L'ancora della fede [1a ed.] [PDF]

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Zitiervorschau

. -- llana di testi patristici

•pifanio L'ANCORA DELLA FEDE

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L'Ancora della fede di Epifania

Epifania di Salamina, nato verso il 315 presso Eleuteropoli in Palestina, fu vescovo e paladino del credo niceno contro l'arianesimo. Mori durante il viaggio di ritorno dal Sinodo della Quercia (403). Il trattato "Ancoratus, («L'Ancora della fede , l è, col " Panarion "• tra le sue opere piu famose. In essa vengono esposti i misteri principali della fede: unità e trinità di Dio, incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo. Spiegando il titolo, l'A. stesso afferma di aver voluto " consolidare, e quasi ormeggiare ad àncora sicura, i cristiani sbattuti dalle bufere dell'errore"· La struttura del trattato è quella di una lettera indirizzata alla comunità di Suedri in Pamfilia turbata dall'eresia nascente degli pneumatomachi, coloro cioè che " combattono lo Spirito Santo "· Straordinaria è la lucidità con cui Epifania definisce la retta dottrina a tale proposito, non sostenendo una sua particolare opinione. ma fondando quella sulla fede dei Profeti e degli Apostoli, della Chiesa e dei Padri. Forse nessun orientale ebbe tanta chiarezza. La pneumatologia dell'« Ancoratus " fu perciò argomento fondamentale per la soluzione della questione del " filioque , che divise la Chiesa d'Oriente da quella d'Occidente. da Carlo Magno a Fazio e al Concilio di Firenze. La pastorale che emerge da questa epistola-trattato, dove raramente la polemica si trasforma in invettiva, appare dettata da un cuore pieno di carità. Epifania vi appare soprattutto quale zelante pastore d'anime e maestro di spiritualità. Pochi scrittori cristiani antichi, anzi, rivelano tale radicazione nella fede aliena da personali interessi e avversa a mitizzazioni filosofiche. Per tutto ciò risulta estremamente fruttuosa la lettura di quest'opera, ora per la prima volta in traduzione italiana a cura del Prof. Calogero Riggi.

COLLANA DI TESTI PATRISTICI diretta da ANTONIO QUACQUARELLI 9

Epifani o

L'ANCORA DELLA FEDE Traduzione introduzione e note a cura di Calogero Riggi

città nuova editrice

INTRODUZIONE

l. Il trattato di Epifania di Salamina Ancoratus prende il suo titolo da un antico simbolismo. È sottinteso o l6gos, come espressione umana del L6gos divino, o piuttosto come suggerisce il Quasten 1 anthropos cioè l'uomo nel cui spirito in cerca di verità riecheggi la voce del Verbo rivelantesi alla « santa Chiesa di Dio fondata sulla fede ortodossa» (Haer. 69, 27) 2, la Verità illuminante quaggiu la « civitas spiritualis » 3: Cosi-è per la celeste assemblea dei santi, e cosi-sia per la terrena comunità dei fedeli 4• L'esposizione dottrinale clell'Ancoratus ha per oggetto i misteri principali della fede: unità e trinità di Dio, incarnazione passione morte e risurrezione del Signore, come li ha fatto conoscere la Verità del Padre

Con approvazione ecclesiastica

©

1977, Città Nuova Editrice, via degli Scipioni 265 - 00192 Roma

1 J. Quasten, Initiation aux Pères de l'Eglise, Parigi 1963, III, p. 543. 2 Indicheremo gli articoli del Panarion (cassetta di medicinali) con l'abbreviazione latina del termine eresia: « Haer. ''· 3 L'ideale che sant'Agostino esprime nella sua Città di Dio. 4 Dio-Verità è l'Amen per eccellenza (emet), che realizza in sé l'Essere in pienezza; l'amen umano è partecipazione alla Verità-Vita di Dio; quindi la liturgia delle tre Divine Persone è modello dell'amen di fede. Ma l'amen ha valore indicativo se cantato lassu dalla Chiesa trionfante, invece ha valore ottativo (génoito, cosi sia) se pronunziato quaggiu dalla Chiesa militante, cf. Ancora della fede, c. 73.

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Introduzione

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che è nei cieli, cwe il Figlio che dapprima ha parlato per mezzo dei Profeti e degli scrittori ispirati nell'A. T., infine nella pienezza dei tempi si è incarnato e continua a parlare nella sua Chiesa secondo quel che a lei è stato trasmesso dagli Apostoli. Spiegando il titolo, l'autore stesso afferma di aver voluto scrivere un libro sull'« Ancora della fede allo scopo di consolidare, e quasi ormeggiare ad àncora sicura, i cristiani sbattuti dalle bufere dell'errore >> (Haer. 69, 27). L'immagine del Verbo-àncora che ci prepara l'ingresso al cielo, già in Ebrei 6, 19-20, fu largamente utilizzata nei monumenti cimiteriali cristiani dei primi tre secoli 5, spesso accompagnata da simboli che connotano variamente il Cristo: l'agnello o la pecora, l'albero o la nave, il pesce o il leone, la croce o l'arca, un delfino o una stella, il tipo di Gesu risorto Giona e il Buon Pastore che dà la sua vita per le pecore. I cristiani specificamente con l'àncora intendevano quello che genericamente avevano indicato i pagani: sostegno, protezione e salvezza. H a significato cristiano l' àncora in forma di croce talora figurata tra pesci significanti il Signore Ichtys e i suoi pisciculi 6• Il simbolo marinaresco trova il suo corrispettivo classico e biblico in quello di nave (o arca), utilizzato da Epifania per significare la Chiesa multiforme ma una nella fede (Haer. 61, 3; 69, 27 ). L'immagine della nave ancorata sta allo sfondo di tutto il trattato, e in un certo senso giustifica ed unifica tante digressioni, ripetizioni o divagazioni esegetiche. La divisione che vien proposta in due parti ( 1-74: dottrina trinitaria; 75-119:

incarnazione e risurrezione di Cristo e nostra) non corrisponde ad un'effettiva esposizione organica. Epifania non conosce altra unità che quella fondata sullo Spirito Santo, il quale « dettando dentro >> dove e quando vuole e quasi moltiplicandosi resta sempre il vincolo di unità delle Persone Divine e delle relative tre componenti umane partecipate 7 • Vogliamo dire che l'esposizione della fede trinitaria e cristologica, e gli stessi excursus polemici esegetici e storici appaiono unitariamente ispirati. L'Ancoratus propone l'ascolto della confessione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 8, nel Cristo, speranza escatologica. Percorre tutto il trattato il leit-motiv che non c'è altra àncora di salvezza al di fuori della Trinità e del Cristo, che se Dio non fosse trino, se il Cristo non fosse veramente Dio e uomo, la nostra fede sarebbe totalmente vana.

s Specialmente nella iconografia come si legge nei dizionari specializzati sotto la voce àncora. 6 È noto che le sei lettere di ichthys ( = pesce) costituiscono le iniziali di > si sia per la prima volta rivelato quando in quella occasione denunziò al vescovo del luogo circa 80 gnostici: quasi 29 30 31 32

Cf. Ancora della fede, c. 39. Cf. Haer. 37, 2. Cf. Ancora della fede, c. 40. Una concezione che si ritrova in molti Padri.

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identificherà poi con le distorsioni gnosticheggianti ogni falsità; anche l'alienazione dai contenuti nella retorica sofistica 33 • Allo scrittore innamorato della biblica semplicità davvero, purtroppo, manca il « lucido ordine >> che illumina gli scritti dei Padri formati alla retorica classica 34 • 5. L'Ancoratus è rivolto particolarmente alla comunità di Suedri in Pamiìlia turbata dall'eresia na· scente degli Pneumatomachi, quelli, cioè, che combattevano lo Spirito Santo. L'Autore vi espone nei capitoli 2-75 la dottrina ortodossa sulla Trinità contro gli Ariani e gli Pneumatomachi, a partire dalla formula battesimale (8), dal trisagio angelico ( 10-26) e da numerosi passi biblici. Lo Spirito Santo (5-7), come il Figlio da sempre generato ( 45-63), è vero Dio; i capitoli 65-71 parlano della consustanzialità del Figlio, e i susseguenti 72-74 della consustanzialità dello Spirito Santo; i capitoli 27-38 e 75-82 riprendono la tematica dei precedenti 27-38 contro Apollinare sull'incarnazione del Verbo; quelli da 83 a 86 contro i pagani e 87-100 contro gli Origenisti svolgono il tema della risurrezione della carne, e si concludono da 100 a 109 con una esortazione alla conversione dei gentili. Connesse con tali argomenti sono le confutazioni dei Manichei e dei Marcioniti, delle eresie giudaizzanti e sabelliane. Il trattato si conclude con le due formule di credo, la prima piu breve quella in uso a Salamina e la seconda piu lunga che con qualche modifica sarà adottata come professione di fede nel concilio costantinopolitano I e in tutto l'oriente. Il Manicheismo fu considerato da Epifania come 33 Retorica e gnosi furono poste da E. sullo stesso piano, cf. Haer. 25, 4. 34 La scuola pagana fu valorizzata dai Padri negli elementi formali.

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prodotto dell'Ellenismo deteriore 35, dissociante i figli della luce da quelli delle tenebre. La conoscenza che egli ne ebbe rimontava forse ai tempi della sua formazione in Egitto, certo a quelli del suo presbiterato nel cenobio di Eleuteropoli, quando dovette perseguirne le forme « acuanite » 36 • Egli li coinvolge qui nella medesima confutazione con i Marcioniti perché gli uni e gli altri negatori dell'Antico Testamento, ciechi ermeuneuti della Genesi e del Vangelo di Giovanni. Epifania chiama i Manichei porci (Haer. 66, 55), giuocando forse sul termine porc che in copto significa (( conoscenza'' e in latino tutto l'opposto. Egli era pentaglotta 37, conosceva il greco, l'ebraico, il siriaco, il copto e il latino. Talora combatte su di un unico fronte Manichei e Lucianisti (15-33), associandoli forse per la loro credenza in una processione del Verbo per emanazione dalla volontà del Padre (53), dello Spirito Santo per emanazione dal Grande Architetto ( 83). Gli uni e gli altri sono condannati come distruttori dell'unità nella Trinità e dissociatori dell'unica economia di salvezza. In Haer. 66, 36 egli denunzierà forse quei medesimi palestinesi acuaniti che conosciuti di presenza tanto tempo prima ebbe già a confutare in Ancoratus 14 ss., 60, 69, 83, 119. Non solo fiuto da (( cacciatore » ma acume teologico dimostra, qui nel trattato sull'Ancora della fede 35 Le eresie sono tanto piu infedeli quanto piu si allontanano da Gerusalemme e si avvicinano a Babilonia. Per conseguenza infedelissima, fu secondo Epifania, l'eresia del Manicheismo, fondata appunto dal sedicente profeta di Babilonia. 36 Cf. Haer. 66, 1: > riguarda le cose create; l'altra «annunziando il suo

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Gv. 16, 7. 13. Gv. 14, 6. Mt. 10, 20. Ag. 2, 5. Mt. 4, 1; Mc. 1, 12. Le. 4, 18; Is. 61, l. Am. 4, 13.

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Ancora della fede 6, 1-10; 7, 1

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Cristo agli uomm1 » riguarda l'annunzio non di una creatura ma di colui che è vero Figlio del Padre, increato, non soggetto a mutazione e variazione, eterno da eterno, come dicono Mosè e Giovanni. Mosè aveva profetato: «Colui-che-è mi ha mandato» 33 , e Giovanni affermando di lui: « Colui-che-è nel seno del Padre ha parlato » 34 chiamò Colui-che-è il Padre, Colui-che-è il Figlio (Colui-che-è presso Colui-che è, da lui generato; Colui-che-è non per mescolanza col Padre, non perché ha cominciato ad essere, ma perché è Figlio vero del Padre, come il Padre da sempre genera il Figlio). Non ci fu mai infatti un tempo in cui il Padre non fosse Padre, né mai un tempo in cui il Figlio non fosse con l'unico Padre. Se vi fosse stato un tempo in cui il Padre non fosse padre, allora il Figlio avrebbe avuto un altro padre, anteriore al Padre dell'Unigenito. Sicché coloro che credono di essere perfettamente pii verso il Padre finiscono con essere empi. Poiché in Dio non vi è né tempo né momento, neanche un istante o una minima frazione di ora, anche se breve come lampo d' occhio o movimento di pensiero. Tu ogni volta che vuoi elevare la mente con il pensiero e con la fede al Figlio, abbi presente anche il Padre. Lo dice il nome stesso: quando pronunzi figlio, dicendo figlio pensi ad un padre perché il concetto di padre è correlato a quello di figlio; quando pronunzi padre tu intendi il rapporto col figlio, poiché il nome di padre non può assolutamente non essere relativo a quello di figlio.

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Es. 3, 14. Gv. 1, 18.

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6. Trinità non dice una vaga unità nella pluralità, ma tr.e sussistenti in relazione nell'unica usia divina

Di qual tempo osi parlare affermando c?e il Pa~ l dre prima non era padre, con la tracotanza di.vo~erg~I negare la compresenza del Figlio? Tu non osi d1r~ ~l Padre suscettibile di crescita in dignità (poiché la divinità è sempre identica a se stessa, non è sog~ett~ ad addizioni o sottrazioni di dignità); impara qumd1 « a non bestemmiare » impugnando la fede per non farti piuttosto transfuga dalla fede, ma credi. se~1.1j::-e nel 2 Padre che dall'eternità veramente genera 1l F1g. . w. Anche il Figlio è da sempre veramente in relazion~ ~l Pa- 3 dre che realmente è, benché generato, come flgho da sempre. Non è commisto al Padre, non è suo fratello, ma vero figlio da lui generato, figlio per natu.ra non per adozione, Figlio consustanziale al Padre, umto no? accomunato nella sostanza, generato non proiettato dal Padre, come vanno cianciando certuni che lo vogliono figlio per adozione e non per natura. Quello che ci lega nella fede, è il consustanziale. 4 Perché se tu dici consustanziale dissipi la baldanza di Sabellio; almeno dove il termine consustanziale signifì- 5 ca « di una sola sostanza>>, s'intende in questa sostanza unica il Padre, in questa sostanza unica il Figlio e in questa sostanza unica lo Spirito Santo. Quando si 6 dice consustanziale non si vuol dire nulla di estraneo alla divinità stessa, ma che il Figlio è Dio da Dio e che lo Spirito Santo è Dio, non tre dèi ma una ident~ca divinità: uno è il nostro Dio, dice il beato Mose: « Il 7 Signore Dio tuo è un solo Signo.re >>~·.Non. parli~~o 8 di dèi ma diciamo Dio Padre, Dw F1gho, Dw Spinto Santo: non dèi; perché in Dio non vi sono molti dèi. 35

Deut. 6, 4.

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Con i tre nomi si esprime l'unica divinità del Padre e Figlio e Spirito Santo. Né si t~att~ di due figli 36 , perché l'unico Figlio è 9 a~pu?to ur:ngemto, mentre lo Spirito Santo, Spirito di DIO, e colm c~e da sempre è col Padre e col Figlio, non estraneo a DIO essendo da Dio, «procedendo dal Pa37 d.r~ » e« p~e?dendo dal Figlio» 38 • Benché incompren- 10 siJ:Ile, lo Spmto Santo (come incomprensibile è il Figho Unigenito) è da Dio, non estraneo al Padre e al Figlio. Non unito al Padre e al Figlio per commistione è nella Trinità sempiterna della stessa usia: non vi è al~ tra usia nella divinità né altra divinità nell'usia· identic~ divinità da identica divinità sia il Figlio eh~ lo Spinw Santo.

7. Lo Spi~i~o Santo fu mandato ad annunziare il Figlio, a sant1f1care le anime e a sigillare in Cristo come unità di collegamento delle menti e dei cuori

. Lo Spirito Santo è spirito e il Figlio è figlio, Io Spi- 1 nto procede dal Padre 39 e prende dal Figlio 40 ; « scrutando le ~r?fond~tà di Dio>> 41 annunzia il Figlio al mondo e santifica gh uomini nel segno della Trinità dove è terzo nell'ordine dei nomi (poiché la Trinità' è del Pa~re del Figlio e dello Spirito Santo, secondo sta scntto: «Andate e battezzate nel nome del Padre del F.iglio e dello ~pirito Santo >> 42 ), ma proprio come sigillo della grazia; legame nella Trinità non estraneo al 36

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Cf. qui sotto al c. 71. Gv. 15, 26. Gv. 16, 14-15. Gv. 15, 26. Gv. 16, 14-15. 1 Cor. 2, 10. Mt. 28, 19.

Ancora della fede 7, 2-8; 8, 1-5

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suo numero né separato nella enumerazione; non estraneo al suo dono in quanto unico Dio dell'unica fede, un solo Signore di un'unica grazia, nell'unica Chiesa da un solo battesimo 43 • Poiché da sempre la Trinità è trinità, e giammai può avere aggiunte al di fuori di questo numero, Padre e Figlio e Spirito Santo. Trinità non di esseri mescolati e separati nella propria unione, ma di sussistenti perfetti, Padre perfetto, Figlio perfetto e Spirito Santo perfetto, Padre, Figlio e Spirito Santo datori dei doni attribuiti allo Spirito: «Vi sono bensi vari carismi, ma un medesimo Spirito; e vi sono vari ministeri, ma un medesimo Signore; e varie operazioni, ma un medesimo Dio che opera ogni cosa in tutti >> 44 • Non cadiamo da dove siamo stati elevati, non distacchiamoci dalla verità. Noi non stiamo a difendere Dio, ma coltiviamo pensieri di pietà per non perderei, e parliamo non per voler comprendere, ma come uomini che dicono ciò che hanno appreso. L'onore che rendiamo a Dio infatti non è facilmente comprensibile, anzi sorpassa di mille miglia le capacità nostre di magnificarlo col pensiero. Del resto Dio se lo dà da sé, né può essere aggiunta lui gloria o tolta proprietà. Poiché nella Trinità non v'è nulla di creato o di aggiungibile; il Padre genera il Figlio, ma non vi fu mai un tempo in cui non vi era il Figlio. Il Padre infatti non si chiamò padre in un tempo determinato, ma fu da sempre padre ed ebbe con lui sempre un Figlio, non un fratello ma un figlio generato ineffabilmente (cosi chiamato per motivi incomprensibili), da sempre col Padre senza mai cessare di essere. Il Padre dunque è ingenerato e increato, incomprensibile; il Figlio generato ma non creato, incom-

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Ef. 4, 5. l Cor. 12, 4-6.

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prensibile; lo Spirito Santo eternamente non generato né creato, non fratello né zio, non proavo né nipote, ma della identica usia del Padre e del Figlio, Spirito Santo perché « Dio è spirito » 45 •

8. Un solo Dio opera con tre distinte attribuzioni in un solo battesimo

Ognuno di questi predicati è proprio di un solo 1 nome, né si può ripetere per l'altro. Poiché il Padre è padre e non ha chi con lui si possa paragonare o a lui accomunare come ad un altro padre si da farne due dèi. Il Figlio Unigenito è Dio vero da Dio vero, 2 non ha il nome di Padre ma non è estraneo al Padre, bensi Figlio del Padre; Unigenito cui solo compete il nome di Figlio, e Dio da Dio si che un solo Dio si chiama Padre e Figlio. Anche lo Spirito Santo è come uni- 3 genito, ma non ha nome di Figlio né appellativo di Pa~ dre, bensi di Spirito Santo non estraneo al Padre. Se- 4 condo le parole dell'Unigenito egli è « Spirito del Padre» 4{\, «che procede dal Padre» 47 ; «prenderà dal mio» 48 , egli dice, perché non lo si credesse estraneo né al Padre né al Figlio, ma della stessa usia, della stessa divinità. Spirito divino, « Spirito di verità », lo Spirito di Dio si chiama Spirito Paraclito, appellativo questo che spetta propriamente a lui solo. A lui non si può accomunare o eguagliare nessun altro spirito; né egli ha il nome di Figlio o il nome di Padre. Predicati spettanti ad uno solo non possono essere comuni. Per lui si usano pure le espressioni « Dio nel Pa- 5 dre » « Dio nel Figlio », « Dio nello Spirito Santo ,, « di 45 %

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Gv. Mt. Gv. Gv.

4, 24. 10, 20. 15, 26. 16, 14-15.

Ancora della fede 8, 6-9; 9, 1-7

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Dio », « Dio », « Spirito del Padre », « Spirito del Figlia ''• non per addizione in un composto, come avviene in noi per il corpo e l'anima, ma in quanto egli è mediano tra il Padre e il Figlio, dal Padre e dal Figlio, pur essendo terzo nel nome; secondo quanto sta scritto: «Andate e battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » 49 • Ora se è il Padre che battezza nel suo nome, lo fa nel nome di Dio, ed il sigillo con cui siamo segnati nel nome di Dio è perfetto; se è il Figlio che battezza nel suo nome, lo fa nel nome di Dio, ed il sigillo con cui siamo segnati nel nome di Dio è perfetto; chi oserà dire da autentico nemico della sua anima lo Spirito Santo estraneo alla divinità? Poiché se noi siamo segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, lo siamo nell'unico segno della Trinità e nell'unica notenza di Dio trino. Se Dio è una sola cosa, distinto~ da tutto il resto che essendo creato non è divino, in che modo avviene l'unione di Dio col resto mediante il sigillo di perfezione? Secondo l'opinione di quei blasfemi, noi saremmo segnati solo nel nome regale del Padre e in quello non regale di due creature, quindi ancora servi degli elementi e delle creature 50 ; per essi, il solo nome del Padre non avrebbe potuto salvare, e quindi egli avrebbe creato e unito a sé due Elementi perché la sua divinità solo assumendo altre potenze avrebbe potuto salvare col segno del battesimo liberando l'uomo da lui creato con il lavacro per la remissione dei peccati 51 •

Mt. 28, 19. I codici Laurenziano e Ienese hanno la lezione >, nel senso ovviamente di