Il problema cronologico della nascita di Gesù
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Zitiervorschau

BIBLIOTECA DI CULTURA RELIGIOSA 42

GIULIO FIRPO

IL PROBLEMA CRONOLOGICO DELLA NASCITA DI Con una nota di Fabrizio Fabbrini

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PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

GESÙ

Tutti i diritti sono riservati © Paideia Editrice, Brescia 1983

ai miei genitori

INTRODUZIONE

Questo lavoro si prefigge di analizzare dal punto di vista stori­ co le notizie che possediamo intorno alla cronologia della na­ scita di Gesù, per verificare se vi siano elementi sufficienti a individuare un determinato lasso di tempo entro cui collocare l'evento dell'incarnazione. Le fonti principali di cui disponiamo sono, com'è noto, i vangeli dell'infanzia di Matteo (Mt. 1 -2 ) e di Luca (Le. 1-2 ) . I . Nel vangelo di Matteo una prima indicazione cronologi­ ca è offerta là dove si afferma che Gesù nacque a Betlehem da Giuseppe, stirpe di David, e da Maria, al tempo del re Erode (2, 1 ) : che si tratti di Erode il Grande si evince dalla successiva distinzione di questi e del figlio Archelao ( 2 ,22) . Dopo la sua nascita, giunsero dall'Oriente (cbtò &.vcx:toÀ.wv) alcuni Magi a Gerusalemme, annunciando di aver assistito al sorgere (Év &.­ va't'oÀ.iD della stella del neonato (o 't'EXilE�ç) re dei Giudei e chiedendo dove costui si trovasse per potersi recare ad ado­ rarlo ( 2 ,2 ) : ed appunto il tempo dell'apparizione della stella (per cui cfr. anche 2 ,7) costituisce secondo molti studiosi un ulteriore punto di riferimento cronologico. L'annuncio, dice Matteo, gettò Erode e tutta Gerusalemme nello sgomento ( 2 ,3 ) : ed il re convocò «tutti i grandi sacerdo­ ti e gli scribi del popolo», e chiese loro dove, secondo le pro­ fezie, avrebbe dovuto nascere il Messia ( 2 ,4). «A Betlehem di Giuda» gli fu risposto: in base alla profezia di Mich. 5,1 s. (inserita nel contesto dall'evangelista: 2 ,5-6 ) . Erode allora convocò in segreto (À.ailpct) i Magi, e volle co­ noscere con precisione ('Ì)xp!�wo-Ev) il momento dell'appari9

zione della stella ( 2 ,7 ) ; quindi li congedò invitandoli a cerca­ re il fanciullo ed a fargli poi sapere dove si trovasse, sl che an­ ch'egli potesse adorarlo ( 2 ,8 ) . Partirono i Magi ; e rividero la stella, che li guidò fin sul po­ sto in cui si trovava Gesù ( 2 ,9 ) ; e nel rivederla «furono ripie­ ni di una grande gioia» ( 2 , I o) . Entrarono dove si trovava Ge­ sù, lo adorarono, gli lasciarono i doni: oro, incenso, mirra (2, I I ) . Quindi, avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per una strada diversa rientrarono nel loro paese ( 2 , I 2 ) . Ancora in sogno, un angelo avverti Giuseppe di un morta­ le pericolo che incombeva sul bambino, e lo sollecitò a fuggi­ re in Egitto ( 2 ,I3). Giuseppe obbedl, e rimase colà fino alla morte di Erode : affinché - dice Matteo - si compisse ciò che era stato profetizzato da Osea : «Dall'Egitto ho richiamato mio figlio» ( 2 , I 4-I5 ) . Non vedendo tornare i Magi, Erode comprese di essere sta­ to ingannato : e dette libero sfogo alla sua ira, ordinando ai suoi soldati di uccidere i bambini al di sotto dei due anni che erano in Betlehem e in tutti i suoi dintorni : l'età dei bambi­ ni dipendeva dalle indicazioni che aveva ricevuto dai Magi (2 , I6 ) : tale decreto, dal momento che si ricollega all'inchiesta sulla data dell'apparizione della stella, riveste, pur se indiret­ tamente, un certo significato sotto l'aspetto cronologico. E qui, dice Matteo, si adempì un'altra profezia, quella di Gere­ mia : «Un grido in Rama si udi , pianto e grave lamento : Ra­ chele piange i suoi figli, né ha voluto esser consolata , perché non sono più» (2 , I 7 . I 8 ) . Morto Erode, un angelo, in sogno, avverti Giuseppe che poteva far ritorno in patria ( 2 , I 9 ) , «poiché quelli che voleva­ no la vita del bambino sono morti » ( 2 , 20). Messosi in viag­ gio, quando già era «nella terra di Israele» ( 2 ,2 I ) Giuseppe venne a sapere che in Giudea regnava Archelao, figlio di Ero­ de ( 2 , 2 2 ) . Questo è il quarto, importante riferimento crono­ logico che troviamo nel vangelo matteano dell'infanzia. Per evitare altri pericoli, Giuseppe cambiò direzione, e, se­ guendo un nuovo avvertimento avuto in sogno, si diresse in IO

Galilea, a Nazaret, affinché si compisse un'altra profezia : «Egli sarà chiamato Nazareno» ( 2 ,2 2-2 3 ) . 2 . Anche Luca dice che Gesù nacque a Betlehem al tempo di Erode ( I,5 ; I,2 6 ; 2 , I) , da Giuseppe (della stirpe di David) e da Maria; ma non parla dei Magi , della persecuzione erodia­ na, della fuga in Egitto e del ritorno in patria. Anzi, mentre in Matteo Nazaret viene scelta come luogo di residenza solo al ri­ torno dali 'Egitto, da Luca apprendiamo che Gesù e Maria vi abitavano abitualmente ( I,2 6 ; 2 ,4 ; 2 ,3 9 ) . Luca presenta anche, rispetto a Matteo, diversi ed impor­ tanti elementi cronologici e politico-istituzionali, quando af­ ferma che in occasione di una cbtoypaqrxi, «registrazione, cen­ simento» , della Giudea, ordinata da Augusto nel contesto di un generale censimento dell'impero romano, ed avvenuta al­ lorché Publio Sulpicio Quirinio era i}yE(J.WV, «governatore, legato» , di Siria, Giuseppe e Maria si recarono a Betlehem per farsi registrare nelle liste di censo : ed in tale occasione a Be­ tlehem nacque Gesù ( 2 , I-5 ) . Nato Gesù , vennero i pastori ad adorarlo (erano stati av­ vertiti da un angelo dell'evento verificatosi) ( 2 ,8-20 ) . Dopo otto giorni Gesù fu circonciso ( 2 ,2 I) ; e, trascorso il periodo di purificazione della madre (40 giorni) , Gesù fu condotto al tempio di Gerusalemme «per essere offerto al Signore» ( 2 ,2224). Nel tempio, Giuseppe e Maria trovarono un israelita giu­ sto e pio, Simone, che attendeva «la redenzione di Israele» ( 2 ,2 5 ) , ed a cui lo Spirito Santo aveva rivelato che sarebbe vis­ suto fino ad aver conosciuto «il Cristo del Signore» ( 2 ,26). Tra la meraviglia dei genitori, Simone prese tra le braccia il bambino, benedisse Iddio ( 2 ,28-3 2) ed annunciò ai genitori che il loro figlio era «posto per la caduta e la resurrezione di molti in Israele» ( 2 ,34) . Nel tempio la sacra famiglia incontrò anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser ( 2 , 3 6 ) : la quale pure rese grazie a Dio, e parlò del neo­ nato « a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusa­ lemme» ( 2 ,3 8). Compiuto tutto quanto era previsto dalla legge del Signore, II

Giuseppe, Maria e il bambino tornarono poi in pace a Nazaret («la loro città» ) ( 2,3 9). 3· Questi sono i dati (di vario ordine : storico, geografico, istituzionale, cronologico, prosopografico) che i vangeli dell'in­ fanzia ci offrono in relazione alla nascita di Gesù. Tali elementi ritornano poi, sovente variamente trasforma­ ti ed interpretati, nei vangeli apocrifi dell'infanzia (di cui sarà dato conto di volta in volta, a seconda dell'opportunità) . Vi sono poi altri punti di riferimento da tener presenti (an­ che se, per le loro caratteristiche, offrono contributi di valo­ re diverso) : è il caso dell'indicazione approssimativa (circa 30 anni) dell'età che Gesù aveva quando iniziò il suo ministero , nel xv anno di Tiberio (Le. 3 ,2 3 ); e di due frasi pronunciate da alcuni interlocutori di Gesù, e riferite da Giovanni : «Non hai ancora 50 anni, ed hai visto Abramo? » (Io. 8,57 ); e : «Ci sono voluti 46 anni per edificare questo tempio, e tu lo farai sorgere in tre giorni? » (lo. 2 ,20) (quest'ultima frase è pronun­ ciata in occasione della prima pasqua della vita pubblica di Gesù) . Inoltre, Tertulliano, alludendo al censimento in cui fu i­ scritto per la prima volta nelle liste il nome di Gesù, dice che tale operazione fu condotta non da Quirinio (o al tempo del­ la TJ'YEIJ.OVLa, «governo, legazione» , di Quirinio) , ma dal lega­ to di Siria Senzio Saturnino : sed et census constat actos sub Augusto nunc in Iudaea per Sentium Saturninum} apud quos genus eius inquirere potuissent 1• 4· Le versioni di Matteo e di Luca contrastano soprattutto nel rapporto istituito tra Betlehem e Nazaret. Per Matteo, Be­ tlehem era residenza abituale, mentre la diversione a Nazaret venne imposta dalle circostanze; per Luca, invece, era occa­ sionale solo la presenza a Betlehem, mentre Giuseppe e Ma­ ria risiedevano normalmente a Nazaret . In particolare, al dramma narrato da Matteo - persecuzione, fuga, ecc. - si con­ trappone in Luca il pacifico ritorno dei componenti la sacra r.

Tert., adv. Marcion. 4,19 ( PL 2, 434 ).

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famiglia «nella loro città di Nazaret», dopo un certo periodo di sosta in Giudea, dedicato a compiere «tutto quello che ri­ guardava la legge del Signore». Questa diversità di tradizioni ha reso perplessi molti ese­ geti e studiosi circa la possibilità di una ricostruzione degli e­ venti concomitanti la nascita di Gesù. A ciò si aggiunga che Gesù non è mai conosciuto, nei vangeli, come betlemita, ben­ sì come nazaretano. L'accenno a Betlehem quale luogo di na­ scita di Gesù resta confinato ai vangeli dell'infanzia: e ciò ha fatto sorgere il sospetto (per molti la certezza) che si tratti di una indicazione di carattere funzionale (in senso teologico), piuttosto che storico : tesa cioè a dimostrare la davidicità (Be­ tlehem era la città di David) del messia Gesù, a prescindere da dove questi fosse effettivamente nato. Per ciò che concerne i dati cronologici contenuti nei rac­ conti di Matteo e di Luca, gli elementi di contraddizione non sembrano, almeno apparentemente, altrettanto gravi. Intanto, entrambi gli evangelisti concordano nell'indicare che Gesù nacque al tempo di Erode (il Grande) : dunque, il mese di nisan (marzo-aprile) del 4 a.C. (data della morte di Erode 2) costituisce il terminus ante quem per la nascita del Cristo3• 2. Su questo argomento rinvio alle considerazioni svolte in G. Firpo, La data della morte di Erode il Grande: osservazioni su alcune recenti ipotesi: StSen s . III, 3 2 ( 1 983 ) 87-104. 3· L'èra cristiana, fissata nel VI secolo da Dionigi il Piccolo, inizia circa 4 anni do­ po la morte di Erode ( sui criteri adottati dal monaco scita cfr. F.K. Ginzel, Hand­ buch der mathematischen und technischen Chronologie , v. m, Leipzig 1 91 4 , 1781 79; B. Krusch, Studien zur christlich-mittelalterlichen Chronologie. Die Entste­ hung unserer heutigen Zeitrechnung. II: Dionysius Exiguus, der Begrunder der christlichen Aera: AbhdlPreusAkadWiss, Phil.-hist. Kl., Jhg . 1937, n• 8 , 59-87; V. Grume!, La chronologie, Paris 1 958, 224 s.). Le indicazioni cronologiche sulla na­ scita di Gesù contenute nella tradizione patristica - e basate per lo più sull'anno della presa del potere da parte di Augusto o della morte di Cleopatra, oppure sui nomi dei consoli - collocano la nascita di Gesù in un periodo compreso tra il 3 e 1'1 a.C. : cosi Ireneo ( intorno al 41• anno di Augusto), Clemente Alessandrino ( 1 94 anni, I mese e 13 giorni prima della morte di Commodo, avvenuta il 3 1 di­ cembre I92 ) , Tertulliano ( oltre all'accenno a Sarurnino, per cui cfr. sopra, n. I, in adv. lud. 8 parla del 4 I• anno di Augusto e del 28• dalla morte di Cleopatra ), Giu-

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Matteo parla poi della stella, ed accenna ad Archelao; Luca invece parla del censimento della Giudea, e di Quirinio i)yE­ JJ.WV di Siria. Poi, mentre Luca descrive gli avvenimenti sto­ rico-politici precedenti la nascita di Gesù, spiegando perché Giuseppe e Maria andarono da Nazaret a Betlehem, Matteo parla solo dei fatti avvenuti dopo la nascita: all'omaggio dei pastori (in Luca) si sostituisce, o, se vogliamo, si aggiunge, quello dei Magi. I due atti di omaggio non si contraddicono cronologicamen­ te: se Erode fa uccidere i bambini betlemiti «da due anni in giù», in base all'indicazione dei Magi circa il momento di ap­ parizione della stella in Oriente, ciò significa che tra la nasci­ ta di Gesù e il momento dell'arrivo dei Magi a Gerusalemme è trascorso un periodo tranquillo e abbastanza lungo, duran­ te il quale possono ben essersi compiuti quegli atti rituali (cir­ concisione e presentazione del bambino al tempio) di cui parla Luca. A questo riguardo si può anche richiamare l'attenzione sui differenti termini usati da Luca e Matteo nell'indicare la di­ mora della sacra famiglia a Betlehem: Luca dice che Gesù fu posto in una cpci"t'VIJ, «mangiatoia» ( 2 ,7 .r 2 . r 6) , mentre Matlio Africano (il terzo anno della 1 94• Olimpiade), lppolito Romano ( dopo So Olim­ piadi dalla morte di Alessandro Magno), Origene (41° anno di Augusto), gli Acta mart. S. Barphimei, della metà m secolo (309° anno dell'èra seleucidica), Eusebio ( 42° anno di Augusto, 28° dalla morte di Oeopatra : hist. ecc!. 1,5,2; ma nei gior­ ni di Erode: ibid. 1 ,8,1), Epifania (nel 42° di Augusto - altrove precisato nel con­ solato di Augusto (xm) e Silvano - e 33° di Erode), lppolito di Tebe ( nel 42" o 43° di Augusto) , il Chronicon anni CCCLIIII (nel consolato di Gaio Cesare e Lu­ cio Emilio Paolo), Dexter (nel consolato di Lentulo e Messala), Cassiodoro (idem ). Per le fonti ed i vari computi rimando agli approfonditi studi di H. Kellner, Die patristische Tradition inbetreff das Geburtsiahr Christi: ZKT 15 ( 1 89 1 ) 525 ss . ; S. Zeitlin, The Dates o f the Birth and the Crucifixion o f ]esus: JQR 5 5 ( 1 964) I ss. ; ]. Finegan, Handbook of Biblical Chronology, Princeton 1 964, 222 ss. (e an­ che 143 ss.). In alcuni casi, come si può vedere, all'indicazione dell'èra o del con­ solato augusteo si aggiunge il computo basato sugli anni di regno di Erode ( Eu­ sebio, Epifania); Tertulliano dà invece il nome del legato di Siria. Sulle possibili ragioni di questi accostamenti torneremo più avanti. Per un'interpretazione della tradizione patristica in chiave di cronomessianismo sabbatico si è espresso di re­ cente il Wacholder (per cui dr. sotto, pp. 204 s.).

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teo parla di una otxla, «casa» ( 2 ,u) . Ciò può far pensare ad un certo periodo intercorso tra la nascita, avvenuta in condi­ zioni logistiche di emergenza, e la visita dei Magi, al tempo del­ la quale il bimbo abitava con i genitori in una vera casa. Il vangelo lucano dell'infanzia si chiude con il ritorno della sacra famiglia a Nazaret : ma la genericità dell'indicazione («compiuti questi atti ... ») è tale da lasciare ampio margine alla possibilità che in quel frattempo si siano verificati altri eventi (anche se resta il fatto che tutta la narrazione è avvolta da una atmosfera di tranquilla serenità, a differenza del drammatico racconto di Matteo). È intorno alla attendibilità degli indizi cronologici contenu­ ti nel I e nel III vangelo che si articolerà soprattutto la pre­ sente ricerca (senza naturalmente trascurare ogni altro contri­ buto), muovendo dall'esame delle principali prese di posizio­ ne degli storici moderni: sl da valutare, in sede di consunti­ vo, la possibilità di indicare con qualche plausibilità l'anno di nascita di Gesù Cristo.

CAPITOLO l LE FONTI

I Il problema nella critica moderna .

Nell'affrontare un qualsiasi problema storico è necessa­ rio porsi il problema della natura delle fonti di cui si dispone: e soprattutto vanno considerate l'origine delle tradizioni dal­ le quali derivano le singole notizie e la personalità, le tenden­ ze, gli interessi dell'autore. Taie attenzione s'impone in modo particolare in un lavoro il cui fine è quello di verificare la possibilità di determinare cronologicamente la nascita di Gesù, e la cui fonte primaria è costituita dai vangeli : da opere, cioè, composte sulla base di tradizioni fondate, sì, su ricordi storici dei fatti e dei detti di Gesù, ma anche elaborate in senso dottrinale e kerygmati­ co all'interno delle prime comunità cristiane, e con ulteriori adattamenti dovuti a particolari esigenze teologiche o artisti­ co-letterarie del redattore. È necessario dunque tener presente l'esistenza di comples­ si rapporti tra vari fattori; e domandarsi se, ed eventualmen­ te in qual misura, sia possibile individuare nelle tradizioni rac­ colte dagli evangelisti il nucleo storico della vita di Gesù. I. Fino al XVIII secolo, la preoccupazione prevalente, nel­ l'esegesi dei vangeli, era stata soprattutto quella di provare l'assenza di contraddizioni tra di essi 1• La questione della loro I. ar. J. Caba, Dai vangeli al Gesù storico, tr. it., Roma 1974, I6·I]: tale inten· to è presente ad es. nel Diatessaron di Taziano, nel de consenru evangelistarum libri IV di Agostino; nel Monotessaron di Gersone (sec. xv). B la fase che W.G. Kummel, .fl:ella sua poderosa sintesi Il Nuovo Testamento. Storia dell'indagine

«storicità» , si è sottolineato, è «relativamente recente» 2• Dopo una fase, per così dire, di preparazione 3, essa fu impo­ stata nel corso del '700, allorché il Nuovo Testamento, so­ prattutto per merito del Semler e del Michaelis 4, «divenne og­ getto di un'analisi autonoma .. . e fu considerato. . . con interes­ se storico, al di là di presupposti dogmatici o confessionali» 5; e conobbe poi un decisivo sviluppo a partire - come solita­ mente si indica - dall'intervento del Reimarus 6, il quale , nelscientifica sul problema neotestamentario, tr. it. della r• ed. Freiburg-Miinchen 1970, Bologna 1 976, indica come quella della «preistoria della scienza neotesta­ mentaria» (p. 7): e per l'esame di questa fa se , fino al Camerarius, al Grozio e al 2. Caba, op. cit. , r6. Lightfoot, dr. ibid. , 7-46 . 3· Il Kiimmel (op. cit. , 47) indica nella critica testuale (da Erasmo a Wettstein: ibid. , 47-64) e nella critica religiosa del deismo inglese «le idee fondamentali» che nei secoli XVII e XVIII «prepararono la via al primo tentativo di una considera­ zione rigorosamente storica del Nuovo Testamento» : in particolare, Kiimmel pone l 'accento sui contributi di Locke, Toland, Tindal, Chubb, Morgan, Turetti­ ni, Ernesti (ibid. , 64-So). 4· Con J.S. Semler e J.D. Michaelis si ebbero, secondo il Kiimmel (op.cit., Sr), «le prime testimonianze di una considerazione volutamente storica del N.T. co­ me di una grande realtà storicamente distinta anche dall'Antico» . Caratteristica di Semler fu appunto !'«impostazione rigorosamente storica dei problemi nei con­ fronti di tutta la tradizione religiosa e quindi anche rispetto al N.T.» (ibid. , 82): ciò che rese possibile da allora in poi una «libera ricerca» sul N.T., una interpre­ tazione libera da preconcetti o da scopi edificanti, la considerazione di ciascun testo come documento storico da investigare storicamente (su Semler, ibid. , 82· 92). Fu poi il Michaelis il primo a offrire un panorama sistematico d i tutte le questioni storiche relative alle composizioni neotestamentarie (ibid., 92). E dalla seconda metà del '700 conobbe un decisivo sviluppo il problema dei rapporti tra i quattro Vangeli (con Michaelis, Griesbach, Lessing, Herder, Gieseler : ibid. , roo ss.), nonché la polemica sull'autenticità del vangelo di Giovanni (ibid. , II7· 5· Kiimmel, op.cit. , 7 . 122). 6 . H.S. Reimarus, Von dem Zwecke ]esu und seiner ]unger, pubblicato postumo dal Lessing nel I778 : i «creatori» della figura di Gesù sarebbero stati i suoi di­ scepoli, che avrebbero inventato tutto per poter mantenere il potere ed i privi­ legi terreni (dr. W.G. Kiimmel, op. cit. , 123 s.). L'importanza dell'intervento di Reimarus nella vicenda della formazione della ricerca storica sulla vita di Gesù è stata- e a dire il vero lo è tutt'oggi - sovente sopravvalutata : non è infrequente infatti l'attribuzione al Reimarus della qualifica di fondatore della scienza neo te­ stamentaria (lo Schweitzer ne defini il contributo come «una grandiosa impresa storiografica)) : dr. in Kiimmel, op. cit. , 1 2 4) . In realtà, con la sua «teoria del­ l'inganno» il Reimarus si richiamava ad argomentazioni già note attraverso le ope­ re di Celso e di Porfirio, o le «dimostrazioni» deJla Toledoth ]eoshua: né per

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l'inaugurare la serie delle biografie critiche di Gesù, si collo­ cava storicisticamente «d'emblée au niveau du référent évé­ nementiel désigné par le texte, afin de reconstruire psycholo­ giquement une 'autre histoire' de Jésus» 7• Un momento importante nella storia degli studi neotesta­ mentari è poi rappresentato dall'intervento di D.F. Strauss 8, per merito del quale il r 8 3 5 è stato definito l'«anno della grande rivoluzione teologica» 9 (anche se non può dirsi che egli abbia inventato - come spesso si afferma - la critica sto­ rica neotestamentaria 10}. Nella sua opera sono riscontrabili questo tali opere possono essere considerate come gli archetipi della ricerca stori­ ca neotestamentaria; d'altro canto, il Reimarus si riallacciava a talune conclusio­ ni a cui era già giunto il deismo inglese ( Kiimmel, op. cit. , 1 24 e n. 6 1 ). 7· Cosi Ch. Perrot, ]ésus et l'histoire, Paris 1979, 55· Celebre anche l'intervento del Paulus, Kommentar uber das Neue Testament, Liibeck 1 8oo, che sosteneva l'interpreta2ione naturalistico-ra2ionalistica dei racconti evangelici, e in particola­ re dei miracoli : cfr. J. Caba, op. cit. , 1 8 . 8 . D.F. Strauss, Das Leben ]esu kritisch bearbeitet, 2 voli., Tiibingen 183.5·1836. Di quest'opera (che ebbe varie riedizioni) esiste una traduzione italiana, La vita di Gesù, a cura di G. Oddo, 2 voli., Milano 1863·1 86.5, alla quale sarà fatto d'ora in poi riferimento. Poco dopo la prima edizione del Leben Jesu, in risposta alle contestazioni mossegli da A. Tholuck, Die Glaubwurdigkeit der evangelischen Geschichte, Hamburg 1 836 (che recava come sottotitolo : Zugleich eine Kritik des Lebens Jesu von Strauss ), lo Strauss ritornava sull'argomento con le Streitschriften zur Vertheidigung meiner Schrift uber das Leben lesu und zur Charakteristik der gegenwiirtigen Theologie, 3 voli., Tiibingen 1 837; e, per controbattere ulte­ riori critiche mosse alla sua imposta2ione storiografica da molti ed autorevoli stu­ diosi (ricorderemo fra gli altri I.L. Hug, Gutachten uber das Leben Jesu, kritiscb bearbeitet von dr. D.F. Strauss, Freiburg i.B . 1840; P.E. Huschke, Ueber den zur Zeit der Geburt Jesu Christi gehaltenen Census, ( Geburt) Breslau 1 840; Id., Ueber den Census und die Steuerverfassung der fruheren romischen Kaiserzeit, ( Census) 1 847; K. Wieseler, Chronologische Synopse der vier Evangelien, Ham­ burg 1 843 ; per un panorama piii ampio e dettagliato cfr. A. Schweitzer, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, Tiibingen 219 1 3 , 98 ss.; 643 ss . ) lo Strauss tornava più tardi sull'argomento con l'opera Die Halben und die Ganzen, Berlin 1 86.5. 9 · Cosi T. Ziegler, in Kiimrnel, op. cit., 172, n. 3 · 10. Limitandoci, per fare u n esempio, ai racconti sulla nascita di Gesti, possiamo ricordare che varie perplessità di ordine storico erano state espresse precedente­ mente da von Ammon e Olshausen ( su cui cfr. oltre). Sotto l'aspetto metodologi­ co il Kiimrnel , op. cit. , 1 74, accredita a Strauss il merito di aver posto «in modo irrinunciabile, alla ricerca neotestamentaria, il problema di una critica metodica, eHesa a tutta la materia». =

=

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numerosi spunti di storia letteraria e non trascurabili osserva­ zioni di critica storica ( tra cui importanti, come vedremo a suo luogo, le osservazioni relative a Le. 2,1-5 ) : tuttavia lo Strauss, considerando le narrazioni evangeliche secondo la prospettiva della storia delle idee religiose che vi si riscontrano 11, applica­ va il concetto di mito (egli apparteneva alla sinistra hegelia­ na 12) all'elaborazione della figura di Gesù operata dalle prime comunità cristiane 13: sl che ne derivava un Gesù astorico, im­ magine di ciò che doveva essere il Cristo Messia secondo le at­ tese veterotestamentarie. E con quello di Strauss sono da ri­ cordare, anche per certe analogie di impostazione, altri celebri contributi di esponenti della scuola di Ti.ibingen, come Bauer e Baur 14• IJ.

Perrot, op. cit., .:;8.

12. Cosl, per quello che riguarda gl i aspetti soprannaturali dell'esistenza di Gesù,

si tratta, secondo Strauss, di una sorta di inconsapevole trasformazione (operata dalle prime comunità cristiane) dei pochi dati attendibili in funzione delle con­ vinzioni religiose del tempo d i Gesù - specialmente in relazione alle predizioni veterotestamentarie sulla figura del Messia. Nei vangeli, secondo Strauss, vi sareb­ be una mescolanza inestricabile tra mito (tutto ciò che è miracoloso, o che cor­ risponde a idee preesistenti, o a profezie , ecc.) e storia: con, in più, il fatto che il mito viene presentato sottoforma di evento storico.

13. Strauss collocava la redazione dei vangeli a partire dal 130 in poi, ci& ad al­ meno un secolo dalla morte di Gesù. Sull'opera di Strauss esiste una vastissima letteratura. Un ampio panorama è nel poderoso studio di U. Regina, La Vita di Gesù e la filosofia moderna, Brescia 1979.

14. B. Bauer, Kritik der evangelischen Geschichte der Synoptikern, Leipzig 1841, spingeva all'estremo limite il radicalismo delineatosi nell'opera di Strauss, negan­ do qualsiasi valore storico ai sinottici. Egli accedeva all'idea della priorità di Mar­ co sugli altri (idea prospettata tra il 1832 e il 1838 da Schleiermacher, Weisse e Wilc ke: su cui dr. sotto), ed addossava appunto a Marco la responsabilità di es­ sere all'origine del gigantesco raggiro operato dalla comunità cristiana delle ori­ gini: giungendo infine a negare la storicità stessa di Gesù. Da parte sua, F.C. Baur, Kritische Vntersuchungen uber die kanonischen Evangelien, Tiibingen 1 847, considerava la chiesa delle origini come sintesi di due atteggiamenti (filopetrino e filopaolino) la cui tendenziosità avrebbe provocato la deformazione della real­ tà nelle tradizioni a noi pervenute sulla figura di Gesù. Tale deformazione sareb­ be avvenuta nel secolo intercorso tra la morte di Gesù e la fissazione scritta delle tradizioni evangeliche (in questo Baur si collocava sulla linea di Strauss: dr. nota precedente).

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Il ripensamento metodologico di fine '700 aveva ormai aperto la strada a nuove esperienze: ed il metodo della storia­ grafia positivistica - impegnata a ricercare, secondo la celebre definizione di von Ranke, il brutum factum, wie es eigentlich gewesen - offrì all'esegesi biblica i fondamenti metodologici per una più attenta impostazione del problema 15• In un cre­ scendo di interesse, molti studiosi si indirizzarono alla ri­ costruzione delle vicende terrene di Gesù attraverso quella che è stata definita una « severa critica interna dell'esattezza e della sincerità» 16 dei racconti evangelici, per eliminare tutto quanto risultasse derivato da elaborazioni operate in sede re­ dazionale o di trasmissione della tradizione. In questa ricerca dello strato più antico della tradizione, do­ po che già erano state avanzate varie ipotesi di soluzione del problema sinottico 16a, nel terzo decennio del xrx secolo ri­ vestì grande importanza la formulazione della teoria delle «due fonti» - già abbozzata dallo Schleiermacher 17 e perfezionata da Weisse 18 e da Wilcke 19 -, secondo la quale tutta la tradi­ zione evangelica (o una sua formulazione più antica di quella che possediamo) deriverebbe dal vangelo di Marco e da una raccolta di «detti» (À.oyt.a. di Gesù, convenzionalmente indi­ cata con Q= Quelle) : e la vita di Gesù sarebbe appunto ti­ costruibile sulla base di queste due fonti , individuabili nelle parti comuni di Matteo e Luca. Questa teoria regolò a lungo il problema dell'interdipendenza dei sinottici, e costitul uno dei punti di partenza della Leben-]esu-Forschung 20 della scuo2.

I 5·

Cfr. F. McCool , La testimonianza storica dei Vangeli: RivB 10 (1962) 354-383.

16. H.I. Marrou, La conoscenza storica, tr. it., Bologna 1975, 54·

x6a. Cfr. la sintesi in A. Wikenhauser, Introduzione al Nuovo Testamento, tr. it., Brescia 21966, 209-214. 17. F. Schleiermacher, Ueber die Zeugnisse der Papias von unsern beiden Evan­

gelien : TSK 5 (x832) 735-768. 18. CH. Weisse, Die evangeliscbe Gescbicbte kritiscb und pbilosopbiscb bear­ beitet, Leipzig 1838. 19. C.G. Wilcke, Der Urevangelist oder exegetiscb-kritiscbe Untersucbung iiber das Verwandtscbaftsverbaltniss der drei ersten Evangelien, Dresden-Leipzig x838. 20. Con questa teoria cadevano i presupposti che avevano sostenuto le costruzio-

2I

la liberale 2 1 nella seconda metà dell'8oo. Essa è accolta tut­ tora, previ alcuni accomodamenti da molti studiosi 2 1a . Con l 'individuazione delle «due fonti» si era certi di aver inquadrato entro precise coordinate ciò che della vicenda ter­ rena di Gesù era possibile conoscere mediante il metodo storico-critico. Tuttavia ci si accorse ben presto che, così pro­ cedendo, rimaneva tanto poco del Gesù storico, che ciascuno poteva riempire come meglio credeva i vaghi contorni dell'im­ magine che ne risultava 22: sì che la ricostruzione della figura e ni di Strauss e di Bauer: infatti, retrodatando ( contrariamente a quanto asserivano i due esponenti di Tiibingen) la composizione dei sinottici al I secolo, il periodo intercorrente tra la morte di Gesù e la redazione della narrazione delle Sue gesta non era più sufficiente (e di questo pericolo, peraltro, si erano ben resi conto sia Strauss che Baur ) per la formazione dei «miti>> e delle «tendenze>>. Inoltre, si svi­ luppò anche la critica interna ai sinottici, nel senso che si pervenne ad affermarne la dipendenza da testimoni diretti (G. Ricciotti, Vita di Gesù Cristo , vol. I, 1 940; rist. Milano 1974, 206-207 ). 21. Cfr. V. Vinay, s.v. Liberalismo teologico, EncRel m, 1485-1489 . Nella Scuola liberale sono individuabili due elementi fondamentali : da un lato la convinzio­ ne di una ormai assodata possibilità della ricostruzione di una biografia storica di Gesù sulla base dei nuovi strumenti messi a disposizione (soprattutto delle «due fonti», antiche e autorevoli); dall'altro, (salvo alcune eccezioni) l'eredità razio­ nalistico-illuministica che, nonostante tutti i fallimenti registrati dal Reimarus al Baur, conservava pur sempre notevole fascino, e che indusse a far piazza pulita delle sovrastrutture mitizzanti o leggendarie, considerando cosl, nei casi più be­ nevoli, con notevole scetticismo tutto quanto non fosse riconducibile al sistema scientifico razionale e che sarebbe stato frutto di successivi interventi operati in sede di formazione di tradizione dalle comunità cristiane primitive, oppure, in se­ de redazionale, dagli Evangelisti stessi. 2ra. Wikenhauser, op. cit., 2 14. Per un'approfondita esposizione della teoria cfr. ibid. , 2 ! 5-225 . 22. «La scuola liberale mostra le caratteristiche dei periodi di transizione e degli stati di compromesso. Rinunzia alle posizioni nette e precise di un Reimarus e di un Paulus pur accettandone praticamente varie conclusioni, ma aborrisce anche dalla logicità conseguenziaria di un Bruno Bauer pur ammettendone molti prin­ cipi ( ... ); col proiettare idee e sentimenti moderni sullo sfondo dei tempi antichi, dice molte cose di cui uno storico non sente affatto bisogno, mentre poi non dice altre cose nettamente affermate dai riaccreditati documenti storici>> (Ricciotti, op. cit., 207-208 ). La figura di Gesù, così come emetgeva da questo spietato vaglio cri­ tico, si riduceva a ben poco: all'individuazione, cioè, di una serie di bruta facta o dieta inseriti in un contesto impalpabile e di significato sfuggente: i liberali «ammettono certamente un Gesù storico e reale, ma il loro Gesù storico non è né un messia, né un profeta, né un giudee. Non si sa che cosa egli abbia voluto; -

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della vicenda terrena di Gesù spesso si configurò come «una proiezione degli ideali umanitari dell' '8oo» 23, «un simbolo sul quale l 'uomo ottocentesco proiettava il proprio ottimismo evoluzionista-utopista» 24• Nel r 8 92 il Kahler 25, reagendo al­ la precarietà ed alla insostenibilità di gran parte dei risultati derivanti dalla applicazione del metodo positivistico alle ricer­ che sulla vita di Gesù, interveniva sul problema del rapporto tra storia e fede cristiana, ribadendo nel Cristo geschichtlich (cioè nella prospettiva di fede proclamata dalla chiesa) il solo fondamento comprensibile e plausibile della fede : da qui l'i­ nutilità delle ricerche sul Gesù storico (historisch) , cioè sul­ l'esistenza terrena dell'uomo-Gesù . Pochi anni dopo, il Wre­ de 26 affrontava la questione del livello storiografico del v annon si capiscono né la sua vita né la sua morte. Il loro Gesù è un eone a suo mo­ do, un essere impalpabile, intangibile. La pura storia non conosce esseri di tal fat· ta» ( E. Renan, cit. in Ricciotti, op. cit. , 208) 23 . E. Schillebeeckx, L'approccio a Gesù di Nazareth. Linee metodologiche, tr. 24. Ibidem. it., Brescia 1972, 6 1 . 25. M. Kiihler, Der sogenannte historische ]esu und der geschichtliche, biblische Christus, Leipzig 1 892 . 26. W. Wrede, Das Messiasgeheimnis in den Evangelien, Gottingen 1 901 . In op. posizione a quanto affermava H.J. Holtzmann, Die synoptischen Evangelien. Ibr Ursprung und geschichtlicher Charakter, Leipzig 1 863, Wrede affermava che an· che Marco aveva recepito «una concezione metastorica, teologica di Gesù», ela· borata dalla chiesa primitiva, e che quindi tale concezione non poteva servire co­ me base per la ricostruzione di una biografia storica (W. Wrede, Das Messiasge­ heimnis, cit., 1 3 1 , nella trad. riportata da J. Caba, op. cit., 22). Egli fondava la sua ipotesi sulla teoria del «segreto messianico»: nel vangelo di Marco, accanto ai numerosi episodi in cui Gesù, esplicitamente o non, mostra di voler far passa­ re sotto silenzio la propria messianicità e addirittura i prodigi da lui stesso com­ piuti, vi sono altri episodi da cui traspare l'avvenuta trasgressione dell'imposizio· ne del segreto (spec. Mc. 1 ,45 ; 7 ,36-37 ; dr. anche 1 ,22). Gesù, dunque, non agl né operò in segreto, nonostante la sua volontà: da questo Wrede concludeva che questo tema (del «Segreto messianico») non deriva dalla storia, ma è un'invenzio­ ne della chiesa primitiva che intendeva in questo modo conciliare l'oggettiva co­ noscenza che Gesù ebbe di non essere il Messia con il culto del Cristo risorto, Messia e Figlio di Dio (J. Caba op. cit. , 21·22 ). Negli anni immediatamente suc­ cessivi all'opera di Wrede, J. Weiss ( 1 903 ) ed il Wellhausen ( 1 903-1905 ) misero in luce l'esistenza di vari sostrati nella tradizione del secondo vangelo (cfr. X. Léon-Dufour, I Vangeli Sinottici, in Introduzione al Nuovo Testamento, a cura di A. George e P. Grelot, tr. it. a cura di R. Fabris; vol. 11, Roma 1977, 1 1-224; qui a pp. 16 ss.).

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gelo di Marco (di basilare importanza nella teoria delle «due fonti»), negando che tale opera potesse offrire - salvo debo­ lissime tracce - un quadro storicamente attendibile della vita di Gesù, e ponendola sullo stesso piano degli altri vangeli, co­ me una tappa della storia del dogma n. A sua volta, in un ce­ lebre intervento, Schweitzer 28 metteva in evidenza come le numerose ricostruzioni scientifiche (o presunte tali) di Gesù, prodotte nel corso del XIX secolo, riflettessero in realtà le aspi­ razioni, i sentimenti, i credo religiosi e filosofici degli studio­ si che le proponevano; di conseguenza, egli respingeva ogni i­ potesi di ricostruzione della vita di Gesù che potesse contrap­ porsi o sovrapporsi in qualche modo all'immagine del Salva­ tore, unitaria ed inscindibile sul piano storico-teologico, tra­ smessaci dalla tradizione cristiana primitiva. Gli studi sulla nascita e l 'infanzia di Cristo 28a hanno se27 . Negli stessi anni, sulla medesima linea della «critica radicale» del Wrede tro­ viamo altri celebri studiosi, quali ad es. il Wellhausen ( nei tre commenti a Mar­ co, Matteo e Luca apparsi tra il 1903 ed il 1904 e poi nella Einleitung in die drei ersten Evangelien, Berlin 1905) ed il Loisy, (L'Évangile et l'Église, Paris 1903 ), secondo i quali i vangeli, lungi dal rappresentare le fonti per la ricostruzione del· la vita di Gesù, vanno piuttosto considerati come la testimonianza della fede mes­ sianica della cristianità primitiva (dr. Ki.immel, op. cit., 410 s.; 435 s. Sulla cri­ tica storica radicale, e sulla polemica che suscitò, dr. l'ampia sintesi di Kiimmel, op. cit., 409-471). 28. A. Schweitzer, Von Reimarus zu Wrede. Bine Geschicbte der Leben-]esu-For­ scbung, Tiibingen 1906 (la seconda edizione apparve nel 1913 col titolo Gescbicbte der Leben-]esu-Forscbung). Il risultato più evidente della ricerca di Schweitzer fu la definitiva «presa di coscienza dell'impossibilità di scrivere una vita di Gesù

puramente scientifica, completamente svincolata da ogrù precomprensione teolo­ gica. Questa situazione dipende senza dubbio dallo stato delle nostre fonti, la cui testimonianza non è mai neutra» (J. Dupont, A che punto è la ricerca sul Gesù storico?, in Aa.Vv., Conoscenza storica di Gesù, Brescia 1978, ro}. Su Q dr. di re­ cente tra gli altri R.D. Worden, Relaction Criticism of Q: a Survey : JBL 94 ( 1975) 532-546 ; M. Devisch, De gescbiedenis van de Quelle-Hypotbese (vana/ f. C. Eicbborn tot B.H. Streeter) , Leuven 1975 ; R. Riesner, Wie sicber ist die Zwei Quellen-Hypothese?: TBei 8 ( 19 77 ) 49-73· 28a. Lo studio dei vangeli dell'infanzia «come un tutto distinto dal resto del van­ gelo» è fatto risalire da G. Danieli, I Vangeli dell'Infanzia, in Il Messaggio della Salvezza, vol. IV/1, Torino 1968, 153-203: qui a 153 , all'opera di E.F. Gelpke, Die ]ugendgeschicbte des Herrn, Bern 1841. Faccio ora seguire una serie di titoli re­ lativi ai vangeli dell'infanzia in generale. Vari altri, qui non ricompresi, compa-

riranno di volta in volta in note successive. Non sono qui citati neppure quei la­ vori dedicati specificamente ai problemi di Le. 1-2 o di Mt. 1-2 (su cui v. sotto, pp. 54 ss.; 68 ss.; 71 n. 14; ecc.). In gener ale, sui vari problemi dei vangeli dell'in­ fanzia , oltre ad A. Durand, L'enfance de ]ésus, Paris 1 908 ; W.J. Brown, The

Gospel of the Infancy, London-Milwaukee 192 3 ; E. Burrows, The Gospel of In­ fancy and Other Biblical Essays, London 1940, dr., in tempi più recenti, H. Per­ not, Les deux premiers chapitres de Mathieu et de Luc, Paris 1947; P.]. Thomp­ son, Tbe lnfancy Gospels of St. Matthew and St. Luke compared, in Studia Evan­ gelica (TUGAL 1973), Berlin 1959, 2 17-222 ; F.W. Goodman, Sources o/ the First two Chapters in Matthew and Luke: ChQR 152 (196 1 ) 1 36-143 ; A.C.R. Leaney, The Birth Narratives in St. Luke and St. Matthew : NTS 8 ( 1 961-1962) 1 59-166; C. Gancho, Evangelio de la In/ancia, in EncBiblia IV, 162-175; C.S. Mann, The Historicity of the Birth Narrative, in Historicity and Chronology in the New Testament, London 1965, 46-58 ; K.H. Schelkle, Die Kindheitsgeschichte ]esu , in Wort und Schrift, DUsseldorf 1966, 59-75 ; A. lbafiez-Arana, Sobre los Evangelios de la In/ancia de ]esus: Lumen 17 ( 1968 ) 1 28-r4o; J. Riedl, Die Vorgeschichte ]esu. Die Heilbotschaft von Mt 1-2 und Le 1-2, Stuttgart 1 968 ; M. Laconi, I Van­ geli dell'Infanzia nella duplice presentazione di Matteo e di Luca : RAscM 1 3 (1968) 3 1 -43 ; W. Knorzer, Wir haben seinen Stern gesehen. Die Kindheitsevan­ gelien, Stuttgart z1968 ; J. Bligh, Tbe Infanr.y Narratives, Langley 1 969 ; W. Beil­ ner, Die Kindheitsgeschich ten der Evangelien : Theo!PrQuart 1 1 7 ( 1 969) 301 -3 14; L. Hermans, L'infanzia di Gesù nella Bibbia, tr. it. , Roma 1 969; O. da Spinetoli, s.v. Evangeli dell'Infanzia, in EncRel 11 , 1 388-1 398 ; J. Winandy, Autour de la naissance de ]ésus. Accomplissement et prophétie, Paris 1 970; L. Bono, L'infan­ zia di Gesù nell'esegesi degli ultimi quarant'anni: MinPast 1 97 1 , 1 6-23 : K. Gut­ brot, Il messaggio di Natale. Le tradizioni evangeliche di Mt. 1-2 e Le. 1-2, tr. it., Torino 1973 ; C. Tomié, Evandielia djetinjstva Isusova, biblijsko-teoloske refleksije , Zagreb 197 1 ; A. Diez Macho, La historicidad de los evangelios de la in/ancia. El entorno de ]esus, Madrid 1971 ; T. Stramare, Figlio di Giuseppe di Nazareth. Pro­ blemi dell'Infanzia di Gesù, Rovigo 1972 ; J .J. Valenceja, Los Evangelios de la In/ancia. Descripci6n hist6rica o expresi6n de fe?: SalTer 6 1 ( 1 973) 943-947 ; W. S tiihlin , Die Bedeutung der Kindheitsgeschichten Jesu, in Id., W issen und Wei· sheit, Stuttgart 1973, 65-73 ; H.]. Richards, Tbe First Cbristmas: What Really hap­ pened? (Mt. 1-2; Le. 1-2), London 1 973 ; G. Ravasi, Introduzione alla lettura dei Vangeli dell'Infanzia : RivCllt 55 ( 1 974 ) 23-30; A. Ory, Een omstreden ieugd: ]ezus' jeugdverhalen in het licht van de functionele exegese, Borgloon 1 974; H. Hendrickx, The Infancyy Narratives, Manila 1 975 ; J .E. Steinmiiller, The Infan­ cy Gospels : HomPastR 76,3 ( 1975) 25-28; J .R. Scheifler, La vieja navidad perdi­ da. Estudio biblico sobre la in/ancia de ]esus : SalTer 65 ( 1977 ) 835-851 ; H.F. Wickings, The Nativity Stories and Docetism: NTS 23 ( 1 977) 457-460; ]. De Die­ go, The Infancy Gospel and Cbristology : ColcTFujen 10,36 ( 1 978) 241 -25 8 ; J . Aranda, Evangelios d e la Infancia d e ]esus : ScrTheol ro ( 1978) 793-848; L. Schror, Die Kindheitsgeschichten ]esu in exegetischer und dogmatischer Sicht: Christo­ phorus 23,2 ( 1 978) 1 2-20; A.A. Ta vares , Infancy Narratives and Historical Criti­ cism : Est]os 33 ( 1 979) 1 1-25 ; A. Radaelli, I racconti dell'Infanzia nel contesto del prologo (Mt. r,r8-25) : RicBibRel 1 5 ( 1 980) 199-227 ; da ultimo, la mirabile sin­ tesi di R. Laurentin, Les Evangiles de l'Enfance du Christ . Vérité de Noel au-delà des mythes, Paris 1982 (con ampia bibliografia a 549-583).

25

guito naturalmente le vicende di questo processo di trasfor­ mazione metodologica. Il sospetto che la discendenza davidica e la nascita betlemi­ tica di Gesù (attestate concordemente da Matteo e Luca) , con tutto il contorno di annunci, sogni, visioni, miracoli, segni ce­ lesti, persecuzioni, fughe, ritorni, costituissero null'altro che degli espedienti delle prime comunità cristiane e / o dell'auto­ re evangelico per tranquillizzarsi (e, rispettivamente, tranquil­ lizzare l 'uditorio) circa il perfetto compimento delle profezie messianiche, trovò ampio riscontro negli studi neotestamenta­ ri ottocenteschi, sui quali aveva certamente esercitato notevo­ le influenza lo scetticismo straussiano : « a.wop.Évov &.cr"t'Époc;) : anche calcolando che abbia voluto, per maggior sicurezza, abbondare nella designa­ zione dell'età dei bambini da sopprimere, si può pensare, tut­ t 'al più, solo a qualche mese di comporto : dunque la stella po­ trebbe essere apparsa in Oriente poco meno di due anni prima del colloquio tra i Magi ed Erode, e cioè - tenuto conto di quanto si è detto al paragrafo precedente - non più tardi del­ l'autunno del 7 a.C. 2 . Dal punto di vista scientifico-astronomico, le ipotesi più accreditate circa l 'individuazione della stella vista dai Magi al suo sorgere in Oriente sono quelle relative alla cometa di Hal­ ley (che comparve nel 1 2 a.C.) 3 e alla triplice congiunzione tra Saturno e Giove avvenuta nel 7 a.C. 4 •

3 · A d una cometa pensò già Origene (c. Cels. 1 ,59 PG I I , 769 ) ; più di recente, tale ipotesi è stata ripresa dal Patrizi e, dopo la comparsa, avvenuta nel 1 9 10, del­ la cometa di Halley, dal Lagrange (con riferimento a questo corpo celeste): cfr. Sa­ bourin, op. cit., 226; e autt. citt. in Hengel-Merkel, op. cit., 1 4 7 n . 37, e in Sal­ voni, op. cit. , 1 87 n. 44; e ancora Stenzel, Jesus Christus und sein Stern, 1 9 1 3 , 1 74 ss. ; G. Ogg, Chronology o f the New Testament, i n Peake's Comment. Bibl. 1962 , 728. 4 · Sul problema cfr. anche, oltre agli autori citati qui e, più sopra, p. 6o n. 39, S. Muiioz-lglesias, Les Mages et l'étoile : AssSeign 2 , 1 2 ( 1 969 ) 1 9-3 1 ; K.D. Boa, The Star of Bethlehem, Dallas Theological Seminary, 1 972 ; Kehl, Der Stern der Ma· gier. Zu § 94 des lateinischen Kindheitsevangeliums der Arundel-Handschrift (BM Cod. Arundel 404, saec. XIV) : JbAC 18 ( 1 975 ) 69-80. Interessante l'ipotesi di DH. Clark - ].M. Parkinson - F.R. Stephenson, An Astronomica! Re-appraisal of the Star o/ Bethlehem : QuartJRoyAstrSoc 1 8 A ( 1 977 ) 443-449 , i quali hanno richiamato l'attenzione su una nova attestata per il 5 a.C. nel trattato Ch'ien-han­ shu ( dinastia Han) e nel coreano Samguk Sagi. Su questo v. anche J .K. Watson, La naissance du Dieu chrétien et la «nova» de l'an 5: CR 27, 108 ( 1 979 ) 2-8 ; J. Szlaga, Die Magierperikope in der Struktur von Mt. r-2 : StVarsav 1 7 ( 1 979 ) 7 1 · 77· Anche E.L. Martin, op. cit. , 8, sottolinea l'importanza degli eventi astrono­ mici del 7 a.C.; ma preferisce evidenziare quelli del 3/2 a.C. (congiunzione di Gio­ ve e Venere nel segno del Leone il 1 3 agosto del 3 a .C. e il 17 giugno del 2 a.C.; congiunzione di Giove con Regulus (stella appartenente alla costellazione del Leo ­ ne) il 14 settembre 3 a.C., il 17 febbraio e il 9 maggio del 2 a.C.; congiunzione Ve· nere-Mercurio il 1 settembre del 3 a.C. e il 27 agosto del 2 a.C . ; congiunzione Marte-Giove il 27 agosto del 2 a.C.) (ibid. , 5-r 6 ) : con numerose ed interessanti =

1 06

Entrambi quegli eventi astronomici erano stati previsti da­ gli astrologi orientali 4\ e non li colsero impreparati . Ma, tra i due, il fenomeno più impressionante - se non altro per la sua eccezionalità e per il significato astrologico che poteva assu­ mere - è il secondo (e, tenendo conto di questo, assume im­ portanza marginale chiedersi se il termine ticr"t'i)p stia a indi­ care la congiunzione o solo il pianeta Giove 5 ) : mentre l'ipote­ si relativa alla cometa di Halley si è rivelata per più motivi as­ sai debole e non trova quasi più sostenitori 6 • In questa prospettiva, l'abbellimento midrashico-popolare potrebbe limitarsi al tragitto della stella, in funzione di guida , da Gerusalemme a Betlehem, ed alla sosta sopra il luogo do­ ve si trovava Gesù. Ma si tratterebbe di una aggiunta che non incide sulla verosimiglianza dell'intero racconto : basti pensa­ re alla breve distanza che separa Gerusalemme da Betlehem 7 • I n ogni modo, abbiamo visto che pure chi, come ad es . Za­ ni, opta per un collegamento a posteriori , in sede redaziona­ le, tra uno straordinario evento astronomico (e possibili visi­ te di astrologi orientali in Giudea) e la nascita di Gesù, pro­ prio per questo non disconosce l'importanza storico-astrono­ mica della congiunzione del 7 a.C . : e ciò è di fondamentale importanza , poiché da un lato riconosce valore alla testimoosservazioni di carattere astronomico. Secondo questo studioso, Erode sarebbe morto nell'I a .C . , e Gesù sarebbe nato nel 2 a.C. Per quanto interessanti, le os­ servazioni del Martin presuppongono appunto come conditio sine qua non la morte di Erode nell'I a.C. (ibid. , 22 ss . ) : su cui non concordo ( v . sopra , p. 1 3 n. 2 ) . 4a. ar. sopra, p . 6 1 .

5 · Così ad es. Gaechter, op. cit., 284. Contra : Nellessen, op. cit. , 1 1 7- 1 1 9 24·2J .

e

nn.

6 . Questa ipotesi s i è dimostrata assai debole (cfr. Zani , op. cit . , q ; e le pp . 2 1 92 3 3 della sua Disserta/io); e cfr. anche quanto osserva il Salvoni, op. cit . , 187 n.

44, secondo il quale «la data del 1 2 a.C . è troppo remota per la nascita di GesÙ». A ciò si aggiunga che se è vero che altre comete furono visibili in Giudea negli ultimi anni di Erode (una nel marzo del 5 a.C., un'altra nell'aprile del 4 a.C . : ibidem), i l problema è d i stabilire s e e d eventualmente quando esse furono visi­ bili in quell'Oriente da cui provenivano i Magi . Del resto, «le comete non spie­ gano come mai Matteo possa parlare di apparizione, scomparsa , e nuova riappa­ 7 · Cosl Salvoni, op. cit . , 1 89 . rizionel> (ibidem ).

107

nianza di Matteo (relativamente all'arrivo in Giudea di sapien­ ti orientali) e, dall'altro, non impedisce, nonostante tutte le perplessità, più o meno legittime, che si possono nutrire in considerazione del particolare genus del racconto, di pensa­ re che i fatti narrati si siano svolti secondo i tempi indicati nel­ la pericope dei Magi 8 • 4·

La persecuzione

I . Abbiamo visto che il turbamento provocato in Gerusa­ lemme dalla domanda dei Magi costituisce per molti studio­ si motivo di grande difficoltà : perché tutta Gerusalemme a­ vrebbe dovuto turbarsi? A prescindere qui dalla tesi del ricorso a tradizioni hagga­ diche sull'infanzia di Mosè 1 , occorre chiedersi se effettivamen­ te l'arrivo e l'inchiesta dei Magi a Gerusalemme possano ave­ re provocato un certo contraccolpo , e quali ne siano state ve­ rosimilmente le dimensioni. Lo scoramento del re è ben comprensibile, e non costituisce motivo di sorpresa. Ma l'inchiesta dei Magi poteva provocare anche altri, e motivati, turbamenti : ad esempio , tra i circoli farisaici : e non già per simpatia con il sovrano, ma perché l'an­ nuncio messianico dei Magi veniva a contrastare con i tempi delle attese farisaiche sulla venuta del Messia 2• 8. Il contesto, dunque, è più che verisimile : «Non è perciò escluso, anzi c'è una probabilità che veramente degli astrologi orientali abbiano interpretato quel fe­ nomeno come annunciatore della nascita di un re e si siano forse anche diretti ver­ so Gerusalemme» , sostiene Io Zani ( op. cit., 8 2 ) : questa premessa rende verisi­ rnile anche il resto del racconto, quanto meno nel suo nucleo essenziale ( il sospet­ to e l'ira di Erode, la reazione, la fuga di un certo numero di persone per scam­ pare alla persecuzione). Se dunque si accetta la premessa, non si comprende bene il successivo scetticismo dello Zani : «L'autore della pericope dei Magi aveva il ricordo del fatto astronomico, avvenuto quando nacque Cristo, e della probabile visita dei pagani ad Erode. Tutto ciò è stato narrato in modo non scientifico, ma popolare, ed è stato riferito direttamente a Gesù» (ibid. ). Matteo ha dunque abu­ sato di quel ricordo? Non è dimostrabile : poiché andrebbe preventivamente di­ mostrato che la sacra famiglia non poté esser coinvolta in quegli eventi per moti­ vi ben precisi. I . Cfr. sopra, pp. 5 6 s . 2 . Cfr. pe r questo i risultati della ricerca d i R. T. Beckwith, Daniel 9 and t be

I 08

Date

Infine, se, come narrato da Matteo, i Magi al loro arrivo a Gerusalemme, prima di esser convocati da Erode, chiesero in­ formazioni a gente comune, una certa reazione può plausibil­ mente aver avuto luogo : si è pensato a manifestazioni di giu­ bilo, o di speranza (ché non poteva certo trattarsi di un neo­ nato figlio del re, ormai vecchio 3) ; oppure di timore, per le e­ ventuali reazioni di Erode 4 • Il contesto è verisimile; e ciò non può essere revocato in dubbio sulla base della analogia con una espressione simile contenuta in una tradizione haggadica sulla fanciullezza di Mosè; pur se, forse, le dimensioni del turbamento non furono così grandi come potrebbe apparire dal contesto, tanto che non se ne conservò il ricordo altrove nei vangeli . L'accenno al turbamento generale rimane infatti circoscrit­ to a Mt. 2 : poi la «città» scompare dalla scena, e tutta l'azio­ ne successiva poggia esclusivamente su Erode : scribi e sacer­ doti intervengono solo in funzione consultiva : a) i Magi, una volta partiti, non si fanno più vedere (ritornano via per un'al­ tra strada) : all'arrivo e all'inchiesta, dunque, non fa seguito, a Gerusalemme, l'annunzio di aver trovato ciò che veniva ri­ cercato; e ciò conferma lo scetticismo farisaico ; b) Erode ster­ mina precauzionalmente i bambini di Betlehem, ma non sa che Gesù è scampato , e non se ne preoccupa più ; c) nessuno parla più di quei fatti ; del resto , il presunto re nato a Betle­ hem, se mai i Magi l 'avevano trovato, doveva esser morto ad opera di Erode; e le speranze di un messia davidico glorioso dovevano esser rinviate a tempi a venire. A distanza di tanti anni, qual nesso poteva dunque istituir­ si, nel xv anno di Tiberio, tra Gesù di Nazaret e l'atteso vin­ dice davidico e betlehemitico dell'angoscia d'Israele? of Messiah's Coming in Essene, Hellenistic, Pharisaic, Zealot and Early Christian Computation : RQum no 40, t. IO ( ! 981 ) 521-542 . E di contraccolpo su «die einflussreichen Kreise» parla in generale il Gaechter, op. cit. , 286. 3· È l'ipotesi del Lagrange, 'Evangile selon Saint Matthieu, Paris 1923, 24. 4 · In questo senso T. Zahn, ]. Schmid, W . Trilling: cfr. Zani, op. cit. , 57 n . 108.

1 09

2 . Matteo dice che Erode convocò tutti gli scribi e i sacer­ doti. Si è detto che ciò è inverisimile, poiché non è pensabile che il sinedrio fosse cosi immediatamente disponibile alla vo­ lontà del re: tanto più se si considerano i non buoni rapporti intercorrenti tra quell'organo e il sovrano (anzi , dopo il 3 0 a . C. Erode non l'aveva più convocato) . Di contro, un atteggiamento di resistenza dei sinedriti ad Erode è quanto di meno probabile ci si potesse attendere. A parte l 'estrema, crudele facilità con cui Erode procedeva con­ tro ogni parvenza di opposizione, non va dimenticato che do­ po i1 3 7 a.C. - anno della completa presa del potere da parte di Erode - il sinedrio fu drasticamente rinnovato 4a e , considere­ volmente limitato nel prestigio e nelle competenze, venne ri­ dotto ad un organo meramente consultivo composto da per­ sone certo non ostili al sovrano 4b . Se poi vogliamo considerare il risvolto stilistico-letterario dell'espressione di Matteo, l'accento alla convocazione di tutti gli scribi e i sacerdoti potrebbe costituire una comprensibile quanto innocente auxesis, correlata magari all'indicazione, im­ mediatamente precedente, relativa al turbamento di tutta Ge­ rusalemme : Erode potrebbe essersi rivolto, per chiarimenti, solo a taluni scribi e sacerdoti 5•

3 . Si è detto che è inverosimile che Erode si sia fidato total­ mente dei Magi. Ma i rapporti tra i Magi ed Erode furono improntati, alme­ no a quanto traspare da Mt. 2 , a reciproca stima e fiducia . I Magi non si nascosero, quando giunsero in Gerusalemme; an4a. Una volta al potere, Erode uccise 45 membri del vecchio sinedrio ( los., ant . Iud. 15,6 ; a 14,175 si dice addirittura che lo sterminò tutto). 4b. Erode adottò tutta una serie di misure tese a vanificare le competenze giurisdi· zionali e amministrative del sinedrio: dr. Momigliano, op. cit. , 371 ss. E per l'e­ pisodio della convocazione del sinedrio nel 30 a.C. dr. l'opinione, che ritengo pro­ bante, del Momigliano, op. cit. , 372, di contro a Juster e Otto.

5· Gaechter, op. cit. , 287 : «die jiidischen Fachleute, wohl nicht das gesamte Sy­ nedrium» .

IIO

zi, non avendo nulla da temere, s'informarono tra la gente; ed allorché Erode li convocò, non gli nascosero nulla di quanto sapevano. Il re, poi, li congedò amichevolmente, invitandoli a rifarsi vivi dopo aver scoperto il luogo in cui si trovava il so­ vrano «nato da poco » . Inverisimile questa fiducia di Erode? Certo , il sospetto non è infondato, ma neppure incontrovertibile (qui la narrazione si tiene molto sulle generali) . Del resto, perché egli non do­ veva fidarsi dei Magi? E perché i Magi non dovevano fidarsi di lui? Il comportamento del re non aveva causato, in essi , al­ cun sospetto : secondo il France, Erode potrebbe aver pensa­ to di servirsi di loro come «undercover agents» 6• Ciò è plausibile : infatti, se Matteo non parla di informazio­ ni assunte immediatamente e in segreto da Erode, ciò non si­ gnifica che costui non abbia preso alcune precauzioni 7: può essersi informato subito se a Betlehem v'era qualche agitazio­ ne legata ad attese messianiche 8 : avuta una risposta tranquil­ lizzante, potrebbe aver preferito non drammatizzare gli even­ ti per non suscitare nei suoi interlocutori sospetti che poteva­ no anche rivelarsi infondati, ripromettendosi di agire solo in un secondo momento, sulla base delle informazioni che i Magi stessi, al loro ritorno a Gerusalemme, gli avrebbero for­ nito. E questa ipotesi trova avvaloramento nel risvolto psico­ logico dell'azione di Erode : il quale ordinò l'uccisione dei bambini solo dopo che i Magi - non facendosi più vedere - det­ tero consistenza ai suoi sospetti : qualcosa, effettivamente, non doveva andare per il giusto verso, a Betlehem. 4 · La strage degli Innocenti non è storicamente inverisimi­ le. Se, come taluno ha affermato, «che un re spregiudica­ to come Erode s'impressioni di un fanciullo ancora in fasce è sorprendente . . . ; il gesto è . . inqualificabile e assurdo» 9, è pur vero che la crudeltà di quel sovrano aveva avuto modo di ma.

6. France, op. cit. , u6. 8 . Ibid. , 287.

7 · Gaechter, op. cit. , 288. 9·

O. da Spinetoli, op. cit., 62 . III

nifestarsi già da tempo : nella prima parte del suo regno ster­ minò precauzionalmente tutti gli appartenenti alla dinastia a­ smonea ed i loro principali sostenitori 10 - talvolta senza moti­ vi apparenti : basti pensare all'uccisione dell'asmoneo Giona­ ta (Aristobulo) , fratello di Mariamne , a seguito della buona accoglienza riservata dal popolo a costui quale sommo sacerdo­ te in occasione di una festa dei tabernacoli 1 1 • Ma soprattutto nel terribile ultimo decennio della sua vita, qualsiasi minimo sospetto divenne più che sufficiente a far emettere condanne a morte, ed ogni accenno di opposizione venne inevitabilmente represso nel sangue 12 : cosl nel 7 a.C. i farisei che non giura­ rono vennero multati, ed i loro capi furono poi uccisi insie­ me a quanti li sostenevano 13 ; e addirittura pochissimi giorni prima della sua morte, con un gesto che lo stesso Flavio Giu­ seppe definisce fuori di ogni legge e senso, il re fece rinchiude­ re nell'ippodromo di Gerico i più insignì personaggi della Giuro. Sua moglie Mariamne ( los., bell. Iud. 1 ,441 -444 ; ant. Iud. 1 5 ,2 3 2-236); il fra­ tello di lei, Gionata ( Aristobulo) ( bell. Iud. 1 ,437 ; ant. Iud. 1 5 ,53-56); la madre di lei, Alessandra (ant. Iud. 1 5 ,247-252); il nonno di lei !reano, (bell. Iud. 1 ,432 ; ant. Iud. 1 5 , 1 73-8) a cui spettava il trono asmoneo (bel!. Iud. r ,12o); tutti i paren­ ti di costui ( ant. Iud. 15 ,266 ). Aveva anche ucciso i figli di Baba (ex consigliere di Erode, mutilato poi da questi : per le fonti v. R. Marcus, Iosephus, ed. Loeb, vol. VIII, 123 n. e), poiché si erano mantem:ti fedeli alla memoria di Antigono (ant. Iud. 1 5 ,260-266 ); e Giuseppe, marito di Salome, sua sorella (beli. Iud. I , 441-444 ; ant. Iud. 1 5 ,65-87). I n seguito provvederà ad eliminare anche gli ultimi resti asmonei; i propri figli Alessandro e Aristobulo, avuti da Mariamne ( bel!. Iud. I ,541-55 1 ; ant. Iud. r6,361-404). II. los., bel!. Iud. 1 ,437-438 ; ant. Iud. 1 5 ,23 ss .; 41 ss . ; 50 ss . ; 53 ss. 1 2 . Per l'uccisione di Alessandro e Aristobulo cfr. nota precedente. Erode fece poi uccidere i capi di coloro che avevano rifiutato di giurare, insieme a Bagoas e a quanti della casa erodiana erano solidali con loro (los., ant Iud. 1 7 ,4 2-45 ) ; poi il soldato Tirone e molti ufficiali (los., bell. Iud. 1 ,544-550; ant. Iud. 1 6 3 87-3 9 5 ) ; i due farisei che avevano abbattuto l 'aquila d'oro posta da Erode sopra la porta del tempio, e con loro quanti li avevano appoggiati ( los., bel!. Iud. 1 ,648-655 ; ant. Iud. 17,149-159); il figlio Antipatro ( los., bel!. Iud. 1 ,661-664 ; ant. Iud. 1 7 ,1 8 2 1 87). Infine dette ordine, poco prima di morire, di riunire nell'ippodromo di Ge­ rico i notabili giudei e di sterminarli dopo la sua morte ( los., bell. Iud. 1 ,652 ss.; ant. Iud. I 7 , I 73 · I 8 r ) Sulla crudeltà di Erode, assurta a topos letterario, cfr. Macr., Sat. 2 ,4,u ; nella tradizione rabbinica, dr. H.Strack - P. Billerbeck, Kom­ mentar zum Neuen Testament, aus Talmud und Midrash, vol. 1, Miinchen 1922, 88-89 . 1 3 . los ., ant. Iud. I 7 ,I73· I 8 r . .

,

-

.

1 12

dea, ordinando di ucciderli dopo la sua morte, «cosicché tut­ ta la Giudea e tutte le famiglie, anche non volendo, verseran­ no lacrime per me» 14 • Dunque, nel caso degli Innocenti, il gesto erodiano non è affatto assurdo : anzi, è politicamente motivato, ove lo si valu­ ti nel contesto generale precedentemente descritto. Erode chie­ de infatti ai Magi il tempo della apparizione della stella : anzi , se ne informa minuziosamente ( T}xpt�WCTEV) 15 : il quadro è chiaramente astrologico 1 6• Dopo il «quando» vuol sapere il «dove» : in quale luogo dovrà nascere il Messia ? Gli rispon­ dono : a Betlehem . Proviamo ad immaginare per un attimo la situazione del re: Erode ricollega le profezie messianiche, la predizione di Menahem, i calcoli e gli oroscopi esseni. Ed a tutto ciò si ag­ giunge l'Oriente : quell'Oriente da cui , secondo gli Oracoli Sibillini, doveva giungere il re messianico; quell'Oriente che aveva dato i natali a Balaam (nativo di Pethor = Pitru, pres­ so l'Eufrate : Num. 2 2 ,5 ; Deut. 2 3 ,5 ) , la cui profezia circa la «stella che si leva da Giacobbe» era stata posta in particolare rilievo, in prospettiva messianica, proprio dagli esseni di Qumran . Di qui la misura preventiva, disperata, per allonta­ nare da sé il compimento del vaticinio . Com'è suo costume uc­ cide : ed uccide «secondo il tempo che aveva rilevato dai Ma­ gi» i bambini del territorio di Betlehem, dai due anni in giù . La strage dei bambini betlehemiti può essere una versione letteraria di un fatto storico completamente diverso, quale ad 14. Ios., bell. Iud. 1 ,659-66o; ant. Iud. 17,174-179· Sull'autenticità del fatto cfr. G. Ricciotti, Flavio Giuseppe. La guerra giudaica, vo l . n, Torino 1937, ad loc. , 206 (ne dubita invece Schalit, op. cit. , 648 e n. I I , in qu an to politicamente immo­ t ivato ) . 1 5 . Mt. 2,7. 16. Daniélou , op. cit. , 76 ss . Del resto, secondo gli antichi as trologi la nascita di un re doveva avvenire sotto un segno ben preciso (Hengel-Merkel, op. cit. , 147 e n . 40) . Nel Romanzo di Alessandro, Ne ctanebo , re e astrologo, i nduce Olimpia­ de a ritardare la nascita del figlio, per evitare che, invece che un xo01J.oxpa-.wp, na­ sca uno schiavo (ibid. , 1 48 e n. 41 ). Comunque, era assai diffusa nel mondo an­ tico la eredenza che in coincidenza della nascita di ciascun uomo si acce ndesse in cielo una stella , la quale scompariva con la morte di costui ( Plin., n. h. 2 ,28 : cit. ibid. , 148 n. 44).

113

esempio la repressione compiuta da Erode sui farisei (e/ o su­ gli esseni) ? C'è chi lo pensa 17 : ma la prospettiva , per quanto affascinante, è oggettivamente limitata dalla natura e dalla precarietà delle fonti di cui disponiamo. Certo è che quella re­ pressione costituisce uno sfondo storico estremamente inte­ ressante per inquadrare il racconto di Matteo. 5 . La

fuga e il ritorno

I . La persecuzione erodiana, secondo Matteo, provocò la fu­ ga della sacra famiglia in Egitto. Come detto in precedenza, molti studiosi ritengono che per­ secuzione e fuga altro non rappresentino se non la ripetizione di un topos ricorrente nelle storie della nascita e dell'infanzia di grandi personaggi (biblici e non) 1 • Ma anche tra chi ammet­ te la storicità della fuga c'è chi dubita che il luogo di asilo sia stato effettivamente l'Egitto, cioè la terra di rifugio per an­ tonomasia dei perseguitati di Israele : tanto più che il richiamo veterotestamentario (O s. I I , I : «dall'Egitto ho richiamato mio figlio» ) ha fatto sorgere il dubbio che anche qui ci si trovi in presenza di un topos storico-letterario 2• 1 7 . Ad es. } . Michl , Chronologie des Lebcns ]esu , Lex . d. Marienkunde 1 , I I 39· I I49 ; qui, a I I40, pensa ad un possibile collegamento tra la voce sparsasi nei cir­ coli farisaici intorno al 7 a.C., secondo cui Erode avrebbe presto perso il regno, la visita dei Magi e gli avvenimenti connessi con la nascita di Gesù. Invece secon­ do Otto, s.v. Herodes, RE Supplbd. n, 139, questo intervento di Erode contro i propagatori di idee messianiche costituì Io sfondo storico della formazione della storia dell'arrivo dei Magi e della persecuzione degli Innocenti - che egli consi­ dera pura leggenda. 1 . V. sopra, p. 62 s.; e cfr. O. da Spinetoli, op. cit., 4 1 ; Vogtle, M essia passim. 2. Così il D an iélou, op. cit., 83 ss . : ove istituisce un confronto con l'esilio a Da­ masco degli esseni (Doc. Dam. 7,14.19): �pur trattandosi di un esilio storico, è molto verisimile che il ricordo di Damasco come luogo di ques to esilio sia sim­ bolico» (ibid. , 84). Già in questo senso l. Rabinowitz, A Reconsideration o/ 'Da· mascus and '390 Years' in the 'Damascus (Zadokite) ' Fragments: JBL 83 ( 1 954) I I-35 · Contro questa ipotesi - e a ragione - è il Fritsch, op. cit. , 179 e n. 19. II Vermes sottolinea il significato messianico per gli esseni di Qumran, del «nuo­ ,

'

,

vo esodo», che doveva precedere la venuta del Messia; ma non entra nel pro­ blema della storicità dell'esilio damasceno (Vermes, op cit 43-49, con lett .). .

.,

Ma al riguardo si può osservare che : r . la scelta dell'Egitto quale luogo di asilo era una soluzione logica per chi voleva sfuggire ad Erode. Per molti ebrei quella terra era già stata in antico e sarebbe stata ancora in seguito terra di rifugio 3; ed in Egitto risiedeva in quell'epoca una importante colonia giu­ daica 4 • È comprensibile quindi che ebrei in fuga cercassero co­ là scampo tra connazionali e correligionari. 2 . Il Vogtle ha po­ sto in evidenza che nello schema matteano della fuga-ritorno v'è un elemento che non trova alcun riscontro nella tradizione veterotestamentaria e haggadica sulla storia del rapporto tra Faraone e Mosè : e cioè l'interruzione del viaggio di ritorno della sacra famiglia, alla notizia della avvenuta successione di Archelao, e la deviazione per una località posta al di fuori del­ la giurisdizione di costui (Nazaret in Galilea) 5 . Tale elemento di novità costituisce pertanto un importante fattore distinti­ vo, tale da costituire un indizio abbastanza rilevante a favore dell'interpretazione storica dell'intera pericope (o, quanto me­ no, della fase fuga-ritorno) . In proposito, ci si può domandare : come mai Giuseppe, per evitare un figlio di Erode (Archelao) , va a cadere proprio nelle braccia di un altro figlio di Erode (Antipa) ? Ma la storia successiva di questi fratelli spiega la scelta di Giuseppe : Ar­ chelao dette pessima prova di sé quale successore di Erode, tanto che venne esiliato nel 6 d.C. 6, mentre Antipa governò a lungo, per oltre 40 anni 7 • Il silenzio delle fonti non è determinante : l 'episodio in sé è abbastanza limitato, e per questo può non essere stato recepi­ to in tradizioni confluite in altre opere. È assai probabile che non si sia trattato di una fuga isola­ ta della sacra famiglia, bensì di un movimento un po' più am­ pio : ché l'intervento dei soldati di Erode nell'ager Bethlehemi2.

3 · Cfr. sopra, p . 63.

4· Ad es. Ios., ant. Iud. 14,I I 7 .

5· Vogtle, op. cit. , 93 s s .

6. Ios., beli. Iud. 2,u ; ant. Iud. 17,342 ; vita 5; D. Ca. 5 5 ,27,6.

7 · Venne esiliato da Caligola nel 43° anno di regno : BMC Palaestina, 230 no ro. I IJ

ticus provocò certamente terrore fra più persone: le quali deb­ bono aver cercato scampo altrove , non rendendosi oltretutto conto del perché di quell'improvvisa misura omicida . Tutta­ via l'azione erodiana (considerate le piccole dimensioni demo­ grafiche di Betlehem nell'ultimo decennio a.C.) può aver in­ teressato, al massimo, poche decine di bambini 8, ed il conse­ guente sbandamento della popolazione si sarà mantenuto in termini sufficientemente modesti per non entrare nell'opera storica di Flavio Giuseppe 9 • Matteo non dà altri particolari. Da lui non sappiamo quale via seguì la sacra famiglia per mettersi in salvo , né dove sog­ giornò, né per quanto tempo restò in esilio . Al riguardo pos­ sediamo solo indicazioni e illazioni provenienti da fonti apocri­ fe e recenziori, a cui si sono aggiunte varie congetture di ese­ geti moderni . 3 . Sui possibili percorsi di fuga delle persone colpite dai provvedimenti erodiani, tra cui Giuseppe, Maria e Gesù, si sono avanzate talune ipotesi . Da Betlehem si poteva : a) pun­ tare subito a Ovest, su Ascalona, per immettersi sulla strada costiera che proseguiva per Gaza , Rafia, Rhinocolura, Pelusio (ma si è osservato che tale percorso era eccessivamente esposto al controllo regio, almeno fino a Gaza 1 0) ; b) scendere a sud , verso Hebron e Bersabea, e di lì puntare a ovest, su Rafia, e proseguire verso Pelusio, oppure continuare verso sud , attra­ verso il deserto di Paran, fino a Qadesh e Piton 11 • 4 · Quanto alla possibile residenza della sacra famiglia, i da­ ti sono assai incerti . Secondo una tradizione i tre alloggiarono 8. Cfr. la rassegna di opinioni in G. Caprile, Atlante della vita di Cristo, Firenze 9 · In questo senso dr. anche Nellessen, op. cit. , 1 2 3 . 1959, 73 n. 1 . r o . Caprile op cit , 72 . 1 1 . Ibidem. La via del deserto è apparsa la più logica anche all'autore dello Pseudo· Matteo : dr. Ps. Matth. 17,2 : et per viam eremi perge in Aegyptum (Bonaccorsi 194) ; 1 9 ,1 : leones et pardi. . . comitabantur eu m eis in deserto (ibid. , 196). ,

I I6

.

.

in casa di una vedova 12 ; il Vangelo arabo dell'infanzia par­ la di un grosso villaggio senza però darne il nome 13; lo Ps . Matteo accenna ad un villaggio di nome Sotine, ai confini del territorio di Ermopoli 14• Altre fonti indicano Leontopoli (cir­ ca 30 km a nord del Cairo) , il Cairo stesso, Menfi, Eliopoli (ove si trovava un'antica colonia giudaica) ; infine, Matariyeh, vicino a Eliopoli 15 • E non si può dire con precisione quanto sia durato l'esilio egiziano della sacra famiglia. Gli apocrifi parlano di 1 anno 1 6 e di 3 anni 17 ; e secondo lo Ps . Matteo, all'età di 3 anni Gesù era già tornato in Palestina 1 8 • E gli studiosi moderni rifletto­ no quest'incertezza : le ipotesi oscillano da un minimo di po­ che settimane ad un massimo di 1 0 anni 19• Nel calcolo, comun­ que, si deve tener conto, quanto meno : a) di un periodo x che va dall'ordine erodiano (dato a Geru­ salemme) di persecuzione al trasferimento di Erode a Gerico; b) dell'intero periodo in cui Erode risiedette a Gerico, prima di morirvi ; c) di un periodo x che va dalla morte di Erode alla decisione di Giuseppe di rientrare in patria. Si noti, al riguardo, che dal racconto di Matteo sembrereb­ be che Giuseppe, fino al suo ingresso in Israele, fosse incerto sul nome del successore di Erode ; saputo che si trattava di Archelao, preferl proseguire per altri lidi . Si potrebbe pensare che forse non era da molto che Arche­ lao governava la Giudea, se la notizia del suo insediamento 12. Tract. de puer. Iesu sec. Thomam

r ,J

(Bonaccorsi 148).

I J . Vang. arab. In/. ro (cit. in Bonaccorsi 200 n . x ).

14. Ps. Matth. 22,2 (Bonaccorsi 2or ) ; cfr. Sozom., hist. eccl. , 5,21 (PG 67, u8 r ) . 15. Caprile, op. cit., 73 ; e A.M. Vitti, S. Familia in Aegypto ubinam iuxta Apo· chrypha constiterit: VD 9 ( 1929) J·1 J . Da parte sua H.W . van der Vaart Smith, Né à Bethléhem, tr. fr., Mulhouse 1965, r69-175, sostiene con vigore la candida­ tura di Leontopoli. r6. Tract. de puer. Iesu sec. Thomam 1 ,3 ( Bonaccorsi 148 ) , Hist. Ioseph. 8 ( cit. in Bonaccorsi 203 n. 4). 17. Vang. arab. In/. 25-26 (cit. in Bonaccorsi 203

1 8 . Ps. Matth. 26,1 (Bonaccorsi 202).

n.

4).

19. Cfr. Caprile, op. cit. , 74·

I I7

non aveva ancora oltrepassato i confini dell'Egitto. C'è poi una notazione cronologica da tenere presente: Archelao non succedette immediatamente a Erode, ma solo dopo un certo periodo di tempo 20: e dunque anche questo periodo va calco­ lato in aggiunta ai tre precedentemente elencati. Orientativamente, la permanenza in Egitto non dovrebbe allontanarsi di molto da 1 anno. 5 . L'ipotesi di un nucleo storicamente attendibile nelle narrazioni evangeliche sull'infanzia di Gesù, non è affatto ar­ bitraria; anzi, oltre ad essere diffusa ed autorevolmente so­ stenuta - pur se non da tutti condivisa - essa costituisce il frut­ to della applicazione di molteplici criteri esegetici apposita­ mente elaborati e metodologicamente ineccepibili. Attorno a questo nucleo ruota una vicenda storicamente plausibile 21 che non contrasta con altre notizie : per cui è cor­ retto non darne a priori una valutazione negativa, o, quanto meno, sospendere il giudizio, dal momento che intenti apolo­ getico-propagandistici e parallelismi, citazioni, richiami a mo­ delli letterari sono anche in opere sulle cui caratteristiche sto­ riografiche la dottrina non ha mai sollevato altrettanti dubbi . Quanto ai risultati dell'indagine sin qui condotta in base a criteri di verisimiglianza, si è potuta constatare, sotto l'aspet­ to cronologico, la possibilità di circoscrivere ad un ambito ab­ bastanza ristretto ( 7 / 6 a.C.) gli elementi più significativi di Mt. 2 : in primis, il « sorgere della stella» , unitamente al cal­ colo del tempo che può essere intercorso tra tale evento e la visita dei Magi ad Erode. 20. Cfr. sotto, pp.

162 s.

2 1 . Laurentin, É v . Enf. , cit., 3 7 9 s.; 43 1 s .

CAPITOLO IV

CENSIMENTO DELL'IMPERO

IL

2 , I -5 afferma che nel corso di un'&.1toypacpn del regno di Giudea, tenutasi nell'àmbito del censimento dell'ecumene ro­ mana ordinato da Augusto, ed avvenuta durante il regno di Erode ( 2 , I : Èv 1:ai:c; T)l..l É patc; ÈxElvatc; : dr. I ,5 ) allorché Qui­ rinio era -i)yEp.wv di Siria, i genitori di Gesù si spostarono da Nazaret a Betlehem per iscriversi nelle liste del censimento, poiché Giuseppe ( aÙ't"OV) era dell'o"l:xoc; e della 1ta't"pt&. di Da­ vid (2 ,4) : e in quel tempo, nella città di David - Betlehem, ap­ punto - nacque Gesù. L'interpretazione di questi versetti ha dato origine ad un ampio e ormai plurisecolare dibattito, di cui verranno qui esposte le linee portanti. Il primo problema da affrontare è quello del significato da attribuire all'espressione &.1toypaq>Eo-i)at 1tfio-av 't"-i)v otxou­ !J.ÉVI)V , «censire tutto il mondo [ = l'impero ] » . Nessuna al­ tra fonte coeva o di poco posteriore a tale evento ricordato da Luca, infatti, parla esplicitamente di una così imponente ini­ ziativa augustea : di più, l 'evangelista sembra indicare un mo­ mento sufficientemente determinato (gli ultimi anni del re­ gno di Erode : Èv 1:ai:c; -i)p.Épatc; ÈxEi:vatc;, CXLPOUJ.I.ÉVWV, wç Elva� -toi:ç EU7t6poLç lìT]J.1.6cx.L del­ l'r I a.C. (ità.'V"t'CX. ot unà.p)(O'V"t'CX.) nel senso di «registrazioni di tutte le sue (cioè di Augusto) proprietà personali» , anziché «di tutto ciò che gli era soggetto» 65 ; g) la possibilità che Luca abbia arbitrariamente attribuito al censimento della Giudea le dimensioni del censimento di Vespasiano del 74/ 75 d.C. 66; h) la possibilità che l'espressione 7tfi.a'cx.'V 't' l}'V otxou�É'V'I'V sia dovuta al fraintendimento, da parte di Luca, di una locuzione ebraica che, nella fonte, voleva indicare solo la Palestina 67 ; oppure che Luca abbia intenzionalmente voluto indicare, con o txov�'VTJ , proprio soltanto la Palestina 68; oppure che si pos­ sa ricostruire il testo in maniera differente 69 ; o , infine, che 64. Cosi il Braunert, op. cit., 204. 65. Schiirer, op. cit., 520. Al riguardo osserva il Corbishley, Quirinius, cit ., 8 1 s . , che Augusto era il primo dei cittadini, non già u n r e ellenistico; e che pertanto se, in qualità di princeps, egli fece registrare le sue proprietà, ciò non toglie che que­ sto fatto potesse rientrare in un contesto più generale.

66. E. Bammel, s .v. Quirinius: RGG' v, 739 - In questo senso cfr. già E. Meyer, Ursprung, cit., vol. 1, 5 1 ss. 67. Credner, op. cit. , 234 ss., ed A. Resch, Das Kindheitsevangelium nach Lukas und Matthiius (TIJGAL x, m, 2 ) : Ausserkanonische Paralleltexte zu den E­ vang. , vol. v, Leipzig 1897 , 1 1 9 s . ; 2 1 3 , hanno fatto risalire l'espressione ad un originale ebr. kol ha-'ere!, in cui 'ere! avrebbe indicato la 'ere! per antonomasia, cioè la Palestina. Analogamente H. Sahlin, Der Messias und das Gottesvolk, Uppsala 1 945 , 1 90 ; R. Laurentin, Traccs d'allusions étymologiques cn Luc I-2 : Biblica 37-38 ( 1956) 435-456; Id., Structure, cit., 86 n. 4, hanno avanzato l'ipo­ tesi della presenza, al posto di 'ere!, della parola tébél, che ricorre sovente con il significato di Palestina; cfr. per questo Humbert, in RTP 44 ( 1 9 1 1 ) 34 ss . Su que­ sta linea si possono ricordare anche le opinioni di F. Spitta, Die chronologischcn Notiz:en und die Hymnen in Le. I und 2 : ZNW 7 ( 1 906 ) 28 1-307 ; qui a pp. 294 ss.; il quale rilevava come spesso, nei LXX, 'ere� sia tradotto con otnov!J.ÉVTJ; e co­ me, peraltro, spesso yij non significhi « terra, mondo», ma una zona circoscritta: cfr. ad es . I Reg. 17,7 (e Le. 2 3 ,44) ; e di W. Manson, Tbc Gospel of Lukc, Lon­ don 61948, r6, che fa risalire l'espressione lucana ad un fraintendimento dell'ori­ ginale aram. 'iimmii (popolo, Israele), inteso invece come 'iilmii (mondo).

68. Cosi i numerosi studiosi cit. in G.L. Hahn op. cit. , 1 7 1 ; e, più di recente, Krenkel, Torrey Losch: citt. in Pliimacher, Lukas als hellenistischer Schriftsteller, cit., 24 n. 1 04 . Ios. , ant. Iud. 2o,.r o1 , ci riferisce infatti che al tempo di Claudio una carestia colpi la Palestina, senza accennare ad altre regioni . ,

,

69 . L. Conrady, Die Quelle der kanonischen Kindheitsgeschichte ]esus, GOttin-

1 29

l'evangelista abbia intenzionalmente allargato al mondo un fatto di portata ben più limitata, in una prospettiva apologe­ tico-teologica mirante a conferire il medesimo respiro univer­ sale agli avvenimenti della storia del mondo e a quelli relativi alle origini cristiane 70• 2 . Silenzio

delle fonti?

Già fin dal secolo scorso si era sottolineato come il silenzio di fonti diverse da Luca non possa considerarsi, in sé, proban­ te 1 ; ma si può anche aggiungere che non è probante neppure il silenzio delle Res Gestae : poiché è evidente che Augusto, in armonia con l'intento sottostante alle Res Gestae ed alla loro destinazione, nell'accenno esplicito all'imperium consulare co­ me base giuridica del lustrum si riferisce esclusivamente ai censimenti del populus Romanus, e non ad altri (non per nul­ la, infatti, tace sui censimenti provinciali 2) . In secondo luogo, non è detto che le fonti d'età recenziore relative alle operazioni di rilievo statistico e amministrativo dell'impero augusteo (Orosio, Cassiodoro, Isidoro, la Suda) presuppongano necessariamente e solo Luca. Cassiodoro, ad esempio, cita gli agrimensori 3; e la Suda aggiunge un imporgen 1900, 102, che legge a.Ù't"OU (Erode) al posto di 'AvyouO''t"OV, restringendo cosl, con il riferimento al re, l'ambito territoriale del censimento; e cfr. pure H.

Pernot, Les deux premiers chapitres de Mt. et de Luc, Paris 1947, 193-194, il qua­ le ritiene di dover mantenere, al posto di 1tiia'av, la lezione 1tciV't"Ciç ricorrente in vari manoscritti ( di cui dà l'elenco), e di poter ricostruire 1tciV't"a.ç Èv 't"TI 'Iovoa{q., oppure Èv 'Yii 'Iouoa (il Protev. Iac. 17,1 (Bonaccorsi 92) parla di 1tciv't"a.ç 't"OÙç lv B'l}�W!l 't"ilç 'Iovoa�ç. Nel vang. inf. 6o (Bonaccorsi 234 e n. 2) il cod. Arundel (il testo più antico) parla di preceptio in universam Iudaeam ; ma il cod. Here­ ford, più recente, corregge in descriptio in universum mundum). 70. Cfr. da ultimo Pliimacher, op. cit. , 24. 1 . Si è osservato, ad esempio, che Tacito inizia la sua narrazione da Tiberio ; che in Dione Cassio le notizie relative al periodo compreso tra il 9 a.C. e 1'8 d.C. so­ no lacunose; che Svetonio, biografo più che storico, può ben avere omesso alcuni 2. Cfr. Fabbrini, op. cit. , 320 n. 5 · dati: cfr. McKinnon, op. loc. citt. 3 · Cassiod., var. 3 ,52,7, menziona Heron metricus. Su ciò dr. McKinnon, op. loc. citt.

tante dettaglio: riferisce cioè che Augusto inviò in tutto l'im­ pero venti uomini ad organizzare il censimento 4• Si è sostenu­ to al riguardo 5 che la fonte cui attinge la Suda è Dione Cas­ sio 5 6 , 2 8 ,6 6 : ma si può osservare che nemmeno Dione Cas­ sio dà il numero degli inviati, per cui è possibile affermare che la fonte a cui ha attinto la Suda non è né Luca né Dione Cas­ sio 7 • M a al di là dei problemi della loro autenticità e della loro provenienza, le notizie sulla divisio e sulla descriptio orbis forniteci da Giulio Onorio, Cassiodoro ed Isidoro, nonostan­ te tutto, conservano, solido, il ricordo di un'operazione (il ri­ levamento catastale dell'impero) che difficilmente poteva non esser collegata all'istituzione del censimento delle province 8 salvi restando, ovviamente, i particolari rapporti giuridico-fi­ scali preesistenti tra l'amministrazione centrale e le compo­ nenti dell'impero : tra cui, appunto, i regni clienti e, nel caso specifico, il regno erodiano (su questo cfr. oltre) . 3·

Un censimento universale

Prima di addentrarci nel vivo del problema storico, occor­ re valutare in breve il preciso significato del termine otxou1-LÉ\It} in Le. 2 , r . L'ipotesi di una inesatta traduzione o di un fraintendimen­ to, da parte di Luca, di un originale termine ebraico o aramai­ co ( otxouiJ.ÉVt} per tebel o ' ere�; oppure confusione tra i terr.

4· s.v. à'ltoypacpi) (per cui dr. sopra, p. 1 2 2 n. r. 5 ) . 5 · Braunert, op. cit. , 204. 6. D. Ca. 56,28,6 : f'ltE{.I.�Ev lfì..lovç lilln "a. 'tE ";;:N tBt.urtwv xat 'tà 'tWv 'lt6À.Ewv X'tTJ!J.a'ta à'ltoypa�o{.I.Évovç. 7· Fra l'altro, il Braunert, op. loc. citt., assegna erroneamente la notizia di Dione Cassio al 13 a.C., mentre essa si riferisce all'ultimo dei census populi augustei ( 13/14 d.C.): di qui lo stupore del Braunert per il fatto che questo passo non sia stato usato dai fautori dell'universalità del censimento augusteo. 8. Cfr. Coli, op. cìt. , 108 ; G.I. Luzzatto, s.v. Provincia (Diritto romano) , NNDI xrv, 377-382; qui a 382 ; e De Martino, op. cit. , vol. rv/2, 921 ss. IJI

mini aramaici ·amma ed •alma 1 ) , può valere solo nei limiti con­ getturali entro i quali è stata formulata, dal momento che man­ ca ogni altro termine di confronto. Ma se ci limitiamo all'uso che Luca fa della parola otxov!J.É­ VT} , possiamo vedere che essa ricorre invariabilmente con il si­ gnificato di «mondo» 2• V'è una sola eccezione, in Act. I 7 ,6 : ot 'tl)'V otxou!J.EV'l}V àvacr't'a'twcravnç, «coloro che hanno tur­ bato la popolazione» : ove la parola otxou!J.EV'l} è usata iper­ bolicamente per indicare la popolazione di Tessalonica 3• Si di­ scute tuttavia su un altro passo degli Atti degli Apostoli : I I , 2 8 , dove Agabo preannuncia una carestia che si sarebbe este­ sa, al tempo dell'imperatore Claudio, Èq>'oÀ.'l}V 't'i}v otxov!J.E­ V'l}V, «SU tutto il mondo» 4• Alcuni studiosi hanno infatti rite­ nuto che in questo caso oi.xou!J.ÉV'l} stia ad indicare la sola Palestina: per analogia, dunque, anche Le. 2 , I potrebbe aver indicato, con otxou!J.EV'l} , solo la Giudea o la Palestina 5• Al­ l'opposto, altri hanno sostenuto - ponendo sullo stesso pia­ no apologetico-teologico Le. 2 , I e Act. I I ,28 - l'intenzionale allargamento ecumenico di un fatto di portata e rilevanza ben più limitate 6• Nel parlare delle dimensioni della carestia, in verità, Luca I . Cfr. sopra, p. 129 n. 67.

Cfr. Le. 4,.5 ; 2 1 ,26 ; Act. 1 9 ,27; 24,.5 (e cfr. 2 1 ,2 1 ) . 3 . La Vulgata traduce: Quoniam bi, qui urbem concitant (Act. 17,6) . 4· Act. n ,28. 5 · Cfr. gli autori citati sopra, p. 1 2 9 n. 68.

2.

6. Alle grandi dimensioni della carestia dei tempi di Claudio accenna lo Stiihl.in, Die Apostelgeschichte, GOttingen 1962, 164, ma sen2a citare le fonti, provocan· do cosi lo scetticismo di Pliimacher, op. cit. , 24 n. 1 03 ; il quale afferma ( ibid. , 24· 2.5): «So bleibt nur die Moglichkeit , dass Lk hier, wie schon in der Einleitung der Weihnachtsgeschichte im Falle cles Zensus, eine provin2ielle Angelegenheit, namlich die partielle Hungersnot in Palastina, von der er durch die Agabustradi· tion wusste, zu einer die game Welt betreffenden Katastrophe gemacht hat ... Der Grund fiir die lukanischen Manipulationen diirfte in beiden Fallen derselbe ge· wesen sein : der Wunsch, Ereignisse der Geschichte cles Christentums auch als Ereignisse der Weltgeschichte darstellen zu konnen» : un espediente comune sia a Le. 2 ,2 che ad Act. u ,28 sarebbe la menzione degli imperatori romani non come strumento di determinazione cronologica, ma come mezzo di inserimento del fat· to singolo «in den Rahmen der Weltgeschichte».

1 32

non ha errato né mistificato. Sappiamo infatti che tra i1 48 e il 50 d.C. una grave penuria di vettovaglie interessò, oltre la Pa­ lestina, varie altre parti dell'impero : al riguardo possediamo informazioni per Roma e l 'I tali a 7 e per la Grecia 8 ; e non è detto che quel flagello sia rimasto circoscritto a queste già va­ ste zone 9 : il che ci fa concludere che, anche in questo caso, Lu­ ca abbia usato oi.xou!J.ÉVT) nel senso di «universale» . Ne deriva che l'uso costante, da parte di Luca, di oi.xou­ !J.ÉVT) nel senso di «mondo» ( salvo che in Act. 1 7 ,7 ) induce a ritenere che l'evangelista abbia realmente inteso alludere al­ l'orbe romano - e non alla sola Giudea (o Palestina) - come oggetto del censimento di cui ci informa 10• 2 . Nell'ambito della riorganizzazione imperiale intrapresa da Augusto, e della quale, come si è visto, vi sono indiscuti­ bili testimonianze, è più che lecito pensare ad un generale pro­ gramma di censimenti di tutte le regioni dell'orbe romano (compresi regni clienti e province senatorie : su questo non può esservi dubbio 1 1 ) , pur senza voler affermare che tale pro­ gramma abbia potuto essere effettivamente portato a compi­ mento, o che tutte le operi:}Zioni preventivate si siano svolte in un lasso di tempo limitato e ben circoscrivibile. 7· Tac . ann. 1 2 .43 ; Euseb., chron. arm. , e d . Karst, Leipzig 1 9 1 1 , 2 1 5 ( nel x anno di Oaudio) ; Oros. 7,6,17 . !! . Euseb., chron. arm., ibid. (nell'viii anno d i Claudio) : fu tale i l disastro che uno staio veniva venduto per 6 didracme . Su questa carestia cfr. J. Jeremias, Sabba­ tbiahr und neutestamentlicbe Chronologie : ZNW 27 ( 1928 ) 100, e J. Dupon t , No­ tes sur les Actes des Apotres : RB 62 ( 1 9 .5 .5 ) 52-55 ( Id., La carestia al tempo di Claudio (Atti II,28) , in Id., Studi sugli Atti degli Apostoli, tr. it. , Roma 1 97 .5 , 9 - Cfr . i n questo sen so anche Benoit, op. cit. , 694 . 277-28 1 ) . 10. Euseb.-Hieron ., chron. , ed. Helm, vol. I, Leipzig 1 9 1 3 , 1 79 : profetia Agabi, qua in Actis Apostolorum famem in toto orbe futuram dixerat, sub Claudio expletur. 1 1 . Cfr. D. Ca. 53,17,7 ; e Fabbrini L'impero, cit., 320. Anche il fatto che Momm­ sen e Hirschfeld non abbiano trovato traccia, per il I secolo d.C., di ufficiali impe­ riali incaricati del censimento delle province senatorie (cfr. Schiirer, op. cit., .523 n . .55 ) non significa che in tali province l'imperatore non potesse ordinare un cen­ si men to ,

=

·

,

.

133

Nelle sue linee generali può venir condivisa la tesi di Zumpt 12 e di Marquardt 13, di un censimento dell'impero pre­ ordinato già fin dai primi tempi del principato, ed attuato in varie fasi 14 : ed in questa prospettiva riveste un certo significa­ to anche la vicinanza delle date di vari censimenti provinciali , segnalata dalla Ross Taylor e dal Corbishley 15 (sempreché non la si intenda come prova dell'attuazione simultanea del censi­ mento in tutto l'impero) . Il periodo posteriore al I 3 / 1 2 a.C. - anche se non costitul la fase di avvio delle operazioni censuali - rappresentò sicura­ mente un momento fondamentale nell'attuazione del program­ ma preventivato: tanto più che tale periodo segna una tappa importante nel progetto augusteo di pacificazione e di asse­ stamento generali : appartengono a questo lasso di tempo l'e­ saltazione oraziana di tale disegno 16 ed il desiderio del prin­ ceps di chiudere per la terza volta, e definitiva, le porte del tempio di Giano 17• L'inaugurazione dell'èra di pace universa­ le potrebbe aver coinciso con la ripresa in grande stile dell'o­ pera di riorganizzazione generale, la quale poté durare, per vari motivi, assai a lungo e, forse, non essersi mai conclusa 18 : e non è da escludere che Luca abbia fatto riferimento proprio a questo particolare momento . 3 · Tale ipotesi trova conforto nella vicinanza delle date dei 12. Zumpt, op. cit . , 159.

1 3 . Marquardt , Organ. financ. , cit ., 266 s . , riteneva che l'editto che ordinava il

censimento dell'impero fosse stato emanato nel 27 a.C., in coincidenza col primo censimento delle Gallie. 14. Cfr. di recente in questo senso le considerazioni linguistico-semantiche di J . Thorley, The Nativity Census: was does Luke actually say? : GreecRom 2 " s.26 1 5 . Corbishley, Quirinius, cit ., 8 1 ss. ( 1979 ) 8 1 -84. 16. Hor., carm. 4,1 5,8; epist. 2,1 ,253. Sull'argomento cfr . S . Weinstock, Pax and the «Ara Pacis» : ]RS 50 ( 1 960) 48. 17. D. Ca. 54,36,2. Il tempio non fu chiuso a causa di una improvvisa rivolta scop­ piata in Pannonia e Dalmazia.

1 8 . Cosl già Zumpt, op. cit. , 176 ss . : per certe province infatti mancano, per l'età augustea, notizie di censimenti . 1 34

censimenti (di cives e non) a noi noti . Possiamo individuare al­ meno due fasi nei censimenti augustei del I secolo a.C. : a) 29/ 2 7 a .C. Per questo periodo sono ricordati i censimenti delle Gallie 19 e della Spagna 20; nel 2 8 a.C., poi, Augusto celebrò il primo dei tre lustra ricordati nelle Res Gestae in relazione ai census popoli Romani 21 • b) 1 2 / 8-7 a.C. Nell'8 a.C. Augusto celebrò il secondo lustrum 22• Nel I 6 era stato nelle Gallie 23 , ed in seguito, nel I 2 , aveva affidato a Druso il compito di cen­ sire nuovamente quei territori . Questa misura provocò rivol­ te 24. Vi sono poi notizie di operazioni di censimento in Spagna 25 e, per l'u / I o a.C., in Dalmazia (anche qui scoppiarono ri­ volte) 26• In Egitto continuava nel frattempo la prassi delle a'1toypacpa� annuali (secondo recenti ed autorevoli studi, in­ fatti, - e a differenza di quanto sostenuto già dal Ramsay e poi da molti altri - non vi sono prove che l'inizio del ciclo quat­ tordicennale dei censimenti egizi possa collocarsi in età au­ gustea 27) . 1 9 . D. Ca . 53,22,5 ; Liv., per. 1 3 1 ; 1 34 ·

2 1 . Mon . Ancyr. 2 ,2-.� . 2 3 . D. Ca. 54,1 9 , 1 s . Mon .. An cyr. 2 ,5-6 . 24. Liv., per. 1 3 7 : tum ultus qui o b censum exo rt us in Gallia erat, compositus ; dr . D. Ca. 54.32 ,1 : lM. 'tÒ 'tOÙç rocÀ.!X'tcu; !J.TJ ÉtnÀ.ooovÀ.E�V 1tOÀ.EJ.U.ù�ÉV'tWV. 2 5 . Plin. nat. hist. 3 , 1 8-30. 76-79 ; 4,I Io-1 1 2 ; D. Ca. 53,22,5 ; CIL VI, 332; n ,

20. D. Ca. 5 3 ,22,5 . 22.

4 1 2 1 ; X, 68o; V I , 1463 ; VIII , 7070 ; 19428.

26. D. Ca. 54,36,2 : xoct ot AEÀ.(.l!X'tocL 1tpòç 'tàç Éa1tpli!;ELç 'tWV XPTJ�'twv È1toc­

vÉC"tTJC'OCV. 27. La prima data sicura per cui è attestata una xcn'otxi.ocv à.1toypocq>1} quattordi­ cennale è il 33/34 d .C (Sammelbuch 566 1 ; Hombert-Préaux, Recherches sur le recensement dans l'Egypte romaine, Leyde 1952, 47 s.). Ma sembra certa l'atte­ stazione anche per i1 1 9 / 2o d.C. (già B .P. Grenfell - A.S. Hu n t , Tbe Oxyrhynchus Papyri parte n, London 1 899, 252 ; 254 ; A. Calderini, La più antica scheda di censimento romano proveniente dall'Arsinoite : RIL 64 ( 1 93 1 ) 55 1-55 8 ; dr. di .

,

recente O. Montevecchi, Il censimento romano d'Egitto. Precisazioni: Aevum 50 ( 1976) 72 ss. : sulla base di P. Mich. Browne 578). Secondo Grenfell-Hunt , poi, il ciclo sarebbe da porre in rel azione con la riforma amministrativa augustea , e la data d'inizio sarebbe da porre al 10/9 a.C . : P. Grenfell 1 45 e 1 46 , del 19 e 1 8 a.C., dimostrerebbero infatti che almenc fino a quella data restò i n vigore il si­ stema tolem aico delle dichiarazioni annuali : cosl Grenfell-Hunt, P. Oxy. n 2 1 0 ;

1 35

Poco più tardi del r o a.C. fu censita anche la Cirenaica 28 ; e in questo stesso periodo, secondo quanto affermato da Luca, venne fatta 1'&.7toypa.cpi) del regno di Giudea 29• Alcuni hanno L. Mitteis - U. Wilcken, Grundzuge und Chrestomat ie der Papyruskunde, 1 . Bd ., Leipzig 1 9 1 2 , n• 2oo; H. ldris Beli, in St oria Antica Univ. di Cambridge, tr. it. , vol. x/ x , Milano 1968, 365. II Seidl, Der Eid in rom .-Jgypt . Provinzialrecht, Miin­ chen 1933, vol. I, n n. x ; 47 ; 136, assegnava P. Med. 3 (da Theadelphia) al 5/6

d.C. ( data di un possibile censimento quattordicennale) in base all'analisi della formula del giuramento. Or. ora anche C.A. Nelson, Status declarationis in Roman Egypt, Amsterdam 1979, 23 n. 70. Contra : Montevecchi, op . cit . , 73· Alt ri , poi , sostengono che la quattordicennalità del ciclo risalga all'età altotolemaica, e pre· cisamente al 220/ 2 1 9 a.C., su iniziativa di Tolemeo Filopatore e del suo mini­ stro Sosibio (Wallace, Taxation in Egypt from Augustus to Diocletian, Princeton 1938, 96-9 8 ) : cosl che il primo censimento imperiale di questo ciclo risalirebbe al 24/23 a.C. (Wallace, l.-cc. citt. ; alla stessa conclusione, ma con motivazioni dif­ ferenti, giunge V. Tcherikover, Syntaxis and laographia : JJu rPap 4 ( 1 950 ) 1792 1 7 ; qui a p. 1 8 7 ; E.M. Smallwood, op. cit. , 23 1 ). Per qua n to ri guarda le date precedenti il 19/20 d.C., il discorso è però aperto, ed oggetto di discussione. Se­ condo Kenyon, P. Lond. n, 1 9 ; S.L. W allace , Census and poll-tax under the Ptole­ mies : AmJPh 59 ( 1 93 8 ) 432; Hombert-Préaux, op. cit. , 49, P. Grenfell 1 45 e r , 46 non avrebbero valore ai fini dell'individuazione dell'inizio del ciclo quattor­ dicennale, non riguardando l'esazione del testatico: infatti, accanto alle xix't"'ot­ x!a.v ,lbtoypaq�aL 1 4ennali continuarono le a7toypacpaL annuali , riguardanti i be­ ni mobili (su ciò v. Schiirer-Vermes-Millar, o p. c it . , 404 e n. 20). Possed,iamo poi ricevute di À.aoypaq>La. ris alenti al 22/2r a.C. ( 0. Strassb. 38, cit . in Hombert ­ Préaux, op. cit. , 48 e n. 4) e al 17 a.C. (Wilcken, Ostraka, n• 357); inoltre , P. Oxy . II, 288 ricorda una É'ltLXp�cnç per il 4 1 ° anno di Augus to ( I I / 1 2 d.C. )· ed una a'ltoypaqrlj per il 42° anno ( 1 2/ 1 3 d .C. ) : sull'argomento v. Hombert-Préaux, op. cit., 48-49 ; H. Braunert, Zur Terminologie der Volksziihlung im friihen romischen Aegypten : Eos 48, 3 ( 1956) ( Symbolae Taubenschlag ) 53-66 ; qui spec. 55 ss,; M. V. Biscottini , L'archivio di Tryphon, tessitore di Oxyrhynchos: Aegyptus 46 ( 1 966 ) 6o- 9o , qui a 74 s . ; O. Montevecchi, La papirologia, Torino 1973, 1 77 . Dal confron­ to tra P. Oxy. n 288 (rr. 35-42 ), P. Oxy. II 3 1 4 ( Sammelbuch 10220 ) , e P. Med. 3, la Montevecchi, Il censimento, cit. , 73-74, ha tratto la conclusione che l'inizio della periodicità 1 4ennale dei censimenti dell'Egitto romano non possa r i salire oltre l 'età tiberiana ( r 9/2o d �C . ) . 28. Cfr. il I edi tto di Augusto ai Cirenei : FIRA I, 404-407 (e cfr. sopra, p. 1 2 o ) : l'età minima, sia per un greco che per un romano, pe r sedere nei tribunali dove­ va essere di 25 anni, ed il censo minimo di 7 .500 denari;. solo nel caso che non si raggiungesse il numero previsto di giudici il censo poteva scendere a 3·750 de­ narii. Sul censimento provinciale della Cirenaica v. Ross Taylor, Quirinius, ciL , 1 20 ss.; Corbishley, Quirinius, cit., 88 ss. ; Accame, Il primo censimento , cit. , 1 56 . 2 9 . Secondo alcuni, i n questo · periodo o perazioni censuali potrebbero aver riguar­ dato anche altre parti dell'impero; la Cilicia e l'lturea (per cui cfr. qui sotto, n. 3o) ; e la Nabatea : v. sotto, n. 3 1 . =

anche ritenuto che siano stati censiti, nell'ultimo decennio del 1 secolo a.C. , il territorio omonadense in Cilicia 30, la Naba­ tea 31 e la Paflagonia 32• Per il periodo intercorrente tra il 2 7 e l' r r a.C. non abbia­ mo notizie dirette né di census populi né di censimenti delle province; tuttavia si discute ancora su alcune notizie fornite da Augusto stesso, da Svetonio e da Dione Cassio. Secondo alcuni, nel 2 2 a.C . , dopo la deposizione dei due cen­ sori da poco eletti, P. Emilio Lepido e L. Munazio Pianco 33 Augusto avrebbe ordinato un censimento 34 • Ma da quanto pos­ siamo desumere dalle fonti, non sembra che in quella occasio­ ne l'attività di Augusto abbia interessato ambiti diversi da quelli della sorveglianza e della correzione dei costumi ; della limitazione del lusso dei banchetti pubblici e delle spese per feste e giochi ; della prevenzione degli incendi, ecc. 35 • Recentemente alcuni studiosi hanno anche sostenuto che operazioni di censimento si sarebbero svolte nel r 8 a.C. 36 : 30. E. S tauffer , Die Dauer des Census Augusti. Neue Beitriige zum lukanischen Schatzungsbericht, in Studien 1.um N. T. und Patrìstìk, Bd. 77, Berlin 1 96 1 , 9·3 4 · Qui, a p. 2.5, l'A. sostiene che il bellum Homonadense, guidato per un un trien· nio da P. Sulpicio Quirinio sui monti cilici ( Tac . , ann. 3 ,23 ; Strabo 1 2 ,6,.5, .569 )

potrebbe essere stato dovuto alla resistenza opposta da quelle popolazioni al cen­ simento. Già in questo senso si era espres so O. Ma rucchi , Il censo di S. Luca e l'iscrizione di Quirìnio : Bessarione 1 ,9 ( 1 897) .58o-.596 (a cui d'ora in poi faremo riferimento) ; qui a p . .59 1 . Dello stesso Au tore dr. anche L 'iscri'l.ione di Quirinio nel Museo Lateranense ed il censo di S. Luca, Siena 1 897 , e la voce Cyrinus, DB I I , n 86· I I9 I . 3 1 . S tauffer , ]esus , cit., 3 1 : un Fabato compare quale lìLo�Y.TJ'tTJc; d i Augusto a Pc­ tra ( los., bell. lud. r ,67.5 ) al tempo di Senzio Saturnino. 32. Secondo il Cumont, in REG 14 ( 1901 ) 2 6-4 .5 , anche il giuramento di fedeltà prestato dalla Paflagonia nel 3 a.C. (OGIS .5 3 2 ) è da collegare con il censimen­ to di quel territorio, divenuto provincia romana tre anni prima . Cfr. Benoit, op. 33· Vell. 2,9.5,3 ; D. Ca. 52,1 ,5 ; 54,2 , 1 dt. , 698 . 34· De Martino, op. cit. , vol. IV/ l , 198. 35· Il fondamento giuridico di tale attività sarebbe stata la censoria potestas: cfr. G. Pieri, L'histoire du cens iusqu'à la fin de la République romaìne, Pari s 1 968, . 201 ; De Martino, op . c it . , vol. IV / r , 198-199. 36. Cosl H.E.W. Turner , Tbe Chronological Framework of the Ministry, in Hì· storicity and Chronology in the New Testament, ed . D.E. Nineham, London 1965, 59-74 : qui a p. 63 ; Fabbrini op. cii. 320 e n. 3· 1 3ì

ma nelle fonti non v'è traccia di siffatte operazioni. Il proble­ ma si può porre, semmai, in relazione ai poteri conferiti ad Augusto nel 1 9 a.C. ed all'attività da lui svolta nel periodo immediatamente successivo. In proposito le fonti sono discordanti : Svetonio 37 parla di un regimen morum et legum vitalizio ; Diane accenna ad una cura morum quinquennale 38 (rinnovata poi nel 1 2 a.C.) , ad una censoria potestas quinquennale ed all' imperium consula­ re a vita. Augusto stesso, però, afferma di avere per tre volte (nel 1 9 , nel 1 8 e nell'I I a.C.) rifiutato la cura legum et morum maxima potestate, offerta a lui solo ; ma di aver svolto ugual­ mente il compito affidatogli in virtù della tribunicia potestas, avvalendosi per cinque volte, su propria richiesta, di un col­ lega 39• La discussione su questo problema è tuttora aperta, e la let­ teratura in proposito è assai vasta 40• A mio avviso è possibile 37- Suet ., Aug. 27.

39· Mon. Anc. 3 , I I-22 gr.

38. D. Ca. 54,r o,5 .

40. All 'imperium consulare sono legati alcuni problemi . La dottrina è divisa se prestare o no fede alla notizia di D. Ca. 54,1 0,5 ( 1 9 a.C.) sul conferimento vita­ lizio dell imperium consulare, notizia che contrasta con Mon. Anc. 1 ,35-36 ( relativo, però, a un'offerta fatta ad Augusto nel 22 a .C. : consulatum mihi tum annuum et quoque in perpetuum delatum non recepi). Chi sostiene la non contraddittorie­ tà fra le due notizie distingue il rifiuto del titolo di consul dall'accettazione del­ l'imperium, cioè del potere inerente alla magistratura: potere che Augusto può ben aver accettato, tacendo invece, nello Res Gestae, sul titolo e sulla carica (su questo punto cfr. la bibliografia in De Martino, op. cit. , vol. IV/ 1 , 193 n. 3 ; cosl anche A.H.M . Jones, Studies in Roman Government and Law, Oxford 1 960, 2 1 s . ; B. Parsi-Magdelain, La cura legum e t morum : RHDFE 4 2 ( 1964) 373-4 1 2 ; qui, in particolare, a 401 ). Contro questa ipotesi si veda la lett. citata in De Martino, op. cit. , vol. IV/ r , 1 93 n. 3· Mi sembra poi che le motivazioni con le quali il De Marti­ no sostiene l'ipotesi (p. 1 94 s.) del conferimento dell imperium consulare nelle par­ ticolari occasioni dei censimenti dell'8 a.C. e del 14 d.C. (e però anche del census Italiae del 4 d.C . : D. Ca. 55,13,3 s., accettando la correzione del Premerstein) sia­ no definitive. A ciò si collega poi il problema costituito dal fondamento giuridico dei census ricordati da Augusto. Le soluzioni proposte sono varie e contrastanti talvolta l'una con le altre. Cosl, ad esempio, il Salmon ritiene (E.T. Salmon, The Evolution of Augustus' Principale : Historia 5 ( 1956) 456-478 ; qui 471 s . ) che l'imperium consulare fosse connesso, sia nell'8 a.C. che nel 14 d.C., alla leva mi­ litare in relazione alle difficoltà del momento, «since one who enrolled troops had to be a holder of imperium» (p. 474); così anche il Grant: GreecRom 18 ( 1 948 ) 104 ; Id ., From Imperium to Auctoritas , Cambridge 2 1 969, 473-475 e n. r . Per '

'

che gli storici successivi ad Augusto abbiano equivocato sulla terminologia giuridica o sull'aspetto cronologico della questio­ ne: anche se questo non implica che essi abbiano stravolto la realtà delle cose. 4 · Se esaminiamo le iniziative di Augusto dopo il 1 9 , ve­ diamo .che esse seguono due direttrici : a) interventi legislativi . Sono di questo periodo, ad es . , la !ex Iulia de maritandis ordinibus, la lex Iulia de adulteriis, la lex Iulia sumptuaria. Esse possono aver costituito l'oggetto di una cura morum di carattere «politico» attribuita dal se­ nato ad Augusto 41 , il quale avrebbe poi agito, per sua esplici­ ta testimonianza 42, in virtù della tribunicia potestas ; b) lectiones senatus. A questo proposito si è rilevato 43 che Dione tiene a distinguere la cura legum et morum dalla censo­ ria potestas : questo è importante, poiché recenti studi 44 han­ no dimostrato che dopo i1 2 7 a.C. la censura si era ormai sepa­ rata dal census civium , la cui base giuridica era divenuta l'iml 'imperium consulare connesso solo ad attività non militari v. invece P. Prezza, Note esegetiche di diritto pubblico romano, in Studi De Francisci vol. I, Milano 1 9.56, 201-2 1 r ; qui a 209 n. 2. Altri (ad es. A. Guarino, Res Gestae Divi Augusti, Milano 1968, 3 3-34) pensa che Augusto non volesse avere, nella cerimonia lustra­ le, alcuna esteriore dignità in meno dei consoli ordinari. Una teoria abbastanza dif­ fusa è quella, facente capo ad A. von Premerstein, Vom Werden und Wesen des Prinzipats, Miinchen 1937, 161 n. 3, del decadimento politico della censura, evi­ denziatosi particolarmente nel 22 a.C. : Augusto avrebbe perciò preferito usare i poteri censori rientranti nell imperium dei consoli, come avveniva prima dell'isti­ tuzione della censura. Per il Siber, Das Fiibreramt des Augustus , in «Abhd. d. Sachs. Akad. d. Wiss .», phil.-hist. Kl., 1 940, 46, la legge di conferimento dell'im­ perium consulare stabiliva formalmente che in esso rientrassero anche i poteri cen­ sori. Secondo il Prezza, Note esegetiche di diritto pubblico romano , in Studi in memoria di E. Albertario , vol. n, Milano 19.53, 633-65 1 ; qui a p. 648 , «la versio­ ne di Augusto e quella di Dione mostrano egualmente l'esistenza di un nesso fra l'imperium consulare e la funzione censoria, sia nella sua significazione magistra­ tuale ordinaria, sia in quella straordinaria della cura legum et morum» : e conclu­ de per una distinzione, in età augustea, fra imperium consulare (base giuridica dei census) e potestas censoria ( base delle lectiones) . Cosl anche Pieri, op. cit. , '

1 97 s .

4 I . De Martino, op. cit., vol. IV/ I , 205-207 .

43· De Martino, op. cit. , vol. IV/r , 1 96 s.; 201 s .

42. Mon. Anc. 3 ,20.21 gr.

44 · Pieri, op. cit. , 1 8 5 ss. ; 2or . 1 39

perium consulare 45 • Il fatto che Dione Cassio parli di tre po­ teri diversi è significativo, poiché ciò riflette fedelmente tre differenti tipi di attività svolte da Augusto dopo il I 9 a.C. : at­ tività legislativa, inerente soprattutto alla sorveglianza dei co­ stumi (cura morum) ; lectiones senatus (censoria potestas) ; census populi (imperium consulare) 46• L'ipotesi che nel I 8 a.C. possa essersi svolto un censimen­ to, quindi, non essendo avvalorata dalle fonti 47 , è probabil­ mente dovuta alla riproposizione della teoria mommseniana di una necessaria correlazione tra lectio senatus e census ( teo­ ria oggi in genere non più accolta 48) .

5 · L'ultimo periodo da tenere in considerazione è quello compreso negli anni I 3 / I I a.C . : a proposito del quale Dione Cassio ci offre varie informazioni : a) nel

I3

a.C. Augusto com-

45 · Ibidem. Sul census del 28 a.C. cfr. De Martino, op. cit. , rv/ r , 1 96 s. 46. Sulla censoria potestas come base giuridica delle lectiones augustee concordano Jones, op . cit . , 25 ; P. Grenade, Essai sur les origines du Principat, Paris r96 r , 309 n. 334; Frezza, in St. Albertario, cit., 648 ; Parsi-Magdelain , op. cit., 401 ; Pieri , op . cit. , 200. Del parere che già nel 19 a.C. Augusto avesse deciso di riservare la censoria potestas alla lectio senatus e l impcri um consulare al census è il Frezza, in St . Albertario, cit., 649-650; cfr. in questo senso anche Pieri, op. cit. , 197 ss . 47 · Le indicazioni del De Francisci, Storia del Diritto romano , vol. n/ r , Milano 1944 ( rist.), 294 ( «Nel r8 a.C. egli ( cioè Augusto) compl il censo consulari cum imperio»; «Stando a quanto dichiarano le Res Gestae , M.A. lat . II ,5-8 ; 8- u , il censo degli anni r8 e t r fu da Augusto compiu to consulari cum imperio») 5ono '

non del tutto esatte.

48. II Mommsen riteneva valide, anche per l'età augustea, le norme della lex Ovt­ nia, e collegava la lectio senatus al census; per cui riteneva doversi pensare che le tre lectiones citate nelle Res Gestae coincidessero con i tre census populi : 28 e 8 a .C., e 14 d.C.: accettando cosl come autentica, in Dione Cassio, solo la notizia relativa al 28 a.C., respingendo come apocrife le altre ( Res Gestae , cit. , 35 s . ; ma , in un secondo momento, ritiene valida anche la notizia relativa al r8, leggendovi un recensus extra ordinem ). Ma la necessità del legame tra lectio senatus e cenms in età augustea è stata da più parti negata, ed è opinione comune che in vari mo­ menti (22 a.C., 19/18 a.C., 13/14 d.C.) siano avvenute operazioni censorie indi­ pendenti l'una dall'altra : senza cioè che una lectio senatus presupponga . necessa­ riamente un census, e viceversa. Cfr. J .C. Stobart , The Senate under Augustus : ClasQ 2 ( 1908 ) 298 s . ; Hammond, op . cit ., 92 ss. ; Jones, op . cit. , 21 s . ; Grenade, op. cit., 304 ss.; Pieri, op. cit. , 1 96 ss . ; Parsi-Magdelain, op. cit. , 401 ; A.E . Astin, Augustus and «Censoria Potestas» : Latomus 22 ( 1 963) 226-2 3 5 ; qui a 227.

pl una É;É'ta.O't.c;, «revisione» delle liste del senato 49 ; b) nel I 2 a .C. venne riconfermata ad Augusto la cura morum quinquen­ nale 50 che aveva già ottenuto nel I 9 51 ; c) nell'I I a.C. Augu­ sto ordinò &.1toypa.cpa.l ed un'altra È;É"ta.O't.c; del senato 52 • Su tali punti il dibattito è aperto. L'osservazione principale che si muove a questa ricostruzione degli avvenimenti concer­ ne la poca verosimiglianza del fatto che il senato possa essere stato oggetto di lectio per due volte in soli tre anni 53 • Cosi, dal Mommsen in poi, si tende per lo più a negare valore a queste notizie o, quanto meno, a ridimensionarne la portata. D'altra parte si può rilevare che l'opinione del Mommsen, il quale riferiva il passo relativo al I 3 a.C. ad una recognitio equitum 54 - da Augusto effettuata anche altre volte 55 - e che riteneva apocrifa pure la notizia relativa all' I I a.C. , facen­ dola derivare da un'erronea interpretazione estensiva , da par­ te di Dione Cassio 56, del rinnovo del conferimento ad Augu­ sto della cura morum ( 1 2 a.C.) 57, non sembra confortata dalle parole di Dione stesso, il quale parla di un provvedimento li­ mitato ad un ristretto e ben determinato gruppo di persone: cioè i XXviri ed i tribuni plebis 58 • 49· D . Ca. 54,26,3 . 5 1 . D . Ca . 54,Io,3 .

50. D. Ca. 54.3o,I . 52. D . Ca. 54,3 5 , 1 . 5 3 · Cosl ad es. Jones, op. cit. , 22 . 54· Il Mommsen, Dr. Pubi. , cit., vol. VI/2, 88 e n. I , osseiVava che il limite d'età di 35 anni e l'integrità fisica non erano condizioni per l'ingresso in Senato, per cui riteneva che il passo si riferisse ad una recognitio equitum e che dovesse essere cosl integrato: «li costrinse a divenire senatori - ed a partecipare alla pompa - a meno che non fossero invalidi». Cosl anche Jones, op. cit. , 22 s. Contra: Astin, 55· Suet., Aug. 3 7 ; 38. op. cit. , 226 s.

57· Mommsen, Res Gestae, cit., 3 5 ss. 56. D . Ca. 54,30,I . 58. D. Ca. 54,26,5-6 . Queste apparenti difficoltà possono spiegarsi ove si tenga presente l'avvenuta elevazione del censo senatorio da 400 .000 a I .ooo.ooo di se­ steni (D. Ca. 54,26,30; 30,2. Cifre diverse dà Suet., Aug. 4 1 , 3 : rispettivamente Soo.ooo e 1 .2oo.ooo) attuata in funzione della creazione dell'.ordo : cfr. A. Chasta­ gnol, Les modes d'accès au Sénat romain au début et l'Empire: BSAF 197 1 , 282309 ; Id., La naissance de l'a� dell'I I a. C. è vera : ma si sarebbe trattato solo della registrazione della proprietà senatoriale 59; altri ancora ritengono che nell' I I a . C. s i sia avuta la terza delle lectiones senatus augustee, aven­ te come fondamento giuridico, appunto, la cura morum rin­ novata nel I 2 60; c'è infine chi propone di intendere le allusio­ ni al 1 3 e all'n a.C. come l'inizio e la fine di un unico atto 61 • Salvo rare eccezioni 62, dunque, le a1toypaq>a� dell' n o sono ritenute notizie apocrifa, o sono inglobate nelle pratiche del censo senatorio 63 • Ma esaminando l'attività di Augusto nel periodo I 3 / I I , cosl che, intorno al I 5 a.C., in assenza di Augusto, il Senato si vide costretto, per poter far ricoprire il XXvirato ed il tribunato della plebe, a scegliere i XXviri t ra i cavalieri, ed i tribuni plebis tra i questorii ancora non quarantenni (D. Ca. 54, 26,5-6 ). Il Nicolet, op. cit. , 3 5 e n. 56 respingendo l'ipotesi del Mommsen restringe giustamente a quest'ultimo gruppo di nuovi entrati e limitatamente ai più giovani di 35 anni il controllo del censo (e della persona fisica): in effetti, l'unica traduzione possibile di ..-6..-E SÈ aù..-òc; 1tci:V'tctc; aù..-ovc; t!;i)..-aaE è que­ sta : si noti invece l'arbitraria traduzione nell 'ediz . Loeb : «Augu s tus himself ma­ de an investigation of the whole senatorial class». -

-

-

59· Cosl Jones, op. cit., 2 3 ss. Parsi Magdelain , op. cit. , 404 n . 49· 6o. Cosl, fra gli altri Frezza, Note esegetiche, in St. Albertario, cit. , 648 ; De Mar­ tino, op. cit. , I98. Ma Dione Cassio dice (54,28 ,I ) che proprio nel I3 a.C. Augu­ sto riconfermò ad Agrippa la trihunicia potestas per un altro quinquennio (e dunque è nel I3 a.C. ch e inizia il secondo quinquennio dell'attività dei due, fon­ da ta giuridicamente, come nel I8, sul la tribunicia potestas, ma comprendente va­ ri settori e aspetti di riforma). Poco dopo , Agri ppa muore; Augus to resta solo. La lectio senatus può aver avuto dunque inizio nel I 3 , in virtù del rinnovo del­ -

l'«incarico» - presupposto dal rinnovo ad Agrippa - avvenuto in quell'anno. La notizia che Dione riferisce al I2 è pleonastica oltre ad essere sign ificativamente troppo concisa : parla solo di cura morum (tacendo della cura legum e della cen­ soria potestas). Nel periodo successivo alla morte di Agrippa, fino al 6 a.C. ( 5 5 , 9 .4), allorché s i associò nella tribunicia potestas Tiberio Augusto restò solo: cosl si spiega perché proprio nell'n a.C. venne offerta, a lui solo, la cura maxima pote­ state, e perché celebrò da solo il lustrum dell'S ( mentre celebrò con Tiberio l'ul­ timo, nel I4 d .C.). ,

,

6 1 . Cosl Hammond, op. cit. , 93 ; Grenade, op. cit. , 309 n. 334; Fieri , op. cit., I97 ; Astin, op. cit., 229. Favorevoli alla terza lectio nel i 3 a.C. sono H. Stuart-Jones, in Storia Antica Univ. Cambridge, tr. it., vol. X/ I , I94; Stobart, op. loc. citt. 62 . Stobart, op. loc. citt. ; Astin, op. locc. citt. 63 . Per

142

un

quadro più generale v. De Martino , op. cit. , vol. IV/ I , I 98 n . 20.

sembra da escludere la possibilità che Dione Cassio abbia con­ fuso le à1toypaq>a� con una É�É"t'aa-�oc; del senato. Infatti, per il I 3 Dione parla di una É�É"t'aa-�oc; avente come scopo la verifi­ ca del censo senatori o 64 , fissato nel I 8 a.C. in un milione di sesterzi 65, contro i 400 .ooo stabiliti in precedenza 66• Questa operazione va dunque distinta dalle &.1toypaq>a� avvenute, o solo iniziate, nell ' I I a.C . : anno nel quale Augusto, a quanto riferisce Dione Cassio , provvide a conferire validità ai decreti del senato anche nell'eventualità che alle sedute fossero pre­ senti meno di 400 senatori 67• I due interventi operati da Augusto nel I 3 e nell' r r a.C. nei confronti del senato sono dunque ben inquadrabili, anche nelle loro motivazioni : entrambi furono infatti conseguenza delle difficoltà provocate dall'elevazione del censo senatorio 68 • 6 . Le &.1toypaq>a� volute da Augusto nell' I I a.C. possono . a mio avviso, riferirsi ad operazioni di censimento. Con tale iniziativa l'imperatore conferi nuovo impulso ad una attività programmata da tempo e prevista su vasta scala, in funzione di una generale riorganizzazione amministrativa e fiscale del­ l 'impero. Dopo la fase di avvio (a partire dal 2 9 / 2 8 a.C.) ta­ le attività aveva subito, a quanto è dato desumere dalle fonti, un rallentamento ed una stasi (dovuti a ragioni di varia natu­ ra : ad es . , nel I 2 a.C. si era reso necessario un nuovo censi­ mento delle Gallie) . A partire dall ' r r a.C. assistiamo ad una ripresa in grande stile dei censimenti provinciali (il cui fonda65. D. Ca. 54,1 7 ,3 . 66. D . Ca. 54,26,3 . Suet., Aug. 4 1 ,3, d à cifre diverse ( 1 .2oo.ooo e 8oo.ooo sesterzi ). Sulla differenza delle cifre fornite da Svetonio e da Dione Cassio dr. Nicolet, op. . 67. D. Ca. 54,35 ,1-2 . cit. , 32. 68. D. Ca. 54,26,3-4 ( 1 3 a.C.): in un primo tempo, il censo senatoriale era stato fissato a 400.000 sesterzi; ma poi, essendo stato elevato a 1 .ooo.ooo, non si trovò più nessuno che di propria scelta volesse diventare senatore; D. Ca. 54,26,8-9 ( 13 a.C. ): Augusto stesso li esaminò tutti. Non si curò di quelli superiori a 35 anni ; quanto a quelli più giovani, e in possesso del censo, li costrinse a entrare nel Senato, a meno che non fossero invalidi.

1 43

mento giuridico può ben essere stato l'ordine di cui ci dà no­ tizia Dione Cassio) . È probabile che Luca si sia riferito a questa attività cen­ suale: ed il o6yp.cx. a cui si richiama può essere stato, come indicato da Zumpt e Marquardt, quello emanato nei primissi­ mi tempi del principato (in questo caso l'evangelista avrebbe ricondotto ad una norma di carattere generale l'applicazione concreta della stessa, offrendo una indicazione cronologica ge­ nerica quale Èv "t'cx.i:c; i}p.Épcx.t.c; ÈxEi:vcx.t.c;) , oppure - ed è la so­ luzione più semplice - l'ordine, ben più recente, emanato nel­ l ' I I a.C. (in tal caso l'indicazione cronologica è assai meno ge­ nerica, riferendosi, grosso modo, all'ultimo decennio del re­ gno di Erode) .

CAPITOLO V L ' ATIOrP Acl> H DELLA GIUDEA

Cerchiamo ora di vedere come e quando avvenne l'esecuzione del censimento augusteo nella terra di Giudea, per valutare l'epoca della nascita di Gesù. Vari sono i problemi che il te­ sto lucano ci presenta al riguardo : i punti di discussione ri­ guardano il fondamento giuridico dell'ordine imperiale di cen­ sire un regno cliente; gli scopi di tale &.1toypa.q>1i ; le modalità del suo svolgimento; infine, le ragioni della presenza di Ma­ ria, pur se incinta, sul luogo della registrazione 1 • I.

Lo

status quaestionis

I . Al tempo di Erode la Giudea non faceva parte dell'ordi­ namento provinciale romano, ed era un regno cliente. Ci si chiede allora come fosse mai possibile che Augusto potesse ordinare un censimento dei suoi abitanti. Tale possibilità è attestata da vari esempi di censimenti or­ dinati da Roma a comunità non soggette alla sua potestà : a) il censimento imposto nel 2 2 5 a.C. ai socii italici allo sco­ po di 'effettuare una urgente leva militare, in occasione di un 'invasione di Galli 2 ; b) il censimento imposto da Cesare agli Elvezi .che vivevano fuori della provincia 3 ; c) il census di età traianea della civitas Remorum (Reims) , la quale era civitas r.

Cfr. per tutti, Schi.irer, op. cit. , 530 ss.

2. Polyb. 2,23,9 ; cfr. Instinsky, Das ]ahr. ci t., 37

e n.

25 .

3· Caes., beli. gall. 1 ,29 ; dr. Instinsky, Begab es, cit. 1 04 s . ; Id. , Das Jahr, cit ., 3 7 ; StauHer, Die Dauer, cit. , 1 2 n . 4 ; contra : Braunert, Rom. Provin:dalzensus, c i t . , 210 n. 4·

foederata 4 ; d) il census Apameae, effettuato da Emilio Secon­ do per ordine di Quirinio 5 in età augustea : anche in questo caso si trattava di una città libera et foederata ; e) il census (svoltosi in età tiberiana) dei Clitae, tribù cilicia stanziata nel regno di un rex socius et amicus (al pari di Erode) , Archelao di Cappadocia 6; f) il censimento a cui , secondo l'ipotesi di qualche studioso, Augusto avrebbe sottoposto il regno di Na­ batea 7; g) la rivolta antiromana di Giuda il Galileo provereb­ be, secondo alcuni, che il censimento della provincia di Giu­ dea nel 6 d.C. riguardò anche la Galilea, estranea alla provin­ cia 8 • Inoltre, l '&.1toypaq>1} ricordata da Luca viene da taluni interpretata come una misura punitiva adottata da Augusto nei confronti di Erode in seguito ad una spedizione militare intrapresa da quest'ultimo, ad insaputa dell'imperatore, con­ tro il regno di Nabatea (cosa che aveva provocato le risentite 4· CIL XII 1 869: Giulio Capitone è c e nso r civitatis Remar[ um] foederatae. Sul· la data dell'iscrizione e sulla carriera di Capitone v. Stcin, s .v . ]ulius Capito , in RE x/ 1 , 542 ; PIR' I 244 .

5· CIL m 6687 ILS 2683 : Q. Aemilius A. f. Pal. Secundus [in ] cast ris di· vi Aug. s[ub] P. Sulpi[ c ]io Q u irin io le[ ga to ] C[a]esaris Syriae honoribus deco­ ratus, pr[a]efect. cohort. Aug. I, pr[ a ] efect . cohort. II classicae; idem iussu Quirbti censum egi Apamenae civitatis millium ho fftin . civium XCVII; idem mis­ su Q u irini adversus It u raeos in Libano monte castellum eorum cepi; et ante mili­ tem praefect. /abrum delatus a duobus cos. ad aerarium , et in colonia quaesto r, aedi/. II, duumvir II, pontifexs. Per avere un'idea dell'importanza e dell'autono­ mia di Apamea, si può ricordare che le città di Larissa, Kasiana, Megara è Apol­ lonia le erano tribu tarie , e che i p rincipi di Emesa e degli lturei le erano alleati (Strabo 16,2,10, 752); dr. J. Finegan , Handbook of Biblica! Chronology, Prince­ ton 1964, 235 s. Sul census Apameae, cfr . anche F. Cumont, The populatio11 of Syria: JRS 24 ( 1934) 190; e, di recente, J. et J.-Ch . Balty, Apamée de Syriae, ar chéologie et histoire. I. Des origines à la tétrarchie : AN RW II/8 ( 1977 ) 1031 34 ; qui alle pp. 1 I 7- 1 20. 6. Tac., ann. 6,41 : Per idem tempus Clitarum natio cappadoci Arcbelao mbiecta, quia nostrum in modum de/erre ce nsus, pati tributa adigebatur, in iuga Tauri mon­ tis abscessit. . . Nel senso citato v. Huschke, Census, cit . , 102 ss . ; Wieseler, Bei­ triige, ci t., 94· 7· Cosl Stauffer, ]esus, cit. , 3 1 : in base al fatto che Faba to , OLOLX'r]'ti)ç di A ugu· sto , si trova a Petra ( Ios ., bell. Iud. 1 ,575 ; ant. Iud. 1 7 ,54). 8. Zumpt, op. cit., 1 9 1 ; e cfr. anche Gardthausen, op. cit . , 923. =

proteste del sovrano arabo presso Augusto 9 e un duro ammo­ nimento di questi ad Erode 10) : e taluni vogliono collegare que­ sta à1toypaqn) con il giuramento di fedeltà al re (Erode) e al­ l'imperatore imposto nel 7 a .C. da Erode stesso ai suoi sud­ diti, ed a cui , come narra Flavio Giuseppe, si sottrassero 6ooo farisei 11 • Molti invece negano che Augusto avesse titolo ad ordina­ re il censimento di un regno cliente: cosi, per tutti, Schi.irer, il quale, nel respingere i più significativi esempi addotti a so­ 1 stegno della tesi opposta (quale, ad es . , il census Clitarum 2) , 9· los., ant. Iud. 1 6,282 ss.

IO. los., ant. Iud. 1 6 ,286-29 1 . Cosi Huschke, Census, cit ., 99 ss. ; Wieseler, Bei­ triige , cit ., 73 ss. ; 83 ss. ; 89 ss.; Bour, op. cìt . , 267 ss . ; Accame, Il primo censi­

mento, cit. , 166; Benoit, op. cit., 698 (e lett. citata). 1 1 . Ios . , ant. Iud. 1 7,41-42. Collegano il giuramento al censimento, fra gli altri , Tholuck, op. cit. , 1 8 1 ss . ; T. Lewin, Fasti Sacri, or a Key to the Chronology oj the New Testament, London 1 865, xxm-xxv ; Zumpt, op. cit. , 1 94 ss . ; W. Lod­ der, Die Schiitzung des Quirinius bei Flavius Josephus, Leipzig 1930, 92 ; Bour, op. cit . , 241 ; K.H. Rengstorf, Die Weihnachtserziihlung des Ev. Lukas, in Stat Crux dum volvitur Orbis, Fsts. H. Lilje, Berlin 1 959, 1 5-30 ; qui a pp. 18 ss. ; Ac­ carne, Il primo censimento, cit., 166; P.W. Barnett, 'A1toypczqrij and a'ltoypacpE­ cr&oo. in Le. 2,I·J : ExpTim 85 ( 1973 ) 377-380 ; Benoit, op. cit. , 698 . Contro la sto­ ricità di tale giuramento si è espresso il Dessau, G eschichte der rom. Kaiserzeit , vol. 11/2, Berlino 1930, 76o n. 2. 1 2 . Schiirer-Vermes-Millar ( op. cit., 414) obiettano che il passo di Tacito non au­ torizza ad ipotizzare che Aichelao avesse effettuato il censimento su sollecitazio­ ne di Roma (e con le modalità romane ), ma che se ne può dedurre, tutt'al più, che Archelao avesse, per ragioni sue, voluto attuare un censimento adottando il mo­ dum romano: e che pertanto, il passo in questione non poteva essere invocato a paragone con Le. 2,1 s. per giustificare l'estensione del censimento augusteo an­ che ad un regno cliente. Si possono a questo riguardo fare le seguenti osservazio­ ni: a) il fatto che Archelao conduca il censimento alla maniera romana ( su tutto il territorio, come ha fatto rilevare Schalit, op. cìt . , 226 n. 369, e non solo in quel­ lo dei Clitae) non costituisce, di per sé, nulla di eccezionale : infatti non è dimo­ strabile la preesistenza, nel territorio di Archelao, di una qualche tradizione am­ ministrativo-fiscale tale da permettere l 'organizzazione di un censimento di tutto il territorio (cfr. su ciò Rostovzev e Gwatkin, citt. in E. Bammel, Die Scbatzung des Archelaos: Historia 7 ( 1958) 497-500 ; 500 n. 36 ) : e pertanto non si può cer­ to escludere che comunque Archelao abbia adottato il sistema romano (altro in­ vece è il discorso da farsi per la Giudea ): senza che questo, pertanto, significhi una illecita intrusione negli affari interni amministrativi di quello stato ; b) per ana­ logia, è difficile immaginare una innovazione così repentina attuata motu proprio 1 47

ribaltava la prospettiva sopra accennata dei rapporti Erode­ Augusto : alla quasi totale dipendenza del primo dal secondo, Schiirer contrapponeva un quadro di relazioni contraddistinte da un livello di autonomia politico-amministrativa, da parte di Erode, tale da far escludere la possibilità dell'imposizione di un censimento da parte del princeps 13• 2 . Si discute poi anche sui fini e sulle modalità della &.7to­ ypacp1) descritta da Luca. Il censimento provinciale romano (cioè dei peregrini) - da distinguersi , come si sa, dal census civium 14 - era già presente , da Archelao; c) dal Mommsen in poi (Ephem . epigr. 1 ( 1 872 ) 278 Gesammel­ te Schriften, vol. VIII , Berlin-Dublin-Ziirich 2196.�, 274) si è ritenuto di identifica­ re l'Archelao citato da Tacito con un figlio di Archelao I, ricordato in un'iscrizio· ne da Atene (OGIS 362) (dr. da ultimo M. Pani, Archelao II e la fine della di­ nastia dei Teucridi di Olba: Athenaeum 58 ( 1 970 ) 327-334 con lett . cit ., 328 n . 5 ) ; però i l Bammel, Die Scbatzung, cit ., non ritiene v i siano prove sufficienti per dimostrare che un figlio di Archelao I abbia «regnato» in una zona della Cilicia Aspera intorno al 3 6 d .C.; e sostiene che varie circostanze inducono a pensare che il censimento e la secessione dei Clitae risalgano all'età di Archelao I, e che solo la repressione guidata da M. Trebellio (Tac., an n. 6 4 1 ) sia databile al 36 d.C. ; anzi, il Bammel collega l'invio di un procuratore da parte di Augusto ( D . Ca. 57, 1 7,5 ) ad Archelao con l'iniziativa del censimento ricordato da Tacito. Se cosl fos­ se, ciò potrebbe rientrare nel quadro dell'iniziativa augustea di riorganizzazione generale dell'impero, comprendente anche i regna. C'è da ricordare la proposta del­ lo Zumpt, op. cit., 1 9 1 e n . , secondo il quale la rivolta di Giuda il Galileo, nel 6 d . C . , starebbe a significare che i l census Quirini f u esteso anche ai territori d i Erode Antipa, e non si limitò solo agli ex-territori di Archelao. Contra : Schiirer, op. cit. =

526·527. 13. Ad es., l'accenno ad Erode incluso tra i procuratori di Siria ("oLç Ém"po1tEUOu­ O'LV "llT) di cui parla Luca 7• Alcuni in verità han­ no collegato il giuramento con l'irata reazione di Augusto al­ l 'avventura nabatea di Erode 8 : però , ove si consideri il giura2. los ., ant. Iud. 1 7,149 ss. 3 · In questo senso il Wieseler, Synopse, cit., 100 ss . ; Beitrage, cit., 98 ss. ; ma Fla­ vio Giuseppe motiva chiaramente l'origine dei tumulti con l'offerta al Tempio di un'aquila d'oro: los., bell. Iud. 1 ,648-6;;;; ; ant. Iud. 17,144 ss. : cfr. per questo Schiirer, op. cit., .528 s . 4 · los., bell. Iud. 2 ,9.5 s.; ant. Iud. 1 7,3 1 8 s. Così Wieseler, Beitrage, cit. , 99; e ancora Accame, Il primo censimento, cit., 162-163 . 5 · Ios., ant. Iud. 1 7 ,41 s. Per quanti optano per questa tesi cfr. sopra, p. 1 47 n. I I . 6 . I l Benoit, op. cit. , 698 ( e già Abel, Histoire de la Palestine, vol. I , Paris 1952, 4 1 5 ) sottolinea che era ricorrente la coincidenza tra un censimento ed un giura· mento. Cosi avveniva in Egitto ( Hombert-Préaux, op. cit., 1 24 ss. ); ed è probabile che ad un censimento si debba collegare pure il giuramento della provincia di Paflagonia, nel 3 a .C. (OGIS 532). Benoit segnala anche il valore tecnico dell'e­ �pressione EÙVOTJCTEW Ka.laa.p� (los., ant. Iud. 17,.42) che ricorre, oltre che in ant. Iud. 18,124 (giuramento della Giudea a Caligola), anche in altri giuramen­ ti di fedeltà all 'imperatore da parte di città d'Asia (ibid. e fonti citate). 7· Secondo il Barnett, op. cit. , il fatto che Luca non approfondisca i fini della Ò:1to­ ypa.cpi) potrebbe spiegarsi con il desiderio dell'evangelista di evitare di ammettere che i genitori di Gesù avessero prestato un giuramento di fedeltà all'imperatore. 8. Accame, Il primo censimento, cit., 1 65-166, prospetta l'ipotesi che il censimen­ to sia stato imposto da Augusto a Erode come misura punitiva in seguito alla

1 54

mento come una punizione, l 'imperatore avrebbe riversato su un intero popolo le conseguenze di una avventata iniziativa di cui il solo responsabile era il re 9• 3.

à1toypcx.qni della Giudea ed ordinamento imperiale

r . Nello studio del fondamento giuridico dell'ordine impe­ riale relativo alla à1toypcx.q>1i del regno erodiano occorre muo­ vere dali' analisi della posizione di Erode rispetto a Roma ed all 'ordinamento imperiale. A tale proposito, per lo più si ritiene che la sostanza del rapporto tra Erode e Augusto fosse costituita da un'astuta quanto inerte sudditanza del primo nei confronti del secon­ do 1 : da un lato si pone in risalto come Erode abbia dovuto tut­ ta la sua fortuna esclusivamente alla benevolenza dimostrata nei suoi confronti (e che egli aveva ben saputo accattivarsi) dai capi romani con cui , di volta in volta, si era trovato ad avere a che fare : Cesare, Cassio, Antonio , Augusto ; dall 'altro, si dà risalto a tutti quegli atti che lo indicano , almeno in apparen­ za, supino esecutore di ordini . Questa interpretazione, assai diffusa ed anche recentemente ribadita da più parti 2 , vede nel­ l 'ordine augusteo una imposizione pressoché brutale (ed a cui Erode non poteva certo sottrarsi) , fondata sul particolare rap­ porto ad personam di quel re con colui al quale doveva il po­ tere . Ma tale impostazione, oltre a circoscrivere la questione guerra nabatea. Ciò pare eccessivo, in quanto, in tal caso, Augusto avrebbe fatto pagare, assai duramente, al popolo ebraito una colpa che era solo di Erode. 9· D'altra parte, si è da più parti sostenuto che l'incidente del bellum Nabateum ebbe, con ogni probabilità, conseguenze assai meno gravi di quanto solitamente si ritiene: dr. H. Windisch, De Schatting onder Quirinius en de nieuwere Op· gravingen : NieuwThTs 16 ( 1927 ) 106-r24 ; qui a p. r 1 2 ; da ultimo cfr. E. Bam­ mel, Die Rechtsstellung des Herodes : ZDPV 84 ( 1 968) 79· I. All 'opposto lo Schiirer, op. cit. , 5 2 7 s., ne esalta l'indipendenza per dimostrare l'inattendibilità del racconto di Luca. 2. Cfr. ad es. D. Piattelli, Ricerche intorno alle relazioni politiche tra Roma e l'[lhioc, 'tWV 'Iou8a!wv dal 161 a.C. al 4 a.C. : BIDR n.s. 13 ( 1971 ) 2 1 9-340; qui a p. 334; M.R. Cimma, Reges socii et amici populi Romani, Milano 1 976, passim. !55

esclusivamente all'ambito dei rapporti personali , non tiene conto del contesto più generale del sistema imperiale e delle molteplici relazioni giuridiche e politiche in esso coesistenti ed interagenti : per cui è opportuno soffermarsi brevemente sul problema dei rapporti tra Erode (quale rex socius et ami­ cus populi Romani) e l'ordinamento imperiale . La riorganizzazione della Giudea, operata da Gabinio , ave­ va favorito l'instaurazione di stretti rapporti tra i romani e l'aristocrazia palestinese; e tali legami si erano ulteriormente rafforzati in seguito alle concessioni di Cesare 3• Erode apparteneva ad una famiglia idumea d i sentimenti filoromani : suo padre Antipatro , civis Romanus 4 , era stato E.­ "ltl-rpo"ltoç micr11ç -rfiç 'Iovoalaç, «procuratore di tutta la Giu­ dea» al tempo dell'etnarca Ircano , nel 47 a.C. 5, verosimil­ mente con il compito di sovrintendere 6 alla raccolta ed al ver­ samento a Roma del tributum soli e dei 2 0 .675 modii di gra­ no che costituivano il com enso per la restituzione ad !reano del fiorente porto di Jaffa . Fin dall 'inizio della sua carriera Erode persegui con tenacia e abilità lo scopo di ampliare e con­ solidare la propria posizione di potere : conservando però sem­ pre un'amicizia costante e sincera con Roma . La prima appari­ zione di Erode nella vita pubblica si verificò con la sua nomi­ na, da parte del padre, cr-rpa-r1)y6ç , «stratega» , di Galilea 8 ; l a sua carriera continuò poi nel 47/6 a .C . , con l a nomina a stratega di Celesiria 9 da parte del proconsole di Siria , Sesto



3 · Ios., ant. Iud. 14,185 ss. 4· Ios., bell. Iud. 1 ,194; ant. Iud. 14,137.203 . Su questo dr. A. Guilboa, L'octroi de la citoyenneté romaine et de l'immunité à Antipater, père d'Hérode : RHDFE 50 ( 1972) 609-614. 5 · Ios., bell. Iud. 1 ,199 s. In ant. Iud. 14,I27.139, è detto invece l7t14J.EÀ.1']'t'i}c;. Sulla questione dr. A. Momigliano, Ricerche sull'organizzazione della Giudea sot­ to il dominio romano (6J a.C. - 70 d.C.) : ASNP 3 ( 1 934) 183-22 1 ; 347-396 ; qui 6 . Cfr. Smallwood, op. cit., 39· a pp. 207 ss. 7- Ios., ant. Iud. 14,202-21 0. Per la discussione, con bibliografia, sui problemi sol­ levati da auesto passo, dr. da ultimo Schalit, op. cit. , 750 ss.; Smallwood, op. cit. , 8 . Ios., bell. Iud. 1 ,203 ; ant. Iud. 14,158 . 36 n. 49 ; 4o-41 e nn. 6 1-62. 9 · Ios., bell. Iud. 1 ,2 1 3 ; ant. Iud. 14,180.

Cesare . In seguito lo troviamo in Galilea come collettore del 0, tributo straordinario imposto da Cassio 1 che gli confermò anche la strategia di Celesiria 1 1 e gli conferi l 'incarico di racco­ 12 ; gliere i tributi in Siria quindi resse la Samaria 13 • Da An­ tonio ottenne la dignità di tetrarca 14 , e con l 'appoggio del triumviro ebbe anche il regno 15 • In seguito , l'accortezza della sua linea politica gli garanti anche la fiducia e il favore di Au­ 6 gusto, il quale lo premiò con concessioni di nuovi territori 1 • A tutto ciò si univano i vantaggi derivanti ad Erode dal fat­ to di essere socius et amicus populi Romani 17 , civis Roma­ nus 18 e, secondo una oscura e discussa notizia di Flavio Giu10. l os . , 11nt. Iud. 14,273-274 r x . los. , ant. Iud. 1 4 ,28o. 1 2 . Ios., bel/. Iud. 1 ,225 ; ant. Iud. 14,280. S u l problema v. Momigliano, op. cit . , 2 19 ss . q. los . , bell. Iud. 1 ,244. 1 3 . los . , bel/. Iud. 1 ,229 ; ant. Iud. 1 4 ,2 84. 1 5 . Ios., beli. Iud. 1 ,282; ant. Iud. 14,3 8 1 s . ; App . bell. civ. 5 .75 . I l regno fu pro­ babilmente conferito a Erode da una decisione del Senato su proposta di Antonio (cosi Schiùit, op. cit. , 147 ) . Flavio Giu seppe (bell. Iud. 1 ,282 ) dice che nel 40 a.C. Erode fu riconosciuto dal Senato re dei Giudei ; Appiano dice che nel 39 Anto­ nio impose Erode quale re degli Idumei e dei Samaritani É1tL cp6po�c; lipa. 't'E't'IX.(· !.lÉVo� (App., beli. civ. 5 .75 ). Secondo H. Buchheim, Die Orientpolitik des Trium­ virn M. Antonius, Heidelberg 1 960, 66-67, Erode fu nominato re due volte : la prima, nel 40, dal Senato; la seconda, nel 39, da Antonio ( re di ldumea e Sama­ ria) . Sui problemi relativi a queste notizie v. A. Momigliano, op. cit. , 347 ss . ; l . Hahn , Herodes als Prokurator, i n Neue Beitriige :r.ur Alte Geschichte der Alten Welt, vol. n, 1 968 , 25-43 ; qui a p. 3 3 ; Id., L'activité administrative d'Hérode dans la province de Syrie : AT 9 ( 1962 ) 2 1 9-227 (in ungherese: resumé in tedesco in BCO rei ( 19 6 5 ) 239). Allorché nel 3o a.C. Ottaviano confermò Erode nel regno, lo fece a nome del Senato: Ios . , ant. Iud. 1 5 ,1 96 ( invece in bel!. Iud. 1 ,391 Flavio Giuseppe non parla del Senato). r6. Ios., be/l. Iud. 1 ,396-399; ant. Iud. 1 5 ,2 1 7-360.

1 7 . Ios., an/. Iud. 17,246 . Dubbi al riguardo sono espressi da M. Lemosse , Le ré­ gime des relations internationales dans le Haut-Empire romain, Paris 1 967, 7 5 n. 1 5 3 . Erode era anche cp�À.OpW!.ltx.�oc; e q>�À.oxa.�cra.p : sulla questione cfr. anco­ ra Lemosse, op. loc. citt. ; Y. Meshorer in IEJ, 1 970, 9 7- 1 00 ; Stern, The Reign o} Herod and the Herodian Dinasty, in S. Safrai - M. Stern , The ]ewish People in the I .Century, Comp. Rer. Jud. Nov. Test., ed. M. De Jonge, vol. r/ r , Assen 1974, 2 1 6-307 ; qui a p . 237 n. 4-

r 8 . La ci t tadi nama romana gli spettava in quanto prole maschile di Antipatro, ci­ vis Romanus (dr. E. Schiirer, op. cit. , 402 n. ro8 ; Guilboa, op. cit. , 6 r J ) . I

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seppe, procuratore "ti}ç oÀ1}ç l:vp�aç, « di tutta la Siria» 19• I rapporti tra Erode e Roma appaiono dunque caratterizzati da due costanti : la fedele amicizia del re e, in cambio , la conti­ nua concessione da parte dei Romani di benefici , favori e am­ bite responsabilità . Ciò detto, occorre puntualizzare quelli che furono , duran­ te il principato augusteo, i limiti e le prerogative del potere di Erode . 2 . Alcuni dei limiti più evidenti ed importanti del potere di Erode erano : a) la mancanza di un autonomo ius belli 20; b) la necessità 1 della conferma imperiale in materia di successione 2 • 19. Ios ., bell. lud. 1 ,399 ; e in ant. lud. 1 5 ,360 Flavio Gi u se p pe afferma che Ero­ de fu equiparato ai procuratori di Siria . Sulla possibilità di leggere Kon l]c; anzi­ ché llì.l]c; v. W. Otto, s .v. Herodes, RE S u pplbd n , 1 - 1 5 8 ; qui a 1 8 . 2 0 . Infatti, quando Erode intraprende l a spedizione contro i Nabatei chiede prima l'autorizzazione al legato di Siria ( Ios., ant. Iud. 1 6,283 ). Invece, Erode aveva il dovere, in ca so di bisogno, di aiutare i romani : così avvenne prima di Azio, a fa­ vore di Antonio, e, più tardi, in occasione della spedizione di Elio Gallo in Ar a­ bia (dr. Schalit, op. cit. , 163 ). 2 1 . Ciò avviene nei processi contro i figli e p er le questioni ereditarie . Si è poi vo­ luto vedere una prova della subordinazione di Erode anche nel culto di Augusto instaurato in alcune città (a Samaria-Sebaste, Ios ., bel!. lud. 1 403 ; a'1t. Iud. 1 5 , 29 8 ; a Cesarea, Ios., bell. Iud. 1 414; ant. Iud. 1 5 ,339; nella terra d i Panias, I os . , be/l. Iud. 1 ,404 ; ant. Iud. 1 5 ,363; ed in vari altri indizi portati a su pporto di sif­ fatta interpretazione : cosi , ad esempio, nel fatto che due volte al giorno si com­ piva nel tempio un sacrificio per l 'imperatore : Ios . , bell. Iud. 2 , 1 97 ; Philo, leg. ad Gaium 23 ; Ios. , c. Apion. 2 ,77) e persino nei g iochi istituiti da Erode e chia­ mati d al nome di Augusto ( los., be/l. lud. 1 4 1 5 ; ant. lud. 1 6,138 s . ) : in questo senso già Wieseler, Beitriige, cit . , 90 ss . ; Momigliano, op. cit. , 3 62 s. Inoltre il Wieseler, Beitriige, cit . , 83 s., cita il caso di alcune monete pa lest inesi di Augusto, datate al 36", 39", 40" e 41" anno: calcolando dall'èra aziaca, apparterrebbero al­ l'età di Archelao. Osserva invece lo Schiirer (op. cit. , 527 ) che il co nt o va fatto partire dal I gennaio 2 7 a.C. e che quindi il 36" anno corrisponde al 5-6 d.C. Il Momigliano poi ( op. cit. , 3 6 1 ) accenna al fatto che, essendo Erode socius et ami­ cus, e mancando un foedus, egli era di fatto in balia del volere di Augusto : ma di recente è stato messo in rilievo l'aspetto affat to particolare dell'unilateralità del rapporto che è alla base del concetto di deditio ( fondamento dei rapporti con gli stati clienti ): tanto più evidente là dove ad un re cliente è riconosciuta la qualità di amicus : su ciò Lemosse, op. cit. , 21 ss . ; Fabbrini, op. cit. , 143 n. u 5 . Non si dimentichi, per il caso del censimento, che esso venne attuato anche in co mu ni t à , ..

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Controversa è la questione del pagamento del tributum soli e di altre imposte a Roma 22 • Quanto ai poteri e privilegi di Erode, si possono ricordare : a) l 'esenzione della Giudea dall'acquartieramento e dal man­ tenimento di truppe romane 23 ; b) il diritto di avere un proprio esercito 24; c) l'autonomia nell'organizzazione dello Stato 25, e la libertà di accogliere chi voleva entro i propri confini 26; d) l'autonomia nell'amministrazione della giustizia 27; e) l'auto­ nomia in materia di amministrazione economico-fiscale 28 • L'attenzione va posta soprattutto sul significato dei limiti del potere di Erode 29• Per far questo dobbiamo tener conto quale ad esempio Apamea, le cui relazioni con Rom\! erano regolate sulla base di un foedus: ciò che conferma che, almeno con Augusto, lo studio dei rapporti fra le singole comunità e Roma non può essere intrapreso sulla base di una rigida sçhematizzazione delle relazioni internazionali. 22. Lo negano fra gli altri : Otto, op. cit. , 25 ; 55-56; 93 ; M.J. Lagrange, Le ]ti· dazsme , cit., 177; F. Heichelheim, Roman Syria, in Oeconomic Survey of Ancient Rome, ed . by T. Frank, vol. IV, Baltimore 1938 , 233 ; E. Volterra, Nuo vi docu­ menti per la conoscenza del diritto vigente nelle pro vince romane : Iura 1 963 , 5 7 ; G. Ricciotti, Storia d'Israele, vol. n , Torino ' 1 9 35, 391 ; M. Noth , Storia d'Israele , tr. it., Brescia 61975, 500. Lo ammettono invece Momigliano, op. cit. , 350; Accame, Il primo censimento , cit., 162; H.W . Hoener, Herod Antipas, Cambridge 1 972, 298 s . ; Id., Chron. Aspects, cit., parte I, 3 4 3 ; Schalit, op. cit. , 1 62 ; Sh . Ap· plebaum, The Zealots: the case /or revalutation : JRS 6 1 ( 1 97 1 ) 1 56-qo : qui a 1 5 8 , n. 21 ; Id., ]udaea as a Roman Provi11ce; the Countryside as a Politica! ami Economie Factor : ANRW n/8 ( 1 977) 355-396 : qui a 37 3 ; Smallwood, op. cit. , 85 ; 150-1 5 1 . 23 . Schalit, op. cit. , 1 6-1 . 24. Schalit, op. cit. , 1 67 s. 25. Schalit, op . cit . , 1 67 . 2 6 . Cosl, ad esempio, nel caso d i Zamaris, capo feudale parto, uscito d a Babilonia nel 23 a.C. con 500 arcieri a cavallo, accolto da Erode nel proprio regno nel 9 a.C. e sistemato in una XIX't'O�xta. militare di tipo ellenistico ( su queste formazioni cfr. G.M. Cohen, The Hellenistic Military Colony: a Herodian Exemple : TAPhA 103 ( 1972) 83-95) nella Gaulanitide (a seguito di una sorta di contratto che faceva del· le truppe di Zamaris un corpo ausiliario dell'esercito romano) : su ciò v. Sh. Ap­ plebaum, Qa1iitey Ziimiiris, in Studies in the Hist. of th e ]ew. Peop. and the Land of Israel in memory of Z. Avneri , ed. by A. Guilboa, B. Mevorach, U. Rappaport, A. Schochat, Univ. of Haifa, 1 970, 79-98 ( riass. in inglese a p. vm). 27. Schalit, op. cit. , 167; Erode poteva anche perseguire un reo fuggito dalla Gin· dea, e chiederne l'estradizione ( Ios. bel!. Iud. 1 .474 ) . 28. Schalit, op. cit. , 167 . 29. Senza tuttavia lasciarsi prendere eccessivamente la mano dal pessimismo, come fa il Lemosse op. cit. , 46 ss. , secondo cui il potere di Erode nei confronti di Au159

della struttura del sistema imperiale augusteo , di cui appunto il regno di Giudea faceva parte . L'impero di Augusto era un ordinamento sovrannaziona­ le 30: composto da una pluralità di ordinamenti (oltre alla res­ publica populi Romani, accanto o all 'interno stesso delle pro­ vince v'erano regni, città, leghe, tribù , ecc.) , ciascuno dei qua­ li godeva del fondamentale diritto di suis legibus uti (cioè del concetto di sovranità proprio del mondo antico) 31 , pur se su­ periorem (cioè l'imperatore) recognoscens. V 'era un limite imposto a tutte le sopraddette componen­ ti, e derivante dalle supreme esigenze di unità e di pace del­ l 'ordinamento di Augusto : la mancanza di ius belli. Tale di­ ritto era sottratto ai singoli Stati : primo fra tutti, alla respu­ blica Romana. Nessuno poteva far guerra ad altri (internae od externae gentes) senza preventivo consenso imperiale 32 • In questa ottica deve essere valutata la mancanza di ius bel­ li da parte di Erode : le direttive di politica estera di ciascuna componente dell 'impero - allorché comportavano iniziative di tipo militare - venivano contemperate e coordinate in un gusto corrispondev a a quello d i un procura tore (come peraltro, di fat to , quello dei re clienti in generale ) : un concetto simile, com u nqu e , lo troviamo gi à in llieron ., i n Mt. 22,15 (PL 26, 168 B): Augustus Herodem . . . regem Iudaeis constituerat, qui tributis praeesset et Romano parerei imperio. In questo caso, la situazione s a­ rebbe paragonabile a quella di Cozio, re e al tempo stesso praefectus civitatum (Amm. Mare. 1 5,10,2 ; I 5 ,ro,7; Suet. Tib. 37 ; CIL v 723 1 ) e di Giuba n . Ma i passi citati di Giuseppe non consentono di arrivare a ta nto : innanzitutto per la loro contraddittorietà (su cui cfr. I. Hahn, Herodes, c it ., 3 5 ) ; poi perché Erode è in d icato come procuratore non già del suo regno (come nel caso di Cozio e di Giuba), ma della provincia di Siria : il che è tecnicamente in &piegabi le ; Neppure la soluzione proposta dalla Cimma , op. cit. , 3 1 2, è confortata da u n 'a t ten ta lettu­ ra delle fonti. Sembra più logico il tentativo di evitare di conferi re alla notizia u na valenza giuridica precisa ed un contenuto determinato, e di inseri rla nel quadro più generale dei rapporti tra il regno di Giudea e la provincia di Siria, nel senso dell'instaurazione di una prassi di col laborazione stretta e costante tra Ero­ de e i legati di Siria (cosl Momigliano, op. cit. 3 6o-3 6 r ; I . Hahn , Herodes, cit . , 35 e lett. cit.) : l a quale, !ungi dal limitare l'autonomia di Erode, piu t tos to la privi­ legiava (cosi giustamente anche Schurer, op. cit. , 527-528). 30. Cfr. Fabbrini, op. cit. , s pecialmen te a 236 s s .

3 2 . Fabbrini, op. cit. , 242-243 ; 435 ss.

1 60

3 1 . Fabbrini, op. cit. , 237-238.

quadro generale di rapporti avente lo scopo di impedire crisi interne che potessero costituire una minaccia alla stabilità del­ l'impero : la crisi dei rapporti tra Augusto ed Erode fu appun­ to dovuta all'iniziativa di quest'ultimo contro il regno naba­ teo 33. In ogni caso, la reazione imperiale ad una azione milita­ re, arbitrariamente intrapresa da parte di una qualsiasi com­ ponente dell'impero, rientra nella logica dei rapporti tra po­ tere centrale e poteri periferici : senza che ciò costituisca sem­ pre e necessariamente una prova di supina sudditanza . Anche la conferma imperiale in materia di successione rien­ tra nello schema e nella logica dell'impero sovrannazionale. Il desiderio di garantire la continuità dei rapporti tra regno di Giudea e Roma fu alla base della costante attenzione mostra­ ta da Augusto verso la famiglia erodiana, così in occasione dei processi ai figli di Erode come nelle vicende relative alla suc­ cèssione al defunto monarca . Augusto infatti non concesse ad Erode la possibilità di disporre indiscriminatamente delUno dei cavalli di battaglia di quanti sostengono la posizione servile di Erode rispetto ad Augusto è costituito dal passo delle Antiquitates di Flavio Giuseppe (ant. lud. 16,29 1 ) dove si dice che Augusto, irritato per la spedizione nabatea di Erode, attuata senza il suo assenso, minacciò di trattare il re non più come cpLì.oç, ma come ùmixooç. Questo passo, ripetuto fino alla sazietà, dimostrerebbe appun­ to che la situazione di Erode era appesa ad un filo e revocabile sempre (e, di con­ seguenza, per ogni motivo) da Augusto. Ora, sembra il caso di analizzare meglio il contenuto del passo: a) intanto, in esso si parla non dei poteri di Erode ma dei rapporti di Erode con Augusto: ed Erode è cp!À.oç dell'imperatore. L'accostamen­ to antitetico di cpO.. oç e di ùm]xooç avrà pure un senso e indicherà dei contenuti specifici. La confusione sorge prescindendone : ci si rifà alla definizione plutarchea dei re clienti del tempo di Antonio ( Plut., Ant. 6 1 ,2 : �ctC'�À.ELç Ù1ti)xoo0, unifi­ cando la definizione di «ordinamento giuridico romano» senza distinguere l'ordì· namento repubblicano da quello imperiale e di conseguenza non distinguendo i rapporti intercorrenti tra i singoli re e, dapprima, la Repubblica o Antonio e, poi , l'impero; b) i concetti di ÉO'­ 't' t.0\1 1 1 ) .

Al riguardo sono stati espressi pareri diversi. Secondo al­ cuni 12 nella t8lcx. va ravvisato il luogo d'origine dell'individuo ; secondo altri (e questa è l'opinione più diffusa) si tratterebbe del domicilio legale, o comunque della comunità presso la qua­ le ciascuno era tenuto ad assolvere i propri doveri fiscali 1 3• Lo studio più completo ed esauriente sull'argomento resta quel­ lo del Braunert 14, il quale, oltre ad aver posto l'accento sulla sto, aveva antiche tradizioni in Egitto: cfr. ad es. G. Posener, L'à.vo.xwp'J)11t.c; dans l'Égypte pbaraonique, in Le monde grec. Homm. C. Préaux, Bruxelles 1 975 , 663-669 ; e W. Schmidt, Der Einfluss der Anachoresis im Rechtsleben Aegyptem zur Ptolemiierzeit, Diss . Koln 1 966 ; F. Dunand, L'exode rural en É gypt e à l'épo­ que hellénistique : Ktema 5 ( 1 980) 1 37-150. 4· La cd. idìa-Bindung in Egitto era finalizzata a precise esigenze economiche e amministrative: soprattutto al controllo totale e periodico dell'assetto demografi· co e del gettito tributario. In questa prospettiva essa costituiva la base indispen­ sabile del controllo : e ciò spiega l'insistenza con la quale i prefetti romani invi· tano la popolazione a registrarsi nei luoghi prestabiliti . 6. Sammelbuch 4284 ( 207 d.C . ) . 5· Hombert-Préaux, op. cit., 68. 8 . P. Giss. 40, I I , linea 3 3 · 7· P . Giss. 40, n , linee 8-9 ( 2 1 2 d.C.). 9· P. Flor. 6 ( 2 1 0 d.C.), editto di Subaziano Aquila. 10. N ella Pietra di Rosetta : cfr. Hombert-Préaux, op. cit. , 6 8 . I I . V. sopra, p. 1 5 1 . 1 2 . Cosi Schubart, Westerm ann , Wallace, Hohlwein, Jouguet, Reinach, P.M. Me· yer, citt. in Hombert-Préaux, op. cit., 68 n. 4· Questa tesi, tuttavia, sembra ab­ bandonata (ibid. ). 1 3 . Cosi Rostovzev, Peremans-Vergote, Martin, Preisigke, Hombert-Préaux : cfr. Hombert-Préaux , op. cit. , 68 n. 4 e 69-70. Si può poi ricordare l'opinione di Hei­ chelheim, Roman Syria, cit., 1 62 e n. 2 2 , secondo il quale la nozione di tol.o. sa­ rebbe da ricondursi al mondo seleucidico anziché a quello tolemaico. 14. Braunert, �IA, cit.

evoluzione che il concetto di tola. ha conosciuto tra il II seco­ lo a.C. e gli inizi del II secolo d.C. (da Arbeitsort a Erster Wohnsitz) 1 S , ha rilevato come, almeno fino all'età di Tolomeo Epifane (inizi del II sec. a.C.) , non sia possibile istituire, sul­ la base di documenti relativi ai censimenti egizi, un qualsiasi rapporto tra tOLa. e registrazione di popolazione : non è cioè 1 5 . All invi to al ri torno alla propria tol.a in occasione di un'amnistia aveva già al u8 a.C., Tolemeo Evergete 1 1 , il quale appunto invitava gli à.vctXEXWP11X6nç a rientrare E(ç -tàç to(a.ç : P. Tebt. I , 5 , linee 6·9 ; cfr. poi an­ che P. Tebt III, 107, linee 7-8 . Su questo v. Braunert, IàiA, cit., 2 1 8 . Secondo il Braunert, in età tolemaica ( almeno a partire dall'editto dell'Evergete II) la to(a corrisponde al luogo di lavoro (Arbeitsort ) dell'individuo (Braunert, L1IA, cit., 218 s.; 226 ) : ciò appare evidente, oltre che dal suddetto decreto, anche da altri documenti (P. Tor. 8 UPZ n 196; BGU VIII 1858 : cfr. Braunert, IàiA, cit . , 2 24 . Inoltre, per l'età tolemaica, abbiamo anche altre notizie d i censimenti lo­ cali, le cui liste furono redatte secondo criteri vari e per fini non meglio precisabi­ li: cosi P. Petr III 59 a; b ; c; d; dr. Braunert, IàiA, cit., 299 s.). È probabi le se­ condo il Braunert, làiA, cit., 322 , che i Tolomci abbiano ereditato l'antico censi­ mento faraonico basato sulla registrazione nel luogo di a t tivi tà In età romana, invece, si assiste all 'ormai avvenuta trasformazione del concetto suddetto: si pas­ sa infatti dall'indicazione del luogo di lavoro a quella del « p rimo domicilio» (er­ ster Wobnsitz) (Braunert, IàiA, cit ., 2 2 6 s . ; 23 1-232): ad un luogo, cioè che non corrisponde necessariamente al domicilio attuale dell'individuo, ma ad un reca­ pito stabilito ufficialmente anche in precedenza, dove, in seguito, egli avrebbe do­ vuto assolvere i suoi doveri verso l'ammi nistrazione (Braunert, làiA, cit., 23 1 ; 238-239). Come momento d'inizio dell 'adozione di questo nuovo cri terio il B. rit iene di poter indicare almeno il censimento del 6 1 /62 d.C. (Braunert, làiA, cit ., 32o-321 ). In questa ricostruzione, evidentemente, un lungo periodo rimane scoperto : quello cioè che comprende l'ultima fase del regno tolemaico, tutta l'età augu stea e l'età giulio-claudia fino a Nerone. Per questo periodo, s i possono avan­ zare solo delle ipotesi . Il Braunert osserva che per il I secolo a.C. si hanno noti­ zie di censimenti diversi da quelli precedenti (P. Te bt 1 103 ; 18 9 da Theogonis, 1 s . a.C.: solo adesso, pe r il Brauner t si può parlare, anche se in certi limiti, di una Volksziihlung : per la prima volta si ha infatti una «ortliche Erfassung der miinnlichen Steuerzahlenden Bevolkerung» sl che «die aus dieser Erfassung re­ sultierende Aufstellung die offizielle Bezeichnung )..ctoyp(acpla.) trug»: IàiA, ci t cit., 299); per cui egli ritiene possibile, sebbene indimostrabile, anche una evo­ luzione del concetto di tola. in periodo tardotolemaico (IàiA, ci t. , 225 ; 304-305 ) : evoluzione che d à per certa invece con l'inizio del dominio romano e co n la starke Fiskalisierung (IàiA, cit , 321 ) che esso comportò. Per il periodo augusteo, il B . ritiene verisimile (denkbar) l 'ident ificaz ione dell'tol.a con i l luogo d i residenza del patrimonio (Besitzstand o Grundbesitz : di ciò sarebbe prova P. Oxy. 1 1 , 3 1 8 , del 59 d.C., .dove si prescrive che, in occasione della vendita di un terreno, il nome dell 'ex-proprietario deve essere cancellato dal catasto, per essere iscritto in un al­ tro distretto: IàiA, ci t., 3 2 1 ) . '

fatto ricorso, intorno .

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1 77

possibile definire l'esistenza di un legame di ciascun indivi­ duo con un preciso luogo di registrazione (Registrierungsbe­ zirk) . Ciò può significare due cose : a) che se questo legame, come sostiene il Braunert, fu istituito al tempo di Tolomeo Epifa­ ne - o più tardi - la Palestina dovette restare estranea alla ri­ forma, poiché era già passata sotto i Seleucidi di Siria; b) che la differenza tra il ritorno degli Ù.:ltOOTU..L'I)crciv'tEç alla propria t­ of.a. amministrativa (sia che s 'intenda come luogo di lavoro, o come il domicilio legale attuale, o come il primo domicilio le­ gale) ed il ritorno di Giuseppe alla sua sede ancestrale è co­ munque notevole, e che non è sufficiente, per superare l'osta­ colo, ricorrere a generalizzazioni o sfumature dei contorni 1 6 • 2 . Anche se il racconto di Luca richiama in qualche mo­ do alla mente le modalità dei censimenti provinciali dell'Egit­ to del II-III secolo d.C., ciò non significa che questi due ele­ menti, messi a confronto, abbiano bisogno l'uno dell'altro per trovare conferma alla propria verisimiglianza 17• Voglio dire che l'attendibilità del racconto di Luca può senz'altro prescin­ dere dalle analogie riscontrabili in pratiche censuali di aree di­ verse da quella giudaica. �l rapporto del singolo individuo con un determinato pun16. A tali osservazioni si risponde solitamente affermando che non è detto che la prassi in vigore nell 'Egitto tolemaico debba essere stata integralmente applica t a al regno di Erode. Comunque, di rece n te , la Montevecchi, Il censimento, cit . , 8 3 , ha ot timamen te ribadito che l a ,&.1toypaqni ricord ata d a Luca «a quanto pare si svolse non xo:t'otx,a.v, come in Egitto, bensl per tribù e stirpi , e secondo il luo­ go d'origine, non di residenza : la divers i tà del procedimento non solo non stupi­ sce, ma, a ben rifle ttere , concorda con il criterio u s ato gen eralmente dai Romani di ri spet tare gli ordinamenti interni e le tradizioni dei singoli popoli, purché non os tacolassero il raggiungimento dei loro scopi ... Anche senza la testimonianza di Luca, si dovrebbe supporre che il procedimento variasse da provincia a provin­ cia». 17. Secondo il Brauner t, Rom. Provim:.ialzensus, cit. , 197 ; zo6 ; anche nel 6 d .C . i Romani, censendo l a Giudea, s i sarebbero serviti d i modalità preesistenti ; i n par­ ticolare dei legami gentilizi quale punto di riferimento per la registrazione della popolazione.

to di riferimento, in occasione di un censimento, esisteva già ab antiquo presso il popolo ebraico . Gli antichi censimenti di Israele - di cui ci informa il libro dei Numeri - attestano in­ fatti l 'esistenza di una stretta connessione tra l'individuo e nu­ clei di vario livello, caratterizzati dall'affinità genealogica : co­ sì, nei LXX, riguardo ai censimenti di Mosè, troviamo taluni termini di confronto con le parole di Luca, quali xa:t� O"uy­ yE\IELac;, «per stirpi» , e xa't'oì:xouc; 1tCI'tp!.W\I (Num. I ,2 ; 3 , I 5 ) ; XCI't� yE\IÉO"E!.c; e XCI't� 1tCI'tp!.cic; (Num. I , I 8 ) . Questo legame del singolo con il luogo di residenza del suo oì:xoc; 1tCI'tp 1. !ic; 18 o della sua O"uyyÉ\IE!.a proseguì, con conno­ tati demograficamente e geograficamente ben definiti, in pe­ riodo postesilico (pur se, in taluni casi , divenne assai debole 19 ) . Con l'età ellenistica, a seguito dei gravi turbamenti che si ve­ rificarono nel II secolo a.C., le relazioni tra individui e 1ta­ 'tp!.aL subirono , verosimilmente, un ulteriore indebolimento a causa della dispersione della popolazione e dell'ellenizza­ zione della struttura amministrativa. Ciò tuttavia non può co­ stituire una prova contro la possibilità di un censimento xa­ 't� yÉ\IT} 20 • Infatti, ancora al tempo di Erode si conservavano nei pubblici archivi registri contenenti le genealogie delle fa­ miglie ebraiche 21 : la continuità della tradizione non s 'era del tutto interrotta 22 • 1 8 . Per il significato di o!xoc; "lttX't p!.&.c; cfr. O. Michel, s .v . o!xoc;, in GLNT VIII ( 1 972) 337-368, spec. alle 364-365 ; e G . Schrenk, s.v. "lta'tp�ti, ibid. , IX ( 1 97 5 ) 1 309- 1 3 19. "ltiX'tp�ti esprime il concet to di origine dallo stesso padre e avo : quindi «casata, progenie». Nei LXX, la fusione di piì1 famiglie o casate discendenti dallo stesso progenitore viene appunto definita otxoc; 7ta'tptiic; o 7tGt'tpwv ( che traduce l'ebr. bét-'ab o, al plurale, bét-'abot) . 1 9 . A l ritorno dall'esilio alcuni non furono più i n grado d i dimostrare l a loro ap­ partenenza alla stirpe sacerdotale , e perfino la loro origine israelitica (cfr. ad es . 2 Esdr. 2,59 s . ) ; cosi in epoche più recenti avveniva che «coloro di origine sco­ nosciuta» dovevano portare legna al tempio il 1 5 del mese di Ab (M. Taan . 4,5). 20. Or. al riguardo le considerazioni di Instinsky, Das ]ahr, cit., 36. 2 1 . lui. Afr. in Euseb., hist. ecc/. 1 ,7,1 3 ( PG 20, 96 ). Ed afferma inoltre ( ibid. 1 ,7,14) che altri I.I.'IITJJJ.OVEVO"IXV'tEc; 'tWV Òvol.l.ti'tWV ... Éva�puvOV'tiXL O"(!li;OJJ.ÉVTI 'tU JJ.vf!I.I.TI 'tijc; EUYEVELac;. Il Wieseler, Beitriige, cit., 45, si rifaceva ai SH.:toL liT}JJ.60"�0L ( los., vita r ) e alla SwSExtiqiiJÀ. oc; -.ov 'lupai)À (Protev. lac. 1 ,3 ) per dimo-

1 79

Proprio in questa linea di continuità della tradizione va col­ locato il fatto che Erode abbia attuato quel particolare tipo di registrazione della popolazione di cui è traccia in Le. 2 , 2 . Non si trattava, infatti, di qualcosa di consueto : non si era chiama­ ti a compiere le solite pratiche fiscali (per quelle, come si è detto, era senz'altro sufficiente l'assetto organizzativo di cui è traccia nell'opera di Flavio Giuseppe) . Si trattava invece di un vero e proprio censimento generale della popolazione del regno di Giudea, caduto in desuetudine ormai da molto tem­ po, e rivitalizzato nel contesto del censimento dell'orbe roma­ no programmato da Augusto. 3 . Erode

certo conosceva l'ostilità del popolo ebraico ver­ so i censimenti che non fossero espressamente ordinati da Dio 22a : essi equivalevano ad un insopportabile atto di sottostrare l'esistenza - e la persistenza -, al tempo di Gesù, della Stammeseinteilung e dei legami tribali nel popolo ebraico, tali da permettere una descrizione di popo­ lazione attuata secondo il criterio genealogico. Una conferma del carattere nazio­ nale del censimento descritto da Luca è poi indicata dal Wieseler ( art . cit. : TSK, .543) nella versione offerta dal Protev. Iac. 1 7 , 1 (Cod. Vat. 455, XI sec.), dove l'or­ dine di censimento è emanato P,1tò KaLuapoç Aòyovu-tou xat (3a01."ì..É.Wç 'Hp$­ lìou. Lo Zumpt, op . cit. , 196 s . , si rifà a Tert. , adv. Mare. 4,3 6 : Tam distincta fuit a primordio Iudaea gens per tribus et populos . . . ut nemo facile ignorari de genere potuisset, vel de recentibus augustanis censibus adhuc tunc fortasse pendentibus, per dimostrare la sopravvivenza dei legami genealogici e tribali in Giudea al tem­ po di Gesù, tali da poter avere consentito l'attuazione di un censimento secondo le modalità descritte da Luca. 22. Jeremias, ]erusalem, cit., ha sottolineato l'importanza che nel periodo postesi­ lico rivestiva la conservazione - ed il conseguente ricordo - della purezza di ori­ gini : sia dal punto di vista teoretico (pel' la costituzione del Verus Israel ) sia sotto l'aspetto pratico, in quanto ad essa corrispondeva la pienezza dei diritti ci­ vili ( ibid . 275 s.; 297 s . ) : «These statements assume that each Israelite knew at least the last few generations of bis ancestors» (p. 276 ). Tanto più questo doveva valere per la tribù di Giuda e per la gens Davidica, in considerazione della posi­ zione di prestigio conservata dalla stirpe di David nell'età postesilica (ibid. , lett . cit. n. 5). Fra l'altro, Egesippo (in Eusebio) e il Talmud ci tramandano notizie in proposito delle quali risultano numerosi casi (dall'età di Vespasiano fino alla fine del II sec. d.C. ) di persone che rivendicano l'appartenenza alla stirpe davidica (ibid. , 276-277). 22a. Fonti e bibliografia in M. Hengel, Die Zeloten. Untersuchungen zur iudischen

r 8o

missione ad un padrone diverso da Jahvé (proprio questo sa­ rà il cavallo di battaglia di Giuda il Galileo, secondo la tradi­ zione confluita nelle Antiquitates di Flavio Giuseppe 22b ) . Solo pochi anni prima, inoltre, Erode aveva sperimentato l'opposizione ad una misura certamente lesiva dei sentimenti religiosi e politici dei Giudei quale il giuramento di fedeltà nei suoi confronti 22c - e forse in occasione dell'tl.1toypacp1) ricor­ data da Luca tale richiesta venne rinnovata (col giuramento ampliato all'imperatore romano) , producendo nuovamente op­ posizione da parte dei farisei lld : s'imponeva dunque la mas­ sima prudenza nell'attuare l'ordine imperiale. Ma Erode, da abile politico qual era , sapeva anche di poter ottemperare a quella direttiva senza correre eccessivi rischi. Intanto, non erano in vista turbative o imposizioni fiscali trau­ matiche da parte di Roma. In secondo luogo, secoli di convi­ venza con pratiche amministrative eterogenee, unitamente ad una progressiva ellenizzazione dei costumi e del modo di con­ cepire l'esistenza, avevano generato in una parte consistente della popolazione un palpabile allontanamento dal rigore del­ l'osservanza della Legge e degli usi aviti. Erode poteva dunque realisticamente prevedere che l'oppo­ sizione ad una registrazione di popolazione avrebbe toccato, al massimo, le stesse vette (nel complesso modeste) di quella manifestatasi nei confronti del primo giuramento di fedeltà da lui richiesto, un decennio prima, ai sudditi : e ciò trova in­ diretta conferma nella reazione al censimento del 6 d.C. : no­ nostante il trauma, il grosso della popolazione si lasciò persua­ dere da loazar a sottostare al censimento, e solo una minoran­ za si ribellò apertamente. Tenendo conto di questi elementi, Erode ubbidì ad Augu­ sto, scegliendo intelligentemente il sistema più logico ed indo­ lore : cioè la registrazione secondo il costume dei padri. lnqua-

Freiheitsbewegung in der Zeit von Herodes I bis 70 n. Chr. , Leiden-KOln 196 1 , 1 34-136. 22b. Ios., ant. Iud. r 8 ,3 . 22d. Ios., ant. Iud. 17,42 . 22c. Ios., ant. Iud. 1.5,368. I8I

drato in quest'ottica, il tranquillo svolgimento delle operazio­ ni, cosi come ci viene descritto da Luca, trova un ulteriore sup­ porto di verisimiglianza. Nel 6 d.C. tutte queste premesse ver­ ranno a mancare : ed anche la reazione sarà diversa. 4 · Quanto detto finora può trovare un punto d'appoggio nell'uso che Luca fa dell'espressione 't'i}v ÉCX.U't'OV rcoÀ.L\1 per indicare il luogo dell'iscrizione di Giuseppe. Il Braunert ha mi­ nimizzato la portata di questa frase, ritenendola atecnica e troppo generica per poterne dedurre qualcosa di giuridicamen­ te più definito, anche in considerazione del fatto che essa ritor­ na in Le. 2 ,3 9 a indicare semplicemente Nazaret come luo­ go di residenza di Giuseppe e Maria 23 • Tuttavia si può anche pensare ad una prospettiva diversa. Se è vero, infatti, che Luca sa bene che Nazaret è il luogo di residenza di Giuseppe e Maria ('t'i} v reo À.w Écx.u 't' W\1 24 ) , pro­ prio questa affermazione riferita a Nazaret induce a pensare, a meno di una inconcepibile contraddizione da parte dell'evan­ gelista, che Luca abbia conferito all'espressione 't'i}v rc6À.w Écx.u't'W\1 ( 2 ,3 : riferita qui a Betlehem) un valore non generico , bensl specifico (la rcoÀ.Lç quale punto di riferimento ammini­ strativo in quanto sede ancestrale) : ciò che costituisce un ul­ teriore motivo di differenziazione rispetto alla prassi delle à­ rcoypcx.cpcx.l tolemaiche. Abbiamo visto in precedenza quali siano i termini a cui ge­ neralmente fa riferimento i.olcx., nei documenti egizi d'età elle­ nistica e romana (XW(.l.l} , oi.xlcx., 1CCX.'t'plc; , XWPCX., \IO(.l.Oapt.craiW'J ,

«se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei fa­ risei . . . » , e Io. 5 ,3 6 : Èyw OÈ EX.W "t''Ìl'J (l.ap"t'upLa'J (l.ELSW "t'OU 'Iwci'J'Jou, «io ho una testimonianza maggiore di quella di Gio­ vanni» 18) , è anche da rimarcare che in questi passi il secondo termine di paragone (non espresso) è immediatamente identi­ ficabile senza grandi sforzi e (fatto da non sottovalutare) pro­ prio in virtù dell'uso puntuale del comparativo (1tÀE�ov e (l.E t­ sw : cosi come 1tpO"t'Épa) e non del superlativo 19 (1tÀE�CT"t'OV e l l ' (l.Eyt.CT"t'O'J : COSl come 1tpW"t'T) ) . Nel complesso, però, nonostante questi motivi di perplessi­ tà, le ipotesi di un riferimento cronologico indiretto, da parte di Luca, alla i}yE(l.O'JLa di Quirinio, avanzate da Herwart e da Paulus, meritano considerazione. 30; Spadafora, op. cit., 344 ss.; F. Zorell, Lexikon Graecum Novi Testamenti, Paris 3196 1 , s.v. 1tpCy.oç; N. Turner, Grammatica! Insights into the New Testa­ meni, Edinburg 1965 , 23 ss.; Bruce, New Testament History, London 1969, 32 n . r; A.J .B. Higgins, Sidelights on Christian Beginnings in t be Graeco-Roman World: EvQ 41 ( 1969) 197-206 ; qui 200 ss . ; Hoener, Chronol. Aspects, parte I, cit., 347 1 5 . M. Zerwick , Graecitas Biblica, Romae 1966, 5 0 s . r6. G . Lee, New Testament Glanings. Luke 2,2 : a.ù-ri) à1toypa.cpi) 1tpw-r1) tyÉvE­ 'tO : Biblica 51 ( 1 970) 238. 17. Perplessità già presenti in S chiirer , op. cit. , 5 3 5 s . ·

r 8 . Cosl ad es. Lagrange, Où en est, cìt., S r ss . (il quale aggiunge a nche LXX 2 Reg 1944); Sickenberger, op. cit. , 215 ; da ultimo dr. N. Turner, op. cit., 23 ss. 19. ar. Zorell , Lexikon, cit., s.v. 'lt'pW-.oç ; e v. Cecchelli, op. cit., 237 n. 45 ·

Si possono poi ricordare altri tentativi (talvolta fin trop­ po ingegnosi} di distinguere il censimento del 6 d.C. da quel­ lo menzionato da Luca, operati sulla base di particolari rico­ struzioni o letture del passo evangelico. Alcuni hanno proposto di leggere : cx.\h'l) 'Ì) à.7toypcx.c.p'Ì} 7tpW­ 'tT)" 'Ì) (1 (OEV'tÉpa.) ÉyÉ'VE'tO 'Ì)YElJ.O'VEUO'V'tOç X'tÀ. , «questa fu la prima à.7toypa.c.pi) ; la seconda ebbe luogo allorché etc.» 20; oppure (come vuole il Michaelis} 7tpÒ 'tf}c;, «prima di quella di . . .» , al posto di 7tPW'tT), («il censimento avvenne prima di quello tenuto al tempo della 'Ì)yElJ.OV La. di Quirinio» 21 ) . E nello stesso senso del Michaelis si sono mossi quanti hanno inteso conferire a 7tPW'tT) il valore avverbiale di «prima di» ( = 7tp6) ; in questo caso il passo di Luca significherebbe : «Questo cen­ simento avvenne prima che Quirinio fosse governatore di Si­ ria», e l 'espressione 'Ì) yElJ.OVEUO'V'to c; 'tf}c; l:vp!a.c; Kvp!.'VLOV , «quando Quirinio governava la Siria» , avrebbe valore di pura determinazione cronologica 22 • Al riguardo si sono invocati , quali termini di confronto, Io. r , r 5 ; r ao : 7tPW't6c; lJ.OV , «prima di me» , e Io. 1 5 , 1 8 : ElJ.È 7tpW'tOV U lJ.WV , «prima di voi» : ma ci si è anche riferiti , per quanto riguarda l'adozione del genitivo participiale, a Ier. '0' - 0 " ' ' ' I EpE3 6 ,2 : Xa.!.' OV'tO!. ... 0!.• 'A6 "(0!. 't'l)ç �!.�JI.OV , OVç (X.7tECi'tE!.JI.EV lJ.t.a.c; UCT'tEpov t;EÀ�6v'toc; IE:x.ovt.ov t; IEpov cra.ÀT) lJ. , X'tÀ . , «Queste sono le parole della lettera che Geremia inviò . . . do­ po che furono partiti da Gerusalemme il re Geconia, etc.» . Esaminiamo dapprima quest'ultimo esempio : ci troviamo dinanzi ad un avverbio temporale usato (ed è un hapax) con valore di congiunzione, e correlato ad un genitivo assoluto participiale con valore di determinazione temporale : ciò che, 2.

. • •

• • .

20. Cosi H. Venema, op. cit., in G.B. Winer , s . v . Quirinius, cit. Una lettura simile a questa ( au-rT) i) à1toypaqri) 1tpW"tT) l:a-rovpvLvov, otv-rÉpa oÈ ÉyÉvt-ro TJ"(E!lo­ vtvov-roc; ecc.) venne propos ta da Whiston, Primitive New Testament, London 1 745 (cit. in Winer, op. loc. citt. ) . 2 1 . ].D. Michaelis , Einleitung in die gottlichen Schriften des Neuen Bundes, vol . I,

GOttingen 41788,

71 .

22. V. di recente Higgins, op. cit. , 200 ss., e lett. ivi ci t.

1 97

a sua volta, costituisce un hapax (ad esempio, l'identica indi­ cazione cronologica è svolta in modo diverso in Ier. 2 4 , I : E­

OEt.;É'V !J.Ot. Kupt.oc; ouo xalcii}ouc; cruxw'V XEt.!J.É'Vouc; xa"t' à 7tp60'W7tO'V 'Vaov Kuplov !J.E"t'à "t'Ò &.7tot.xlcrat. Naf3ouxooo'Vocrop . "t'Ò'V IE)( O'Vt.a'V , « > , ma sarebbe ripresa da 2 Sam. 54 (Derrett, Further Light, cit. , 84). Inoltre, Luca, nel ricordare Quirinio, oltre ad obbedire ad una esigenza di carattere propria­ mente storico, avrebbe seguito una certa moda edonistica propria degli Ebrei ( «Jews liked to play with letters» : 85 ), poiché la rad. Q&'/ sta ad indicare, in ebr ., fra l'altro: a) «capitai (as opposed to incarne)» ; b) «horn, namely the horn of Messias» (p. 84) . 47 · «E tu Betlehem, Efrata, benché tu sia piccola tra i clan di Giuda, da te mi usci­ rà colui che dominerà su Israele». I LXX hanno «Casa di Efrata>> e «la più piccola tra le migliaia di Giuda>>. 48 . b. Yoma

IO

a; Yalqu! su Mich. 5 ,3 (citt. in Derrett, ibid. 8 5 n. 1 6 ) .

203

dell'ex-regno di Giudea 49, e il censimento di tutte le genti di cui parla il salmo 87(86) in re1azione alla nascita del Messia 50 con il census Quirini del 6 d.C. 5 1 (in questo il Derrett ripren­ de uno spunto già formulato dal Nestle 52) . Per quest'ultima ipotesi si è espresso anche il Brown 53 • Dal canto suo, il Wacholder 54 ha posto l'accento sulla dif­ fusione dell'idea del messianismo sabbatico : della convinzio­ ne, cioè, che la venuta del Messia dovesse coincidere con un anno sabbatico 55 : e, a parte quella che questo studioso defini­ sce la «preistoria» del cronomessianismo 56 , il locus classicus che avrebbe influenzato per secoli la letteratura posteriore è indicato in Dan. 9 , 24-2 7 57 • Wacholder sostiene che la deter­ minazione della esatta data di nascita di una persona risultava di solito impossibile (salvo che in casi eccezionali, quali l'ap­ partenenza a famiglie reali o a circoli astrologici 58 ) : per cui quando i primi scrittori cristiani si posero il problema della da­ ta di nascita di Gesù, essi, pervasi di dottrina cronomessiani49· Derrett, Further Light, cit ., 85 . 5 0 . Ps. 8 7 ( 86), vv . 6-7 : «Ì"j 7tpW"t1} un terminus technicus (nel senso di descriptio prima) indicante la prima CÌ7toypcxq>1) (imperiale) della Giudea 2 • .

I . In questo senso cfr. E. Stauffer, ]esus, cit ., 3 3 ; H.U. Instinsky, Das ]ahr, cit . , 25; 7 I ; H. Braunert, Rom. Provinzialzensus, cit., I 9 6 . Cfr. anche l'ipotesi d i H. Sahlin, op. cit., I92, secondo il quale Luca avrebbe male interpretato l'originale aramaico mpqd r's, dove r's equivarrebbe a capitum e non a prima ( exactio capi­ tum relativa al tributum provinciale romano, e non descriptio prima, quindi ). 2 . A questo problema è collegato quello della presenza o meno dell'articolo i} da· vanti ad &.7toypacpi). Esso manca in alcuni manoscritti (S, B, D, Th e in taluni corsivi) ed in Eusebio, mentre è presente in altri (tra cui A). Alcuni lo espungo­ no (cosl gli autt. citati in G.L. Hahn, Ev. Lukas, cit. , I74; e, ancora, nelle edizio­ ni del Nuovo Testamento di Nestle-Aland, Stuttgart I963, e di Aland-Black-Metz­ ger-Wickgren, del r966); altri lo conservano (Merk, Novum Testamentum Graece et Latine, 9" ed., Romae I964). La presenza (o l'assenza) dell'articolo non sono de­ terminanti per il senso della frase (Schiirer-Vermes-Millar, cit., 406 ), ma posso­ no contribuire a offrire sfumature diverse al discorso. La mancanza di i}, infatti, è stata sentita come capace di agevolare l'accostamento di 7tpW't1] ad &.7toypacpi) in un binomio avente valore tecnico di descriptio prima (con la conseguente, net­ ta accezione di 7tpW't1J come superlativo): cfr. Benoit, op. cit. , 694: e cfr. anche Cecchelli, op. cit., 237. Chi la intendeva diversamente preferiva mantenere l'arti­ colo (ad es. M.J. Lagrange, Ev. selon St. Luc, cit., 67 n. 2: «Ùn ne voi t pas pour­ quoi Luc tiendrait tant à dire que ce recensement fut le premier» ).

208

Ma l'allusione a Quirinio presenta difficoltà di vario genere.

a) In primo luogo Giustino, parlando di Quirinio, lo defini­ sce É1tt-rpo1toç -r iic; 'Iovoatac;, «procuratore della Giudea» 3, e non i)yEJ..1W'Y -ri)c; l:vptac;, come invece fa Luca. b) Par contrastare con Luca il brano di Tertulliano che af­ ferma: sed et census consta! actos sub Augusto nunc in Iu­ dea per Sentium Saturninum, apud quos genus eius inquire­ re potuissent 4• Se da un lato ciò conferma la cronologia della nascita di Gesù proposta da Matteo e da Luca (Saturnino, in­ fatti, governò la Siria prima della morte di Erode) , d'altro can­ to contrasta a prima vista con l'indicazione di Quirinio quale legato di Siria al tempo della nascita di Gesù, offerta da Luca. c) In secondo luogo, ove si intenda stricto sensu 'Ìl'YEJ..1W'Y = legatus Augusti pro praetore di Siria, la notizia contrasta con ciò che conosciamo sui legati che governarono la Siria nel pe­ riodo compreso tra la morte di Agrippa ( 1 2 a.C.) e la morte di Erode (4 a.C. ) : periodo in cui si succedettero M . Tizio , C. Senzio Saturnino e P. Quintilio Varo . La storia della provincia di Siria dal 2 3 a.C. in poi non è però perfettamente ricostruibile. Augusto aveva inviato in Oriente nel 2 3 a.C. Vipsanio Agrippa 5 , con imperium supe­ riore a quello dei governatori provinciali 6 • Agrippa restò in Oriente (a Mitilene) dapprima per due anni ( 2 3-2 1 a.C.) ; poi , dopo un periodo passato a Roma , vi fece ritorno nel 1 7 / 1 6 a. C., ri�anendovi fino a l 1 3 a.C. 7 • Non sappiamo come e da chi la provincia di Siria sia stata governata durante questo decennio. Schiirer pensa che alme­ no per i periodi 2 3-2 1 e 1 6- 1 3 a.C . proprio Agrippa possa PG 6 , 384 ). 3· lus t . , apol. 1 ,34 ( Tert ., adv. Mare. 4 , 1 9 ( PL 2 , 434 ) . 5 · Ios., ani. lud. 1 5,350; D. Ca . 5 3 ,3 2 , 1 . Sulla missione di Agrippa cfr. D. Magie , The Missii:Jn of Agrippa lo the Orient in 23 B.C. : ClasPh 3 ( 1 908 ) 14 5 ss . ; e la bibl . cit : in Schiirer-Vermes-Millar, op. cit., 256-257 ; 292 n. 1. 5 . 6. Cfr. Ios., ant. lud. r 6,86 ; Agrippa resse l a oLolxTJCTW -twv t'ltL -ti'jc; 'Acn(Ic;. Cfr. R. Hanslik, s.v. M. Vipsanius Agrippa, RE IX A/ r , 1 226- 1 27.5 : qui 125 1-1252 . 7· D. Ca .. 5 3 , 32 ,r ; 54,6 ,5 .I9 ,6 .24,5·8 .28 ,r ; Ios . , ant. lud. 1 5 ,350; r 6 , r 2-62.86 ; Suet . , =



Aug. 66.

209

averla retta, almeno tramite suoi rappresentanti : in effetti , troviamo legati di Agrippa in Siria nel 2 3 a.C. 8 • Per il 2 0 a.C. Strabone ci indica in M. Tizio il governatore di Siria 9 • Nel r 2 a.C. Agrippa morì. Poco tempo dopo ritro­ viamo nuovamente M . Tizio quale legato di quella provincia : e precisamente al tempo dell'intervento di Archelao di Cappa­ docia presso Erode a favore del figlio di quest'ultimo (e gene­ ro del re cappadoce) Alessandro 1 0 : cioè, secondo l'opinione prevalente, nel r o (o 9 ) a.C. n . I n una fase successiva Flavio Giuseppe parla di Senzio Sa­ turnino quale legato di Siria 1 2 • Questo personaggio compare per la prima volta in occasione della spedizione di Erode con­ tro la Nabatea : cioè poco tempo dopo l'intervento di Arche­ lao sopra menzionato : quindi, come si ritiene generalmente, intorno al 9 a.C. In questa occasione , Saturnino è citato insie­ me a Volumnio : i due sono congiuntamente indicati come 1)­ YEIJ.OVE ) 3·

:>· Ios., ant. Iud. r 6 ,28o. Ios., an t . Iud. x6,277.344· Il primo governatore della provincia di Giudea fu il cavaliere Coponio, inviato colà da Augusto Tij !1tL 1tiia\'11 t�ovcn� ( los. , ant. Iud. r 8 ,2 ; dr. bell. Iu(f 2, 1 17 ) , contemporaneamente all'invio d i Quirinio i n Siria quale 't'�flTJ'niç e s�xct�oS6't'TJ345 : 56 I7,345-348: 96 ! 7 .355 = 200, 237 . 245 I 8,1 : 222, 232, 237 I 8 , I ,IO: 193 I 8,I-2: 200, 245 I 8 ,2 : 222 , 2 3 2 , 233 , 237 , 245 r 8 ,3 : 173, 1 74, 1 8 1 , 193, 224 1 8,4 : 153. 1 94. 1 99, 225 1 8 ,23 : 225 r 8 ,26 : 153, 193 , 224, 227, 237, 245 r 8 , 1 24 : 1 54 20,IO I : 1 29 20,102 : 225, 237. 245 Bellum I udaicum

r ,78-8o : 95 I ,I 20 : 1 I 2 1 ,154: 168 r , 1 69-1 70 : 168 1 ,1 94 = 156 1 ,199: 156, 1 68 1 ,203 : 156 1 ,2 1 3 : 1 56 I ,225 : 157 1 ,229 : 157 1 ,244 : 157 1 ,248 : 162 1 ,282 : 157 I ,344: 210, 221 I ,391 : 157 I ,396-399 : I 57 I ,399 = 158 I ,403 : 158 I ,404 : 158 1 ,414: 158 1 ,4 1 5 : 158

296

I ,43 2 : I I 2 I ,435 : 164 I ,437 : I I 2 1 ,437-43 8 : I I 2 1 ,441-444 : I I 2 1 ,445 : I 64 I .474 = I 59 1 ,479 : I 7 1 1 .499·5 I l : 2 1 0 1 ,534-537 = I 6 2 I ,535 = 210, 2 3 3 I ,538: 2 1 0 , 2 2 I 2 3 3 I ,541·55 I : I I 2 I ,544-550 : I I 2 I ,55o-55 I : I 62 l .573-574 : 257 I ,575 = 146, 163 1 ,577 = 210, 257 I ,578-580: 2 57 I ,6o1 : 257 r ,6o6 : 257 r ,6o8-6 1 3 : 257 r ,6o9 : 257 r ,6 1 7 : 2 1 4 , 2 3 3 , 257 I ,61 7-628 : 2 I I r ,636: 2 I I I ,639 : 2 I I I ,64o : r62 I ,645 : r 62 I ,645-646 : 163 1 ,647 : 1 04 1 ,648-655 = 1 1 2 , 1 54 r ,65r-666 : 104 1 ,652: 1 1 2 r ,659-66o : I I 3 1 ,661 : 162 1 ,661-664 : 1 1 2 1 ,664 : 163 I ,668 : 163 r ,669 : I 6 2 I ,6n : I 37 2 ,7 : 224 2,I I : I I 5 2 , 1 6 : I63, 2 I I , 2 1 8 2,16·25 : 2 1 8 2 2 0 : 16 2 2 ,25 : 2 I I 2 ,25·3 8 : 162 ,

,

2 39= 2 I l 2 ,4 I·54 = 2-18 2 ,43 : 22 6 2 ,50 : 226, 2 30 2 ,56 : 225 2 ,66 : 2 1 8 2 ,6 7 : 24 I 2 ,6 8 : 2 2 5 , 24I 2 74 : 2 1 8 2,8o : 162 2 ,84·92 : I63 2 9 3 : I63, I 64 2 ,95 : I 54 2 ,97 : I 75 2, I I I : 1 64 2 ,I I 2 : 56 2,I J 3 : 96 2 , I I 7 : 232 2,I I 8 : 1 9 3 , 1 94 22) 2,135 : 95 2 , I 59 = 95 2,197 = I 5 8 2 .433 = 1 94. 2 2 5 2 ,520: 5 9 5 ,252 : 59 5 ,288 : I OO 5 ,3 I 2 : 90 6,355 : 59 6 ,356 : 59 7 ,253 : 1 74 . 1 94 . 245 7.409 : 63 ,

,

.

,

Contra Apionem

2 ,7 7 : 1 5 8 Vita I : 1 79 5= I l5 Irenaeus Adversus haereses

2,22,4-6 : 83 3 .9,2 : 1 02 Isidorus Hispalensis Etymologiae

5 ,36,4 : I 2 2 Iustinus Apologia

I ,34 : 209, 2 1 6 , 2 3 2

Dialogus cum Tryphone Iudaeo

78: 103 88: 103 102 : 103 1 03 : 103 1o6 : 103

De praemiis et poenis

I I7 : 58 Legatio ad Gaium 23 : 158

Suda

ci1toypaqn'l ( 1,293 Adler ) : 1 22 , 1 23 , 1 3 1 , 2 1 5 , 2 2 3 , 23 2

Plinius Naturalis histori11 2 ,28 : I I 3 3,17 : 1 2 1 3,18-30 : 120, l 3 5 3 ,?6-79 = 1 20, 1 35 4,I I o-I I 2 : 1 20, 1 3 5 7 , 1 6 2 : 1 26 30,1 6 : 59

Livius Periochae

1 3 1 : 1 20, 135 1 34 = 1 20, 135 1 3 7 = 1 20, 135 1 38-139 = 173 140: 240

Suetonius Augustus 2 7 : 138 28 : 1 20 3 7 = 141 38 : 141 38,2 : 141

Plutarchus Lucianus De arte conscribendae historiae 47·48 : 73 55 = 73 59 = 73

4 1 ,3 : 1 4 1 , 143

66 : 209

Antonius

94 ·3 = 56 94,5 = 58 101 : 1 2 1 Tiberius 9,2 : 239 14,2 : 58 37: 1 60 Nero 1 3 : 59 40,2 : 90 86 : 56 Vespasianus 4 ,5 : 90

61,2: 16r Polybiu s 2,23 ,9 = 1 45 Prudentius Liber cathemerinon 1 2 ,25-29 : 102

Macrobius Saturnalia 2,4,I I : 53, I l 2

Servius Maximus Taurinensis Homiliae horn. XVIII de epiph Do­ mini : 102

Ad Aeneidem

2 ,801 : 54

.

Origenes Con tra Celsum 1 ,59 = 102 1 ,6o : 106 Orosius 6,22,6 : 1 2 1 ? ,6,1 7 : 1 3 3 Ovidius Fasti 3 ,88 1 : 252 Philo

De specialibus legibus

3 , 1 2 ,7 2 : 191

Sozomenus Historia ecclesiastica 5 ,2 1 : 1 1 7 Statius 83-88: 248 Strabo 5 ,2,7( 224) : 1 2 1 6,1 ,1(261 ) : 1 2 1 6,2,1(266): 1 2 1 6,2,I I ( 277): 1 2 1 6,3 1 o( 285 ) : 1 2 1 1 2 ,6,5(569) : 1 37 , 242, 249 1 5 ,3 , 1 (727 ) : 58 r6,1 ,28( 748 ) : 2 10 r 6,2 ,1o(752 ) : 146

1 6,2,39( 762 ) : 58 1 7, 1 , 1 2( 797) : 250

,

Tacitus Annales 1 ,1 1 : 120, r 66 2 ,3·4 = 256 2 A , I : 256 2 ,42,5 : 240 2 ,67 : 163 2 ,74= 229 3 ,2 3 : 1 37 3 ,38 : 163 3 AO : 1 73 3 ,48 : 2 I J , 230, 23 6 2 3 7 6,ro : 240 6,22 : 5 a 6 ,4 1 : 1 46, q 8 ; 241 6,4 1 , 1 : 247 1 2 ,4 3 : 1 3 3 ,

237,

2 97

1 3 ,3.5 = 2 1 7

Tertullianus

Velleius Paterculus

1 3 ,3 8 : 2 1 7

Adversus Iudaeos

2 , 39,2 : 1 2 3

1 3 AO : 2 1 7

8 : 260

2 ,9_5 , 3 : 1 3 7

14,26 : 2 2 1

9= 189

2 ,98,2 : 240

1. � ,6 : 2 1 7 1 _5 ,24: .5 9

Adversus Marcionem 4 , 1 9 : 1 2 , 1 80 , 184, 209

J _5 ,2_5 :

221

4,36 : 1 80

2 ,6 90· 704 : 54

1 _5 ,29 : .5 9

Theodotus Ancyranus horn. 1 in die nativ. Dom., ro: 102

Historiae 1 ,1 0 : 2 2 1 _5 ,1 3 : 90

7.

Vergilius Aeneis

Inscriptiones, nummi, papyri

Corpus Inscriptionum Graecarum

4237 : 24.5

Inscriptiones Graecae ad Res Romanas Pertinen­ tes (ed. Cagnat)

4240 : 245

1,769 : 1 67

1 346 : 246 423 6 : 24.5

111,1 5 1 1 : 245 IVAOO : 246

IIA1 2 1 : 1 20, 1 3 5

IV,4 1 0 : 240

238

1 39

(ed. Dittenberger)

( ed. Degrassi ) XIII,1 ,245 : 237

V1,3 3 2 : 1 20, 1 3.5

XIII ,I ,328 :

2 37

5 3 2 : 137. 1 54

British Museum Coins, Palestina (Hill) 230 , 1 0 :

VI, 1 463 : 1 20, 1 3 5 VIII, 1 4882 : 248

138

362 : 148

Inscriptiones I taliae

v,723 1 : 160

VIII,7070 : 1 20, 1 3 .5

gr. :

3 ,20... 2 1 gr . :

Orientis Graeci Inscrip­ tiones Selectae

IVAOI : 246

1 20, 146, 226,

m,6703 : 229

3 , 1 1-22

5 .9 : ! 2 3

Corpus Inscriptionum Latinarum 111 ,6687 :

2 ,5-6 : 1 2 5 , 1 3 5 2 ,5 · 7 : 2 1 3 2 ,28 : 2 } 0 , 2 3 7

Inscriptiones Latinae Selectae (ed. Dessau )

VII1 , 1 9428 : 1 20 , 1 3 5

140 : 237

IX,3306 : 244

9 1 8 : 2 3 8 , 239 . 241

1 1 .5

British Museum Coins, Galatia, Cappadocia and Syria (Wroth) 1 5 8- 1 5 9 ,57-59 : 2 I I , 220

IXA96.5 : 24.5

932 : 244

IX,.5290: 237

248 3 : 2 _5 1

x,68o: 1 20, 135

2683 : 1 20, 146,

x,6638 : 237

8 8 1 4 : 240

XII,1 869 : 1 46

896_5 : 2 3 6

XIII, 1 668 : 1 73

9.502 : 2 3 7 = 253

XIV,36 1 3 : 238

9503 : 237, 25 1 , 253

6: 1 76

Fontes Iuris Romani An­ teiustiniani (ed. Ricco­ bono-Arangio Ruiz)

Monument. Ancyranum 2,1-1 1 : 1 20

Pap. Giessen ( Eger-Kornemann­ Meyer)

1 ,404 : 1 2 5

2 ,2-4 : 1 3 5

40 : 1 76

1 ,3.5-3 6 : 1 3 8

23 8

BGU VI U , r 858 :

177

Pap. Fiorentini ( Vitelli­ Comparetti)

1 ,103 : 1 77 1,189 : 177 III,107 : 177

Pap. Grenfell (GrenfellHunt) 1 ,45 : 1 35 , 136 1 ,4 6 : 135 . 136

11,210: 11,288 : II,314: I1,3 1 8 :

Pap. Londinenses (Kenyon-Bell) I1,19: 1 36

Pap. Petrie (Mahaffy-Smyly) lll,59 = 1 77

Pap. Milanesi (Dari) 3 : 136

Pubbl. della Società ltaliana 554,13 : 171

Sammelbuch ( Preisigke-Bilabel) 4284 : 176 5661 : 1 3 5 10220 : IJ6

Pap. Oxyrhynchus (Grenfell-Hunt, e altri ) 1 , 35 = 50 1 ,36 : 50

Pap. Tebtunis (Grenfell-HuntGoodspeed ) 1 ,5 : 177

UPZ ( Wilcken ) II,196: 177

135 136 1 36 177

Pap . Torino ( Peyron ) 8 : 177

INDICE

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cap . 1 - Le fonti .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

1 . Il problema nell a cr i tica moderna

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Da Reimarus a Strauss, I7 - 2 . Tr a Ottocento e Novecento, 2 1 - 3 · Form- e Redaktionsgeschichtliche Methode, 30 - 4· La nuova ricerca sul Gesù storico , 34 - 5· Il genere letterario dei vangel i dell'infanzia, 38 - 6. Mvltoç o