Grammatica Italiana [PDF]

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Zitiervorschau

Grammatica italiana La grammatica italiana presenta numerose analogie con quelle spagnola, francese, portoghese e, soprattutto, catalana, con le quali divide la comune appartenenza alla famiglia delle lingue romanze.

1

da una consonante, e i semiconsonante nei dittonghi ia, ie, io, iu) • femminile singolare: una, un' (davanti a parole che iniziano per vocale) Non esiste una forma plurale vera e propria; per essa si ricorre all'articolo partitivo maschile (dei, degli) o femminile (delle).

L'articolo

Articolo determinativo • maschile singolare: il, lo (davanti a parole che iniziano per z, gn, x, pn, ps, s impura ed i semiconsonante; eliso in l' davanti a parole che iniziano per vocale)[1] • femminile singolare: la (eliso in l' davanti a parole che iniziano per vocale) • maschile plurale: i, gli (davanti a parole che iniziano per z,x, gn, ps, s impura o vocale) • femminile plurale: le L'elisione di gli davanti a parola che inizia per i, e di le davanti a parola che inizi per e (“gl'individui”, “l'erbe”) è ormai considerata arcaica. Viceversa, nell'uso formale/burocratico, quando l'elisione è facoltativa, si tende a evitarla, specie se l'articolo è l'unica spia del genere del soggetto (la autista, femminile); tuttavia viene ritenuto innaturale l'uso della forma piena dell'articolo nello scritto, quando contrasta con l'uso orale.

Schema sinottico con elementi di analisi logica e grammaticale della lingua italiana. Le parole della lingua italiana vengono distinte in parti del discorso (o categorie grammaticali) secondo uno schema articolato dalla grammatica antica greca e poi romana. Le parole vengono distinte in variabili (cioè soggette a flessione) e invariabili (tra queste, gli avverbi sono soggetti ad alterazione). Le parole variabili sono spesso divisibili in due parti (la radice e la desinenza, la prima tema invariabile comune ad una famiglia lessicale, la seconda elemento contenente un'informazione grammaticale), ma in alcuni casi tali parti sono concepibili solo come morfemi. La frase (l'unità minima di comunicazione di senso compiuto) è divisibile in sintagmi, unità minime di combinazione sintattica associate alle categorie grammaticali. L'analisi grammaticale ha per oggetto le parole, l'analisi logica individua le categorie sintattiche che costituiscono la frase. Un periodo è una frase complessa, in cui si presentano due o più predicati.

La scelta dell'articolo è effettuata in base al suono iniziale della parola immediatamente successiva, anche se questa non è il sostantivo cui si riferisce, ma un'altra parte del discorso. La varietà di forme di articoli in italiano è data dalle caratteristiche di questa lingua, che più di altre tende ad evitare il formarsi di gruppi consonantici e vocalici, per preferire invece una struttura alternata (consonantevocale-consonante).[2] Alcuni esempi:

Si distingue soprattutto tra due tipi: indeterminativi e determinativi. I primi servono ad indicare un elemento generico di un insieme, i secondi ad indicare un elemento specifico di un insieme. Gli indeterminativi hanno inoltre la proprietà di introdurre un'informazione nuova (ho visto un cerbiatto), mentre quelli determinativi ne indicano una già data (purtroppo il cerbiatto è già sparito).

Alle diverse forme di articolo determinativo corrispondono altrettante varianti dell'aggettivo dimostrativo quello: quello specchio, quel comportamento, eccetera.

2 Nome e aggettivo

Articolo indeterminativo

In italiano, l'ordine tra l'aggettivo e il sostantivo non è fis• maschile singolare: un, uno (davanti a parole che so, tuttavia la tendenza è quella di mettere l'aggettivo doiniziano per z, gn, x, pn, ps, s impura, cioè s seguita po il nome se questo indica una qualità che caratterizza 1

2

2 NOME E AGGETTIVO

una cosa rispetto ad altre. Alcune categorie di aggetti- Generalmente, il genere del sostantivo non è determinavi hanno però un ordine fisso: quelli che indicano colo- to dal suo significato. Fanno eccezione a questa regola re, forma o nazionalità seguono sempre il nome, mentre soprattutto i nomi di persona: gli aggettivi possessivi sono posti quasi sempre prima del nome (tranne che per motivi di enfasi). • Francesco, Francesca Quando c'è possibilità di scelta, si mette al secondo posto • Il ragazzino, la ragazzina l'aggettivo se gli si vuole dare una funzione distintiva: • una bella casa (aggettivo caratterizza), • una casa bella (l'aggettivo ha la funzione di distinguere la casa rispetto ad altre).

• Il presidente, la presidente (presidentessa)

2.2 L'aggettivo

Gli aggettivi sono le parti del discorso che servoA parità di genere, gli aggettivi e i sostantivi seguono le no a modificare in qualche modo il significato di un stesse regole generali per la formazione del numero. Ov- sostantivo.[4] viamente, andando più in dettaglio ci sono delle differenze, ma in linea di massima tali regole possono essere riassunte come segue: 2.2.1 Aggettivi qualificativi

2.1

Il nome

Ciascun sostantivo o nome in lingua italiana ha un genere (maschile o femminile) e un numero (singolare o plurale). Mancano generi come il neutro e numeri come il duale. Manca, in italiano, anche la declinazione secondo i casi come nel latino. I significati che altre lingue rendono con la declinazione (caso), in italiano sono resi tramite preposizioni. Sostantivi privi della forma singolare o della forma plurale vengono detti difettivi (ad esempio: “le nozze”). Sono detti invariabili quelli le cui forme singolare e plurale sono identiche. Le principali desinenze dei nomi sono le seguenti:

L'aggettivo più comune è quello qualificativo, il quale serve a definire la qualità di una cosa o persona. In italiano, gli aggettivi hanno due generi (maschile e femminile) e due numeri (singolare e plurale). Concordano per genere e numero col sostantivo a cui si riferiscono. Le desinenze più frequenti, molto somiglianti a quelle dei sostantivi, sono raggruppabili in due classi (derivate direttamente dalle due classi di aggettivi latini): Esistono anche aggettivi invariabili che cioè non variano per genere e numero, come ad esempio alcuni aggettivi di colore (la penna rosa - le penne rosa - il pastello rosa - i pastelli rosa; idem per “blu”), e le parole straniere (atteggiamento dandy - un gruppo di persone dandy). Valgono in linea di massima le stesse irregolarità che si riscontrano tra i sostantivi (cfr. Plurale dei sostantivi nella lingua italiana).

• maschili in -o, plurale in -i: libro, libri (per lo più parole maschili della seconda o della quarta declinazione latina) 2.2.2 Aggettivi possessivi

• maschili in -e, plurale in -i: fiore, fiori (per lo più (1) forma riflessiva alternativa parole maschili della terza declinazione latina) La 3a persona singolare è anche quella usata nelle forme • femminili in -a, plurale in -e: scala, scale (per lo più di cortesia, talvolta scritta usando l'iniziale maiuscola: “Le parole femminili della prima declinazione latina) consegno il Suo pacco”. • femminili in -e, plurale in -i: luce, luci (per lo più pa- A differenza di quanto accade in altre lingue, in italiano role femminili della terza o della quinta declinazione l'aggettivo possessivo è normalmente accompagnato da un articolo; tale articolo manca, invece, laddove manchelatina) rebbe anche in assenza del possessivo («è sua abitudine» Tra le varie forme che si comportano altrimenti, si ricor- corrisponde quindi a «è abitudine di X»; diversamente, dano quelle maschili in -a, con plurale in -i: poeta, poeti «è la sua abitudine» corrisponde a «è l'abitudine di X») (per lo più parole maschile della prima declinazione latina). Sono invariabili in italiano i sostantivi che terminano in vocale accentata e quelli di una sola sillaba (la virtù / le virtù, il re / i re), i sostantivi (quasi tutti di origine straniera) che terminano in consonante (il bar / i bar), i sostantivi che terminano in -i non accentata (il bikini / i bikini, la crisi / le crisi), e diversi altri.[3]

L’articolo si omette davanti ai nomi di parentela preceduti da un aggettivo possessivo che non sia “loro": (mio padre, tua madre, suo fratello, nostra zia, vostro nipote, ma: il loro padre, la loro madre ecc.). Vi sono però alcuni nomi di parentela che ammettono l’articolo, come per esempio mamma e papà, che vengono considerati come vezzeggiativi; inoltre, l’articolo si usa quando i nomi di

3 parentela sono al plurale (le mie sorelle), o sono accompagnati da un attributo (la mia cara moglie), oppure se vengono seguiti dal possessivo (è colpa tua).

detto loro – Ho detto a loro. Nella lingua parlata si sta sempre più diffondendo l'uso di gli al posto di loro.

Non hanno l’articolo alcuni appellativi onorifici quando a sono preceduti da forme di cortesia come sua e vostro (- In italiano la forma di cortesia è la 3 persona femminia): Sua Eccellenza, Sua Maestà, Sua Santità, Vostro Onore, le, scritta talvolta con l'iniziale maiuscola; Lei, Loro: la forma al plurale, usata in contesti molto formali, viene Vostra Altezza, Vostra Signoria... generalmente sostituita dalla vecchia forma Voi.

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Il pronome

Il pronome sostituisce un sostantivo quando si preferisce evitare una ripetizione nella frase. Inoltre, può indicare un oggetto o una persona facilmente identificabile nel contesto (ad esempio, io). In tal caso, la funzione del pronome è deittica.

3.1

Pronomi personali

I più noti sono i pronomi personali come soggetto (io, tu, egli ecc.); i pronomi personali complemento si dividono in atoni (primo esempio) e tonici (secondo):

A differenza di quanto accade in molte altre lingue (come ad esempio nel francese e nell'inglese) il pronome personale soggetto in italiano è facoltativo e viene normalmente omesso. Viene espresso esplicitamente quando si desidera enfatizzare il soggetto o quando occorre risolvere ambiguità davanti a voci verbali identiche (ad esempio, tra le tre persone singolari del congiuntivo presente). Il francese e l'inglese hanno invece bisogno che il pronome venga specificato, dato che le forme verbali coniugate a seconda delle diverse persone presentano forti somiglianze tra di loro.

4 La preposizione

Le preposizioni sono una parte del discorso che serve a chiarire la natura di un complemento nella frase semplice o, talvolta, di una subordinata all'interno del periodo. So• A me piace questa musica no normalmente considerate come preposizioni in italiano di, a, da, in, con, su, per, tra, fra; anche degli avverbi I pronomi atoni sono strettamente legati al verbo e vencome sopra e sotto possono fare da preposizioni in alcuni gono generalmente anteposti ad esso (mi piace) come casi. clitici. Del resto, senza verbo non vengono mai usati. I pronomi tonici (me) hanno invece una posizione più li- Le preposizioni possono anche essere unite agli articoli bera all'interno della frase e possono essere combinati ad determinativi, e formare le preposizioni articolate (le altre si dicono anche semplici). Non tutte le combinazioni una preposizione. tra preposizione e articolo sono ammesse, come si può Per quanto riguarda la differenza di significato tra pronovedere dalla tabella sottostante (le forme in corsivo sono me atono e tonico, possiamo notare come regalo a te un di uso raro): libro oppure a te regalo un libro concentrano l'enfasi sul complemento rispetto a quanto avviene nella struttura più Combinazioni derivanti dalle preposizioni per e fra, cofrequente, ottenuta con l'uso del pronome atono (ti regalo me pello, pella, pei, frai e simili non sono più in uso dalla prima metà del 1900; di esse sopravvive soprattutto un libro).[5] pel, utilizzato nel registro elevato o burocratico. L'uso delle preposizioni articolate formate da con ed articolo (1) La forma combinata prevede prima la forma del è tendenzialmente desueto e limitato solo al parlato. complemento di termine, e poi quella del comple• Mi piace questa musica

mento oggetto, accordata per numero e genere: me lo, me la, me li, me le; te lo, te la, te li, te le eccetera. Si ricorda inoltre che il pronome impersonale si, insieme a quello riflessivo, dà ci si: ci si vede domani, va bene? (2) usato per soggetti inanimati e animali (3) forma riflessiva: cfr “lo vede” = vede un altro / “si vede” = vede sé stesso/a (4) la forma composta in "glie-" sostituisce quella antica in le lo (5) il pronome loro, allorquando è utilizzato come complemento di termine ed è collocato subito dopo il verbo, può fare a meno della preposizione a: Ho

5 Il verbo I verbi in italiano si coniugano per persona (1a , 2a o 3a ) e per numero (singolare o plurale) del soggetto, per tempo (presente, passato, futuro), per modo (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo, infinito, gerundio e participio) e talvolta per genere (maschile o femminile) del soggetto o dell'oggetto. A differenza di altre lingue (ad esempio dell'inglese o del francese) non è obbligatorio porre prima del verbo il pronome personale soggetto dato che le desinenze tra le diverse persone utilizzate nella coniugazione solo raramente permettono ambiguità.

4

5 IL VERBO

I verbi italiani si raggruppano in tre gruppi principali per quanto riguarda la coniugazione.

• presente

• passato, composto mediante infinito presente I tempi possono essere semplici o composti, questi ultimi dell'ausiliare + participio passato sono tempi formati da un verbo ausiliare (coniugato per persona, numero e modo) seguito dal participio passato È usato in forma sostantivata per esprimere l'azione del verbo. descritta dal verbo: “leggere è bello” • Il verbo ausiliare è essere per la maggior parte dei È spesso usato nelle proposizioni subordinate (causali, finali, relative) quando il soggetto è lo stesso della verbi intransitivi. proposizione principale: “ho corso per arrivare in tem• Il verbo ausiliare è avere nelle frasi attive quando il po” = ho corso affinché io arrivassi in tempo (non usata), verbo è transitivo, e per molti verbi intransitivi. ma “ho corso affinché tu arrivassi in tempo”. • Il verbo ausiliare è essere nelle frasi passive, il quale: Si può usare per sostituire una proposizione relativa con un'oggettiva: “vedo gli uccelli volare” = “vedo gli uccelli • può essere sostituito da venire (coniugato nei che volano"; in tal caso il soggetto della subordinata viesoli tempi semplici) per enfatizzare l'azione ne declinato all'accusativo “vedo lui che vola” = “lo vedo • viene sostituito da andare quando la frase volare”. esprime un obbligo od una prescrizione In tutti questi casi, il tempo utilizzato dipende se si vuo• Infine, l'ausiliare essere si usa per i tempi composti le esprimere un'azione contemporanea (infinito presente) o anteriore (infinito passato) rispetto alla proposizione delle frasi al riflessivo. principale. Nel caso di tempi composti, il participio può essere Si usa inoltre come alternativa all'imperativo nel dare accordato: istruzioni. Si usa infine, preceduto da non, come negazione della • quando il complemento oggetto è costituito da un seconda persona singolare dell'imperativo presente. pronome atono, con il genere e il numero di questi (es. Guido li ha visti uscire assieme ieri; Giulia, lavati le mani! Sì, me le sono già lavate); 5.2 Modo indicativo • negli altri casi in cui l'ausiliare è essere, con il genere e il numero del soggetto. (es. La cena è stata servita L'indicativo si usa per esprimere condizioni oggettive, stati di fatto, affermazioni. Prevede quattro tempi alle otto in punto; Mi sono lavata le mani); semplici: mentre è invariante negli altri casi (es. Hanno servito la cena alle otto in punto). La forma di cortesia è quella della 3a persona singolare; la stessa forma è usata per il pronome impersonale si.

5.1

Modo infinito

L'infinito è la forma del verbo che si trova nei dizionari, e ne distingue l'appartenenza ad una delle tre coniugazioni a seconda della desinenza: • 1a coniugazione: -are • 2a coniugazione: -ere e -rre • 3a coniugazione: -ire

• presente, usato per un'azione contemporanea isolata o abituale, o per un'intenzione per l'immediato futuro; • imperfetto, usato per un'azione in un tempo indeterminato nel passato e considerata durante il corso del suo svolgimento; • passato remoto, usato per un'azione in un tempo passato solitamente lontano nel tempo e genericamente terminata • futuro semplice, usato per un'azione spesso situata un futuro generico o comunque come forma che indica delle supposizioni, anche sul presente[6] ciascuno dei quali dà vita ad un tempo composto mediante ausiliare coniugato + participio passato (pp):

I verbi fare e dire, benché uscenti rispettivamente in -are e -ire, appartengono alla 2a coniugazione perché derivano e quattro tempi composti: dal latino facere e dicere. • passato prossimo (presente+pp), usato per un'azione Questo modo è impersonale, cioè non si coniuga per in un tempo passato e considerata come compiupersona o numero. ta (similmente al passato remoto, ma più usato di Ha due tempi: quest'ultimo);

5.4

Modo congiuntivo

5

• trapassato prossimo (imperfetto+pp), usato per in- 5.4 Modo congiuntivo dicare l'anteriorità temporale di un avvenimento Il congiuntivo si usa solitamente nelle proposizioni suborrispetto ad un momento del passato; dinate per esprimere ipotesi o dubbi nei casi in cui la su• trapassato remoto (passato remoto+pp), usato per bordinata è retta da congiunzioni quali “che”, “se”, “perun'azione avvenuta in un tempo antecedente ad ché", “affinché". Ci sono due forme semplici di tempo: un'azione espressa col passato remoto: • futuro anteriore (futuro semplice+pp), usato per un'azione generica in un tempo futuro antecedente ad un'azione futura, oppure per indicare una supposizione su un evento già compiuto al momento dell'enunciazione. Tempo presente

• presente, usato per un'azione contemporanea ad una espressa dall'indicativo presente o futuro • imperfetto, usato per un'azione contemporanea ad una espressa da un tempo passato dall'indicativo, per un'azione passata ma continuata o non terminata rispetto ad una espressa dall'indicativo presente, o nel periodo ipotetico dell'irrealtà o impossibilità.

* I verbi delle terza coniugazione che ammettono, tra che danno forma a due ulteriori tempi composti con radice e desinenza, l'interfisso -isc- vengono detti, forse l'ausiliare coniugato e il participio passato: impropriamente, verbi incoativi per analogia coi verbi latini che ammettevano il suffisso -sco con, invece, effet• passato (presente+pp), usato per un'azione passata tivo valore incoativo, ovvero d'indicare lo stato d'inizio e terminata rispetto ad una espressa dall'indicativo o d'avvio dell'azione suggerita dalla radice verbale. Nei presente o futuro verbi italiani che ammettono l'aggiunta di -isc-, tale infisso non ha alcun valore semantico, e non modifica quindi • trapassato (imperfetto+pp), usato per un'azione pasil significato originario del verbo che rimane sempre lo sata rispetto ad una espressa da un tempo passato stesso, anche quando ammette entrambe le forme con e dell'indicativo, o nel periodo ipotetico del terzo tipo senza; dire, infatti, io nutro o io nutrisco è assolutamente equivalente, e la forma io nutrisco non assume affatto il valore incoativo di “io inizio a nutrire”, valore che deve Nei casi in cui il congiuntivo manca, si usa: essere, infatti, suggerito attraverso il ricorso di un verbo fraseologico "... inizio a ...”. • l'indicativo futuro semplice, quando l'azione è futura rispetto ad un'azione presente o futura Tempo imperfetto Tempo passato remoto

• l'indicativo futuro anteriore, quando l'azione è futura rispetto ad un'azione presente o futura ma antecedente ad un'altra azione futura

(1) per molti verbi della seconda coniugazione la desinenza è -i, ma cambia la radice del verbo. (cadere > caddi; scrivere > scrissi; tenere > tenni; etc.) • il condizionale passato, quando l'azione è futura (2) per molti verbi della seconda coniugazione la desinenrispetto ad un'azione passata za è -e, ma cambia la radice del verbo. (cadere > cadde; scrivere > scrisse; tenere > tenne; etc.) Tempo presente (3) per molti verbi della seconda coniugazione la desinenza è -ero, ma cambia la radice del verbo. (cadere > Tempo imperfetto caddero; scrivere > scrissero; tenere > tennero; etc.) Uso dei tempi del congiuntivo Tempo futuro semplice La grammatica ha ereditato dalla grammatica latina, sia

pure con delle differenze, la consecùtio tèmporum, cioè un insieme di norme che regolano il rapporto tra i tempi e i modi di una frase principale (o sovraordinata) e della 5.3 Modo condizionale frase subordinata per esprimere il rapporto di contempoIl condizionale si usa per esprimere eventi e situazioni raneità, anteriorità, e posteriorità. Questo sistema di resubordinate a condizioni e a seguito di proposizioni ipo- gole viene descritto qui con l'esempio della subordinata tetiche introdotte da se + congiuntivo. Ha due tempi: uno al congiuntivo. semplice, il condizionale presente, e uno composto, il Per esprimere contemporaneità nel presente (la frase condizionale passato, formato dal condizionale presente principale usa un tempo presente o futuro) si usa il del verbo ausiliare unito al participio passato del verbo; congiuntivo presente: ad esempio, "io avrei parlato, io sarei caduto". Tempo presente

• “Credo (penserò) che la via sia diritta”.

6

7

LA CONGIUNZIONE

Per esprimere contemporaneità nel passato (la frase prin- 5.6 Modo gerundio cipale usa il tempo imperfetto o passato remoto) si usa il congiuntivo imperfetto: Il gerundio si usa con il verbo “stare” per la costruzione di frasi progressive ("sto andando a Roma", quindi sono in viaggio), oppure al posto di una frase subordinata tem• “Credevo che la via fosse dritta”. porale o causale ("vedendo il sole, uscì). Esiste il gerundio presente, un tempo semplice, e il gerundio passato, temPer esprimere anteriorità al presente la frase subordinata po composto formato dal gerundio presente dell'ausiliare deve avere il verbo al congiuntivo passato: e dal participio passato del verbo: "avendo parlato - essendo caduto". A volte nel gerundio passato l'ausiliare è omesso, e ri• “Penso che il servizio sia stato buono”. mane il solo participio passato con la stessa funzione del gerundio, ed è impersonale come l'infinito. Per esprimere anteriorità al passato la frase subordinata deve avere il verbo al congiuntivo trapassato: • “Pensavo che il servizio fosse stato buono”.

5.7 Modo participio

Il participio presente è la forma che esprime un soggetto Per esprimere posteriorità, dato che il congiuntivo non ha nell'atto o nella qualifica di chi compie l'azione: “il quotempo futuro, si utilizza il futuro dell'indicativo: rum è raggiunto se si recano a votare la maggioranza degli aventi diritto al voto”. È variabile per numero. • “Immagino che d'ora in poi il bimbo sarà buono”. È indicata come participio passato la forma usata principalmente per la costruzione dei tempi composti.[3] Viene La posteriorità può essere indicata anche con il con- inoltre usato come aggettivo per descrivere la persona o dizionale passato nel caso che il tempo principale sia la cosa avente ricevuto un'azione: “i piatti lavati vengono quindi asciugati” = “i piatti che sono stati lavati vengono all'imperfetto: quindi asciugati” o “i piatti, dopo essere stati lavati, vengono quindi asciugati"; in quest'ultimo caso è declinato • “Immaginavo che il bimbo sarebbe stato buono con come un aggettivo. un gioco”. Analoghe regole valgono per la scelta dei tempi dell'indicativo nella frase subordinata.

6 L'avverbio

Gli avverbi hanno la stessa funzione degli aggettivi ma non si riferiscono ai nomi. Sono legati primariamente ai L'imperativo si usa per formulare esortazioni. Rifiuta verbi (di qui il loro nome), ma possono riferirsi anche ad un aggettivo oppure ad un altro avverbio. Gli avverbi sempre il pronome personale soggetto. sono invariabili rispetto al genere ed al numero: (esempi: Per la prima e seconda persona plurale (noi e voi), le for- presto, prima, male). me coincidono con quelle del presente indicativo e vengono di solito considerate a tutti gli effetti come for- Molti avverbi vengono derivati dagli aggettivi (strame dell'imperativo.[3] Per la terza persona, invece, viene no→stranamente). Altri costituiscono parole a sé stanti usata la corrispondente voce del congiuntivo (congiuntivo (presto, qui, adesso, avanti, poco, forse). Alcuni avverbi hanno la stessa funzione sintattica delle preposizioni: esortativo). durante la cena; davanti all'automobile; prima di pranzo). Quando è seguito da pronome atono (-mi, -ti, -lo, -la, -ci, vi, -li, -le, -ne es. “guardami!" = “guarda me!") il pronome è in genere postposto.

5.5

Modo imperativo

La forma atona del pronome è però sempre proclitica (posposta) con le voci di terza persona, sia singolare che plurale (es. “Signora, mi guardi!"; “Signori, mi guardino!"; oppure: “signora, mi dica la verità!"; “Signori, mi dicano la verità!"). Il procedimento si realizza concordemente alle regole sulle forme del congiuntivo presente, con le quali l'imperativo della terza persona coincide perfettamente.

7 La congiunzione Le congiunzioni uniscono tra di loro due parti di una stessa proposizione (io e te), oppure due frasi (vado e torno), spesso la frase principale e la subordinata. Si tratta di parti invariabili del discorso, come anche gli avverbi.[7]

11.2

8

Fonologia e fenomeni correlati

L'interiezione

Le interiezioni, che denotano l'espressione affettiva del parlante nel contesto, sono parti invariabili del discorso che spesso variano per sfumature di significato, e che non svolgono un particolare ruolo nel costrutto della frase (ah, oh, ahi, ehi...). Spesso sono derivate da altre parti del discorso (povero me!).

7

11.2 Fonologia e fenomeni correlati • Accento (ortografia) • Apostrofo • Divisione in sillabe • Fonologia dell'italiano • Ortografia italiana

9

Note

[1] È corretta la forma lo pneumatico, lo psicologo, e così via, perché la lingua italiana tende ad evitare sequenze che comportino tre consonanti. Comunque nella lingua parlata è tollerata la forma il pneumatico, la sola attestabile con regolarità. Si veda www.mauriziopistone.it e Accademia della Crusca - Parere su pneumatico [2] K. Katerinov/M.C. Boriosi-Katerinov, La lingua italiana per stranieri, Perugia, Guerra,1985 ISBN 88-7715-009-2 [3] L. Serianni, Grammatica italiana; italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET, 1989.

• Elisione • Troncamento • D eufonica • I eufonica • Dittongo mobile • Raddoppiamento fonosintattico

12 Altri progetti

[4] De Mauro. [5] P. Marmini-G. Vicentini, Passeggiate italiane, livello intermedio, Roma, Bonacci, 1988 (appendice). [6] P.M. Bertinetto, Tempo, Aspetto e Azione nel verbo italiano. Il sistema dell'Indicativo, Firenze, Accademia della Crusca 1986. [7] Garzanti linguistica

10

Bibliografia

• Gerhard Rohlfs Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Piccola Biblioteca Einaudi • Giovanni Veneroni, Grammaire italienne (1710). • Luca Serianni, in collaborazione con Alberto Castelvecchi, Grammatica italiana. Suoni, forme, costrutti (Utet, Torino 1989), • Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi e Anna Cardinaletti, Grande grammatica italiana di consultazione, 3 volumi, Bologna, Il Mulino, 1988-1995,

11 11.1

Voci correlate Verbo

• Verbo (lingua italiana) • Verbi irregolari italiani • Diatesi passiva (lingua italiana)



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13 Collegamenti esterni • Coniugazione dei Verbi e Analisi delle Forme Verbali • Analisi Grammaticale del Periodo Automatica

8

14 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE

14 14.1

Fonti per testo e immagini; autori; licenze Testo

• Grammatica italiana Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Grammatica%20italiana?oldid=70463401 Contributori: Iron Bishop, Frieda, Snowdog, Robbot, Ciro, .mau., Laurentius, Hellis, Berto, M7, Carlomorino, Retaggio, Balubino, Hill, Paginazero, Oks, TierrayLibertad, Panairjdde, ZeroBot, F. Cosoleto, Ariel, Piccolodio, Luisa, Luken, Alec, YurikBot, Lilja, Stemby, Vipera, Gelma, SunBot, CruccoBot, Senpai, Eskimbot, Miao, Valepert, Eumolpo, Gbnogkfs, Lucas, Nikgavu, Vermondo, Fmon, Pequod76, Klaudio, Xavier121, PersOnLine, Ignisdelavega, Johnlong, Osk, %Pier%, F l a n k e r, Shuichi, Giovannigobbin, .anacondabot, .snoopybot., Vituzzu, ArmandoEdera, TekBot, Akuankka, LucaLuca, MelancholieBot, Mizardellorsa, Laurusnobilis, Alkalin, JackintheBot, Francescost, Nicola Romani, Abbot, Gliu, Pescerosso, Erdemon2003, Incola, Phantomas, Pracchia-78, Shooke, Buggia, DoppioM, BotSimo82, Cantakukuruz, Lucaob, No2, Austro, Ticket 2010081310004741, Gggg81, Verfasser, Simply70, Demart81, Guidomac, KLJ, Etrusko25, MystBot, Lenore, FrescoBot, Ptbotgourou, Thewikifox, Manfre87, Fadesga, SteIta83, SynConlanger, Frigotoni, Winterhearted, Marialberto Mensa, Davide.cassenti, Flippo, EmausBot, Taueres, Shivanarayana, ZimbuBot, Laura Lauretta, Botcrux, ValterVBot e Anonimo: 158

14.2

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14.3

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