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Italian Pages 420 Year 1973
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SILVIA RIZZO
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
ROMA 1973
EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA
IlDWONI Cl STORIA l U'l'TEIlATUIlA Il.-. _ Vi> I '...... ,I
Alla memoria di mio padre
PREFAZIONE
Nella storia della trasmissione dei classici l'opera degli umamstl ha importanza fondamentale: pochi sono gli editori di testi greci e latini che non debbano fare i conti con documenti umanistici riguardanti la storia di codici tuttora conservati o perduti o non ancora identificati. Per una utilizzazione proficua di tali documenti si richiede una conoscenza quanto possibile esatta delle espressioni che gli umanisti usavano nel descrivere codici e per indicare le varie operazioni della loro attività filologica. Quanto sia insidioso interpretare il latino umanistico con l'aiuto di quello classico e quanto sia difficile sfuggire alla tentazione di sovrapporre, magari inconsciamente, significati moderni a termini tecnici di allora, è dimostrato dai fraintendimenti che avviene di trovare in scritti di studiosi moderni (cf. per es. p. 25s., 36, 69s., 174, 183 n. I, 220 n. I, 241, 277s.) 1. La presente ricerca è nata con lo scopo di fornire agli studiosi di ftlologia classica uno strumento che, nell'assoluta mancanza di lessici particolari o generali, permetta d'intendere con sufficiente precisione la terminologia tecnico-filologica degli umanisti. Lo studio anche di un campo così ristretto consente di aver quasi uno spaccato del latino umanistico e della sua varia composizione, del mescolarsi in esso di termini classici e medievali e di latinizzazioni di parole volgari e fornisce inoltre esempi delle preoccupazioni puristiche che lo Aggiungo un esempio che mi è venuto sott'occhio quando il libto era in bozze. A p. 48s. ho parlato del formato 'reale' : l'espressione chartae reales o ' fogli reali' che compare in inventari è stata fraintesa come riferimento alla qualità della carta da C. Lupi, Manuale di Paleografia delle carte, Firenze 1875,44 n.: « Un'altra differenza costituita dalla qualità o dal formato o da ambedue le cose era avvertita anche in antico: onde la carta migliore era detta carta bambagina reale 'Quaternos tres cartarum bombicinarum ... , librum unum cartarum bombicinarum realium quaternorum sex ... , vacchectam unam cartarum reaIium quaterni unius et dimidii ' etc. (Arch. Pisano, Consilia Senatus etc., Il, c. II9t, I2or). 'Libro di fogli reali con coverta et corregge rosse' (Arch. cit., Opera del Duomo, Conduttori 1461 ». Dal vecchio manuale del Lupi l'errore è passato di peso nel Wattenbach, 142 n. 2: « Lupi, Man. p. 44 hebt die vortreffiiche Beschaffenheit des aus Constantinopel kommenden Papieres hervor; das beste hiess realis (regalis)).
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portavano ad evitare vocaboli di sapore medievale o di curiosi travestimenti classicheggianti di parole dell'uso comWle (si veda 1'Indice delle cose notevoli, s. v. latino umanistico). Inoltre, poiché WlO studio di parole è anche necessariamente studio di cose, l'esame delle espressioni tecniche usate dagli umanisti e delle enWlciazioni teoriche sparse nei loro scritti mi ha portata ad osservazioni di carattere generale che si troveranno sparse sotto le varie voci o nelle brevi introduzioni alle singole parti: e alcuni capitoli sono dedicati a particolari aspetti della filologia umanistica (ad es. la restituzione dei passi greci nei manoscritti latini, p. 295ss., o le teorie sulla genesi delle corruttele e l'importanza data al criterio paleografico nel congetturare, p. 226ss.). Ho preferito perciò alla forma del lessico quella di Wla trattazione continua, distinta in cinque parti secondo Wl'ideale linea di sviluppo, dalle varie fasi della formazione del codice o del libro a stampa fino all'attività critica sui testi. CiascWla parte è distinta al suo interno in capitoli dedicati a un vocabolo o a gruppi di vocaboli affini per significato. L'indice delle parole, indispensabile complemento di Wl lavoro del genere, permetterà di individuare rapidamente le trattazioni dedicate ai singoli termini. I limiti cronologici che ho posto alla mia ricerca vanno dal Petrarca a tutto il quattrocento. Entro questi confini ho scelto alcWle personalità più significative e per ciasCWla di esse determinate opere, dando la preferenza a quelle di argomento filologico e agli epistolari. Queste opere, che costituiscono il fondamento della ricerca, sono state esaminate per intero. Le elenco qui brevemente, rimandando alla bibliografia per l'indicazione delle edizioni seguite: Petrarca, Familiari (per le altre opere non ho tentato un nuovo spoglio, ma mi sono limitata a rintracciare e riesaminare i passi che già avevano attratto l'attenzione del N olhac, Pétrarque et l' humanisme); epistolari del Salutati, di Guarino, dell'Aurispa, di Poggio; Traversari, epistolario e Hodoeporicon; Valla, De falso eredita et ementita Constantini donatione, Elegantiae, Emendationes in T. Livium; Vespasiano da Bisticci, epistolario; Filippo Beroaldo il Vecchio, Annotationes centum; Poliziano, epistolario, I centuria dei Miscellanea, soscrizioni e note di collazione raccolte in Maler, Les manuscrits d'Ange Politien, in Bandi_i, Ragion. e nel Catalogo del Perosa. La II centuria dei Miscellanea, recentemente tornata alla luce, era in fase di pubblicazione quando cominciai il mio lavoro: mi limitai quindi a schedare i ca-
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PREfAZIONE
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pitoli allora resi noti negli articoli di V. Branca e M. Pastore Stacchi (vd. bibliografia) e in llila parziale edizione provvisoria dello stesso Branca 1 destinata a un corso universitario. In seguito, per la cortesia del prof. Branca, che qui ringrazio, ho potuto vedere le bozze dell'edizione definitiva licenziate per la stampa e controllare con queste le citazioni del mio libro anch'esso già in bozze. Parziale soltanto è stata anche la lettura dell'epistolario del Filelfo nell'edizione veneta del 1502, di cui ho schedato le prime cento carte. Ho inoltre schedato interamente il materiale umanistico raccolto in Sabbadini, Storia e critica di testi latini e mi sono valsa di quanto occasionalmente mi è venuto sott'occhio nelle mie letture di argomento umanistico. Gli inventari, che rimangono al di fuori della vera e propria produzione umanistica, escono dall'ambito della mia ricerca e meriterebbero uno studio a parte. Tuttavia ne ho schedati ugualmente due, scelti fra i più ampi nella descrizione e quindi ricchi di termini codicologici: l'inventario della biblioteca Viscontea di Pavia del 14.26 e l'inventario dei libri di Leonardo Mansueti di Perugia del 1474-78: mi sono inoltre servita dell'indice apposto da Enea Piccolomini all'estratto del suo studio Intorno alle condizioni e alle vicende delle libreria medicea privata, ove sono segnalati i termini più interessanti degli inventari da lui pubblicati. Non ho però inteso studiare la terminologia di questi inventari in sé e per sé, ma me ne sono valsa come termine di confronto in fllilzione della mia ricerca sul lessico degli umanisti. Troppo tardi perché potessi giovarmene è uscito B. L. Ullman-ph. A. Stadter, The Public Library oJ Renaissance Florence. Niccolò Niccoli, Cosimo de' Medici and the Library oJ San Marco, Padova 1972 (Medioevo e umanesimo IO). Se avessi potuto esaminarlo in tempo il mio materiale ne sarebbe stato arricchito: ad es. le notizie date a p. 114s. sul formato effettivo corrispondente alle espressioni magnus, mediocris, parvus ecc. usate nell'inv. di S. Marco della fine del sec. XV vengono a integrare utilmente i dati analoghi da me raccolti a p. 47S. A conferma che di ricerche simili si avverte il bisogno è uscita, mentre il mio libro era già in corso di stampa, la prima parte di un lavoro molto simile riguardante l'epoca bizantina dal IX al xv sec: B. Atsalos, La terminologie du livre-manuscrit à 1'époque byzantine, lère
I.
A. Poliziano, Testi latini e volgari, Padova, Cleup, 1968.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
partie: Termes désignant le livre-manuscrit et l'écriture, Tessalonica 1971 ('EÀÀ"YjVLXcX, 1tCXpcXP"L7J!LCX 21).
In un lavoro del genere la scelta dei termini da prendere in esame è naturalmente un fatto soggettivo ed è spesso difficile stabilire un
limite esatto fra termini tecnici e vocaboli generici. La mia raccolta di materiale presenterà quindi anche sotto quest'aspetto inevitabili lacune e mancanze. I lessici dovrebbero essere preceduti da buone edizioni. Nel campo umanistico, dove ancora moltissimo è da fare, è tuttora -impossibile lavorare senza ricorrere anche a vecchie edizioni o addirittura a manoscritti. Così i testi su cui questo lessico si fonda non sono sempre testi critici e spesso la lezione non è sicura: alla difficoltà di interpretare il latino umanistico si aggiunge non di rado l'incertezza della tradizione. Quando mi è accaduto di dover intervenire congetturalmente ho sempre, com'era naturale, segnalato il mio intervento. Ho conservato l'ortografia delle edizioni da me seguite, riservandomi solo la libertà di modificare la punteggiatura e di ammodernare l'uso delle maiuscole. Ciò ha determinato ovviamente discordanze vistose nelle grafie, talvolta anche all'interno delle citazioni da opere di un singolo autore: così ad es. per il Petrarca, mentre le citazioni dalle Familiari rispecchiano gli usi grafici dell'autore, quelle dalle Senili presentano grafie cinquecentesche; per il Poliziano si ha la stessa discordanza fra le soscrizioni e note di collazione, per cui si adotta la grafia degli autografi, e le citazioni dai Miscellanea e dall'epistolario, per i quali ho usato una delle più diffuse e maneggevoli cinquecentine. Tanto più facile sarà quindi trovare l'una accanto all'altra anche in citazioni dello stesso autore grafie come autor ed auctor, litera e littera, sincerus e syncerus ecc. Alcuni passi più ricchi di termini tecnici, che andavano citati in diverse occorrenze, sono talvolta ripetuti per comodità del lettore. In generale ho preferito largheggiare nei rimandi ai testi anche quando si trattava delle accezioni più comuni dei vocaboli studiati e ho abbondato anche nel riportare passi in vario modo significativi, considerando che gran parte delle opere qui esaminate non è sempre facilmente accessibile. Ho per lo più presupposto, senza soffermarmi su dati bibliografici, le identificazioni comunemente accettate dei codici usati dagli umanisti: in molti casi basterà consultare il 'Riassunto filologico ' del II volume delle Scoperte del Sabbadini.
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PREFAZIONE
Nel separarmi, non senza un poco di rimpianto, da Wl lavoro durato tanti anni, il pensiero corre riconoscente a tutti coloro che mi hanno in vario modo assistita, anche se è impossibile ricordar qui tutti per nome. Primo fra tutti Scevola Mariotti, che mi propose questa ricerca come tesi di laurea in un lontano colloquio del 19 novembre 1966 e guidò e incoraggiò i miei primi passi: da allora non mi è mai venuto meno il suo appoggio e la sua collaborazione. Di quella tesi fu correlatore nel 1969 Augusto Campana, da cui ho avuto - anche durante la profonda rielaborazione successiva aiuti e consigli e soprattutto il prezioso contributo di quel patrimonio di conoscenze rare e inedite che egli mette a disposizione degli altri con candida generosità. Molto debbo anche a Guido Martellotti, che ha seguito con interesse il lavoro, mettendo a mia disposizione tutti i suoi libri, nonostante l'affetto geloso e possessivo che, come ogni bibliofilo, nutre per essi. Infme ho avuto l'apporto cordiale e prezioso dell'esperienza e della dottrina di Alessandro Perosa. Non è possibile naturalmente lavorare in questo campo senza giovarsi degli scritti di Giuseppe Billanovich, al quale sono anche ricorsa personalmente ricevendo immediatamente dalla sua cortesia i lumi richiesti, nonché incoraggiamenti e consensi. Di questo mio lavoro parlai a lungo e proficuamente con un indimenticabile maestro, Eduard Fraenkel. Un grazie particolare alle Edizioni di Storia e Letteratura e a Michele RotWldo che ha messo a disposizione del mio libro la sua preziosa esperienza tipografica. Colui che più avrebbe potuto aiutarmi colla sua esperienza di curatore di parecchie edizioni di Storia e Letteratura e la sua preparazione di filologo, mio padre Alfredo, non ha potuto vedere del mio lavoro che gli inizi. Molte volte, dopo la sua scomparsa immatura, ho provato l'impulso di rivolgermi a lui per aiuto e consiglio e si è rinnovato il rimpianto che non avrebbe visto compiuto il mio libro proprio lui che più d'ogni altro ne avrebbe gioito. Alla sua memoria dedico questa fatica, che attesta, fra lui e me, una continuità di interessi e di lavoro. Roma, 12 dicembre 1972 SILVIA
Rizzo
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Sono citati in forma abbreviata e compaiono in questo elenco libri e articoli cui si è rinviato più di una volta e i repertori. Per le riviste più note ho usato le abbreviazioni correnti. Gli scrittori latini antichi sono citati generalmente col sistema del ThesautUs linguae Latinae. Per gli incunaboli cito le carte con la lettera che contrassegna il fascicolo e il numero arabo (anche quando nell'originale è romano), e do il numero di Hain e supplementi con queste sigle: H - L. Hain, Repertorium bibliographicum, Stuttgartiae-Lutetiae Paris. 1826-31, 2 volI. C = W. A. Copinger, Supplement to Hain's Repertorium Bibliographicum, London 1895-1902, 2 volI. R = D. Reichling, Appendices ad Hainii-Copingeri Repertorium bibliographicum, Monachii 1905-14, 6 fasc. I di indici e un supplemento. Altre opere (dove sia opportuno, per i testi umanistici è indicato, con un esempio, il metodo di citazione): Arns = E. Arns, La technique du livre d'après Saint Jér8me, Paris
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1953·
Aurispa ep. 132 p. 155 = Carteggio di Giovanni Aurispa, a cura di R. Sabbadini, Roma 193 I (Fonti per la storia d'Italia. Epistolari. Sec. XV), epist. nr. 132 p. 155. Avanzi emendo = Hieronymi Avancii Veronensis ... In Val. Catullum et in Priapeias emendationes .... , Venetiis 1495 (H 2185). Bandini, Cat. = A. M. Bandini, Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae, Florentiae 1774-77, 4 volI. (voI. V Catalogus codicum Italicorum. Ace. Indices ... , Florentiae 1778). Bandini, Ragion. = A. M. Bandini, Ragionamento istorico sopra le collazioni delle fiorentine Pandette fatte da Angelo Poliziano, Livorno 1762.
Barbai"o cast. Plin. = Hermolai Barbari Castigationes Plinianae, Romae 1492 (H * 2421). Barbaro ep. II p. 95 = E. Barbaro, Epistolae, orationes et carmina,
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a cura di V. Branca, Firenze 1943 (Nuova collez. di testi umanistici inediti e rari 5-6), 2 volI., voI. II p. 95. Bembo ep. 6, 128 p. 398 = Petri Bembi Card. Epistolarum familiarium libri VI, Venetiis 1552, lib. 6 epist. 128 p. 398. Beroaldo anno = Philippi Beroaldi Annotationes centum, Brixiae 1496 (H 2946).
Bertalot = L. Bertalot, Cincius Romanus und seine Briejè, « Quellen und Forsch. aus itaI. Arch. und BibI.» 21, 1929-30, 209-255. Billanovich, I primi umanisti = Gius. Billanovich, I primi umanisti e le tradizioni dei classici latini, Friburgo (Svizzera) 1953 (Discorsi universitari n. S. 14). . Billanovich, Petrarch and... Livy = Gius. Billanovich, Petrarch and the Textual Tradition of Livy, « Journ. of the Warburg and Courtauld Inst.» 14, 1951, 137-208. Billanovich, Petrarca e Cicerone = Gius. Billanovich, Petrarca e Cicerone, in Miscellanea G. Mercati, Città del Vaticano 1946, IV (Studi e testi 124), 88-106. Biondo Flavio Ita!. ill. p. 422 = Blondi Flavii Italia illustrata in De Roma triumphante libri decem ... , Romae instauratae libri III, Italia illustrata, Historiarum ab inclinato Rom. imperio Decades III, Basileae 153 I, p. 422. Birt = Th. Birt, Das antike Buchwesen in seinem Verhà'ltniss zur Literatur, Berlin 1882 (rist. Aalen 1959). Boccaccio de montibus = Ioannis Boccacii De montibus, sylvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus, de nominibus maris liber, Venetiis 1473 (H *3326). Botfield = B. Botfield, Prefaces to the First Editions of the Greek and Roman Classics and of the Sacred Scriptures, London 1861 (Praejàtiones et epistolae editionibus principibus auctorum veterum praepositae, Cantabrigiae 1861). Branca-Pastore Stocchi = V. Branca-M. Pastore Stocchi, La Biblioteca Vaticana nella Seconda Centuria dei Miscellanea di Angelo Poliziano, in Mélanges E. Tisserant VI, Città del Vaticano 1964 (Studi e testi 236), 141-159. . Briquet = C. M. Briquet, Les filigranes, Paris-Genève 1907, 4 volI. (rist. Amsterdam 1968). Bruni ep. IO, 26 p. 234 = Leonardi Bruni Arretini Epistolarum libri VIII, ree. L. Mehus, Florentiae 1741, 2 volI., lib. IO epist. 26 p. 234.
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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Campana, Contributi = A. Campana, Contributi alla biblioteca del Poliziano, in Il Poliziano e il suo tempo, Atti del IV Convegno Internaz. di Studi sul Rinascimento (Firenze, Palazzo Strozzi, 23-26 settembre 1954), Firenze 1957, 173-229. Casamassima = E. Casamassima, Per una storia delle dottrine paleografiche dall'Umanesimo a Jean Mabillon, I, « Studi medievali» s. III 5, 1964, 52 5-57 8. Casamassima, Trattati = E. Casamassima, Trattati di scrittura del Cinquecento italiano, Milano 1966 (Documenti sulle arti del libro 5). CIL. = Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini 1863-. Dain = A. Dain, Les manuscrits, Paris 19642 • Decembrio polito 103 C. 221V = A. Decembrio, De politia litteraria, cod. Vat. lat. 1794, pars CIII c. 221V (cito da questo codice di dedica a Pio II anziché dalle due scorrette edizioni Augustae Vindelicorum 1540 e Basileae 1562). Dini Traversari = A. Dini Traversari, Ambrogio Traversari e i suoi tempi, Firenze 1912. Diz. lat.-ted. = Dizionario latino-tedesco, [Augshurg 1471-4] (C 6326): citato secondo F. L. Hoifmann, Beschreibung eines der iiltesten u11d sehr seltenen lateinisch-deutschen etymologischen Sachworterbuches, nebst Angabe des Inhalts und einer Probe, « Serapeum» 23, 1862, 273-281. Du Cange = Glossarium mediae et infiniae Latinitatis conditum a Carolo Du Fresne domino Du Cange ... , ed. nova aucta... a L. Favre, Niort 1883-7 (rist. Graz 1954), IO volI. Ehlers = W. Ehlers, Untersuchungen zur handschrifilichen Oberlieftrung der Argonautica des C. Valerius Flaccus, Mlinchen 1970 (Zetemata 52). Facio invect. IV p. 550 = B. Facio, Invectivae in L. Vallam, in R. Valentini, « Rendic. dei Lincei», cl. di se. mor., V 15, 1906, 499-550, invect. IV p. 550. Fava = D. Fava, Manuale degli incunabuli, Milano 1939. Filelfo ep. C. 266r = Francisci Philelphi. .. Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venetiis 1502, c. 266r. Forcellini = E. Forcellini, Lexicon totius Latinitatis, curo F. Corradini et G. Perin, Patavii 1940, 6 volI. Fumagalli = G. Fumagalli, L'arte della legatura alla corte degli Estensi, a Ferrara e a Modena, dal sec. XV al XIX, Firenze 1913.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Garin = E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze 1961. Georges = Ausfuhrliches lateinisch-deutsches Handworterbuch ausgearb. von K. E. Georges, 8. verbo und verm. Aufl. von H. Georges, Hannover U. Leipzig 1913. Grapaldo 2, 12 C. q5v = Francisci Marii Grapaldi De partibus aedium libri duo, Parmae [1494] (H 7868), lib. 2 cap. 12 C. q5v. Guarino ep. 934, 33 = Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, Venezia 1915-19 (Miscellanea di Storia Veneta III 8, II, 14) (rist. Torino 1967), epist. 934 lino 33. Haebler = K. Haebler, Handbuch der Inkunabelkunde, Leipzig 1925. Handb. der Bibl.-Wiss. = F. Milkau-G. Leyh, H~mdbuch der Bibliothekswissenschafi, Wiesbaden 1952-57, 3 volI. (Registerband bearb. von R. Bellmann, Wiesbaden 1965). Heumann-Seckel, Handlexikon = Heumanns Handlexikon zu den Quellen des romischen Rechts, in 9. Aufl. neu bearb. von E. Seckel, Iena 19262 • Hofmann-Szantyr = Lateinische Syntax und Stilistik von J. B. Hofmann neubearb. von A. Szantyr, Miinchen 1965 (Handb. der Alt.-Wiss. II 2, 2). Inv. Mansueti 454 = Inventario della biblioteca di Leonardo Mansueti del 1474-78, segnato con D in Kaeppeli (vd.), nr. 454. Inv. Visconti 988 = Inventario della biblioteca dei Visconti a Pavia del 1426, segnato con A in Pellegrin (vd.), nr. 988. Jahn = O. Jahn, Uber die Subscriptionen in den Handschrifien romischer Classiker, « Berichte iiber die VcrhandI. der k. sachs. Ges. der Wiss. zu Leipzig », phiI.-hist. Cl. 3, 1851, 327-372: Jahn nr. 23 = soscr. nr. 23. Josephson = A. Josephson, Die Columella-Handschrifien, Uppsala 1955 (Acta Universitatis Upsaliensis 8). Kaeppe1i = T. Kaeppe1i, Inventari di libri di S. Domenico di Perugia (1430-80), Roma 1962 (Sussidi eruditi 15). Kirchhoff = A. Kirchhoff, Die Handschrifienhiindler des Mittelalters, Leipzig 18532 • Klotz = P. Papini Stati Silvae ed. A. Klotz, Lipsiae I9II2. Krebs-Schmalz, Antibarbarus = Antibarbarus der lateinischen Sprache. .. von J. Ph. Krebs, 7.... umgearb. Aufl. von J. H. Schmalz, Base! 1905-7, 2 volI. (rist. Darmstadt 1962).
-, ABBREVIAZIONI 1I1l!UOCRAACUE
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KIisteller = P. O. K.risteller, SuppletUtltum Ficinianum, Florentiae J937. 2 volJ. Landino vera "ob. p. 113. 26 = Cristoforo Landino. De vera llobilitate. CI cura di M. T. Liaci. Firenze 1970 (Nuova collez. di testi umanisrici inediti o rari J5). p. II] lin. 26. Lehmann, Blaurr = P. Lehmann. Blnttu, Seile", Spa!tro, Zei/erl, in Erfo'5,hu.g (vd.) mI-59 (= • Zentralbl. fu,. Bibliotheksw.• 53. 1936. 333-361. 411-442). Lehmann. Erforschung = P. I.. chutann, Erfimc1llmg des Mitte/afters, Stuttgart 1941-62, .5 volI. (rise del voI. I. Stuttgar[ (959). Lehm.ann, F. Modius = P. Lehmann, Francisws Modi,,! als Hand-
sc.hriftenforscher• • Quellen und Unters. zw lat. philol. des Mittdalters- J. 1908, Heft I. Lcnz = F. W. tem, Pa,erga Ol/jJiQlla, • Rendic. dei Lincei .., cl. di se. mor., VI n, 1937, 320-4IO. Liddell-ScoH = Liddcll-Scott-jones-McKenzie, A Greek-English ÙXiCOll, Oxford 19409 • Lindsay = W. M. Lindsay. Collectan~a varia, t Palarographia Latina _ 2., 1923, 5-55 e 3, 1924. 63--66· Lowe. Beneventa" Scrjpt = E. A. Lowe. The Beneventan Script. A History of tlle SOluh Italia" Minuscule, Oxford 19[4. Luiso = F. P. Luiso, Riordinametfto dell'epistolario di A. Traversari, con lettere inedite e note storico-cronologiche, Firenze 1898-1903 (estratto da • Riv. delle bibl. e degli arch. .-s. 1897. H-51; 9. 1898. 91-109; lO. 1899, 105-112). Maier = I. Maier, us manuscrits o' Ange Polirien, Genève 1965 (Travaux d'Hurnanisme et Renaissance 70 ) l. Maler, Politietl = I. Maier, Ange Polirien. La formaciotl d'u'J poète humaniste. Genèvc 15)66 (Travaux d'Humanisme et Renaissance 81). Marasroni = P. Papini Stati Si/vae, rcc. A. Marasroni, Lipsiae 1970'. Mehus, Vita = L. Mehus, Vita Ambrosi; Traversari, Florentiae 1759 (vd. Traversari ep.). Mercati = G. Mercati, M. TuIli Ciceronis De re publicQ libri ... Prolegomt:na: De fatis bibliothecae monaster;; S. Columbani Bobiensis ecC., ex Bibliotheca Apostolica Vaticana 1934. I. Ho controllato ~uando era possibile su altre fonti o diretumente sugli odginali le lfascrizioni di soscrizioni o note, correggendo alcuni errori.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Mittellat. Worterb. = Mittellateinisches Wòrterbuch bis zwn ausgehenden I]. Jahrhttndcrt, hrsg. von der bayer. Akad. der Wiss. und der deutschen Akad. der Wiss. zu Berlin, Miinchen 1967-. Nogara = B. Nogara, Scritti inediti e rari di Biondo Flavio, Roma 1927 (Studi e testi 48). Nolhac = P. de Nolhac, Pétrarque et l'humanisme, Paris 19072 (Biblioth. littéraire de la Renaissance, n. s. l), 2 volI. (rist. Torino 1959). Nolhac, Bibliùthèque = P. de Nolhac, La bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887 (Biblioth. de l'Éc. des hautes ét., sco phii. et hist. 74). Paoli = C. Paoli, Programma scolastico di paleografia latina e di diplomatica. II Materie scrittorie e librarie, Firenze 1913 3 • Pasquali = G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze 19522 (rist. 1962). Pastore Stocchi = M. Pastore Stocchi, Sulle curae Statianae del Poliziano, «Atti dell'1st. Vene di sc., letto ed arti », cl. di sco mor., 125, 1966-67, 39-74. Pellegrin = E. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan, au XVe siècle, Paris 1955 (Publications de l'Inst. de rech. et d'hist. des textes 5). Peri = V. Peri, Nicola Maniacutia: un testimone della filologia romana del XII secolo, «Aevum» 41, 1967, 67-90. Perosa nr. 282 = A. Perosa, Mostra del Poliziano nella Biblioteca Medicea Laurenziana (Firenze 23 settembre-30 novembre 1954). Catalogo, Firenze 1955, nr. 282. Petrarca fame 24, 13, 61 = F. Petrarca, Le Familiar:, a cura di V. Rossi, Firenze 1933-42 (Ed. naz. delle opere di F. P. 10-13), 4 volI. (IV a cura di U. Bosco), lib. 24 epist. 13 lino 61. Petrarca invect. contra med. 4, 592 = F. Petrarca, Invective contra medicum. Testo latino e volgarizzamento di ser Domenico Silvestri, a cura di P. G. Ricci, Roma 1950, lib. 4 lino 592. Petrarca remo 2, 132 p. 254 = Francisci Petrarchae De remediis utriusque fortunae, in Opera quae extant ol1lnia, Basileae 1554, lib. 2 diai. 132 p. 254. Petrarca seno 16, l p. 1070 = Francisci Petrarchae Epistolae rerum senilium, in Opera cit., lib. 16 epist. 1 p. 1070. Petrarca varo 65 = Francisci Petrarchae Epistolae variae, in Epistolae de rebus familiaribus et variae, a cura di G. Fracassetti, III, Firenze 1863, epist. 65.
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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Petrarca, viro ilI., Scipio 12, 375 = F. Petrarca, De viris illustribus, a cura di G. Martellotti, I, Firenze 1964 (Ed. naz. delle opere di F. P. 2), De P. Cornelio Scipione Africano Maiore, cap. 12 lino 375. Petrarca vita sol. 2, 15 p. 590 = F. Petrarca, De vita solitaria, ed. G. Martellotti in F. Petrarca, Prose, Milano-Napoli 1955 (La letteratura italiana, storia e testi 7), lib. II cap. 15 p. 590. Piccolomini, app. IV 103 = E. Piccolomini, Intorno alle condizioni ed alle vicende della libreria medicea privata, Firenze 1875 (estratto dall'« Arch. storo it.» S. III 19, 1874, 101-129, 254-281; 20, 1874, 51-94; 21, 1875, 102-II2, 282-296; provvisto di indici): IV (p. l09ss.) Appendice, IV nr. 103. Piccolomini, doc. XXVIII 37 = E. Piccolomini, ibid.: II (p. 33ss.) Documenti intorno alle vicende della libreria medicea privata dal 1494 al 1508, docum. XXVIII nr. 37. Piccolomini, inv. 1039 = E. Piccolomini, ibid.: III (p. 63ss.) Inventario della libreria medicea privata compilato nel 1495, nr. 1039. Piccolomini (Pio II), BrieJw. IV p. 612 = Der BrieJwechsel des Eneas Silvius Piccolomini, hrsg. von R. Wolkan, Wien 1909-18, 4 voll. (Fontes rerum Austriacarum, Diplom. et acta 61, 62, 67, 68), voI. IV p. 612. Pintor = F. Pintor, Per la storia della libreria medicea nel Rinascimento, « It. med. e um.» 3, 1960, 189-210 (= rist. « con minimi ritocchi» di La libreria di Cosimo de' Medici nel 1418, Firenze 1902 e Per la storia della libreria medicea nel Rinascimento, Roma 1904): Pintor nr. 66 = inventario del 1418, nr. 66. PL. = J. P. Migne, Patrologiae cursus completus. Series Latina, Parisiis 1844-. Poggio ep. 14, 33 p. 294 = Poggi Epistolae, a cura di T. Tonelli, Florentiae 1832-61, 3 volI. (rist. Torino 1964), lib. 14 epist. 33 p. 294. Poggio ep. p. 460 Wilm. = A. Wilmanns, Aus humanistischen Handschrifien. 1. Ober die Briefsammlungen des Poggio Bracciolini, « Zentralbl. fiir Bibliotheksw. » 30, 1913, 289-331 e 443-463, lettera a p. 460.
Polidoro Vergilio 8, 7 p. 699 = Polydori Vergilii Urbinatis
De rerum inventoribus lib. VIII, LugdWli 1561, lib. 8 cap. 7 p. 699. Poliziano ep. 12, 50 p. 479 = Angeli Politiani Epistolarum libri XII, in Opera, LugdWli 1533, I, lib. 12 epist. 50 p. 479. Poliziano mise. I 100 p. 695 = A. Politiani Miscellaneorum centuria I, in Opera cit., I, cap. 100 p. 695.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Poliziano misc. II 59, 9 = A. Poliziano, Miscellaneorum centuria secunda, a cura di V. Branca e M. Pastore Stocchi, Firenze 1972, cap. 59 § 9 (Cf. sopra, p. xs.). Poliziano, Prose = Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite di A. Ambrogini Poliziano, raccolte e illustrate da I. Del Lungo, Firenze 1867. Pontano, Actius 239 = I. I. Pontani Actius, in Previtera (vd.) p. 239. Prete = S. Prete, Il codice di Terenzio Vaticano latino 3226. Saggio critico e riproduzione del manoscritto, Città del Vaticano 1970 (Studi e testi 262). Previtera = G. Pontano, I dialoghi, a cura di C. Previtera, Firenze 1943. Questa = C. Questa, Per la storia del testo di Plauto nell'umanesimo. I. La «recensio» di Poggio Bracciolini, Roma 1968 (Quaderni Athena 6). RE. = Pauly-Wissowa, Realencyclopiidie der classischen Altertums~ wissenschafi, Stuttgart 1894-. Riccardo da Bury, Philobiblon 20, 66 = Riccardo da Bury, Philobiblon, a cura di A. Altamura, Napoli 1954, cap. 20 lino 66. Robinson = The Germania oJ Tacitus. A CriticaI Edition by R. P. Robinson, Middletown, Connecticut 1935 (Philological Monographs 5). Romanò = A. Romanò, Il codice degli abbozzi (Vat. lal. 3196) di Francesco Pet,arca, Roma 1955 (Pubbl. della Scuola di Fil. Mod. dell'Univo di Roma I). Sabbadini, Class. e um. = R. Sabbadini, Classici e umanisti da codici Ambrosiani, Firenze 1933 (Fontes Ambrosiani 2). Sabbadini, Metodo = R. Sabbadini, Il metodo degli umanisti, Firenze 1922 (Bibliotechina del Saggiatore 3). Sabbadini, Scop. I, II = R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, I, Firenze 1905; II, Firenze 1914 (Biblioteca storica del Rinascimento 2 e 5) (rist. con nuove aggiunte e correzioni dell'autore, a cura di E. Garin, Firenze 1967). Sabbadini, Scuola = R. Sabbadini, La scuola e gli studi di Guarino Guarini Veronese, Catania 1896 (rist. in R. Sabbadini, Guariniana, a cura di M. Sancipriano, Torino 1964). Sabbadini, Storia = R. Sabbadini, Storia e critica di testi latini, Padova 19712 (Medioevo e Umanesimo II). Salutati de Jato 2, 6: vd. Appendice III, p. 34 1SS •
ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
xxm
Salutati ep. IV p. 271 = C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, Roma 1891-19II, 4 voll., voI. IV p. 271. Santangelo = Le epistole « De imitatione» di Giovanfrancesco Pico della Mirandola e di Pietro Bembo, a cura di G. Santangelo, Firenze 1954 (Nuova collez. di testi umanistici inediti o rari II). Santifaller = L. Santifaller, Beitriige zur Geschichte der Beschreibstoffe im Mittelalter. Erster TeiI: Untersuchungen, Graz-Koln 1953 (Mitt. des Inst. fiir osterr. Geschichtsforschung, ErganzWlgsband 16, Heft I). Stauble = A. Stauble, La commedia umanistlè"a del Quattrocento, Firenze 1968. Stroux = J. Stroux, Handschriftliche Studien zu Cicero De oratore, Leipzig und Berlin 1921. Studies Ullman = Classical Mediaeval and Renaissance Studies in Honor ofR. L. Ullman, ed. by ch. Henderson,]r., Roma 1964,2 volI. Thes. 1. L. = Thesaurus linguae Latinae, Lipsiae 1900-. Timpanaro = S. Timpanaro, La genesi del metodo del Lachmann, Firenze 1963 (Bibliotechina del Saggiatore 18). Traglia = A. Traglia, Sulla tradizione delle « Selve!' di Stazio, « St. class. e or. }) 7, 1958, 60-76. Traube, Vorles. und Abh. = L. Traube, Vorlesungen und Abhandlungen, hrsg. von F. BolI, Miinchen 1909-20 (rist. 1965), 3 volI. (I Zur Paliiographie und Handschriftenkunde, hrsg. von P. Lehmann; II Einleitung in die lateinische PhiIologie des Mittelalters, hrsg. von P. Lehmann; III Kleine Schriften, hrsg. von S. Brandt). Traversari ep. 957 col. II34 = Ambrosii Traversarii ... Latinae epistolae a domno Petro Canneto. .. in libros XXV tributae. .. Adcedit eiusdem Ambrosii vita in qua hlstoria litteraria FIorentina ab anno MCXCII usque ad annum MCCCCXL ex monumentis potissimum nondum editis deducta est a Laurentio Mehus, Florentiae 1759 (rist. Bologna 1968), 2 volI. (I Vita; II Epistolae et orationes), epist. 957 (= XXV 45) col. 1134. Traversari ep. Luiso 8, 33 = lettera edita in Luiso (vd.), lib. 8 epist. 33. Traversari hod. p. 139 = Hodoeporicon B. Ambrosii Traversarii. Nova editio corro a L. Mehus ... comparataque cum cod. Camaldulensi ... ab A. Dinio Traversario, in calce a Dini Traversari (vd.),
p. 139.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Ullman, Humallism = B. L. Ullman, The Humanism oJ Coluccio Salutati, Padova 1963 (Medioevo e umanesimo 4). Ullman, Origill = B. L. Ullman, The Origin alld Development oJ Humanistic Script, Roma 1960 (Storia e letteratura 79). Ullman, Studies = B. L. Ullman, Studies in the Italian Renaissance, Roma 1955 (Storia e letteratura 51). Valla Consto don. 99 p. 82 = Laurentii Vallae De Jalso eredita et ementita Constantini donatione declamatio, ree. W. Schwahn, Lipsiae 1928,
§ 99 p. 82.
Valla eleg. 6, 64 p. 235 = Laurentii Vallae Elegantiarum libri sex, in Opera, Basileae 1540 (rist. Torino 1962), lib. 6 cap. 64 p. 235. Valla el1le11d. p. 620 = Laurentii Vallae Emendatiolles sex librorul1l Titi Livii de secundo bello Punico (in Recriminationes in B. Facium, IV), in Opera cit., p. 620. Valla in Fac. p. 6]2 = Laurentii VaIIae In Barptolemaeum Facium Ligurem invectivarum seu recriminationum libri quattuor, in Opera cit.,
p. 6]2. Valla in Pog. p. 366 = Laurentii VaIIae Antidoti in Pogium libri quattuor, in Opera cit., p. 366. Vespasiano ep. 42, 1]2 = G. M. Cagni, Vespasiano da Bisticci e il suo epistolario, Roma 1969 (Temi e testi 15), epist. 42 lino 1]2. Vespasiano, Vite, Poggio 9 = Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, a cura di P. D'Ancona ed. E. Aeschlimann, Milano 1951, Poggio Fiorentino, cap. 9. Voigt = G. Voigt, Die Wiederbelebung des classischen Alterthums oder das erste Jahrhundert des Humanismus, 3. AuR. besorgt von M. Lehnerdt, Berlin 1893, 2 volI. Voigt, Briefsammlungen = G. Voigt, Die Briefsammlungen Petrarca's und der venetiallische Staatskanzler Benintendi, « Miinch. Abh. » hist. Cl. 16, 3, 1883, 1-101. Walser = E. Walser, Poggius Florentinus. Leben und Werke, Leipzig-Berlin 1914. Wattenbach = W. Wattenbach, Das Schriftwesen im Mittelalter, Leipzig 18963 (rist. Graz 1958). Wehmer = C. Wehmer, Die Namen der 'gothischen' Buchschriften, « ZentralbI. fiir Bibliotheksw.» 49, 19]2, 11-34, 169-176, 222-234·
Wilkins = E. H. Wilkins, Vita del Petrarca e La fOrmazione del Canzoniere, trad. di R. Ceserani, Milano 1964.
PARTE PRIMA
CODI CE E LIBRO A STAM PA
LIBRO
Sulla terminologia relativa al libro abbiamo, per l'età umanistica, un'importante discussione teorica in un capitolo delle Elegantiae del Valla 1. Questi, prendendo le mosse da Ulpiano, dig. 32, 52, I, critica il giurista antico per aver usato, nello stesso contesto, liber nel duplice significato di opera e partizione dell'opera senza avvertirne il lettore e giudica inaudito l'uso di liber e volumen al singolare per indicare un'opera in più libri: in questo caso è le-
1. 6, 43 p. 222 In eosdem (se. iurisconsultos) de liber et volumen. « Si mi - Ulpianus inquit - centum libri sunt legati, centum volumina ei dabimus, non centum quae quis ingenio suo metitus sit, quae ad libri scripturam sulficerent, utputa quum haberet Homerum totum in uno volumine non quadragintaocto libros computabimus, sed hoc unum Homeri volumen pro libro accipiendum est» (dig. 32, 52, I). Ulpianus Homeri opus nunc unum librum nunc quadragintaocto libros nominat nec tamen ait librum duo significare, ipsum opus et certam operis partem. Praeterea opus sive opera Homeri librum appellat et volumen, quorum utrunque inauditum est. Vergilii Aeneis non liber est, sed duodecim libri. Georgica non sunt item liber, sed libri quatuor. Bucolica unus liber est idemque unum volumen. Georgica quatuor volumina, Aeneis duodecimo Ovidius (trist. 3, 14, 19): « sunt mihi mutatae ter quinque volumina formae l). Sed quid exemplis agimus quum nusquam plura afferri possint ? At Ulpianus putat etiam si omnia opera Didymi, quo nemo plura scripsit, in unum codicem conglutinarentur, unum tantum debere volumen appellarl, quod nemo nec posset evolvere nec ferre vellet. Est enim volumen a volo quod in libris voluntas apparet vel, quod magis sequerer, a volvo quod volvitur, quales libros hodie Hebraei quosdam habent qualesque in Veteri et Novo Testamento lectitamus fuisse. Et Romani, qui in libris arborum, id est corticibus scribebant, quod libellos illos, quo fment commodius, complicabant, volumina forte appellaverunt. Itaque volumina libellis similiora fuere quam libris. Quod ex eo quoque loco apparet ubi Plinius de libris avunmli loquens ait (ep. 3, 5, 5): « libri tres in sex volumina propter amplitudinelll divisi », quasi dicat in sex lIlinores libros, ut sint volumina aliquanto minora qualll libri. Quod etymologia quoque nonn.ihil probat ut ostendi. Unde adhuc durat verbum evolvere libros pro eo quod est aperire Mros lectitandi gratia quasi rem complicitam explicare, quemadmodum revelare est rem velatam detegere. Nisi dicamus evolvi libros propter numerulll paginarum. Accipitur aut~m nunc evolvere /ibros sive autores pro eo quod est lectitare. Nec inficias eo libros ac~'pi pro codicibus et in singulari librum pro quolibet magno codice, etiamsi is contineat Il,ada et Odysseam: ut « tenet rex manu librum » et is sit Homerus: non tamen recte dicas « tenet librum Homeri l).
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
gittima solo il plurale. Eppure Ulpiano crede che, anche se si riuscisse a riunire in un sol codice tutte le opere di un autore prolifico come Didimo Calcentero, questo codice, che nessuno sarebbe in grado di sfogliare né di portare, potrebbe chiamarsi volumen al singolare. La frase quod nemo nec posset evolvere nec .ferre vellet serve d'introduzione alle due etimologie di volumen, una da volo, l'altra, che il VaIla dichiara di preferire, da volvo 1. Di libri avvolti in forma di rotolo, continua il Valla, ci sono infatti esempi: ne hanno tuttora gli Ebrei e dai testi biblici ricaviamo che li usavano anche anticamente 2. I Romani, che scrivevano in libris arborum 3, per portare più comodamente questi libelli li piegavano (complicabant 4) e forse per questo Ii chiamarono volumina. I volumina quindi, dato che si potevano ripiegare, erano più simili a libelli che a libri: probabilmente il Valla pensa con libellus a qualcosa di molto esiguo (con questo termine sono indicati, dall'antichità fino all'umanesimo, anche lettere o documenti, cf. p. 9). A conferma del fatto che il volumen era più piccolo del liber il Valla reca un passo di Plinio di cui deve essergli sfuggito il vero significato. Questa antica forma di libro spiega perché si dica tuttora evolvere libros per « aprire i libri per leggerli »: evolvere indica il dispiegamento di una cosa piegata come revelare lo scoprimento di una cosa velata. A meno che non si dica evolvere per il numero delle pagine (propter numerum pagina1. Isid. orig. 6, 13, 2 volumen liber est a volvendo dictus, sicut apud Hebraeos volumina Legis, volumina Prophetarum. Isidoro ha probabilmente suggerito al Valla anche l'accenno ai rotoli ebraici. 2. Sul libro in forma di rotolo presso gli Ebrei nell'antichità vd. Dziatzko, RE. III 946, 15ss.; Koep, Reallex. fiir Ant. und Christ. II 668 e 681 (suII'attardarsi di questa forma di libro presso gli Ebrei). 3. Plin. nato 13, 69 antea non fuisse chartarum usum. In palmarum foliis primo scriptitatum, dein quarundam arborum libris; Hier. ep. 8, I ante chartae et membranarum usum, aut in dedolatis e ligno codicellis aut in corticibus arborul1l mutua epistolarum adloquia missitabant. Unde ... scriptores a libris arborum librarios vocavere; Servo Aen. II, 554 liber dicitur interior corticis pars . .. Unde et liber dicitur, in quo scribimus, quia ante usurn chartae vel membranae de libris arborum volumina compaginabantur; Isid. orig. 6, 13. 3 liber est interior tunica corticis . .. unde et liber dicitur in quo scribimus, quia ante usum cartae vel membranarum de libris arborum volumina .fìebant, id est compaginabantur (cf. anche Cassiod. varo II, 38; orthogr., Gramm. Lat. VII 213, IISS. K.). Con questi cortices arborum è spesso identificato in età umanistica il papiro; vd. p. 28. 4. Complicabant può esser nato da un fraintendimento di compaginabantur di Servio-Isidoro.
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rum non mi è del tutto chiaro: forse il Valla pensa allo sfogliare le pagine di un libro quasi come ad un evolvere nel senso di 'sbrogliare, districare' ?). Ora si usa evolvere libros o auetores nel senso di leetitare. Non nego, conclude il Valla, che si adoperi libri per eodiees e anche liber al singolare per un codice quanto si voglia grande; ma non è corretto dire liber Homeri per indicare l" opera' di Omero. Il Valla dunque è forse il primo a porsi una questione tuttora dibattuta dagli studiosi, cioè se gli antichi usassero liber al singolare per un'opera in più libri 1: e risponde negativamente. Finisce poi coll'ammettere (in contrasto con la più recisa negazione iniziale, che includeva, come appare dall'esempio dell'immaginario codice di Didimo, anche il libro in senso materiale) l'uso di liber al singolare per indicare il 'codice', cioè per il libro considerato neI suo aspetto concreto, ma ribadisce che non è corretto liber (o volumen) per un'opera di più di un libro. Al capitolo delle Elegantiae il Valla si richiamerà poi criticando un passo di una lettera di Poggio (in Pog. p. 314): « redegi in parvum volumen nonnullas epistolas quas olim ad te scripsi ... ») (Poggio ep. p. 289 Wilm.): iam volumen pro opere multorum librorum... ostendi non latine dici. La discussione del Valla testimonia indirettamente l'uso da lui impugnato, cioè liber o volumm al singolare per indicare un'opera anche di più di un libro; e difatti non ne mancano esempi: Petrarca fam. 24, 7, 5 (indirizzata a QuintiIiano) Oratoriarum institutionum liber. .. venit ad manus meas; nelle dedicatorie delle Fami/iares e delle Seni/es il Petrarca dà come titolo della prima raccolta Familiarium rerum liber, sebbene l'opera sia divisa in ventiquattro libri, divisione che par certo risalga al Petrarca stesso: liber è sinonimo di opus, come appare evidente da fam. 24, 13, 2SS. (Rossi, pref. a Petrarca !am. p. XI n. I); Salutati ep. I p. 157 destinato Macrobium De Saturnalibus quia illum librum nunquam completum habui; Poliziano mise. I 7 p. 521 alludit... ad Calvi poetae versiculos in Pompeium de queis ita est apud Senecam in libris oratorum et rhetorum ecc.: se qui è usato il plurale, poco più oltre la stessa opera è designata con liber: 1. Lo negano Birt 30ss. e Sprockhoff, De libri voluminis ~l~Ào\). .. usurpatione, Diss. Marpurgi 1908; contra Landwehr, Studien iiber das antike Buchwesen, «Arch. fiir Lat. Lexìk.» 6, 1889, 22555.; Dziatzko, RE. III 940, 16ss. e Untersuch. iiber ausgewiihlte Kapitel des antik. Buchw., Leipzig 1900, 172S.
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p. 522 quoniam autem Uber hie Seneeae, quem adducimus, rarissimus adhue inventu, propterea quasi novum dignati sumus hune loeum nostris eommentationibus; ep. I, 18 p. 25 (risponde a una lettera di Pomponio Leto, ibid. I, 17 p. 24s., con cui questi gli aveva chiesto indietro Lucretii libros): Lueretium Petreio dedi quem tibi iam redderet ... Dilatus hie in quadriennium liber est, qui vel triduo poterat absolvi; Petrarca Jàm. 21, IO, 61 (Cicero) volumine integro deorum naturam traetat; 24, 13, 38 hie liber (cioè la raccolta delle Familiari) satis crevit nee, nisi iusti voluminis meta trascenditur, plurium eapax est (si noti la sinonimia di Uber e volumen usati entrambi nel senso di opus); Poliziano mise. I I p. 5 I I Simplicius ubi Aristoteleum paris argumenti volumm interpretatur (il De anima in tre libri). Liber è usato, come già nel latino classico, anche per indicare le suddivisioni dell'opera. A volte sembra essere una partizione ampia che può a sua volta suddividersi in traetatus e capitula: Gasp. Barzizza, lett. al Corner in Sabbadini, Storia 81: divisi ... singulos libros in traetatus et eapitula (cf. p. 263). Il Petrarca, viro ill., Scipio II, 14ss., rivolgendosi ai viri illustres di cui la sua opera tratta, scrive: nee invideant nee moleste jèrant si miehi historieo in opere librum unum Scipio meus tenet, qui in Pyerio (l'Africa) tenet omnes. Le singole vite sono dal Petrarca definite traetatus: quella di Scipione, molto più ampia e, a differenza delle altre, suddivisa in dodici capitoli, costituisce evidentemente un liber, cioè una partizione più ampia del traetatus: gli altri viri, dice il Petrarca, non se ne abbiano a male se nell'opera storica occupa un intero libro quello Scipione cui erano dedicati tutti i nove libli dell' Africa. Volumen nel senso di suddivisione dell'opera nell'antichità conservava sempre il riferimento alla partizione dell' opera in rotoli (Dziatzko, RE. III 940, 60ss.); in età umanistica ha perduto naturalmente ogni riferimento materiale e quindi, quando è usato in questo senso, è pienamente sinonimo di libero Ne dò qualche esempio: Petrarca seno 15, 7 p. 1059 (Livius) divino... stylo summaque diligentia. .. opus illud immensum totius ab origine Romanae historiae eentum quadraginta duobus voluminibus explieasset; Guarino ep. 403, IO tuas humanissimas nuper aceepi litteras, eo gratiores quod una et Mariottanas afferebant epistulas, quae magna me impleverunt spe habendi quandoque Servii, quandoquidem iam sexti metam voluminis attigit (il copista Mariotto Nori era intento a trascrivere per Guarino il commento di Servio a Virgilio); Poliziano mise. I 18 p. 545 Cicero ...
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in primo epistolarum volumine ad Atticum (cita dall'ep. ad Att. I, 13). Per indicare il libro in senso materiale gli umanisti dispongono, oltre che degli stessi termini liber e volumen, di codex ed exemplar (vd. p. 187s.), tutti e quattro usati indifferentemente sia per codici che per libri a stampa (per codex detto di stampati vd. p. 69ss.). Per indicare la suddivisione materiale di un'opera in 'tomi ' compaiono codex e volumen: Niccoli, Commentarium V (Sabbadini, Storia 9) in quodam monasterio Dacie... sunt... X decades T. Livii in quinque codicibus; Poggio ep. 2, 9 p. 104 X decades Livii duobus voluminibus; 6, 19 p. 123 hoc ... affirmo, non esse in universa Italia qui duobus codicibus aut plures habeat aut pulchriores epistolas (sc. Hieronymi); Traversari ep. 243 col. 317 Vetus unum Testamentum... in duobus voluminibus; 315 col. 413 Plutarchi Moralia in duo bus voluminibus; ibid. Prophetas XVI in uno volumine 1; Poliziano, collaz. delle Pandette (Maler 342) primum volumen Pandectarum continet libros XXVIIII; a XXXnro incipit secundum. Da notare le espressioni ridondanti l i b r o rum c o d i c e s (exemplaria, volumina): Petrarca vita sol. 2, I I p. 514 in eo libro quem de Bragmanarum vita suo nomine inscriptum supra retuli. Qui... inter Ambrosii. .. libros medius est ingenti quodam et venerabili et vetusto volumine librorum eius «< in un grande e venerabile ed antico codice delle sue opere ») quod in archivo Ambrosiane Mediolanensis ecclesie custoditur; Salutati ep. I p. 153 in tot librorum suorum voluminibus quos provectiori etate composuit (. Si tratta di Plin. nato 6, 170, dove però le edizioni moderne leggono nisi exemplarium vitium est. Che il Valla fondava la sua affermazione su un testo corrotto si era accorto già il Poliziano, il quale così scrive in un commento inedito alle Filippiche di Cicerone contenuto nel Monac. lat. 755: c. 54I errato .. Valla qui putat inveniri exemplarium pro exemplari. Nam mendose citat Plinii locum « Iuba haec obmisit in hoc tractu, nisi exemplarium vitiosum est l>, cum adhuc et il1 veteribus legatur « nisi si exemplal ium vitium est l>, tlt sit exemplarium vel pluralis genitivus ab illo ' exemplar ~ vel mobile ut 'exemplarius, a, um'; sed illud potius. 1. Per la scoperta di Seneca il Vecchio in età umanistica vd. Sabbadini. Scop. I 112: l'esemplare scoperto dal Bussi, da cui deriva anche la copia del Poliziano(Riccard. II79. vd. Perosa Dr. 25, Maler 347), non era in realtà l'unico testimone della tradizione: Wl altro esemplare ne aveva scoperto il Cusano.
LA TRASCRIZIONE
Per la distinzione fra exemplar ed exemplum vd. Wl altro passo del medesimo capitolo delle Blegantiae cito a p. 1915.
EXEMPLUM
Per l'uso di questo termine nel latino classico H. Kornhardt,
Bxemplum. Bine bedeutungsgeschichtliche Studie, Diss. Gottingen 1936, in particolare p. 545. Ne riporto le conclusioni. Un significato ben attestato in età classica è ' formulazione, tenore, redazione' di WlO scritto, non importa se copia o originale. Talvolta si tratta di copia (Cic. Att. 13, 6, 3), ma l'origillàle è exemplum anch'esso. In epoca più tarda sorse una gran confusione nell'uso delle parole exemplum, exemplar, exemplarium nei significati di 'tenore di WlO scritto', , originale', 'copia', 'esemplare '. Cf. anche Thes. l. L. V 2, 1349, 39ss. Per l'età umanistica ci sono esempi chiari dell'uso di exemplum nel senso di 'copia'. Diz. lat.-ted. p. 278: exemplum, das man aL
schreipt, dicitur res ad instar, ad similitudinem alicuius Jàcta, unde liber dicitur exemplar originalis, sed liber ab eo transcriptus dicitur exemplum; Salutati ep. II p. 471 exemplo sumpto . .. restitueret exemplar; particolarmente interessante III p. 373 dici quidem non potest quam molesta michi sit ista corruptio que libros omnes. invasit. Vix enim invenitur iam ex Petrarce Boccaciique libellis codex fideliter scriptus quique non multum ab exemplaribus degeneravit: sunt quidem non exempla, sed exemplorum similitudines. Vera quidem exempla vestigia sunt exemplarium atque sigilla: que vero pro exemplis habemus adeo dissident ab exemplaribus quod plus ab eis de.ficiant quam statue deficere solent ab hominibus quorum simulacra sunto Hec quidem, licet habeant ora, nichil dicunt; ilia vero, quod deterius est, contraria suis exemplaribus sepe dicunt (vd. Ullman, Humanism 104); III p. 514; IV p. 85 (al Vergerio) vellem etiam quod exemplum, de exemplari quidem non dubito, de ortographia diligenter revideas atque corrigas. Et inter alia nimius fuit ille scriptor in littera pythagorea (l'y): si tratta di Wla copia del De ingenuis moribus del Vergerio stesso; il Salutati gli raccomanda di correggere gli errori di ortografia del copista, giacché dell'originale, com' egli dice con Wla pWlta d'ironia, non dubita. Lamola in Guarino ep. 455, 146
ex eo accurato exemplari exemplum quod vulgatum ubique est traduxerunt; Tobia dal Borgo in Guarino ep. 759, 275 ab eo fide dignissimo
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exemplari plura retrahantur exempla; Pontano, Actius p. 141s. (vd. p. 318). In questi esempi exemplum è sempre contrapposto ad exemplar. Ma nel senso di 'copia' si trova anche da solo: Salutati ep. I p. 251 pluribus sumptis exemplis; III p. 105 velim autem dignetur benignitas tua, si quos habueris poetas extra communes istos, vel hystoricos vel morales, qui discurrunt per omnium manus, ut scire possim, quO' de sumendis exemplis valeam providere {si noti l'espressione exemplum sumere « trarre copia l); cf. sopra exemplum retrahere); Biondo FlavioItal. ill. p. 346 Cosmus quidam egregii ingenii Cremonensis tres De' oratore libros primus transcripsit multiplicataque inde exempla omnem Italiam desideratissimo codice repleverunt; Merula, pref. a PIauto (Botfield 143) unum tantum fuisse librum a quo, veIut archetypo, omnia' deducta sunt quae habentur exempla (cf. p. 314; nella stessa prefazione compare anche exemplar nel senso di 'modello, antigrafo '). Anche in una lettera di Gasp. Barzizza a Gerardo Landriani (Sabbadini, Storia 84S.) exemplum sembra distinto e contrapposto ad exemplar: feci autem ut pro illo vetustissimo ac paene ad nullum usum apto (il cod. Laudense di Cicerone) novum manu hominis doctissimi scriptum, ad' illud exemplar correctum, alium codicem haberes ... Nunc ad te librum rltldum ac inornatum mitto; neque enim mihi aliter per occupationes meas licuit nec prius exemplari a librario meo, qui hoc exemplo usus fuit, tarnetsi instarem, potuit. Il Sabbadini stesso (Storia 92S.) ha giustamente interpretato questo passo. L' homo doctissimus che ha trascritto il Laudense è Cosimo Raimondi; hoc exemplo va distinto da exemplar: exemplar è il Laudense, exemplum la copia eseguita dal Raimondi,. di cui, a causa della difficoltà di lettura del Laudense, si è servito il copista del Barzizza per allestire un'altra copia; ciò ha cagionato. un ritardo nell'invio del codice al Landriani. Come per l'italiano 'copia " dal valore di 'riproduzione' al valore più generico di ' esemplare' il passo è breve e la distinzione non è nemmeno sempre sicura. Petrarcafam. 4, 15, 9S (vd. p. 339)~ 5, 16, II veriti... ne ... illius (sc. epistulae) etiam periret exemplum; 8, 9, 190 literarum quas Florentinis misi. .. exemplum his innexui; 24, 2, 92 exegisti. .. ut... exemplum tibi epystole utriusque transmitterem;. Guarino ep. 666, 22 libellus, cuius exemplum olim transmiseras; Filelfoep. c. 52V tu mea omnia carmina ita habes apud te ut eorum mihi esse' nullum reliquum exemplum velle videaris; c. 78r cuius epistolae exem-· plum ... ad te dabo; Poliziano ep. I, 1 p. I ita nec exempla (delle suelettere) mihi retinui, nisi quarundam; II, I p. 327 mitto exemplum..
LA TRASCRIZIONE
lpSlUS epistolae. Anche da questi pochi esempi scelti a caso apparecome exemplum sia assai spesso usato per lettere, come già in Cicerone (Att. 3, 8, 4 litterarum exemplum, quas ad Pompeium scripsi, misi tibi; vd. Thes. 1. L. V 2, 1349, 47ss. e, per il valore di exemplum in questi passi, Kornhardt, l. c.). Talvolta troviamo nello stesso contesto exemplum ed exemplar come sinonimi: Vat. lat. 1958 (Tacito), soscr.: in exemplari tantum erat. Si quispiam hinc descripserit novum, sciat me quantum repperi fideliter ab exemplo transcripsisse (Sabbadini, Storia 190 n. 2); Filelfo· ep. c. 70r Accursius Pisanus. .. cum esset ab me rogatus ut XII illas Plauti comoedias... mihi exscriberet· earumque exemplar a te peteret.. respondit . . , te nentini eiusdem exemplum crediturum. Invece in Salutati ep. II p. 194 exemplum assume forse il significato di 'antigrafo, modello': Henricus de ** repetit quoddam scriptum super Martiano Capella: non graveris sibi dicere quod illum (sic) fed inchoari per quendam scriptorem... Sed me decepit et vix exemplum potui rehabere. Nichilominus si librum desiderat, mox remittam. Il volgare 'exemplo' col significato di 'modello, esemplare di trascrizione' in Vespasiano ep. 16, 14 «le Vite 1. .. si seguitano· chongrandissima dificultà che cc'è (a) 2 avere questi benedetti exempri »; 25, 5 « manchami alchuni exempli per finire e libri della Badia. di Fiesole; e sono suto a San Marcho e dicono non gli possono prestare sanza vostra licenza, sotto pena di scomunicatione»; Perotti in Vespasiano ep. IO, 26 (vd. p. 135). Il Valla, eleg. 6, 33 p. 215 In Festum Pompeium, de exemplum et exemplar, discute a lungo sul significato e stilla differenza di queste due parole, partendo dalla definizione di PauI. Fest. p. 72 L. exemplum est quod sequamur aut vitemus, exemplar ex quo simile faciamus:illud animo aestimatur, istud oculis conspicitur. Il Valla scrive: exemplaria multa sunt, unius tamen exempli, ut « redditae sunt mihi binae" literae tuae eodem exemplo l), id est eiusdem formae, et « duo vel tria exemplaria Aeneidos», hoc est multi codices eodem exemplo: et exemplar abexemplari sumitur, non ab exemplo: nam exemplum incorporale est, exemplar plerunque corporale. Segue citando esempi classici di exemplum ed exemplar e conclude: hi de pagina scripta, quod corporale est, intelL Vespasiano stava allestendo per Piero di Cosimo de' Medici una raccolta delle Vite di Plutarco tradotte in latino; cf. p. 136. 2. L'integrazione del Cagni non mi sembra necessaria.
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ligunt, ille de sententia quae in pagina (,;ontinetur vel potius ex pagina perdpitur. Quod si indistinete his duobus libet uti, non sane repugnabo, quum praesertim Ovidius dieat exempla plura unius rei pro exemplaribus. Nam unius rei unum atque idem exemplum est proprie, ut dixi, in diversis licet exemplaribus. Loquens enim de opere suo Metamorphoseos, libro primo De tristibus (I, 7, 24) ait: « Pluribus exemplis seripta fuisse reor ». Accanto ad exemplar-exemplum, che sono la coppia più largamente diffusa, troviamo altri vocaboli per indicare il modello e la copia. Per originale e archetypum nel senso di 'modello' cf. p. 317 e p. 319. c o P i a : usato spesso nel latino di alcuni umanisti come sinonimo di exemplar, exemplum: vale' copia, apografo', ma talvolta più semplicemente 'esemplare', tanto che si può parlare anche di copia originalis. Compare anche spesso detto di lettere, in frasi in cui Cicerone userebbe exemplum (cf. p. 191). Salutati ep. II p. 104S. (a ser Guccio di Francesco Gucci) habui de manibus ser Laurentii tui germani copiam originalem, ut arbitror, ad me sub nomine fratris mei magistri Feltri stilo reprehensorio destinatam... Habui et copiam littere quam tu ipse videris ad meum ser Dionysium direxisse: la ' copia originale ' è la lettera spedita al destinatario, mentre dell'altra lettera, non diretta a lui, il Salutati ha ricevuto una semplice' copia " non l'originale stesso; ep. III p. 158 eopiam littere ... tibi mitto; p. 363 eopiam unius littere quam magnifici domini mei super hae materia reeeperunt mitto abi presentibus interclusam; p. 392 vidi eopiam littere quam populo tuo Pensauri seribis; p. 522 nunc autem audivi te Plutarehum in Cieeronis nostri vita transtulisse, quod si te fecisse contigit, opto petoque ut exemplum miehi mittas. Sin autem id non feeeris, eopiam in Greco non invideas oro (si notino exemplum e copia usati come sinonimi); p. 523 Philostratus Atheniensis... multos describit heroas. Volo quod miehi. .. eopiam habitus Hectoris et quid circa eius personam, vestes et arma describat, ut recitat, translatum mittas; IV p. 157 quid de te sentiat tractu longiuscule pagine demonstravit; quod ut videas, eius feci copiam intercludi; p. 158 (al Bruni) revidens epistolas tuas perpendi te non eius (se. epistulae) quam putavi, cuique large respondi (O'"(lI;; a.Ù't'ÒI;; 1tPÒI;; 't'Ò &V't'typa.qlOV). Il significato di 'esemplare di collazione' in una soscrizione latina del 402 d. C. Oahn nr. 4) temptavi emendare sine antigrapho meum et adnotavi (cf. Jahn nr. 8 Fl. Eutropius emendavi sine exemplario): il codice è stato cioè emendato congetturalmente, senza collazione con altro esemplare. In età umanistica corrisponde perfettamente al latino exemplar e indica esemplare di trascrizione in una lettera di Demetrio Calcondila 1: 't'WV IL&.ÀLa't'a. 8uva.'t'wv 't'LI;; ••• ~OUÀe:'t'a.L ILe:'t'a.ypa.ql1jva.l o~ 't'eX: 't'oi) ~'t'P&.~WVOI;; ~L~Àta. &1; &V't'LYP&.qlWV Wl;; ot6v 't'e: bp.&wv. Nel Poliziano troviamo una volta la coppia antigraphon-apographon nel significato di 'modello' e 'copia', ma non in senso tecnico-librario: in mise. I 49 p. 598, paragonando l'epigramma sull'Occasione di Ausonio (12 p. 323s. Peiper) col modello greco di Posidippo (Anth. Palo 16, 275), afferma la superiorità del greco: nam in istis omnibus, ut ita dixerim, mangonissandis nescio quo pacto Gfaeci belliores quam Romani nostri, tum velut ab antigrapho decidere apographon erat necesse.
l.
H. Noiret, « Mél. d'archéol. et d'hist. de l'Éc. française de Rome» 7.
188 7, 487.
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COPISTA
Il librarius (seriptor) era talvolta un vero e proprio segretario che viveva in casa del suo datore di lavoro 1 e, oltre a trascrivere codici, copiava in bella calligrafia le lettere 2. Talvolta doveva anche essere capace di scrivere velocemente sotto dettatura 3. Quanto al pagamento, dalla testimonianza del Traversari cito nella n. 1 apprendiamo che un copista che lavorava a domicilio chiedeva 30 ducati annui oltre vitto e alloggio. Altrimenti iI- copista si faceva pagare in ragione del lavoro svolto: Traversari ep. 502 col. 619 duos aureos mittimus pro seripto Cbrysostomi per te librario solvendos; oppure il prezzo era fissato a un tanto al quinterno: Poliziano, Prose 78 (lettera del 1491) « ho trovato ancora uno scrittore greco (cf. librarius Graeeus, p. 202) in Padova e fatto il patto a tre quinterni di foglio
1. Aurispa ep. 35 p. 54 dominus Angelus scriptorem domi habet; Poggio ep. 6, IO p. 103 cum ... scripsissem ad te epistolam dedissemque eam librario meo, qui ferme continuo domi manet, ut illi redeunti... traderet. Altra volta invece, Poggio dice esplicitamente che stava facendo scrivere un libro fuori di casa (ep. 3, 27 p. 265; vd. p. 93). Traversari ep. 244 col. 320 putabam librarium optimum atque Iectissimum tibi comparasse . .. XXX ducatos annis singulis, adiecto honesto victu, postulabàt; Filelfo ep. c. 86r (cf. p. 135). 2. Salutati ep. II p. 4II, scusandosi per la grafia della lettera: parce si librarius meus non polite sicut oculi delicatiores exigunt exemplavit (' trascrisse 'l; Poggio ep. 8, 2 p. 188 rescribendi (' del trascrivere ') ... laborem fugiens . .. distuli epistulam diutillS quam aequum erat. Abest enim librarius meus, qui me ab huiusmodi molestiis liberare consuevit; 8, 3 p. 189 cito a p. 182; 8, 45 p. 280, in un poscritto: superiora sullt librarii manu. 3. Traversari ep. 171 col. 231S. si cupit Pontifex me transferendis Craecis Iibris incumbere, paTUm soiatii adtulit, quia librarios saltem duos habere oportebit, qui dictata excipiatlt. .. Respondeat fortasse tacitus et dicat ex pueris nostris debere adsumi qui transcribant. Ad quod ego: libenter id quidem facerem, sed lente nimis hactenus scrifnmt neque adhuc su.fficerent dictata excipere; 260 col. 339 iniunxit Pontifex ut traducendis ex Craeco sacris literis vacem atque ad hoc librarios quatuor conducam, ipso sumpluum ferente solIatia. .. Tuis curis ingentibus halle adiectam velim, Cosme noster j primo ut numerum librariorum adsequar nostratium qui sint velocissimi neque imperiti excipiantque dictata commode atque transcribant et sibi succedant invicem, ne ipse in scribendo laborare habeam; 503 col. 619 duos vel, si posset, tres vel quatuor librarios. .. nobis conducendos curaret, qui exciperent ex ore nostro vel certe a nobis emendata rescriberent: il Traversari dlmque componeva spesso dettando; poi rivedeva e correggeva (cf. p. 251) e infine il copista ritrascriveva tutto in bell'ordine.
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per ducato» (Sabbadini, Scop. I 210 r. 3). Sul pagamento dei copisti e sui sistemi di trascrizione abbiamo un'interessante testimonianza di Vespasiano in una lettera stesa per lui in latino da Donato Acciaiuoli: ep. 2, 6ss. (a Filippo Podocataro, a. 1448) superioribus vero meis certiorem te reddidi Florentie neminem esse qui ad fragmenta scribat. Reperirentur vero scriptores ad volumina eo pacto quo exoptas, hoc est ut unumquodque latus quinquaginta lineas, versus vero singuli elementa septuaginta continerent. Pretium unius voluminis essent grossi sex. L'interpretazione di questo passo presenta qualche difficoltà. La curiosa espressione ad fragmenta scribere si oppone evidentemente all'altra scriptores ad volumina: si può supporre che si alluda a un sistema di trascrizione diffuso anche in età umanistica (per il medioevo vd. Lindsay 26ss.), quello per cui, per trascriverlo più rapidamente o per ottenere più copie contemporanee, l'esemplare sciolto nei suoi fascicoli era distribuito fra più copisti che lavoravano simultaneamente 1. Una qualche somiglianza presenta il sistema della 'peeia' sviluppatosi nelle grandi università medievali (Destrez, La pecia, Paris 1935: per la sopravvivenza di quest'istituto fino alla prima metà del xv sec. ibid. p. 24s.). Si potrebbe anche fare un passo più in là e supporre che sotto l'aulico travestimento di fragmentum si nasconda il termine medievale ' pecia '. Il Podocataro aveva forse chiesto copisti capaci di lavorare contemporaneamente trascrivendo ognuno una parte (o più precisamente una' pecia '?) dell'esemplare e Vespasiano risponde che si trovano solo copisti disposti a lavorare da soli alla copia dell'intero codice. Essi potrebbero, come il Podocataro desiderava, scrivere in maniera che ogni pagina (latus) avesse
1. Esempi di quest'uso in età umanistica: Guarino ep. 510. 24ss. Athanasium multis transcribendum distribueram, primo pro me retento quinternione quem transcribere coeperam (sui quintemi di questo codice cf. anche ep. 514. 2SS. e 535. 18s.); Niccolò Perotti in Vespasiano ep. IO, 22SS. «el Polibio mio non posso mandare perché non ho se non lIDO squademato et con quello ne fo scrivere uno pel signor Malatesta di Cesena et uno per messer Piero da Noceto »; Traversari ep. 512 col. 626 scribit ad nos paulus noster (il Toscanelli). si Donatus ille (Tib. Donato) mittatur, plures fore qui transcribant, ut non totum onus tuum futurum sit celeriusque ea res exigatur. Il codice M (Laur. 49, 9) di Cic.fam., quando nel 1392 fu fatto trascrivere da Pasquino Capelli per il Salutati, non era legato, ma disciolto nei suoi fascicoli e per approntare più in fretta la copia (P = Laur. 49, 7) più copisti lavorarono contemporaneamente: infatti P è scritto da più mani e i suoi fascicoli corrispondono esattamente a quelli di M (G. Kimer. « St. it. di fil. class. » 9, 1901, 400s.).
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cinquanta righe e ogni riga settanta lettere. Fa difficoltà la frase pretium unius voluminis essent grossi sex: volumen sembrerebbe essere un'unità di misura ben precisa, dato che serve a fissare il prezzo, e inoltre sei grossi sembrano pochi per la copia di un codice intero. Non so con quale fondamento il Sabbadini (Scop. I 210 n. 3) affermi: « con volumen intenderà un binio ». Non di rado un umanista aveva più d'uno scriba al suo servizio 1. Poggio li istruiva personalmente a scrivere l'antiqua 2: per tutti gli umanisti era importantissimo che la scrittura di un copista rispondesse ai loro ideali di eleganza, chiarezz~, esattezza ortografica. Il Petrarca, facendo l'elogio del Malpaghini, che visse qualche tempo presso il poeta, ne fu discepolo e gli prestò la sua opera di copista, così loda la sua lrascrizione delle Familiares: quas tu olim illius manu scriptas... aspicies, non vaga quidem ac luxurianti litera, qualis est scriptorum seu verius pictorum nostri temporis, longe oculos mulcens, prope autem afficiens ac fatigans . .. , sed alia quadam castigata et clara seque ultro oculis ingerente, in qua nichil oTtographum, nichi[ omnino grammatice artis omissum dicas (ram. 23, 19, 46ss.). Guarino (ep. 366, 14ss.) raccomandava a Giacomo Zilioli il copista fiorentino Mariotto, scriptor ornatissimus JOrmae vetustae; il Filelfo in ep. c. 86r chiede a Bartolomeo Bucinio di procurargli un librarius che si serva non della scrittura del volgo indotto, ma iis litterarum notis quae ad Atticas quam proxime accedant (vd. p. 134s.).
Un luogo comune degli scritti umanistici sono le lamentele L Petrarca varo 15 soleo habere scriptores quinqlle ve1 sex; habeo tres ad praesens; Poggio ep. 4, I p. 294 duos habeo seriptores; 4, 2 p. 295 nullum . .. scriptorem habeo. nam is qui unieus erat abiit et duo qui venturi erant nondum vetlerunt; 4, I I p. 320 faciu per unum de meis scriptoribus scribi epistolas Hieronymi ecc. Il Traversari ne voleva assumere addirittura quattro (ep. 260 col. 339, vd. p. 195 n. 3). 2. Ep. 2, 27 p. 155 si potero hune seriptorem tenere ne evolet, absolvet mihi multa:
nam et praesto scribit et iis litteris quae sapiunt antiquitatem, ad quod eum trusi summu cum labore: sed Neapolitanus est et ita levis, ut ad eum eomprimendum esset opus pistrino; 2, 29 p. 159s. hie scriptor meus, quem summo labore litteras antiquas edocui, Neapolitanus est; hoe eum scribo, putato eum hominem esse spurcissimum et turpissimae vitae; ep. p. 305 Wilm. habeo scriptorem rudis ingenii et moriblls rustieanis. lam quatuor mensibusnil aliud ago quam eum doeere ut diseat seribere, sed vereor ne litus arem. Scribit modo Valerium in quo experitur ruditatem suam, sed in diem fit stultior. ltaque damo, intono, iurgo, increpo. At is habet aures pieatas, plumbeus, eaudex. stipes, asinl4S et si quitl stolidius ineptiusque dici potest. Dii eum perdant! Obligatus est mecum biennio, forsan torrigetur.
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contro i COPIStI: essi sono i responsabili dei numerosi errori penetrati nei testi e hanno talmente corrotto gli scritti degli antichi che gli autori stessi non li riconoscerebbero più I; sono pittori, non scrittori 2; sono incostanti, leggeri, ignoranti e malfidi 3; ah, potersi liberare di simile molestia! 4. Frequentissimi inoltre gli accenni all'inopia librariorum 5. Le cause delle difficoltà che incontravano gli umanisti nel trovare rispondenza alle loro esigenze fra gli amanuensi di allora (scribi delle università, monaci ecc.) sono egregiamente illustrate dal Wattenbach (p. 484). Troppo nuove e rivoluzionarie erano queste esigenze: essi sdegnavano come poco leggibile e lontana da un ideale classico la scrittura del tempo; pretendevano dalla copia scrupolosa fedeltà all'esemplare e correttezza fin nelle minuzie ortografiche; i testi che volevano far copiare, non di rado da codici antichi e di difficile lettura, erano diversi dai soliti. Così furono costretti a trasformarsi in scribi essi stessi 6 e ad addestrare personalmente i copisti da tenere al loro servizio. L Petrarca rem. I, 43 p. 54S.; Salutati de fato 2, 6 p. 342, 19ss. 2. Petrarca fam. 23, 19, 48 scriptorum seu verius pictorum nostri temporis; varo 15 non inveniuntur scriptores, sed pictores, utinam tlOn inepti. 3. Petrarca fam. 23, 12, IIISS. quanta ... sit scriptorum fides, quanta constantia, quantus denique intel/ectus, experti scimus: pol/icentur plurima, corrumpunt omnia, nichil expediunt; seno 5, I p. 875 decies vel eo amplius retentavi ita scriptum mittere (se. opusculum) ut, etsi stylus neque aures neque animum, litera saltem oculos oblectaret, verum studio meo votoque obstitit illa, de qua totiens queror, nota tibi scriptorum fides, industria, nobilibus non ultima pestis ingeniis; Salutati ep. III p. 505 multotiens hactenus expertus sum scriptorum vel, ut accomodatiore loquar verbo, librariorum cum fastidia tU/ll infidelitatem atque mendacia, tum damnosas fugas et compilationes. 4. Poggio ep. 3, 27 p. 265 hi mei scriptores tanta molestia me afficiunt, ut persaepe mal/em carere libris quam illos tanto fastidio parari. 5. Petrarca seno 13, IO p. 1020 plebeios atque incomptos apices scriptorum raritas absolvat; Lombardo della Seta, letto edita in Studies Ullman II 235: de copia dictorum librorum habenda tibi ... nullo modo consulere scio, cum hic scriptorum ingens inopia sit; Guarino ep. IO, 45ss. quae ei transcribi curabo . .. , quamvis et rara et cara hic adsit scribentium, hoc est librariorum opera; Poggio ep. IO, 8 p. 20 cito a p. 321; Hermann Schedel, letto cito a p. 132; Traversari ep. 218 col. 286 per librariorum penuriam non licet; 230 col. 303 scrt'ptorum inopia; 232 col. 306 tanta quippe librariorum penuria est. 6. Nellafam. 18, 12 il Petrarca narra come la mancanza di copisti capaci (scriptorum hec intelligentium ingens raritas atque penuria) lo abbia costretto a trascrivere personalmente il codicetto di orazioni ciceroniane prestatogli da Lapo da Castiglionchio. Interessante il metodo che egli dichiara di aver seguito, cioè di legger trascrivendo: r. 30ss. nichillegi nisi dum scribo. «Quid ergo? - dicat aliquis - scri-
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Faccio seguire i termini per • copista ' cominciando dai due più usati, seriptor e librarius, ed elencando poi gli altri in ordine alfabetico. s c r i p t or: nell'antichità significa soprattutto ' scrittore', ma non perde mai completamente il valore più antico di 'trascrittore, copista' (Kornemann, RE., 2. Reihe, II A, 848, 52ss., s. v. seriba) ed è usato in questo senso ad es. in Cic. Brut. 88, Hor. ars 354, Tac. anno 15, 63, nell'Editto di Diocleziano, in Girolamo (vd. Arns 62). In età umanistica il termine ha grande fortuna: è l'unIco vocabolo per , copista' nelle Familiari del Petrarca 1 e nell'epistolario dell'Aurispa 2 ed è frequentissimo, accanto ad altri termini, negli epistolari del Salutati 3, di Poggio 4 e del-Traversari 5. l i b r a r i u s: è il termine più usato nell'antichità per 'copista' (Bilabel, RE. XIII 137, 34ss.). Si trova nel Salutati 6 e in Poggio 7 accanto a 5eriptor. Nell'epistolario del Traversari è di gran lunga più frequente di 5eriptor (30 esempi contro 9) 8. Per Guabebas et quod scriberes ignorabas?» Michi autem ab initio safis fuit nosse quod Tuili i opus esset idque rarissimum; procedenti vero per singulos passus tantum dulcedinis occursabat tantoque trahebar impetu ut legens simul ac scribens laborem unum senserim, quod lam _ve1ociter ut optabam calamus non ibat, quem verebar oculis anteire, ne si legissem scribendi ardor ille tepesceret. Sic igitur calamo frenante oculum atque oculo calamum urgente provehebar, ut non tantum opere delectatus sim, sed inter scribendum multa didicerim memorieque mandaverim. Quo enim tardior est scriptura quam lectio, eo altius imprimitur heretque tenacius. I. Fam. 18, 12, 4 e 25; 21, IO, 107; 23, 12, 112; 23, 19, 48. 2. Ep. 35 p. 54; 86 p. 106. _ 3. Ep. I p. 228, 312, 3305.; Il p. IO, 194; III p. 505, 532; IV p. 85. 4. Ep. 1,21 p. 81; 2, 22 p. 149; 2,23 p. 150; 2,26 p. 153; 2, 27 p. 155; 2, 29 p. 159; 2, 36 p. 171; 3, 13 p. 211; 3, 14 p. 213; 3, 15 p. 214; 3, 22 p. 223; 3, 25 p. 261; 3, 27 p. 265; 3, 28 p. 266; 3, 38 p. 286; 4, I p. 294; 4, 2 p. 295; 4, II p. 320; 4, 17 p. 340; II, 22 p. 84; 12, 21 p. 153; 12, 25 p. 167; ep. p. 305 Wilm. 5. Ep. 44 col. 82; 45 col. 83; 49 col. 86; 216 col. 283; 230 col. 30 3; 237 col. 311; 271 col. 354; 503 col. 619 (bis). 6. Ep. Il p. 411; III p. 75, 505. 7. Ep. 2, 34 p. 1675.; 2, 39 p. 176; 2, 41 p. 1785.; 3, 20 p. 221; 6, IO p. 103; 7, 3 p. 150; 8, 2 p. 188; 8, 45 p. 280; IO, 8 p. 20; II, 30 p. 101. 8. Ep. 134 col. 187 e 188; 135 col. 189 e 190; 152 col. 211 (bis); I71 col. 231 e 232; 206 col. 267; 218 col. 286 (bis); 227 col. 297; 231 col. 303; 232 col. 306; 244 col. 320; 260 col. 339 (ter); 271 col. 353; 298 col. 388 (bis); 306 col. 398; 309 col. 404; 465 col. 588; 502 col. 619 (bis); 503 col. 619; 508 col. 622 e 623; 51} col. 626.
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rino 1, il Filelfo 2, il Valla 3, il Beroaldo l e il Poliziano 5 è il termine usuale e seriptor compare solo Wla volta in Poliziano ep. 4, 9-
p.
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Dunque nell'uso umanistico librarius si è progressivamente af-· fermato su seriptor. Poiché quest'ultimo termine nel latino classicocome in quello umanistico indica anche lo scrittore nel senso più alto della parola 7, a un certo pWltO gli umanisti avranno preferitolibrarius come termine meno ambiguo, più 'appropriato' per dirla col Salutati, ep. III p. 505 scriptorum vel, ut aeeomodatiore loquar verbo, librariorum . .. ftstidia. Anzi in un interessante passo della Politia Iit-· teraria il Decembrio addirittura teorizza questa distinzione fra serip-. tor 'scrittore' e librarius 'copista' e la fonda sull'uso dei classici,. nei quali, egli afferma, non comparirebbe mai scriptor per' copista "~o affermazione non del tutto esatta, perché non mancano, come abbiamo visto, esempi antichi di seriptor in senso materiale 8. Val la pena di citare per esteso il passo del Decembrio, tanto più che nelledue edizioni cinquecentesche è sconciato malamente: 27 cc. 59r-60r differt seriptor ab eo maxime quem seriptorem eorrupte appellare solent, hoc est librario. Nam quem vulgo seriptorem dieunt, pro eo qui chartam aut pugillares seu libellos aut ealamarias pigmentariasve theeas traetat, in exeribendis sciIieet aliorum auetorum operibus, eum nequaquam ego seripto--
lo Ep. IO, 46; 17, II7; 79, 22; 83,24; 223,36; 318, II; 366, 5; 408, 5; 578,. 41; 631, 7; 879, 8 e 9· 2. Ep. c. 3V; 32r; 34r; 49r; 68v; 69r; 7IV; 85r; 86r; 86v; 88r; 95v; 96r. 3. Eleg. I, 17 p. 24; 2, I p. 47; 6, 48 p. 225. 4. Ann. c. C2r; C2V; c5v. 5. Mise. I 38 p. 582; 41 p. 588; 57 p. 612; 58 p. 617; 66 p. 633; 68 p. 635;': II I, 21; ep. 2, 13 p. 58; 4, 13 p. 128; 5, 3 p. 140 ; 5, 9 p. 157; 8, 15 p. 249;. II, 6 p. 334S.; 12, 2 p. 370; soscr. a Varrone (Maier 354). 6. In Guarino ep. 366, 16 est praeterea scriptor ornatissimus formae vetustae, scrip-tor non è sinonimo di librarius, ma conserva tutto il suo valore di sostantivo ver-bale: « sa inoltre scrivere elegantemente l'antiqua b. 7. Vd. ad es. Salutati de fato 2, 6 p. 343, 15: in questo capitolo del de fato. il Salutati usa librarius per' copista' e scriptor per' scrittore '. Cf. Liv. 38, 55,8 in L. Scipione malim equidem librarii mendum quam mendacium scriptoris esse'
in summa auri atque argenti. 8. Si noti che col Decembrio sono sostanzialmente d'accordo Krebs-Schmalz,.
Antibarbarus Il 547 « Scriptor ist in der gewoluùichen Bedeutung Schreiber, als Ge~ gensatz vqn leetor ... , kommt aber nur selten als Benennung der Abschreibe,vor; diese hiessen librarii >l.
LA TRASCRIZIONE
20r
rem appellaverim, sed librarium aut scribam tabulariumve, cuiusmodi scriptionibus intentos videmus quotidiani usus sive ea antiquissimi temporis sint sive novissimi: ne frustra putetis alium librarium esse alium antiquarium, ut quidam inepte distinxere. Potest autem fieri . .. ut idem utriusqueofficium simul exequatur, ve/ut aliquis forte sui ipsius opus excribat. Quoc1 saepe Pliniis meis Veronensibus contigisse solitum, minorique praecipue, ut inter venandum aut piscandum opera sua ipsi mpnibus suis describerent, et mihi ipsi nonnunquam evenit librarium non habenti. Caeterum scriptoris sermo ad operis duntaxat inventionem, librarius autem ad characterum exarationem pertinet . .. Nec enim exempla desunt egregia. De librariosane Tullius in familiaribus epistolis ita sentire videtur ut pro eo tantum accipiendus sit qui opera Tulliana eius excriberet. In libris itidem civilis iuris extat: « Si librarius in transcribendis stipulationibus errasset, nihil obstare quominus fideiussor et reus teneatur» (dig. 50, 17, 92). Denique pro eo semper qui alius auctoris libros excribit nullum apud scientissimos invenitur praeter solius librarii vocabulum. Quod si forte transcriptorem simpliciter dicere velimus, ne id quoque conveniet tametsi transcribat (nam potest quis cani suo et famulo imperare, non propter id tamen imperator appellandus); quod solis datur auctorum translatoribus seu traductoribus iisque interpretibus cum in alium sermonem alius linguae volumina transferuntur. Descriptore vero pro auctore solum omnia historicorum, poetarum, oratorum referta sunt scripta: quo magis isti reprehendendi in tam antiquata tritaqueveterum consuetudine et regula qui semitam proprie scribendi non adhuc videant (seguono esempi tratti dai classici)... O quam bene igitur quidam Publius Leucus e nostris, qui in epistolarum suarum voluminibus se omnia oratoris officia et scire et facere profitetur, in quadam epistola' dixit: « Quaeris cur liber ille meus minus limatus sito Id autem cum scriptoris vicio tum incuria mea potest accidisse». Videtisne, obsecro, quam callidissime sibi ipsi omnia virtutum officia designarit? Dum enim mentirf nititur rem ipsam non magis potest aperire quam sui ipsius culpa qui libr; scriptor fuerit contigisse. Quid quod idem Horatius utriusque nominis exemplo est? « Vt scriptor si peccat idem librarius usque / quamvis sit monitus venia caret» 1. Piacet adeo nunc de scriptore nunc de librariocommemorare quo magis unum ab altero nomen et officium discernatur. I. Ars 354s.: interpretato diversamente dai moderni, che uniscono scriptorcon librarius: « copiste» nella trad. del Villeneuve; « scriba» Rostagni; = libra-rius D. Bo, Lex. Hor. s. v. scriptor; ambigui Kiessling-Heinze « der Abschreiber.. gewissermassen der Setzer)}.
202
IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Il discorso è posto dal Decemb~io sulla bocca del suo maestro Guarino e si tratta con tutta probabilità di dottrina guariniana; come abbiamo visto, Guarino nell'epistolario si serve regolarmente del termine librarius ed evita scriptor. Da un elenco di opere composte o ideate dal Decembrio (Ambros. Z 184 sup., c. 49v) appare che egli aveva scritto o aveva intenzione di scrivere un'opera intera sull'argomento: nr. 5 Ad Carolum Nuvolonum. De scriptore et librario deque eorum variis officiis. l. II (Sabbadini, Class. e um. l00S.). Gli umanisti chiamano talvolta librarius anche lo stampatore; per loro, come sappiamo, la stampa non è che un diverso modo di scrivere e lo stampatore può quindi ben essere considerato un copista: Poliziano ep. II, 6 p. 334 (risponde agli appunti che il Merula aveva mosso ai Miscellanea) sed vitiosas deprehendi syllabas inquis in nostris versibus. Rogo, quas? An eas forte dices, quas in fronte ipsa statim sicut alia errata librariorum collegimus? Allude all' errata-corrige alla prima edizione dei Miscellanea, quindi gli errata librariorum sono « gli errori degli stampatori l>. Altra volta il Poliziano usa l'espressione più particolareggiata artifex librarius a distinguere lo stampatore, che è un 'artigiano', dal copista propriamente detto (ep. 8, 15 p. 249; cf. p. 77). Librarii greci: Traversari ep. 271 col. 353 iuvat quod librarium Graecum illius (sc. Victorini) ope habituri sumus; Filelfo ep. c. 34r hos (sc. Theophrasti libros) ego mihi exscribi cupio estque mihi commode paratus librarius Graecus; c. 71v fac me quamprimum certiorem an istic (sc. Romae) librarius Graecus sit ullus qui id operis (Diodoro Siculo) exscribendum assumeret. Con librarius viene anche indicato, nel latino umanistico come già in quello classico, il 'libraio' in senso moderno, il venditore di libri (vd. p. 84s.). a m a n u e n s i s : nel latino classico è lo schiavo di cui ci si serve per scrivere, una specie di segretario (Oehler, RE. I 1725, 68ss.). Anche nei due esempi umanistici da me raccolti compare come copista di lettere: Poliziano ep. 7, 35 p. 228 '(ottidie' ... ( litera scripsit amanuensis meus, autore Quintiliano 1; B. Scala in Poliziano ep. 12, 14 (15) p. 389 quod erat aliquid mihi (um podagra negotii,
I. Poco prima nella stessa lettera (p. nostet a m a n u scripserit. non 'quotidie '.
227):
reprehendunt ... quod ' cottidie •
LA TRASCRIZIONE
2°3
quae dextram manum... cruciabat nec tum quidem amanuensis alicuius copia erat, differebam in aliquod felicius tempus responsum. a n t i q u a r i u s : mi occupo qui solo del significato di 'scriba '; per antiquarius 'studioso di antichità' vd. A. Momigliano, Ancient History and the Antiquarian, «Journ. of the Warb. and Court. Inst.») 13, 1950, 285-315 = Contributo alla storia degli studi classici, Roma 1955,67-106, in particolare p. 74 n. 15. Agli esempi umanistici ivi citati si può aggiungere poliziano misc. I 47 p. 596 vidimus item . .. marmoreum quoddam in urbe eaaem (sc. Roma) Palladis simulachrum gestans aegida squamoso draconum corio contectam, sic ut extremum ipsius ambitum dracunculi item ad limbi aut fimbriae vicem circunC!uderent. Erat ibi tum nobiscum Iulianus Bononiensis cui nunc ex re eognomen Antiquario factum; e si veda anche 1'annotazione del Budé cito in Sabbadini, Scopo II 242S. Varie le opinioni degli studiosi sull'esatto significato di antiquarius nell'antichità: secondo alcuni è solo sinonimo di librarius e la distinzione di Isid. orig. 6, 14, I librarii sunt qui nova scribunt et vetera, antiquarii qui tantummodo vetera, unde et nomen sumpserunt non è esatta (Thes.1. L. II 174, ISS.); altri ritengono invece che, almeno in origine, il termine indicasse una classe di copisti in qualcosa diversi dai comuni librarii: secondo il Watte~bach (423ss.) e il Dziatzko (RE. III 969, 37ss.) essi possedevano la particolare perizia necessaria per copiare antichi manoscritti, si intendevano di antiche scritture e sapevano trascriverle od eventualmente integrarle imitandole. Secondo il Gardthausen (Griech. Pal. II 163) la spiegazione di Isidoro poggia sulla contrapposizione tra la scrittura libraria dell' antiquarius che copiava calligraflcamente le opere degli antichi e la scrittura della vita quotidiana, la corsiva, nella quale lo scriba e notaio soleva scrivere i documenti della vita pratica. Il vocabolo per quanto non frequente, continua ad essere usato nel medioevo (Wattenbach 425S.; Mittellat. W6rterb. I 714, 5ss.). In età umanistica Nicola di Clémanges stabilisce un'interessante distinzione fra antiquarii e cursores: epist. 109 p. 306 (Opera omnia, Lugduni Bat. 1613; cito in Sabbadini, Scop. II 77 n. 14) cessavit ... una cum dictatu antiqua scribendi formula, qua perfectam ac rite formatam litteram cum certa distinctione clausularum notisque accentuum tractim antiquarii scribebant et surrexerunt scriptores, quos cursores vocant, qui rapido, iuxta nomen, cursu properantes nec per membra curant orationem discernere nec pieni aut imperfecti sensus notas apponere, sed in uno im-
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IL LESSICO FiLOLOGICO DEGLI UMANISTI
petu, velut hii qui in stadio currunt, ita fugam celerant ut vix antequam. ad metam veniant, sa/tem pro reereando spiritu, pausam ullam Jàciant: « nel che - osserva il Sabbadini - egli doveva aver innanzi agli occhi i graziosi esemplari carolini dei secoli IX e X». Si rifanno alla defmizione di Isidoro sia Riccardo da Bury che il Tritemio: Riccardo da Bury, Phi/obib/on 16, I7ss. sunt igitur transeriptiones veterum quasi quedam propagationes recentium filiorum . .. Sane' huiusmodi transcriptores antiquarii nominantur, quorum studia inter eaque comp/entur /abore corporeo p/us sibi p/acere Cassiodorus confitetur,. De institutione divinarum litterarum, capitu/o XXxo (segue la citazione);. Trithemius, De laude scriptorum pulcherrimus tractatus, Magonza 1494. (H * 15617), c. bv (cit. dal Casamassima p. 542 n. 33) scriptores duplici apud antiquos appellacione habebantur. Primi dicebantur antiquarii qui vetera tantummodo scriberent, nomen ab officio sumentes. Secundi appel-. /abantur librarii qui et nova scribebant et antiqua. Antiquarii cum seriberent etiam antiquis litteris utebarltur. La distinzione di Isidoro è respinta dal Decembrio polito 27 c. 59r cito a p. 200S.; ma con quidam il Decembrio alluderà non ad Isidoro stesso, ma a suoi contemporanei che ne accettavano la definizione. In Petrarca remo I, 43 p. 55 la parola è un'eco dotta e gli viene dalla sua fonte (Cassiod. !listo 2, 16): oblitis quid Eusebio Palestinae Constantinus iniunxerit, ut libri sci/icei' non nisi ab artificibus iisque antiquariis et petfecte artem scientibus seriberentur. Si noti che, mentre Cassiodoro diceva soltanto artificibus' antiquariis, il Petrarca mette in risalto la seconda caratteristica: l'antiquarius era probabilmente per lui qualcosa di più di un normale copista. Il termine si riferisce invece alla realtà presente nella lettera. del 3I dicembre 1493 con cui il Merula annuncia a Ludovico il Morola scoperta dei codici di Bobbio 1: fruere igitur, Ludovice, vivens gloria tua, gratulare Jàto et saeculo nostro quod te rempublicam gubernante' salus litterarum et Medio/ano prodierit; iam desinant quidam ab superba' iactatione antiquariorum nec obiiciat alius suas bibliothecas: allusione forseai Medici, ai copisti che lavoravano per loro (per lo più, si noti, eleganti scrittori di littera antiqua) e alle loro due biblioteche, la pubblica e la privata ? n o t a r i u s: nell'antichità è il tachigrafo (W. Morel, RE.. SuppI. VII 586, 18ss.; Arns 5IS.). Per l'uso medievale vd. Watten-· 1. Pubblicata in G. D'Adda, Indagini... sulla libreria Visconteo-Sforzesca det castel/o di Pavia, Appendice alla parte prima, Milano 1879, 94s.
LA TRASCRIZIONE
2°5
bach 42IS. Guarino ep. 813, 242 (vd. p. 106); Traversari ep. 96 col. 127 (manda a Cristoforo di S. Marcello, vescovo di RillÙni, alcune 'sue lettere non ancora spedite ai destinatari perché se le faccia copiare se gli interessano) quaeso autem ignoscas huic fiduciae meae, quam nemo fire praeter unum te esset qui non levitatis aut vanitatis incusaret et merito quidem, quippe quum te notarium rerum mearum et exceptorem fe.cisse videar. Deest enim nobis qui excipiat dictata sive scripta transcribat; 134 col. 187 ut vix tenuissimi proventus suppeditent victum neque ve! .notarium ve! librarium ... pretio possimus conducere. s c r i ba: nell'antichità scriba è, in opposizione a librarius ' copista', il segretariò, colui che tiene i libri e i conti (Kornemann, RE.,2. Reihe, II A 848, 33ss.). In S. Girolamo indica il copista (Arns .62). Poco usato in età umanistica: compare in Decembrio polito 27 ·c. 59r cito a p. 200S. e in Traversari hod. p. 64 remanserat Venetiis in nostro monasterio Dominicus scriba noster infirmus; obque id ipsimet scripsimus omnia, nequaquam passi alium secreto visitationis admittere: qui sembra trattarsi di un segretario.
PARTE QUARTA
CRITICA DEL TESTO
Sezione I LO STATO DEL TESTO
LECTIO
Il verbo lego è spesso usato dagli umanisti in contesti fùologici:
ì
Poliziano mise. I 5 p. 520 ut vulgo legitur; 35 p. 576 in M. Varronis libro primo rerum rusticarum mendose legitur illud ecc.; 69 tit. p. 636 , Oarion' synceriter esse apud Catullum (66, 94) quod 'Aorion' isti l'egunt qui bonos violant libros; 89 tit. p. 672 quod Servius grammaticus Bucolicos Maronis versus tam mendose legit quam falso enarrat ecc. (cf. anche p. 223s.). Il verbo è usato sia per lezioni manoscritte che per congetture. Analogamente il sostantivo lectio, già usato c01l1:e termine tecnico-filologico nell'antichità (Georges s. v.), è il modo di leggere un testo, la 'lezione' sia manoscritta sia congetturale. Gli esempi sono assai numerosi. Gli aggettivi più frequentemente uniti a lectio sono emendata, integra, recta, sincera, vera, corrupta, mendosa. A parte vanno considerate le espressioni lectio antiqua o vetus. Beroaldo anno c. a2r in veram, hoc est suam lectionem transducere; c. aa3v ita ... legunt hunc versum commentatores: « quantum ve! dare cereos arentes» (Stat. silv. 4. 9, 40); ex qua lectione phalaecius aperte claudicans efficitur in penultimo pede; c. a4v ita ... in omnibus ferme codicibus scriptum est: « is decies senos tercentum et quinque diebus / iunxit et e pIeno tempora quinta die» (Ov. fast. 3, 163s.). Rane lectionem multi sequentes interpretationem implicatissimam attulerunt; Poliziano mise. I 2 p. 514; 5 p. 520 in un codice antico di Valerio FIacco (vd. p. 153) in 2, 572 si legge 'durica', non, ut vulgo legitur, c dorica'. Quae certo aut vera et emendata lectio aut... verae proxima; IO tit. p. 528 apud Iuvenalem et Roratium recta indicata lectio enaTTatioque (la recta lectio che propone per Bar. epodo 17, 56 è una sua congettura); ibid. p. 532 vestigium . .. unum adhuc integrum verae integraeque lectionis; 20 p. 549 vestigium. .. incolumis veraeque lectionis; 24 p. 555 vestigium . .. verae lectionis; 34 p. 576 vera ex antiquis exem-
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
piaribus Iectio; 44 p. 592 propone di restituire in Perso pro!. 14 al posto del vulgato meIos, nectar, che afferma di aver letto nel lemma di un antichissimo commento a Persio e soggiunge: et Pomponius Laetus. .. veterem se habere Persianum codicem... affirmavit huie nostraeIeetioni suffragantem; 57 p. 612 (vd. p. 162); 58 p. 616 quod ... Iegimus apud Herodianum trium spatio aetatum solitos (se. ludos saeeula-· res) instaurari, vereor ut emendata sit ibi leetio; 59 p. 626 (vd. p. 216) ~ 63 p. 630 quam leetionem (la lezione di tutti i codici in Ter. Ad. II7} etiam Donatus agnoscit; 71 p. 637 quae etiam verior esse Ieetio vel indeprobatur ecc. (la lezione potest del Vat. lato 3225 in Verg. Aen. 8, 402); 89 p. 672 Servius ... veram leetionem ... eontaminat; ibid. p. 673 (vd. p. 219); mise. II 1,9 haetenus integra leetio; 5, 3 vestigia . .. integraeleetionis; 5, 4 deleta priore leetione (vd. p. 96); 14, 5 vera et integra . .. leetio; 14,9 (vd. p. 234); 25, 3 (vd. p. 218; lezioni manoscritte); 47.3: codex bibliotheeae Marciae vetustior ' in Cresphonte' habet (Cic. Tuse. I,. II5), quae verior esse leetio manifesto deprehenditur; ep. 6, I p. 164 in· Glaucia (Stat. si/v. 2, I) leetionem pluribus locis improbamus (si tratta della lezione del carme nell'ediz. Calderiniana del 1475); 10,4 p. 312(vd. p. 277); soscr. a Cic. Att. cito a p. 292 veram leetionem conieetari; F. Pucci in Poliziano ep. 6, 4 p. 173 (vd. p. 292; la leetio è qui una congettura); P. Crinito in PoIiziano ep. 12,21 (22) p. 405 haee ... vera~ et genuina leetio; E. Barbaro ep. II p. 90 (vd. p. 281); Avanzi emend. c. a2V infra legit Christoforus Papallis «inter caenam Asini») (Catull. 12, l) non autem «Marucino; quae leetio mihi mimm in modum placet ~ c. a3r-v ignavum hominum genus parum pensitans ac omni quantumlibet absona lectione eontentum; c. a3v quidam ut depravatissimam Apulef leetionem imitent corruptissime legunt hunc versum (CatulI. 39, 19 defrieare V: pumicare Apu!' apol. 6); ibid. (vd. p. 214; lezione manoscritta); ibid. infra legerem: « cum diva mater alites ostendit occinentes »(CatulI. 25, 5); quae lectio caeteris mihi displicet minus; ibid. ibidem (CatulI. 25, 7) utrique codices antiqui habebant «cathagraphosque thynnos»); quae leetio mihi omnino placet; c. a4r infra (CatulI. 61, 213) aliqui eodices habent « sed mihi ante Iabello si l), aliqui « sed hyante labello si»): neutram lectionem probo, licet Apuleius loquens de Bathyllo (fior. 15 p. 20S. Helm) secundam lectionem confirmet; ibid. infra legitur « illaqueatque alia») etc. (CatulI. 64, 16), quam leetionem comprobamus; ibid. (vd. p. 282; la lectio è qui una congettura del Sabellico); ibid. (vd. p. 282); c. a4v lege «devolvit sibi lactes acuto pondera silice») (CatulI. 63, 5); quam lectionem aeeepi ex carmine Nasotlis hic a Parthenic>
LA CRITICA DEL TESTO
2II
assumpto (corregge pondere siliees dei codd. per il confronto con Ov. fast. 4, 241 cito nel commento del Partenio); ibid. ubi mirum in modum laetatus sum quom huiusmodi aptissimas leetiones utrasque rure morans imaginatus fuerim (congetture) ; ibid. eodex antiquus habet «(fulguret oarion» (CatulI. 66, 94); quam leetionem approbat Angelus PoZitianus; c. a5v variam leetionem (vd. p. 213). Da tutti questi esempi appare che nell'uso del termine leetio non v' è distinzione fra lezione manoscritta e congettura. In un paio di casi tuttavia sembra che il Poliziano contrapponga la leetio alla congettura: mise. II 15, I loeus esse eonieeturae solet ubi nilleetio suppeditat; ep. 6, I p. I6~~ iam «genetrix Sipileia» in Abaseantio (Stat. si/v. 5, I, 33) non Domiti fuit emendatio, sed publiea omnium diu leetio; cf. anche Merula, pref. a Marziale (Botfìeld 15 I) sed quo magis 011US ho.e detreetabam, eo magis urgebant, quod non solum ex leetione falsa mens poetae percipi non posset, sed inter varias et dissidentes quorundam emendationes quam potissimum reciperent ignorarent. Ma la contrapposizione è qui nel fatto che leetio indica un modo di essere del testo, un modo vulgato di leggerlo, che può essere tradizione, ma anche risultato di congettura (publiea omnium diu leetio), mentre l'emendatio o la conieetura è un'innovazione rispetto al testo tradizionale: quest'interpretazione è suffragata dal passo del Merula cito a p. 213 ove a frequens seriptura 'lezione vulgata' si contrappone nostra emendatio. Si trova invece specializzata ad indicare la lezione manoscritta di codici antichi l'espressione l e c t i o a n t i q u a o v e t u s : Po-' liziano, soscr. a Varrone (vd. p. 178); mise. II 35, 9 vetusest leetio (nobilis pyetae» (Plin. nato 7,51); nel commento del Poliziano a Svetoni contenuto nel Monac. lat. 754 antiqua leetio indica la lezione del Vat. lat. 1904 (sec. XI; Branca-Pastore Stocchi 157 n. 36); Avanzi emend~ C. a2V ibidem antiqua leetio habet «( esse comparasti », non autem «( aere » (CatulI. I0, 15); euius leetionis hie erit ordo ae sensus ecc.; ibid. ex veteri tamen leetione ex verbisque Porphyrionis super illo versu « te suis: matres metuunt iuvencis» (Porph. ad Hor. earm. 2, 8, 2I) legerem (( iuveneulorum» (CatulI. 24, I); ibid. infra si legis ex leetione antiqua «Furi villula nostra» (CatulI. 26, I); c. a3v in his versibus lege ex antiqua leetione « nee meum respectet ut ante amorem » (CatulI. II, 2I) ; c. a4r vel ut habet leetio vetus: (( quod eum sic carpunt tacita quam mente requirunt» (CatulI. 62, 37); c. a4v leetio mea antiqua (= eodex meus antiquus) habet ' calasti' eum t; meZior autem leetio est 'ealatisei'
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
cum C 1. Si noti che l'Avanzi dispor.eva, come ci informa lui stesso (emend. c. a2r), di due codici, entrambi definiti più volte antiqui o veteres, uno prestatogli da Christeiforus Papallis e uno di sua proprietà; probabilmente quindi con leetio antiqua o vetus si riferisce alla lezione di questi due manoscritti. Per la frase in veram leetionem restituo vd. p. 282. SCRIPTURA
Sinonimo del precedente. Come leetio è un modo di leggere, così seriptura è un modo di scrivere; quindi non necessariamente una lezione manoscritta, ma anche una congettura. Seriptura per , lezione' è già antico: vd. Georges s. v. e aggiungi Gell. 20, 6, 14 et idicireo importunissime . .. feeerunt qui in plerisque Sallusti exemplaribus seripturam istam sineerissimam eorruperunt. Per il significato di 'scrittura' vd. p. IOI. Valla eleg. I, 17 p. 22 vera seriptura erat « boni perquam diu nulli », aut potius « quum boni perdiu nulli» (Cic. de or. I, 8; congetture); in Fac. p. 601 quoties aut syneera seriptura esset obscura aut emendanda corrupta; p. 603 sed procul aucupor scripturae veritatem; emendo p. 604 in eonieetanda seripturae veritate; p. 606 quasi mendosa seriptura sit; p. 616 quanquam apud Columellam (si tamen vera seriptura est) reperitur genere maseulino; p. 617 ne Petrareha quidem veritatem seripturae deprehendit; in Pog. p. 263 (vd. p. 213). Si noti l'espressione seripturae veritas per' la vera lezione '. Poliziano mise. I 9 p. 527 (vd. p. I09); 9 p. 528 (vd. p. 285); 18 p. 545 eum verior seriptura maneat adhue in libro pervetere; 23 p. 553 in quis utique singulis (se. eodicibus) hanc quam dicimus scripturam reperias; ibid. quum superiorem illam veluti constantem solidamque reperiamus in melioribus (se. eodicibus) seripturam; 24 p. 556 neque . .. ignoro depravatam fere ubique esse scripturam, siquidem non « Heeales anus l), sed « Ales anus» (Apul. met. I, 23) ... scriptum plerumque invenies; 41 p. 589 si suspicio libera mi detur, malim credere equidem « in dierum» quam « in rerum» (Gell. 14, 2, I) veram habuisse et ineolumem seripturam; 44 p. 592 ex quo existimamus veterem synceramque scripturam ' neetar' habuisse, novitiam vero et menI. CatulI. 64, 319: forse calasti è errore di stampa per calatisti (calathisti V), altrimenti non si capiscono le specificazioni cum t e cum c.
LA CRITICA DEL TESTO
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dosam ' melos' (Pers. prol. 14, cf. p. 280s.; la lezione nectar è dunque per il Poliziano la più antica e la genuina, mentre melos è corruzione più recente); 50 p. 599 (vd. p. 294); 75 p. 643 (vd. p. 273). In Merula, pref. a Marziale (Botfield 152) facilitate nostra fieti, quoà per nos castigatum fuit, id ut publice enarraremus effecerunt, videlicet ut discerent quibus rationibus quave scriptorum veterum auctoritate, damnata frequenti scriptura, nostram emendationem tueremur, f r e q u e n s s c r i p t u r a 'lezione vulgata' è contrapposto a nostra emendatio: vd. quanto detto per lectio a p. 21 L Si noti che il Poliziano usa sia lectio che scriptura, ma più spesso lectio, nell'Avanzi e nel Beroaldo compare solo lectio, il Valla preferisce invece scriptura.
VARIETAS, VARIUS
Varietas 'variante' compare in Salutati de fato 2, 6 p. 343, 21 preponantur. .. viri peritissimi bibliothecis, qui libros diligerttissima collatione revideant et omnem varietatum discordiam recte diffinitionis iudicia noverint removere. Nello stesso senso il Valla, in Pog. p. 263, usa varia scriptura: Poggio lo aveva accusato di aver voluto arrogantemente correggere Sallustio stesso in eleg. I, 14 p. 19 dove, parlando della costruzione di quisque con aggettivi in -Us la cui desinenza è preceduta da i od u, esemplificava con Sallust. Cat. 61 nam strenuus quisque aut occiderat in proelio aut graviter vulneratus discesserat, e soggiungeva: ipse mallem dicere «strenuissimus quisque, piissimus quisque l}. Quidam tamen Sallustiani codices scriptum habent «strenuissimus l}. Il Valla ribatte che egli non ha corretto Sallustio, ma poiché anche strenuissimus è attestato nella tradizione, ha solo detto quale gli pareva migliore fra varianti manoscritte: quomodo videri possum emen-
dare Sallustium, qui incertum est an sic scriptum reliquerit ut me tu ais emendare voluisse? Ego tantullt ex varia scriptura quid mihi satius videatur pronuncio. L'Avanzi indica con v a r i a 1e c t i o una serie di congetture a CatulI. I, 9: emendo C. asv non meam, sed variam lectionem accipies illius versus in primo carmine Cawlli: all'amico che gli aveva chiesto chiarimenti su questo difficile verso non sa proporre alcuna soluzione sua, ma gli indica vari tentativi di sanare e interpretare il verso fatti da altri.
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IL LESSICO FILOLOGICO DEGLI UMANISTI
Varius pUÒ anche esser riferito al testo offerto dai codici, come in Salutati ep. III p. 246 si varios invtnerimus esse textus (cf. p. IO) o ai cùdici stessi per dire che presentano lezione diversa: Traversari ep. 244 col. 320 exemplaria Decadum hic nisi mendosa non reperiuntur et varia; Avanzi emendo C. a3v ibidem codices varii sunt in lectione unius versus (CatulI. 59, 4).
EMENDATUS
È uno degli aggettivi più usati dagli umanisti nel senso di « senza mende, senza corruttele» (cf. Thes. l. L. V 2, 466, 69ss.). Un codex emendatus per gli umanisti è generalmente non un codice che è stato corretto, ma semplicemente un codice che offre un buon testo, « non corrotto ». Scelgo qualcuno dei più significativi fra gli innumerevoli esempi che ho raccolto: Guarino ep. 141, 31 aliquot (sc. epistulas) transcurri; emendatissimae mihi visae sunt et. .. in tanta vetustate et aetate iam decrepita nusquam delirare videntur (si tratta del codice antico di Plinio il Giovane, ora perduto, scoperto da Guarino nella Capitolare di Verona); Aurispa ep. 91 p. II3s. habeo Ci-
aronis ad Atticum epistolas, codicem perpulchrum. .. Epistolae vero sunt €ompletissintae et minus quam ullae corruptae; inveniri enim solent plerunque incompletae, emendatae vero nunquam. Sed hic codex. .. omnes sui generis pulchritudine vincit et emendatione, quamvis emendatissimae non sint; Poggio ep. 2, 29 p. 159 (vd. p. 131); Traversari ep. 206 col. 267 (vd. p. 181); 385 col. 501 ex emendatissimo antiquoque codice; 387 col. 504 (vd. p. 256); Filelfo ep. C. I4f hi omnes quotquot in Tuscia sunt Gelli codices . .. , qui et emelldatissimi sunt et istorum omnium, ut ita dixerim, parentes; Poliziano misc. I 41 p. 589 quod idem apud Aulum quoque Gellium video depravatum, libro qui nunc vulgo tertiusdecimus, cum sit quintusdecimus emetldatis codicibus. Emendatus può anche essere riferito alle litterae, cioè alla scrittura (Traversari ep. 306 col. 398 novis et barbaris literis parumque emendatis, cf. p. 187), ma è sempre un apprezzamento relativo alla maggiore o minore correttezza del testo, non all'aspetto della scrittura (cf. corruptus detto della scrittura, p. 222). Così nel latino umanistico si dice spesso che un codice è emendate scriptus (opposto a mendose scribo; vd. p. 223), riferendosi alla qualità del testo: ad es. FiIeIfo ep. C. 72r codex ... hic epistolarum et pulcher est et novus et satis emendate scrip-
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LA CRITICA DEL TESTO
tus; Traversari ep. 233 col. 307 invento tandem exemplari quo versus i!li continerentur emendatius seripti. Anzi il Traversari parla addirittura di emendati... seriptores intendendo « copisti che sanno scrivere correttamente» (ep. 503 col. 619). Naturalmente emendatus può anche conservare il suo valore di participio e significare « che è stato corretto »: vd. p. 265. Anche il sosto e m e n d a t i o si trova usato per indicare lo stato