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DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE – ANNO B 28 marzo 2021 Omelia per la Domenica delle Palme
36a Giornata Mondiale della gioventù Rubrica liturgico – musicale
Processione Antifona Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il Re d'Israele! Osanna nell'alto dei cieli! Mt 21,9
Vangelo: Mc 11,1-10 Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Oppure
Vangelo: Gv12,12-16 Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Antifona I Le folle degli Ebrei, portando rami d'ulivo, andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce: Osanna nell'alto dei cieli. (Questa antifona si può alternare con le strofe del Salmo 23 riportate nel Messale Romano)
Antifona II Le folle degli Ebrei, stendevano mantelli sulla strada, e a gran voce acclamavano: Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. (Questa antifona si può alternare con le strofe del Salmo 46 riportate nel Messale Romano)
Hymnus ad ChristumRegem Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium. Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium. Israel tu rex, Davidis et inclita proles, Nomine qui in Domini, rex benedicte, venis. Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium. Coetus in excelsis te laudat caelicus omnis Et mortàlis homo, et cuncta creàta simul. Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium. Plebs Hebraèa tibi cum palmis òbvia venit: Cum prece, voto, hymnis, àdsumus ecce tibi. Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium. Hi tibi passùro solvèbant mùnia laudis; Nos tibi regnànti pangimus ecce melos. Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium. Hi placuère tibi; plàceat devòtio nostra, 1 Rex bone, Rex clemens, cui bona cuncta placent.
Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe redemptor, Cui puerile decus prompsit Hosanna pium.
Inno a Cristo Re A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion. A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion. Tu sei il re di Israele, il Figlio e la stirpe di David, il re benedetto che viene nel nome del Signore. A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion. Il coro degli angeli in cielo ti loda e ti canta in eterno: gli uomini e tutto il creato inneggiano al tuo nome. A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion. Il popolo santo di Dio stendeva al tuo passo le palme: noi oggi veniamo a te incontro con cantici e preghiere A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion. A te che salivi alla morte Levavano un canto di lode; a te, nostro re vittorioso, s’innalza il canto nuovo. A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion. Quei canti ti furono accetti: le nostre preghiere ora accogli, re buono e clemente che ami qualsiasi cosa buona. A te la gloria e il canto, o Cristo,redentore: l’osanna dei fanciulli ti onora, re di Sion.
Responsorio ℟. Mentre il Cristo entrava nella città santa, la folla degli Ebrei, preannunciando la risurrezione del Signore della vita, * agitava rami di palma e acclamava: Osanna nell'alto dei cieli. ℣. Quando fu annunziato che Gesù veniva a Gerusalemme, il popolo uscì per andargli incontro; * agitava rami di palma e acclamava: Osanna nell'alto dei cieli.
Proprio della Messa Antifona d’ingresso Sei giorni prima della festa solenne di Pasqua, il Signore entrò in Gerusalemme. I fanciulli gli andarono incontro con rami di palma nelle mani. A gran voce acclamavano: * Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto tu che vieni con l’immensa tua misericordia. Alzate, o porte i vostri archi, alzatevi soglie antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria. * Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto tu che vieni con l’immensa tua misericordia. Cf Gv 12,1.12-13; Sal 23,9-10
Orazione colletta Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...
Liturgia della Parola Prima Lettura: Is 50,4-7 Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso. Salmo Responsoriale: Sal 21 Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Seconda Lettura: Fil 2,6-11 Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò Vangelo: MC 14,1-15,47 Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco Antifona alla Comunione «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà» Mt 26,42
Orazione sul Popolo Volgi lo sguardo, o Padre, su questa tua famiglia per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei malfattori e a subire il supplizio della croce. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
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La Parola risuona nel cuore dei Padri e nel Magistero
Dagli scritti di un autore Anonimo del XI secolo (Sermo XI, in Ramis palmarum, 1-3) Salendo nostro Signore Gesù Cristo verso Gerusalemme, sei giorni prima della sua Passione, una folla numerosa, che si era adunata a Gerusalemme per celebrare la Pasqua secondo il precetto di Mosè, gli corse incontro portando rami di palme (Gv 12,12-13), per proclamare con quel mezzo la sua vittoria, quasi si trattasse di un re terreno del popolo d’Israele. Per un costume antico, infatti, si suole donare una palma ai vincitori. Alcuni peraltro, in quella stessa folla, spezzavano rami d’albero (Mt 21,8), soprattutto di ulivo, accadendo la cosa nei pressi del monte degli Ulivi, e li portavano dove occorreva, per stendere un tappeto sulla via del Signore che si avvicinava. Da qui deriva l’usanza della festa di portare in mano in questo giorno, cantando, rami di palma o d’ulivo, e di denominare detta festa «Rami di palma» o «Rami d’ulivo». Non è però privo di profondo significato il fatto di portare i rami di questi alberi. L’ulivo, in effetti, che contiene nel suo frutto di che curare dolori e fatiche, rappresenta le opere di misericordia - e misericordia in greco si dice appunto "oleos". Quanto alla palma, il suo tronco è rugoso, ma vanta al suo termine, cioè alla sua cima, una bellissima acconciatura, mostrando così che dobbiamo elevarci passando per le asprezze di questa vita fino agli splendori della patria celeste. Ecco perché anche David, il profeta salmista, canta a proposito del giusto: "Il giusto fiorirà come palma" (Sal 91,13). Teniamo perciò in mano i rami d’ulivo, mostrando nei nostri atti la misericordia. Prendiamo anche rami di palma, in modo da attendere, come premio della misericordia, non terrene consolazioni, ma la bellezza della patria di lassù, dove ci precede Cristo nostro Signore egli che è, secondo l’affermazione dell’Apostolo, "il termine della legge, perché sia giustificato chiunque crede" (Rm 10,4). Non trascuriamo poi il versetto del salmo che la folla cantava, applicandolo al Signore: Osanna nell’alto dei cieli, benedetto colui che viene nel nome del Signore, osanna nell’alto dei cieli (Mt 21,9). La venuta del Signore nella carne fu, in effetti, causa di salvezza non solo per gli uomini sulla terra, ma anche per gli angeli in cielo, poiché, mentre gli uomini sono salvati sulla terra, il numero degli angeli, diminuito con la caduta del diavolo, è completato in cielo. "Osanna nell’alto lei cieli" significa quindi: Salvaci, tu che sei anche la salvezza nei cieli. E perché chiedevano tale salvezza con molta devozione, ripeterono quelle parole e dissero per la seconda volta: Osanna nell’alto dei cieli. Che Cristo benedetto, Signore [nostro] vi accordi dunque di pervenire a quella salvezza, lui che viene nel nome di Dio Padre, con il quale vive e regna, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.
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GUIDA CANTI DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE – ANNO B 28/03/2021 Ingresso Dio immortale (RnS); Entriamo a Gerusalemme (Buttazzo); Hosanna (Frisina); Osanna al figlio di David (Donella); Osanna al Figlio di David (RN); Osanna al Figlio di David (Vitone); Osanna al Re dei re (RnS); Osanna all’Altissimo (RnS);
Processione Gloria Laus (Dal gregoriano – Liber cantualis comitante organo pag 50) Pueri Hebraeorum (dal gregoriano - Liber Cantualis Comitante Organo p.95) A te la gloria e il canto (Verardo); Gloria a te, lode in eterno (Verardo); Gloria laus (Frisina); Le folle degli Ebrei / Pueri Hebraeorum (gregoriano); Pueri Hebraeorum (Frisina); Popoli tutti battete le mani (RN);
Ingresso in Chiesa A te gloria (A. Ortolano - RN); A te sia gloria (F.Rainoldi -RN); Benedetto colui che viene (Frisina); Come segno regale si avanza (Verardo); Del Re i vessilli avanzano/ Vexilla Regis (Frisina); Gloria a te Cristo Gesù (Lecot – CEI – Celebriamo Cristo – strofe 3-7); I vessilli del Re (Dargenio); Lauda Jerusalem (NcdP); Mentre Cristo entrava (Zorzi); Popoli tutti (Rns); Popoli tutti battete le mani (J.Gelineau - RN – NcdP): Sei giorni prima della Pasqua (Zorzi - RN); Sollevate i vostri frontali (Dargenio); Sollevate i vostri frontali (Verardo); Sollevate porte i frontali (Giudici); Sollevate porte i vostri frontali (Frisina); Spalanca le tue porte, Gerusalemme (Parisi – RnS);
Offertorio Improperium et dederunt (dal gregoriano – Graduale Triplex pag. 148) Accetta questo pane (Mangione - Bach); Come incenso (Parisi); Cristo s’è fatto obbediente (Frisina); Dalle sue piaghe (Frisina); Il grano se non muore (Farrel); Noi saremo il pane (Fusco); Portiamo a te Signore (Baroso); Quando venne la sua ora (Machetta); Questa santa mensa (Gelinau); Se tu mi accogli (RN); Si umiliò (Machetta); Signore dolce volto (RN – NcdP); Umiliò se stesso (Frisina);
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Comunione Pater, si non potest (dal gregoriano – Graduale Triplex pag. 149)
Amore abbandonato (Gen verde); Anima Christi (Frisina); Beata passione (Rainoldi); Chi ci separerà (Frisina); Corpo dal fianco squarciato (Verardo); Cristo nostro Signore (Liberto); Crocifisso mio Signore (NcdP - RN); Davanti a questo amore (Rns); Ecco l’uomo (NcdP); Gerusalemme (NcdP); Il sole tace, splende l’amore (Parisi); In manus tuas (Ghisolfi); Mio Dio mi abbandono a te (RnS); Nostra gloria è la croce (Frisina – RN); O Albero glorioso (A. Ortolano); O croce fedele (Frisina); O croce gloriosa (RN); O Croce gloriosa (RN); O Figlio Crocifisso (Parisi); Padre se questo calice (Bianchi); Padre se questo calice (Vitone - RN); Padre, se questo calice (Marcianò - RN); Padre, se questo calice (Verardo); Salva la tua creatura (Martorell); Sia fatta la tua volontà (Mucci); Tu nella notte triste (RN);
Congedo O Cristo, tu regnerai (NcdP); Per la Croce (RN); Ti saluto o Croce Santa (NcdP); Ti seguirò (Frisina RN); Vergine del Silenzio (RN);
Abbreviazioni e riferimenti
EDC – E danzando canteranno NcdP - Nella casa del Padre RN - Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia Rns - Rinnovamento nello Spirito Santo
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Per celebrare e vivere la Domenica delle Palme «In Passione Domini» Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme Nella domenica delle palme “nella passione del Signore” la Chiesa entra nel mistero del suo Signore crocifisso, sepolto e risorto, il quale, con l’ingresso in Gerusalemme, ha dato un presagio della sua maestà. I cristiani portano i rami in segno di quel regale trionfo che Cristo ha ottenuto, cadendo sotto la croce. (CE n. 263). La celebrazione di questa domenica, quindi, è composta di due momenti ben distinti: la commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la celebrazione dell’Eucaristia con la lettura della Passione del Signore (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 17). Fin dall’antichità si commemora l’ingresso del Signore in Gerusalemme con la solenne processione, con cui i cristiani celebrano questo evento, imitando le acclamazioni e i gesti dei fanciulli ebrei, andati incontro al Signore al canto dell’«Osanna». La processione sia una soltanto e fatta sempre prima della Messa con maggiore concorso di popolo. La benedizione delle palme o dei rami si fa per portarli in processione. Conservate nelle case, le palme richiamano alla mente dei fedeli la vittoria di Cristo celebrata con la stessa processione. (PS n. 29) Prima forma: Processione All’ora stabilita, i fedeli, i sacerdoti e i ministri si radunano in una chiesa succursale o in altro luogo adatto, fuori della chiesa verso la quale si dovrà dirigere la processione. I fedeli portano in mano i rami di ulivo o di palma. I sacerdoti e i diaconi, indossate le sacre vesti di colore rosso richieste per la celebrazione della Messa, si recano al luogo dove si è radunato il popolo. Il Celebrante, invece della casula, può indossare il piviale, che deporrà dopo la processione. (Cfr. MR) Terminato il canto, il celebrante inizia la celebrazione con il Segno della Croce e introduce la celebrazione con la monizione proposta dal Messale Romano. Quindi proclama l’orazione sui rami di ulivo e di palma e li asperge con l’acqua benedetta. Dopo l’aspersione viene proclamato il Vangelo dell’Ingresso di Gesù a Gerusalemme. Non è prevista l’acclamazione al Vangelo. Durante la proclamazione del Vangelo si usano incenso e candelieri. Terminata la proclamazione del Vangelo il celebrante, secondo l’opportunità, può tenere una breve omelia, quindi dà l’avvio alla processione dicendo: “Imitiamo, fratelli carissimi, le folle che acclamavano Gesù, e procediamo in pace”. La processione di oggi, in onore di Cristo Re, è la «madre di tutte le processioni» in quanto esprime l’ingresso trionfale del Risorto in quella che è simbolo della Gerusalemme del cielo. Questo ingresso Gesù lo fa insieme ai suoi discepoli, ovvero quanti, ieri come oggi, lo riconoscono come il Figlio di David annunciato dai profeti. Pertanto questa processione esprime il cammino della Chiesa oggi sulle orme di Cristo crocifisso (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 18). È bene quindi ricordare ai fedeli che con questa processione noi esprimiamo l’ingresso di Cristo nella città santa. Il sacerdote che presiede questo rito è immagine del Cristo glorioso e allo stesso modo i fedeli sono simbolo delle folle che andavano dietro Gesù acclamando «Osanna nell’alto dei cieli». Perché questo segno sia veramente visibile bisogna evitare che, dopo la benedizione delle palme, la gente si disperda per correre in chiesa a occupare i posti ma è bene che cammini in processione ed entri in chiesa dietro il Sacerdote Celebrante. Giunto alla sede, il celebrante, omessi i riti iniziali della Messa, ed eventualmente anche il Kyrie, recita l’orazione Colletta (Cfr CE nn. 264-271; Cfr MR).
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Il Messale romano, per celebrare la commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme, oltre la processione solenne sopra descritta, presenta altre due forme, non per indulgere alla comodità e alla facilità, ma tenuto conto delle difficoltà che possono impedire la processione. La seconda forma di commemorazione è l’ingresso solenne, quando non può farsi la processione fuori della chiesa. La terza forma è l’ingresso semplice che si fa in tutte le Messe della domenica, in cui non si svolge l’ingresso solenne. (PS n. 30) Seconda forma: Ingresso solenne Se non è possibile fare la processione fuori della chiesa, l’entrata del Signore si celebra all’interno della chiesa, con un ingresso solenne prima della Messa principale. I fedeli, con in mano i rami di ulivo o di palma, si radunano o davanti alla porta della chiesa o all’interno della chiesa stessa. Il sacerdote, i ministri e una rappresentanza di fedeli si recano nel luogo più adatto della chiesa, fuori del presbiterio, dove almeno la maggior parte dei presenti possano vedere lo svolgimento del rito. Mentre il celebrante si avvia al luogo stabilito, si canta l’antifona Osanna o un altro canto adatto. Quindi si benedicono i rami e si proclama il Vangelo dell’ingresso del Signore in Gerusalemme, nel modo indicato sopra. (MR. Cfr. CE n. 272). Dopo la proclamazione del Vangelo, i sacerdote compie solennemente la processione attraverso la chiesa fino al presbiterio al canto del responsorio Mentre il Cristo, o un altro canto adatto. Giunto alla sede, il celebrante, omessi i riti iniziali della Messa, ed eventualmente anche il Kyrie, recita l’orazione Colletta (Cfr CE n. 271; Cfr MR). L’ingresso solenne, ma non la processione, si può ripetere anche prima delle altre Messe che si celebrano con un grande concorso di popolo (Cfr. MR).
Terza forma: Ingresso semplice Si fa in tutte le messe di questa domenica nelle quali non si svolge l’ingresso solenne. Mentre il Sacerdote si reca all’altare si esegue l’antifona di ingresso o un canto adatto. Se non è possibile eseguire il canto di ingresso, il celebrante, giunto alla sede, legge l’antifona di ingresso. (Cfr. MR) I paramenti rossi Sono simbolo del sangue e quindi anche della vita, la vita vera che nasce dal sacrificio. Sono anche simbolo di regalità, una regalità che il Cristo conquisterà con il sangue versato in croce (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 20). La benedizione dei rami di ulivo e di palma Le palme richiamano alla mente dei fedeli la vittoria di Cristo celebrata con la stessa processione. Oggi si rischia che diventino amuleti, oggetti scaramantici, ma in realtà sono segni rituali che diventano segno del nostro rapporto con Dio anche all’interno delle nostre case (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 21).
Proclamazione della Passione del Signore. Durante il racconto della Passione del Signore, non si usano incenso e candelieri. All’inizio della proclamazione di questo Vangelo si omettono il saluto al popolo e il segno di croce sul libro. Il diacono o il Sacerdote legge la narrazione della Passione del Signore. Possono leggerla anche dei lettori, riservando la parte del Cristo al celebrante. Solo i diaconi chiedono la benedizione. Gli altri lettori si recano direttamente ai leggii preparati per loro. Inizia la lettura della Passione il “Cronista”. Dopo che è stata annunciata la morte del Signore tutti genuflettono e si fa una breve pausa di silenzio. Terminata la lettura della Passione è bene che si tenga una breve omelia, al quale si piò far seguire un momento di silenzio. (Cfr MR; Cfr CE n. 273; Cfr PS n. 33-34). 7
La lettura della Passione deve essere un momento di intenso ascolto, per questo le norme prevedono che possa essere ascoltata anche stando seduti eccetto quando viene descritta a morte di Cristo quando, come detto prima, tutta l’assemblea è invitata a inginocchiarsi e sostare in silenzio (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 27). Vista l’usanza ormai sempre più diffusa di usare le forme brevi, che purtroppo sono proposte nei lezionari, la Congregazione per il culto divino ha specificato: «Per il bene spirituale dei fedeli è opportuno che la storia della passione sia letta integralmente e non vengano omesse le letture che la precedono». (PS n. 33).
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GIOVEDÌ SANTO Messa del Crisma
1 aprile 2021 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione Rubrica liturgico – musicale
Proprio della Messa Antifona d’ingresso Gesù Cristo ha fatto di noi un regno sacerdoti per il suo Dio e Padre; a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ap 1,6
Orazione colletta O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, resi partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Liturgia della Parola Prima Lettura: Is 61,1-3.6.8b-9 Il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri e a dare loro un olio di letizia. Salmo Responsoriale: Sal 88 Canterò per sempre l’amore del Signore Seconda Lettura: Ap 1,5-8 Cristo ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre Vangelo: Lc 4,16-21 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione.
Note liturgiche
La Messa del crisma in cui il vescovo, concelebrando con il suo presbiterio, consacra il sacro crisma e benedice gli altri oli, è una manifestazione della comunione dei presbiteri con il proprio vescovo nell’unico e medesimo sacerdozio e ministero di Cristo. A partecipare a questa Messa si chiamino i presbiteri delle diverse parti della diocesi, per concelebrare con il vescovo, quali suoi testimoni e cooperatori nella consacrazione del crisma, come sono suoi cooperatori e consiglieri nel ministero quotidiano. Si invitino con insistenza anche i fedeli a partecipare a questa Messa e a ricevere il sacramento dell’eucaristia durante la sua celebrazione. Secondo la tradizione, la Messa del crisma si celebra il giovedì della settimana santa. Se il clero e il popolo trovano difficoltà a riunirsi in quel giorno con il vescovo, tale celebrazione può essere anticipata in altro giorno, purché vicino alla Pasqua. Infatti il nuovo crisma e il nuovo olio dei catecumeni devono essere adoperati nella notte della Veglia pasquale per la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. La nuova edizione del Messale Romano specifica che «Secondo l’antica tradizione, la benedizione dell’olio degli infermi sia fatta prima della conclusione della Preghiera Eucaristica, mentre la benedizione dell’olio dei catecumeni e del crisma dopo la comunione». Per ragioni pastorali tutto il rito può essere fatto dopo la Liturgia della Parola, ma evidentemente, per arrivare a scrivere sul Messale tale nota, ci si è resi conto dell’importanza di eseguire il rito secondo l’antica tradizione della Chiesa. Si celebri un’unica Messa, considerata la sua importanza nella vita della diocesi, e la celebrazione sia fatta nella chiesa cattedrale o, per ragioni pastorali, in altra chiesa, specialmente più insigne. L’accoglienza ai sacri oli può essere fatta nelle singole parrocchie o prima della celebrazione della Messa vespertina nella Cena del Signore o in altro tempo più opportuno. Ciò potrà aiutare a far comprendere ai fedeli il significato dell’uso dei sacri oli e del crisma e della loro efficacia nella vita cristiana. PS nn. 35-36. Cfr CE nn. 274-278 e MR
Antifona alla Comunione Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà. Sal 89,2 Oppure
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio». Lc 4,18 9
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IL TRIDUO PASQUALE La Chiesa celebra ogni anno i grandi misteri dell’umana redenzione dalla Messa vespertina del giovedì nella Cena del Signore, fino ai vespri della domenica di risurrezione. Questo spazio di tempo è chiamato giustamente il «triduo del crocifisso, del sepolto e del risorto» ed anche «Triduo pasquale» perché con la sua celebrazione è reso presente e si compie il mistero della pasqua, cioè il passaggio del Signore da questo mondo al Padre. Con la celebrazione di questo mistero la Chiesa, attraverso i segni liturgici e sacramentali, si associa in intima comunione con Cristo suo sposo. È sacro il digiuno pasquale di questi due primi giorni del triduo, in cui, secondo la tradizione primitiva, la Chiesa digiuna «perché lo sposo gli è stato tolto». Nel venerdì della passione del Signore dovunque il digiuno deve essere osservato insieme con l’astinenza e si consiglia di prolungarlo anche al Sabato Santo, in modo che la Chiesa, con l’animo aperto ed elevato, possa giungere alla gioia della domenica di risurrezione. È raccomandata la celebrazione comunitaria dell’ufficio delle letture e delle lodi mattutine nel venerdì della passione del Signore ed anche il Sabato Santo. Conviene che vi partecipi il vescovo, per quanto possibile nella chiesa cattedrale, con il clero e il popolo. Questo ufficio, una volta chiamato «delle tenebre», conservi il dovuto posto nella devozione dei fedeli, per contemplare in pia meditazione la passione, morte e sepoltura del Signore, in attesa dell’annuncio della sua risurrezione. Per compiere convenientemente le celebrazioni del Triduo pasquale, si richiede un congruo numero di ministri e di ministranti, che devono essere accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. I pastori abbiano cura di spiegare nel migliore dei modi ai fedeli il significato e la struttura dei riti che si celebrano e di prepararli a una partecipazione attiva e fruttuosa. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote celebrante riveste una particolare importanza nella celebrazione della settimana santa e specialmente del Triduo pasquale, perché è più consono alla solennità di questi giorni e anche perché i testi ottengono maggiore forza quando vengono eseguiti in canto. Le conferenze episcopali, se già non vi abbiano provveduto, sono invitate a proporre melodie per i testi e le acclamazioni, che dovrebbero essere eseguite sempre con il canto. Si tratta dei seguenti testi: a) l’orazione universale il Venerdì Santo nella passione del Signore; l’invito del diacono, se viene fatto, o l’acclamazione del popolo; b) i testi per mostrare e adorare la croce; c) le acclamazioni nella processione con il cero pasquale e nello stesso «preconio», l’«Alleluia» responsoriale, le litanie dei santi e l’acclamazione dopo la benedizione dell’acqua. I testi liturgici dei canti, destinati a favorire la partecipazione del popolo, non vengano omessi con facilità; le loro traduzioni in lingua volgare siano accompagnate dalle rispettive melodie. Se ancora non sono disponibili questi testi in lingua volgare per una liturgia cantata, nel frattempo vengano scelti altri testi simili ad essi. Si provveda opportunamente a redigere un repertorio proprio per queste celebrazioni, da adoperarsi soltanto durante il loro svolgimento. In particolar modo siano proposti: a) i canti per la benedizione e processione delle palme e per l’ingresso nella chiesa; b) i canti per la processione dei sacri oli; c) i canti per accompagnare la processione delle offerte nella Messa nella Cena del Signore e l’inno per la processione, con cui si trasporta il santissimo sacramento nella cappella della reposizione; d) le risposte dei salmi nella Veglia pasquale e i canti per l’aspersione con l’acqua. Siano preparate melodie adatte a facilitare il canto per i testi della storia della passione, del «preconio» pasquale e della benedizione con l’acqua battesimale. Nelle chiese maggiori venga adoperato il tesoro abbondante della musica sacra sia antica che moderna; sempre però sia assicurata la debita partecipazione del popolo. È molto conveniente che le piccole comunità religiose sia clericali sia non clericali e le altre comunità laicali prendano parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori. Similmente, qualora in qualche luogo risulti insufficiente il numero dei partecipanti, dei ministranti e dei cantori, le celebrazioni del Triduo pasquale vengano omesse e i fedeli si radunino insieme in qualche chiesa più grande. Anche dove più parrocchie piccole sono affidate a un solo presbitero è opportuno che, per quanto possibile, i loro fedeli si riuniscano nella chiesa principale per partecipare alle celebrazioni. Per il bene dei fedeli, dove al parroco è affidata la cura pastorale di due o più parrocchie, nelle quali i fedeli partecipano numerosi e possono 11
svolgersi le celebrazioni con la dovuta cura e solennità, gli stessi parroci possono ripetere le celebrazioni del Triduo pasquale, nel rispetto di tutte le norme stabilite. Affinché gli alunni dei seminari possano «vivere il mistero pasquale di Cristo così da saper iniziare ad esso il popolo che sarà loro affidato», è necessario che essi ricevano una piena e completa formazione liturgica. È molto opportuno che gli alunni, durante gli anni della loro preparazione nel seminario, facciano esperienza delle forme più ricche di celebrazione delle feste pasquali, specialmente di quelle presiedute dal vescovo (PS nn. 38-43; MR).
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INDULGENZA PLENARIA DURANTE IL TRIDUO PASQUALE Nei giorni del Triduo Pasquale è concessa l’indulgenza plenaria: • • •
Giovedì Santo all’adorazione pubblica del SS. Sacramento durante il canto solenne del Tantum Ergo; Venerdì Santo all’adorazione della Croce; Veglia Pasquale alla Rinnovazione delle Promesse Battesimali
alle solite condizioni da adempiere negli 8 giorni precedenti o successivi: • • • •
Confessione Sacramentale; Comunione Eucaristica Preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, Ave, Gloria) Professio Fidei ovvero rinnovazione della professione di Fede.
Essendo l’Indulgenza un dono enorme della Chiesa, poiché ci viene concessa la remissione dell’intera pena temporale, è bene ricordare ai fedeli che, durante il Triduo Pasquale è possibile usufruire di questo strumento di grazia.
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GIOVEDÌ SANTO Messa in «Cœna Domini» 1 aprile 2021 La funzione mediatrice del sacerdote Rubrica liturgico – musicale
Proprio della Messa
Lavanda dei piedi Antifona 1
Antifona d’ingresso Non ci sia per noi altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. Cfr Gal 6,14
Orazione colletta O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa' che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore...
Liturgia della Parola Prima Lettura: Es 12, 1-8. 11-14 Prescrizioni per la cena pasquale Salmo Responsoriale: Sal 115 Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza Seconda Lettura: 1 Cor 11, 23-26 Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore Vangelo: Gv 13, 1-15 Li amò sino alla fine.
Antifona alla Comunione «Questo è il mio Corpo, che è per voi; questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue», dice il Signore. «Ogni volta che ne mangiate e ne bevete, fate questo in memoria di me» 1Cor 11,24-25 Oppure:
Il Signore Gesù, sapendo che venuta la sua ora, do passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine 14 Gv 13,1
Il Signore si alzò da tavola versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli: a loro volle lasciare questo esempio. Cfr Gv 13,4.5.15
Antifona 2 Il Signore Gesù, durante la cena con i suoi discepoli, lavò loro i piedi e disse: «Capite quello che ho fatto per voi io, il Signore e il Maestro? Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate Come io ho fatto a voi Gv 13,12.13.15
Antifona 3 «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Geù: «se non ti laverò, non avrai parte con me». Venne dunque da Simon Pietro, e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, lo comprenderai dopo». «Signore, tu lavi i piedi a me?». Gv 13,6.7.8
Antifona 4 «Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri». Cfr Gv 13,14
Antifona 5 «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Gesù disse ai suoi discepoli: - «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Gv 13, 35
Antifona 6 «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» dice il Signore. Gv 13,34
Antifona Sesta Rimangano in voi la fede, la speranza e la carità. Ma più grande di tutte è la carità! Ora rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma più grande di tutte è la carità! - Rimangano in voi la fede, la speranza e la carità. Cfr 1 Cor 13,13
La Parola risuona nel cuore dei Padri e nel Magistero
Dagli scritti di Narsaj il lebbroso (De mysterio eccl., passim)
O sacerdote, che compi il tuo ufficio ministeriale sulla terra in modo spirituale, e che le creature spirituali non possono imitare! O sacerdote, come è grande la funzione che tu adempi e che sognano i ministri «di fuoco e di spirito!». Chi esprime adeguatamente la grandezza del tuo compito, che è al di sopra degli esseri celesti a causa del titolo del tuo potere? La natura di uno spirito è più sublime e più gloriosa della tua, ma non le è permesso di imitarti raffigurando una immagine dei misteri. Un angelo è grande, e diremmo, più grande di te; ma, quando si paragona il tuo ministero al suo, egli è inferiore a te. Il serafino è santo, il cherubino è bello, l’angelo è veloce; tuttavia non possono muoversi così rapidamente come la parola della tua bocca. Gabriele è glorioso; Michele è grande, e il loro nome lo indica; tuttavia, in ogni momento, essi si inchinano davanti al mistero deposto tra le tue mani. Essi ti stimano, quando tu ti avvicini per compiere il tuo ministero, e ti attendono a condizione che tu dia il segnale ai loro canti di santificazione. Essi si mettono alla tua destra per esser pronti a cantare le lodi, e quando tu hai compiuto il mistero della tua salvezza, essi acclamano queste lodi. Essi sono sottomessi con amore alla volontà che è nascosta nei tuoi misteri e ti onorano per la funzione, che tu adempi. E se gli esseri spirituali onorano impassibili la tua funzione, chi non ti concederebbe una corona di lode a causa della grandezza della tua funzione? Ammiriamo continuamente la superiorità della tua dignità maestosa, che ha sottomesso al suo potere il cielo e la terra. I sacerdoti della Chiesa si sono impadroniti del potere in Cielo e sulla terra, e comandano agli esseri celesti e terrestri. Essi si pongono come mediatori tra Dio e gli uomini, e con le loro parole scacciano il male tra gli uomini. La chiave delle misericordie divine è stata posta nelle loro mani e distribuiscono la vita agli uomini secondo il loro beneplacito. La potenza nascosta li ha fortificati per compiere questo, affinché essi manifestino visibilmente l’amore di Dio nell’opera delle sue mani. Egli ha manifestato il suo amore nel Sacramento che ha trasmesso agli esseri umani, perché in virtù di questo dono, degli uomini abbiano compassione degli altri uomini. Egli ha trasmesso il suo dono potente ai sacerdoti affinché essi fortifichino con lui gli uomini deboli, colpevoli di aver peccato. Il sacerdote paga il debito dell’umanità per mezzo del suo ministero, e cancella con l’acqua l’obbligo contratto da essi nel loro genere umano e lo riabilitano. Come in una fornace, egli depone i corpi per battezzarli, e come in un fuoco, consuma le spine della mortalità. Egli getta nell’acqua il rimedio dello Spirito come in una fornace e purifica l’immagine dell’uomo dalle sue impurità. In virtù del calore dello Spirito, egli toglie la ruggine dal corpo e dall’anima, che acquistano invece di un colore argilloso, quello degli esseri celesti... Come Mosè, anch’egli si mantiene in riva al mare, ma al posto di un bastone, egli eleva la sua parola sull’acqua muta. Egli percuote le acque con la parola della sua bocca, come il figlio di Amram, ed esse ascoltano la sua voce, meglio della voce del figlio degli Ebrei, esse ascoltarono Mosè, ma anche ascoltandolo, esse non furono santificate. Ma ubbidendo al sacerdote della Chiesa, esse divennero sacre. L’israelita, veramente, non divise che il mare e il suo grande miracolo non bastò a purificare l’inquinità del suo popolo. Appartiene al sacerdote operare questo grande miracolo, che non ha nulla di simile tra quelli che sono stati operati, per il fatto che egli ha il potere di rimettere il male a cose inanimate [insensibili-spirituali]. Il sacerdote innalza il suo sguardo verso questo segno che opera la creazione, ed impara da lui come produrre una nuova creazione. Egli imita anche il modo di fare di colui che creò il mondo, e fa intendere la sua voce come colui che la fece ascoltare all’origine sulla terra. Come il Creatore, anch’egli comanda, all’acqua ordinaria, e in luogo della luce si manifesta in essa il potere della vita. La voce del Creatore creò dal nulla gli astri, e il sacerdote, partendo da qualche segno, crea un’altra cosa in virtù della potenza del Creatore. Non è sua, la creazione che egli opera in mezzo alle acque, ma essa appartiene al segno che produsse la creazione dal nulla. Quel comando che Dio espresse, dal quale le creature ragionevoli e sensibili ebbero l’esistenza, egli lo concede di nuovo. Questa è parola che le acque ascoltano dalla bocca del sacerdote, ed esse generano l’uomo. Il frutto che esse portano ora è più grande del primo, così grande è il potere che esercita un uomo ragionevole sopra un essere muto. Come un seme, egli getta la sua parola in mezzo alle acque, ed esse concepiscono e generano un frutto, non comune. Egli si intrattiene oralmente con le acque mute con parole spirituali, ed esse acquistano il potere di dare la vita alle nature ragionevoli. Le acque silenziose ascoltano quelli che possono parlare, pronunziare delle parole nuove, come quelle che Maria intese dalla bocca di Gabriele. Anch’egli fece ascoltare una «buona novella» alle orecchie degli uomini, simile a quella speranza della nascita del Figlio che annunziò l’angelo. Nella sua funzione il sacerdote tiene il posto dell’angelo, un posto migliore del suo, per il fatto che bisogna ottenere la speranza per quelli che sono senza speranza, per mezzo di quello che esprimono le sue parole. Egli adempie l’ufficio di mediatore tra l’essenza divina e gli uomini e conferma con le sue parole l’alleanza delle due parti. Egli supplica, gemendo, l’Essere nascosto, che è nascosto ma si manifesta per mezzo del suo amore, e la potenza che procede da lui, discende accanto al sacerdote, compiendo ciò che egli dice.
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GUIDA CANTI TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA GIOVEDÌ SANTO “In Cœna Domini” 01/04/2021 Ingresso Nos autem gloriari (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 129/130) Chiesa di Cristo (RN); Di null’altro ci glorieremo (Bianchi); Di null’altro ci glorieremo (RN); Di null’altro mai ci glorieremo (Verardo); Di null’altro noi ci glorieremo (Gai); E’ venuta l’ora (Gen Verde); In memoria del Signore (Farrugio); In te la nostra gloria (RN); La croce di Cristo è la nostra gloria (Miserachs); La dimora di Dio tra gli uomini (Parisi – RN); La nostra gloria è la Croce di Cristo (Dargenio); Nostra gloria è la croce (RN – Frisina); Popolo regale (RN); Signore da chi andremo (Frisina); Signore da chi andremo (Impagliatelli);
Si canta o dice il GLORIA
Lavanda dei piedi Mandatum (dal gregoriano - Graduale Simplex pag. 132) Amatevi, fratelli (NcdP); Amiamoci come ci ha amato (Zorzi); Con amore infinito (RN); Con amore infinito (RN); Io vi do un comandamento nuovo (Verardo); Io vi do un grande esempio (RN); L’amore più grande (Galliano – Anselmi); L’Amore supremo (Massimillo); Mandatum novum do vobis (Verardo); Non c’è amore più grande (Gen verde); O Amore ineffabile (Frisina); Quando venne la sua ora (RN); Questo è il mio comandamento (Frisina); Servire è regnare (Gen verde); Signore tu lavi i piedi; Un comandamento nuovo (NcdP); Vi do’ un comandamento nuovo (A. Zorzi); Vi lascio un grande esempio (Dargenio);
Offertorio Ubi caritas est vera (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 133) Come incenso (Parisi); Come seme (G.M. Rossi - NcdP); Dayenu Adonai (Gen verde); Dov’è carità e amore (Carlini); Dov’è carità e amore (RN – NcdP - Zardini); Dove la carità è vera (Frisina); Dov'è l'amore e la carità (Dargenio); Ecco il mio servo (Dargenio); L’amore di Cristo ci raduna (De Cristofro); Memoriale dell’amore (Recalcati); Noi abbiamo creduto al tuo amore (Massimillo); Questa santa mensa (Galienau); Segno d’unità (Parisi); Ubi caritas (Bartolucci); Ubi caritas (Duruflé); Ubi caritas (gregoriano – Massimillo); Ubi caritas (Rainoldi); Ubi caritas (RN); Ubi caritas est vera (Verardo);
Comunione Calicem Salutaris Accipiam (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 135); Adoriamo Gesù Cristo (Rainoldi – RN – NcdP); Alleanza eterna (Gen verde); Andiamo con gioia alla mensa (Gomiero – Berthier); Corpus et Sanguis Christi (Defrancesco); Così Dio ha amato il mondo 17
(Verardo); Davanti a questo amore (Rns); Dolce memoria (Corbetta); E venne il giorno (RN - Parisi); E venne il giorno (RN - Stefani); Gesù Signore (RN – Parisi); Gesù, Salvatore del mondo (Verardo); Gioiosi, cantiamo (RN); Hoc corpus (Graduale Romanum); Il grano se non muore (Farrel); Il pane del cammino (RN); Il tuo corpo il tuo sangue (RnS); In memoria del tuo amore (Verardo); Jesu dulcis memoria (Frisina); Li amò sino alla fine (Burgio); Mistero della Cena (RN); Nella notte dell’ultima cena (Massimillo); O Gesù tu sei il pane (RN); O Ostia santa (Frisina); Pane di vita (Parisi); Pane di vita nuova (Frisina); Pane per noi spezzato (RN); Pane per noi spezzato (RN); Pane vivo per noi spezzato (RN); Pane vivo spezzato per noi (RN); Panem et vinum, corpus et sanguis Christi (Parisi); Questo è il mio corpo (Deo Dei); Questo è il mio corpo (Donella); Questo è il mio corpo (Lunt); Questo è il mio corpo (Parisi); Questo è il mio corpo (Recalcati); Questo è il mio corpo (Scapin); Sei con noi, tu Maestro e Signore (Massimillo); Sei mistero di fede e di amore (Massimillo); Sei tu Signore il Pane (RN – NcdP); Tu sei il pane di vita (Buttazzo); Venite, mangiate il mio pane (A. Ortolano); Vero cibo è il tuo corpo (RnS); Versato per tutti è il mio sangue (Gai);
Reposizione del SS. Sacramento Pange lingua, gloriosi (Gregoriano – RN – NcdP – Graduale Simplex pag. 137); O salutaris Hostia (Liber Cantualis comitante Organo pag. 53); Adoriamo Gesù Cristo (RN); Adoriamo il mistero (Parisi); Ave verum (Lécot); Canta o lingua il glorioso Mistero (Frisina); Genti tutte, proclamate (RN); Genti tutte, proclamate (Rossi); Pange Lingua (Perosi);
Abbreviazioni e riferimenti EDC – E danzando canteranno NcdP - Nella casa del Padre RNCL - Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia Rns - Rinnovamento nello Spirito Santo
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Per celebrare e vivere la Messa «In Cœna Domini» Riti di introduzione «Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del Giovedì Santo, la Chiesa dà inizio al Triduo pasquale e ha cura di far memoria di quell’ultima cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta». Tutta l’attenzione dell’anima deve rivolgersi ai misteri che in questa Messa soprattutto vengono ricordati: cioè l’istituzione dell’Eucaristia, l’istituzione dell’ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna: tutto ciò venga spiegato nell’omelia (PS nn. 44-45. Cfr CE n. 297. Cfr MR). L’apparente contraddizione di un Triduo di quattro giorni trova la soluzione andando alle radici di queste celebrazioni, quando nel IV secolo a Gerusalemme si celebrava una messa speciale alla prima ora della sera (cioè alle 19). Il Triduo, infatti, iniziava il Venerdì Santo. (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 59-60). «La tradizione della Messa vespertina intende fare memoria di ciò che fece Gesù prima di affrontare la sua passione e morte: nel contesto di una cena pasquale fece del pane e del vino i segni perenni e reali del suo corpo donato e del suo sangue versato. In altre parole anticipò nei segni, istituendo il sacramento dell’Eucaristia, ciò che avrebbe compiuto attraverso la sua morte e risurrezione. Allo stesso modo la messa vespertina del Giovedì santo si pone oggi come prologo, preludio, cioè annuncio globale e sacramentale di ciò che sarà celebrato separatamente nei tre giorni successivi. D’altra parte, secondo il computo liturgico del tempo, lo spazio vespertino del giorno precedente appartiene già al venerdì di cui è annuncio sacramentale» (SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 60-61), per questo l’antifona di ingresso del Giovedì santo suggerisce di inneggiare alla croce, piuttosto che all’Eucaristia e al comandamento dell’amore. Un tabernacolo vuoto All’inizio della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Si abbia cura di spiegare ai fedeli che, entrando in chiesa non si fa la genuflessione al Tabernacolo. Si spieghi anche il senso di quel tabernacolo vuoto che non rappresenta la tomba del Signore, ma lo si tiene vuoto perché oggi la Chiesa ricorda la prima Eucaristia celebrata da Cristo stesso con i suoi apostoli, per cui la comunione verrà fatta con le Ostie consacrate in questa stessa Messa. Non possono essere usate le Particole conservate dalle Messe dei giorni precedenti. Durante il canto del Gloria si suonano le campane che non suoneranno più fino al Gloria della Veglia Pasquale. Anche l’organo e gli altri strumenti musicali, dopo il gloria, tacciono. Tuttavia le rubriche consentono che gli strumenti possano essere suonati solamente per sostenere il canto. (Cfr. PS nn. 48-50; Cfr CE n. 300; Cfr MR). Attraverso il segno della comunione con le ostie consacrate nella stessa messa, il rito del Giovedì santo ci comunica quello che Gesù volle istituire: mangiare quel pane e quel vino per diventare una cosa sola con Cristo per diventare noi stessi corpo donato e sangue versato per amore di Dio e dei fratelli (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 64). Il rito della Lavanda dei piedi. Terminata l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. Si istruiscano i fedeli al senso vero di questo rito che non è una rappresentazione teatrale, ma sta a significare il servizio e la carità di Cristo che venne «non per essere servito ma per servire» (Cfr. PS n. 51; CE n. 301; Cfr MR). Da qualche anno il rito della lavanda dei piedi non è più riservato solo a 12 uomini, come era previsto dal documento Paschalis Sollemnitatis, dal Cæremoniale Episcoporum e dalla Seconda edizione del Messale Romano. Con il decreto della Congregazione per il culto divino In Missa in Cena Domini del 6 gennaio 2016, Papa Francesco ha ritenuto opportuno variare la norma che ora prevede l’apertura al rito anche alle donne: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…», così che i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale 19
gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici (Decreto In Missa in Cena Domini). Tale norma è entrata a tutti gli effetti nella Terza edizione del Messale Romano. Processione per la presentazione dei doni In questa celebrazione si abbia cura di preparare la processione per la presentazione dei doni durante la quale è bene rendere visibile il comandamento dell’amore fraterno portando all’altare anche i doni per i poveri. Durante la presentazione dei doni si canta Dov’è carità e amore o un altro canto adatto. (Cfr PS n. 52; CE n. 303; MR). Questo gesto dà pienezza di verità e di senso alla processione offertoriale che rende così visibile il comandamento dell’amore proclamato nel Vangelo di Giovanni e simbolicamente espresso (ove si compia questo gesto) nella Lavanda dei piedi (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 68). Liturgia Eucaristica Si abbia cura, almeno in questo giorno, di usare la preghiera Eucaristica I o Canone Romano e di fare la comunione sotto le due specie. ATTENZIONE: Nella Terza Edizione del Messale Romano l’intero Canone Romano è stato inserito nelle pagine del Giovedì santo con tutte le parti proprie della Messa in cœna Domini (che non si trovano più nell’Ordinario alle pagine proprie della Preghiera Eucaristica I). Reposizione del SS. Sacramento Dopo l’orazione post communio si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagnerà il SS. Sacramento al luogo delle Reposizione, dove sarà custodita l’Eucaristia. Durante la processione si canta l’inno Pange Lingua. Giunti al luogo della reposizione si cantano le ultime due strofe dell’inno: Tantum ergo. È vietato l’uso dell’ostensorio durante questo rito. Si porta in processione la pisside con le Ostie consacrate. Si eviti di chiamare il luogo della reposizione col termine «Sepolcro», infatti la cappella della reposizione non serve per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire le specie eucaristiche per la comunione del giorno dopo. Si invitino i fedeli a trattenersi in adorazione per un congruo spazio di tempo dopo la Messa in cena Domini. (Cfr PS n. 54-56; Cfr CE nn. 36-39; Cfr MR). La confusione che porta a chiamare il luogo della Reposizione “sepolcro” è nata verso la fine del Medioevo quando tutte le celebrazioni del Triduo Sacro furono anticipate al mattino, compresa la veglia pasquale. In quel periodo era sorta l’usanza di sostare in preghiera per quaranta ore (circa il tempo in cui Cristo rimase nella tomba) dopo l’adorazione della Croce. Anticipando le celebrazioni al mattino, anche questa adorazione presso il sepolcro fu anticipata al giovedì e da qui nasce il malinteso. Il Giovedì santo è dedicato a sostare non presso il sepolcro, ma davanti al Cristo presente e vivo nell’Eucaristia, istituita non per essere ammirata, ma per essere mangiata e diventare sostentamento nel nostro esodo e trasformare noi in dono per i fratelli (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 71-72). Dopo la Reposizione del SS. Sacramento «l’assemblea si scioglie in silenzio senza alcun esplicito congedo. È come se la comunità cristiana fosse, per così dire, tenuta “in reperibilità”, cioè in permanente stato di convocazione per partecipare alle più importanti celebrazioni dell’anno liturgico, fino al termine della Veglia pasquale, quando il congedo sarà veramente solenne, accompagnato dall’Alleluia» (SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 69). Terminata la celebrazione si spoglia l’altare e vengono tolte le croci dalla chiesa. È bene coprire quelle che rimangono. (Cfr PS n. 57; CE n. 310; MR). L’altare spoglio è un richiamo a volgere lo sguardo all’essenziale, a concentrare l’attenzione su quelle realtà spirituali di cui i segni liturgici sono solo immagini. Come già detto, è bene ricordare ai fedeli che, all’adorazione pubblica della SS. Eucaristia, durante il canto del Tantum Ergo, è legata l’indulgenza plenaria alle solite condizioni.
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VENERDÌ SANTO in «Passione Domini» 2 aprile 2021 Il mistero della croce Giornata Mondiale per le opere della Terra Santa Rubrica liturgico – musicale Celebrazione della Passione del Signore Orazione Ricòrdati, o Padre, della tua misericordia e santifica con eterna protezione i tuoi fedeli, per i quali Cristo, tuo Figlio, ha istituito nel suo sangue il mistero pasquale. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Oppure: O Dio, che nella passione di Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla morte, eredità dell'antico peccato trasmessa a tutto il genere umano, rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi, per la nostra nascita, l'immagine dell'uomo terreno, così per l'azione del tuo Spirito, fa' che portiamo l'immagine dell'uomo celeste. Per Cristo nostro Signore.
Liturgia della Parola Prima Lettura: Is 52, 13 - 53, 12 Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore) Salmo Responsoriale: Sal 30 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito Seconda Lettura: Eb 4, 14-16; 5, 7-9 Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono Vangelo: Gv 18, 1-19, 42 Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni Preghiera universale I. Per la santa Chiesa II. Per il Papa III. Per tutti i fedeli di ogni ordine e grado IV. Per i catecumeni V. Per l’unità dei cristiani VI. Per gli Ebrei VII. Per coloro che non credono in Cristo VIII. Per coloro che non credono in Dio IX. Per i governanti X. Per quanti sono nella prova
ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE OSTENSIONE DELLA SANTA CROCE Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo. ℟Venite, adoriamo. ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE Canti per l’adorazione della santa croce: Adoriamo la tua Croce, o Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia del mondo Dio abbia pietà di noi e ci benedica: su di noi faccia splendere il suo volto e abbia misericordia di noi Adoriamo la tua Croce, o Signore… Lamenti del Signore I Lamenti del Signore II Hymnus Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis, Nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine! Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens! Inno O Croce fedele e gloriosa o albero nobile e santo, un altro non v’è nella selva, di rami e di fronde a te uguale: tu sei il dolce legno che porta appeso il Signore del mondo. MEMORIA DEL DOLORE DELLA BEATA VERGINE MARIA PRESSO LA CROCE (facoltativo). Secondo l’opportunità pastorale, si può cantare lo Stabat Mater o un altro canto adatto alla contemplazione del dolore della beata Vergine Maria.
Orazione sul Popolo Scenda, o Padre, la tua benedizione su questo popolo che ha celebrato la morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con lui; venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede, si rafforzi la certezza della redenzione eterna. Per Cristo nostro Signore.
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La Parola risuona nel cuore dei Padri e nel Magistero
Dalle «Orazionii» di san Gregorio di Nissa, vescovo (Oratio catech., 32, passim) Infatti, poiché è proprio della divinità penetrare in ogni cosa, ed essere prolungata alla natura di quelle cose che esistono per ogni parte (non rimarrà, infatti, alcunché nella loro essenza, se non rimane in ciò che esiste. Ma ciò che è propriamente è la divina natura: e noi la crediamo essere, per necessità, in tutte le cose che sussistono, siamo spinti da quelle cose che perdurano), siamo ammaestrati a ciò per mezzo della croce, la quale essendo divisa in quattro parti, a tal punto che dal centro fino a quando si congiungono tra di loro, contiamo quattro prolungamenti: poiché chi fu steso in essa per il tempo della morte accettata, collega a sé tutte le cose, collega e raduna l’accordo e l’armonia. Il pensiero passa, infatti, anche attraverso fini trasversali, secondari. Se, dunque, tu consideri la struttura delle cose celesti e terrestri, oppure degli estremi dell’universo delle une e delle altre, viene sempre incontro alla tua riflessione la divinità, la quale sola si offre in contemplazione da ogni parte in quelle cose che esistono, e tutte le contiene nella essenza. Sia, poi, tale divinità da nominarsi la natura, oppure la ragione, o la virtù, o la potenza, o la sapienza, o qualche altra cosa tra quelle che sono eccelse, e che maggiormente possono mostrare colui che è sommo ed eccellente, dalla voce o dal nome o dalla figura delle parole, non grande è per noi la discussione. Poiché, dunque, tutte le creature aspirano al medesimo obiettivo, ed è intorno ad esso e per se stesso che le tiene aderenti e le congiunge, quelle che si trovano nello stato superiore, a quelle che sono nel mezzo, o in uno stato laterale, sarebbero generate vicendevolmente per lui ed anche congiunte; conveniva [allora] che noi fossimo indotti non solo dall’ascolto alla contemplazione della divinità; ma anche che sembrasse che fosse reso il maestro e dottore delle intelligenze superiori. Di qui, il grande movimento che Paolo istituì nel mistero: [cioè] che il popolo di Efeso, per la dottrina con la facoltà di concedere la virtù di conoscere quale sia la profondità, la larghezza, l’altezza e la lunghezza [di tale mistero]. Col nome chiama qualsiasi estensione della croce. L’altezza, invero, è ciò che sovrasta; la profondità, poi, è ciò che è al di sotto, la lunghezza, senza dubbio, e la larghezza sono quelle che lateralmente si estendono. Più chiaramente, spiega poi questo senso altrove, come penso nella Lettera ai Filippesi, quando dice: Nel nome di Gesù Cristo, si pieghi ogni ginocchio, in cielo, in terra e negli inferi (Ph 2,10). In questo testo con l’unico nome la medesima importanza ed eccellenza abbraccia, affinché colui che intercede tra forze celesti e terrestri, avrà il nome di origine terrena.
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MEMORIA DEL DOLORE DELLA B. V. MARIA PRESSO LA CROCE L’IMMAGINE DELLA VERGINE. In un luogo adatto del presbiterio, se possibile, si colloca un’immagine della Vergine. Presso l’immagine verrà posto un cero o una lampada che sarà accesa al momento opportuno. Mentre si colloca la croce al suo posto un commentatore (o lo stesso sacerdote) legge la seguente monizione:
Abbiamo adorato solennemente la croce, sulla quale il Signore nostro Gesù Cristo, morendo, ha redento il genere umano. Presso la croce, nuovo albero della vita, Maria è la donna nuova, che con la sua fede e la sua obbedienza ripara il danno causato dall’incredulità e dalla disobbedienza dell’antica Eva. Sul Calvario, secondo la profezia di Simeone, la spada del dolore trafigge il cuore della Madre; e lì, dove si consuma l’amore di Cristo, giunge l’«ora», di morte e di vita, che Gesù aveva predetto alle nozze di Cana. Dalla croce, Gesù morente affida alla Madre tutti gli uomini come suoi figli; e consegna la Madre al discepolo, il quale la accoglie come preziosa eredità del Maestro. Il celebrante si reca all’immagine della Vergine e accende la lampada, simbolo della fede indefettibile della Vergine. Nel frattempo il coro e l’assemblea cantano alcune strofe della sequenza Stabat Mater o l’antifona Benedetta tu, regina dei martiri, o altro canto che per contenuto e valore letterario e musicale sia adatto a questa celebrazione.
Benedetta tu, regina dei martiri: associata alla passione di Cristo, sei divenuta nostra madre, segno di speranza nel nostro cammino. Il diacono o lo stesso sacerdote invita alla preghiera dicendo:
Raccolti in silenzio, fratelli e sorelle, preghiamo. Dopo un breve silenzio, il celebrante dice la seguente orazione davanti all’immagine della Vergine:
C.
O Dio, tu hai voluto cha accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, fosse presente la sua Madre addolorata: fa’ che, associati con lei alla passione di Cristo, partecipiamo alla gloria della risurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
A.
Amen.
(PIAZZI Daniele (a cura di), Preparare e Celebrare il Triduo Pasquale pagg. 100-101)
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GUIDA CANTI TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA VENERDÌ SANTO “In Passione Domini” 02/04/2021 Ostensione della Croce Ecce lignum crucis (gregoriano - Graduale Simplex pag. 140) Ecce lignum crucis (Messale Romano); Ecce lignum Crucis (RN); Ecco il legno (Frisina); Ecco il legno della croce (Parisi); Ecco il legno della croce (Zardini); Ecco il legno della croce (Verardo); Adorazione della Croce Crucem tuam (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 141/142) Crux fidelis (dal gregoriano – Graduale Triplex pag. 182) Ego propter flagellavi Aegyptum (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 141) Popule meus (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 140) Adoriamo la tua Croce (RN); Come segno regale si avanza (Verardo); Croce di Cristo (Rainoldi); Croce di Cristo (RN); Croce di Cristo, noi ti adoriamo (Ncdp); Croce gloriosa (RN); Croce Santa (Palombella – Ruo Rui); Crocifisso mio Signore (RN); Crux fidelis (Verardo); Da sempre ti ho amato (RN); Dulce lignum (Ruo Rui); In te la nostra gloria (NcdP – RN); La tua croce (Dargenio); Lamentazioni del Signore (dal Messale Romano); O capo insanguinato (NcdP); O Croce fedele (Frisina); O croce fedele e gloriosa (Verardo); O croce nostra salvezza (Zardini); O mio popolo (Julien); O mio popolo (RN); O mio popolo (Vitone); Per la croce (Rossi); Popolo mio (Dargenio); Popolo mio (Frisina); Popule meus – Popolo mio (Verardo); Ti saluto o croce santa (RN – NcdP); Venite, adoriamo (RN); Volto dell'uomo (RN); Memoria del dolore della B.V. Maria presso la croce La madre col pianto nel cuore (NcdP); O Maria, madre dei dolori (NcdP); Stabat Mater (Frisina); Stabat Mater (Gregoriano); Stava ai piedi della croce (Dargenio); Stava Maria dolente (Lotti); Comunione Anima Christi (Frisina); Come unico pane (NcdP); Corpo dal fianco squarciato (Verardo); Da sempre ti ho amato (RN); Dolce Signore (NcdP); Ecco l’uomo (NcdP); Gesù pane di vita (RN); Il tuo corpo, il tuo sangue (RnS); La nostra gloria è la Croce di Cristo (Dargenio); Madre sul Golgota (Machetta); Mistero della croce (Rui); Nostra gloria è la croce (Frisina – RN); O capo insanguinato (Da Bondo); O croce gloriosa (RN); Per il tuo corpo (NcdP); Si umiliò (Machetta); Signore dolce volto – O capo insanguinato (Bach - RN); Tu nella notte triste (RN); Umiliò se stesso (Frisina); Volto dell’uomo (RN);
Abbreviazioni e riferimenti EDC – E danzando canteranno NcdP - Nella casa del Padre RN - Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia Rns - Rinnovamento nello Spirito Santo
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Per Celebrare e vivere la Passione del Signore In questo giorno in cui «Cristo nostra pasqua è stato immolato», la Chiesa con la meditazione della passione del suo Signore e sposo e con l’adorazione della croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa sulla croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo. In questo giorno la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l’eucaristia; la santa comunione viene distribuita ai fedeli soltanto durante la celebrazione della passione del Signore. Ai malati che non possono partecipare a questa celebrazione si può portare a qualunque ora del giorno (PS nn. 58-59; Cfr CE n. 312; Cfr MR). La celebrazione si svolge in 3 momenti distinti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Santa Comunione. Si rispetti religiosamente e fedelmente la struttura dell’azione liturgica della passione del Signore (liturgia della parola, adorazione della croce e santa comunione), che proviene dall’antica tradizione della Chiesa. A nessuno è lecito apportarvi cambiamenti di proprio arbitrio. (PS n. 64) La liturgia del Venerdì Santo, pur nella sua austerità esprime una maestosa solennità. I paramenti rossi, come quelli dell’ingresso trionfale in Gerusalemme, fanno intuire che l’ora della morte di Gesù è celebrata dalla Chiesa come l’ora del trionfo, infatti il linguaggio liturgico parla di passione gloriosa. Nella celebrazione di oggi si intrecciano tristezza e gioia, solennità e austerità poiché in questo giorno, mentre il Signore moriva in croce, si celebrava la vigilia della pasqua ebraica e l’ora della morte di Gesù coincide, secondo il Vangelo di Giovanni, con l’ora in cui nel tempio venivano immolati gli agnelli pasquale (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 74-75). «Nelle ore pomeridiane, e precisamente verso le 15, a meno che non si scelga per ragioni pastorali un’ora più tarda, ha luogo la celebrazione della Passione del Signore» (MR). I sacerdoti e i ministri si recano all’altare in assoluto silenzio. Se ci sono delle introduzioni da fare, siano fatte prima dell’ingresso dei ministri. Giunti all’altare, il Sacerdote e i ministri si prostrano a terra. Tale prostrazione indica l’umiliazione dell’uomo terreno e la mestizia della Chiesa per la morte dolorosa del suo Signore. Si abbia cura di non tralasciare questo gesto così importante in questa celebrazione e di spiegarlo per tempo ai fedeli che partecipano a questa celebrazione. Mentre i ministri si prostrano, i fedeli si inginocchiano. (Cfr PS n. 65; Cfr CE n. 316; Cfr MR) La celebrazione inizia senza il Segno della Croce, come a voler indicare una continuazione con quanto si è celebrato nella Messa Vespertina del Giovedì Santo. Liturgia della Parola Si abbia cura di mantenere l’integrità delle letture proposte. Non è lecito ometterne qualcuna perché c’è la lettura della Passione. La lettura della Passione del Signore si svolge come descritto nella Domenica delle Palme. Preghiera universale La preghiera universale chiude la liturgia della Parola. Essa va fatta integralmente nelle sue 10 orazioni proprio perché sta ad indicare l’universalità della salvezza ottenuta tramite la croce di Cristo. (Cfr PS n. 67; Cfr CE n. 320; Cfr MR). Essa è l’espressione della funzione sacerdotale del popolo di Dio che intercede per tutti gli uomini ((Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 80). È bene che i celebranti che possono, cantino le orazioni. Si lasci uno spazio di silenzio tra la monizione e l’orazione. Chi ha fretta (ma perché avere fretta proprio in questo giorno???) può sempre scegliere tra le intenzioni alcune. Ad es. potrebbe riassumere le prime tre, premettendo l’invito: Preghiamo il Signore per la santa Chiesa: per il papa N., per il vescovo N., per tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi, per tutti coloro che svolgono un ministero nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio. L’orazione potrebbe essere la prima o la terza. Ma si potrebbero invece tenere tutte e dieci le preghiere abbreviando l’invito alla preghiera, utilizzando come monizione il titolo stesso delle intenzioni: Preghiamo per la santa Chiesa... preghiamo per il papa.. ecc. È possibile un brevissimo ritornello in canto (Kyrie eleison, “Ascoltaci, o Signore” o simili) tra la monizione e l’orazione.. 26
Adorazione della Santa Croce. Il Messale Romano propone 2 forme per l’ostensione della Croce: Prima forma: Si porta all’altare la Croce coperta da un velo violaceo; l’accompagnano due ministranti con le candele accese. Il sacerdote, in piedi davanti all’altare, riceve la Croce: scopre alquanto la parte superiore e, elevando la Croce, invita i presenti all’adorazione con le parole Ecco il legno della croce (nel canto è aiutato dal diacono, oppure, se è il caso, dalla schola). Tutti rispondono: Venite adoriamo. Terminato il canto, tutti s’inginocchiano e fanno una breve orazione in silenzio, mentre il sacerdote, in piedi, tiene elevata la Croce. Il sacerdote scopre poi il braccio destro della Croce; elevando la Croce per la seconda volta, ripete l’invito Ecco il legno della croce e tutto si fa nel modo indicato sopra. Infine scopre interamente la Croce; elevandola, per la terza volta rivolge l’invito Ecco il legno della croce; e tutto si svolge come la prima volta. Il sacerdote, accompagnato da due ministranti con le candele accese, porta la Croce sul limitare del presbiterio o in altro luogo adatto; quivi la depone al suolo, oppure l’affida ai ministranti, che la tengono diritta. A destra e a sinistra della Croce si pongono i candelieri con le candele accese. Si svolge quindi l’ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE Seconda forma: Il sacerdote, o il diacono, con i ministranti – oppure un altro ministro idoneo – si reca alla porta della chiesa. Quivi riceve la Croce non velata: i ministranti portano i candelieri accesi. Si forma la processione che, attraverso la chiesa, giunge nel presbiterio. Chi porta la Croce fa una sosta presso la porta, in mezzo alla chiesa e davanti all’ingresso del presbiterio. Ogni volta innalza la Croce, invitando i presenti all’adorazione con le parole Ecco il legno della croce e tutti rispondono: Venite, adoriamo. Dopo ogni risposta, tutti s’inginocchiano e fanno una breve adorazione in silenzio. Chi porta la Croce rimane in piedi, tenendola alquanto elevata. Infine si depone la Croce con i candelieri all’ingresso del presbiterio Adorazione della Croce: Il sacerdote, il clero e i fedeli si recano processionalmente all’adorazione della Croce, facendo davanti ad essa genuflessione semplice o un altro segno di venerazione (ad esempio baciando la Croce), secondo l’uso del luogo. La terza edizione del Messale Romano aggiunge la seguente rubrica: «Per l’adorazione della Croce, tolte la casula e le scarpe secondo l’opportunità, si avvicina per primo il solo sacerdote celebrante». Mentre si svolge l’adorazione, si cantano l’antifona Adoriamo la tua Croce, i Lamenti del Signore e l’Inno o si eseguono altri canti adatti; restano seduti coloro che hanno compiuto l’adorazione. Per l’adorazione si presenta un’unica Croce. Se per il gran numero dei fedeli non tutti possono accostarsi personalmente alla Croce, il sacerdote, dopo che una buona parte dei fedeli ha compiuto l’adorazione, prende la Croce e, stando in mezzo, davanti all’altare, con brevi parole invita l’assemblea all’adorazione. La tiene quindi elevata in alto per alcuni istanti, mentre i fedeli, in silenzio, compiono l’adorazione. Terminata l’adorazione, la Croce viene portata all’altare, al suo posto. I candelieri con le candele accese si pongono attorno all’altare o sopra di esso o presso la Croce. (MR) Si avvisino i fedeli che all’adorazione della Croce il Venerdì Santo è legata l’Indulgenza plenaria alle solite condizioni esposte sopra. Memoria del dolore della Beata Vergine Maria presso la croce: Approvato dalla CEI per l’anno mariano, questo rito può aggiungere una nota popolare alla liturgia di questo giorno. È in sintonia con la celebrazione del mistero pasquale e ben esprime il dolore carico di speranza sia della Madre sia della Chiesa. (PIAZZI Daniele (a cura di), Preparare e Celebrare il Triduo Pasquale pag. 100). La Terza edizione del Messale Romano ha recepito questa usanza e inserisce la seguente rubrica: «Con riferimento al contesto 27
locale o alle tradizioni popolari e secondo l’opportunità pastorale, si può cantare lo Stabat Mater, secondo il Graduale Romano, o un altro canto adatto alla contemplazione del dolore della beata Vergine Maria». Santa Comunione Si stende sull’altare la tovaglia e il corporale, quindi il sacerdote o il diacono si reca all’altare della reposizione per prendere la pisside con le ostie consacrate durante la Messa della Cena del Signore. Finita la comunione si porta la Pisside in un luogo preparato fuori dalla Chiesa. Il tabernacolo resta vuoto. La celebrazione si conclude con l’orazione sul popolo, ancora una volta senza congedo. Si spoglia l’altare. Da questo momento, fino alla solenne veglia di Pasqua, ogni volta che si passa davanti alla croce, solennemente esposta per l’adorazione dei fedeli, si fa la genuflessione. (Cfr PS 71, Cfr CE 324-330, Cfr MR). «La possibilità di questa comunione deve essere oggi vista come un forte segno sacramentale offerto a tutti i fedeli perché nel giorno stesso in cui si fa memoria della morte del Signore, essi siano sollecitati e aiutati a unire la propria vita con le sue croci alla croce di Cristo» (SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 84). Terminata la celebrazione, il luogo in cui si radunano i fedeli deve rimanere dominato dalla croce posta tra due o quattro candelieri (Cfr PS n. 71, MR) per l’adorazione personale fino alla Veglia Pasquale. Digiuno e astinenza Il digiuno del Venerdì Santo è un gesto rituale, liturgico, è un segno della Chiesa per il mondo. Col digiuno i cristiani manifestano gli stessi sentimenti di Gesù dimenticandosi di se stessi, superando ogni forma di egocentrismo e idolatria di sé (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 85).
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SABATO SANTO 3 aprile 2021 Rubrica liturgico – musicale
Note liturgiche
Il sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, nonché la discesa agli inferi, e aspettando la sua risurrezione, nella preghiera e nel digiuno. Spogliata la sacra mensa, la Chiesa si astiene dal sacrificio della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione. L’attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta giorni. In questo giorno la santa comunione si può dare solo sotto forma di Viatico.
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La Parola risuona nel cuore dei Padri e nel Magistero Da un'antica «Omelia sul Sabato santo» (Pg 43, 439. 451. 462-463 4) Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta. Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».
DOMENICA DI PASQUA – ANNO B Veglia Pasquale – in «Resurrectione Domini» 4 Aprile 2021 Rubrica liturgico – musicale Note liturgiche
Proprio della Messa Liturgia della Parola Prima Lettura: Gn 1,1 - 2,2 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. Salmo Responsoriale: Sal 103 Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra. Oppure Sal 32 Dell’amore del Signore è piena la terra. Seconda Lettura: Gn 22, 1-18 Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede. Salmo Responsoriale: Sal 15 Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Terza Lettura: Es 14,15 - 15,1 Gli Israeliti camminarono all'asciutto in mezzo al mare. Salmo Responsoriale: Es 15,1b-6.17-18 Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria. Quarta Lettura: Is 54, 5-14 Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te. Salmo Responsoriale: Sal 29 Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato. Quinta Lettura: Is 55, 1-11 Venite a me e vivrete; stabilirò per voi un'alleanza eterna. Salmo Responsoriale: Is 12, 2. 4-6 Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza. Sesta Lettura: Bar 3, 9-15. 32 - 4,4 Cammina allo splendore della luce del Signore. Salmo Responsoriale: Sal 18 Signore, tu hai parole di vita eterna. Settima Lettura: Ez 36, 16-17a.18-28 Vi aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo. Salmo Responsoriale: Sal 41 Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. Oppure (quando si celebra un Battesimo) Is 12,2-6 Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza. Oppure Sal 50 Crea in me, o Dio, un cuore puro. Epistola: Rm 6, 3-11 Cristo risorto dai morti non muore più. Salmo Responsoriale: Sal 117 Alleluia, alleluia, alleluia Vangelo: Mc 16,1-7 Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto.
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Orazioni PRIMA LETTURA: la creazione Dio onnipotente ed eterno, ammirabile in tutte le opere del tuo amore, illumina i figli da te redenti perché comprendano che, se fu grande all’inizio la creazione del mondo, ben più grande, nella pienezza dei tempi, fu l’opera della nostra redenzione, nel sacrificio pasquale di Cristo Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Oppure dopo la lettura breve sulla creazione dell’uomo O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che resistiamo con la forza dello Spirito alle seduzioni del peccato, per giungere alla gioia eterna. Per Cristo nostro Signore. SECONDA LETTURA: il sacrificio di Abramo O Dio, Padre dei credenti, che estendendo a tutti gli uomini il dono dell’adozione filiale moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli, e nel sacramento pasquale del Battesimo adempi la promessa fatta ad Abramo di renderlo padre di tutte le nazioni, concedi al tuo popolo di rispondere degnamente alla grazia della tua chiamata. Per Cristo nostro Signore TERZA LETTURA: il passaggio del Mar Rosso O Dio, anche ai nostri tempi vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi: ciò che hai fatto con la tua mano potente per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone, ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo per la salvezza di tutti i popoli; concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo e partecipi alla dignità del popolo eletto. Per Cristo nostro Signore. Oppure: O Dio, che hai rivelato nella luce della nuova alleanza il significato degli antichi prodigi così che il Mar Rosso è l’immagine del fonte battesimale e il popolo liberato dalla schiavitù prefigurasse il popolo cristiano, concedi che tutti gli uomini, mediante la fede, siano resi partecipi del privilegio dei figli d’Israele, e siano rigenerati dal dono del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. QUARTA LETTURA: la nuova Gerusalemme Dio onnipotente ed eterno, moltiplica a gloria del tuo nome la discendenza promessa alla fede dei patriarchi, e aumenta il numero dei tuoi figli, perché la Chiesa veda realizzato il disegno universale di salvezza, nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato. Per Cristo nostro Signore. Questa orazione può essere sostituita da un’altra, scelta tra quelle che seguono le letture omesse.
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QUINTA LETTURA: la salvezza offerta gratuitamente a tutti gli uomini Dio onnipotente ed eterno, unica speranza del mondo, che mediante l’annuncio dei profeti hai rivelato i misteri che celebriamo, ravviva la nostra sete di te, perché soltanto con l’azione del tuo Spirito possiamo progredire nelle vie del bene. Per Cristo nostro Signore. SESTA LETTURA: la fonte della sapienza O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa chiamando nuovi figli da tutte le genti, custodisci nella tua protezione coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo. Per Cristo nostro Signore. SETTIMA LETTURA: un cuore nuovo e uno spirito nuovo O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta, guarda con amore al mirabile sacramento di tutta la Chiesa e compi l’opera dell’umana salvezza secondo il tuo disegno eterno; tutto il mondo riconosca e veda che quanto è distrutto si ricostruisce, quanto è invecchiato si rinnova, e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di ogni cosa. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Oppure: O Dio, che nelle pagine dell’Antico e Nuovo Testamento ci insegni a celebrare il mistero pasquale, fa’ che comprendiamo l’opera della tua misericordia, perché i doni che oggi riceviamo confermino in noi la speranza dei beni futuri. Per Cristo nostro Signore.
Orazione colletta O Dio, che illumini questa santissima notte con la gloria della risurrezione del Signore, ravviva nella tua Chiesa lo spirito di adozione filiale, perché, rinnovati nel corpo e nell'anima, siamo sempre fedeli al tuo servizio. Per il nostro Signore…
Antifona alla Comunione Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Alleuia. Celebriamo dunque la festa con azzimi di sincerità e di verità. Alleluia, alleluia. 1Cor 5,7-8
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GUIDA CANTI TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA VEGLIA PASQUALE - ANNO B 04/04/2021 Accoglienza Cero Pasquale Lumen Christi (dal Messale Romano); Cristo luce del mondo (Messale Romano – RN – NcdP); Cristo luce del mondo (Frisina); Cristo luce del mondo (Verardo) Annuncio Pasquale Exsultet iam (dal gregoriano)
Annuncio Pasquale (Parisi); E’ giusto cantare con gioia (NcdP); Esulti il coro degli angeli (Frisina); Exultet (Messale Romano); Pasqua è gioia (Rainoldi);
NELLA MESSA Litanie dei Santi Litanie dei Santi (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 148) - Oppure da RNCL – NcdP;
Benedizione dell’acqua Fontes et omnia (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 150) Gloria a te o Signore (Rainoldi – NcdP); Noi ti lodiamo e ti benediciamo (NcdP); Sorgente d’acqua (Vitone – RN); Sorgente dell’eterna vita (EDC); Sorgenti delle acque (Durighello);
Aspersione con l’acqua Vidi aquam egredientem (dal gregoriano – Graduale Triplex pag. 708); Acqua viva (RN); Alleluia, oggi la Chiesa (Giombini – NcdP); Ecco l’acqua (Dargenio); Ecco l’acqua (Liberto); Ecco l’acqua (Verardo); Nell’acqua che distrugge (Rainoldi – RN); Vidi l’acqua (Frisina);
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Offertorio Dextera Domini (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 151) Cantate Domino canticum novum (Frisina); Come chicchi di grano (NcdP); E’ la Pasqua del Signore (Pasqua); Frumento di Cristo (NcdP); Io sono Risorto (Pasqua); Le tue mani (NcdP); Salga da questo altare (Albisetti – Picchi);
Comunione Pascha nostrum immolatus (dal gregoriano – Graduale Triplex pag. 199); Alla cena dell’Agnello (Frisina); Alla Cena Pasquale (Di Stefano - Palma); Alla mensa del Signore (Buttazzo); Andiamo con gioia alla mensa (Berthier); Cristo nostra Pasqua (Frisina); Cristo nostra Pasqua (RN – NcdP); Cristo nostra Pasqua (RN); Cristo risusciti (RN); È risorto Gesù, il crocifisso (Verardo); Gesù, Salvatore del mondo (Verardo); Gesù Signore (Parisi); Gioia del cuore (RN – NcdP); Il tuo corpo il tuo sangue (Rns); Luce sul cammino (RN); Mite Agnello di Dio immolato (Massimillo); Notte segreta e splendida (Verardo); Nulla con te mi mancherà (Rainoldi – RN – NcdP); Ora alla cena (Verardo); Sei per noi cibo di eternità (Buttazzo); Sei tu Signore il pane (NcdP);
Congedo
Con te riprendiamo il cammino (Di Stefano - Palma); Con voce di giubilo (Cento); Cristo è risorto veramente (Rns); Cristo mia speranza è risorto (Galliano - Giudici); Cristo Risorto (RN); È tempo di riprendere il cammino (Muolo); E’ risorto (Gen Verde); Haec Dies (Frisina); Jesus Christ you are my life (Frisina); Jubilate Deo (RN); Regina caeli (Frisina); Regina caeli (Gregoriano – NcdP); Regina caeli (Lotti); Regina dei cieli rallegrati (Zambuto); Regna il Signore (Frisina); Resurrezione (Gen Rosso); Surrexit Christus Alleluia (Berthier – RN – NcdP); Victoria, victoria! (Anonimo)
Abbreviazioni e riferimentiRNCL EDC – E danzando canteranno NcdP – Nella casa del Padre RN – Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia RnS – Rinnovamento nello Spirito Santo
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Per celebrare e vivere la Veglia Pasquale In «Resurrectione Domini» La Risurrezione di Cristo è il cuore e la speranza di tutto il messaggio cristiano. Per questo la celebrazione della Pasqua è la massima celebrazione del culto cristiano. Per antichissima tradizione questa notte è «in onore del Signore» e la veglia che in essa si celebra commemorando la notte santa in cui Cristo è risorto è considerata come «madre di tutte le sante veglie». In questa veglia infatti la Chiesa rimane in attesa della risurrezione del Signore e la celebra con i sacramenti dell’iniziazione cristiana. «La Veglia di questa notte, che è la più importante e la più nobile tra tutte le solennità, è unica in ogni chiesa». «L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l’inizio della notte o terminare prima dell’alba della domenica». Tale regola è di stretta interpretazione. Gli abusi e le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l’ora della celebrazione della Veglia pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica, non possono essere ammessi. (PS nn. 77-78). La Veglia pasquale, per il mistero che celebra, è la convocazione ecclesiale per eccellenza (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 96).
Solenne inizio della Veglia o Lucernario La Chiesa è immersa nel buio. La veglia inizia attorno al fuoco nuovo che viene benedetto per accendere il Cero Pasquale, Simbolo di Cristo Luce del mondo. ATTENZIONE: La celebrazione inizia come descritto dal Messale Romano, senza il Segno della Croce, ma direttamente con il saluto del Celebrante (MR) Il Caeremoniale Episcoporum prevede alcune variazioni per i vescovi che, invece, iniziano come al solito con il Segno della Croce (Cfr CE n. 339). La processione, con cui il popolo fa ingresso nella chiesa, deve essere guidata dalla sola luce del cero pasquale. Come i figli di Israele erano guidati di notte dalla colonna di fuoco, così i cristiani a loro volta seguono il Cristo che risorge. Nulla vieta che a ciascuna risposta «Rendiamo grazie a Dio» si aggiunga qualche acclamazione in onore di Cristo. La luce del cero pasquale viene propagata gradualmente alle candele, opportunamente portate in mano da tutti, con le lampade elettriche ancora spente (PS n. 83). Il cero è diventato per i cristiani il segno rituale e visibile di colui che ha dissipato le tenebre della morte inondando di luce la nostra esistenza terrena (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 100). Dopo l’ingresso in chiesa viene cantato il solenne Preconio Pasquale che proclama il mistero pasquale inserito nell’economia della Salvezza. (Cfr PS n. 84; Cfr CE n. 345; Cfr MR). Si tratta di un inno di ringraziamento per tutta la storia della salvezza da Adamo all’ultima venuta del Signore, storia che trova il suo vertice nella risurrezione di Cristo. Per questo l’Exultet è strutturato come una preghiera eucaristica (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 101). Prima di proclamare il Preconio il diacono, o il sacerdote incensano il libro e il cero. Nel caso in cui sia un cantore laico a proclamare il preconio, il sacerdote incensa il libro e il cero prima di recarsi alla sede.
Liturgia della Parola Ha inizio la solenne liturgia della Parola che percorre l’intera storia della salvezza, dalla Creazione del mondo alla risurrezione di Cristo. La liturgia della Parola di questa notte è così lunga perché rappresentava l’ultima catechesi che veniva fatta ai catecumeni prima di ricevere il battesimo. Dopo ogni lettura con il suo salmo tutti si alzano in piedi mentre il celebrante recita l’orazione. Dopo la settima lettura con il suo salmo e l’orazione, viene intonato solennemente il Gloria, durante il quale suonano le campane ad annunciare la risurrezione di Cristo, si accendono tutte le luci della chiesa e tutte le candele: deve apparire anche visivamente che la Pasqua di resurrezione è la festa più grande della comunità cristiana. Quindi, dopo 44
l’orazione Colletta viene proclamata l’Epistola. Dopo la Lettura il celebrante (o un cantore) intona solennemente per 3 volte l’Alleluia. In questa Celebrazione non c’è un vero e proprio canto al Vangelo, ma l’Alleluia è il ritornello del Salmo 117. Tuttavia si sta in piedi. Dopo il Salmo 117 viene proclamato il Vangelo che è il primo annuncio della Risurrezione di Cristo (Cfr PS nn. 85-87; Cfr CE 346-354; MR). L’insieme delle letture, dunque, esprime ciò che la Chiesa intende celebrare nella notte pasquale, facendo memoria della risurrezione di Gesù. Prima lettura: La creazione. È il progetto di Dio sul mondo. Seconda lettura: Il sacrificio di Abramo. Esalta la fede che rende possibile l’azione salvifica di Dio. Terza lettura: Il passaggio del Mar Rosso. Chiaro riferimento al Battesimo che libera dalla schiavitù del peccato. Quarta lettura: La nuova Gerusalemme. Figura della Chiesa che nessuna forza umana potrà distruggere. Quinta lettura: La salvezza offerta gratuitamente a tutti gli uomini Sesta lettura: La fonte della sapienza. La vera potenza di Israele non dipende dalla potenza umana, ma dall’osservanza della Legge. Settima lettura: L’opera ricreatrice dello Spirito di Dio viene portata a compimento dalla risurrezione di Cristo e dall’effusione dello Spirito Santo. Epistola: Il Battesimo è la partecipazione all’esodo compiuto da Gesù dalla morte alla vita. Vangelo: La risurrezione del Signore è il vertice della Liturgia della Parola e della storia della salvezza. È il primo e vero annuncio della Resurrezione del Signore (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 102-105). Vista la durata della Liturgia della Parola, si è fatta sempre più spazio l’usanza di ridurre il numero delle letture per “circostanze pastorali” secondo le indicazioni della Seconda edizione del Messale Romano. La Terza edizione invece, specifica che «In questa Veglia, madre di tutte le veglie (Agostino, Sermo 2ı9), vengono proposte nove letture: sette dall’Antico Testamento e due dal Nuovo (Epistola e Vangelo). Quando è possibile, si leggono tutte, secondo l’indole della Veglia che esige una certa durata. Se gravi circostanze pastorali lo richiedono, si può diminuire il numero delle letture dall’Antico Testamento» (MR). NB. In molte parrocchie è ormai entrato in uso di utilizzare come terzo salmo “Il canto del mare” di Mons. Marco Frisina. Questo canto prevede nel ritornello la parola Alleluia!. Poiché non è lecito cantare l’alleluia prima dell’epistola, se si sceglie di utilizzare questo canto, la parola Alleluia va assolutamente sostituita. Seppur qualcuno sostiene che siamo già nella Veglia Pasquale e non fa niente se questa parola la si dice qualche minuto prima, questo risulta essere un abuso alla liturgia della Veglia Pasquale, in quanto la liturgia della Parola di questa notte è un crescendo che, dalle origini del mondo, ci accompagna all’annuncio della Risurrezione che ci viene dato prima col canto solenne del Gloria e poi con la proclamazione del Vangelo. Pertanto cantare l’Alleluia prima del tempo, snatura tutto il senso della solenne Veglia Pasquale. Lo stesso Mons. Frisina, interpellato dal vice-direttore del Coro della Diocesi di Roma, Emanuele Faiola, è intervenuto sulla questione dicendo, tramite quest’ultimo, che «ha scritto il Canto del mare circa 40 anni fa, e non lo ha pensato come terzo salmo della veglia pasquale, ma come canto da inserire nelle liturgie pasquali (per es. come canto finale). Da ciò si spiega l’uso del termine alleluia. Se lo avesse pensato come salmo della veglia avrebbe omesso tale termine (in quanto nella liturgia l’alleluia viene cantato per la prima volta con il salmo alleluiatico) e lo avrebbe intitolato Salmo III Veglia Pasquale. Ciò chiarito, don Marco suggerisce: 1) qualora si voglia utilizzare il ritornello del canto del mare nel terzo salmo, ormai molto noto ed eseguito in tante parrocchie, di associarlo ad una diversa salmodia nelle strofe, da eseguire con la cantillazione, come già detto correttamente da alcuni; 2) di non eseguirlo come terzo salmo ma di usarlo in altra parte della celebrazione, ad es. al finale, dove si potrebbero utilizzare anche le percussioni che il canto prevede».
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Liturgia Battesimale Terminata l’omelia inizia la liturgia Battesimale. Essa si svolge al fonte dove il celebrante esorta i fedeli a pregare per i candidati al Battesimo (se ci sono Battezzandi) o a invocare la benedizione di Dio sul fonte Battesimale (se non ci sono Battezzandi). Inizia quindi la litania dei Santi. Tuttavia, se il Battistero è fuori dal presbiterio si ordina la processione in questo modo: ministro con il cero pasquale, battezzandi con i padrini (se ci sono), i ministri, il diacono e il sacerdote. Durante la processione si canta la litania dei santi e, giunti al battistero, terminato il canto delle litanie, il celebrante fa l’esortazione di preghiera. Segue la Benedizione dell’acqua battesimale con la lunga preghiera che ripercorre tutti i momenti della storia della salvezza in cui l’acqua si è rivelata segno di salvezza. In essa viene invocata la presenza e l’azione di Dio perché anche oggi Egli faccia dell’acqua lo strumento per realizzare, attraverso il Battesimo, il suo disegno di salvezza per gli uomini. In questa liturgia solenne l’acqua non viene benedetta tramite il tocco con la mano del celebrante ma immergendovi dentro una, o tre volte, il cero pasquale per esprimere visibilmente l’intervento dello Spirito Santo (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 107). Quindi, dopo la rinnovazione delle promesse battesimali, durante le quali tutti i fedeli tengono in mano la candela accesa, il celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Segue l’aspersione con l’acqua mentre si canta l’antifona: Ecco l’acqua…. Si avvisino i fedeli che alla rinnovazione delle Promesse Battesimali nella notte di Pasqua è legata l’Indulgenza Plenaria alle solite condizioni. Il dono dell’indulgenza alla Rinnovazione delle Promesse Battesimali ci fa capire l’importanza della liturgia battesimale. Tutta la Veglia Pasquale, infatti, è strutturata in funzione del Battesimo. Anche se non si celebrano Battesimi durante la Veglia, essa intende comunque portare ogni cristiano alla radice della propria fede per ribadire la scelta di Cristo e del suo Vangelo (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 106). Se nella Veglia Pasquale ci sono dei battesimi, si abbia cura di fare i riti di accoglienza e l’unzione con l’olio dei catecumeni prima dell’inizio della Veglia. Questi riti possono essere anticipati anche al sabato mattina come prevede anche il rito del Battesimo dei Bambini al n. 165 Rito del Battesimo dei Bambini: Conclusa la benedizione dell’acqua battesimale, il sacerdote interroga i genitori e i padrini dei bambini perché esprimano la rinuncia a Satana. Se l’unzione con l’olio dei catecumeni non è avvenuta in precedenza, si fa in questo momento. Quindi il sacerdote richiede la triplice professione di fede da parte di tutti i genitori e i padrini insieme. Ai genitori e padrini, tutti i presenti, con in mano le candele accese, si uniscono nella rinuncia a Satana e nella professione di fede. Quindi si celebra il Rito del Battesimo, come descritto nel rituale del Battesimo dei bambini, si fa l’unzione con il Crisma e la consegna della veste bianca. Uniche differenze: si omettono l’assenso del celebrante dopo la rinnovazione delle promesse battesimali, e il rito dell’Effatà.. Se il Rito del Battesimo dei bambini non prevedeva la consegna del cero acceso, la nuova edizione del Messale romano (a cui bisogna attenersi) prevede che si consegni il cero ai genitori dei neo-battezzati. Se il Rito del Battesimo non è avvenuto in presbiterio, il celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Quindi si ritorna in presbiterio ordinando la processione come in precedenza. I padrini o i genitori dei bambini portano le candele accese. Durante la processione si canta l’antifona: Ecco l’acqua…. Mentre il sacerdote asperge il popolo con l’acqua benedetta. (Cfr Rito del Battesimo dei Bambini nn. 165-168, MR). Rito del Battesimo degli adulti: il sacerdote interroga i battezzandi perché esprimano la rinuncia a Satana. Se l’unzione con l’olio dei catecumeni non è avvenuta in precedenza, si fa in questo momento. Quindi il sacerdote interroga singolarmente i battezzandi sulla triplice professione di fede, come riportato nel RICA. Ai battezzandi, tutti i presenti, con in mano le candele accese, si uniscono nella rinuncia a Satana e nella professione di fede. Quindi si celebra il Rito del Battesimo, come descritto nel Rito dell’Iniziazione 46
Cristiana degli adulti, si fa l’unzione con il Crisma (se non segue subito la Confermazione) e viene consegnata la veste bianca, quindi il sacerdote o il diacono presenta il cero pasquale per l’accensione delle candele dei neofiti. Se il Rito del Battesimo non è avvenuto in presbiterio, prima di amministrare il sacramento della Confermazione il celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Quindi si ritorna in presbiterio ordinando la processione come in precedenza. I neofiti adulti portano le candele accese. Durante la processione si canta l’antifona: Ecco l’acqua…. mentre il sacerdote asperge il popolo con l’acqua benedetta. Giunti in presbiterio il Vescovo, o in sua assenza il sacerdote celebrante, amministra il sacramento della Confermazione (Cfr. RICA nn. 217-231; MR). Se i riti del Battesimo sono stati fatti in presbiterio, dopo aver amministrato i Sacramenti, il celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Segue l’aspersione con l’acqua mentre si canta l’antifona: Ecco l’acqua….
Liturgia Eucaristica La Messa della Veglia pasquale, ancor più della messa del Giovedì santo, è la prima e la madre di tutte le Messe poiché rappresenta il primo pasto consumato con il Risorto (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 109). Dopo aver sostato presso il sepolcro di Gesù, oggi la Chiesa siede di nuovo a mensa con il suo Signore. È desiderabile che sia raggiunta la pienezza del segno eucaristico con la comunione della Veglia pasquale, ricevuta sotto le specie del pane e del vino. (PS n. 92). Il congedo di questa celebrazione è particolarmente solenne poiché accompagnato dal duplice Alleluia. Nell’annunziare la Veglia pasquale si abbia cura di non presentarla come ultimo momento del Sabato Santo. Si dica piuttosto che la Veglia pasquale viene celebrata «nella notte di pasqua», come un unico atto di culto. Si avvertono i pastori di insegnare con cura nella catechesi ai fedeli l’importanza di prendere parte a tutta la Veglia pasquale. (PS n. 95)
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DOMENICA DI PASQUA – ANNO B In «Resurrectione Domini» 4 Aprile 2021 Cristo risuscitato dai morti non muore più Rubrica liturgico – musicale Proprio della Messa Antifona d’ingresso Sono risorto, sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia. Cf Sal 138,18.5-6 Oppure
Il Signore è davvero risorto. Alleluia! A lui gloria e potenza nei secoli eterni! Lc 24,34; cf Ap 1,6 Orazione colletta O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio...
Liturgia della Parola Prima Lettura: At 10, 34a. 37-43 Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti Salmo Responsoriale: Sal 117 Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo Seconda Lettura: Col 3, 1-4 Cercate le cose di lassù, dove è Cristo Oppure
1Cor 5, 6b-8 Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova Sequenza Vangelo: Gv 20, 1-9 Egli doveva risuscitare dai morti
Oppure nell’anno A
Mt 28,1-10 E' risorto e vi precede in Galilea. Oppure (Dove si celebra la messa vespertina)
Lc 24,13-35 Resta con noi perché si fa sera Antifona alla Comunione 1 Cor 5,7-8 Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: celebriamo dunque la festa con purezza e verità. Alleluia. Oppure Gv 20,1 Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino e vide che la pietra era stata ribaltata. Alleluia.. Oppure Mt 28,5.6; cf Mc 16,6; Lc 24,4 Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva detto. Alleluia. Oppure, alla sera se si è letto Lc 24,13-15 Lc 24,29 Resta con noi, Signore, perché si fa sera 48 e il giorno già volge al declino, Alleluia.
Epistola Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani Rm 6, 3-11 Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
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GUIDA CANTI TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA DOMENICA DI PASQUA - ANNO B 04/04/2021 Ingresso Alleluia (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 153); Alleluia, giorno di Cristo risorto (Rainoldi – NcdP – RN); Alleluia, Questo è il giorno (Mucci); Cantate domino (Miserachs); Cantiamo Al Signore Glorioso (RN); Cantico dell’Agnello (Frisina); Chiesa del Risorto (Frisina – RN); Christus resurrexit (Berthier – RN); Christus Resurrexit (RN); Cristo è risorto dai morti (Borzì); Cristo è risorto veramente (Rns); Cristo nostra Pasqua (Dargenio); Cristo nostra Pasqua (Molfino); Cristo risorge (NcdP); Cristo risusciti (NcdP); È il giorno del Signore (Ladisa - Parisi); E’ sempre festa quando ci sei (Cioffi); E’ un giorno di luce splendente (Verardo); Già sfolgora il sole di Pasqua (Miserachs); Haec Dies (Frisina); Il Cristo è risorto (Manganelli); Il giorno del Risorto (Nino Lepore); Il mattino di Pasqua (RN); Il Signore è davvero risorto (Parisi); Il Signore è davvero risorto (Zorzi); Io sono la resurrezione e la vita (Rabolini); Io sono risorto (Liberto); La Pasqua del Signore (Gianolio – NcdP); Nei cieli un grido risuonò (NcdP); Notte segreta e splendida (Verardo); Pasqua del mio Signore (Liberto); Rallegriamoci in lui (Dargenio); Resurrexi – Sono risorto (Verardo); Resurrexit (Frisina); Risorto è per noi Gesù (Palombella – De Risi); Ritmate sui tamburi (NcdP); Sfolgora il sole di Pasqua (Buttazzo); Sfolgora il sole di Pasqua (Buttazzo); Sono risorto (De Risi); Sono risorto (Miserachs); Spalanca le tue porte (Parisi – RnS); Surrexit Dominus vere - Davvero il Signore è risorto (Verardo); Aspersione con l’acqua Vidi aquam egredientem (dal gregoriano – Graduale Triplex pag. 708); Acqua viva (RN); Ecco l’acqua (Dargenio); Alleluia, oggi la chiesa (Giombini – NcdP); Ecco l’acqua (Liberto); Ecco l’acqua (Verardo); Ecco l'acqua sgorga dal tempio (Sabaino); Nell’acqua che distrugge (Rainoldi – RN); Vidi l’acqua (Frisina); Sequenza Victimae Paschali Laudes (Sequenza Gregoriana – Graduale Simplex pag. 160)
Alla vittima Pasquale (Baroni); Alla vittima Pasquale (Barosco); Alla vittima Pasquale (Bortolazzo); Alla vittima Pasquale (Dargenio); Alla vittima Pasquale (Donella); Alla vittima Pasquale (Martorell); Alla vittima Pasquale (Picchi); Alla vittima Pasquale (Rainoldi); Sequenza Pasquale (Bellone); Sequenza Pasquale (Giudici); Sequenza Pasquale (Vitone); Vittima di Pasqua (gregoriano);
Offertorio Terra tremuit (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 161) Accogli o Padre (Merlini); Cantate Domino canticum novum (Frisina); Come chicchi di grano (NcdP); Cristo è risorto (Albisetti – RN); Cristo è risorto, Alleluia (Piatti – Haendel – RN – NcdP); Frumento di Cristo (NcdP); Il mio dono per te (Cioffi); Le tue mani (NcdP); Ravviva il dono (Liberto);Salga da questo altare (Albisetti – Picchi); Sia lode alla pietra angolare (Verardo); Siate il nuovo fermento (Donella); Sono risorto (Martellini); 50
Comunione Pascha nostrum (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 162) Adoro te devote (Manganelli); Alla cena dell’Agnello (Frisina); Alla cena dell’Agnello (Martellini); Alla Cena Pasquale (Di Stefano - Palma); Alla mensa del Signore (Buttazzo); Andiamo con gioia alla mensa (Berthier); Ave verum corpus (gregoriano); Ave verum corpus (Manganelli); Ave verum corpus (W.A. Mozart); Ave verum corpus (Wrightson); Corpo dal fianco squarciato (Verardo); Cristo è risorto, alleluia! (NcdP); Cristo nostra Pasqua (Frisina); Cristo nostra Pasqua (RN – NcdP); Cristo nostra Pasqua (RN); Cristo nostra Pasqua è stato immolato (Parisi); Cristo risorge (NcdP); Cristo risusciti (NcdP); Cristo sei l’Agnello immolato (De Risi); Cristo vive in me (Zorzi); Cristo vive! Non piangete (NcdP); Cristo, nostra Pasqua (NcdP); Cristo, uomo nuovo (NcdP); È risorto Gesù, il crocifisso (Verardo); Fonte viva di consolazione (Liberto); Gesù Signore (Parisi); Gesù, Salvatore del mondo (Verardo); Il Cristo Signore è risorto (NcdP); Il mattino di Pasqua (NcdP); Il tuo corpo il tuo sangue (Rns); La gioia già pregustiamo (Marcianò); La Pasqua del Signore (NcdP); La vita ha vinto la morte (Gai); Luce splenda nella notte (NcdP); Mio Signore, gloria a te! (NcdP); Mite Agnello di Dio immolato (Massimillo); Non temete è Risorto (Miserachs); Notte segreta e splendida (Verardo); Nulla con te mi mancherà (Rainoldi – RN – NcdP); O Comunione intima (Liberto); O Pane della vita (J.S.Bach); O sacrum convivium (Bartolucci); O sacrum convivium (Remondi); Opere tutte - Surrexit Christus (NcdP); Ora alla cena (Verardo); Sei per noi cibo di eternità (Francesco Buttazzo); Sei tu Signore il pane (NcdP); Sorgente di salvezza (Parisi – RnS); Tu eri fra noi (Cioffi); Alla Messa vespertina, se si legge il vangelo dei Discepoli di Emmaus, si può fare:
Mane nobiscum Domine (Verardo); Resta con noi, Signore la sera (NcdP); Resta con noi (Frisina); Resta con noi, Signore (Verardo);
Congedo Con te riprendiamo il cammino (Di Stefano - Palma); Con voce di giubilo (Giosy Cento); Coro per Pasqua (Martellini); Cristo è risorto (Donella); Cristo è risorto veramente (Rns); Cristo mia speranza è risorto (Galliano - Giudici); Cristo Risorto (RN); Cristo splendore del padre (Rainoldi – Berthier – NcdP RN); Cristo vive (NcdP); È tempo di riprendere il cammino (Mimmo Muolo); E’ risorto (Gen Verde); Jesus Christ you are my life (Frisina); O Cristo nostra Pasqua (Da Bondo); Regina caeli (Frisina); Regina caeli (Gregoriano – NcdP); Regina caeli (Lotti); Regina dei cieli rallegrati (Matteo Zambuto); Regina del cielo (Buttazzo); Regna il Signore (Frisina); Resurrezione (Gen Rosso); Surrexit Christus Alleluia (Berthier – RN – NcdP); Tu percorri con noi (NcdP); Vita che risorge (Buttazzo); Vita di risurrezione (Ricci); Victoria, victoria! (Anonimo)
Abbreviazioni e riferimentiRNCL EDC - E danzando Canteranno NcdP - Nella casa del Padre RN - Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia RnS - Rinnovamento nello Spirito Santo
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Per celebrare e vivere la Domenica e il Tempo di Pasqua È opportuno che la Messa del giorno di Pasqua sia celebrata con grande solennità e che l’atto penitenziale sia sostituito dal rito dell’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia (Cfr. PS n. 97). La norma di iniziare la celebrazione della Domenica di Pasqua con l’aspersione con l’acqua vuole essere un richiamo alla Veglia per coloro che, per motivi diversi, non vi hanno potuto partecipare (Cfr. S IRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 111). La celebrazione della Pasqua continua nel tempo pasquale, infatti i cinquanta giorni che si susseguono sono da vivere nella gioia come un solo giorno di festa, come una grande domenica (Cfr PS n. 100). La Pasqua di Cristo trova il suo compimento nella discesa dello Spirito Santo che il giorno di Pentecoste forma la Chiesa come nuovo popolo di Dio. Per questo il tempo pasquale è costituito da una «settimana di settimane» e si conclude con il cinquantesimo giorno che supera il risultato del 7x7 e diventa simbolo di quell’ottavo giorno che è la domenica senza tramonto, segno e caparra della Pasqua eterna (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 113-114). All’interno dei cinquanta giorni si distingue la prima delle sette settimane, l’ottava di Pasqua che si pone come un condensato di tutto il tempo pasquale in cui la liturgia eucaristica ripete continuamente i testi ordinari del giorno di Pasqua e trova il suo compimento nel giorno ottavo, cioè nella Seconda Domenica di Pasqua (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 114-115). È opportuno far notare come «le domeniche di questo tempo vengono considerate come domeniche di pasqua e hanno la precedenza sulle feste del Signore e su tutte le solennità. Le solennità che coincidono con queste domeniche si anticipano al sabato. Le celebrazioni in onore della beata vergine Maria e dei santi, che ricorrono durante la settimana, non possono essere rinviate a queste domeniche» (PS n. 101). Il tempo di Pasqua rimane sempre il tempo opportuno per celebrare le messe di prima comunione e le Cresime, Sacramenti che portano a compimento l’iniziazione cristiana iniziata col Battesimo (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 116; Cfr PS n. 103).
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FONTI
Messale Romano Terza edizione CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Paschalis Sollemnitatis, 16 gennaio 1988 CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Caeremoniale Episcoporum, 14 settembre 1984 CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, In Missa in Cena Domini, 6 gennaio 2016 RITUALE ROMANO, Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti RITUALE ROMANO, Rito del Battesimo PIAZZI Daniele (a cura di), Preparare e Celebrare il Triduo Pasquale, Queriniana, Brescia 2003 STUDI SIRBONI Silvano, La grande settimana. Conoscere, celebrare e vivere la Settimana santa, Paoline, Milano 1996.
ABBREVIAZIONI E SIGLE
CE Cfr. EDC MR n. NCDP nn. pag. pagg. PS RICA RN RnS
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Caeremoniale Episcoporum Confronta E danzando Canteranno Messale Romano Numero Nella casa del Padre Numeri Pagina Pagine Paschalis Sollemnitatis Rito dell’iniziazione Cristiana degli adulti Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia Rinnovamento nello Spirito Santo