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Italian Pages 277 Year 2009
TItolo o riginale: lcoll of Evil. Hitk,'s Mufti al1d the Ri5e of R,adicallsla m Traduzione dall 'inglese di Federica Giardini Copertina di Dada Effe · To rino Foto in ropertina: f::Iag 'Amm al·f::IusaynT e Adolf Hitle r, 28 novembre 1941 Cl Ullslein / Archivi Alinari Cl 2008 by David G. Dalin and John F. Ro thmann This transla ti on published by a rrangement wi th Random House, an imprint of the Random House Publis hing Group, a division of Random House, (nc. CI 2009 Lindau s.r.l. corso Re Umberto 37· 101 28 Torino l'rima edizione: gennaio 2009 ISBN 978-88-7180-784-3
David G. Dalin
John F. Rothmann
LA MEZZALUNA E LA SVASTICA I segreti dell'alleanza
fra il nazismo e /'Islam radicale
A mia madre, Bella Dal;'l, a mio fratello e a mia cognata, Rnlph e Hedy Dalin, CO/l affetto e riconoscenza per il loro contilll/o sostegno e illcoraggiamento. David G. Oalin A Ellen TI/cli/llan Rotllmanll, la mia meravi-
gliosa moglie, COli tl/tta la mia gratitl/dine e il mio amore, e ;'1 segno di apprezzamento per il SI/O impegno ql/otidiano ilei rendere complete le /lostre vite. 10hn F. Rothmann
Ringraziamenti
Negli anni la genesi di questo libro è sta ta sostenuta dai consigli, dall'incoraggiamento e dalla collaborazione di svariate persone. Siamo particolarmente debitori al compianto Eliahu Elath, ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e presidente dell'Università ebraica di Gerusa lemme, che per primo ci ha incoraggiati a scrivere un'opera sulla vita e l'eredità del muftr, sul suo ruolo nell'Olocausto e nell'ascesa dell'lsla.m radicale. Nel 1937, in un momento critico della storia mediorientale, mentre la vorava come funzi onario presso il dipartimento politico dell' Agenzia Ebraica a Gerusalemme, Elath aveva preparato un manoscritto a uso interno sul muftr e sul suo ruolo nella lotta per la Palestina. Nel 1968 quel lavoro fu pubblica to in ebraico dall 'ufficio del Primo Ministro israeliano e, molti anni dopo, il dottor Elath ci ha autorizzati a farlo tradurre in inglese. In una lettera dell'8 agosto 1988 scriveva: «Mi congra tulo con voi per aver avuto l' idea di pubblicare un libro simile: mancava un lavoro di ricerca e approfondimento storico che investigasse appieno il ruolo del muftI nella Shoah. Purtroppo oggi numerosi suoi seguaci sono ancora in circolazione». In comunicazioni successive, Elath ha continuato a incoraggiarci a documentare l'eredità scellerata del muftr come padre fondatore del terro-
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LA M fZZA.LUNA f LA SVA S1'/CA
rismo e dell'antisemitismo islamico, un lascito che si avver· te tragicamente ancora oggi. Abbiamo quindi tentato di raccontare la storia di questa eredità duratura e malvagia, che
Eliahu Elath riteneva dovesse essere compresa meglio e divulgata in maniera diffusa. li nostro unico rimpianto è che sia morto prima di leggere il libro, di cui è stato uno degli ispiratori.
Desideriamo esprimere la nostra profonda riconoscenza a sir Martin Gi lbert per il suo straordinario sostegno e i consigli durante la fase di completamento del libro. Biografo ufficiale di Winston Churchill, egli ci ha offerto numerosi suggerimenti costruttivi e messo a nostra disposizione le fonti del suo archivio e dei s uoi fascicoli privati.
Anche se spesso ne abbiamo adottato i suggerimenti, sappiamo che le nostre conclusioni e interpretazioni potrebbero non essere in completo accordo con il suo punto di vista. Egli non va ritenuto responsabile di eventuali errori di fatto o di interpretazione storica: tutte le conclusioni e le interpretazioni contenute nel presente libro sono esclusivamente frutto della nostra riflessione. Il nostro apprezzamento va anche a tre cari amici, il professor Jonathan D. Sama, il dottor Joseph R. Goldyne e David Apfelbaum, che nonostante gli impegni hanno trovato il tempo di leggere e commentare parti del libro. Siamo particolarmente riconoscenti per i loro preziosi commenti sui capitoli che hanno letto. David Dalin desidera ringraziare anche l'amico e collega dell'Hoover lnstitution, Douglas J. Feith, per l'incoraggiamento e i frequenti consigli su questo progetto. La pubb licazione del libro ci offre la gradita opportunità di ringraziare numerosi altri amici e colleghi che hanno discusso con noi gli argomenti trattati. Vorremmo esprimere il
RINGRAZIAM ENrI
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nostro profondo riconoscimento a ciascuna delle seguenti persone, che hanno contribuito a migliorare il testo condividendo con noi i loro pensieri e, in generale, incoraggiandoci: il professor Robert P. George, Sarah e Wi1liam Stern, il professor Bernard Lewis, William Kristol, Dov Zakheim, Michael Novak, Tevi Troy, Andrew e Deborah Leeds, Brian e Rosalind Henning, Irvin Ungar, Joseph Bottum, William Doino Jr., David Wormser, Luis Fleischman, Reed Rubinstein, Dick Seeley, Charles Liebling, Leslie Kane, Michael Jankelowitz, Zvi Jankelowitz, Oded Yinon e il rabbino Leonid Feldrnan. Trent'anni fa Trish Bransten incoraggiò gli autori a scrivere quest'opera. Siamo lieti di ringraziarla e riconoscerIa come fonte di ispirazione. Un grazie anche al professor David Engel, che molti anni fa tradusse per noi il manoscritto di Eliahu Elath sul mufti e un libro tedesco, poco conosciuto e da lungo tempo fuori catalogo, scritto da Kurt Fischer-Weth a proposito del mufti e pubblicato in Germania nel 1943. Antonia Clark e Monika Hunt sono sta te di grande aiuto con le loro traduzioni. Per l'assistenza tecnica, ci siamo rivolti a Robyn Lipsky, 10hn Moses Lewandowski, Diane Spagnoli e Richard Lerner. Durante la preparazione del manoscritto per la pubblicazione, Frances Stark, produttrice del 101m Rotl!mann Program su KG0-81 OAM, è stata sempre una straordinaria fonte di aiuto e incoraggiamento. Desideriamo estendere la nostra gratitudine a Judith Cohen e Caroline Waddell dell'Archivio fotografico presso lo United States Holocaust Memorial Museum: con grande gentilezza ci hanno aiutato a individuare e procurarci le fotografie riprodotte nel volume. Vorremmo inoltre esprimere il nostro ringraziamento e apprezzamento al nostro agente, Alexander Hoyt, che sin
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LA MEZZA LUNA E LA SVASTICA
dall'inizio ha avuto fede nel progetto e ci ha continuamente incoraggiati durante il lavoro di ricerca e la fase di scrittura. Siamo specialmente debito ri a WiU Murphy, il nostro editor alla Random House, per l'attenta lettura ed elaborazione redazionale del manoscritto e i tanti eccellenti suggerimenti per migliorarlo. I suoi buoni consigli e l'incoraggiamento continuo sono stati preziosi. Siam o profondamente riconoscenti aLea Beresford, assistente editoriale di Will Murphy, per l'inesa uribBe pazienza e buon umore con cui ha risposto alle nostre molte domande durante il lavoro di edititlg. Dennis Ambrosc, associate copy-cllic! alla Random House, si è sempre dimostrato disponibile e competente durante la lettura delle bozze e l'editing. Grazie anche a l nostro redattore editoriale Sona Vogel, al nostro addetto stampa London King, alla sua assistente Maria Braeckel, e a Courtney Turco. Questo libro è in pa rte un'elaborazione dell'articolo Hitler's Mllfti di Da vid Dalin, pubblicato sulla rivista «First ThingS». Dalin desidera ringraziare Joseph Bo tturn e Richard John Neuhaus, l'editore e il direttore di «First Things», per aver pubblica to quel suo vecchio articolo e per l' incoraggiamento costante. In quanto autori e genitori, abbiamo un immenso debito di gratitudine con i nostri fi gli. David Dalin desidera esprimere il suo profond o ringraziamento e apprezzamento alla figli a, Simona Dalin, e al figlio, Barry Dalin, il cui affetto e sostegno continuano a essere· una fonte di incoraggiamento e ispirazione per ogni sua impresa. John Rothmann ringrazia di cuore il figlio Joel, che gli ha permesso di usare (ma non prendere in prestito) il suo laptop. Nei momenti critici, Samuel Rothmann si è sempre dimostrato disponibile ad aiuta re il padre tecnologicamente disabile. L'a ffetto e il sostegno continuo dei nostri figli sono una benedizione per entrambi.
Prefazione
È da quarant'anni che pensiamo d i scrivere questo libro.
La genesi del volume risale a un'esperienza che abbiamo condiviso in Israele: la visita a Yad Vashem, il museo e me· moriale dell'Olocausto di Gerusalemme, il 14 agosto 1968. Eravamo ancora studenti e quell'estate partecipammo a un programma di shtd i presso l'Università ebra ica di Gerusalemme diretto dal professor Yonah Alexander. Attraversando le austere sale di Yad Vashem, ci imbattemmo nell 'in· grandimento di due uomini: Adolf Hitler e I:-Iag 'AmIn all:IusaynI, il gran muftI di Gerusalemme. Fummo immediatamente colpiti dalla stessa domanda: quale storia si nascondeva dietro quella fotografia? Da quel giorno di agosto a Gerusalemme, quarant'anni fa, abbiamo inseguito la storia del muftr con inesorabile determinazione, dedicando innumerevoli ore alle ricerche sulla sua vita. Su un piano strettamente personale, siamo lieti di poter affermare che il libro è stato completato senza un istante di dissenso o discordia. Lavorare insieme a questo progetto ha reso più profonda la nostra qua rantennale amicizia.
LA MEZZALUNA E LA SVASTICA
Ca pitolo l Appuntamento con il destino ·
Il 28 novembre 1941, appena nove giorni prima dell'attacco giapponese contro Pearl Harbor, il gran muftI di Gerusalemme I:fag 'Amln al-J:lusaynI lasciò la sua lussuosa dimora nella KlopstockstraBe di Berlino poco dopo mezzogiorno e fu condotto nella WilhelmstraBe, la storica via che ospitava gran parte dei ministeri del governo tedesco. Il muftr e il Fiihrer dovevano incontrarsi nell 'ufficio privato di Adolf Hitler presso la Cancelleria del Reich. L'incontro era in programma nel pomeriggio, in modo da conciliarsi con la ben nota p ropensione di Hitler a lavorare d i notte e dormire fin o a mattina inoltrata. Dopo un breve tragitto lungo l'elegante WilhelmstraBe, vecchio centro di potere l della Berlino imperiale, la grossa Mercedes governativa arrivò aH'angolo con la VoB Stra Be, davanti alla Cancelleria del Reich, la sede sfarzosa del governo d i Hitler. Mentre girava verso sud dal viale Unter den Linden, una delle zone di Berlino in cui si erano maggiormente concentrati i negozi di proprieta ri ebrei, l'autista informò forse alJ:lusaynI, giunto d i recente in visita nella capitale tedesca, che prima dell'ascesa al potere di Hitler, nel 1933, il terreno su cui sorgeva la nuova Cancelleria del Reich era appartenuto a Georg Wertheim, il magnate ebreo dei grandi magaz-
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LA MEZZALUNA f LA SVASTICA.
zini, il quale era stato costretto a donare la sua proprietà al nuovo regime nazista. Mentre lo scortavano attraverso un lungo corridoio con pavimento di marmo, al-f:lu saynI rimase colpito dalla grandiosità monumentale di una d elle meraviglie architettoniche del Terzo Reich, forse l'impresa maggiore dell'architetto preferito di Hitler, Albert Speer. Nel commissionargli la progettazione e la costruzione d ella nuova Can celleria d el Reich nel 1938, il FUhrer aveva commentato che il vecchio edificio, risalente al mandato di Bismarck (1871-1890), poteva «andar bene per una fabbrica di sapone» 2 ma non si addiceva come quartier generale del Reich tedesco. Speer doveva creare un edificio di «imperiale grandiosità» l , una costruzione imponente con ampi saloni e corridoi. AI-J:lusaynI attraversò in auto il cortile d 'onore, l'ingresso principale dell'edificio, salì uno sca lone esterno e si diresse verso ~a stanza ricca di decorazioni elabora te dove erano ricevuti i visitatori, accanto all 'ufficio personale di Hitler. Per raggiungerla dovette prima attraversare una sala circolare con soffitto a cupola e una galleria lunga 146 metri, ricoperta di specchi e magnificamente arredata, che Hitler aveva lodato dicendo che superava la famosa Galleria degli Specchi della reggia di Versailles. La sala degli ospiti, invece, era lunga quasi 365 metri, aveva pavimento e pareti rivestiti di marmo rosso scuro ed era adiacente· allo studio e ufficio privato di Hitler, un locale immensamente spazioso di quasi 418 metri quadrati. Giunto a Berlino tre settimane prima, il muftI era sta to accolto da folle enrusiastiche che lo avevano sa lutato come il fijl/rer del mondo arabo. La settimana prima dell' incontro con Hitler, in suo ono re si era celebrato un ricevimento organizzato dall' lslamische Zen tralinstitut 5, un istituto islami-
APPUNTAMENTO CON IL DESTINO
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tedesco appena fondato a Berlino. Mentre al-J:lusaynrpercorreva la WilhelmstraBe, una folla di espa triati a rabi palestinesi si radunava in adorazione, ai lati delle strade, per applaudire e rendere omaggio a l suo riverito leader, il GrosCO
smllfti von jerusalem. Hitler considerava il mufH con deferenza e rispetto. Escludendo forse re 'Ibn Sa'Od dell' Arabia Saudita, alJ:lusaynr era il leader islamico più illustre e influente del Medio Oriente ma, a differenza del monarca saudita, era un sostenitore fidato della Germania di Hitler, un uomo sul quale i nazisti potevano sempre contare. li muftr esordì ringraziando il Fiilirer del grande onore che gli aveva concesso nel riceverlo. Nel tentativo di lusingarlo e ottenere protezione e sostegno, disse che desiderava cogliere l'opportunità di trasmettere al FUhrer del Reich della Grande Germania, ammirato dall 'intero mondo arabo, il suo ringraziamento per la simpatia che aveva sempre dimostrato per la causa araba e in particolare per quella palestinese. I... ]1 paesi arabi erano fermamente convinti che la Germania avrebbe vinto la guerra e che la causa araba avrebbe quindi prosperato.
Assicurò quindi al suo ospite che gli arabi erano gli amici naturali della Germania poiché avevano gli stessi suoi nemici, e cioè gli inglesi, gli ebrei e i comunisti. Pertanto, erano disposti a collaborare pienamente con il Reich tedesco ed erano pronti a partecipare alla guerra, non solo indirettamente a ttraverso atti di sabotaggio e !'istigazione di rivolte ma anche direttamente attraverso la formazione di una legione araba. Come alleati gli arabi potevano essere più utili alla Germa-
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nia di quanto non apparisse a p rima vista, sia per ragioni geografiche che per le sofferenze a loro inflitte da inglesi ed ebrei. 6
Gli obiettivi d el muftI erano di vasta po rtata. Egli voleva mettere fine all'immig razione ebra ica in Pa lestina, ma sperava anche di promuovere una guerra santa dell' Islam in collaborazione con la Germania, una giJII1d che avrebbe po rtato allo sterminio d egli ebrei 7 . A questo p roposito al-tIusaynr scrisse nelle sue memorie: Il requisito fondamentale della nostra collaborazione con la Germania era avere mano libera per poter sradicare fino all'ultim o ebreo d alla Palestin a e dal mondo arabo. Chiesi a Hitler la promessa esplicita d i autorizzarci a risolvere il problema ebrai-
co in modo consono alle nostre aspirazioni di nazione e di razza e in accordo con i nuovi metodi scientifici introdotti dalla Germania nella gestione dei suoi ebrei. La risposta che ottenni fu: "Gli ebrei sono vostri». I Con grande soddisfazione d el muftr, il Fiihrer replicò riafferm ando in modo forte e inequ ivocabile la sua posizione antiebraica e il suo sostegno della causa araba radicale: gli assicurÒ infatti che era assolutamente d eciso a condurre una guerra di s terminio contro gli ebrei e a contrastare attivamente la creazione di un focolare nazionale ebraico in Palestina. Come rife rì in seguito al-J:fusaynr d opo il loro incontro, Hitler aveva garantito che «la Germania intendeva chied ere g radualmente a ciascuna nazione europea di risolvere il proprio problema ebraico e, al momento gius to, avrebbe rivolto un simile appello an che alle nazioni non eu ropee. A quel punto la Germania si sarebbe concentrata unicamente sulla distruzione della comunità ebraica residente nella sfera araba
AI'PUNTAM E.NTOCON IL D ESTINO
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sotto la protezione della Gran Bretagna [in Palestina]n 9. A partire da quel giorno, lo rassicurò il Fuhrer, il muftf sarebbe diventato il leader più potente del mondo a rabo. Per l'allora quarantaseienne muftf, l'incontro con il Filhrer fu il suo appuntamento con il destino. Gran parte della sua vita adulta I:-Iag 'Amln al-I:-Iusaynl l'aveva consacrata a prepararsi per quel momento. Si era reca to nella Cancelleria del Reich per convincere Adolf Hitler della sua totale devozione all'obiettivo nazista di sterminare gli ebrei. Il Fi.ihrer lo aveva subito abbracciato, vedendo in lui un alleato e un collaboratore. Al termine dei novantacinque minuti di colloquio, il muftI poté ripensare con grande soddisfa zione a quanto aveva ottenuto: appena tre settimane dopo il suo arrivo a Berlino, il7 novembre, il suo sogno di un'alleanza ufficiale tra 1'1sla.m radicale e la Germania di Hitler era divenuto realtà. Al momento del congedo, il muftI e il Fuhrer si abbracciarono e si diedero la mano. Nella convinzione di entrambi quella stretta di mano avrebbe cambiato il mondo.
\ 1..0 studio definitivo su lla d iplomazia e la politica estera nazis ta nella Wilhelmstra Be, dove avevano sede il Minislero degli Esleri e la Cancelleria del Reich di H itler, si tro va in Paul Seabury, The Willwlmst,a.fle: A Stlldy D J GeminI! Diplomats U7Ider tlre Nazi Regime, University of California Press, Berkeley 1954. ' Alberi Speer, Inside the Third Reich, Macmillan, New York 1970, p. 102 (ed. il. Memorie dal Terzo Reiclr, Mondadori, Milano 1995).
l lvi. Joachim Fesi, Speer: Tlle Fil/al Ve,dicI, Harcourt, O rlando (FL) 1999, p . 103. ' Chuck Morse, The Nazi COIII/octiolr /0 Islamic Terrorism: AdolJ Hitler a7ld Haj Amill al-Hu sseil/i, iUniverse, Lincoln (NE) 2003, p. 57. ' «Verbale della conversazione Ira il Fuhrer e il gran muftT di GerusalemI
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LA MEZZALUNA. E LA. S VASTICA.
me, avvenuta a Berlino il 28 novembre 1941, alla presenza del Ministro degli Esteri del Reich e del ministro Grobba». Docllmen/s DII Germall FOTeign Policy, 1918-1945, serie D, voL xm, Londan 1964; citalo in Kenneth R. limmerman, Preac/lers 01 Hale: Is/a m alld tlle War 011 America, Three Rivers Press, New York 2003, p. 108. ' Bernard Lewis, Semites (md Anti-Semites, W. W. Norton & Co., New York 1999, p. 147 (ed. il. Semiti e antisemiti, Rizzali, Milano 2003). ' Citato in Alan M. Dershowitz, The CnseJor lsrael, JoOO Wiley & Sons, Hoboke n (Nn 2003, p. 55. ' Citato in ivi, pp. 55-56.
Capitolo 2 La genesi della gihifd moderna : l:iag 'AmIn al-t(usaynr,
il nazionalismo palestinese e la nascita dell' IsIam radicale
,AmIn al-l:iusaynI nacque nell'ultimo decennio del XIX secolo. Fonti diverse indicano l'anno della sua nascita come il 1893, il 1895 e il 1897, ma generalmente si concorda che sia nato nel 1895. Studiò prima a Gerusalemm e, dove frequentò una scuola pubblica turca, e poi al Cairo, presso la scuola di Sayb Ra~rd Riga. Qui il giovane al-t(usaynr ricevette un'istruzione intrisa di un rabbioso antisemitismo. Durante l'adolescenza apprese per la prima volta della storica antipatia di Maometto verso gli ebrei di Medina, che avevano osteggiato attivamente il Profeta e respinto il suo messaggio. In quanto discendenti di coloro che avevano rifiutato di accettare l'Islam, gli ebrei - così fu insegnato ad al-l:iusaynI - sarebbero sempre stati condannati dai musulmani come infedeli che negano la verità del messaggio di Maometto. Durante gli studi al Cairo l'influenzabile al-t(usaynr impa rò bene questa lezione, senza mai dimenticarla e lasciando che condizionasse per tutta la vita il suo atteggiamento nei confronti degli ebrei. Nel 1913, dopo aver brevemente frequ entato l'Universi tà al-' Azhar in Egitto, assolse l'obbligo religioso islamico di recarsi in pellegrinaggio alla Mecca e poté quindi aggiungere il titolo «t(ag)' al suo nome. Da allora fu conosciuto come t(ag ,AmIn al-t(usaynr.
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LA MEZZALUNA E lA SVASTICA
AI-l:IusaynJ nOn completò gli studi presso l'Università al'Azhar, un fatto che negli anni rimase fonte di polemiche tra i suoi critici musulmani. Poiché si era ritirato senza conseguire la laurea n é completare il corso di studi necessario per l'investitura come funzionario religioso ed esperto di legge musulmano, i s uoi avversari all'interno deU'Isla.m potevano sminuirne le credenziali accademiche e sostenere che non avesse titoli sufficienti per detenere la posizione di muftI e guida spirituale nell a comunità religiosa islamica. Nel corso di tutta la sua carriera pubblica al-f:fusaynI ebbe la tendenza a reinventare la propria autobiografia, dichiarando di avere le credenziali e un esperienza professionale che in realtà non possedeva. Così, ad esempio, lasciò intendere da subito che, durante la permanenza ad al-' Azhar, aveva completato gli studi di sarr'a (la legge religiosa musulmana) necessari per la qualifica di funzionario d ell 'Islam . Se lo avesse fatto davvero, sarebbe stato conosciuto come Sayl:t Amlo al-I:fusaynr, e cioè con il tito lo di sceicco a cui hanno diritto i ministri ufficiali del culto 1. Allo scoppio della prima guerra mondiale al-l:fusaynI si arruolò nell 'esercito turco e divenne ufficiale. L'Impero ottomano, nel cui esercito egli combatteva, si era alleato con la Germania, unend osi agli Imperi Centrali nel conflitto perso in partenza contro Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. La storia ha dimostrato ch e questa fu una decisione tragicamente fatale e sciocca: come osservò all'epoca il primo ministro inglese Herbert Asquith, l' Impero ottornano, un tempo temi bile, «con questa decisione di fatto si s uicidava e d ecretava la propria rov ina ~) 2 . Nel 1918, d opo la sconfitta di Germania e Turchia, a l-I:fusaynr tornò a Gerusa lemme, la sua città natale, dove lavorò prima come impiega to presso l'ufficio del consig liere arabo del governatore militare britannico I
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e poi come insegnante. Quando iniziò a emergere tra i lead er della vita pubblica arabo-palestinese dopo la prima g uerra mondiale, egli diede prova, nonostante la sua età, di una notevole abilità p olitica. In poco tempo attirò l'a ttenzione dei giovani nazionalisti arabo-palestinesi di Gerusalemme, i quali cominciarono a rivolgersi a lui come guida e consigliere. Il giovan e al-l:Iusaynr fu ben felice di accontentarli, sperando così di intraprendere una carriera politica. A Gerusalemme egli died e vi ta a un 'organizzazione politica popolare, mobilitando una congrega di seguaci e sostenitori che condivid evano il suo od io velenoso per gli inglesi e gli ebrei. Ora tore carismatico e affascinante, incantava la gente ammassa ta ag li angoli delle s trade e fu ori dalle moschee della sua città na tale, e presto ottenne un signi fica tivo segu ito, esp andendo e consolidando una leale base politica ch e lo avrebbe sostenuto negli anni s uccessivi. A partire dal 1918 divenne un assiduo collabo ratore dei gio rnali nazionalisti arabi, scrivendo violenti articoli antiebraici l , in cui non faceva mis tero di un od io feroce contro ing lesi ed ebrei o d ella sua opposizione fanatica alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Alcuni nazionalis ti arabi più moderati erano disposti a consid erare la possibilità di collabo rare con gli ebrei di Palestina e di accettare l'idea di uno Stato ebraico, mentre l:Iag ,AmIn al-l:Iusaynf fu inflessibile nel rifiutare questo approccio misurato e conciliante. Per lui qualsiasi collaborazione con gli ebrei era fu ori questione. Le radici d ell'odio di al-l:Iusaynf contro gli ebrei erano chi are e inequivocabili. Gli eb rei erano il nemico. Non erano mus ulmani e questo il giovane 'A mfn lo sapeva fin dall 'età della ragione. Sapeva che g li ebrei erano d ecisi a impossessarsi della sua patria e li credeva complici di una grande cos pirazione che alla fine av rebbe distrutto la civiltà islamica.
LA MEZZALUNA E LA SVASTICA
Leggere I protocolli dei savi di Sioll per la prima volta fu una rivelazione per il muftr: questo libro spiegava il su o mondo e d escriveva proprio g li eventi che si sta van o verificando nel1a s ua am ata Pa lestina sotto l'occupazione britannica. Secondo al-I:fusaynr, del complotto facevano chiaramente parte anche g li inglesi che, appena arrivati a Gerusalemme dall'Europa, leggevano e si scambiavan o i Protocolli, e li distribuivan o anche alla popolazione araba. Se si voleva impedire agli ebrei di realizzare la nefanda cospirazione d escritta n el d ocumento, qualcuno d oveva innalza re il vessillo dell'lslam e ingaggiare la giJurd contro questo nemico mortale. AI-I:fusaynr si considerava destinato a quel ruolo eroico. Era nato da una d elle famiglie più nobili d ella Palestina araba, una famiglia che poteva far risalire il proprio lignaggio direttamente al profeta Maometto. Negli ultimi d ecenni del XIX secolo, g li Husaynr avevano fatto parte dell'élite politica d el1a Palestina . Tra i membri della famiglia vi erano stati deputati del Parlamento turco, governatori regionali, sindaci e guide religiose. Cresciuto nella Gerusalemme a cavallo tra XIX e XX secolo, allora ancora sotto il dominio turco-ottornano, il giovan e al-HusaynI era l'erede di una dinastia politica che aveva governato la Gerusalemme araba dal 18BO. Suo padre, ~ay1:t Ti'!.hir al-Husaynf, e prima di lui il n onno, MU$tafa al-l:fusaynI, erano stati muftr di Gerusalemme. Alla morte del padre nel 190B, gli s u ccesse~ il fratello maggiore di 'Amrn, Carnai al-Husaynr, continuando la tradizione di famiglia ch e lo stesso al-l:fusaynI avrebbe in seguito proseguito. Nel 191B, s ubito dopo la prima guerra mondiale, suo cugino MQsi'!. Qasim BMa al-Husaynf divenne sindaco di Gerusalemm e. Uomo poli tico accorto e di s uccesso, Masa Qasim Ba~a amminis trò la Ci ttà Santa come un fe udo privato della sua famiglia e inizialmente operò con il pieno sostegno d el
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governo mandatario britannico, che dopo la prima guerra mondiale aveva sostituito il dominio turco-ottomano in Pa· lestina. In qualità di ca po di una delle più importanti fami· glie musulmane della ci ttà, egli si distinse come il principale oppositore islamico radica le del Mandato britannico e del· l'impegno assunto dalla Gran Bretagna, nella Dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917, di creare un focolare naziona· le ebraico in Palestina. L'idea di un mandato britannico in Palestina inizialmente era nata dall'accordo Sykes-Picot, un negoziato segreto del 1916 tra Gran Bretagna e Francia per la spartizione dell'Impero ottomano che comprendeva l'attuale Turchia, il Libano, la Siria, Israele, l'Arabia Saudita, lo Yemen, il Kuwait, la Giordania, l'Iraq, il Bahrain e gli Emirati Arabi Uniti. I turchi ottomani avevano governa to su gran parte di questi territori per secoli. Nella spartizione decisa con l'accordo Sykes·Picot, l'Inghilterra rafforzò la sua presa sull'Egitto (già sotto il dominio britannico) e inoltre assunse il controllo di Palestina, Iraq, diversi stati del Golfo e Transgiordania (l'odierno Regno hascemita di Giordania). Alla Conferenza di pace di Parigi al termine della prima guerra mondiale, gli Alleati vittoriosi ratificarono le disposizioni dell'accordo Sykes·Picot, stabilendo che la Palestina sarebbe stata governata dagli inglesi con un sistema mand atario. in base al mandato, la Gran Bretagna era responsabile di tutte le funzioni governative e amministrative e anche della sicurezza nel territorio della Palestina. Queste disposizioni non mantenevano le promes· se di indipendenza postbellica che erano state fatte a diversi leader arabi dall'audace e brillante rappresentante britanni· co nella regione, Thomas Edward alias La wrence d 'Arabia. Spartendosi le spoglie dell' Impero turco-ottomano e sta bi·
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tendo un'amministrazione coloniale ing lese in Palestina e nel Medio Oriente arabo, gli Alleati avevano scosso le fondamenta di quello che era s tato l'ordine politico costituito
del mondo arabo. La Dichiarazione Balfour, in origine una lettera del ministro degli esteri inglese Arthur James Balfour a lorcl Walter
Rothschild, capo del ramo londinese della famosa famiglia di banchieri ebrei, fu resa pubblica poco prima d el ritorno di al-f:lusaynr a Gerusalemme. Per gli arabi palestinesi fu un
evento disastroso che scosse ulteriormente le fondamenta d el lo ro ordine politico. Agli occhi d el giovane islamista radicale al-l:iusaynf fu un a tto di tradimento politico che non
avrebbe mai accettato né perdonato. La Dichiarazione Ba lfour fu anche il catalizza tore che lo fece emergere come leader dell'opposizione musulmana radicale al Mandato britannico in Palestina e che acuì il suo odio, già micidiale, nei confronti degli inglesi e degli ebrei. I termini della Dichiarazione sono inequivocabili: Il governo di sua Maestà vede con favore la creazione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebra ico, e si adopererà al meglio delle proprie possibilità per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo, con la chiara intesa che nuUa sarà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche già esistenti in Pa lestina, né i diritti o lo statll s politico di cui godono gli ebrei in qualunque altro paese.
Per gli arabi palestinesi fu una notizia esplosiva. Dopo tutto - essi si chiedevano - con quale diritto gli inglesi, che non hanno una posizione giuridica in Palestina, concedono ciò che no n possiedono a un popolo che rappresenta una minoranza della popolazione locale? E poi, poco più di cinque
LA GENESI DELU. C/H AD MODERN~
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settimane dopo, avvenne l'impensabile. Le fo rze dell'esercito britannico sotto il comando del generale sir Ed mund AIlenby entrarono in Gerusalemme 1'11 dicembre 1917, assicurandosi una rapida vittoria sulle forze turco-ottomane che difendevano la città. La resa di Gerusalemme agli inglesi mise la Città Santa sotto il controllo di autorità non musulmane per la prima volta dai tempi delle Crocia te. Questo evento esaltò gli Alleati. I cattolici, in particolare, videro tornare sotto il dominio occidentale e cristiano i luoghi sacri che erano stati persi più di ottocento anni prima con la conquista di Gerusalemme da parte di Saladino. li generale AlIenby era esultante per la vittoria, così come gli ebrei della città. Di lì a due anni. la politica emergente del Mandato britannico in Palestina avrebbe radicalizzato il mondo arabo-palestinese di cui al-l:Iusaynf aspirava a essere il leader. L'8 gennaio 1918 il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson si rivolse al Congresso in seduta congi unta, illustrando i suoi famosi