Introduzione all'archeologia Bizantina
 9788843002733, 8843002732 [PDF]

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Zitiervorschau

Inroduzione all'archeologia brzanttna

La Nuova Italia Scientifica

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4ii Indice

Premessa

L'archeologia bizantina: dai viaggiatori del Grand Tour alla New Archaeologf I precursori L'archeologia esplorativatra Ottocento e Novecento Il periodo tra le due guerre "scientifica" del mondo La nascita di un'archeologia bizantino L'ultimo ventennio

t5 r8 23

Le fonti

3'

2.r. 2.2. 2.3. 2.4. 2.j. 2.6.

Fonti antiche e ricerche sul campo I documenti Le opere storiografiche La trattatistica Le fonti regionali ed esterne Le fonti epigrafiche

35 38 39 4r 45 46

,.

Il territorio dell'impeto

49

r.r. r.2. r3. r.4. r.5.

r" edizione,novembre1994 @ copyright 1994 by La Nuova Italia Scientifica,Roma Finito di stamparenel novembre1994 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali srl, Urbino rsBN 88-43o-o27r-2

Riproduzione vietata ai sensi di legge Gn. ryt della legge 22 aprile r94r, ^. 633\ Senza regolare autonzzazione, è víetato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, neppure per uso interno o didattico.

3 . r . Gli imperi bizantini ).2.

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r5

L'impero protobizantino

/ z.r..r.'L^ Siht / l.z.z.L'Asia Minore / ).r.l.L'arca balcanica 1.2.4. L'Nilca / 1.2.5, L'ltúía / 3.2.6. I Mediterraneo/ 3.2.7' La rete viaria

25 30

49 49

La fine dell'impero protobizantino L'impero mediobizantino L'impero tardobizantino

4.

Costantinopoli

4.r. 4.2. 4.3. 4.4. 4.j. 4.6. 4.7. 4.8. 4.9.

Il sito fucheologia di una capitale La città romana e tardoantica L'epoca protobizantina L'età giustinianea I secolivrr-xr L'epoca dei Comneni L'epoca della dominazione latina L'epoca paleologa

79 8o 8z

85 87 9o 9r roo r05 ro8 TT2

203

Z.

La cultura materiale

209

7.r. 7.2. 7.3.

Cultura materialee arti minori La ceramica I materiali e le tecniche edilizie

2TI

8.

Il prossimo decennio: problemi e ptospettive

233

Bibliografia

239

Indice dei luoghi

267

Indice dei nomi

273

205

209 224

rr3

Le città dell'impero

r17

j.r. j.2.

L'impero delle città Le capitali dell'impero

TT7 rr8

5.2.r. Aìessandria / 5.2.2. Antiochia / 5.2.3. Gerusalemme / 5.2.4. Tessalonica/ 5.2.5. Ravenna / 5.2.6. Nicea

Dalla città antica alTacittà bizantina: continuità e trasformazione

r36

5.3.r. Continuità e discontinuità / 5.3.2. Continuità e rinascita

Continuità dei modelli urbanistici: le città nuove

r44

La crisi del vrr secolo La ripresa mediobizantina La città tardobizantina

r59 r64 r68

6.

Gli insediamenti difensivi

173

6.r. 6.2.

La difesadell'impero Confine e frontiera: ú limes

173 r74

Pnma / 5.4.2. Data / S.+.1. Zenobia 5.4.r. CarièinGrad-Iustiniana / 5.4.4. Resala

I secoli vrr-x

L'epoca dei Comneni L'epoca tardobizantina

85

j,

6.2t. I limes danubiano / 6.2.2. l, limes otientale / 6.2.3. africano / 6.2.a. I,e difese dell'Italia bizantina

6.4. 6.5.

Il limes

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Premessa

Il titolo di questo volume non mente e dietro di esso non si cela un manuale di àrcheologiabizantína. Questo libro, che del manuale non vuole avere né la.sistematicità né la completezza,ha invece una più modesta ma duplice ambizione: in primo luogo quella di tentare di fare il punto sgalcuni dei principali temi di ricerca di una,giovane branca^dell'archeologiapostilassica, che solo nel corso degli ultimi decenni ha trovato un suo statuto disciplinare e un suo riconoscimento istituzionale; in secondoluogo quella di mettere a disposizione di un pubblico soprattutto di studenti universitari, ma anche di studiosi di discipline ìm"i - dalla storia dell'arte bizantina, all'archeologia tardoantica e medievale, all'archeologiacristiana, a quella delle -, un resoconto in forma sintetica delle più signififrovince romane 'cative acquisizioni della ricerca archeologica sul mondo bizantino, raccoglienào e ponendo a confronto dati e materiali dispersi in un p"roi^*, bibliógrafico vasto, talvolta frammenrario e non sempre di reperimento. agevole In quésta prospertiva è sembrato utile articolate la materia del volume i1 t.. ìu.iei, relativi rispettivamente agli strumenti della ricefca e ai suoi ambiti territoriali, all'archeologiadegli insediamenti e a quella della cultura materiale. La prima parte (caPn. r-3) è quindi dedicataa una breve storia della disciplina e dei suoi principali assunti metodologìci, al problema del rapporto tra indagini i,rl ."fnpo e vtihzzo delle fonti antiche nel pro..rrà di ricostruzione storica e a una concisadiscussionedelle difierenti realtà territoriali che sono raccolte sotto il comune denominatore di impero bizantino. La secàndaparte (cApp. 4-6) affronta invece alcuni dei principali problemi conneisi con i modelli insediativi del mondo bizantino: in primo luogo lo sviluppo e le trasforma-zionidell'impianto_-urbanodi bostantino*poli,la capiiale dell'impero che per oltre un millennio rappresentò tanto per I'briente quanto per l'Occidente una sorta di mot t

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]ZIONE ALL ÀRCHEOLOGIA

BIZANTINA

PREMESSA

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dello ideale; quindi i problemi legati alla transizione dalla città tardoantica a quella bizantina e all'evoluzionedi quest'uldma nel corso del millennio bizantino; e infine i caratteri peculiari degli insediamenti fortificati facenti parte dei sistemi difensivi dell'impero nelle diverse epoche. La terza parte (c,rn. 7) tenta di tracciare un primo bilancio delle più recenti ricerche nell'ambito di alcuni aspetti della cultura materiale bizantina. A un breve capitolo conclusivo è infine affidato il compito di evidenziarele principali prospettive per la ricerca archeologica sul mondo bizantino nel breve periodo. Lo spazio occupato da ciascuna di queste parti nell'economia complessivadella trattazione non dipende owiamente da una volontà di gerarchizzaziorledelle problemadche; esso però risente inevitabilmente della consolidata tradizione di ricerca dell'archeologiabizantina, che è stata in primo luogo un'archeologiafilologico-monumentale, poi un'archeologiadegli insediamenti e che solo negli ultimi anni ha cominciato a essereanche un'archeologia della cultura materiale, nel cui ambito anche metodologie e strategied'indagine altrove comuni dallo scavo sratigrafico alla ricognizione intensiva, all'analisiquantitativa dei reperti - risultano di acquisizione assai recente (Sodini, ry93b, pp. r39-4o). Il peso di questa tradizione si fa sentire anche in sensocronologico e l'insieme della tîattazione continua a esserefortemente sbilanciato verso i secoli dell'età protobizantina (il v e il vr in particolare), a proposito dei quali i dati a disposizione sono quantitativamente e qualitativamenteassai più rilevanti di quelli relativi alle epoche successive. Essenzialmenteinteso come strumento di lavoro, questo volume trova il suo naturale completamento nella bibliografia finale che, al pari del testo, non pretende di esserené completa né esaustiva.In un panorama già assai articolato e in fase di continuo e vorticoso accrescimento,si sono infatti privilegiati quei testi che possanofornire al lettore un quadro di sintesi delle problematiche archeologiche relative al sito, ùl'arca territoriale o al problema in esame e che al tempo stessooffrano anche ulteriori e più specialistichereferenzebibliografiche per eventuali approfondimenti. La bibliografia sui singoli temi potrà inoltre essereagevolmenteintegrata ricomendo ai volumi delle Dumbarton Oaks Bibliograpbies,per alcuni aspetti al recente repertorio curato da V. E. Kleinbauer G99z), nonché alle indicazioni bibliografiche a comedo delle singole voci del Reallexikonzur byzantiníscbeKunst, dell'Oxford Dictionary of Byzancee dell'Enciclopediadell'Arte Medieualedell'Istituto dell'EnciclopediaItaliana.

Discorso analogovale per le illustrazioni. Imprescindibili esigenze editoriali hanno imposto di limitare il corredo iconografico del volume; si è pertanro sielto di privilegiare le carte storiche e temadche e le piante^archeologichedeiiingoli siti citati, riducendo la scelta delle fotàgrafie alle sole immagini, preferibilmente inedite, strettamenteindispénsabili alla comprensionedel testo. In questo caso-il lettore desidèroso di ulteriori approfondimenti può agevolmentefar ricorso, oltre ow'iamente ai testi indicati in bibliografia, anche al volume sull'architettura bizantina di C. Mango (1974), il cui corredo illustrativo copre spesso, particolarmente per le epoche più antiche, anche i principali siti archeologici. Inîne, un piccolo spazio personale:solo qualche parola per ricordare gli amici, in primo luogo Fernanda de' Maffei e Daniele Manacorda e poi Claudia Barsanti, Italo Furlan, AlessandroGuiglia, Antonio IacoÈini e Andrea Paribeni, con i quali ho condiviso i viaggi e le ricerche che sono alla base di questo lavoro e ho discusso a lungo molti dei temi qui affrontati.

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L' archeologia brzantLnai dat viaggiatori del Grand Tour alla New Archaeology

I.I

I precursoti {

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L'archeologia bizantina intesa in senso moderno, cioè come autonomo campo d'indagine in cui vengono applicate allo studio della civiltà,bizantina le metodologie proprie della ricerca archeologica,è una disciplina di genesipiuttosto recente, che si è andata compiutamente affermando solo nel corso dell'ultimo ventennio, ma che affonda le sue radici culturali nel mai sopito interesse manifestato dal mondo occidentale per le testimonianze monumentali, artistiche e materiali della civiltà fiorita nelle regioni orientali del bacino del Mediterraneo tra il rv e il xv secolo dopo Cristo. Già prima della caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi (29 maggio r4fi) - che fu sentita in tutto l'Occidente come una frattura netta e irreparabile con il mondo dell'Antichità classica,di cui l'impero cristiano di Bisanzio incarnava in qualche modo la continuazione(Beschi,1986, pp. 295-6) - tale interessesi era espressoin forme e accezioni diverse. In questo senso può infatti essereletto perfino il saccheggiodi Costantinopoli operato dalle truppe latine nel corso della quarta crociata (rzo4), che presenta per qualche verso "archeologica", testimoniata dalla stupefatta ammiuna connotazione razione dei cronisti occidentali per la consistenzadel bottino di guerra, composto in larga misura di opere d'arte di epoca classicae bizantina tasferite nelle principali città europee e in particolare a Venezia. Più direttamente riconducibile a uno specifico interesseculturale e archeologico per il mondo greco-bizantino appare, ancora sullo scorcio del Medioevo, l'attività di alcuni intellettuali italiani, a partire da Cristoforo Buondelmonti e da Ciriaco d'Ancona che dedicarono gran parte della loro vita a viaggi ed esplorazioniin Grecia nelle isole dell'Egeo, a Creta e a Costantinopoli, ricavandone opere di docuT'

.ilt1,xi UZIONE ALL Tq,RCHEOLOGIA BIZANTINA

mentazione antiquaria, caftogîafrcae archeologicache furono per alcuni secoli alla base di ogni ulteriore approfondimento. In larga rnisura perdute le opere di Ciriaco de' Pizzicolh (r39r-r452), nella vasta produzione buondelmontiana spicca particolarmenteil Líber lnsularum Archipelagi- la ctlj terza redazione fu completata proprio nel corso di un lungo soggiorno a Costantinopoli nel 1422 - che contiene una grande messedi informazioni di carattere storico-antiquario, epigrafico e archeologicosulle città e i monumenri di epoca classicae bizantrna presenti lungo le sponde orientali del Mediterraneo. Alcune copie manoscritte di quest'opera contengono inoltre quella che può essereconsideratala più precisa tra le numerose "piante archeologiche" di Costantinopoliin circolazioneall'epoca(roro r), in cui I'autore delinea un'immagine della città racchiusaentro le mura di Teodosio rr, individuando precisamenteattraverso le didascaliei monumenti fondamentali - la grande chiesa della Santa Sofia, i resri del palazzoimperiale di Giustiniano e dell'ippodromo, le colonne onorifiche, il complessodel Pantokrator, il palazzodelle Blacherne,la chiesa di S. Giovanni di Studio - ormai dispersi in un tessuto urbano assai diradato, in cui si coglie però ancora il tracciato dei grandi assi della viabilità antica (Gerola, t93r). Quello di Ciriaco d'Ancona e Cristoforo Buondelmonti non è però che il caso più significativo di un vasto movimento di riscoperta dell'Oriente bizantino che si affermò a partire dalla fine del xrv secolo in molte regioni europee, sulla spinta di esigenzediverse che andavano dai complessilegami religiosi e culturali tra Costantinopoli e la Russia ortodossa - circostanza cui si deve la nascita di una figura assai interessantedi pellegrino-archeologo(Majeska, 1984) - a più terreni interessi legaa a commerci, alle imprese militari e perfino a "turismo" (Van forme embrionalidi Der Vin, r98o). Va da sé che le relazioni di viaggiatori dagli interessi così eterogeneirisultano spesso assaipoco attendibili, quando anche non relegabili nel contesto dell'aneddotica, ma in qualche caso essecostituisconouna fonte utilissima per ricostruire le trasformazioni cui furono soggetti in epoche successivealcuni dei monumenti e dei siti più importanti.

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In questo contesto deve essereinquadrata già I'attività del francese Pierre Gylles, un famoso naturalista che nel rj44 venne incaricato dal re Francescor di una missione scientificain Oriente. Giunto nella capitale dell'impero ottomano, Gylles nalasciò il suo compito principale e intraprese invece un'accurata ricognizione delle rovine e dei monumenti antichi ancora visibili all'interno del tessuto urbano della Istanbul ottomana. I quattro ponderosi tomi del suo De topographia Constantinopo/eos costituisconoil primo censimentoin qualche misura sistematicodelle soprawivenze archeologichedella capitale bizantina (Gilles, 1988) e segnanoI'awio di una fase di ricerche pionieristiche condotte proprio da studiosi francesi, i quali, facendo leva anche sui buoni rapporti diplomatici intercorrenti tra Parigi e la Sublime Porta, awiarono una serie di missioni in Grecia e in Turchia dai risultati scientifici assai interessanti (Missiofts, r9o2; Beschi, 1986, pp. 3384z). frlT'inrziodell'ultimo quarto del xvrrr secolo il palazzo dell'ambasciatorefrancesea Istanbul era divenuto un vero e proprio museo e il padrone di casa poteva ricevere i suoi ospiti in vn cabinet des "salvate" antiquités,tra sculture dalla calcinazionee disegni e miniatu"recuperati" re dalle bibliotecheimperiali (Ebersolt, r9r8). La via ftacciata da Gylles si rivelò assaifeconda anche al di fuori di Costantinopoli e, soprattutto tra xvrr e xvrrr secolo,le regioni del Mediterraneo orientale - in particolare I'Asia Minore, la Siria e la Palestina- furono tra quelle poste al centro dell'attività delle diverse generazioni di archeologi-artisti,impegnati a documentare le vestigia monumentali delle antiche città carovaniereattraverso disegni e inci"pittoresco" per ragsioni, che in qualche caso superano il livello del giungere buoni livelli di precisione nel rilievo di piante di città, di elevati di monumenti e di singoli elementi decorativi ($7ood, 1753; Cassas,1798-99).

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La caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi non ebbe l'effetto di arrestarese non per breve tempo questo processodi conoscenza, e i secoli immediatamentesuccessivia quell'awenimento videro anzi "archeologiche" la nascita di nuove missioni occidentah, orgatizzate, talvolta con significativoimpiego di mezzi e risorse umane, allo scopo di arricchire le conoscenze- e inevitabilmente le collezioni - dei mecenati finanziatoi dell'impresa.

Proprio il rinnovato interesse nei con-fronti delle civiltà del passato che caratterizzala cultura europea del xvrn secolo e degli inizi del xrx costitul però paradossalmenteuna sorta di freno allo sviluppo della conoscenzadel mondo bizantino. Se è vero infatti che, particolarmente nel caso delle grandi città antiche, lo sviluppo delle ricerche archeologichee topografiche finì per coinvolgere anche quelle testimonianze della cultura bizantina che vi si conservavano(ne costituisce per esempio una dimostrazione il già citato lavoro di \)lood a Palmira), è però altrettanto vero che quella bizantina venne sempre più spessointesa come fase di decadenzae di alterazionedegli insediamenti e dei monumenti dell'Antichità classica.

r6

r7

INTRODUZIONE

ALL'Tq.RCHEOLOGIA

BIZA.NTINA

"bizantino" L'aggettivo venne perciò ad assumereuna connotazione in qualche misura negativa e ciò comportò una geneîahzzata caduta d'interesse nei confronti di quella civiltà. Sintomatico è da questo punto di vista il mutamento che si registra nella percezioneda parte dei viaggiatori europei della stessaCostantinopoli. La capitale dell'impero bizantino non costituiscecertamentepiù una meta obbligata del viaggiatore-archeologo:i monumenti che vi si conservano coincidono solo parzialmente con gli ideali classicheggiantidell'epoca e il viaggiatore o l'artista che vi si recano appaiono spessopiù interessati agli aspetti caratteristici dell"'ambiente" turco che non alle vestigia della città antica. Pescatori e mendicanti, gSannizzerie donne velate offrono spunti e materiali per buoni ritratti di genere ma i grandi monumenti cristiani non attraggonopiù di tanto l'attenzione e la stessachiesa della Santa Sofia, agli occhi di questi visitatori, non regge il confronto con le magnifiche moscheedella città. L'unico aspetto della cultura bizantina a essererivalutato in questa fase sembra esserequello della pittura monumentale: la grande arte religiosa della Grecia medio e tardobizantina - vista anche, nell'ottica filellenica che caratterizzala cultura romantica anglosassone, come espressioneautentica di uno spirito nazionalegreco che si contrappone all'espansionismoottomano (Tsigakou, 1985) - diviene in qualche misura I'oggetto pressochéesclusivodell'attenzione degli intellettuali occidentali nei confronti del mondo bizantino, gettando le basi sulle quali radicherà la grande tradizione di studi sul mondo bizarttino che si apre ag[, inzi del nostro secolo e che privilegia in maniera evidente la ricerca storico-artisticasu quella archeologico-storica.

L'eccezionaleripresa d'interesse che si registra a partire dagli anni Settanta del xx secolo nei confronti delle antiche civiltà fiorite nelle regioni del Mediterraneo orientale finì per coinvolgerenuovamentein una prima fase solo di riflesso, poi sempre più dichiaratamenteanche il mondo bizantino. L'awio delle prime indagini archeologiche su larga scalain Mesopotamia da parte di équipe inglesi e americane, lo wiluppo delle ricerche in Egitto e, in seguito, gli scavi di Schliemann a Hissarlik (Daniel, 1975) costituisconoil quadro di riferimento in cui va sviluppandosi anche un movimento di riscoperta dei territori che avevano fatto parte dell'impero bizantino, attraverso un

censimentodei resti monumentali che vi si conservano,in primo luogo edifici religiosi, ma anche opere di fortificazione e di ingegneria civile. A segnareun netto salto di qualità rispetto alla produzione scientifica precedente e ^ m îcairein qualche modo l'awio di una nuova fase di studi archeologicifu, intorno alla metà del xrx secolo,l'opera per molti versi precorritrice di C. Texier. Pubblicati quasi in contemporanea con le prime raccolte delle fonti bizantine in edizione critica - I CorpusScriptorumHistoriaeByzantinaeprese l'awio nel r8z8 - i resoconti delle missioni condotte dallo studioso francesenelle regioni dell'Asia Minore, dell'Armenia, della Persia e della Mesopotamia costituiscono il primo grande corpus dell'architettura civile e religiosa bizantina in quei territori. I lavori di Texier (rg9-49; r84z-52) spiccano per la ricerca scrupolosa dell'oggettività nella descrizione e nella documentazione,attraversopiante, prospetti e vedute, dei principali monumenti conservati nelle città prese in esame (noro z). Da una sintesi dei suoí appunti di viaggio e da una proficua collaborazione con l'architetto inglesePullan nacque il primo trattato di architettura bizantina (Texier, Pullan, ú64), nel quale compaiono storicamente descritti e interpretati tanto gli edifici religiosi - cui viene ovviamente dedicata una particolare attenzione - quanto una scelta di monumenti di edilizia civile e militare di particolare interessel in qualche caso gli edifici vengono anche ricostruiti graficamentenel loro supposto aspetto originario, con un procedimento certo gravido di rischi circa l'attendibilità filologica del prodotto finale, ma che rispetto alla veduta romantica costituisce un decisivo passo in avanti in sensoscientifico dei criteri di documentazionedelle strutture di epoca bizantina. L'opera di Texier apîe a tutti gli effetti una stagionenuova negli studi di carattere archeologicosul mondo bizantino; nella sua scia si mosseroinfatti nei decenni immediatamentesuccessivitutta una serie di esploratori-archeologi- tra cui vanno ricordati in particolare M. De Vogùé (ú65-77) per la Siria centraleed E. Sachau(1883) per l'area siro-mesopotamica- i cui lavori, c îatteîizzati da un'aspirazione a una tîattazione sistematicaed esaustivae da una documentazione grafica meticolosa, costituiscono ancor oggi un importante punto di riferimento nello studio archeologicodi alcune delle regioni periferiche dell'impero bizantino. Ancora intorno alla metà del xrx secolovanno segnalateinfine le prime applicazioni della nascentetecnica fotografica alla documentazione di edifici e monumenti bizantini. testimoniate almeno fin dal

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L'archeologia esplorativa tra ftocento

e Novecento

INTRODUZIONE

ALL.,{RCHEOLOGIA

BIZÀNTINA

1853 dal volume di J. Robertson PhotographbViats of Constantinople, che contiene un'immagine dell'esterno della Santa Sofia e una veduta di due dei monumenti della spina dell'ippodromo di Costantinopoli (Kleinbauer,1992, pp. $5-7o). Le tuttora insuperate ricerche storico-topografichesull'Africa settentrionale di C. Diehl (1896) e S. Gsell (r9or) segnanoun ulteriore passo in avanti e coincidono con l'aprirsi, a cavallo tra xrx e xx secolo, di una nuova fase di sviluppo delle discipline bizantinistiche in generale e di quella archeologicain particolare. Nel volgere di un solo trentennio si assisteinfatti a un moltiplicarsi delle ricerche sul campo, alla pubblicazione dei primi manuali dedicati all'arte e all'archeologia, intesa in senso lato, del mondo bizantino (Dhiel, rgro; Dalton, rgrr), alla nascita di riviste specialvzateche dedicano ampio spazio alle tematiche archeologiche- in particolare la "Byzantinische Zeitschflft", fondata a Berlino nel 1892, "Vizantijskij Vremennik" (San Pietroburgo rgoo), "Byzantion" (Parigi t9z4) -, e inÉne alla convocazionedel primo congressointernazionale di studi bizantini, tenutosi a Bucarest nel 1924, una sezione del quale viene espressamente dedicata a filologia e archeologiabizantine. Di questo che può essereconsideratoil Trentennio "aureo" della storia dell'archeologiabizantina meritano di esseresottolineati almeno alcuni aspetti di carattere metodologico che ebbero influenza non secondaria sulla successivatadizione di studi. In primo luogo l'area geografica prescelta fu soprattutto quella dell'Asia Minore (che J. Strzygowski,uno dei padri fondatori della archeologiae della topografrabizantine, acclamaesplicitamentecome "tema nuova" della storia dell'arte; Strzygowski, r9o3), della Mesoporamia settentrionalee della Siria (noro 3-4), verso cui si orienrarono gli interessi di équipe francesi, britanniche, tedeschee americane(Ramsay,Bell, r9o9; Van Berchem, Srzygowski, rgro; Preusser,rgrr; Sarre-Herzfeld,rgrrzo; Bell, r9r3; Butlet, r9r9-2o; r9z9). Sorte diversa ebbero invece le regioni dell'Africa settentrionale,che dopo i fondamentali studi di Diehl e Gsell non furono più oggetto per lungo tempo di indagini estensive,e quelle della Grecia, dove la úcchezzadel patrimonio archeologicodelle grandi città dell'Antichità classicafiniva per oscurare le più modestetestimonianzedr età bizantina (Nicol, 1986) e dove la stagione degli studi di archeologia bizantina si apre realmenre solo alla metà degli anni Trenta con l'awio della pubblicazione dei "Byzantinon Mnemeion tes Ellados" di A. C. Orlandos. Fa eccezioneovviamente in questo panorama il caso di Misrà, la città fiorita nel

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VIAGGIATORI

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despotato di Morea, nel Peloponneso,nel corso dei secoli xrrr-xv il cui legame con il mondo bizantino era sentito in Grecia come assai labile (Millett, rgro). In secondo luogo merita di esseresottolineato nella sua modernità l'assunto metodologico che contraddistingue gran parte almeno di queste missioni. Piuttosto che non l'analisi formale e storico-artistica del singolo monumento, oggetto di molti di questi studi è un territorio (una città, una provincia, un'intera regione) esaminato attraverso lo studio e la documentazionesistematicadi tutte le evidenze archeologiche che vi si conservano,indipendentemente dall'epoca e spesso anche dall'intrinseco valore artistico dei resti esaminati. Esemplarein questo senso risulta il già citato lavoro sulla città di Amida (odierna Diyarbekir, nella Turchia meridionale) condotto da M. Van Berchem e J. Strzygowski - con la collaborazionedi G' Bell, sulla cui figura torneremo úa poco - che costituisce un valido esempio di indagine archeologicasu base topografica in un centro urbano ancora densamente popolato, del quale vengono partitamente analizzatitutti i resti e i monumenti conservati di epoca antica, bizantina e islamica. E ancora merita di esserericordato con particolare rilievo il lavoro di F. Sarreed E. Herzfeld (r9rr-zo) che costituisceun eccellente esempio di analisi integrale di un territorio - quello della regione compresa tra il Tigri e I'Eufrate - con l'adozione di un sistema di ricognizione estensivache richiama assaida vicino, se non I'impostazione metodologica e la pratica sul campo, almeno gli assunti fondamentali dei progetti di indagine archeologicache si vanno oggi conducendo in quelle regioni. Un contibuto assai originale allo wiluppo degli studi sulle regioni orientali dell'impero bizantino si deve, sempre negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, a due donne, Adelaide Sargenton Galichon e Gertrude Lowthian Bell, le cui figure possono paradigmaticamente incarnare le due diverse anime dell'esploratore-archeologo in Oriente. La prima, svizzera,rappresentaforse l'ultima e più moderna versione del viaggiatore del Grand Tour, in cui gli interessi archeologici si mescolanoa una evidente curiosità di tipo geograficoed etnografico. Se nei suoi resoconti di viaggio, destinati alla pubblica lettura nel corso delle sedute dell'accademiaginevrina di cui facevaparre,la Sargenton Galichon dimostra una notevole capacità di affrontare le problematiche storico-archeologichee artistiche dei siti antichi che andava visitando - esemplarein questo senso è il volumetto dedicato a

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ALL ARCHEOLOGIA

BIZANTIN,{

un viaggio a Palmira e nell'Hawran (SargentonGalichon, r9o5) - al tempo stesso i suoi scritti si rivelano una miniera inesauribile di aneddoti, dettagli di costume e di ambiente, riflessioni sulle realtà politiche e sociali dei paesi attraversati, e costituiscono un punto di riferimento prezioso per ricostruire anche gli aspetti più awenturosi di quest'epocapioníeristica della ricerca scientifica. Dallo stessotipo di interessi appare mossa agli inzi della sua carriera di esploratricel'inglese Gertrude Lowthian Bell (1868-1926) che compì il suo primo viaggioin Oriente già nel 1892. Il suo primo libro (Bell, r9r9'), ricco di descrizioni d'ambiente e di notazioni etnografiche, sociologichee politiche, può essereben paragonatocon i contemporanei scritti della SargentonGalichon e si inserisce autorevolmente nel vasto panorama della letteratura di viaggio dell'epoca. Già nel r9o7, però, la Bell trovò il modo di coinvolgereinsigni figure di studiosi nei suoi programmi di viaggio sempre più orientati a una conoscenzadiretta delle testimonianzearcheologichedella cultura bizantina nelle regioni mediorientali. Sir Str.M. Ramsay, che si trovò praticamente "costretto" a seguirla in un'awenturosa spedizione a Binbirkilise, nell'Anatolia centrale, non esita a descriverla come una veta fona della natura, capace di mettere energie apparentemente inesauribili al servizio di un desiderio di conoscenzapressochéillimitato. Il volume frutto di questa collaborazione (Ramsay,Bell, r9o9) costituisceun esempio eccellentedelle capacità di analisi della Bell e del suo rigoroso metodo di schedaturae documentazione.In quegli stessi anni l'inarrestabile inglese iniziò una proficua collaborazione scientifica con M. Van Berchem e J. Smzygowskinelle ricerche sulla città di Amida e sul suo territorio. Nella pubblicazione che ne seguì (Bell, rgro) la studiosa inglese si occupò in particolare della regione del Tur'Abdin (nella Turchia sudorientale,a ridossodell'attualeconfine turco-siriano), curando un primo censimento delle numerose chiese e degli insediamenti monastici presenri in quella regione che dall'epoca protobizantina e fino ai giorni nostri ha continuato ^ îappresentareuna enclauereligiosadel tutto particolare(cfr. pan. 3.2.2). Il lavoro della Bell, articolatosi in seguito in numerose alue ricerche dedicate ad approfondire le tematiche archeologichedi quell'area e delle regioni circonvicine (Bell, rgrr; r9r3), costituisceuno dei capisaldi per lo studio di queste problematiche, e una recente riedizione critica dei suoi scritti editi e di parte dell'enorme mole di appunti, schizzi e fotografie inediti, curata M. Mundell Mango (1982), ne ha riproposto intatto, a distanza di ormai quasi un secolo, il valore scientifico.

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La fine della prima guerra mondiale e il complessivoriassetto degli equilibri politici e territoriali nelle aree balcanicae mediorientale consentirono, a partire dagli anni Venti, l'awio dei primi scavi specificamente indtizzati allo studio dei siti bizantini. In particolare, l'occupazione di Costantinopoli da parte delle truppe alleate Ggzo-4) creò le premesseper la conduzione delle prime ricerche archeologiche moderne nel cuore stessodella capitale imperiale. Nel rgzr si awiava lo scavo nel quartiere delle Mangane (r'oro 5), compreso tra le mura marittime e il Grande Palazzo imperiale (Demangel, Mamboury, r93g), e pochi anni dopo si apriva l'indagine nell'area dell'ippodromo (Cassonet al., r9z8; Casson,Talbot Rice, r9z9), che permetteva non solo di raccoglierele prime informazioni attendibili sulle planimetrie dei monumenti indagati, ma anche di aprire la via degli studi a carattere tipologico sui reperti mobili d'età bizantina (Talbot prendevainoltre il via I'inRice, r93o). Quasi contemporaneamente dagine preliminare sul Grande Palazzo degli imperatori bizantini (Mamboury, Iil/iegand, r9j4), che sfociò nello scavocondotto in una prima fase tra il ry35 e il 1938 (Brett et al., ry47) e poi ripreso dopo la pausabellica ffa il rgjr e rl ry54 (Talbot Rice, 1958; roro 6-7). Anche al di fuori di Costantinopoli questo periodo segna una notevole espansionedelle ricerche sul campo, soprattutto per quanto riguarda le fasi di età bizantina di importanti siti di epoca classica, tanto in Asia Minore che in Grecia, in particolare Antiochia, Efeso, Atene e Corinto (Campbell, rg34; Scranton, r9j7; Thompson, rg59). Ancora al periodo interbellico è poi legato lo sviluppo di due ricerche archeologicheche per motivi diversi costituisconoun punto di svolta nel percorso dell'archeologia bizantina: I'ar,rrio dello scavo estensivódel sito di epoca protobizantina di Carióin Grad, in Serbia (cfr. pen. j.4.r), e le indagini aerofotografiche condotte a partire dal romano e bizantisistema difensivo A. Poidebard sui siti del da ry25 no della Siria. Nel caso di Carióin Grad la ripresa e l'estensionedelle ricerche già awiate nel rgrz costituisconoinfatti il primo tentativo di indagine complessivadi un sito di età bizantina privo di preesistenze monumentali di epoca classica.Per quanto riguarda invece la ricognizione aerofotografrcain Siria, Poidebard e i suoi collaboratori, adottando per la prima volta un innovativo sistemadi rilevazione basato su fotografie aereeeseguitead alta e bassaquota e su puntuali verifiche al suolo, arrivaronoa censiree documentarei resti di gran parte 21

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delle fortificazioni grandi e piccole del lirnesorientale dell'impero, individuando altresì il tracciato di molti degli assi sradali antichi che le collegavanoe permettendo quindi una ricostruzione assai dettagliata della distribuzione degli insediamenti civili e militari in quei territori (Poidebard, 1934; Mouterde, Poidebard, r94j; Kennedy, Riley, r99o). Insieme con il rapido espandersidelle ricerche sul campo il ventennio interbellico è però segnatoanche dall'emergeredi elementi conuaddittori che finirono per condizionare assaia lungo gli approcci e gli sviluppi metodologici della disciplina. In primo luogo l'archeologia bizantina faticava ancora molto a imporsi come disciplina autonoma e, praticamente con la sola eccezione di Cariéin Grad, gli scavi e le ricognizioni continuavano a orientarsi esclusivamentesu siti e aree di grandissima rilevanza in epoca classicache avevanoavuto una continuità di insediamento anche in età protobizantina (autorevole eccezionecostituisce lo studio di de Jerphanion sulle fortificazioni mediobizantine di Ankara; de Jerphanion, r9z8). In questo senso,soprattutto l'età di Giustiniano appare spessointesa quale estremapropaggine e ultima manifestazione della civiltà urbana del mondo classicoe lo studio e la documentazione degli edifici e dei reperti di epoca bizantina risultano quindi non particolarmente degni di attenzione in sé quanto piuttosto in funzione della comprensionedelle trasformazioni subite nelle fasi più tarde della loro storia dalle grandi città ellenistichee romane. Un ruolo importante in questa riconduzione della specificità del mondo bizantino nel più generalee indefinito ambito della tarda antichità venne svolto in questa fase dall'affermarsi dell'archeologiacristiana, una disciplina che, a dispetto di uno statuto scientifico ancora in via di definizione, visse un momento di grande sviluppo proprio nel periodo tra le due guerre mondiali (Deichmann, 1983, pp. 36 ss.). La natura stessadegli insediamentibizantini, nei quali gli edifici religiosi, anche in ragione delle loro intrinseche qualità costruttive, si sono conservatiin misura assaisignificativa,fece sì che le città orientali del v-vrr secolo divenissero tereno privilegiato di ricerca per questa disciplina, finendo così per determinare di riflesso una caduta di interesse nei confronti di un'analisi più estensivadegli altri elementi del tessuto urbano di quegli stessisiti. Infine va sottolineato come le ricerche topografiche e le indagini archeologichedegli anni Venti e Trenta, sviluppatesiin diretta concomitanza con I'affermarsi della storia dell'architettura bizantina come branca fondamentaledeeli studi storico-artistici sulla civiltà bizantina. 24

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"florilegio monumentale" che assunserospesso più il carattere del non quello della ricognizione sistematicadelle emergenzearcheologiche di un territorio (Sodini et al., t985) e contribuirono a spostare "alta" della produzione bizanl'attenzione degli studiosi verso la sfera tina, cioè principalmente verso quegli edifici civili e soprattutto reli"opere giosi che potevano assumereuna connotazione intrinseca di d'arte". In questo senso I'archeologia bizantina continuava ad assumere un'ottica essenzialmentefilologico-monumentale,all'interno della quale l'indagine sul terreno diviene solo uno dei diversi strumenti utthzzabrhper produrre dati oggettivi a supporto dell'interpretazione testuale delle fonti antiche. su cui continua a basarsi di fatto la ricostruzionestorica (Rautman, r99o).

La nascita di un'archeotogi"

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del mondo bizantino

Il risveglio d'interesse per le testimonianze archeologichedell'epoca medievale,che negli anni immediatamenteprecedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale condusse alla nascita - soprattutto nei paesi dell'Europa settentrionalee centrale- dell'archeologiamedievale come branca autonoma della ricerca sul passato,ebbe un riflesso immediato anche per quel che riguarda il mondo bizantino. Protagoniste della nascita di un'archeologia bizantina intesa in senso moderno - cioè con una specifica attenzione posta sulle dinamiche insediative e sullo studio dell'organizzazioneterritoriale, sugli aspetti della nascita e della trasformazione delle città, sull'individuazione dei centri, dei mezzi e delle tecnologie di produzione, distribuzione e consumo delle merci - furono, almeno per il primo decennio postbellico, soprattutto le scuole archeologichedei paesi dell'Est europeo, in particolare quelle sovietica,bulgara, rumena e iugoslava. I motivi di questo fenomeno sono diversi: in primo luogo, per quelle aree geograficheI'ambito cronologico proprio dell'archeologia medievale coincideva di fatto con i secoli della diretta dominazione bizantina o almeno del forte influsso economico, politico e culturale dell'impero di Costantinopoli. Studiare I'archeologia medievale di questi paesi significava dunque inevitabilmente cogliere molti degli aspetti che caratterizzavanola cultura materiale e quella artistica delI'impero proto e mediobizantino, individuandone i caratteri peculiari unificanti e insieme gli elementi di differenziazioneregionale' Né a questa riscoperta del legame ffa mondo bizantino e paesi slavi era esffaneo un aspetto di carattere più strettamente politico-culturale, laddove la ricerca archeologicanei paesi socialistidell'Est europeo 21

era spessodichiaratamenteindirizzata all'individuazione dei caratteri peculiari della storia socialedi quei popoli e alla ricerca delle diverse radici della loro complessarealtà culturale. In quest'onica le invasioni slave dei secoli vr e vrr tendevano a perdere il loro significato di "rottura" con il mondo classicogreco-romano e venivano piuttosto lette, al pari peraltro della romanizzazionedel r-rr secolo d.C. o della dominazione bizantina del vr secolo, quali momenti di un percorso articolato ma sostanzialmenteunitario che condusse alla formazione di una identità culturale autonoma dei popoli balcanici e quindi alla genesi dei primi stati nazionali slavi (Tapkova Zumova, 196z; Pete, ry63; Ovéarov, 1974). La fecondità di questa inrerazione rra istanze culturali diverse è testimoniata dalla nascita di un nuovo gruppo di riviste speciahzzate e da un rinnovato proliferare delle indagini sul campo. Gli anni Cinquanta e Sessantavedono infatti la fondazione o la ripresa di importanti riviste dai titoli significativi - "Byzantinoslavica",fondata a Praga già nel t929, ma che negli anni del secondo dopoguema amplia notevolmenteil proprio campo di interessi,"Byzantinobulgarica"(So"Zbornik fia 196z), e gli Radova Vizantoloski Instiruta" ("Quaderni dell'Istituto di Bizantinistica di Belgrado"), che nel :.957 vanno ad "Starinar", affiancarsialla storica la cui nuova serie si era aperta nel rg1o - che dedicano ampio spazio proprio al contributo fornito dalle indagini archeologiche alla definizione dei complessi rapporti ra mondo bizantino e mondo slavo. Tra le ricerche sul campo condotte in questafase vanno segnalate in primo luogo, per quel che riguarda la penisola balcanica,la ripresa ad opera di una équipe franco-iugoslavadelle indagini sul sito di Carièin Grad (Kondió, Popovió, t977) e, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, l'awio dell'indagine archeologicasui siti fortificati di età tardo-romana e bizantina posti lungo la riva danubiana. In questo caso, una ricerca archeologica d'emergenza, diretta a documentare tutti quei siti che sarebbero stari sommersi dalle acque del Danubio in seguito alla costruzionedella grande diga di Kladovo, si trasformò rapidamente in una eccezionaleoccasioneper studiare nella sua intetezz^ e complessitàstrutturale un segmento del lines difensivo dell'impero, contribuendo così a chiarire gli aspetti fondamentali delle trasformazioni awenute in quell'area tra I'età tardoantica e le migrazioni dei popoli slavi del vr e del vrr secolo (Boskovió, r98z-83; Zanini, r988). Una serie di indagini di scavo, condotte essenzialmenteda studiosi bulgari e sovietici, ha inolte avuro per oggeto le regioni costiere del Mar Nero e particolarmente la penisola di Crimea dove sono z6

stati censiti e in parte scavati,con particolarc attenzioneall'analisi dei reperti mobili e dei contesti di rinvenimento, numerosi siti di dimensioni medio-piccole e alcuni insediamenti maggiori con fasi di vita per lo più rifetibili all'epoca protobizantina e alla prima fase delle invasioni slave (la vasta bibliografra in lingua slavae bulgara è raccolta in Ovèarov, rg74 e Bortoli-Kazanski,Kazanski, ry87).

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Al di là delle problematiche connessecon il mondo slavo, lo sviluppo dell'archeologiabizantina nei decenni del secondo dopoguerra è segnato comunque anche da un'intensa stagione di studi e lavori sul campo condotti a Costantinopoli e nelle province' Le grandi opere di ammodernamento e di ridefinizione del tessuto urbano di Istanbul offrirono I'occasioneper condurre una serie di importanti interventi archeologici(Mamboury, r95r); tra questi un particolare rilievo assume, negli anni compresi tra il r95r e 1l ry54, la già citata ripresa degli scavi del Grande Palazzo,la cui edizione (Talbot Rice, 1958), attenta anche agli aspetti della cultura materiale e dello studio delle tecniche edilizie, offre un interessantecontributo anche dal punto di vista dell'aggiornamentometodologico. Particolare rilievo in questi decenni assunseinoltre l'attività sul territorio costantinopolitano delle équipe di ricercatori statunitensi che, sotto l'egida dell'American Byzantine Institute di Istanbul, si impegnarono nella documentazionee nell'indagine archeologicafinùizzata al restauro di numerosi edifici religiosi, soprattutto di età medio e tardobizantina. Già al ry47 risale infatti l'awio dei lavori sulla chiesa del Salvatore di Chora (Kariye Cami; Underwood, 1966), mentre alla metà degli anni Sessantadatano la ripresa delle indagini archeologiche sulla chiesa del Myrelaion (Bodrum Cami; Striker, r98r), l'awio delle ricerche sulla KalenderhaneCami (Striker, Kuban, 1967-7r), nonché I'apertura dei grandi cantieri di restaurodei complessidel Pantokrator (Molla Zeyrek Cami) e di Costantino Lips (Fener Isa Cami; Megaw, ry6). Nel 1964 si apriva infine lo scavo della chiesa di S. Polieucto, nel quartiere di Saraghane(nrc. r), un'indagine che per l'intrinseco interessedel monumento e soprattutto per il rigore metodologico applicato nelle fasi di scavoe documentazion. e nell'edizione dei materiali, costituisceun punto fermo nelle indagini di archeologia urbana a Istanbul (Hamison, 1986; Hayes, 1992). Per quanto riguarda le alre regioni dell'impero, il secondo dopoguerra vide un significativo espandersi sia delle ricerche a carattere topografico-ricognitivo sia delle indagini di scavo. Tra gli esempi più significativi di ricerche topografiche su vasta scala va ricordato in 27

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