere una tangente diversa da quella della conica approssimamente fìssa, si definisce un fascio di curve per cui la conica approssimante è un punto triplo. indeterminata, cioè che hanno in Viceversa se la rete contiene due curve con un punto tri{)lo, si vede subito che le curve di essa posseggono la meQuesta

molteplicità

diviene più

desima conica approssimante, cioè

si

elevata,

avvera

cioè

l'ipotesi 3).

Dall'analisi fatta basterà trarre la conclusione che: Uìi

pìinto

ììdue,

semplice per

una

rete di curve d'ordine

ii

per la curva jacohiana, salvo in dui- casi che portano una molteplicità almeno uguale a 3 se hi curve della rete posseggono nel punto base una tangente fissa, oppure se la rete contiene una curva avente in quello un 2 e porta che le punto triplo. Quest'ultimo caso suppone n Il

-^ 2) e precifiamente doppio

:

>

coniche approssimanti a tre curve della rete non siano linear-

mente indipendenti. Il precedente teorema

si

x>uò

colo diretto dei termini di secondo

anche dimostrare col calgrado che figurano nello

sviluppo del determinante jacobiano J(f'^'^). Poniamo come innanzi

i

TKHZO

L1J3K0

40

termini di secondo grado nello sviluppo di

stessi

)

somma

dati dalla

dx

dx

dx

9/2

3cp^

3^2

2'lt _^_

dy

dy

dy

dy

dx

dx

dy

determinanti:

di tre

fi

9i

'^1

9/i

9(^1

9^i

dx

ex

dx

?Ìi

5/2

?^

^i?

dy

9?/

9?/

dy

/a

T2

^2

fi

Ti

4^1

3/;

s?!

9;-K

9/2

9cp2

9(|;.3

9a;

9a;

dx

9a;

da;

9.^;

^

?ii

^

§^

^

9?/

9?/

9//

dy

dy

^2

-\-

facile verificare che la somma degli ultimi due determinanti equivale al doppio del primo mutato di segno. A tale scopo nel secondo determinante sottragghiamo l'ultima linea dalla prima, ciò che in forza del teorema di Eulero

Ora è

9/*

equivale a sostituire Z^,

cp^,

(];i,

analogo nel terzo determinante con -^y, ''' dy

il

^y, dy ^'

Ciò -^V' dy

secondo determinante

si

si

posto,

9cp,

94'.

^™^? y^^5

m

possono sostituire

/j,

con ^—x^

con

facile

modo cpj,

'l'i

trasformazione,

riduce a

9/,

9cp2

d']^^

dx

dx

dx

hi

d^,

dx

dx

dx

A

9^

h,

dy

dy

dy

Effettuando l'analoga trasformazione sul terzo determinante e sommandolo al secondo, con l' applicazione- del teorema di

Eulero

(2/;

=Ax-\-

A

y^

....)^

^i

trova appunto

il

doppio

CAI' ITO LO

J

41

del primo determiuiuile miitiito di segno. In coucliisioiie l'insieme dei termini di secondo grado nello sviluppo di J(/9^) è dato da f.

Li URO

42

approssimante

la

TERZO

curva jacobiaiia della rete X/H-!r^

+ = 0, v']>

nel punto base semplice 0, è /2

92

'^2

9/1

S^i

2$i

3;C

9.1;

CIX

?/i

9?i

3?/

9?/

= 0.

S^i 9?/

Ora entro la suddetta rete \C\ esiste sempre una curva dotata punto doppio in 0, che può assumersi come curva '^; la

di

conica approssimante ad J{f-j^'h)=.0 diventa quindi

§A

?9i

dx

dx

dy

dy

'1^2

essendo dx

La

rete

ha

in

dy

tangente variabile se

9.r

9a;

4=0,

e le

le

M,

hi

dy

dy

tangenti principali nel punto doppio della jacohiana sono

tangenti alla curva

4>

dotata di punto doppio: i>,

'Nei casi in cui la

punto

triplo in

= 0.

jacobiana della rete \C\ acquista un

0; dj\

9cpi

dx

dx ^2

di/

dy

= 0,

capìtolo (uirvu

la

'l)

considerata innanzi diviene indeterminata o ik)sdiviene indetcn-minata così

siede un punto tri[)lo in 0, e

o identicamente nulla. In le

4^

/

']

fiuizionale F(f, 9,

=

'^)

una relazione

0',

infatti, in tale ipotesi,

^/

dXi

3^ dXi

dXi

94»

Eeciprocamente è noto che l'annullamento identico del determinante

'^

^,

D{x,x,x.,)

funzionale

significa

l'

esistenza

di

un legame^

^

(')

Fif,

'f,

'\>)

= 0.

sono forme algebriche dello stesso ordine, questo teorema può essere precisato, giacché il i)roce(limento dimostrativo che serve a riconoscere la relamediante zione F=:0 mostra anche come si possa costruire risulta una equazione algeeliminazioni, sicché J^/, cp, '];) ]Sel

nostro caso, in cui/,

-^,

'])

F

=

brica

omogenea

che, divisa per

una iiotenza

di /, si

riduce

al tipo

4,1=0. ('>

Ct'r. i)er es.

S.

Pincherle

Bologna, 1915, pag. 257.

« Lezioni di

Calcolo iIltilHtL^*imale

*.

TERZO

LTIUiO

4()

Ove non si voolia ri tornare rema relativo ai determinanti

sulla dimostrazione del

funzionali,

teo-

può pervenire

si

alla conclusione sopra indicata sostituendo alle considerazioni

precedenti una- verifica diretta. 0/ 0/ .'*'-'

CD( 0/

Osserviamo anzitutto

ctie

soltanto dai rapporti

Quoziente

il

X,

x^ r^{x^x.,x,;)

y,

x^

'

_

sicché

si

^ -^

dipende

può scrivere

rfjxy) Ol.'r?/),

f{x^x^x.J~~f{xy) et

analogamente ']){x^x^x^)

_'l>{xy)

fix,x,x.,)

fixy)

Ora verifichiamo che e,

come

D(fcpb) B(X^X^X^)'

il

= ^i^ìl)-'

determinante funzionale delle O,

identicamente nullo. Infatti

^9 ^ dx'^

3/..

^'\>

2/.

dx^

dx^

dx'^

9cp

df

S'I

5/,

9?/

a?/^

dy'

dy'^

r ~D(xy)

iF

:

r

r

.1

Questo determinante moltiplicato per/^ è nguale

alla

somma

di quattro determinanti:

df

d^^

dx/

dx^'

dx-'

dy'

dy^

dy

d'-f

f

9/

3/-,

ai^

tx^

2'^

df

df

dy

dy"^

dy

d']>

dx^



C'X

^^ dy

dy

L'ultimo determinante è evidentemente nullo; primi tre equivale a

f.J(fr]>)=f

¥ dx

d'^

dx

dx

d-^

dy

dy

dy

la

^

somma

dei

I

CAPITOLO

Ricordando che, per x._^=

si

conclude

clie è

47

I

ì,

anche 0,

e perciò le

souo legate da una relazione funzionale

= 0.

F{%'i\

f

fi e.

significato di questa relazione funzionale è che,

Il

dosi sopra

una curva

y.

= cost.

generico, resta sempre ^.:=:cost.

— c/=0,

a j^artire da

;

([uindi le

d. d.

moven-

un suo punto

curve dei due fasci



cj'=0, passanti per uno stesso punto genepiano avranno una parte comune. Ora se le curve del fascio :p cf=0 sono irriducibili, ciascuna di esse apparterà pure al fascio del medesimo ordine apparle curve/, cp, in questa ij^otesi 4» cf 0, ossia teranno ad un medesimo fascio. Se invece le curve del fascio 9 cf sono riducibili, le loro componenti variabili formeranno un fascio, con le curve del quale saranno comanche le curve poste a i)rescindere da parti fisse 9

'ji

rico del



=







']>







'i— 6/=(). In conclusione possiamo enunciare Teorema: Se la curva jacohiaua di

il

medesimo ad f, un fascio, sono comiìoste alV infuori di parti comuni dalle curve di un fascio; la jacobiana di una rete diventa diuHiue indeterminata soltanto se la rete è formata di curve riducibili, composte di parti fisse e di j^arti variabili in un ordine

'-p,

'h

è

indetermiìiata:



fascio.

tre curve del

queste curve apiìartengono



LIBRO TERZO

48

È chiaro, reciprocamente, che, per mia rete siffatta, la jacobiana è indeterminata, giacché ciascuna curva del fascio di una curva contata due volte nominato fa parte





della rete.

La dimostrazione

del

teorema precedente

collegare semplicemente al principio di Infatti dall'equazione algebrica

si

Lamé

può anche

(L. 2°, § 14).

omogenea

grado con m, si conclude subito che nel caso che manchi, in F, il tranne 0, termine/"^; ma questa apparente eccezione si toglie sostituendo ad / una combinazione lineare X/+[xcp -\~y\). La curva passando per le Intersezioni delle curve dello stesso ordine cp=:0 e 0, il principio di Lamé dice appunto che/ di cui

/=0

designeremo

per

cp

il

= = (];

f=0

'ji

=

una combinazione lineare delle cp, oppure che le/, cp, — a prescindere da parti comuni sono composte con le curve di un fascio. Infine si può richiedere una dimostrazione geometrica del teorema precedente che non faccia appello alla proprietà del determinante funzionale di dare col suo annullamento la relazione F=0. Una tale dimostrazione può essere fornita in vari modi; il più semplice sembra quello che qui rapidamente accenniamo (^). A tale scopo ricordiamo il teorema di Bbrtini (Ofr. L. 2% § 5), che le curve di una rete non possono avere punti doppi

è

'\>,

'];,



^

variabili e pertanto le parti variabili delle curve della rete sono formate di xjunti semplici. Ora data una rete la cui jacobiana sia indeterminata, un punto generico A del piano è semplice per oo^ curve della rete e doppio j)er una di queste; qnindi le oo* curve della rete passanti per A, e formanti un fascio, posseggono in A una tangente fìssa a. Si deduce che le curve della rete soddisfano tutte a una medesima equazione differenziale del primo ordine che fa corrispondere al x)unto A la retta associata a

segue che le dette curve della rete a prescindere da parti fìsse con le curve di un fascio, integrali dell'equazione differenziale predetta. (Ofr. L. 2°,

^-^

sono composte

(0 Cfr.

Iperspazi

»,

14,



Bertini pag. 235.

28)

;



-

« lutroiluzione

alla

Geometria Proiettiva degli

CAPITOLO

49

I



Hossiana di una curva. Dicesi hessiuiui di una ciuva () la curva, d'ordine 'òn (5, jacobiana della rete delle sue prime polari. In virtù del teorema di permutabilità di Pluckku, la curva hessiana, luogo dei punti doppi delle prime polari, si può delinire anche come luogo dei punti la cui conica polare ha un punto doppio. Infatti se la prima polare di Olia un punto doppio P,la vetta polare mista di P contato n 2 volte e di è indeterminata, e quindi la conica polare di P possiede in un i)unto doppio. Ciò risulta anclie dall'espressione analitica del determinante hessiano che è 7.

f{xy) =





d\f 3a;/-

h

=

d\f

y-f

50

LIBIiO

TERZO

ad / di un certo punto 0: hìh j) questa polare. appartiene anche ad/, la retta OP risulta tangente P, e per di più ha ivi due intersezioni (almeno) con la polare j>: ciò significa che il punto P è punto doppio i)er il rispetto al gruppo G, intersezione della gruppo G', polare di retta OP con la curva/. Quindi nel gruppo G il punto P deve essere punto triplo; cioè la tangente OP deve avere in P tre intersezioni riunite con la/, vale a dire essere tangente di flesso. Dimostriamo ora la seconda parte del nostro teorema, cioè che ogni flesso della curva è comune alla sua hessiana. Per questo ci serviremo della seconda deflnizione della hessiana, cioè faremo vedere che se F è un flesso la conica polare di F si spezza (nella tangente di flesso e in una retta residua). Infatti siccome F l)olare rispetto

Ora se ad /in

P

è un flesso, la tangente di flesso

t

ha

in

F

tre

riunite con la curva; tutte le successive polari di

intersezioni

F dovendo

avere tre intersezioni con la t riunite in F, la conica polare si spezza nella te in una retta residua. Giova avvertire che il teorema precedente può essere precisato nel senso che: se un punto semplice, P,di.f «appartiene alla P è un flesso di /in cui la tangente ha con /un sua hessiana, contatto trij)unto e non più elevato semprechè le due curve/, h /*.,

non

si

tocchino.

Infatti riprendendo

dimostrazione precedente si può dimostrare escluso il contatto che di / con P hessiana la curva j), polare di 0, ha come tangenti princij)ali, nel jpunto doppio P, due rette, distìnte da OP, le quali separano armola

g

:

polare limite,

polari





nicamente la OP e la tangente ad h. A tale scopo consideriamo un punto P', vicino a P, su /; P' è doppio per una curva

quale insieme a p determina un fascio dì polari al quando P' tende a P, codesto fascio diventa il fascio delle per P, cui poli variano sulla retta OP. Ora, designando

p', la

;

i

\e i\

principali

taugiMiti

p' in P', prossinìc alle a,

punti

2— i, si

3 '11

ir-^

'

dx.,

è divisibile per re/"' e

non per

x^

a potenza superiore,

è divisibile per x^^^^, ZX

i

OX.-f

;-^

è divisibile per x^\

Ciò posto, e

non per

la tanente

x^

ad/

in particolare

all'

divisibile

i



2,

e

non

jyer .r/"~^

più, int 1) rette aj^, p. es. a^a^....as, codesta punto avrà precisamente per le 9,,_j la molteplicità s 1^ tenuto conto delle molteplicità delle rette a^a,.... giacche passanti per quel punto — si ha che esso ha per / la molparti

le

fisse

r —

'Pp—i

1. II

i

sistema delle

i





teplicità /,

e

+ + /,

....

H-

is

quindi ha la molteplicità

+

i',

per

i.

-H

....

+ —1 ^^

1(?

cp„_j

Si

==

ah-^

....

.

ajo-^'^r-i

P

alcuna tangente ^r—i i'f>ii hanno in esclude anzitutto che le 9r— i possano tutte toccare

aggiunga che

tìssa p; si

ff.;'2-l.

le

una medesima retta 2> diversa dalle a^a.^....as, perchè lare d'un punto



  • sistema lineare qualunque di ©o' coiiiche-iu viluppo privo fìsse, e traducendo per dualità, si deduce: Per un sistema lineare oo^ di coniche (luogo), sensa punti base, esiste un triangolo tale che tutte le ('>^^) coniche imssanti per un vertice passano di conseguenza per gli altri due. Consideriamo ora due triangoli coniugati ad una medesima conica /. Per ciascuno di essi vi è un sistema lineare ^~ di coniche inviluppo iscritte; e siccome i due sistemi '=, 7>, ....&,„)

    rispettivamente

    ai

    gradi m, n e che

    si

    resultante dei due polinomi f e cp. metodo delle divisioni successive, o algoritmo di Euclide per la ricerca del massimo comun divisore, fu adoperato da Stevtn (1585) per trovare l'equazione resultante definisce

    il

    2) Il

    due equazioni di terzo o quarto grado, quindi fu usato da. Leibniz (1083) per cercare la radice comune a due equadi

    (^)

    edizione

    Per

    la

    bibliografia

    francese

    voi. 2, pag. 74.

    della

    cfr.

    l'

    articolo

    di

    Netto-Liì>

    Vasseur

    Encyclopédie des Sciences Mathématiqaes,

    nella t,

    I,

    CAPITOLO /ioni

    quinto grado e da

    (li

    Ti)

    II

    Db Gua

    (1740), a cui è stato tal-

    volta attribuito.

    Supposto n>:ni per

    il

    resto

    si

    por cp, quindi 9 il x)olinomio / precedente, e così di seguito; coeftìcienti di /", 9, l'ultimo resto

    divida

    della divisione

    lasciando indeterminati

    i

    perviene è una costante rispetto ad y, cioè una funzione (razionale) dei coefficienti a, b, che col suo annullamento dà la condizione necessaria e sufficiente affinchè abbiano una radice comune. le due equazioni /=0, cp

    a cui

    si

    =

    Nell'intento di agevolare

    il

    calcolo effettivo,

    Eulero

    ha modificato il metodo precedente osservando che se posseggono un fattore comune di grado

    >

    >i

    (1748)

    /

    e

    cp

    :

    ha f^i

    =

    '-Pfi

    ;

    poiché una tale identità deve sussistere ove si determinino 1 1, m iìi ).

    Ciò segue immediatamente in base alla espressione del metodo delle funzioni simmetriclie

    resultante fornito dal

    B^Riy^-y^'),

    =

    '^==0 e quelle di 0. meno di un fattore Lemma / e 9, a numerico, è uguale a quello di / e lf-\-[i(p, essendo À, [i costanti diverse da zero;

    ove

    si

    distinguono

    le y' radici di

    '\)

    II. Il resultante di

    Ciò consegue immediatamente dal teorema fondamentale sul resultante.

    Lemma B{f,

    '-{>)=

    III. Se Xq è una radice i-pla della resultante B{x) 0, corrispondente a un ininto che assorbe /

    =

    intersezioni delle curve

    /

    e

    cp,

    il

    prodotto

    \l{y,{x)-y^\x))^B{x) diviene infinitesimo d'ordine

    i

    per x=zXf^.

    Sotto forma geometrica questo

    come segue

    lemma

    si

    suole enunciare

    :

    Begola di Halphen C): Il numero delle intersezioni di due curve piane che vengono assorbite in un j)unto comune, O^ è uguale alla somma degli ordini di infinitesimo dei segmenti determinati dalle intersezioni delle due curve con una retta, venga assunta come prossima ad 0, la cui distanza da infinitesimo del prim' ordine.

    Qui è da osservare che la regola di Halphen sussiste anche per qualsiasi posizione particolare degli assi coordinati,

    (»)

    Ballettili

    de la Soc. Math. de Trance,

    t.

    3 (1874, 75), pag. 76.

    CAPITOLO

    85

    II

    segmenti infinitesimi di cui discorre prossimi ad 0. Incidentalmente notiamo che, come caso x)articolare, cercon la retta y x, cando le intersezioni di una curva/(a;>/) si ottiene una luiova e più semplice giustilicazione della regola di Zeuthen (1873), relativa ai punti uniti d'una corrispondenza f(xì/) 0, che già abbiamo dimostrata, in base alla considerazione delle curve approssimanti, nel § 1 del L. 2"

    purché s'intenda che l'enunciato siano

    i

    (luelli

    =

    =

    =

    (Voi.

    I,

    pag. 161).

    Ora applicheremo i tre lemmi precedenti all'esame dei occorrendo di eseguire qualche calcolo seguenti casi, dove





    supporremo, per semplicità, che

    /

    e

    rp

    il

    comune

    ijunto

    venga collocato nell'origine delle coordinate. 1) Un punto semplice comune alle curve f e diversa

    queste alìhiano

    cui

    iìi

    '>p

    una

    conta sempre per

    tangente,

    curve

    alle

    sola

    due curve. designando con a, a' i coefficienti angolari delle tangenti ad / e cp nel puuto comune O (00), la sola differenza che, per rc^O, si annulla nel prodotto n(2/i ?/a') è a meno di iutìuitesimi d'ordine superiore al primo

    intercezione delle Infatti,

    2/j

    — —





    = (a —

    una sola interCosì le / e cp hanno in tangenti da cui vengono approssimate. 2) Tln punto semplice comune alle due curve f e '^ in cui 1)>:1 aììhiano la stessa parabola osculatrice d'ordine (r 2//

    sezione,

    esse

    =

    come

    a')a;.

    le



    la stessa tand'' ordine r (cioè parabole osculatrici fino all' ordine r 1, e 1....) conta precisadiverse parabole osculatrici d'ordine r, r mente per r intersesioni delle due curve. Infatti si designino le parabole osculatrici d'ordine r con

    diversa parabola osculatrice

    e

    gente e



    le stesse

    +

    2//

    =

    ai

    .i;



    +

    ^2 X'

    -h

    differenza y^ y^ che diventa infinitesima come la

    ....

    +

    a,,_^ x''-^

    compare (a,.



    ^-

    a,/ic'"

    ;

    nella espressione 1^

    a,.')-'^''"-

    ^^^^

    di

    i?,

    curve hanno

    tante intersezioni quante le i)rime ])arabole osculatrici dello stesso ordine che

    non ne hanno

    inlìnite.

    sia semplice per / e caso in cui un punto 3) multiplo per 9 si può ricondurre al precedente sostituendo Il

    a

    cp

    una curva

    del fascio /-f-Xcp (à4=0), in virtù del

    Infatti tutte le curve del fascio /-i-Àcp

    =

    0,

    per X

    lemma

    =}= 0,

    II.

    hanno

    LIBRO TERZO

    8(j

    mi punto semplice, iiltrimenti tutte le curve, e miche/, avrebbero un jKinto multiplo. Mediante la considerazione delle parabole osculatrici ad /-t-Acpr=0, (piesto metodo permette di stabilire che: Un punto scinplice in'.r f ed r-plo i)er 9 (r 1) vale in generale per r intersezioni (Ielle due curve; là molteplicilà in

    >

    diventa ,> r soltanto nel caso che vi sia contatto

    d^ intersezione

    {tangente comune) di

    A

    f

    con un ramo di cp. si arriva più semplicemente osser-

    questo resultato

    vando che nel

    prodotto



    li(?/j

    ?/^')

    sono

    vi

    r

    differenze

    inlìnitesime:

    dove

    sono infinitesimi del prim' ordine; esclnso con un ramo di cp, codeste differenze sono del pari infinitesimi del jii'iwi' ordine. Nel caso di contatto accade invece che una di codeste differenze diviene infiniteI. sima d'ordine il

    ?/,, ?//, ?//....?/,/

    /

    contatto di

    >

    4)

    Un

    r-plo per

    i)unto

    f

    ed

    s-plo

    per f (r

    >

    «

    1,

    assorhe in generale rs intersezioni delle due curve; la plicità d' intersezione diventa

    curve

    alììnano

    >

    r.§

    > 1)

    molte-

    soltanto nel caso die

    le

    due

    qualche tangente principale comune (contatto

    di rami).

    Infatti

    siderano

    ripete la dimostrazione precedente ove

    si

    le rs differenze

    nel prodotto

    ll(//j-



    yi — y//

    si

    con-

    che diventano infinitesime

    ?///).

    Per precisare l'analisi relativa al caso dei punti multipli con tangenti comuni, occorre distinguere i rami in cui la curva può essere decomposta nell'intorno di un punto multiplo 11-12). (Ofr. L. r, Otterremo cosi seguenti enunciati Le intersezioni di due curve che vengono assorbite in 5)

    %

    i

    :

    un punto multiplo comune, 0, si ottengono sommando le intersezioni dei rami della prima eoi rami della seconda. Suppongasi dapprima che il punto sia un punto multiplo a tangenti distinte tanto per l'una

    che per l'altra curva:

    per / ed .s-plo per (p. Allora nell'intorno di la funzione algebrica y(x) definita da f{xy) si lascia decomporre in r funzioni o rami 2/1(^)7 ì/oi^ì—yri^ìj ^ così la funzione algebrica y'{x) definita dalla ? si decompone in s rami sia r-plo

    =

    2/t'(^)>

    yii^)

    —'ìlsX^)'')

    l'ordine

    di

    iutìnitesimo

    del

    prodotto

    caimtoIjO Miìfi



    ehe

    (liflVireiize ((iiesti

    equivale

    ìjk)

    vi

    Jilhi

    .somma

    lìgurauo

    come

    87

    II

    (leli

    ordini di ii)lii)itesimo delle

    fattori,

    per

    i

    =

    l....r,

    fc

    =

    l.....«i;

    ultimi designano le moltìplieità di intersezione dei rami

    di intersezione delle parabole che li approssimano sufficientemente. La deduzione precedente vale anche nel caso in cui una, o ambedue le curve /, 9 liosseggano rami d'ordine v >- 1. Ricordiamo (L. 1°, §§ 11-12) che quando alcune fra le tangenti l>riiicipali di / si confondono in una sola, non è in generale possibile distinguere r funzioni y^(x)....yr{x), accadendo che 0: y^(x)....y./x\ un certo numero di radici dell'equazione /(:?;?/) come si dice un ciclo) vengano scambiate per (formanti un giro della variabile complessa x attorno al punto zero; allora y^....y,, costituiscono una sola funzione a v valori che si chiama ramo {cuspidale) cV ordine v della curva /. E chiaro dei rami d'ordine che se la / e la 9 posseggono in 1, si potrà valutare l'ordine di infinitesimo del prodotto ]l{yi y^) sommando gli ordini di infinitesimo dei prodotti parziali che contengono le differenze relative a una coppia di rami di /e 9: prodotto parziale relativo a due rami d'ordine v, [x conil tiene precisamente v|jt differenze e però diviene infinitesimo d'ordine vj! almeno, il caso di ipermolteplicità corrispondendo all' ii^otesi che i due rami abbiano la tangente cuspidale di

    f e

    cioè le molteplicità

    -^,

    osciilatrici



    =



    > —

    comune.

    Un

    punto 0, che sia multiplo a tangenti distinte per / e '9, assorbe precisamente rs-{-^lv intersezioni delle ,

    '^{xyc)

    =

    0,

    ^(xys)

    =

    supponendo che esse non abbiano una curva

    conuHie.

    mente, come generalizzazione di quello seguito per due curve piane, consiste Il

    primo metodo

    nel considerare

    /=

    minando quindi

    le

    0,

    clte si i)resenta alla

    cp

    ==

    0,

    '^

    =

    0,

    come equazioni

    in

    e,

    (Ic'mm-

    equazioni resultanti

    = B,,{xy) = B{cp^) = B„,{xy) =

    B{f^)

    0',

    eliminando y fra queste equazioni si otterrà una equazione in x: B(RpB,n) Bj,mix) Of che dovrà necessariamente Ma codesta «ssere soddisfatta nei punti comuni alle /, cp,

    =

    =

    ?]>.

    LIBRO TERZO

    96

    =

    =

    mn'}), con0, che è del grado mn n}) anche delle soluzioni estranee, come ebbe a riconoscere BÉzouT (1779), il quale sembra per primo aver determinato

    equazione Epm{x) tiene

    il

    numero

    delle intersezioni di tre superfìcie. di

    Il significato

    dal

    jmnto

    tali

    geometrico; infatti

    di vista

    Ep{xy)

    sono

    le proiezioni

    estranee

    soluzioni

    =0

    e

    rende chiaro

    curve

    le

    B,m{^y)

    si

    =

    ortogonali sul piano {xy) delle due curve

    comune ad Bp, B^, proda un punto comune alle due curve gobbe if'-f) e (9']^), ma anche da due punti appartenenti rispettivamente a queste curve che si trovino sopra una parallela gobbe

    (/cp)

    e

    (9']^);

    ora un punto

    viene non soltanto

    all'asse z.

    =

    Per scartare le soluzioni estranee della Bp„-t{x) 0, che occorre consinon corrispondono a intersezioni delle /, 9, derare accanto alle curve E^j, B^, anche la Bn{xy)=:^Bif'])) che passa per una parte soltanto dei punti comuni alle prime due e precisamente per quelli che convengono al nostro j)roblema (escluse soltanto i)articolari posizioni degli assi). Ora i punti comuni alle tre curve predette verranno dati annullando il massimo comun divisore Dix) dei polinomi «jj?

    =

    Bpm(^)

    ^

    Per valutare il grado comuni alle tre superficie

    B^nnV^Ì

    D

    di /,

    cp,

    '—-

    B{BfnBn).

    e quindi e];,

    si

    numero

    il

    hanno

    dei punti

    vari metodi che

    j)orgono così diverse dimostrazioni del

    Teorema

    Bézout: Tre superficie degli ordini m, n, ]) non aventi in comune una curva, posseggono mnp intersezioni di

    (distinte o no). I)

    BÉZOUT cerca

    :p^{xyz), '\)j^{xyz),

    risulti

    per

    di

    determinare tre polinomi fiixyz)^

    modo che

    indipendente da

    y, z;

    ciò

    conduce

    alla risoluzione di

    un sistema di equazioni lineari che si trovano in numero sufficiente quando si prendano /^, 9^, ^^ rispettivamente di grado

    mnp

    — m,

    mnp

    — n,

    mnp



    j;.

    (CAPITOLO

    La

    fmizioiie di

    , hanno in generale mp-\ r dimensioni r e n intersezioni', fa eccezione il caso in cui esse abbiano a comune

    VARIETÀ algebriche:



    una

    ,

    e,

    linea o varietà più estesa.

    Dal teorema fondamentale segue che una dove

    r-hs^n, hanno '

    in qenerale a comune ^

    y'"' e

    una

    una y^ ecc.

    TZ"'^

    r+g—n anzidetto-

    La dimostrazione del teorema fondamentale una immediata estensione di quella relativa al caso] una curva gobba e di una superficie, finché si tratta

    riesce di d'

    intersecare

    Ma

    già

    nel

    una curva y^

    © ^"la ijiersuperncie

    caso di due sui)erficie

    V^

    e

    F,

    k „_! di

    di S^,

    tS^.

    P esten-

    I

    (lAl'ITOI-O

    sembra

    sioiie (li

    Iiioiìo

    »jj.

    e

    trasformazione

    siffatta

    dello

    stesso

    definisce i)er

    mezzo

    (inindi si

    proietti vita sopra ogni generatrice del

    sando che

    vertice

    il

    sia

    unito e che

    intersezioni della retta con

    aggiungere che

    la

    V

    ,

    ^,

    proiettività

    K

    ,.

    ;

    a

    cono

    V^._^^, lìs-

    corrispondano

    si

    tali

    anzidetta

    le

    condizioni basta

    sia

    parabolica

    o

    involutoria.

    d'una curva: abbassamento prodotto da un multiplo. Kel seguito escluderemo le curve dotate di parti multiple, e porremo via via alcune restrizioni in rapporto alle singolarità di cui esse si suppongono dotate. Si abbia una curva / d' ordine n, dotata di singola15.

    Classe



    punto doppio

    nodi e k cuspidi ordinarie. m, di /. A tale scolio occorre intersecare / colla polare d' un punto generico questa j)olare, 9, ha l'ordine n 1 e le sue intersezioni con /, fuori dei punti doppi, sono i punti di contatto delle m tangenti ad / condotte rità elementari:

    Valutiamo

    S

    la classe,

    ;



    per 0. Ora ^ passa semplicemente per un nodo di ivi una tangente (variabile) diversa dalle tangenti di /;

    inoltre

    cp

    /",

    avendo

    x^i'i^cipali

    passa semplicemente per ogni cuspide di

    /

    tangente cuspidale (§ 4); le intersezioni di / e 9 assorbite nel nodo sono dunque 2, e quelle assorbite nella cuspide sono 3 (§ 12, criterio 7), sicché sussiste la relazione

    toccando

    la

    m

    1)

    La quale

    si

    = n(n ~ — 25 — 1)

    37^.

    può anche esprimere dicendo: La

    classe d^ una,

    — 1);

    curva generale d'ordine n vale n{ìi ogni nodo abbassa la classe di 2 e ogni cuspide ordinaria di 3. Dalla 1) deduciamo per dualità una relazione ove figurano le singolarità tangenziali della curva. Si è già accennato (L. 1", § 11; cfr. anche L. 2°, § 19) che al punto doppio corrisponde per dualità la tangente doppia e precisamente: al nodo la tangente dopx>ia propriamente detta a contatti distinti, ed alla cusi)ide la tangente di flesso. Ora notiamo che la polarità permette di precisare queste osservazioni (in modo anche più evidente che le considerazioni del L. 1)

    2% §

    19):

    La tangente

    dopj)ia corrispondente per dualità a un

    nodo è una retta €he tocca

    la

    curva in due punti semplici.

    .

    I

    (^AlMTOIiO Ilvo

    il

    105

    11

    ima tangente principale del nodo sia anche oppure tan^(^»

    -+•

    +

    3i)

    i(i

    l

    — 1), -^



    1)

    7t,

    -^ 3)

    _ _ o^ ^

    f- ])(H — 2) _ . _ ^^_ (m-l)(m-2 La dimostrazione

    (2t

    1c{li

    -h

    )

    _ _

    .

    ^

    del gTiij)po di formule 1)....9) importa

    )stanzialmente la dimostrazione di ^Zjf^ formule: per esempio della prima, da cui si deduce per dualità la seconda, e della terza,

    che

    Pluckbu

    ottiene col calcolo diretto del

    numero

    dei

    ha preso forma più signitìcativa mediante l'introduzione della curva covariante di Hesse (1844). Ora, in luogo di basarsi sulla formula 3), si può dimostrare in modo diretto qualcuna di quelle che seguono, per esempio valutare il numero delle tangenti doppie d' una

    flessi

    ;

    (piesto calcolo

    curva d'ordine

    n,

    che vale

    in

    generale -n(n

    — 2){n- — 9),

    licercando poi la diminuzione prodotta sul detto numero dalla presenza di punti doppi. A questo proposito Pluckeu stesso osserva (') che la diminuzione del numero delle tangenti doppie prodotta da un punto doppio O, viene data dalle tangenti per G alla curva, ciascuna delle quali è da contare due volte per ragioni di continuità (cfr. Oap. I^').

    (*)

    « Tlieorie

    der Algebraischen Curven

    »,

    pag. 209.

    — 124

    LIIÌRO

    TEKZO

    La determinazione delle tangenti doppie ad una ciii-va d'ordine n si può fare con calcolo diretto, assegnando nna curva che seghi la data nei punti di contatto delle tangenti doppie; questa via è stata percorsa anzitutto da Oayley (^) nel 1846 e j)oi da Jacobi (1850) (^), il quale sembra non fosse interamente persuaso dell' uso del principio di dualità, a cui

    Plucker

    ricorreva.

    due modi di deduzione delle formule di si apprende a valutare (dopo la classe) il numero dei flessi o delle tangenti doppie, si presenta un terzo modo ov^e si tratta di stabilire direttamente qualcuna delle equazioni simmetriche fra i caratteri plueckeriani, e segnatamente la 9). Questo modo ha grande importanza jjerchè mette in luce il significato d'un carattere fondamentale delle curve, designato col nome di genere (cfr. L. 2°, § 23). Al quale si

    Accanto Pliìcker, ove

    ai

    riferiscono le seguenti considerazioni.

    Chiamasi

    «

    genere » l'espressione p

    =

    ~

    ~

    — —h o

    €he figura nella formula 9); essa designa il numero dei punti doppi che manca alla curva (irreducibile) d' ordine n per averne il massimo. Infatti si è dimostrato (L. 2°, § 23) che codesta espressione è nell' ipotesi, che qui sottintendiamo, della irriducibilità, giacche altrimenti la curva data / avrebbe più che ii{n 1 1) intersezioni con una curva d'ordine n iihe passi 1 volte per ogni punto r-i^lo di / e contenga

    >





    >•

    ,,

    .

    (il

    altri



    — 1)(jH- 2)

    Introducendo

    il

    ——

    ,

    l)r

    — la

    ,. ii n ^ stessa. punti semplici della/ •

    *.

    formula

    m = 2n 4- 2p~2-+-

    1)

    si

    può scrivere

    le.

    congiungenti le cuspidi sono improprie a rami della curva (cfr. L. r, § 11; L. 2°, § 23) si ha che: il numero delle tangenti a rami di una curva d'ordine n e genere p, passanti

    Ora ricordando che

    da

    ritenere

    (')

    (2)

    Journal Journal

    come

    fiir fiir

    le rette

    tangenti

    Math., Bd. 34, pag. 87. Math., Btl. 40, pag-. 37. Cfr. Ci.kbsch, ibidem, Bd. 63,

    di /. Altrettanto hanno conclude che f e

    cuspidi)

    lo stesso

    ed F, sicché

    si

    F

    e. d. d. genere p. punti e 0' cadono nei punti all'infiOsservazione. Se nito degli assi x e ?/, la curva ausiliaria ^:(xff)=zO si ottiene colla trasformazione omologica da f{xy)

    lo stesso

    i

    =

    :

    {

    e dalla curva

    Ob

    "

    77 OC

    (f(^?/)r=:0 si

    Vim Um

    passa alla i^(XY)

    dove

    '^i^^^^



    =

    ponendo

    '^i^^^^^yy^

    ^^^^y- ^,]xm)\

    Cosi la dimostrazione dell'invarianza del genere viene

    basata sulla decomposizione della trasformazione birazionale a)

    due trasformazioni omologiche «J a.,) (fatta prima un'eventuale rotazione degli assi coordinati allo scopo di

    nelle

    escludere particolari posizioni di 0, 0'). Qui giova rilevare che le tangenti (proi)rie e improprie)

    corrispondono ai punti di diraa rami di / condotte per mazione della funzione algebrica y{x)^ o della corrispondenza {xìf] sulla retta o sul piano complesso (L. 2% §§ 24, 3G). Ba ciò si può trarre una nuova dimostrazione dell' invarianza del genere nella trasformazione omologica a^); infatti un punto ili diramazione di y{x), girando attorno al quale si produce lo scambio di due valori di ?/, risulta pure punto di diraraa:ione per //(a), dando luogo al medesimo scambio dei corrispondenti valori di

    //.

    Del teorema d'invarianza del genere si può fare semplice applicazione al caso delle curve razionali.

    una

    LI BUG

    134

    TERZO

    Dicesi ragionale ima curva i cui punti (xy) coi'rispondoiio birazionalmente ai valori d'un parametro f, sicché si abbia una rappresentazione parametrica del tipo :

    designano dei polinomi. Ora, per defiè in- corrispondenza biuniv^oca il retta disteso parametro t e perciò il siio^ colla su cui è

    dove

    cpj,

    nizione,

    genere

    (p.,,

    (p3,

    ^^,

    '^.^

    una curva razionale

    vale,

    come per n=:l: p

    Dunque: sizione di cui

    le

    =

    - (1



    1)(1

    — 2) = 0.

    curve rasionali sono di genere zero; propo-

    abbiamo già fornito una dimostrazione

    sulla base del principio di corrispondenza, nel L.

    La scoperta

    1°,

    diretta,

    § 23.

    genere per trasformazioni birazionali dell'equazioni algebrica /(iC2/) proviene dall'idea di Eeemann (1857) di rappresentare con un continuo superficiale l'insieme dei punti reali e complessi di f=0: il genere di /' corrisponde all'ordine di connessione; Notizia storica.

    dell'invarianza del

    =

    della superficie di

    Da

    Kiemann

    questo punto di

    (cfr.

    vista

    '

    L. 2", §§ 34-36).

    viene messa in luce l'inva-

    rianza del genere per qualsiasi

    trasformazione biunivoca e continua senza eccezione, e quindi in particolare per ogni trasformazione biunivoca analitica, cioè birazionale, eseguita sulla /=0. Dopoché Clrbsch (1864) ebbe rilevato l'importanza del genere nella teoria delle curve (cfr. la nota storica nel § 23 del libro 2°, voi. I, pag. 285), il teorema dell'invarianza ha ricevuto varie dimostrazioni algebriche: anzitutta

    una verifica diretta basata sull'analisi delle formule di trasformazione viene data da Clebsch e Gordan (1866) (*), mentre il Cremona (1866) porge del teorema una dimostrazione geometrica che si fonda sulla considerazione delle superficie rigate (^). Se si pongono in piani diversi due curve d'ordine n e n', fra cui intercede una corrispondenza biunivoca, le rette che uniscono i punti omologhi formano una rigata di grado n-hn'; questa possiede una curva doppia il cui ordine si esprime per i caratteri plueckeriani u, 5, le, ed

    N

    Clebsch-Lindkmann, trad. fr>, t. Ili, pag. 9. una teoria geometrica delie superficie, n.°

    (*)

    Cfr. le lezioni di

    (2)

    Preliminari di

    Cfr. Opere,

    t.

    II,

    pag. 328.

    54.

    ,

    CAI'ITOIX) ;/

    ò.

    ,

    (Ielle

    /,

    N -- un dal elio

    si

    «liir

    (•iirv&6

    Si consideri in

    - 2) la

    -I-

    {iX

    H- 2)')

    T)

    (t -4-

    («'

    4- T)

    prive di cu.sindi,

    =

    di

    -h -

    ]i

    -

    (>*'

    C

    C

    iV)

    - (^ + '^)

    ;

    2ii

    fc,

    si

    riduce alla forma

    + — 2. 2^>

    parametri;

    C, di

    dato ordine

    acca 2). Avremo le espressioni seguenti:

    allora le formule di teri delle



    = n{n _ - r = ^ n{n — 3)-(p= 3(r — n) = S{n + 2p — = l] r(r —10) + Hn = l r(r — = Gr — 8« = 4(h + s/— d'=^l] 9(r — nf — 22r + 27 n d

    1)

    }^]

    (

    n'

    (Cfr.

    1)

    (Ofr. 3)

    2)

    t

    (Ofr. 2)

    [

    (Cfr. 5)

    4)

    t'

    7^'

    1)

    (Cfr. 6)

    3)

    (Cfr. 4).

    [

    Vi è luogo a chiedere se possa trovarsi un' ulteriore relail rango d'una curva gobba generale per il suo ordine. L'analogia colle curve piane farebbe credere a questa possibilità, inducendo a ritenere che le curve gobbe d'ordine dato formino una sola famiglia, i cui elementi dipendono da j)arametri v^ariabili in modo continuo, ^la il fatto è che « V ordine e il rango (o il genere) d'una curva gohha costituiscono caratteri indipendenti ». Ciò zione che permetta di esprimere anche

    risulta dalla scoperta fatta

    da Salmon (1849)

    (^)

    di

    una seconda

    che si ottengono come intersezioni complete di due (]uadriche e che hanno il rango 8 e il genere 1.

    specie di quartiche gohhe, oltre a quelle

    Vediamo come curve trattando

    il

    si

    sia condotti alla considerazione di

    tali

    problema della

    Classificazione delle quarticTie gohhe.

    Prendiamo

    le

    mosse

    dell'osservazione che: ogni quartica gobba (irreducibile) apj)ar-

    (')

    Ciiiubridgc

    aud

    Diiblin. Matli. Journal,

    t.

    5,

    pag. 23.

    (^

    A TITOLO

    145

    IJ

    ad uhm supertìcie del secoiid' ordine o quaduica. Infatti quadriche dello spazio dipendono linearmente da 9 parametri (l'equazione del secondo ^rado in x, y, s contiene 10 coefticienti) sicché esiste una quadrica passante per 9 punti di una qiiartica, e perciò (§ 14) contenente la qiiartica. Ora sia C una quartica, e Q una quadrica passante i)er essa. La C dovrà avere assanti ])er a e &, mediante un semplice computo delle costanti clic entrano linearmente nella determinazione delle nostre curve. Le superlìcie cubiche dello spazio sono oo^^^ e quelle che passano per le due rette date a, h, ziali di

    4-4=8

    condizioni, sicché a prima vista soddisfano a 4 coli sono quartiche-sezioni su Q-, questo numero si riduce di

    vi 4,

    poiché per ogni quartica passano co^ superficie cubiche linearmente indipendenti, fra cui cnd^ spezzate in Q ed in un piano ^-' quartiche di seconda Ordunrpie esistono, su specie intersecanti « e & in tre punti. D'altra parte esistono esattamente ^^ quartiche di seconda specie intersecanti le generatrici a e & in tre punti; come si vede contando i coni del 4** ordine proiettanti la curva da un punto di Q, i quali alla di soddisfano condizione j)ossedere come tripla la generatrice appartenente al sistema di oiieTi

    problema straordinariamente complesso; al quale si riferiscono gli studi di Halpuen e Nothek del 1882 ('). ]Ma non è qui il luogo per trattare di tale argomento, erronee iuduIli si è voluto accennare soltanto a scanso di o interpretazioni dei resultati precedenti.

    ioiii

    Osservasione. Nelle formule lou

    fa difl:erenza fra

    si

    loppi effettivi della curva, {e

    similmente

    circostanza

    si

    si

    i

    Oayley

    di

    innanzi,

    scritte

    punti doppi apparenti e

    comparendo

    i

    punti

    somma d-\-D

    in esse la

    dica per riguardo ai caratteri duali).

    A questa

    collega la possibilità che, per variazione con-

    qualcuno dei punti dopi)i apparenti della curva venga da un i)unto doppio effettivo. Così, ad esempio, la curva razionale del quart' ordine che è designata come quartica gobba di seconda specie, ed è appresentata parametricamente dalle equazioni

    inua,

    istituito

    i

    __

    ic(iuista

    y,(t)

    />t

    =z

    e^

    f

    +

    (?j

    ^ -t- ^t

    si

    faccia

    = d, = = = = 0,

    Hali'Hkn « Memoiiv sur

    iilgébriques » (Journal ^'ung tler

    i' -+- G^

    un punto doppio nell'origine (piando d^

    (')

    _ aJ*-{-

    e.,

    lìi

    d.^

    e.,

    classificutiou

    de l'École polytec, 1882);

    lU-s

    Nòtheu

    courbes gauches «

    Zur Gruntlle-

    Theorie dcr algebraisclien Raiunkurvcn » (Berlìiier Abb., 1882).

    LIBKO TERZO

    148

    diventando allora comune ad oo^ (luadriche che vengono determinate dal passaggio per il punto doppio e i)ei' altri 7 punti della curva; mentre nel caso g"enerale quella quartica appartiene ad una soia quadrica, sulla quale viene segata da una superfìcie cubica che ne contiene due generatrici di uno stesso sistema. Ma poiché la quartica gobba di seconda specie, senza punti doppi, possiede tre punti doppi apparenti, risulta che quando la curva acquista un punto doppio, questo sostituisce uno dei tre punti doppi apparenti. Qui importa avvertire che la quartica razionale con punto doppio, considerata innanzi, si presenta anche come caso x)articolare di una quartica di prima specie, intersezione (completa) di due quadriche, quando queste diventano tangenti; nella quale particolarizzazione il punto doppio effettivo non sostituisce x)iù un punto doppio apparente, ma si aggiunge ai due posseduti dalla quartica di prima specie. L' esempio precedente mostra che le curve gobbe con punti doppi effettivi si j)ossono ritenere generalmente come enti particolari di diverse famiglie di curve dello stesso ordine, aventi fra loro diverso genere.

    Chiuderemo questo paragrafo scrivendo

    la

    Tabella dei caratteri delle cubiche e quartiche gobbe generali e della curva intersezione completa di due superficie. Cubica gobba. La cubica, essendo segata dai piani i)er una corda in un si avrà: ?i

    =

    3,

    rf=:l,

    sol

    i>

    punto variabile è curva razionale

    =

    0,

    n'=3,

    r

    =4

    «=0,

    Quartica gobba di 'prima

    u

    =

    4,

    p

    =

    1

    ,

    d^2, n'=12,

    (L. 2°, § 23);

    r t

    =8 =

    8,

    Si osserverà la seguente

    «'

    =

    0,

    7c'=:0,

    d'=l.

    specie.

    t'=8, verifica:

    li

    il

    =^16, d'=3S. carattere n

    = 12



    ottiene anche notando che la proiezione della quartica fatta

    da un suo punto è una cubica con 9 flessi,, e tenendo conto che il piano osculatore in un punto, 0, della quartica deve! j)iani della sviluppabile osculatrice pascontare per tre fra i

    .

    CAPITOLO santi per 0, poiché

    149

    II

    intersezione di tre i)iani osculatori

    è

    intìnitamente vicini.

    Quartica gohba di seconda z—

    il

    p := 0,

    4,

    r -.= 6

    t=4, t=z6,

    n:,

    ^r

    f/^:.;;.

    S2)ecie.



    k'

    =

    d'

    4,

    ().

    si può anche valutare, come per la prima specie, osservando che la proiezione di C da un suo punto è una cubica con punto doppio, che ha perciò 3 tiessi. Si verifica anche che la quartica possiede 4 piani stazionari cui punti di contatto si ottengono su questa curva razionale come i)unti uniti di una corrispondenza [3, 1]: infatti se ad ogni punto A- si fa corrisj)ondere il punto A', intersezione del piano osculatore in A, si ottiene

    La

    classe della curva

    (piartica di

    i

    la

    predetta corrispondenza

    [3, 1].

    Curva intersezione completa di due superficie d* ordine {x, v. Seguendo una delle vie che vengono appresso indicate, si

    trovano, nel caso generale,

    seguenti caratteri della nostra

    i

    curva C:

    "

    "

    'y^

    '^

    '

    =9

    = =l

    3;jiv(v -+-

    t

    t'

    = — =l ^^

    //

    d'

    [iv )

    tiv(v

    jx

    |jiv(v

    4-

    1

    1

    )0>



    1)

    ^

    P

    =o

    !^^(^

    + — 4) !^

    -i-

    1

    — 3) 4-

    [i

    — 2)' —

    — 2) — 20) -hii —

    [xv(v

    !i

    I

    nv(6;a -|-

    jiv



    — 2)

    rrr=[XV(VH-[t

    n

    !^H!^

    ()V

    9}iv(v

    3)-

    lOiix -+- V

    -Mx

    — 2) — 4

    - 22(!i

    In virtù delle formule di



    -t- V)

    J)

    -h 28

    (

    I

    + M 7

    Oaylky

    basta calcolare, oltre l'ordine «, ;tv, un altro dei caratteri, per esempio