La concezione materialistica della storia [PDF]

  • 0 0 0
  • Gefällt Ihnen dieses papier und der download? Sie können Ihre eigene PDF-Datei in wenigen Minuten kostenlos online veröffentlichen! Anmelden
Datei wird geladen, bitte warten...
Zitiervorschau

www.scribd.com/Baruch_2013

l

..

l l

l

\

LE IDEE EDITORI RIUNITI In questo scritto del 1845-46, che fa parte dell'Ideologia tedesca, Marx ed Engels riassumono le loro critiche all'idealismo, espongono per la pri~a ·volta, in forma definitiva, la loro concezione della storia come lotta di classi e annunciano il programma _rivoluzionario che sarà alla base del Manifesto comunista: da queste pagine è nato il materialismo storico.

l

Lire



www.scribd.com/Baruch_2013

www.scribd.com/Baruch_2013

Karl Marx- Friedrich Engels

La conceztone materialistica della storia Traduzione e introduzione di Fausto Codino

Editori Riuniti

www.scribd.com/Baruch_2013

l V edizione: maggio 1966 ©Copyright by Editori Riuniti, 1959 -Via dei Frentani 4/e, Roma

Copertina di Brttno Munari

www.scribd.com/Baruch_2013

Indiee·

lntwduzione

7

Prefazione

27

FEUERBACH: ANTITESI FRA CONCEZIONE MATERIALISTICA E CONCEZIONE IDEALISTICA

29

A. L'ideologia in generale e in particolare l'ideo-· logia tedesca [ l] Storia [2] Sulla produzione della coscienza

.B.

[La base reale dell'ideologia] [ l ] ielazioni e forza produttit1a [2] Rapporto dello Stato e del diritto con la proprietà l3. Strumenti 4i produzione e forme di proprietà · naturali e civili)

31 46 59 79 79 94 99

I C] Comw1ismo. Produzione della forma di re lazioni stessa

107

Nota bibliografica

117

www.scribd.com/Baruch_2013

www.scribd.com/Baruch_2013

INTRODUZIONE

In una nottmma pagina della prefazione al volume Per la critica dell'economia politica, scritta nel 1859 1, Marx ricorda come. era arrivato, insieme· con Engels, alla concezione materialistica della storia e riassume i risultati che essi avevano esposto in forma completa, per la prima volta, nell'Ideologia tedesca, e in particolare nella prima parte di quest'opera, che qui pubblichiamo separatamente 2 • Per sciogliere i dubbi che gli sorget,ano nei suoi studi sui problemi economici e filosofici e sul socialismo e comunismo francese, scrive Marx, il primo lavoro intrapreso fu una revisione critica della filosofia del diritto di Hegel, lavoro di cui apparve J'intt'oduzione nei Deutsch-franzosiche Jahrbiichcr («Annali fmnco-tt'deschi "") pubblicati a Parigi nel 1844. La mia ricerca arrivò alla conclusione. che tanto i rapporti giuridici quant.o le forme dello Stato non possono

Trad. ital., Roma, Editori Riuniti, 1957, pp. 10-12. L'ideologia tedesca fu scritta da Marx ed Engels fr.a il 1845 e il 1846 e non fu mai pubblicata per intero in vita degli autori. La prima edizione completa usci a Berlino nel 1932 (Marx-Engel.r Gcsamtausgabe, I, 5); la traduzione italiana completa è stata pubblicata dagli Editori Riuniti, Roma, 1958. Da questa edizione è ripreso il testo del presente volume, con qualche correzione di non molto conto desunta dalla nuova ed,izione tedesca di Berlino, Dietz, 1958 (III vol. delle Opere di Marx ed Engels), che è stata nuovamente controllata sul manoscritto originale. 1

2

7

www.scribd.com/Baruch_2013

~sscre

compresi né per se stessi, né pet· la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell'esistenza il cui complesso viene abbracciato da Hcgel, seguendo l'esempio degli inglesi c dei ft·anccsi del secolo XVIII, sotto il termine di «società civile~; e che l'anatomia della società è ·da cercat·e nell'economia politica. Ave-vo incominciato lo sU-tdio di questa scienza a Parigi, e lo continuai a Bruxelles, dove ero emigrato in seguito a un dee~·eto di espulsione del sig. Guizot. Il risultato generale al quale arrivai e che, una volta acquisito, mi w·vJ da filo conduttore nei miei studi, può essere brevemente formulato cosi: nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomi11i entrano in t·apporti det.erminati, necessari, indipendenti dalla loro volonttì, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato g~·ado di sviluppo delle loro fot·ze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ouia la base t·eale sulla quale si eleva la sovrastruttura giuridica e politica e alla quale conùpondotw forme determinate della coscienza sociale. Il modo di pro· duzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il ·loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produt" tive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i r~pporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espussione giuridica) de,tro i quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge piu o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrasu·uttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è Ì1ldispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze 'naturali, e le forme giuridiche, politiche, 1·cligiose, m·tistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini 8

www.scribd.com/Baruch_2013

di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, cosi non si pttò giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occo.rre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione. Una formazione sociale non perisce finché n01z si siano sviluppate t.utte le forze prJJduttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentra11o mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loto esistenza. Ecco perché l'umanità non si propone mai se non quei problemi che pulJ risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trot-·a sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione. A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere de.rignati come epoche che marcano il progresso della formazione ·economica della società. I rapporti di produzione borghesi sono l'ultima forma antagonistica del progresso di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo ù1dividuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno deNa società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana. Federico Engels, col quale, dopo la pubblicazione (nei Deutsch-franzosische Jahrbiichcr) del suo geniale schizzo di critica delle categorie economiche 1 , manttmni per iscritiiJ un continuo scambio di idee, era arrivato per altra via (si confronti la sua Situazione della classe operaia in Inghilterra 2 ) allo stesso risultato cui ero arrivato io, e quando nella primavera del 1845 si stabili egli pure a Bruxelles, decidemmo di 1 Sono gli Umrisse JllU einf!l' Kritik der Nationalof(onornie (c Lineamenti di una critica dell'economia politica • ), 2 Die Lage df!l' 11rbeitenden Klasse ·i11 England, trad. ita\., Roma, Edizioni Rinascita, 1955.

9

www.scribd.com/Baruch_2013

mettere in chiaro, con un lavo1·o comune, il contrasto tra il nostl'o modo di vedere e la concezione ideologica della filosofia tedeJca, di fare i conti, in realtà, con la noJtra anteriore coscienza filosofica. Il ·disegno venne realizzato nella forma di una grossa critica della filosofia posteriore a Jlegel. Il manoscritto, due grossi fascicoli in ottavo, era da qualche tempo arrivato nel luogo dove doveva pubblicarsi, in Vestfalia, quando ricevemmo la notizia che un mutamento di circostanze non ne permet~va la stampa. Abbandonammo tanto' piu volentieri il manoscritto alla 1·odente critica dei topi, in quanto avevamo già raggiumo il no.rtro scopo principale, che era di veder chiaro in noi stessi. Quest'of7era era appunto L'ideologia tedesca; il cenno alla critica dei topi non è fatto solo per scherzo: in realtà il manoscritto abbandonato, oltre a non essere completo, è stato qua e là seriamente danneggiato dai roditori. La « coJcienza filosofica» con cui Marx cd Engels dovevano far~ i conti era la filosofi~ hegeliana negli sviluppi che essa aveva avuto dopo la morte di Hegel ( 1831), ad opera dei cosiddetti Giovani hegcliani, o Sinistra hegeliana, della quale anche Marx ed Engels per un arto tempo avevano fatto parte. Accenneremo qui' molto in breve agli aspetti p1·incipali di questo movimento filo-sofico, per chiarire le frequenti allusioni contenute nel testo di Marx ed Engels. Nella sua grandiosa sintesi speculativa Georg Wilhelm Friedrich Hegel aveva cercato di concepire il mondo nella sua totalità e unità, come unità di pensiero ed essere, unità del razionale e del reale, che si realizza gradualmente nella storia. Tutto il mondo è da lui concepito come realizzazione dello Spirito, che prendendo progressivamente coscienza di se stesso dai primi gradi dell'esperienza semibile arriva all'autocoscienza, alla consapevolezza che le cose reali non sono che le sue proprie manifestazioni, e infine allo Spirito assoluto. Questa presa di coscienza, questa progressiva integrazione fra il pensiero c la realtà, si manifesta in momenti successivi nella storia, c!Je quindi è considerata un processo logico. Il mondo è dunque· storia dell'Idea nei suoi diversi gradi, le diverse epoche e i

lO www.scribd.com/Baruch_2013

diversi avvenimenti sono ridotti a concetti, la storia segue un andamento razionale, verso la liberazione dello spirito che arriva alla perfetta consapevolezza e libertà considerando tutti i fatti reali come proprie manifestazioni. La concezione hegeliana è sostanzialmente antidogmafica, perché non separando il pensiero dal reale non sottomette quest'ultimo a un principio arbitrario e astratto, e rimanda allo studio della storia reale inteso come fondamento di ogni conoscenza. Il movimento della storia è dialettico, procedendo in virtu di continue contraddizioni che generano un ininterrotto processo dinamico. D'altra parte, però, la concezione della storia come un processo logico e razionale, nel quale i mutamenti procedono dallo spirito, dall'idea, che tende naturalmente al conseguimento della perfetta libertà, conduce in ultima istanza a giustificare come razionale anche l'ultimo grado di sviluppo raggiunto dall'umanità, il momento storico presente. Per Hegel ciò significava considerare lo Stato prussiano e la religione cristiana come creazioni di valore assoluto. La vera importanza e il carattere rivoluzionario dd/a filosofia hegeliana - scrit•e Engels in Ludovico Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca ( 1885) 1 consis~vano appunto nel fatto che essa poneva termine una volta per sempre al carattere definitivo di tutti i risultati del pensiero .e dell'attività umani. La verità che la filosofia doveva conoscere era per Hegel non piu una raccolta di proposizioni dogmatiche bell'e fatte, che, una volta trovate, non erano piu che da mandare a memoria; la ve1·itJ ormai risiedeva nel processo della conoscenza stessa; nella lunga evoluzione storica della scienza, che si eleva dai gradi inferiori della conoscenza a gradi sempre piu alti, senza però giungere mai, attraverso la scoperta di una cosiddetta verità assoluta, al punto in cui non può piu avanzare e non le rimane da far altro che starsene con le mani in grembo e contemplare la verità assoluta raggiunta. E ciò tant/:J nel campo della 1

Trad. ital., Roma, Edizioni Rinascita, 1950, p. 13 ss.

1l

www.scribd.com/Baruch_2013

filosofia come nel campo di ogni altra conoscenza e in quello dell'attività pratica ... Per questa filosofia non vi è nulla di definito, di assoluto, di sacro; di tutte le cose e in tutte le cose essa mostra la caducità, e null'altro esiste per essa all'infuori del processo ininterrotto del divenire e del perire, dell'ascendere senza fine dal piu basso al piu alto, di cui essa stessa non è che il riflesso nel cervello pensatlte. Essa ha però anche un lato comervatore: essa giustifica determinate tappe della conoscenza e della società per il loro tempo e per ltt loro circostanze, ma non va piu in là. Il carature .conservatore di questa conceziontt è relativo, il suo carattere rivoluzionario è assoluto - il solo assoluto che essa ammetta.

Il metodo dialettico di Hegel, che ha valore rivoluzionario dissolvendo ogni elemento dogmatico, è però soffocato (dice ancora Engels) perché Hegel si trovò costretto a costruire un sistema; «e un sistema di filosofia, secondo le esigenze tradizionali, deve conchiudersi con una specie qualunque di verità assoluta:.. Ma se la filosofia è arrivata ad elaborare l'idea assoluta, anche dal punto di vista pratico il genere umano deve essere arrivato al punto di poter tradurre in realtà questa idea assoluta: che per Hegel sarebbe realizzata appunto nella monarchia rappresentativa prussiana. Il complesso della dottrina di Hegel lasciava, come abbiamo visto, uno spazio considerevole per le piu differenti concezioni pratiche di partito; c pratiche, nella Germania teorica di quel tempo, crmw sop1·attut.to due cose: la religione e la politica. Coloro che davano importanza soprat~ tutto al sist~ma di Hegel, potevano in entrambi questi campi essere piuttosto conservatori; coloro per cui l'essenziale era il metodo dialettico, potevano appa1·tenere, tanto in re;. ligione che in politica, all'opposizione est1·ema. Hegel stesso, malgrado di scoppi di sdegno rivoluzionario abbastanza frequenti ~elle sue opere, in fondo sembrava piuttosto inclùlc al lato conservatore; il suo sistema infatti gli erq costato assai piu « acre lavoro del pensiero » che il suo metodo. Verso la fine del decmnio 1830-1840 la _scissione della scuola hegeliana apparr.•e sempre piu marcata, L'ala sinistra, i cosiddetti Giovani hcgcliani, nella lotta contro i pie12

www.scribd.com/Baruch_2013

tisti ·ortodossi e i reazionari feudali rinunciarono, un pezzo dopo l'altro, a quell'aristocratico 1·itegno filosofico verso le scottanti questioni del giorno, che sino allora aveva assicumto alla loro dottrina la tolleranza e persino la protezione dello Stato; e quando, nel 1840, la bigotteria ortodossa e la reazione assolutistico-feudale salirono al trono con Federico Guglielmo IV, non si poté evitare di prender partito apertamente. La lotta venne ancora condotta con armi filosofiche, ma non piu per fini filosofici astratti; si trattava in modo diretto della distruzione della religione tradizionale e dello Stato esistente. La lotta dei Giovani Jzegeliani si rivolse principalmente contro la religione. Essa. cominciò subito dopo la morte di · Hegel e si svolgeva vivacissima quando Marx, diciottenne, si trasferi a Berlino pe1· continuare gli studi (ottobre 1836 ). Proprio allora era apparsa la Vita di Gesu di David Friedrich Strauss ( 1808-1874 ), il quale, a differenza di H egel che metteva la religione sullo stesso piano della filosofia, riduceva invece a semplici miti i fatti evangelici, sottoponendo/i a critica storica, metteva in dubbio l'esistenza storica di Cristo e negava che la religione cristiana avesse un valore assoluto. In questo modo, separando nettamente la sfera religiosa da quella filoJ·ofica, St1·auss poneva in discussione la concezione hegeliana. della storia intesa come sviluppo razionale . . Qualche tempo dopo Bruno Bauer (1809-1882), anche lui studioso di teologia e figura principale dei Giovani hegeliani di Berlino, studiò i Vangeli mettendo/i in relazione con le correnti filosofiche ad essi contemporanee, dimostrando che essi, come quelle, t·ispecchiavano un determinato momento storico della hegeliana c coscienza universale :. e che quindi avevano avuto valore per il loro tempo senza però avere affatto un valore assoluto per tutti i tempi. Anzi, il compito della filosofia era per Bauer di vincere ed eliminare la religione cristiana, come un momento superato e ormai negativo dello sviluppo dell'« autocoscienza~- La quale autocoscienza, in generale, non si può fermare a nessun grado del suo sviluppo, perché ogni forma storica acquisita diventa 13

www.scribd.com/Baruch_2013

piu tardi un ostacolo, un impedimento che occorre superare. Anche le istituzioni politiche e sociali .contemporanee erano diventate irrazionali, e nell'affermare questo Bauer metteva da parte il sistema conservatore di Hegel per proclamare un programma filosofico rivoluzionario. Ma ogni forma di progresso nel mondo derivava per lui dall'autocoscienza, dall'attività spirituale, di fronte alla quale la c sostanza », cioè le manifestazioni reali dello spirito, il mondo esterno, aveva una funzione ·negativa. Tutto insomma era ridotto al petzsiero soggettivo, anche il progresso storico-sociale. Lo strumento di questo progresso era la «critica:. delle istituzioni esistenti, che respingendo tutti gli aspetti invecchiati, irrazionali, della realtà, permetteva di modificare la realtà stessa e di determinare l'avvento di una fase storica piu avanzata. In questo modo era facile sottrarsi al controllo della realtà sociale esistente e immaginare ogni sorta di rivoluzioni, nella sfera del puro pensiero. E il piu radicale dci Giovani hegeliani, Max Stirner (pseudonimo di Johann Caspar Schmidt, 1806-1856), nel suo volume L'Unico c la sua proprietà (1845) l, che a suo tempo ebbe notevole risonanza, poteva «criticare ,, ossia sconfiggere nell'immaginazione, tutte le idee astratte, i dogmi, le illusioni, le teorie filosofiche, religiose, giuridiche, politiche (tutte «idee fisse ») che a suo giudizio erano la causa vera della mancanza di libertà int/ividuale. Di fronte a queste potenze estranee (tutte c sante~. ossia di carattere religioso) Stirner proclamava la sovranità dell'« unico » individuo, dell'lo, che liberava se stesso per mezzo dell'egoismo piu assoluto. La critica ideologica della realtà arrivava cosi al completo anarchismo individualistico. Intanto un altro pensatore, Ludwig Feuerbach (1804-1872), partendo anche lui dalla critica della religione cristiana arrivava a risultati opposti. N ella sua Essenza del cristianesimo (1841) 2 egli aveva dimostrato che la religione è stata creata 1 1

Trad. ital., Torino, 1902 c Milano, 1911. Trad. ital., Milano, Universale Economica, 1949-50.

14

www.scribd.com/Baruch_2013

dall'uomo, che l'uomo ha creato Dio a propria immagine e si è sottomesso alla propria creazione. Allo stesso modo la filo-

sofia hegeliana aveva fatto dell'uomo e della natura reali una creazione dell'Idea, aveva subordinato i primi alla seconda,· per Feuerbach, invece, occorreva restituire il primato alla realtà concreta, alla natura sensibile e all'uomo reale. Nel Feuerbach già citato Engels ricorda che durante il «processo di decomposizione della scuola hegeliana:. la massa dei Giovani hegeliani venne ricondotta, dalle necessità pratiche della ma lotta contro la religione positiva, al materialismo anglo-francese. E qui essi vennero in conflitto col sistema della loro scuola. Mentre il materialismo concepisce la natura come la sola realtà, la natura rappresenta nel sistema hegeliano solfllnto la « esu·insecazione:. dell'ùli:a assoluta, e quindi una specie di degradazione dell'idea. In ogni modo in questo sistema il pensiero e il suo prodotto intellettuale, l'idea, è l'elemento ot-iginario, la natura è l'elemento derivato, che non esiste, in generale, che per degnazione dell'idea. E in questa contraddizione, bene o male, ci si dibatteva. Allora apparve L'essenza del cristianesimo di Feuerbach. ]J'un colpo essa ridusse in polvere la contraddizione, rimettendo sul trono senza preamboli il materialismo. La tzatura esiste indipendentemente da ogni filosofia; essa è la base sulla quale siamo cresciuti noi uomini, che siamo pure prodotti della natura; oltre alla natura c agli uomini, non esiste nulla, e gli esseri piu elevati che ha creato la nostra fantasia religiosa sono soltanto il riflesso fantastico del nostro proprio euere. L'incanto era rotto; il «sistema:. era spezzato e gettato in un canto; la contraddizione era rimossa, in quanto esistente soltan/IJ nell'immaginazione. Bisogna aver provato direttamente l'azione liberatrice di questo libro per farsene un'idea. L'entusiasmo fu generale: per U1J momento fummo tutti feuerbachiani 1 • L'evoluzione di Feuerbach (sctive piu avanti Engels) è quella di un hegeliano - a dire il vero nQn del tutto 1

Ludovico Feuwhach, cit., p. 21 ·s.

15

www.scribd.com/Baruch_2013

ortodosso - verso il materialismo; evoluzione che porta, a un punto determinato, a una rottura totale col sistema idealistico del suo predecessore. Alla fine gli si impone con forza irresistibile l'idea che l'esistenza premondana dell'« idea assoluta:._ secondo Hegel, la c preesistenza delle categorie logiche», prima dell'apparizione del mondo, non è altro_ che un residuo fantastico della fede in un creatore ultraterreno; l'idea che il mondo materiale percepibile dai sensi, e a cui noi stessi apparteniamo, è il solo mondo reale, e che ·la nostra coscienza e il nostro pensiero, per quanto appaiono soprasensibili, sono il prodotto di un organo materiale, corporeo, il cervello. LA materia non è un prodotto dello spirito, ma lo spirito stesso non è altro che il piu alto prodotto della materia. Ques!IJ, naturalmente, è materialismo puro 1 • Ancl1e Marx cd Engels furono per un momento fcuerbachiani. Ma dopo poco dovevano trovare i limiti del pensiero di Feuerbach. D'altra parte, dice ancora Engels, · la scuola hegeliana era dissolta, ma la filosofia hegeliana non era ancora stata superata criticamente. Strauss e Bauer avevano staccato ciascuno una delle sue parti e l'avevano rivolta in modo polemico contro l'altra. Feuerbach mandò in pezzi il sistema e lo gettò semplicemente in un canto. Ma non si viene a capo di una filosofia solamente col dichiararla falsa. E di un'opera cosi poderosa come la filosofia di Hegel, che aveva esercitato un'influenza cosi smisurata sull'evoluzione spirituale della nazione, non ci si poteva sbarazzare soltanto ignorandola puramente e semplicemente. Essa doveva venir « superata :. nel suo proprio unso, annientandone criticamente la forma, ma salvando il nuovo contenuto acquisito per mezzo di essa 2 • Marx ed Engels, che si eranf? formati in ambiente hegeliano e della filosofia di Hegel avevano fatto propria la sostanza antidogmatica c la concezione dialettica della storia, per un certo tempo furono molto legati ai Giovani hegeliani, in parti1

lvi, p. 29 s.

2

lvi, p. 22 s.

16

www.scribd.com/Baruch_2013

colar~

u Bauer, ma presto se ne allontanarono per occuparsi delle questioni politiche pratiche piu di quanto facesse la sinistra hegeliana, Nel 1842-43 Marx svolse attività giornalistica sulla Rheinische Zeitung ( « Gazzetta renana :. ) e la sua attenzione fu portata sui problemi sociali immediati, che andavano risolti con mezzi ben diversi dalia critica filosofica, e di qui sql problema dello Stato e del diritto. Sollecitato anche da un nuovo scritto di Feuerbach, le Tesi provvisorie sulla riforma della filosofia (JBB )\ nel qttale la filosofia hegeliana era esplicitamente considerata una specie di teologia, in quanto trasportava l'essenza della natura e dell'uomo al di fuori della natura e dell'uomo, con un'astrazione che si ritrovava anrora piu accentuata nel concetto baeteriano di autocoscienza, Marx scrisse la sua Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico 2 , la cui conclusione è riassunta in breve nel brano della prefazione a Per la critica dell'economia politica che abbiamo riportato all'inizio. In questo e negli scritti immediatamente successivi di critica della filosofia hegeliana e giovane-hegeliana 3 Marx era portato per diverse vie a rovesciare il rapporto tradizionalmente stabilito fra le istituzioni giuridiche e politiche, con tutte le loro implicazioni ideologiche, e le condizioni materiali dell'esistenza: non sono queste ultime che derivano dalle prime, e in ultima analisi dallo sviluppo dell'Idea hegeliana, ma al contrario è proprio il proces.~o delle condizioni materiali di esistenza che sta alla base delle formazioni giuridiche e politiche e dei sistemi speculativi che le rapprese~tano. Marx passava cosi sempre piu dal terreno filosofico a quello politico, e da questo alla realtà economico-sociale. E quanto piu lo Stato reale gli appariva diverso dallo Stato ideale hcgeliano, quanto piu esso si rivelava 1 Trad. ital. in L. Fcucrbach, Principi della filosofia dell'avvenire, Torino, Einaudi, 1946. 2 Trad. ital. in K. Marx, Opere filosofidle giovanili, Roma, Edizioni Rinascita, 1950. 3 Sulla questione ebraica e Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, trad. ital. in K. Marx, Un cartecgio del 1843 e altri -'!&ritti giovanili, Roma, Edizioni Rinascita, 1954.

17

www.scribd.com/Baruch_2013

un semplice strumento politico messo a custodia della proprietà privata, e quest'ultima come la base vera dei rapporti sociali, tanto piu egli si allontanava dalla concezione liberale della riforma dello Stato esistente, che non muta le fondamenta della società attuale, per avvicinarsi all'idea dell'abolizione dello Stato attuale attraverso l'abolizione della proprietà privata, al comuntsmo. • In un paese arretrato come la Germania l'impulso verso il comunismo non può venire che dalla filosofia, l'unico fattore che sia all'altezza dei tempi e che anticipi l'avvenire: Ciò che presso i popoli progrediti è rottura pratica con le moderne condizioni dello Stato, in Germania, dove tali condizioni ancora non esistono neppure, è innanzi tutto rottura critica con il riflesso filosofico di tali condizioni 1 • Come deciso avversario del modo pt·ecedente della coscienza politica tedesca, la critica della filosofia speculativa del diritto non si esaurisce_in se stessa, ma in compiti per la cui soluzione esiste un unico mezzo: la prassi. Il problema è se la Get·mania possa pervenire ad una prassi à la hauteur des principes, cioè ad una rivoluzione che la innalzi non soltanto al livello ufficiale dci popoli moderni, ma all'altezza umana che sarà il prossimo futut·o di questi popoli. L'arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev'essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza matel'iale non appena si impadl'onisce delle masse 2 • In Germania ... dove la vita pratica è altrettanto priva di spirito quanto poco pratica è la vita spirituale, nessuna classe della società civile ha il bisogno e la capacità dell'emancipazione generale, finché non sia a ciò costretta dalla sua im. mediata situazione, dalla necessità materiale, dalle sue stesse catene. Dov'è dunque la possibilità positiva dell'emancipazione tedesca? 1 2

Per la critica della filosofia del diritto ecc., cit., p. 96. lvi, p. 99.

18

www.scribd.com/Baruch_2013

Risposta: nella formazione di una classe con catene radicali, di una classe della società civile, di uno stato che sia la dissoluzione di tutti gli stati, di una sfem che per i suoi dolori universali possieda un carattere universale e non rivendichi alcun diritto particolare, poiché contro di essa viene esercitato non una ingiustizia particolare bensl l'ingiustizia scnz'altro, la quale può fare appello non piu a un titolo storico ma al titolo umano, che non si trova in contrasto unilaterale verso le conseguenze, ma in contrasto universale contro tutte le premesse del sistema politico tedesco, di una sfera, infine, che non può emancipare se stessa senza emanciparsi da tutte le rimanenti sfere della società e con ciò stesso emancipare ttttte le rimanenti sfere della società, la quale, in una parola, è la perdita completa dell'uomo, e può dunque guadagnare nuovamente se stessa soltanto attraverso il completo riacquisto dell'uomo. Questa dissoluzione della società in quanto stato particolare è il proletariato 1 • Per operare il capovolgimento della filosofia speculativa e darle un indirizzo autenticamente e praticamente rivoluzionario occorreva metter/a ,a confronto con la realtà economicosociale del mondo moderno, ciò che Marx fece nel soggiorno parigino (fine 1843-principio 1845) durante il quale studiò il movimento operaio, le teorie socìalistiche e comunistiche francesi, e le opere dei maggiori economisti moderni. A lui si era affianrato Engels che in diversi scritti di questo periodo esaminava le condizioni economiche della Francia, della Germania e in particolare dell'Inghilterra per indicare la comune evoluzione di questi paesi verso una trasformazione comunista della società 2 • Nei Manoscritti economico-fìlosofìci del 1844 3 , attraverso un'ulteriore critica del sistema hegeliano, un approfondito sviluppo delle teorie di F euerbach (riconosciuto come "il solo che lvi, p. 106. Progrcss o/ Social Reform on the ContÌtJent ( « Progressi della riforma sociale sul Continente»), Die Lage Englands («La situazione dell'Inghilterra »), oltre ai già citati Lineamenti. 3 Trad. ital. nelle citate Opere filosofiche giot•anili.· 1

2

19

www.scribd.com/Baruch_2013

sia in un rapporto serio c cnt.J.co con la dialettica hcgcliana, c che abbia fatto delle vere scoperte in quùto campo c sià insomma il vero vincitore della vecchia filosofia 1 ») c una sintesi dci risultati ricavati dagli studi economici tcsté compiuti, Marx traccia già chiaramcrzte i lineamenti della concezionè materialistica c rivoluzionaria della storia che sarà poi esposta organicamente nell'Ideologia tedesca. Per esempio: Religione, famiglia, Stato, diritto, morale, scienza, arte, etc., sono soltanto particolari modi della produzione e cadono sotto la ma legge genet·ale. L'effettiva soppressione della proprietà privata, come appropriazione-della vita umana, è quindi l'effettiva soppressione di ogni alienazione, e con ciò la conversione dell'uomo dalla religione, dalla famiglia, dallo Stato etc., alla sua esistenza umana, cioè sociale 2 • Si vede come la soluzione stessa delle antitesi teoriche sia possibile soltanto in una guisa pratica, soltanto per l'energia pratica dell'uomo; e come tale soluzione non sia affatto soltanto un compito della conoscenza, bens[ un reale compito di vita, che la filosofia non pot&va risolvere, precisamente perché essa lo concepiva come utz compiu~ soltanto teorico 3 •

Parallelamente alla costru:àone della concezione materialistica della storia, Marx cd Engels avevano sempre continuato la loro polemica contro l'idealismo della sinistra hegeliana e in particolare col suo maggiore !appresentante, Bruno Bauer. Nello stendere la prefazione clze si trova premessa ai Manoscritti economiço-fìlosofici del 1844, Marx risponde ad alcuni attacchi di Baucr con battute polemiche vagamente minacciose, che annnundano una prossima resa dei conti: «questo recensore ha ancora da fornire la prima prova di esser in grado di pronunciarsi anche in affari mondani, al di fuori dei suoi familiari affari teologici» ... «Rigorosamente considerata, la critica teologica - per quanto sia stata al principio del processo un reale motivo di progresso- non è in ultima istanza che l'estrc1 2

3

lvi, p. 293. lvi, p. 259. lvi, p. 264.

20

www.scribd.com/Baruch_2013

ma conseguenza, stravolta in caricatura teologica, della vecchia trascendenza filosofica, hegeliana specialmente. Questa interessante giustizia storica, che destina la teologia, da tempi immemorabili piaga della filosofia, a t·appresentare in se stessa la risoluzione negativa della filosofia, e cioè il suo processa di putrefazione, - questa nemesi storica la proverò ampiamente in altra occasione 1 ». Marx ed Engels erano ormai lontani dall'atmosfera giovanehegeliana, e poteuano anche non t·itornare sulle vecchie polemiche, ma era loro costume scientifico di concludere e verificat·e ogni progresso compiuto nel corso della loro attività teorico-pr,ttica con una resa dei conti con la loro anteriore coscienza filosofica. La resa dei conti definitiva con la sinistra hegeliana sarà quella dell'Ideologia tedesca, ma intanto ( settembre-novembre 1844) Bruno Bauer si ebbe la sua parte, in forma piuttosto distruttiva: con La sacra famiglia 2 , la prima opera scritta in collaborazione da Marx ed Engels, che in gran parte è diretta contro la vanità della astratta «critica » baueriana ma contrappone anche ad essa il nuovo punto di vista raggiunto dagli autori. . 'L'ideologia tedesca t·ùusume e approfondisce sistematicamente la critica della filosofia tedesca posthegeliana, e in pari tempo espone in forma organica la raggiunta concezione materialistica della storia. L'opera è divisa in quattro parti, dedicate rispettivamente a Feuerbach, B. Batter, Stirner e al «vero socialismo», cioè a quegli .rcrittori tedeschi (Karl Griin, Georg Kuhlmann ecc.) che avevano introdotto in Germania, in fanna approssimativa, le teorie comunistiche francesi e inglesi. Quest'ultima parte interessava meno Marx cd Engels, perché i « veri socialisti» avevano fatto opera teoricamente inconsistente e praticamente inefficace. Questi « socialisti » o « veri socialisti » come si definiscono, vedono nella lettcratu1·a comrmista estera non l'espres1 3

lvi, pp. 176, 178. Trad. ital., Roma, Eùiziuni Rinascita, 1954.

21

www.scribd.com/Baruch_2013

.rione e il prodotto di un movimento reale, ma degli scritti puramente scaturiti dal « pensiero puro :.. Essi non pensano che alla base di questi scritti, anche quando predicano dei sistemi, stanno i bisogni pratici, tutto l'insieme delle condizioni di vita di una classe determinata di paesi determinati. Essi accettano ad_ occhi chiusi l'illusione di parecchi di questi scrittori di partiti), come se per loro fosse questione dell'ordine « piu razionale :. della società e non dei bisogni di una classe c di un'epoca determinate. L'ideologia tedesca, in cui questi «veri socialisti:. sono imprigionati, non permette loro di considerare la situazione reale ... S'intende che dopo il sorgere di un reale partito comunista in Germania, i veri socialisti saranno sempre pit~ limitati, come pubblico, ai piccolo-borghesi e, come rappresentanti di ques/IJ pubblico,' ai letterati impotenti e incanagliti 1 • Anche la seconda sezione dell'Ideologia tedesca è poco estesa, perché le critiche a B. Bauer erano state svolte per esteso nella Sacra famiglia e del resto i cenni polemici contro la «critica :. baueriana, impliciti o espliciti, ricorrono anche nelle altre parti dell'opera. La sezione di grar1 lunga piu estesa è quella dedicata allibro di Stirner, L'Unico e la sua proprietà: oggi può sembrare che Marx ed Engels gli abbiano dedicato anche troppa attenzione, ma al suo apparire quel libro suscitò interesse e discussioni vivaci, e d'altra parte esso, con la sua rivolta estremista contro tutte le filosofie e la religione, con i suoi appelli al senso comune, col suo esasperato individualismo egoistico, poteva apparire come tma salutare reazione contro ogni forma di oppressione ideologica e pratica. La prima parte dell'Ideologia tedesca, quella riprodotta nel presente volume, è di molto la piu importante e può essere considerata a parte perché, sebbene sia intitolata a Feuerbach, in realtà è essenzialmente un'esposizione sintetica della concezione materialistica della storia. Essa contiene bensz le critiche a Feuerbach, ma esse fanno parte dell'esposizione costruttiva di una l

L'idt!olo(fia tedm:a, j:it., pp. 457, 459.

22

www.scribd.com/Baruch_2013

teoria alla cui formazione lo stesso Feuerbach aveva contribuito mvesciando il rapporto hegeliano fra idea e realtà e assegnando il primato all'uomo e alla natura. Marx ed Engels riconoscono ancora, come avevano fatto in passato, questo contributo di Feuerbach, pur non mancando di indicare i limiti della sua concezione; i quali consistono in sostanza nel considerare la realtà soltanto come oggetto della conoscenza, e non anche come attività umana pratica; nel concepire la natura fuori della storia, invece di considerarla come l'ambiente che agisce sull'uomo ma che a sua volta è trasformato dall'uomo; n€1 ritenere che l'alienazione religiosa possa essere dissolta dimostrando l'origine umana della religione, mentre essa può essere dissolta soltanto eliminandone la causa reale, le contraddizioni sociali; nel concepire l'uomo astrattamente, fuori dei rapporti storicosociali, e nel sostituire alla nozione della società storica il concetto indeterminato della «specie » umana. Nella prima parte dell'Ideologia tedesca Marx ed Engels ricavano tutte le conseguenze rivoluzionarie dalla critica fondamentale rivolta tanto a Feuerbaclz quanto agli altri filosofi precedenti: «I filosofi hanno solo interpretato il mondo tn modi diversi,· si tratta però di mutarlo 1 ». Gli ideologi idealisti ritengono che le idee, la morale, la religione, la filosofia ecc. abbiano un'esistenza e uno sviluppo indipendenti dalle condizioni di vita materiali, e che possano influire in misura determinante sulla storia. In· realtà la produzione delle idee è direttamente intrecciata all'attività mate,.iale e alle relazioni materiali degli uomini, delle quali le idee non sono altro che tm'emanazione piu o meno immediata. Quanto meno gli uomini hanno coscienza di questo fatto, di questa dipendenza dell'ideologia dalle condizioni materiali di vita, tanto piu astratte e meno rispondenti alla realtà sono le loro idee, tanto piu inefficaci sono i loro progetti per riformare la realtà. Infatti ogni concezione puramente ideologica, che non si renda .conto dei presupposti reali da cui è determinata, 1

Xl tesi su Feuerbad1, in F. Engels, Ludoviro Feuerba~:h, cit., p. 80.

23

www.scribd.com/Baruch_2013

non può far altro che muoversi inconsapevolmente sulla base di quei presupposti che vengono quindi accettati e giustificati. Ogni teoria di riforma politica, per esempio, che muova dal presupposto indiscusso dello Stato borghese quale esso è ora, accettandolo come un'istituzione definitiva, può vagheggiare le trasformazioni piu radicali della società ma finirà per lasdare tutto come prima. La concezione materialistica della storia deve invece risalire al di là di tutte le interpretazioni ideologiche e di tutte le forme politiche e giuridiche che si sono avute finora e assumere come suoi presupposti gli individui storici, non individui astratti. o ideali ma gli individui reali, che vivono in società e in condizioni di esistenza di volta in volta determinate. Gli uomil~i producono innanzi tutto la loro vita materiale. Dal modo di produrre la vita materiale dipendono le forme di relazione fra individui, gruppi e nazioni. Nella storia si succedono diverse forme di proprietà e forze di produzione, che ogni generazione trova già esistenti e che essa a sua volta modifica: l'ambiente crea l'uomo nella stessa misura in cui l'uomo crea l'ambiente. Mutando le forze produttive, mutano anche i rapporti sociali, le forme di organizzazione, le istituzioni politiche e giuridiche, ma le trasformazioni non sono simultanee c automatiche: le forze produttive possono entrare in contraddizione con i rapporti sociali esistenti, e .determinare una situazione in cui è necessario un rinnovamento rivoluzionario dei rapporti sociali, perché questi si adattino alle forze produttive. Questo rinnovamento avviene attraverso molteplici conflitti, che si manifestano· su tutti i terreni e a tutti i livelli pratici e ideologici, sul terreno politico come su quello religioso; ma tutte queste lotte pratiche e ideologiche non sono altro che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi. Ogni epoca ha avuto le sue forze produttive specifiche, la sua forma di divisione del lavoro, le sue classi sociali in lotta fra loro, da quando esiste la proprietà privata, e le corrispondenti forme ideologiche; le idee dominanti di ogni epoca sono sempre state le idee delle classi dominanti, perché la classe che 24

www.scribd.com/Baruch_2013

dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale. Le ideologie politidze del periodo capitalistico si accentrano nell'idea dello Stato, inteso come l'istituzione che rappresenta l'interesse comune di tutti i cittadini. In realtà la grande industria capitalistica moderna ha risolto, su scala mot}diale, tutti i rapporti materiali in rapporti di denaro, ha reso le forze produttive del tutto indipendenti dagli individui, le ha contrapposte agli individui, e cosi ha sottomesso gli uomini che lavorano al prodotto del loro lavoro e li ha privati di ogni possibilità di manifestare la propria individualità umana: in queste condizioni lo Stato non è che il rappresentante illusorio dell'interesse collettivo, esso è in realtà il rappresentante degli interessi della classe dominante, è «la forma di organizzazione che i borghesi si danno per necessità, tanto verso l'esterno che verso l'interno, al fine di garantire reciprocamente la loro proprietà c i loro interessi:.. Ma la moderna grande industria ha già creato le forze destinate a distruggerla: lza dato alle forze produttive uno sviluppo unilaterale, trasformando/e in forze distruttive, ha fatto entmre in contraddizione gli strumenti di produzione con la proprietà privata, ha distrutto o trasformato in menzogna l'ideologia, la religione, la morale ecc., e ha fatto sorgere su scala mondiale una classe, il proletariato, clu c deve sopportare tutti i pesi della società, forzata al piu deciso antagonismo contro le altre classi,· una classe che forma la maggioranza di tutti i membri della società e dalla .quale prende le mosse la coscienza della necessità di una rivoluzione che vada al fondo, la coscienza comunista, la quale naturalmente si può -formare anche fra le altre classi, in virtr4 della considerazione della posizione di questa classe:.. «In tutte le rivoluzioni sinora avvenute non è mai stato toccato il tipo dell'attività, e si è trattato soltanto di un'altra distribuzione di questa attività, di una nuova distribuzione del lavom ad altre persone, mentre la rivoluzione comunista si rivolge contro il modo dell'attività che si è avuto finora, sop25

www.scribd.com/Baruch_2013

prime il lavoro e abolisce il dominio di tutte le classi insieme con le classi stesse, poiché essa è compiuta dalla classe che nella società non conta piu come classe, che non è riconosciuta come classe, che in seno alla società odierna è già l'espressione del disolvimento di tutte le classi, nazionalità ecc.:.. Con la concezione materialistica della storia scompare l'ideologia, intesa come speculazione autonoma, indipendente (in apparenza) dalle condizioni della vita reale. Il materialismo storico supera l'ideologia, cosz intesa, perché sa di essere. una concezione del mondo condizionata dalla storia· reale, perché interpreta la storia reale partendo dai suoi presupposti materiali e perché ha per fine la trasformazio'ne della .realtà non per mezzo del pensiero ma attraverso l'azione pratica umana.

www.scribd.com/Baruch_2013

PREFAZIONE

l

Finora gli uomini si sono sempre fatti ~ fa~ intorno a se stessi, intorno a ciò che essi sono o devono esse~. In base alle loro idee di Dio, dell'uomo normale, ecc. essi hanno::regolato i loro rapporti. I parti della loro testa sono diventati piu forti di loro. Essi, i creatori, si sono inchinati di fronte alle loro creature. Liberiamoli dalle chimere, dalle idee, dai dogmi, dagli esseri prodotti dall'immaginazione, sotto il cui giogo essi languiscono. Ribelliamoci contro questa dominazione dei pensieri. Insegnamo loro a sostituire queste immaginazioni con pensieri che corrispondano all'essenza dell'uomo, dice uno; a comportarsi criticamente verso di esse, dice un altro; a togliersele dalla testa, dice un terzo, e la realtà ora esistente andrà in pezzi.2 Queste fantasie innocenti e puerili formano il nucleo della !!l~~J_c;!!l'!..EJosofia gi_g_y~Q~~h~g~J.iana, che in Germania non soltanto è accolta dal pubblico con orrore e reverenza, ma è anche messa in circolazione dagli stessi eroi filosofici con la maestosa coscienza della sua criminosa spregiudicatezza. Il primo volume di questa pubblicazione ha lo scopo di smascherare queste ~­ m.r~ che si credono lupi e che tali vengono considerate, di mostrare come esse altro non fanno che tener dietro, con i loro belati filosofici, alle idee dei borghesi tedeschi, come le bravate di Scritta da Marx nell'estate ùel 1846. Qui si accenna rispettivamente alle teorie di Feuerbach, B. Bauer e Stirner. 1

2

27

www.scribd.com/Baruch_2013

questi filosofici esegeti rispecchino semplicemente la meschinità delle reali condizioni tedesche. Essa. ha lo scopo di mettere in ridicolo e di toglier credito alla lotta filosofica con le ombre della realtà, che va a genio al sognatore e sonnacchioso popolo tedesco. Una volta un valentuomo si immaginò che gli uomini annegassero nell'acqua soltanto perché ossessionati dal pensiero della gravità. sè si fossero tolti di mente questa idea, dimostrando per esempio che era un'idea superstiziosa, un'idèa religiosa, si sarebbero liberati dal pericolo di annegare. Per tutta la vita costui combatté l'illusione della gravità, delle cui dannose conseguenze ogni statistica gli offriva nuove e abbondanti prove. Questo valcntuomo era il tipo del nuovo filosofo rivoluzionario tedesco.

www.scribd.com/Baruch_2013

FEUERBACH. ANTITESI FRA CONCEZIONE MATERIALISTICA E CONCEZIONE IDEALISTICA

Secondo quanto vanno dicendo certi ideologi Ledeschi, la Germania ha compiuto negli ultimi anni una rivoluzione senza confronti, Il processo di decomposizione del sistema hegeliano, iniziato con Strauss, si è sviluppato fino a diventare una fermentazione universale in cui sono trascinate tutte le « potenze del passato'>. Nel caos generale si sono formati potenti imperi, subito giunti al tramonto, si scm fatti avanti per un momento eroi, ricacciati di nuovo nella tenebra da rivali piu audaci e piu potenti. È stata una rivoluzione di fronte alla quale quella francese è un giuoco da bambini, una lotta mondiale al cui confronto le lotte dci diadochi 1 appaiono insignificanti. I prindpi si sono detronizzati a vicenda, gli eroi del pensiero si sono rovesciati l'un l'altro con furia inaudita, e nei tre anni dal 1842 al 1845 in Germania si è fatto pulizia piu che altrove in tre secoli. Tutto ciò sarebbe accaduto nel pensiero puro. _§i tratta certo di un avvenimento interessante: il processo di putrefazione dello spirito assoluto 2 • Dopo che l'ultima scintilla di vita si spense, i diversi elementi di questo caput mor1 I diadochi erano i successori di Alessandro Magno, che alla fine del III secolo a. C. lottarono a lungo fra loro per la spartizione dell'immenso impero. 2 Cioè della concezione hegeliana del mondo.

29

www.scribd.com/Baruch_2013

tuum 1 entrarono in decomposiz-ione, dettero ongme a nuove combinazioni e formarono nuove sostanze. Gli industriali della filosofia, che fino a quel momento avevano vissuto dello sfruttamento dello spirito assoluto, si gettarono allora sulle nuove combinazioni. Ciascuno si applicò con la massima solerzia a rivendere al dettaglio la porzione che gli era toccata. Il che non poteva essere senza concorrenza. Dapprima questa fu sostenuta in maniera abbastanza borghese e pulita; piu tardi, quando il mercato tedesco fu saturo e la merce non trovò alcun favore, nonostante tutti gli sforzi, sul mercato internazionale, l'affare fu guastato alla solita maniera tedesca con la pmduzione dozzinale e la contraffazione, il peggioramento della qualità, la sofisticazione della materia prima, la falsificazione delle etichette, le vendite fittizie, il giro delle cambiali e un sistema creditizio privo di ogni base reale. La concorrenza fin( in una lotta accanita, che oggi ci viene presentata e decantata come un rivolgimento della storia universale, generatore dei risultati e delle conquiste piu grandiosi. Per apprezzare nel suo giusto valore questa ciaxlataneria filosofica, che suscita un benefico sentimento nazionale persino nel petto del rispettabile borghese tedesco, per rendere evidente la meschinità, la grettezza provinciale di tutto questo movimento giovane-hegeliano, e in particolare il contrasto tragicomico tra il reale operato di questi eroi e le illusioni su di esso, è necessario osservare lo spettacolo nel suo insieme, da un punto di vista che si trova al di fuori della Germania 2 •

1 In chimica questa espressione ( « testa morta ») indica il residuo della distillazione, e in generale ciò che avanza dopo qualche operazione. 2 Tenendo conto, cioè, dei progressi compiuti in altri paesi, come l'Inghilterra e la Francia, dallo sviluppo e dal pensiero economico, dal movimento operaio e dalle teorie socialistiche, e non restando sul solo terreno della filosofia speculativa e della critica religiosa, come è detto nelle pagine seguenti.

30

www.scribd.com/Baruch_2013

A. L' IDEOLOGIA IN GENI::RALE E IN PARTICOLARE L'IDEOLOGIA TEDESCA

La cnuca tedesca non ha mai abbandonato, fino ai suoi ultimi sforzi, il terreno della filosofia 1• Ben lungi dall'indagare sui suoi presupposti filosofici generali, tutti quanti i suoi problemi sono nati anzi sul terreno di un sistema filosofico determinato, l'hegeliano. Non solo nelle risposte, ma già negli stessi problemi c'era una mistificazione. Questa dipendenza da Hegel è la ragione per cui nessuno di questi moderni critici ha neppure tentato una critica complessiva del sistema hegeliano, tanta è la convinzione, in ciascuno di essi, di essersi 1 Anche Marx aveva commc1ato col sottoporre a crmca la concezione hegeliana dello Stato e del diritto sul terreno speculativo. Ma nello scritto Per la critica della filosofia del diritto di Hcgcl. Introduzione (nel citato Carteggio del 1843, p. 91) avvertiva che la sua esposizione c si rifà inizialmente non già all'originale [i rapporti giuridici e politici] ma ad una copia, alla filosofia tedesca del diritto e dello Stato, per nessun'altra ragione se non quella che essa si rifà alla Germania ». E nella primavera-estate del 1844 era già arrivato alla conclusione eRe non era opportuno mescolare c la critica diretta unicamente ·contro la speculazione con la critica delle diverse materie ~. e che conveniva far seguire, c in diversi opuscoli separati, la critica del diritto, della morale, della politica etc. » (Opere filosofiche giovanili, cit., p. 175). E fra queste «diverse materie • la precedenza andava alla critica dell'economia politica, passando dalla «copia • all'c originale • delle condizioni reali della Germania.

31

www.scribd.com/Baruch_2013

spinto oltre Hegel. La loro polemica contro Hegel e fra di loro si limita a questo, che ciascuno estrae un aspetto del sistema hegeliano e lo rivolge tanto contro l'intero sistema quanto contro gli aspetti che ne estraggono gli altri. Dapprima si estrassero categorie hegeliane pure, genuine. come la sostanza e l'autocoscienza\ poi si contaminarono queste categorie con nomi piu profani, come Specie, l'Unico, l'Uomo 2. ecc. Tutta la critica filosofica tedesca da Strauss fino a Stirner si limita alla critica delle rappresentazioni religiose. Si cominciò dalla religione reale e dalla teologia vera e propria. Che cosa fosse la coscienza religiosa, la rappresentazione religiosa, fu veriamente definito in seguito. Il progresso consisteva nel sussumere 3 sotto la sfera delle rappresentazioni religiose o teologiche anche le rappresentazioni metafisiche, politiche, giuridiche, morali, ecc. che si presumevano dominanti; nel proclamare cosi che la coscienza giuridica, politica, morale è coscienza religiosa o teologica, e che l'uomo politico, giuridico, morale, cioè « l'uomo », in ulLima istanza, è religioso. Fu presupposto il predominio della religione. A poco a poco ogni rapporto dominante fu dichiarato rapporto di religione e trasformato in culto, culto del diritto, culto dello Stato e cosi via. Dappertutto si aveva a che fare con dogmi e con la fede in dogmi. Il mondo fu canonizzato in misura sempre maggiore, finché da ultimo il venerabile san M:tx 4 poté canonizzarlo en bloc e liquidarlo una volta per tutte. 1 Sostanza e autocoscienza erano concepite come unità da H egei; fra i Giovani hegcliani alcuni, come Strauss e anche Fcucrbach, davano invece valore assoluto alla sostanza (alla natura, alle forme storiche, alla realtà concreta, filosoficamente separate dall'uomo), mentre altri, come B. Bauer, riconducevano tutto all'autocoscienza (all'attività spirituale, al pensiero, separato dalla natura). 2 Questi tre concetti sono al centro delle concezioni, in particolare, di Fcuerbach e Stirner. 3 Sussumere: ricondurre, comprendere una cosa in una categoria o in una condizione piu generale. 4 In quanto trasformano tutto in dogmi e in rapporti religiosi Bauer e Stirner sono spesso chiamati qui ironicamente san Bruno e san Max.

32

www.scribd.com/Baruch_2013

I Vecchi hegeliani avevano compreso qualsiasi cosa, non appena l'avevano ricondotta ad una categoria logica hegcliana. I Giovani hegeliani criticarono qualsiasi cosa scoprendo in essa idee religiose o definendola teologica. I Giovani hegeliani concordano con i V ècchi hegeliani in quanto credono al predominio della religione, dei concetti, dell'universale nel mondo esistente; solo che gli uni combattono quel predominio come usurpazione, mentre gli altri lo esaltano come legittimo. Poiché questi Giovani hegeliani considerano le rappresentazioni, i pensieri, i concetti, e in genere i prodotti della coscienza, da loro fatta autonoma, come le vere catene degli uomini, cosf come i Vecchi hegeliani ne facevano i veri legami della società umana, s'intende facilmente che i Giovani hegeliani devono combattere soltanto contro queste illusioni della coscienza. Poiché secondo la loro fantasia le relazioni fra gli uomini, ogni loro fare c agire, i loro vincoli e i loro impedimenti sono prodotto della loro coscienza, i Giovani hegeliani coerentemente chiedono agli uomini, come postulato morale, , di sostituire alla loro coscienza attuale la coscienza umana, critica o egoistica 1 e di sbarazzarsi cosi dei loro impedimenti. Questa richiesta, di modificare la coscienza, conduce all'altra richiesta, di interpretare diversamente ciò che esiste, ossia di riconoscerlo mediante una diversa interpretazione .. Nonostante le loro frasi che, secondo loro, c scuotono il mondo ,, gli ideologi giovani-hcgeliani sono i piu grandi conservatori. I piu giovani tra loro hanno trovato l'espressione giusta per la loro attività, affermando di combattere soltanto contro delle c frasi:.. Dimenticano soltanto che a queste frasi essi stessi non oppongono altro che frasi, e che non combattono il mondo realmente esistente quando combattono soltanto le frasi di questo mondo. I soli risultati ai quali questa critica filosofica poteva portare erano alcuni e per giunta parziali chiarimenti, nel campo della storia della religione, intorno al cristianesimo; tutte le altre loro asserzioni non sono che altri modi di abbellire la pretesa di 1

Altra precisa allusione a Feucrbach, B. Bauer e Stirner.

33

www.scribd.com/Baruch_2013

aver compiuto, con quei chiarimenti insignificanti, scoperte di importanza storica universale. A nessuno di questi filosofi è venuto in mente di ricercare il nesso esistente tra la filosofia tedesca e la realtà tedesca, il nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materi~e. I presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari, non sono dogmi: sono presupposti reali, dai quali si può astrarre solo nell'immaginazione. Essi sono gli individui reali, la loro azione c le loro condizioni materiali di vita, tanto quelle che essi hanno trovato già esistenti quanto quelle prodotte dalla loro stessa azione 1 • Questi presupposti sono dunque constatabili per · via puramente empirica. Il primo presupposto di tutta la storia umana è naturalmente l'esistenza di individui umani viventi. Il primo dato di fatto da constatare è dunque l'organizzazione fisica di questi individui e il rapporto, che ne consegue, verso il resto della natura. Qui naturalmente non possiamo addentrarci nell'esame né della costituzione fisica dell'uomo stesso, né delle condizioni naturali trovate dagli uomini, come le condizioni geologiche, oro-idrografiche, climatiche, e cosi via. Ogni storiografia deve prendere le mosse da queste basi naturali e dalle modifiche da esse subite nel cor:;o della storia per l'azione degli uomini. Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione 2 per tutto ciò che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza, un progresso che è condizionato dalla loro organizzazione fisica. Producendo i 1 Gli indivi!lui reali non possono essere considerati fuori della loro società, c la società non può essere considerata fuori della storia, delle condizioni materiali che ogni generazione trova già costituite e che essa trasforma c rinnova. Questa definizione degli individui reali sarà ancora sottolineata e spiegata in seguito, specialmente contro la concezione stirneriana dell'individuo e fcucrbachiana della società. 2 Allusione all'inizio dell'Essenza del cristianesimo di Feuerbach_

34

www.scribd.com/Baruch_2013

loro mezzi di sussistenza, gli uomini producono indirettamente . la loro stessa vita materiale 1 • Il modo in cui gli uomini producono i loro mezzi di sussistenza dipende prima di tutto dalla natura dci mezzi di susstenza che essi trovano e che debbono riprodurre. Questo modo di produzione non si deve giudicare solo in quanto è la riproduzione dell'esistenza fisica degli individui; anzi, esso è già un modo determinato dell'attività di questi individuC-un- modo aeterminatod.restrinsccare la loro vita, un modo di vita deter.!l}j_l}élto:comc~gli_i1lgiy_idu.i es_!_e~_nano la loro vita, es~i ~~n.:o.

cosi

1 Su questo punto, e su tutta la parte che segue, cfr. F. Engels, prefazione alla prima edizione dell'Origine della famiglia, dt'lla proprietà privata e dello Stato (scritta nel 1884), trad. ital., Roma, 1950, p. 9 s.: «Secondo la concezione materialistica, il momento determinante della storia, iri ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediar~. Ma questa è: a sua volta di duplice specie. Da un lato, la produzione di m__Jzi di sussi· stenza, di generi per l'alimentazione, di oggetti di vestiario, di abitazione e di strumenti m:cessari per queste cose; dall'altro, la produzione degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia, dall'altra. Quanto meno il lavoro è ancora sviluppato, quanto piu è limitata la quantità dei suoi pro· doui e quindi anche la ricchezza della società, tanto piu l'ordinamento sociale appare prevalentemente dominato da vincoli di parentel:i. Tuttavia sotto questa articolazione della società fondata su vincoli di parentela si sviluppa sempre piu la produttività dd lavoro c con questa si sviluppano la proprietà privata e lo scambio, le disparità di ricchezza, la possibilità di utilizzare forzalavoro estranea e insieme la base di antagonismi di classi; nuovi elementi sociali che nel corso di generazioni si sforzano di adattare l'antica costituzione sociale alle nuove condizioni, finché alla fine l'incompatibilità dell'una con le altre provoca un 'completo rivolgimento. L'antica società fondata su unioni gentilizie saltò in aria nell'urto con le nuove classi sociali sviluppatesi e al suo posto subentrò una nuova società, che si compendia nello Stato, le ciii unità inferiori non sono piu unioni gentilizie, ma associazioni locali, una società in cui l'ordinamento familiare viene interamente dominato da quello della proprietà e nella quale si dispieg;mo liberamente quegli antagonismi e quelle lotte di classi di cui consta il cont~nuto di- tutta la storia scritta fino aù oggi :t.

35

www.scribd.com/Baruch_2013

Ciò che essi sono coincide dunque immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono quanto col modo come producono. Ciò che gli individui sono dipende dunque dalle condizioni materiali della loro produzione. Questa produzione non appare che con l'aumento della popolazione.~ p~~tppone a suav()l_tafrda~ionn1 fra gli individui. La forma di queste relazioni a sua volta è condizionata dalla produzione. I rapporti fra nazioni diverse dipendono dalla misura in cui ciascuna di esse ha sviluppato le sue forze produttive, la divisione del lavoro e le relazioni interne. Questa affermazione è generalmente accettata. Ma non soltanto il rapporto di una nazione con altre, bensl anche l'intera organizzazione interna di questa stessa nazione dipende dal grado di sviluppo della sua produzione e delle sue relazioni interne ed esterne. Il grado di sviluppo delle forze produttive di una nazione è indicato nella maniera piu chiara dal grado di sviluppo a cui è giunta la divisione del lavoro. Ogni nuova forza produttiva, che non sia un'estensione puramente quantitativa delle forze produttive già note (per esempio di dissodamento di terreni), porta 1 Il termine 4: relazioni» (in tedesco Verl(el1r) ha nell'Ideologia tedesca un ~ignificato molto ampio, indicando i rapporti materiali e spirituali fra individui, gruppi sociali e Stati, le istituzioni politiche e giuridiche e anche i «rapporti di produzione:.. Nella lettera 3 P. V. Annenkov del 28 dicembre 1846 (trad. ital. in Marx-Engels, Sul materialismo storico, Roma, 1949, p. 67 ss.) Marx scrive: « Gli uomini non rinunciano mai a ciò che hanno guadagnato, ma ciò non significa che essi non rinuncino mai alla forma sociale in cui hanno acquisito certe forze produttive. Tutt'al contrario. Per non essere privati del risultato acquisito, per non perdere i frutti della civiltà, dal momento in cui il modo del loro commercio non: corrisponde piu alle forze produttive acquisite, gli uomini sono costretti a cambiare tutte le loro forme sociali tradizionali. Impiego qui la parola commercio nel senso piu generale, come noi diciamo in tedesco Verkehr. Per esempio: il privilegio, l'istituzione di compagnie c di corporazioni, la regolamentazione del Medioevo erano i · soli rapporti sociali che corrispondessero alle forze sociali acquisite e allo stato sociale precedente, da cui quelle istituzioni erano uscite~.

36

www.scribd.com/Baruch_2013

come conseguenza un nuovo sviluppo nèlla divisione del lavoro 1• La divisione del lavoro all'interno di una nazione' porta con sé innanzi tutto la separazione del lavoro industriale e commerciale dal lavoro agricolo e con ciò la separazione fra. città e campagna e il contrasto dei loro interessi. Il suo ulteriore sviluppo porta alla separazione del lavoro commerciale da quello industriale. In pari tempo, attraverso la divisionè del lavoro all'interno di questi diversi rami, si sviluppano a loro volta suddivisioni diverse fra individui che cooperano a lavori determinati. La posizione reciproca di queste singole suddivisioni è condizionata dai metodi impiegati nel lavoro agricolo, industriale e commerciale (patriarcalismo, schiavitu, ordini, classi). Quando le relazioni sono piu sviluppate, le stesse condizioni si manifestano nei rapporti fra diverse nazioni. I diversi stadi di sviluppo della divisione del lavoro sono altrettante forme diverse della proprietà; vale a dire, ciascun nuovo stadio della divisione del lavoro determina anche i rapporti fra gli individui in relazione al materiale, allo strumento e al prodotto del lavoro. La prima forma di proprietà è la proprietà tribale 2 , Essa 1 La molteplicità di forme .in cui si può presentare la divisione del lavoro è sottolineata spesso da Marx ed Engcls contro le teorie astratte e schematiche, in particolare contro Proudhon. V. per esempio K. Marx, Mis"ia della filosofia, trad. ital., Roma, Il ediz., 1950, p. l 03: « La divisione del lavoro è, secondo il signor Proudhon, una legge eterna, una categoria semplice e astratta. Bisogna dunque che l'astrazione, l'idea, la parola gli basti. per spiegare la divisione del lavoro nelle differenti epoche della storia. Le caste, le corporazioni, il regime manifatturiero, la grande industria devono spiegarsi con la sola parola diuid"e. Studiate anzitutto bene il senso della parola "dividere" e non avrete bisogno di studiare le numerose influenze, che conferiscono alla divi· sione del lavoro un carattere determinato in ogni epoca. Certo, sarebbe rcnde'e le cose troppo semplici, ridurle alle categorie del signor Proudhon. La storia non procede cosi "categoricamente" &; 2 Per questa società, che non conosce ancora la proprietà privata, non si può parlare di classi e di lotte tra le classi, come piu tardi Marx cd Engels precisarono. In una nota all'edizione inglese del 1888 .:lei Manifesto del Par-

37

www.scribd.com/Baruch_2013

corrisponde a quel grado non ancora sviluppato della produzione in cui un popolo vive di caccia e di pesca, dell'allevamento del bestiame o al massimo dell'agricoltura. In quest'ultimo caso è presupposta una grande massa: di terreni incolti. In questa fase la divisione del lavoro è ancora pochissimo sviluppata e non è che un prolungamento della divisione naturale del lavoro nella famiglia. L'organizzazione sociale quindi si limita ad essere un'estensione della famiglia: capi patriarcali della tribu, al disotto di essi i membri della tribu, e infine gli schiavi. La schiavitu, latente nella famiglia, comincia a svilupparsi a poco a poco con l'aumento della popolazione e dei bisogni, e con l'allargarsi delle relazioni esterne, cos1 della guerra come del baratto. La seconda forma è la proprietà della comunità antica e dello Stato, che ha origine dall'unione di piu tribu in una città, mediante patto o conquista, e in cui continua ad esistere la schiavitu. Accanto alla proprietà della comunità già si sviluppa la proprietà privata mobiliare e in seguito anche la immobitito comunista, trad. ital., Roma, 1949, p. 26, a proposito dell'affermazione « la storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi», Engels spccifi.:a: « O, a dir meglio, la storia seri/la. Nel 1847 la preistoria sociale, l'organizzazione sociale precedente a tutte le storie scritte era come scono· sciuta. Dopo d'allora Haxthausen scopri la proprietà comune del suolo in Russia, Maurer dimostrò essere essa la base sociale da cui mossero storicamente tutte le stirpi tedesche, e a poco a poco si trovò che le comunità agri· cole col possesso del suolo in comune erano la forma primitiva della società, dall'India fino all'Irlanda. Infine l'intima organizzazione di questa primitiva società comunista fu messa a nudo nella sua forma tipica dalla scoperta di Morgan della \'era natura della gens e della posizione di questa nella tribu. Con lo sciogliersi di queste comunità primitive ha principio la divisione della società in classi distinte che diventano poi antagonistiche. Io ho cercato di indagare questo processo di di~soluzionc nella Origine della famiglia, della p1'oprictà pri11ata e dello Stato... ». V. anche sopra, la nota l a p. 35. Nel nostro passo, per « trib6. " si deve intendere qualsiasi associazione· gentilizia, cioè fondata sulla parentela reale o supposta, come se ne hanno in tutte le società primith·e, dal clan (o gcnos in Grecia, gens a· Roma, ecc.) fino alla trib6. vera e propria c ai gruppi di trib6..

38

www.scribd.com/Baruch_2013

liare, che però è una forma anormale, subordinata alla proprietà della comunità. I membri dello Stato possiedono soltanto nella loro comunità il potere sui loro schiavi che lavorano, e già per questo sono legati alla forma della proprietà della comunità. È la proprietà privata posseduta in comune dai membri attivi dello Stato, i quali di fronte agli schiavi sono costretti a restare in questa forma naturale di associazione. Di conseguenza l'intera organizzazione sociale fondata su questa base, e con essa il potere del popolo, decadono nella misura in cui si sviluppa la proprietà privata immobiliare. La .divisione del lavoro è già piu sviluppata. Troviamo già l'antagonismo fra città e campagna, piu tardi l'antagonismo fra Stati che rappresentano l'interesse della città e Stati che rappresentano quello della campagna, e all'interno delle stesse città l'antagonismo fra industria e commercio marittimo. Il rapporto di classe fra cittadini e schiavi è completamente sviluppato. Tutta questa concezione della storia sembra contraddetta dal fatto della conquista 1 • Finora erano considerate forze motrici della storia la violenza, la guerra, "il saccheggio, la rapina ecc. Possiamo qui !imitarci ai punti principali e prendere quindi soltanto l'esempio che piu balza agli occhi, la distruzione di un'antica civiltà ad opera di un popolo barbaro e il formarsi di una nuova organizzazione çlella società che ad essa si ricollega. (Roma e barbari, feudalesimo e Gallia, Impero romano d'oriente e turchi). Nel popolo barbaro conquistatore la guerra stessa costituisce ancora, come già abbiamo accennato, una forma normale di relazioni, che viene sfruttata con tanto maggiore impegno quanto piu l'aumento della popolazione, perdurando il rozzo modo di produzione tradizionale che per essa è l'unico possibile, crea il bisogno di nuovi mezzi di produzione. In Italia invece, a causa della concentrazione della proprietà 1 Lo sviluppo economico, cioè, può essere interrotto o sviato da un avvenimento puramente politico. Ma nel caso della caduta dell'impero romano, per esempio, si trattava di una artificiosa c fragile costruzione politica, non di un organismo economico vitale.

39

www.scribd.com/Baruch_2013

fondiaria (provocata, oltre che dagli acquisti e dai debiti, anche dalle eredità, perché data la grande dissolutezza e i rari matrimoni le antiche stirpi a poco a poco si estinguevano e i loro beni finivano nelle mani di pochi) e della sua trasformazione in pascolo (la quale fu provocata, oltre che dalle cause economiche ordinarie, valide ancor oggi, dall'importazione di cereali ricavati . da saccheggi o da tributi e dalla conseguente mancanza di consumatori per il grano italico), la popolazione libera era quasi scomparsa, gli stessi schiavi a loro volta scomparivano e dovevano essere continuamente sostituiti da schiavi nuovi. La schiavitù. restava la base dell'intera produzione. I plebei, che stavano fra i liberi e gli schiavi, non riuscirono mai ad elevarsi al di sopra della condizione di sottoproletariato. Roma non fu mai niente di piu che una città ed era legata alle province da un rapporto quasi esclusivamente politico che naturalmente poteva anche essere spezzato da avvenimenti politici. Con lo sviluppo della proprietà priv:lta appaiono qui per la prima volta quelle stesse condizioni che ritroveremo, soltanto in misura piu estesa, nella proprietà privata moderna. Da una parte la concentrazione. della proprietà privata, che a Roma cominciò molto presto (come prova la legge agraria licinia 1) e procedette rapidamente- a cominciare dalle guerre civili c soprattutto sotto gli imperatori; d'altra parte, e in relazione a ciò, la trasformazione dei piccoli contadini plebei in un proletariato che però, per la sua posizione intermedia fra cittadini possidenti c schiavi, non arrivò a uno sviluppo autonomo. La terza forma è la proprietà feudale o degli ordini 2 • Men-

1 La legge proposta nel 367 a. C. dal tribuno romano Gaio Licinio Stolone, che stabiliva un limite alla proprietà fondiaria. 2 Gli ordini (v. anche sotto, a p. 42) sono i grandi gruppi che costituiscono le società feudali, diversi dalle classi moderne. Negli ordini l'individuo t:ra personalmente compreso in una categoria sociale in for7.a di rigidi vincoli politici e giuridici; nel regime capitalistico invece l'individuo è abbandonato alla casualità delle condizioni di vita, è sottomesso non a vincoli personali, ma alle sole forze economiche oggettive (v. sotto, p. 114).

40

www.scribd.com/Baruch_2013

tre l'antichità muoveva dalla città e dalla sua piccola cerchia,

il Medioevo muoveva dalla campagna. La popolazione allora esistente, scarsa e dispersa su una vasta superficie, debolmente incrementata dai conquistatori, determinò questo spostamento del punto di partenza. Al contrario della Grecia e di Roma, lo sviluppo feudale comincia quindi su un terreno molto piu esteso, preparato dalle conquiste romane e dalla diffusione dell'agricoltura che originariamente ne dipende. Gli ultimi secoli del cadente Impero romano e la stessa conquista dei barbari distrussero una grande quantità di forze produttive; l'agricoltura era caduta in abbandono, l'industria rovinata per mancanza di sbocco, il commercio intorpidito o violentemente troncato, la popolazione della campagna e delle città era diminuita. Queste condizioni preesistenti e il modo come fu organizzata ·Ia conquista, da quelle condizionato, provocarono, sotto l'influenza della costituzione militare germanica, lo sviluppo della proprietà feudale. Come la proprietà tribale e la proprietà della comunità anch'essa poggia su una comunità alla quale sono contrapposti come classe direttamente produttrice non gli schiavi, come per la proprietà antica, hens( i piccoli contadini asserviti. Insieme col completo sviluppo del feudalesimo compare anche l'antagonismo con le città. L'organizzazione gerarchica del possesso fondiario e le relative compagnie armate davano alla nobiltà il potere sui servi della gleba. Questa organizzazione feudale era un'associazione opposta alle classi produttrici, precisamente come la proprietà della comunità antica; solo ·che la forma dell'associazione e il rapporto con i produttori diretti erano diversi, perché esistevano condizioni di produzione diverse. A questa organizzazione feudale del possesso fondiario corrispondeva nelle città la proprietà corporativa, l'organizzazione feudale dell'artigianato. Qui la proprietà consisteva principalmente nel lavoro di ciascun singolo. La necessità di associarsi contro la rapace nobiltà associata, il bisogno di mercati coperti comuni in un tempo io cui l'industriale era insieme mercante, la crescente concorrenza dei servi ddb gleba fuggi41 www.scribd.com/Baruch_2013

tivi che affluivano nelle città fiorenti, l'organizzazione feudale dell'intero paese, portarono alle corporazioni; i piccoli capitali risparmiati a poco a poco da singoli artigiani e il loro numero stabile in seno a una popolazione crescente fecero sviluppare il rapporto di garzone e di apprendista, che dette origine a una gerarchia simile a quella esistente nelle campagne. Nell'et~ feudale dunque la proprietà principale consisteva da una p~1rte nella proprietà fondiaria col lavoro servite che vi era legato, dall'altra nel lavoro personale con un piccolo capitale che si assoggettava il lavoro dei garzoni. L'organizzazione dell'una e dell'altro era condizionata dalie ristrette condizioni della produzione: la limitata e rozza coltura della terra e l'industria di tipo artigianale. Durante il fiorire del feudalesimo la divisione del lavoro era assai limitata. Ogni paese portava in sé .l'antagonismo di città e campagna; l'organizzazione in ordini era fortemente marcata, ma al di fuori della separazione fra principi, nobiltà, clero e contadini nelle campagne, e fra maestri, garzoni, apprendisti e ben presto anche plebei a giornata nelle città, non esisteva alcuna divisione di rilievo. Nell'agricoltura vi si opponeva la coltivazione parcellare, accanto alla quale sorgeva l'industria domestica degli stessi contadini, nell'industria il lavoro non era affatto diviso all'interno dei singoli mestieri, pochissimo diviso fra un mestiere e l'altro. La divisione fra industria e commercio preesisteva nelle città piO. antiche, mentre nelle nuove si sviluppava lentamente, quando fra esse si stabilivano rapporti. L'unificazione di piO. vasti paesi in regni feudali era un bisogno tanto per la nobiltà terriera quanto per le città. L'organizzazione della classe dominante, la nobiltà, ebbe quindi dappertutto al suo vertice un monarca. Il fatto è dunque il seguente: individui determinati che svolgono un'attività produttiva secondo un modo determinato entrano in questi ~termiJ1;tti rapporti sociali e politici. In ogni singolo caso l'osservazione empirica deve mostrare empiricamente e senz:~ alcuna mistificazione e speculazione_~- .lc.g_~~e ~a l'()_~g~nizzazione sociale e politica e la produzione, L'orga42

www.scribd.com/Baruch_2013

nizzazione sociale e lo Stato risultano costantemente dal processo della vita di individui determinati; ma di questi individui, non quali possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensf quali sono realmente, cioè come operano e producono materialmente, e dunque agiscono fra limiti, presupposti e _condizioni 111ateriali il~terminate e indipendenti dalla loro volontà. - La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente intrecciata alla attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, quale essa si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc. di un popolo 1 • Sono gli uomini i 1 Questo punto fondamentale, concernente il rapporto fra la struttura economica della società c le istituzioni politiche, giuridiche ecc., e ogni forma di ideologia che costituiscono la sovrastruttura, fu piu volte chiarito in seguito da Engels, contro quei materialisti che facevano d eri vare diretta-_ , mente e meccanicamente le seconde dalla prima. Nella nota lettera a J. Bloch J del 21 settembre 1890 (trad. ital. in Marx-Engcls, Sul materialismo storico, cit., p. 75 s.) per esempio, Engels scrive: « Secondo la concezione materialistica della storia ti fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzi~;,_e della viÌa reale. Di piu non fu mai affermato né da Marx né da mc. Se ora qualcuno travisa le cose, affermando çhe il fattore economiw sarebbe l'11nico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una' frase vuota, astratta, assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della soprastruttura - le forme politiche della lotta di classe. e i suoi risultati, le costituzioni promulgate dalla classe vittoriosa dopo aver vinto .la battaglia, ccc., le forme giuridiche, e persino i riflessi di tutte queste lotte reali nel cervello di coloro che vi partecipano, le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le concezioni religiose e la loro evoluzione ulteriore sino a costituire un sistema di dogmi - esercitano pure la loro influenza sul corso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano la forma in modo preponderante. Vi è azione e reazione reciproca di tutti questi fat-_ tori, ed è attraverso di essi che- if ITJO\'imento ewnm1-lico finisce per affermarsi -c;;me elemento necessar_io in mezzo. alla massa infinita di cose accidentali (cioè

43

www.scribd.com/Baruch_2013

produttori' delle loro rappresentazioni, idee, ecc., ma gli uomini reali, operanti, cosf come sono condizionati da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e dalle relazioni che vi corrispondono fino alle loro formazioni piu estese. La coscienza non può mai essere quJ.lche cosa di diverso dall'essere cosciente, e l'essere degli uomini è il processo reale della loro vita. Se nell'intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico. Esattamente all'opposto di quanto accade nella filosofia ted~sca, che discende dal cielo sulla terra, qui si sale dalla terra al cielo. Cioè non si parte da ciò che gli uomini dicono, si immaginano, si rappresentano, né da ciò che si dice, si pensa, si immagina, si rappresenta che siano, per arrivare da qui agli uomini vivi; ma si parte dagli uomini realmente operanti e sulla base del processo reale della loro vita si spiega anche lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell'uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell'autonomia. Esse non hanno storia\ non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la .loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del di cose e di avvenimenti il cui legame intimo reciproco è cosi lontano o cosi difficile a dimostrarsi, che possiamo considerarlo come non esistente, che possiamo trascurarlo). Se non fos'se cosi, l'applicazione della teoria a un periodo qualsiasi della storia sarebbe piu facile che la soluzione d'una semplice equazione di primo grado». 1 Cio~. non hanno un proprio svilurpo autonomo, indipemlente dalla sto· ria della produzione materiale.

44

www.scribd.com/Baruch_2013

loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, m~J~ vita che _c:le_t~_òj1ina la coscienz~ Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente, nel secondo modo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza. Questo modo di giudicare non è privo di presupposti.-Esso muove dai presupposti reali e non se ne scosta per un solo istante. I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati c fissati fantasticamente, ma nel loro processo dì sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni determinate. Non appena viene rappresentato questo processo di vita attivo, la storia cessa di essere una raccolta di fatti morti, come negli empiristi che sono anch'essi astratti l, o un'azione immaginaria di soggetti immaginari, come negli idealisti. Là dove cessa la speculazione, nella vita reale, comincia dunque la scien:za r~ale c po~tiva,_!~_r_~pprcset~ta,?:!. Questa concezione della storia si fonda dunque su questi punti :{~~piegare il processo reale della prod~~Lone.~_ e precisamente 'muovendo dalla produzione materiale della vita immediata, assumere come fondamento di tutta la storia la forma di relazioni che è connessa con quel modo di produzione c che da esso è generata, dunque la società civile nei suoi diversi 60

www.scribd.com/Baruch_2013

stadi, e sia rappresentarla nella sua azione come Stato, sia spiegare partendo da essa tutte le varie creazioni teoriche e le forme della coscienza, religione, filosofia, morale, ecc. ecc. e seguire sulla base di queste il processo della sua origine, ciò che consente naturalmente anche di rappresentare la cosa nella sua totalità (e quindi anche la reciproca influenza di questi lati diversi l'uno sull'altro). Essa non deve cercare in ogni periodo una categoria, come la concezione idealistica della storia, ma resta salda costantemente sul terreno storico reale, non spiega la prassi partendo dall'idea, ma spiega le formazioni di idee partendo dalla prassi materiale, e giunge di conseguenza al risultato che tutte le forme e prodotti della cgs e « unico », si ribellano ad essa. Queste condizioni di vita preesistenti in cui le varie generazioni vengono a trovarsi decidono anche se la scossa rivoluzionaria periodicamente ricorrente nella storia sarà o no abbastanza forte per rovesciare la base di tutto ciò che è costituito, e qualora non vi siano· questi elementi materiali per un rivolgimento totale, cioè da una parte le forze produttive esistenti, dall'altra la formazione di una massa rivoluzionaria che agisce rivoluzionariamente non solo contro alcune condizioni singole della società fino allora esistente, ma contro la stessa c produzione della vita:~> come è stata fino a quel momento, la «attività totale :1> su cui questa si fondava, allora è del tutto indifferente, per lo sviluppo pratico, se l'idea di questo rivolgimento sia già stata espressa mille volte: come dimostra la storia del comunismo 1• Finora tutta la concezione della storia ha puramente e semplicemente ignorato questa base reale della storia oppure l'ha 1 Mentre l'idea del comunismo si trasforma naturalmente in una forza nella società contemporanea, nella quale esistono glì « elementi materiali • indicati, la stessa idea (che fu avanzata in vari tempi, fin dall'antichità) non poteva avere concretezza ed efficacia finché non erano sorte le condizioni reali per la sua attuazione; infatti « l'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione ~ (prefazione a Per la critica dell'economia politica, cit., p. 11). Cfr. anche Engels, nei Principi del comunismo, cit., pp. 33-35.

62

www.scribd.com/Baruch_2013

considerata come un semplice fatto marginale, privo di qualsiasi legame con il corso storico. _Per questa ragione si è sempre costretti a scrivere la storia secondo un metro che ne sta al di fuori; la produzione reale della vita appare come qualche cosa di preistorico, mentre ciò che è storico, inteso come qualche cosa che è separato dalla vita comune, appare come extra e sovramondano. Il rapporto dell'uomo con la natura è quindi escluso dalla storia, e con ciò è creato l'antagonismo fra natura e storia. Questa concezione quindi ha visto nella storia soltanto azioni di capi di Stati e lotte _religiose e in genere teoriche, e in ogni epoca, in particolare, ha dovuto condividere l'illusione dell'epoca stessa. Se un'epoca, per esempio, immagina di essere determinata da motivi puramente « politici ~ o « religiosi :., benché « religione ~ e « politica ~ siano soltanto forme dei suoi motivi reali, il suo storico accetta questa opinione. L' « immagine ~, la « rappresentazione~ che questi determinati uomini si fanno della loro prassi reale viene trasformata nell'unica forza determinante e attiva che domina e determina la prassi di questi uomini. Se la forma rozza in cui la divisione del lavoro si presenta presso gli indiani e gli egiziani dà origine presso questi popoli al sistema delle caste nello Stato e nella religione, lo storico crede che il sistema delle caste sia la potenza che ha prodotto quella rozza forma di società. Mentre i francesi e gli inglesi per lo meno si fermano all'illusione politica, che è ancora la piu vicina alla realtà, i tedeschi si muovono nel campo del « puro spirito ~ e fanno dell'illusione religiosa la forza motrice della storia. La filosofia della storia di Hegel è l'ultima conseguenza, portata alla sua « espressione pi-6. pura ~. di tutta questa storiografia tedesca, nella quale non si tratta di interessi reali e neppure politici, ma di puri pensieri, c allora a san Bruno essa non può apparire che come una serie di « pensieri ~. di cui l'uno divora l'altro e infine scompare nell'« autocoscienza~; ancora pi-6. coerentemente questo corso storico doveva apparire a san Max Stirner, il quale non sa nulla di tutta la storia reale, come una pura storia di «cavalieri:., di masnadieri e di fan63

www.scribd.com/Baruch_2013

tasmi, dalle cui visioni egli si può salvare, naturalmente, solo con l'« empietà~ 1 • Questa concezione è realmente religiosa, postula l'uomo religioso come l'uomo originario, dal quale de~ riva tutta la storia, e nella sua immaginazione pone la produzione di fantasie religiose al posto della produzione reale dei mezzi di sussistenza e della vita stessa. Tutta quanta questa concezione della storia insieme con la sua decomposizione e gli scrupoli e i dubbi che ne derivano è una faccenda puramente nazionale dei tedeschi ed ha solo interesse locale per la Germania; è il caso per esempio della importante questione, piu volte dibattuta di recente, di come propriamente si « venga dal regno di Dio al regno dell'uomo~, come se questo « regno di Dio :. fosse mai .esistito se non nell'immaginazione e i dotti signori non fossero sempre vissuti, senza saperlo, in quel «regno dell'uomo:& dd quale ora cercano la strada; e come se il passatempo scientifico - ché piu di tanto non è - di spiegare la stravaganza di questo castello in aria teorico non stesse proprio, al contrario, nel dimostrare come sia sorto dalla situazione terrena reale. Per questi tedeschi si tratta sempre di risolvere il nonsenso in cui si imbattono in qualche altra bizzarria, di presupporre cioè che tutto questo nonsenso abbia in genere un senso speciale che va scoperto, laddove si tratta soltanto di spiegare questa fraseologia teorica sulla base delle reali condizioni esistenti. La vera, pratica risoluzione di questa fraseologia, l'eliminazione di queste rappresentazioni dalla coscienza degli uomini sarà effettuata, come si è già detto, attraverso una situazione trasformata, non attraverso deduzioni teoriche. Per la massa degli uomini, cioè per il proletariato, queste rappresentazioni teoriche non esistono, e quindi per essa non hanno neppure bisogno di essere risolte, e se questa massa ha posseduto delle rappresentazioni teoriche, per esempio la religione, esse sono già state da lungo tempo dissolte 1 La cosiddetta storiografia obit:ttiva consisteva appunto nel concepire le siruazioni storiche separate dall'attività. Carattere reazionario. (Nota mllt'ginale di Marz).

64

www.scribd.com/Baruch_2013

dalle circostanze. Il carattere puramente nazionale di queste questioni e di queste soluzioni appare anche in ciò, che questi teorici credono in tutta serietà che chimere quali «l'uomoDio>, «l'uomo» ecc. abbiano presieduto alle singole epoche della storia - san Bruno arriva .fino al punto di sostenere che soltanto « la critica e i critici hanno fatto la storia :. 1 - e se si dedicano anch'essi a fare costruzioni storiche saltano con la massima fretta tutte le età precedenti c dal « mongolismo » 2 passano senz'altro alla storia veramente «significativa», cioè alla storia degli Ha/lische fahrbucher e dei Deutsche Jahrbucher 3 e della dissoluzione della scuola hegeliana in una rissa generale. Tutte le altre nazioni, tutti gli avvenimenti reali vengono dimenticati, il theatrum mundi 4 si limita alla fiera libraria di Lipsia e alle vicendevoli dispute della « critica:., dell' « uomo :. e dell' « unico». Se per avventura una volta la teoria si mette a trattare temi storici reali, come per esempio il diciottesimo secolo, costoro danno soltanto la storia delle rappresentazioni, avulse dai fatti e dagli sviluppi pratici che ne sono la base, e anche queste col solo scopo di rappresentare quest'epoca come un primo grado imperfetto, come l'antecedente ancora difettoso della vera età storica: l'età della lotta fra i .filosofi tedeschi del 1840-44. A questo scopo - di scrivere una storia dei tempi passati per fare risplendere piu luminosa la gloria di una persona non storica e delle sue fantasie - serve infatti il passare SJtto silenzio gli avvenimenti 1 Cosi B. Bauer nel citato articolo Charaktmstik Lud111ig Fl!uerbachs, p. 139. 3 Il « mongolismo » o periodo mongolico, nella. cosuuzione storiografica di Stirner, L'Unico t! la sua proprit!tà, è l'era cristiana, l'epoca in cui l'umanità dipende dai pensieri, dalle c idee fisse :t. 3 Hallischt! /ahrbiicher fiir dt!utsche Wissemchaft und Kunst («Annali di Halle per la scienza e l'arte tedesche»), organo dei Giovani hegeliani che usci a Halle dal gennaio 1838 al giugno 1841, e poi a Dresda dal luglio 1841 al gennaio 1843 col nuovo titolo di Dt!utsch~ ]a!JI·biicht!r fur Wissm· schaft und Kunst (c Annali tedeschi di scienza cd arte »). 4 Il teauo del mondo: la scena mondiale.

65

www.scribd.com/Baruch_2013

storici reali e persino gli interventi realmente storici della politica nella storia, e l'offrire una narrazione fondata non su studi ma su costruzioni e su storie di chiacchiere letterarie: come è accaduto a san Bruno nella sua Storia del XVIII secolo 1 ora dimenticata. Questi alteri e magniloquenti bottegai del pensiero, che si credono infinitamente superiori a tutti i pregiudizi nazionali, nella prassi sono· dunque ancor piu nazionali dei filisteucci che sognano di una Germania unita. Non riconoscono realtà storica ai fatti degli altri popoli, vivono in Germania sulla Germania e per la Germania, trasformano il Canto del Reno 2 in un canto liturgico e conquistano l'Alsazia e la Lorena saccheggiando la filosofia francese invece dello Stato francese, germanizzando i pensieri francesi invece delle province .francesi. Il signor V enedey 3 è ili} cosmopolita al cospetto dei santi Bruno e Max, i quali proclamano il dominio universale della Germania nel dominio universale della teoria. Da queste spiegazioni appare anche quanto si inganni Feuerbach, quando (Wigand's Viertclijahrsschrift, 1845, vol. II) in forza della qualifica « uomo comune ~ si dichiara comunista 4, trasformato in un predicato «dell', uomo, e crede quindi di poter trasformare a sua volta in una semplice catel B. Baucr, Geschid11e der Politik, Cultur und Aufkliirung des acht:ehnten Jahrhundtrts, 2 voli., Charlottenburg, 1843-45. 2 Il Rh,jn/ied, canzone patriottica del poeta N. Beckcr, che fu pubblicata nel 1840 e diventò molto popolare in Germania. 3 Jakob Vencdcy (1805-1871), pubblicista e politico radicaldemocratico, era sta.to uno dei fondatori della Lega dei Giusti (c uno degli c elementi piu sonnol~nti ,., scrive Engels in Per la storia della Lega dei Comunistr); nel 1848 fu membro dell'Assemblea nazionale di Francoforte. 4 N - oppure, per apparire perfetti materialisti, in 1 Nella filosofia moderna « teodicea :1> significa « giustificazione di Dio » per ciò che riguarda il problema dell'esistenza del male nel mondo. Per Hcgel la storia stessa, essendo la realizzazione dello Spirito, è « la vera teo· clicca, la giustific~zione di Dio nella storia:&. 2 Il termine è usato da Stirner, nel suo senso originario, come domina· :~.ione della religione e del clero nella storia.

76

www.scribd.com/Baruch_2013

una serie di persone che rappresentano «il concetto :. nella storia, i « pensatori :., i « filosofi :., gli ideologi, i quali ancora una volta sono concepiti come i fabbricanti della storia, come . « il consesso dei guardiani ».. come i dominatori. Con ciò si · sono eliminati dalla storia tlltti quanti gli elementi materialistici e si possono allentare tranquillamente le briglie al destriero speculativo. Mentre nella vita ordinaria qualsiasi shopkeeper 1 sa distinguere benissimo fra ciò che ciascuno pretende di essere e ciò che realmente è, la nostra storiografia non è ancora arrivata a questa ovvia conoscenza. Essa crede sulla parola ciò che ogni epoca dice e immagina ·di se stessa. Questo metodo storiografico che dominava soprattutto in Germania, e specie perché vi ha dominato, va spiegato muovendo dalla sua connessione con l'illusione degli ideologi in genere, per esempio le illusioni dci giuristi, dei politici (ivi compresi i pratici uomini di Stato), dai vaneggiamenti dogmatici di codesti tipi; la quale illusione è semplicissimamentc spiegata dalla loro posizione pratica nella vita, dal loro mestiere e dalla divisione del lavoro.

1

Bottegaio.

www.scribd.com/Baruch_2013

www.scribd.com/Baruch_2013

[B. LA BASE REALE DELL'IDEOLOGIA]

[l] Relazioni e forza produttiva La piu grande divisione del lavoro materiale c intellettuale

è la separazione di città e campagna. L'antagonismo tra città e campagna comincia col passaggio dalla barbarie alla civiltà, dall'organizzazione in tribu allo Stato, dalla località alla nazione, e si protrae attraverso tutta la storia della civiltà fino ai nostri giorni (l'Ahti-Corn Law League 1 ). L'esistenza della città implica immediatamente la necessità dell'amministrazione, della polizia, delle imposte, ecc., in una parola dell'organizzazione comu.nale, e quindi della politica in genere. Apparve qui per la prima volta la divisione della popolazione in due grandi classi, che è fondata direttamente sulla divisione del lavoro e sugli strumenti di produzione. La città è già il fatto della concentrazione della popolazione, degli strumenti di produzione, del capitale, dei godimenti, dei bi~ogni, mentre la campagna fa apparire proprio il fatto opposto, l'isolamento e la separazione. L'antagonismo fra città e campagna può esistere solo nell'ambito della proprietà privata. Esso è 1 Unioni! libei:oscambista fondata nel 1838 a Manchester da Richard Cobden e John Bright, che si opponeva alle « leggi sul grano :t introdotte, a favore dei grandi proprietari, per limitare o vietare l'importazione di frumento in Inghilterra. La revoca delle « leggi sul grano :t fu ottenuta nel 1846.

www.scribd.com/Baruch_2013

79

la piu crassa espressione della sussunzionc dell'individuo sotto la divisione del lavoro, sotto una determinata attività che gli viene imposta; sussunzione che fa dell'uno il limitato animale cittadino, dell'altro il limitato animale campagnolo, e che rinnova quotidianamente l'antagonismo fra i loro interessi. Il lavoro è qui ancora una volta la cosa principale, il potere sopra gli individui, e fin tanto che questi:> esiste, deve esistere la proprietà privata. L'abolizione dell'antagonismo fra città e campagna è una delle prime condizioni della comunità,1 condizione che dipende a sua volta da una quantità di presueposti materiali e che non può essere realizzata dalla semplice volontà come ciascuno può osservare prima vista. (Queste condizioni debbono ancora essere spiegate). La separazione fra città e campagna può essere vista anche come la separazione fra capitale e proprietà fondiaria, come l'inizio di un'esistenza e di uno sviluppo del capitale indipendente dalla proprietà fondiaria, di una proprietà che ha la sua base soltanto nel lavoro e nello scambio. Nelle città che, nel Medioevo, non erano tramandate già fatte dalla storia precedente, ma che furono formate ex novo dai servi divenuti liberi~ il particolare lavoro di ciascuno era la sua unica proprietà, al di fuori del piccolo capitale che portava con sé, consistente quasi solo nello strumento di lavoro piu necessario. La concorrenza dei servi fuggitivi che affluivano incessantemente nella città, la guerra incessante della campagna contro la città e, di conseguenza, la necessità di una forza militare cittadina organizzata, il legame della proprietà comune in un lavoro determinato, la necessità di edifici in comune per la vendita delle merci in un'epoca in cui gli artigiani erano contemporaneamente commerçants, e la conseguente esclusione degli estranei da questi edifici, la necessità di una protezione dd lavoro appreso con fatica e l'organizza-

a

1 Cioè la società comunista, la