Gli istinti della ragione. Cognizioni, motivazioni, azioni nel «Trattato della natura umana» di Hume
 8870884198, 9788870884197 [PDF]

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Zitiervorschau

ALESSANDRA ATTANASIO

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE COGNIZIONI, NlOTIV AZIONI, AZIONI, NEL TRATTATO DELLA NATURA UMANA

DI I-IUME

BIBLIOPOLIS

ALLAN RASMAY, Ritratto di David Hume - 1754 (collezione privata).

ALESSANDRA ATTANASIO

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE COGNIZIONI, MOTIVAZIONI, AZIONI, NEL TRATTATO DELLA NATURA UMANA DIHUME

BIBLIOPOLIS

Proprietà letteraria riservata

ISBN 88-7088-419-8 Copyright© 2001 by «Bibliopolis, edizioni di filosofia e scienze » Napoli, via Arangio Ruiz 83

INDICE Premessa

p.

9

Avvertenza

»

15

I.

»

21

»

51

»

73

»

95

LAMENTE

1. La mente percettiva, p. 21. - 2. I materiali della mente, p. 31. . - 3. Le facoltà della mente: memoria e immaginazione, p. 41.

Il. I PROCESSI COGNITIVI 1. Le associazioni mentali, p. 51. - 2. Le generalizzazioni, p. 61. - Tavole, p. 71

III.

LO SPAZIO E IL TEMPO

1. Due modelli in conflitto, p. 73. - 2. La natura empiricorelazionale delle idee spazio-temporali, p. 80. - 3. La natura convenzionale-relazionale delle idee spazio-temporali: le mix'd notions, p. 86.

IV.

LA NATURA DELLA CAUSALITÀ

1. Confini e natura del ragionamento scientifico: la Hume's

fork, p. 97. - 2. L'idea di causa, p. 105. - 3. L'inferenza causale: sensi e memoria, p. 112. - 4. La transizione o aspettazione inferenziale, p. 119. - 5. La natura del belie/, p. 125. Tavole, p. 131.

V. I

DUE SISTEMI DI REALTÀ

» 133

1. Il «principio chiave» del belief, p. 135. - 2. Dagli habits · al custom, p. 139. - 3. Il nuovo sistema di realtà, p. 151.

VI.

LA PASSIONE DELL'IO

1. Il carattere cognitivo delle passioni, p. 165. - 2. L'io e l'orgoglio, p. 175. - 3. La struttura dell'orgoglio, p. 182. Tavole, 191.

p:

» 165

8

VII.

INDICE

IL PIACERE DELLA SOCIETÀ

p. 195

1. Il «desiderio di società» e la simpatia, p. 195. - 2. I «fantasiosi sistemi di libertà»: determinismo e libero-arbitrio, p. 209. - 3. Le motivazioni dell'agire: tra ragione e passione, p. 222.

VIII.

L'INTERESSE ALLA GIUSTIZIA

» 239

1. Il «sofisma» della giustizia, p. 239. - 2. Interesse e moralità, p. 255. - 3. Proprietà, diritto e obbligazione, p. 260. - 4. Un sistema non-intenzionale, p. 270.

IX.

LA RAGIONE GRADUALE

» 275

1. L'inferenza animale, p. 275. - 2. Il «paradosso» della necessità, p. 285. - 3. Oltre lo scetticismo, p. 302. - 4. Gli istinti della ragione, p. 3 08.

Bibliografia

» 315

1. Bibliogafia humiana, p. 315. - 2. Bibliografia generale, p. 327.

Indice dei nomi

» 365

PREMESSA «Quale particolare privilegio ha questa piccola agitazione del cervello che chia-

miamo pensiero perché debba essere preso a modello dell'intero universo?» (Hume, Dialoghi sulla religione naturale, parte Il)

La più significativa innovazione filosofica di Hume nell'analisi della natura umana è la 'mente-percezione', mistura socio-bio-cognitiva di azioni, sensazioni, ideazioni, passioni, in continuo 'progresso' e 'mutazione'. Partendo da questa 'riforma della mente', il libro sostiene che tutte le 'innovazioni' humiane risultate discordanti e 'ostiche' (come diceva Hume) nel contesto settecentesco, risultano oggi particolarmente interessanti alla luce dei progressi delle scienze cognitive e delle neuroscienze. . L'analisi segue due linee di lettura del Trattato tra loro intersecantesi. La prima tenta di rintnicciare il filo che lega Hume alla discussione contemporanea (cercando tuttavia di non cadere nella "mitologia della prolessi" di sk.inneriana memoria), traendone la convinzione che le soluzioni humiane intorno alla natura umana costituiscano le radici di molti temi e problemi oggi in gioco in epistemologia, in morale e in politica. L'anello di congiunzione tra Hume e le acquisizioni delle 'nuove scienze' è individuato in Charles Darwin una sorta di 'anello mancante' nella storia cognitiva della mente. Le riflessioni di Darwin sui modi della "mente-percezione" e della "ragione,istinto" di Hume, in particolare quelle dei Notebooks

10

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

(taccuini immediatamente precedenti la formulazione della teoria dell'origine delle specie per selezione naturale), oltre a confermare il così detto non-specismo di Hume, cioè la pariteticità sostanziale dei processi mentali umani e animali, permettono interpretazioni nuove della ragione umana con esiti innovativi sul piano della razionalità dei 'modi della conoscenza' e dei 'modi della decisione' nelle scienze naturali e morali, esiti che avvicinano Hume più a Darwin che a Newton. In questa prospettiva, il percorso che Hume compie nell'analisi della natura umana è visto come una sorta di storia naturale della mente. Con alcuni importanti 'aggiustamenti'. La storia della mente raccontata da Hume non è né biologica, né logica, bensì storia socio-bio-cognitiva delle evoluzioni e mutazioni mentali della specie umana. Il fulcro di tale storia mentale è individuato nei costumi da un lato, e negli istinti della ragione dall'altro,in una interazione pragmatico-operazionale in cui scompare la demarcazione dualistica interno/esterno, soggetto/oggetto, mente/mondo, scienze della mente/scienze sociali. I processi mentali che portano gli esseri viventi a conoscere, agire, interagire con gli altri esseri viventi sono visti come forme complesse, irriducibili a mera logica o.a mero istinto, a mera biologia o a mera sociologia. La prima conseguenza è un antiriduzionismo di fondo, per cui la mente non risulta essere né 'organismo' biologico (materialismo), né 'contenitore', logico, ideale o spirituale (razionalismo, idealismo, spiritualismo), ma neanche 'cabina di regia' (istruzionismo): la mente descritta da Hume è un complesso processo interattivo, socio-bio-cognitivo, con evoluzioni ma anche 'regressi' e 'mutazioni' rilevabili nello spazio e nel tempo. La presenza dell'analisi dello spazio-tempo, spesso negletta negli studi sul Trattato, non è perciò un semplice vezzo filologico. Seconda conseguenza è che la cognizione appartiene al cor-

po, al cervello, al movimento, alle azionz; nello spazio e nel tempo: è insieme passione, riflessione, azione. Le idee, cognitive, morali o politiche, non risultano essere semplici idee rappresentazionali, ma complesse categorizzazioni pragmatico-.operazionali: non rappresentano qualcosa o 'stanno per qualcosa'

PREMESSA

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'fuori' dalla mente, ma 'agiscono in' e 'sono agite da' uri contesto socio-bio-culturale, dove i costumi e gli abiti mentali (custom e habit) correggono in modo irriflesso e/o riflessivo le asprezze degli istinti e della ragione quando operano scissi e discordanti gli uni dall'altra. Costumi e abiti mentali risultano essere atti cognitivi molto diversi da quella abitudine (habituation) che - spesso attribuita a Hume - non è una forma di apprendimento, Sulla base di tale modello interpretativo, la ragione idealistica, razionalistica, istruzionistica, viene soppiantata da .una pluralità e molteplicità di istinti della ragione, cioè da un insieme biologico, operazionale, cognitivo, sodale, esprimibile solo con un ossimoro: una ragione-istinto, o, come dice Hume, un "meraviglioso e inintelligibile istinto". , · La seconda linea· di lettura è attenta al confronto tra le posizioni di Hume e il contesto a lui precedente o contemporaneo, con particolare attenzione a Loc.ke, ma anche con un occhio alle successive posizioni di Kant. Se infatti è lecito leggere il passato sulla base delle domande del presente, più che doveroso diventa segnare i confini tra ciò che è acquisito nell'epoca studiata e ciò che di contemporaneo si immette nella lettura · dei classici. Attraverso il confronto con Locke (le idee, la sostanza, l'astrazione, la probabilità, la morale, la giustizia, la proprietà ecc.) il libro confuta l'esistenza di una via empiristica lineare che da Locke arrivi a Huine: Le discussioni su punti specifici dell'epistemologia e della morale fanno emergere due specie di empirismo: l'empirismo razionalistico di Locke, e l'empirismo adattativo-riflessivo di Hume. Sulla base dei due modelli di normatività derivati dalle due specie di empirismo, la normatività dimostrativa (Locke), e la normatività irriflessa-riflessiva· (Hume), il libro analizza le ricadute sul piano della razionalità delle scelte, delle decisioni, delle azioni, cognitive, morali, politiche. Il confronto con Kant, seppure parziale e in controluce, mira principalmente a far emergere due modelli di ragione: la ragione istinto della conoscenza e dell'azione (Hume) che manipola ed è manipolata dal mondo, e la ragione forma della cono-

12

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

scenza e dell'azione (Kant) che schematizza e istruisce a priori le cose del mondo. E infatti il modello kantiano di ragione .è alla base oggi di molti modelli mentalistici e computazionali di filosofia della mente. I conti tra Hume e Kant prima o poi dovranno essere fatti in un confronto analitico, serrato ·e diretto dei testi dei due grandi della filosofia moderna. Quello che si presenta qui è un abbozzo, un canovaccio su cui tessere quanto prima la storia dei modi della ragione. Per il momento, e con molta approssimazione di prove testuali, si può dire che la ragione istinto di Hume, oltre a costituire il contraltare della ragione metafisica e razionalistica, rappresenta la critica ante lùteram a ogni forma di apriorismo e di mentalismo. In conclusione si può dire che la ragione istinto di Hume è una forma lli ragione incarnata, nel corpo e nella società, del tutto alterna\iva a ogni specie di ragione disincarnata.

Questo libro è stato scritto negli anni 1998-99 e stampato in una prima versione nel 2000. Per una storia editoriale accidentata vede la luce soltanto ora. La tentazione di rivedere il testo è stata g.rande ma si è risolta in un parziale rimaneggiamento di note. Gli interventi sul testo si sono limitati a quelli derivati dai suggerimenti e dalle critiche di cui ho potuto beneficiare. Un motivo questo in più per tornare ancora suHume. Il libro è il risultato di una lunga frequentazione dei testi di Hume (e dintorni) iniziata e sedimentata negli anni lontani della mia collaborazione universitaria con. Lucio Colletti che per primo accese la scintilla dell'interesse per Hume. Dopo lo studio filologico e appassionato che Galvano della Volpe aveva fatto di Hume e Kant, Colletti aveva "inforcato gli occhiali di Kant" (come spesso diceva), contrastando con ciò il suo maestro Della Volpe. A me è toccato di contrastare lui tornando alla passione di Della Volpe per Hume, anche se Colletti sarebbe contento della disputa, come già avvenuto in passato per altri lavori su Hume.

PREMESSA

13

A Gabriele Giannantoni devo la sperimentazione e la messa a punto del modello interpretativo di questo libro, nelle lezioni che mi ha permesso di tenere, dal 1995 al 1998, per la cattedra di "Storia della filosofia" alla "Sapienza" di Roma. Il suo insegnamento si è trasformato negli anni in un rapporto di collaborazione indimenticabile per il carattere aperto delle discussioni sullo scetticismo, sullo stoicismo, sull'epicureismo, e su quel Socrate a lui tanto caro che mi rimproverava di non tenere nella giusta considerazione. Tra coloro che hanno letto il libro un ringraziamento particolare va a Paolo Casini, per le proficue discussioni su temi importanti della cultura scientifica europea del Sei-Settecento (il newtonianismo, il materialismo, l'immaterialismo, l'intelligenza animale), ma anche per il richiamo a una maggiore attenzione alla matrice epicurea di Hume. Un grazie va a Nicolao Merker, che ha sostenuto le mie ricerche su Hume non solo, spero, per il comune debito intellettuale nei confronti di G. Della Volpe. A Franco Restaino, che è sempre stato un lettore tanto attento da costringermi spesso a elaborate revisioni. A Tullio Gregory, che ha voluto affidarmi l'edizione critica del Trattato di Hume nella collana dei Classici della filosofia da lui diretta per la Utet, e che ha discusso con me alcuni termini tecnici humiani. Più di un ringraziamento va a Lia Formigari, per il sostegno alle mie ricerche, per aver sciolto i miei dubbi su alcuni termini tecnici particolarmente importanti (habit, custom, conception, ecc.), nonché per quanto ho imparato dalla sua lettura di Kant. Stima e gratitudine particolari vanno a Giuseppe Bedeschi, per il lavoro fatto insieme, per l'apprezzamento e la fiducia che ha voluto darmi, ma anche per l'incitamento continuo e severo a fare di più e meglio. Infine un grazie sentito a S. che mi ha accompagnato con amicizia nel crescendo delle vicissitudini di questo lavoro, e a D. che mi sopporta nei lunghi e duri periodi di elaborazione e scrittura. Dedico questo libro a Francesco che comincia ora l'attività di ricerca, con l'augurio che la strada per lui possa essere meno accidentata della mia.

A.A.

AVVERTENZA 1. Le citazioni del Trattato della natura umana di Hume sono tratte dalla nuova traduzione italiana a cura di A. Attanasio, in preparazione per la collana Oassici della filosofia UTET. I.:edizione italiana è condotta sulla prima edlzione critica del Treatise o/Human Nature, a cura di David Fate Norton e Mary J. Norton, di prossima uscita nei voli. 1 e 2 della serie "Tue Clarendon Edition of the Works of David Hume", a cura di T.L. Beauchamp, D.E Norton e M.A. Stewatt, per la Oxford University Press. Di questa edizione è attualmente disponibile una versione per studenti nella collana "Oxford Philosophical Text" (OPT). 2. Le opere di Hume sono citate in sigla dalle edizioni di ri~ ferimento indicate nella bibliografia humiana, seguite dalla loro ripartizione interna: libri, parti, sezioni, e paragrafi in corsivo (ad es. T.l.3.16.9 rinvia al Trattato, libro 1, parte 3", sezione 16, paragrafo 9) ·

T

A EU

EM E

Treatise o/Human Nature Abstract o/ a Treatise Enquiry concerning Human Understanding Enquiry concerning the Prinàples o/ Morals. Essays, Mora!, Politica!, and Literary (i singoli saggi sono citati con il titolo e la data della prima edizione)

NHR HGB HE D L1 L2 NL

Natural History o/ Religion History o/ Great Britain History o/England Dialogues on Natural Religion The Letters o/David Hume, voi. 1 The Letters o/David Hume, vol. 2 New Letters

16

GU ISTINTI DELLA RAGIONE

3. Alcune opere dei classici citate più di frequente sono indicate cori le abbreviazioni che seguono e le ripartizioni interne alle opere. Le indicazioni delle edizioni di riferimento sono riportate in Bibliografia: Bayle Berkeley

Clarke Darwin Descaites Ferguson Hutcheson

Kant

Dictionnaire New Theory ofVision Principles

Dizionario storico-critico Saggio per una nuova teoria della visione Trattato sui principi della conoscenza umana Demonstration A Demonstration of the Being and Attributes of God Correspondence The Correspondence of Charles Darwin · Notebooks Notebooks, 1836-1844 Meditationes Meditazioni metafisiche sullafiloso/ia prima Le passioni del!'anima Passions Essay · Saggio sulla storia della società civile lnquiry An Inquiry into the Origina! of Our Ideas of Beauty and Virtue Essay Essay on the Nature and Conduct of Passions A System ofMora! System Philosophy Critica della Ragion pura KRV Critica della Ragion pratica KPV Critica del giudizio KU Prolegome~a

Leibniz Locke Malebranche

Metaphysik Corréspondance Essay . Two Tretitises Recherche Méditations

Prolegomeni ad ognifutura metafisica che si presenterà come sdenza Metafisica dei costumi Carteggio Lei.bniz-Clarke Saggio sull'intelletto umano Due trattati sul governo La ricerca della verità Meditazioni cristiane e metafisiche

PREMESSA

Entretiens Montesquieu Newton

. Esprit Principia

Reid

Essays

Smith

Theory Wealth

Spinoza

Etbica

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Colloqui sulla metafisica e sulla religione Lo spirito delle leggi Principi matematici della filosofia Naturale .. Essays on the Intellectual Powers o/Man Teoria dei sentimenti morali Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni Ethica ordine geometrico demonstrata

4. La traduzione dei passi citati, seguita dall'abbreviazione

tra d. it. e dal numero di pagina, rinvia all'edizione italiana di riferimento indicata in Bt'bli'ografia. Negli altri casi la traduzio. ne è mia e il numero di pagina si riferisce all'edizione originale di riferimento.

«La ragione non è altro che un meraviglioso e inintelligibile istinto» (T.1.3.16.9)

I

LA MENTE «Odiare, amare, pensare, sentire, vedere: tutto ciò non è altro che percepìre» (T.1.2.6.7.)1.

1. LA MENTE PERCETTIVA

Prima di Hume, da Platone a Descartes, il tema della separazione, indipendenza, ed eterogeneità di sentire e pensare, pur nella diversità di toni e soluzioni, era stata la trama della maggior parte delle costruzioni filosofiche della tradizione occidentale. Da un lato, sensazioni, percezioni, emozioni, passioni, dall'altro riflessione, giudizio, ragionamento. Due sfere del conoscere distinte ontologicamente e strutturate gerarchicamente. Due estremi che etichettano due mondi in contrasto e opposizione: materiale/ideale, inferiore/superiore, infimo/sublime. Uno schema collaudato che, nella separazione tra sentire e pensare, sanciva la dissociazione tra esseri senzienti e pensanti, animali e umani. Un modello che definiva la struttura gerarchica dell'universo vivente: umani, animali, piante. I Questa frase è particolarmente significativa perché viene iipresa da Hume, con piccole variazioni, all'inizio del Libro III per indicare al lettore ciò che deve tenere presente dei due libri precedenti: «È stato .osservato che la mente non ha mai presente nulla se non le sue percezioni, e che tutte le attività del vedere, udire, giudicare, amare, odiare e pensare, ricadono sotto questa denominazione» (T.3.1.1.2).

22

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

In una situazione di «imperfezione delle scienze», che vede imperversare metafisici e retori2, Hume si pone dalla parte della experimental philosophy di Newton3 contro la hypothetical philosophy praticata dai metafisici. La experimental philosophy è richiamata già nel sottotitolo del Trattato («un tentativo di introdurre il metodo sperimentale di ragionamento nelle materie morali»), e le Regulae newtoniane sono riconoscibili già dalle prime pagine dell'Introduzione4. La scienza della 2 «li1 mezzo a questo trambusto non è la ragione a essere premiata, bensì l'eloquenza, e nessuno dispera di guadagnare proseliti all'ipotesi più stravagante, purché si abbia arte a sufficienza per presentarla con i colori più favorevoli. La vittoria non è degli uomini in armi che maneggiano la picca e la spada, bensì dei trombettieri, tamburini e musicanti dell'esercito» (T.Intro.2). 3 L'individuazione di Newton come importante background scientifico costituisce uno dei filoni 'reinterpretativi' delle opere di Hume, e ribalta sia la tradizione interpretativa scettica derivata da Th. Reid, sia quella idealistica che aveva posto Hume sulla linea Locke-Berkeley. La scoperta di questo retroterra è dovuto a M.S. KUYPERS, Studies in the Eighteenth Century Background of Hume's Empiricism, University of Minnesota Press, Minneapolis 1930. L'influsso newtoniano, riconosciuto da N. KEMP SMITH, The Philo-

sophy of David Hume: A Criticai Study of Its Origin and Centrai Doctrines, MacMillan, London 1941, in maniera blanda, è stato, a partire dalla metà degli anni settanta, oggetto di analisi più approfondite riassumibili in tre lettu,re principali. La prima punta a una minimizzazione delle fonti scientifiche in generale e a una valorizzazione delle fonti umanistiche, come in P. }ONES, Hume's Sentiments. Their Ciceronian and French Context, Edinburgh University Press, Edinburgh 1982. La seconda sottolinea il graduale abbandono della impostazione newtoniana nelle opere della maturità, come in J. NOXON, Hume's Philosophical Development, Cambridge University Press, Cambridge 1973. La terza punta a una più precisa contestualizzazione dell'eredità newtoniana, come in D. FORBES, Hume's Philosophical Politics, Cambridge University Press, Cambridge 1975. · 4 «E sebbene dobbiamo tentare di rendere tutti· i nostri principi quanto più possibile universali, risalendo dai nostri esperimenti al massimo grado di. gel1eralità, e spiegando tutti gli effetti con semplicissime e pochissime cause, è tuttavia certo che non possiamo andare al di là dell'esperienza; e che qualunque ipotesi pretendesse di scoprire le qualità ultime e originarie della natura umana dovrebbe subito essere rifiutata perché presuntuosa e chimerica» (T.Intro.8). Si veda NEWTON, Principia, L. III, «Regole del filosofare», Regola I, o del 'rasoio di Occam': «Delle cose naturali non debbono essere ammesse cause più numerose di quelle che sono vere e bastano a spiegare i fenomeni»; Regola II: «Perciò, finché può essere fatto, le medesime cause vanno assegna-

LA MENTE

23

'natura umana', come aveva già affermato Newton5, deve escludere ipotesi e congetture, .cioè tutto ciò che non sia derivato da fenomeni o da argomentazione induttiva:«[ ... ] l'unica base solida per la scienza dell'uomo deve essere l'esperienza e l'osservazione» (T. Intro.7). E l'unica via da percorrere è il metodo sperimentale che, come è chiaramente detto nella· seconda Enquiry (EM.1.138), «deduce le massime generali dal confronto di casi particolari», in diretta opposizione con l'altro metodo che, partendo da «un principio generale astratto», stabilito prima, da cui derivano inferenze e conclusioni, «può essere più perfetto in sé, ma è meno. adatto alle imperfezioni della natura umana», imperfezioni che sono invece spiegabili · con la 'nuova' scienza dell'uomo.· «La filosofia morale in verità ha un particolare svantaggio non riscontrabile nella filosofia naturale. Nel mettere insieme i suoi esperimenti la filosofia morale non può intenzionalmente indirizzarli a uno scopo per rispondere alle difficoltà incontrate. Quando non sono certo degli effetti di un corpo su un altro in una particolare situazione, debbo solo porre quei corpi in quella situazione e osservare i risultati che ne derivano. Ma se con lo stesso metodo provassi a chiarire qualche dubbio in filosofia morale, ponendomi nella stessa situazione oggetto della mia analisi, è evidente che questa riflessione e preordinazione disturberebbero le operazioni dei miei principi nàturali, tanto da rendere impossibile derivare dai fenomeni una conclusione corretta» (Intro.10). te a effetti naturali dello stesso genere»; Regola III: «Le qualità dei corpi che non possono essere aumentate e diminuite, e quelle che appartengono a tutti i corpi sui quali è possibile impiantare esperimenti, devono essere ritenute qualità di tutti i corpi» (le qualità sono l'estensione, la durezza, l'impenetrabilità, la mobilità, e la gravitazione se la si potesse sperimentare sempre); Regola IV: «Nella filosofia sperimentale, le proposizioni ricavate per induzione dai fenomeni, devono, nonostante le ipotesi contrarie, essere considerate vere o rigorosamente o quanto più possibile, finché non interverranno altri fenomeni, mediante i quali o sono rese più esatte o vengono assoggettate a eccezioni» (trad. it pp. 609-13). 5 Cfr. la Regola v newtoniana, non presente nei Principia: «Devono essere considerate ipotesi tutte le cose che non derivano dagli oggetti stessi o attraverso i sensi esterni, o attraverso la sensazione dei pensieri interni».

24

·GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

In filosofia naturale, cioè in fisica, e in filosofia morale, cioè nella scienza della natura umana, il metodo sperimehtale è l'unica strada da percorrere per evitare 3\ Se si ammette, dice Hume, che i diversi colori producano idee distinte e indipendenti, si dovrà ugualmente ammettere che le diverse sfumature di uno stesso colore producano idee distinte e indipendenti. Se lo si negasse si incorrerebbe nell'assurdo di una «gradazione continua» in cui gli estremi si toccano. Ebbene una persona che abbia goduto della vista per trent'anni e a cui siano perfettamente familiari colori di ogni genere, tranne una particolare sfumatura di blu, con cui non ha mai avuto la fortuna di imbattersi, è in grado di supplire a tale deficienza attraverso la facoltà dell'immaginazione, pro· ducendo l'idea di quella particolare sfumatura, «anche se non gli è mai stata trasmessa dai suoi sensi» (T.1.1.1.10). [;idea (come risulterà meglio dall'analisi della immaginazione) non è

né un prodotto logico o proposizionale, né un'immagine. Con questa argomentazione Hume infrange la regola generale del copy principle: è l'idea di quella particolare sfumatura di blu a produrre l'impressione corrispondente,. non viceversa (l'idea causata dall'impressione). L'immaginazione qui è in grado di formarsi una percezione (il colore blu) selezionata e adattata, operazione che non potrebbe mai fare su dati logici, o su immagini che risultano essere fisse e immodificabili. Hume qui prevede che la mente possa: (a) selezionare una percezione intermedia tra due impressioni non-contigue, (b) riposizionare e rimescolare il colore blu. Il risultato è quello di riempire il vuoto nella sequenza interrotta delle gradazioni di colore. (Mass.) 1978, tra d. it. Brainstorms. Saggi filoso/idsulla mente e la psicologia, Adelphi, Milano 1991, p. 461 H Per un punto di vista diverso da quello qui proposto si veda: T.M. LENNON, Hume's Ontologica! Ambivalence and the Missing Shade o/ Blue, in S. TWEYMAN (a cura di), Dav1d Hume Criticai Assessments, cit., voi. 1, pp. 198-206.

40

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

Due cose sono da notare in questo discorso humiano. La prima è che la percezione del colore blu si presenta alla mente in base alla sequenza impressione-idea-impressione-impressione ecc.z cònfermando la natura della percezione humiana: interferenza, correzione, integrazione tra i materiali della mente, cioè commistione, senza discontinuità, o differenze di livello o qualitative, di impressioni e idee. Una commistione realizzata senza alcun intervento di natura logica o razionale. La seconda è che il processo previsto da Hume sembra oggi suffragato dalle neuroscienze nelle analisi sulla visione: ad esempio, i gap della visione dovuti a occultamento di parti della scena osservata non impediscono la percezione globale della scena nei neonati, cioè in soggetti che non hanno ancora acquisito capacità logico-linguistiche34. A ben guardare, quindi, le limitazioni e i casi contrari addotti da Hume al copy principle permettono di vedere meglio i punti originali e innovativi introdotti nell'analisi della percezione: capacità sensibili e mentali di scomposizione, commistione, riposizionamento e ricategorizzazione dei percetti. Come dire che il mondo non è un catalogo di cose (colori, suoni, sapori), che i sensi non sono strumenti passivi, o meccanica interfaccia mondo-mente, e che la mente non è lo specchio del mondoJ5. Al contrario, il mondo è un insieme in continuo cambiamènto ed evoluzione, i sensi, periferia del sistema percettivo, sono essi stessi «appropriati criteria di verità e falsità» (EU.12.1.117), la mente è un sistema di selezione e adattamento ai fenomeni del mondo. La percezzone pertanto è

34 Cfr. P.G. KELLMANN e E.S. SPELKE, Perception o/ Partly Occluded Objects in Infancy, in «Cognitive Psycology», 15, 1983, pp. 483-524, J5 Cft C. DARWIN, Notebook M 117: «È singolare che quando si guarda a

una tavola apparecchiata si abbia la vaga idea che qualcosa manchi, e quando si comincia a mangiare ci sì accorge che inanca il burro o il sale. La realtà non somiglia al quadro della mia mente, ma non si smette di ragionare su cosa dovrebbe esserci e scoprire cosa manchi» (p. 548). Per la discussione di uno «scenario alternativo)> alla teoria rappresentazionale della realtà dr. S. TAGLIAGAMBE, Epistemologia del confine, Il Saggiatore, Milano 1997; i sistemi autonomi «non si rappresentano il mondo come qualcosa di dotato di proprietà prestabilite, ma "producono" un inondo come drnninio inscindibile dalla loro organizzazione incorporata e dalle diverse e mutevoli strutture in cui essa si articola;) (p. 68).

LAMENTE

41

un'attività dinamica di elaborazione e ricostruzione che, nel suo adattarsi al mondo circostante, coinvolge sensazione e ideazione. Questo mutamento di prospettiva innova la tradizione empiristica e, lasciandosi alle spalle Bacone e Locke36, costituirà una severa remora per l'apriorismo trascendentalista di Kant. Hume infatti rimodella la facoltà della memoria e introduce una nuova facoltà mentale capace di scomporre, combinare e ricategorizzare i petcetti. La memoria non sarà più ciò che era sempre stata, e la nuova facoltà, facoltà terza tra sensi e ragione, sarà l'immaginazione, in grado di 'vedere' oltre i sensi, senza riflessione, ragionamento o tavole di categorie a priori'.

3. LE FACOLTÀ DELLA MENTE: MEMORIA E IMMAGINAZIONE Per poter «spiegare la natura e i principi della mente umana», Hume decide di «capovolgere il metodo che a prima vista sembra più naturàle» (T. 1.1.2.1). Parte perciò dall'esame delle idee e rinvia al Libro II («Sulle passioni») la trattazione delle impressioni. Le impressioni sono di due specie, di sensazione e di riflessione. Le prime colpiscono i nostri sensi (come le sensazioni di caldo, di freddo, di piacere, di dolore ecc.) lasciando tracce nella mente (idee di caldo, di freddo, di piacere, di dolore ecc.) anche dopo che sono venute a cessare. Le idee (di piacere e dolore, per esempio), tornando alla mente, danno origine a nuove impressioni (di desiderio e avversione, per esempio), che Hume chiama impressioni di riflessione, cioè tutte le passioni, i desideri e le emozioni.

36 Nella History ofEngland la critica a Bacone sarà esplicita: Bacone «fu di gran lunga inferiore al suo contemporaneo Galileo, e forse anche a Keplero. Bacone indicò da lontano la strada verso la vera filosofia, Galileo non solo la indicò agli altri, ma egli stesso le fece fare un considerevole progresso. :L'ingle- . se era ignorante di geometria, il fiorentino rese viva quella scienza, eccelse in essa e fu il primo ad applicarla alla filosofia naturale, attraverso l'esperimento. Il primo rifiutò, con il più .positivo sdegno, il sistema di Copernico, il secondo lo rafforzò con nuove prove derivate dalla ragione e dai sensi», cfr. The History of England (1754-62), a cura di WB. Todd, Liberty Fund, Indianapolis 1983, voi. 6, «Appendice·al regno di Giacomo l», p. 153. Le critiche a Locke sono rintracciabili in tutto il Treatise e saranno segnalate di volta in. volta.

42

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

Là spiegazione genetica di Hume prevede quindi: impressioni di sensazione, idee, impressioni di riflessione. Scegliendo di lasciare fuori le impressioni di sensazione, Hume deve far precedere la spiegazione delle idee a quella delle impressioni di riflessione in quanto le prime sono causa delle seconde (passioni ed emozioni, che sono gli effetti delle idee). L'analisi delle idee pertanto dovrà permettere la comprensione sia dei processi cognitivi della mente sia dei processi passionali che determinano i comportamenti etici e politici degli uomini in società. Hume tuttavia introduce elementi innovativi tali che riesce difficile parlare per il Libro I del Trattato di una «teoria delle idee»>7. La spiegazione dei processi conoscitivi si presenta infatti come una mistura naturale-adattativa di impressioni e idee, mistura che rende possibile l'alternativa a una mente logicista, da un lato, e intuitiva dall'altro. Una prova di tale mistura è data proprio dall'analisi delle facoltà della mente: memoria e immaginazione. Geneticamente dipendente dall'impressione, l'idea può presentarsi alla mente in due differenti modalità che rinviano alle due facoltà della memoria e dell'immaginazione. L'idea infatti, quando fa la sua apparizione nella mente: «[ ... ] o mantiene un grado considerevole della precedente vivacità ed è in un certo senso un intermedio tra un'impressione e un'idea; o perde interamente quella vivacità ed è una perfetta idea. La facoltà con cui noi ripetiamo le nostre impressioni nel primo modo è chiamata MEMORIA, l'altra IMMAGINAZIONE» (T.1.1.3.1, corsivo mio).

La facoltà della memoria ha a che fare con idee che, essendo intermedie tra ·impressioni e idee, sono di natura mista ed eterogenea. Dipingendo «gli oggetti con colori più forti», la memoria presenta infatti idee «più vive e forti» di quelle dell'immaginazione, dove la «percezione è debole e ~enue e non può essere mantenuta a lungo stabile e uniforme dalla mente, . seriza difficoltà» (T.1.1.3.1). 37 Questa interpretazione è largamente presente nel filone logicista del neo-empirismo del XX secolo.

LA MENTE

43

La caratterizzazione delle due facoltà della mente e dei materiali che vi transitano è estremamente significativa. Se i materiali. della memoria sono un ibrido di impressioni e idee, allora la facoltà stes~ sa della memoria sarà un ibrido di sensazione e ideazione. E se i materiali dell'immaginazione difficilmente si mantengono stabili'e uniformi, allora la facoltà dell'immaginazione sarà qualcosa di diverso dal puro calcolo logico razionalista, o dalla forma pura discorsiva (formalismo kantianoJB), ·o dalle immagini della fantasia. La memoria si caratterizza perciò come una facoltà più sensibi,ie che cogitativa, mentre rirnrnaginazione è lontana dalle modalità rigorose e ordinatrici dell'intelletto puro, come avverrà in Kant>9, anche se i suoi prodotti non vanno confusi con le immagini della fantasia. La memoria permette di mantenere la· vitalità delle impressioni dentro le idee, come un deposito vivo a c].tl l'immaginazione attinge nel processo cognitivo40, deposito cli esperienze sedimentate, del tutto diverso da un asettico archivio · di informazioni morte. La misura dello scambio tra memoria e immaginazione rappresenterà pertanto la misura di quanta vita, quanta sensibilità, quanta realtà il processo humiano di conoscenza .sarà in grado di mantenere. Lo scambio tra memoria e immaginazione, nel modello proposto da Hume, avrà infatti conseguenze decisive in due atti fondamentali del processo cognitivo: attribuzione di realtà alle idee, e credenza in una selezione di idee: 38 KANT, KRV, «Logica», lntro.l: «[. .. ] in quanto logica generale, essa astrae da ogni contenuto della conoscenza [ ... ] non trattando che della semplice forma del pensiero» (trad. it. p. 127); perciò, «la conoscenza di ogni intelletto [. .. ] è una conoscenza per concetti, non intuitiva ma discorsiva» (> (T. Appendice, 4). E allora, la credenza causata dal custom, che è il 'principio regolatore' dei nostri pensieri, una volta fissata diventa un 'principio di àzione' capace di mettere in moto le nostre passioni e il nostro agire. Quindi, se il custom è il principio regolatore della mente, il belief è il principio ·di azione della mente. L'efficacia della credenza sulla mente, la sua capacità di mettere in moto pensieri, passioni,' azioni, la sua affinità con · la volontà e il desiderio, rendono la credenza il punto di snodo tra pensare e agire, riflessione e azione.

LA NATIJRA DELLA CAUSALITÀ

131

TAVOLAl

Relazioni filosofiche (1.1.5)

Relazioni filosofiche (1.3.1)

1. Somiglianza Nessuna relazione può esistere senza qualche grado di somiglianza, ma non sempre questa produce una connessione (es. una qualità molto comune o generale).

.1. Somiglianza «colpisce gli occhi o piuttosto la mente e raramente richiede un secondo esame»

2. Identità

2. Identità .. Identico a sé, cioè che continua a essere lo stesso nonostante le interrotte percezioni.

Oggetti costanti e immutabili

3. Spazio e tempo Distante/contiguo, sopra/sotto, prima/dopo

3. Relazione di spazio e tempo Contig~ità/distanza

4. Quantità o numero «tutti gli oggetti che ammettono una quantità o un numero possono essere confrontati in base a queste caratteristiche»

4. Proporzioni di quantità o nu-

mero Relaz. 'intuitiva' per piccole quantità (2+3=5) Relaz. 'artificiale' per grandi quantità (3670+9456=13126)

5. Gradi di qualità

5. Gradi di qualità

es.: due tonalità di colore

es.: colore, sapore, caldo, freddo

6. Contrarietà

6. Contrarietà

es.: esistenza e non-esistenza

es.: esistenza e non-esistenza, relaziòni incompatibili e contrarie

7. Causa o effetto Relazione filosofica e naturale

7. Causazione

132

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

TAVOLA2

A. RELAZIONI «FILOSOFICHE» Volontarie-arbitrarie o per «comparazione»:

J

4 Relazioni di idee: 1. *Somiglianza 2, Contrarietà

R invariabili

intuizione

3. Gradi di qualità

.4. Proporzioni di quantità

J

dimostrazione

J

3 Relazioni di fatto: 5. Identità

esercizio passivo

J

6. *Contiguità spazio/tempo

dd pensiero

esercizio attivo del pensiero

7. *Causazione

Conoscenza

dipendenti

e

dalle 'idee'

Certezza

R. invariabili dipendenti

Conoscenza

dagli

Sperimentale e

'accidenti' (es. ordine e

Probabilità

posizione del pensiero)

* Relazioni anche naturali B. RELAZIONI «NATURALI» Involontarie-naturali o per «associazione» 1. Somiglianza 2. Contiguità spazio/tempo 3. Causazione e ragionamento morale

J

un'idea ne introduce un'altra

naturalmente, es.: magnetismo, grnvità

segreto legame

V I DUE SISTEMI DI REALTÀ «Queste impressioni o i'dee della memoria le disponiamo in un sistema che comprende tutto ciò che ricordiamo sia stato presente alla nostra percezione interna o ai nostri sensi. Solitamente chiamiamo realtà (reality) ogni particolare di questo sistema congiunto alle impressioni presenti. Ma Ja mente non si ferma qui. E, poiché scopre che insieme a questo sistema di percezioni ce n'è un altro connesso da] costume, cioè dalla relazione di causa ed effetto [. .. ] da cui la mente è determinata senza che possa operare il minimo cambiamento, dispone le idee in un nuovo sistema a cui attribuisce con pari dignità titolo di realtà (realities). Il primo di questi sistemi è oggetto della memoria e dei sensi, il secondo del giudizio» (T.1.3.9.3).

La svolta nell'analisi della causazione è determinata dalle sezioni 8, 9, 10, dove Hume passa dalla descrizione del fenomeno della causazione a quella che ho chiamato meta-analisi della causazione. Volgendosi indietro infatti, Hume procede a un esame dell'insieme del processo causale, alla ricerca delle «cause», degli «effetti», delle «influenze» del ragionamento di causa, per poi passare, nelle sezioni 11, 12, 13, all'analisi delle «conseguenze» del «sistema» dei principi a cui è pervenuto. Tutta la discussione lo porta a individuare nel «costume mentale» le cause, nelle «credenze» gli effetti, nelle «azioni» le influenze, e nei «gradi di evidenza o probabilità» le conseguenze dei principi stabiliti. Il percorso seguito da Hume ha perciò un'evidente forma causale: [C (custom)] ~ [E (believing)] ~ [I > (T.1.3.9.12). Quale la ragione di tale fenomeno? La testimonianza, dice Hume, opera in modo «diretto e immediato», il nesi;o costumario al contrario, agisce in modo «indiretto e lento». Nel costume cioè Hume vede, oltre l'aspetto 'temporale' che lo fa agire nel tempo insenstble and by degree, un altro aspetto 'modale' che lo fa agire in an oblique manner. n fatto che le associazioni. di somiglianza e contiguità agiscano in modo immediato e diretto e, al contrario, quelle costumarie in modo impercettibile, graduale, lento, e obliquo, fa sì che l'immediatezza delle prime possa produrre effetti superiori sulla mente. Si può facilmente vedere, dice Hume, che la credenza si rafforza in presenza della somiglianza o della contiguità, e; al contrario, diminuisce o sì distrugge in loro assenza (T.1.3.9.13). L'esempio addotto, oltre che perspicuo, è polemico e sarcastico nei confronti della religione. Hume dice che,

156

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

nonostante l'uso grandioso dell' eloquenz;'I e delle metafore da parte dei teologi, «sono rari coloro che credono nell'immortalità dell'anima26, cort quel vero e fermo giudizio che segue dalle testimonianze di viaggiatori e storici» (T.1.3.9.14). La riluttanza a credere nello stato futuro deriva proprio. dalla debolezza della somiglianza con lo stato presente. Somiglianza e contiguità rafforzano la credenza, mentre col solo legame costumario il passaggio alla credenza è più faticoso,-perché il custom è indiretto, graduale, obliquo. Per questo secondo aspetto quindi, la bilancia del belief sembra pendere -dalla parte contraria a quella del custom. Per quanto riguarda (c), cioè gli effetti accidentali o necessari prodotti, Hume fa il seguente discorso. Nel sistema di realtà derivato da sensi e memoria gli oggetti sono «fluttuanti e incerti» (T.1.3.9.6), mentre, nel sistema di realtà· derivato dal giudizio, gli oggetti sono «fissi e inalterabili» (T.1.3.9.7). La conseguenza è che, mentre nel primo sistema di realtà, quello derivato dai sensi e dalla memoria, a causa dei legami fluttuanti e incerti, «non c'è necessità per la mente di attribuire somiglianza e contiguità agli oggetti» (T.1.3 .9.6), nel secondo sistema d_erivato dal giudizio, >, Hume riprende alla lettera, con appena qualche omissione, i §§ 3 e 4 della sezione «Libertà e necessità»

(T.2.3.1).

210

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

i propri pensieri e i propri sentimenti. [ ... ] possiamo quindi concludere con certezza che il movimento può essere e veramente è la causa del pensiero e della percezione» (T.1.4.5.30). Le operazioni del corpo interagiscono strettamente con il pensiero, causano pensiero, riflessioni,· passioni.. I movimenti corporei danno origine e motivo a ogni genere di processo cognitivo. Perciò, la mente, interagendo con il corpo, 'segue' le operazioni del corpo. Questa derivazione materialistica delle attività mentali è il perno su cui ruota la derivazione della volontà dalle azioni del corpo e della mente. Senza la riduzione dell'anima e del pensiero a movimenti e disposizioni del corpo, il capovolgimento della volontà da causa a effetto non sarebbe possibile2B. Questo punto di vista ostico è certamente derivato dalla linea che da Democrito ed Epicuro, attraverso Diogene Laerzio e Lucrezio, sfocia nell'atomismo del giovane Newton. Il contesto culturale in cui Hume matura questa posizione è quello anti-cartesiano di libertini, radicali e liberi pensatori il cui obiettivo è «l'eliminazione della Causa prima e l'identificazione della forza attiva con la materia»29. Il materialismo dei Lumi e quello di Diderot, ha probabilmente in questo obiettivo la sua principale ragione, la stessa per cui Hume, nei postumi Dialogues, a confutazione di ogni trascendenza metafisica o divina, prende la strada materialistica3o. 28 Per un agile quadro del problema del rapporto tra critica della religione e materialismo cfr. A. MINERBI BELGRADO, Materialismo e origine della religione ~el '700, Sansoni, Firenze 1977. 29 Cfr. P. CASINI, Newton, D1derot, et la vulgate del l' atomisme, in «Dixhuitième siècle», n. 24, 1992, pp. 29-37: «L'auteur des Principia, malgré la sincérité de ses croyances religieuses, a nourri tout un courant du matérialisme, dont Diderot s'est inspiré. L'un et l'autre ont puisé certains de leurs principes dans la vulgate del l'atomisme» (p. 36-7). 30 Per una più precisa contestualizzazione del materialismo del XVIII secolo cfr. J.W: YOLTON, Thinking Matter. Materialism in Eighteenth Century Britain, Blackwell, Oxford 1984: la posizione di Hume è certamente influenzata dal dibattito tra_materialisti e immaterialisti (p. 52). Hume vede che «le difficoltà dei materialisti sono le stesse degli immaterialisti» (p. 57) ed è probabile che le sue oscillazioni verso il materialismo siano sempre determinate dalla sua critica alla religione. Perciò: «Se egli fosse più incline verso i materia-

IL PIACERE DELLA SOCIETÀ

211

La derivazione del pensiero dal corpo e dal movimento è accompagnata in Hume da un'altra operazione difficile da accettare. La natura e l'efficacia delle attività del pensiero, dice Hume, non è in nulla superiore a quella dei corpi: «se attivo è soltanto ciò che mostra un potere il pensiero non è in nulla più attivo della materia» (T.l.4.5.31). La volontà, cioè il 'potere del pensiero', non è per nessun rispetto superiore al 'potere della materia', dato che le attività del pensiero, i suoi movimenti e le sue operazioni, non superano le attività della materia. Le cosiddette 'energie' del pensiero non sono perciò né dissimili, né superiori alle 'energie' della materia. Questa naturalizzazione della mente, cioè la sua contiguità con il corpo, con gli oggetti materiali, e con l'azione, porta a delle conseguenze importanti. Se la costante unione degli oggetti dà luogo a un'inferenza causàle, allora, dice Hume, si può ipotizzare che anche negli atti della mente e nelle azioni umane ci possa essere una «costante unione dei nostri motivi, caratteri e circostanze». Inoltre, se l'idea di necessità che si percepisce nei nessi causali non è altro che un'impressione della mente, una «determinazione della mente» a passare dal1' antecedente al conseguente, derivata dalla osservazione ex post dell'unione costante, allora la volontà, impressione internaJl ex post, può essere nelle azioni umane qualcosa di analogo all'impressione di necessità derivata dai nessi causali esterni. Quindi, come nei nessi causali l'uniformità degli atti di inferenza passati dà luogo all'idea di necessità, così l'uniformità del legame tra motivazioni, carattere e circostanze dà luogo all'idea di volontà. Il determinismo è ancora una volta ricerca di regolarità e uniformità. E, la volontà e la necessità, derivate anlisti non è del tutto chiaro)) (p. 58). Cfr. anche il cap. 4 sullo spazio e l'estensione. Sulla preminenza di Bayle tra le fonti di Hume relative alla critica dell'immaterialità dell'anima cfr. G. PAGANINI, Hume e Bayle: conjonction locale et immatérialité de l'ame, in De l'Humanisme aux Lumières, Bayle et le protestantisme, Universitas Paris, Voltaire Foundation, Oxford 1996, pp. 701-13. 31 Sulla volontà come impressione interna cfr. P.S: ARDAL, Passion and Value in Hume's Treatise, cit., p. 81; I. DILMAN, Reason, Passion and the Will, ln «Philosophy>), 59, 1984, pp. 185-204.

212

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

cora una volta dall'inferenza causale, sono semplici impressioni di riflessione. Un'ulteriore complessità del discorso viene introdotta da Hume con l'estensione dell'analogia dalla materia al corpo, alla mente, alla condotta, e perfino alla società. I mutamenti dei nostri corpi dall'infanzia alla tarda età, dice Hume, sono forse più regolari e certi di quelli della nostra mente e della nostra condotta? E chi s~ aspetta che un bambino di quattro anni possa pesare trecento libbre non è ridicolo quanto chi si aspetta che lo stesso bambino possa fare ragionamenti filosofici o possa agire con prudenza e riflessione? (T.2.3.1.7). Ragionamento, prudenza e riflessione sono perciò determinati dalla stessa regolarità della crescita corporea. E ancora, se la «coesione delle parti della materia» è dovuta a principi naturali necessari, possiamo vedere la stessa coesione nella «società umana», anzi in questo caso essa è più evidente perché, «non solo osserviamo che gli esseri umani cercano sempre la società, ma possiamo anche spiegare i principi su cui questa inclinazione è fondata» (T.2 .3 .1.8). «Come nelle operazioni del sole e del clima, nelle azioni umane c'è un corso generale della natura: vi sono caratteri peculiari alle differenti nazioni o a particolari persone, e caratteri comuni al genere umano. La conoscenza di questi caratteri si fonda sull'osservazione dell'uniformità delle azioni prodotte, ed è proprio questa uniformità che costituisce la vera essenza della necessità» (T.2.3.1.10). Se fa necessità fisica è l'impressione della mente che percepisce l'unione costante tra oggetti, fa necessità delle azioni umane è allora l'osservazione dell'uniformità della condotta. L'osservazione della regolarità del legame tra le azioni, i caratteri, e le circostanze dell'agire porta a infetenza dell'uniformità nella condotta umana e questa all'idea di necessità. La necessità perciò è la scoperta dell'uniformitàJZ. Questa è ana32 Come è detto nel Libro I: «[. .. ) alla fine risulterà che la connessione necessaria si fonda sull'inferenza, e non l'inferenza sulla connessione necessaria» (T.U.6.3).

IL PIACERE DELLA SOCIETÀ

213

Ioga alla regolarità delle leggi che deriviamo dalla coesione della materia e, quindi, associazione e coesione della società sono analoghe alla coesione dei corpi e degli oggetti. Quindi, come per la causazione, l'uniformità delle azioni umane si risolve nell'osservazione di una «unione costante» produttiva di un' «inferenza» della mente, l'inferenza di «necessità». Perciò, tutta la questione del libero arbitrio, come Hume sottolinea nel1'Abstract3.3, deve essere posta in termini causali, di relazioni di causa e effetto, cioè di unione costante e inferenza della mente. Dalla materia al corpo, alla mente, alla condotta, alla società, tutto è regolato da rapporti di causa ed effetto che, se uniformi, danno luogo a inferenze di necessità. «Gli uomini non possono vivere senza società e non possono associarsi senza governo. Il governo mette in atto la divisione proprietaria e rende stabili i differenti ranghi. Questo produce industria, commercio, manifattura, contenzioso legale, guerre, leghe, alleanze, viaggi di terra e di mare, città, flotte, porti, e tutte quelle altre azioni e cose che producono tanta diversità e allo .stesso tempo conservano tanta uniformità nella vita umana» (T.2.3.1.9, corsivi miei). L'estensione delle leggi causali della materia a quelle del corpo, della mente, delle azioni e della società è una chiara coriseguenza dell'occhio neutro dell'anatomista sperimentale di cui Hume ha più voltè dichiarato di servirsi in contrapposizione ai metodi ipotetici. Ma, applicato qui, produce le conseguenze più rilevanti .e controcorrente. Ì nessi causali nella condotta umana, e nell'organizzazione sociale che discende da quella condotta, producono sia uniformità che varietà, .producono cioè conseguenze necessarie all'interno delle quali sono tuttavia rintracciabili le diversità. Quindi, la diversità è dentro l'uniformità necessaria. Le differenziazioni infatti derivano da strutture 33 Cfr. ·l'Abstract: «[Hume] pone le basi della sua dottrina su ciò che ha detto riguardo alla causa e all'effetto [ .... ] ci sono.due·particolari coJJ.dizioni che riteniamo. essenziali per la necessità, cioè l'unione costante e l'inferenza della mente, e, dovunque scopriamo queste condizioni, dobbiamo riconosce· re una necessità» (A.65).

214

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

causali, sono cioè modificazioni regolari e irregolari della struttura, dentro la struttura. Proprio come il mondo ·materiale non potrebbe sussistere senza un ordine della materia, la società non ·può sussistere nel totale disordine. L'uniformità e la diversità delle forme sociali sono costanti del modello esplicitato chiaramente da Hume nei Dialogues. L'ordine degli essèri naturali è >-31, elimina dal gioco ogni favola native. E qui, in questa analisi, troviamo i primi germi di quella teoria della divisione del lavoro che tanto renderà famoso l'amico stoico Adam Smith32, Quando gli individui, dice Hume, lavorano «separatamente e per sé soli» la loro forza è minima, il loro «lavoro non raggiunge mai la perfezione in qualche particolare arte», e i loro successi sono precari e soggetti al fallimento. «La società provvede un rimedio a questi tre svantaggi. Con l'unione delle forze il nostro potere aumenta, con la divisione dei compiti la nostra abilità è incrementata, e con l'aiuto reciproco siamo meno esposti al caso e agli accidenti. Per questa forza, abilità, e sicurezza, addizionali, la società diventa vantaggiosa» (TJ.2.2.3) .. Jl Il giudizio è in N. MERKER, Il sangue e la terrq, Editori riuniti, Roma 2001, p. 26. Hi.une è antinativista perché contrario all'origine «native» della società come prospettata da Rousseau; e antinaturalista perché contrario alle derivazioni dell'origine della società da fattori puramente fisici quali il clima, come awiene in Montesquieu 0748). Per una posizione diversa cfr. L. COLLETTI, Rousseau critico della società civile, in Ideologia e società, Laterza, Roma-Bari 1969: lo stato di natura «non è per.lui una condizione 'morale', ma uno stato di innocenza, una condizione semplicemente animale, ancora al di là della distinzione tra bene e male» (p. 205); «Rousseau non è né un primitivist né un mistico che cerchi di sfuggire alla storia in una sorta di Weltall senza tempo» (p. 210). 32 Cfr. A. SMITH, Whealth. Tuttavia sulla divisione dellavoro, A. FERGUSON, Essay, anticiperà di qualche anno, anche se in forma ancora primitiva, la splendida trattazione di Smith. Per un confronto Hume-Smith si veda D.D. RAPHAEL Hume and Smith on Justice and Uttlity, in «Proceedings of the Aristotelian Society>>, 1972-3, pp. 87-103; G. PRETI, Alle origini dell'etica contemporanea. Adamo Smith, Laterza, Bari 1957, ristampa La Nuova Italia, Firenze 1977.

258

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

La società perciò è· il rimedio alle debolezze umane ed è vantaggiosa per gli individui, ma è anche il fattore primo dell'incremento della ricchezza, delle abilità e· della sicurezza del complesso dei suoi membriJJ. Anche qui, però, non c'è alcuna forma di patto. L'evoluzione verso la società è graduale: dal primo e originario principio di società, «il naturale appetito tra i sessi», si forma un «principio di unione» familiare che, ancora attraverso abiti-e costumi che agiscono sulle menti, rendono gli uomini «consapevoli del vantaggio» che possono ottenere dalla società e gradualmente li rendono «adatti» ad ess;:i, smussando ogni affezione indocile (T..3.2.2.4). Ancora una volta le specifiche caratteristiche indocili della specie,· in società; evolvono e si trasm"utano in vantaggi, non attraverso patti, contratti o diritti di natura, bensì attraverso un processo di adattamento nel tem" po, attraverso abiti e costumi. Hume, sulla sda di Butler, vede negli esseri umani una disposizione mista per le affezioni benevole ed egoistiche>4. Vi sono aspetti quindi, che impediscono 1'associazione: la socievolezza non è connaturata all'uomo, né è pacificamente progressiva. E qui la critica è rivolta a Hutcheson35 che, in ambiente scozzese, sulla scia di Pufendorf36, aveva presentato lo stato di natura come uno stato di pace e aveva contrapposto all'insocievolezza hobbesiana la socievolezza e la benevolenza. Ma anche il quadro insocievole presentato da Hobbes, già oggetto di critica da parte di Pufendorf e Locke>7, sembra a Hu33 Per una discussione di questì temi in un confronto tra Mandeville, Rousseau, Kant e Smith, cfr. L COLLETTI, Mandeville, Rousseau e Smith, in Ideologia e società, Laterza, Roma-Bari 1969, pp. 263-92: «L .. ] la civiltà è produzione e commercio; la destrezza tecnica, l'iniziativa individuale e lo spirito di competizione sono le gambe su cui cammina 'l'incivilimento' umano» (p. 276). 34 Su questa strada Hume sarà seguito da A. F'ERGUSON, Essay: l'uomo presenta «una disposizione mista per l'amicizia e l'inimicizia» (trad. it. p. 5). 35 In particolare cfr. F. HUTCHESON,A System o/Mora! Ph1losophy, Glasgow-London 1755. 36 Cfr. S. PUFENDORF, De iure naturae et gentium, Lund 1672. 37 Cfr. LOCKE, Two Treatises, 2.2.6: «Ma sebbene questo sia uno stato di libertà, t1Jttavia non è uno stato di licenza: sebbene in questo stato si abbia la libertà incontrollabile di disporre della propria persona e dei propri averi, tuttavia non si ha la libertà di distruggere né se stessi né qualsiasi creatura in

!.:INTERESSE ALLA GIUSTIZIA

259

me lontano dalla realtà «quanto le storie di mostri che si incontrano nelle favole e nei romanzi» (T.3.2.2.5). Per Hume quindi c'è una benevolenza limitata da fattori di disturbo chè a volte possono essere perfino contrari alla società. I possibili fattori di disturbo che Hume vede sono l'egoismo, il selfishness, e tre specie di beni di cui siamo possessori: i piaceri della mente, i vantaggi del corpo, e i beni acquisiti con il nostro lavoro38. Mentre possiamo pienamente disporre del primo bene, la mente, il secondo, quello del corpo, può·es&erci sottratto, seppure senza procurare vantaggio ad altri. Ma, per il terzo, cioè i nostri possedimenti, la condizione cambia: possono esserci sottratti senza essere minimamente lesi nella loro integrità, e possono facilmente passare di mano in mano. Perciò all'egoismo naturale dell'uomo bisogna aggiungere una situazione di instabilità e scarsezza delle proprietà individuali acquisite con l'incremento della ricchezza: sono questi i reali fattori di disturbo della società politica. Quale rimedio a questi inconvenienti? Il rimedio dice Hume non è nella natura incolta39. Nello stato selvaggio non c'è la nozione di torto, e d'altronde la giustizia non è un principio naturale: le nostre idee morali, naturali, incolte, aumentano la nostra parzialità più che ridurla. E allora, con una sottile argomentazione, Hume volge in vantaggio ciò che a prima vista proprio possesso, se non quando lo richieda un qualche uso più nobile, che quello della sua pura e semplice conservazione» (trad. it. p. 231). 38 Qui, sull'idea di proprietà, Hume segue ancora Locke: ognuno è proprietario esclusivo del proprio corpo e del frutto del proprio lavoro. Cfr. Two Treatises, 2.5.27: «Sebbene la terra e tutte lè creature inferiori siano comuni a tutti gli uomini, pure ognuno ha la proprietà della propria persona, alla· quale ha diritto nessuno altro che lui. Il lavoro del suo corpo e l'opera delle sue mani possiamo dire che sono propriamente suoi» (trad. it. p. 249); su Locke cfr. C.A VIANO, Il pensiero politico di Locke, Laterza, Roma 1997. 39 È la critica allo stato di natura di ROUSSEAU, Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini: «Tutti i filosofi che hanno esaminato i fondamenti della società hanno sentito il bisogno di risalire allo stato di natura, ma nessuno c'è arrivato. Gli uni non hanno esitato ad attribuire all'uomo in questo stato la nozione del giusto e dell'ingiusto, senza curarsi di mostrare che tale nozione doveva appartenergli» (trad. it. in Opere, vol. 1, p. 139).

260

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

sembra uno svantaggio: l'egoismo diretto a soddisfare meglio se stesso necessita di stabilità. «Il rimedio quindi non deriva dalla natura, ma dall'artificio, o, parlando più appropriatamente, la natura con il giudizio e con l'intelligenza prowede un rimedio a ciò che di irregolare e di svantaggioso c'è nelle affezioni» (T..3.2.2.9). Hume vede perciò una correzione del giudizio, derivata dalla natura stessa dell'intelligenza, un'auto-correzione. riflessiva, naturale-artificiale, del giudizio sulle passioni più svantaggiose, resasi necessaria non per conformarsi alla ragione pura e astratta, bensì solo per soddisfare meglio la passione. Il giudizio e l'intelligenza naturali producono l'artificio della giustizia al fine di rendere stabili quei beni, diventati, con lo sviluppò della società, >. Ma questa è solo la prima metà della storia mentale delle specie. Gli istinti sono abiti che con l'evoluzione diventano giudizi, e questa è la seconda metà della storia. «Se il giudizio permane, mentre la ragione è dimenticata, questo giudizio è coscienza o istinto»68, Il giudizio perciò, per Hume e per Darwin, è l'istinto formatosi da ragioni passate, dimenticate, assimilate nei costunù mentali delle specie animali, umane e non umane. Creati'vity, E.P. Dutton & Co., Inc., New York 1974; R.J. RlCHARDS, Darwin and the Emergence o/ Evolutionary Theories o/ Mind and Behavior, The University of Chicago Press, Chicago 1987; G. PANCALDI, Dari.vin in Italia, Il Mulinò, Bologna 1983; E. MAYR, Un lungo ragionamento, Genesi e sviluppo del pensiero darwiniano, Bollati Boringhieri, Torino 1994; A. LA VERGATA, L:equilibrio e la guerra della natura. Dalla teologia naturale al darwinismo, Morano, Napoli 1990; MA. Dr GREGORIO, TH. Huxley's Piace in Natural Science, New Haven, London 1984. 67 Cfr. Ethics and the limits o/ Philosophy, Fontana, London 1985, trad. it. !.} etica e i limiti della filosofia, Laterza, Roma-Bari 1989, p. 205. 68 C. DARWIN, Notebook M 61e, p. 533-4.

LA RAGIONE GRADUALE

313

«Nessuna verità sembra a me più evidente di quella che le bestie siano dotate di pensiero e di ragione69 al pari degli uomini [ ... ]la somiglianza tra le azioni degli animali e quelle umane è perciò completa[. .. ]» (T.1.3.16.1); «[ ... ]gli uomini non provano meraviglia per le operazioni della loro ragione, provano invece stupore per l'istinto degli animali che, non potendo ricondurre ai principi della ragione, non riescono a spiegare. Ma, a considerare bene la cosa, la ragione non è altro che un meraviglioso e inintelligibile isti'nto della nostra mente che ci guida verso una precisa sequenza di · idee» (T.1.3.16.9, corsivi miei).

Lo iato tra la mente animale e la mente umana è una finzione filosofica che la storia delle specie non ha mai conosciuto: gli istinti dell'ape soho straordinari quanto quelli dell'intelligenza ·umana (Notebook N 115e). E infatti, dice Darwin, «gli animali possono essere chiamati "creature di istinto" con qualche traccia di ragione, e gli uomini "creature di ragione", ma più appropriatamente dovrebbero essere chiamati "creature di abiti"»7o.

69 Cfr. TL. BEAUCHAMP, Hume on the Non Human Animai, in «Journsl ofMedicine and Philosophy», 1999, pp. 322-35. 10 Cfr. C. DARWIN, Notebook N 70, p. 583. Per una discussione di questo punto di vista cfr. J. RACHELS, Created /rom Animals: The Mora! Implications o/ Darwinism, Oxford University Press, Oxford 1990; C. ALLEN e M.

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BIBLIOGRAFIA

1. BIBLIOGRAFIA HUMIANA A. Opere di David Hume L'unica raccolta dei principali scritti di Hume è stata fino ad oggi quella a cura di T.H. Green e T.H. Grose, The Philosopht'cal Works o/ David Hume (in 4 voll., Longmans London 1874-75, reprint Scientia Verlag Aalen, Darmstadt 1964), del tutto insoddisfacente dal punto di vista editoriale, con centinaia di casi di parole omesse, aggiunte, modificate, di errori nella punteggiatura, nei caratteri maiuscoli e maiuscoletti, oltre a massicce modifiche e omissioni nelle citazioni in nota di Hume. È finalmente in corso di pubblicazione presso la Oxford University ·Press una edizione critica di tutte le opere filosofiche (esclusa quindi la History o/ England) nella serie «The Clarendon Edition of the Works of David Hume» a cura di T.L. Beauchamp, D.F. Norton e M.A. Stewart. Alla data attuale sono stati pubblicati il voi. 3: An Enquiry concerning Human Understanding, e il voi. 4: An Enquiry Concerm'ng the Prz'nàples o/ Morals. È imminente l'uscita dei voli. 1 e 2 contenenti A Treatise o/ Human Nature e An Abstract a cura di D.F Norton e M.J. Norton. ll Treatise e l'Abstract sòno tuttavia disponibili in una edizione per studenti, nella collana «Oxford Philosophical Text>> (OPT), sempre a cura di D.F. No1ton e M.J. Norton. Nell'elenco si riportano le prime edizioni delle opere di Hume e, in parentesi quadre, le edizioni di riferimento.

1739 A Treatise o/ Human Nature: Being an Attempt to Introduce the Experlmental Method o/ Reasoning into Moral Subjects (Anonimo) voi. 1, O/ the Understanding; voi. 2, O/ the Passions, J. Noon, London

318

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

1740 A Treatise o/ Human Nature: Being an Attempt to Introduce

the Experimental Method o/ Reasoning into Mora! Subjects (Anonimo) vol. 3, O/Morals, T. Longman, London 1740 [(A) Ed. by D.F. Norton and M.J. Norton, Oxford University Press, Oxford Philosophical Te.xts (OPT), Oxford 2000. Imminente è l'uscita dell'edizione critica a cura di D.F. Norton e M.J. Norton, in «The Clarendon Edition of the Works of David Hume», voll. 1-2; (B) Edited, with an Analytical Index, by LA. Selby-Bigge; Second Edition whith text revised and variant readings by P.H. Nidditch, Clarendon Press, Oxford 1978] 1740 An Abstract o/ a Book lately Published; Entituled, «A

Treatise o/ Human Nature, & c. Wherein the Chief Argument o/ thatBook is /artherillustrated and Explained» (Anonimo), C. Borb~t, London 1740

U.M. Keynes and P. Sraffa (ed.), An Abstract o/ A Treatise o/ Human Nature 1740: A Pamphlet hitherto Unknown by David Hume, Cambridge Un!versity Press, Cambridge 1938. Reprint, Hamden Conù. 1965] 1741 Essays, Mora! and Politica! (Anonimo), A. Kincaid, Edirtburgh 1 vol. di 15 saggi: 1. Of the Delicacy of Taste and Passion

2. O/ the Liberty o/the Press 3. Of Impudence andModesty (ritirato dopo il 17 60) 4. That Politics May Be Reduced to a Science 5. Of the First Principles o/G~vernment 6. O/ Love and Marriage (ritirato dopo il 17 60) · 7. Of the Study o/ H/story (ritirato dopo il 1760)

,.

8. O/ the Indipendency o/ Parliament 9. Whether British Government Inclines more to Absolute Monarchy or to a Republic 10. O/ Parties in Genera! 11. O/ the Parties o/ Great Britain 12. O/ Superstition and Enthusiasm 13. O/ Avarice (ritirato dopo il 1768)

BIBLIOGRAFIA HUMIANA

319

14. O/ the Dignity o/ Huinan Nature (dall'ediz. 1770 con il titolo: O/ the Dignity or Meanness o/ Human Nature) 15. O/Liberty andDespotism (d-all'ediz. 1758: O/CivilLzberty) (La maggior parte di questi saggi confluì nell'edizione del 1758: Essays, Mora/, Politica!, and Literary) [Ed. by E.F. Miller, Liberty Clam"c$, Indianapolis 1987] 1742 Essays, Mora! and Poli#cal (Anonimo) A. Kincaid, Edinburgh 2• ediz. dd vol. 1dd1741, e vol. 2 dinuovi 12 saggi: 1. O/ Essay Writing (ritirato dal 1748)

2. O/ Eloquence 3. O/ Mora! Prejudices (ritirato dal 17 48) 4. Of Middle Station o/ Ltfe (ritirato dal 1748) 5. O/ the Rise andProgress o/Arts and Sàences 6. The Epicurean 7. TheStoic 8. The Platonist 9. The Sceptic 10. O/ the Poligamy and Divorces 11. O/ Simplicity and Re/inement in Writing 12. A Character o/ Sir Robert Walpole (ritirato dal 1748) (La maggior parte di questi saggi confluì nell'edizione del 1758: Essays, Mora/, Politica/, and Literary) [Ed. by E.F. Miller, Liberty Clamcs, Indianapolis 1987] 1748 Three Essays MoralandPolitical: Never Be/ore Published A. Millar, London 1. O/ National Characters

2. O/ the Origina! Contrae! 3. Of the Passive Obedience (Confluiti nell'edizione del 1758: Essays, Mora/, Politica/,

and Literary) [Ed. by E.F. Miller, Liberty Classics, Indianapolis 1987]

.

320

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

1748 Essays, Moral and Politica!, A. Millar, London (3" ediz. del vol. 1, e 2• ediz. del vol. 2, contenente 26 saggi. I saggi 1, 3, 4 del 1742, O/ Essay Wnting, O/ Mora! Prejudù:es, O/ Mzddle Station o/ Li/e, sono sostituiti dai tre saggi del 1748; il saggio 12, A Character o/ Sir Robert Walpole, diventa una nota aggiunta alla fine del saggio 4 del 1741, That Poli~t"cs May Be

Reduced to a Science) [Ed. by E.F. Miller, Liberty Classics, IndianapoHs 1987] 1748 Philosophical Essays Concerning Human Understanding. By the Author o/ the Essays Mora! and Politica!, A. Millar, London, dal 1758 intitolati: An Enquiry Concernig Human

Understanding [(A) Ed. by T.L. Beauchamp, «The Clarendon Edition of the Works of David Hume», voi. 3, Oxford 2000; (B) Introduction and Analytical Index by L.A. Selby-Bigge; third edition with text revised and notes by P.H. Nidditch, · Clarendon Press Oxford 1975] 1751 An Enquiry Conceming the Principles o/ Morals, A. Millar, London (dall'edizione postruna del 1777 le due Ricerche compaiono con il titolo complessivo di Enquiries Concernz'ng

Human Understanding and Conceming the Pn'nciples o/Morals) [(A) Ed. by T.L. Beauchamp, «The Clarendon Edition of the Works of David Hume», voi. 4, Oxford 1998; (B) Introduction and Analytical Index by L.A. Selby-Big~e; third edition with text revised and notes by P.H. Nidditch, Clarendon Press Oxford 1975] 1751 Politica! Discourses, A. Donaldson, Edinburgh 1. O/ Commerce 2. O/Luxury (dal 1760: O/Refinement in the Arts)

3. O/Money 4. O/ Interest 5. O/ the Balance o/ Trade 6. O/ the Balance o/ Power

BIBLIOGRAFIA HUMIANA

321

7. O/Taxes 8. O/ Public Credit 9. Of Some Remarkable Customs 10. Of Populousness o/Ancient Nations 11. O/ the Protestant Succession 12. Idea of a Per/ect Commonwealth (Tutti i saggi confluirono nell'edizione del 1758, Essays, Mora4 Political and Literary) [Ed. by E.F. Miller, Liberty Classics, Indianapolis 1987]

1754 The History o/ Great Britain, vol. I. Containing the Reigns o/ ]ames I and Charles I Hamilton-Balfour-Neill, Edinburgh 1757 The History o/ Great Britain, val. II. Containing the History

o/ the Commonwealth, and the Reigns o/ Charles II and James II, A. Millar, London (i volL 1 e 2 confluirono nella History o/ England come voll. 5 e 6) . 1757 Pive Dissertations (stampate e subito ritirate). 1. Natural History o/ Religion (pubblicata 2. 3. 4.

5.

in Four Dissertatz'ons) Dissertation on the Passions (pubblicata m Four Dissertations) O/ Tragedy (pubblicata in Four Dissertations) Of Suicide (pubblicata postuma nel 1778) O/ theimmortality of the Soul (pubblicata postuma nel 1777)

.

1757 Four Dissertations, A. Millar, London 1. Natural History o/ Religion 2. Dissertation on the Passions

3. O/Tragedy 4. O/ the Standard o/Taste [Reprint del!' edizione del 1757, ed. by ]. Immerwahr, Thoemmes Press, Bristol 1995]

322

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

1758 Essays, Moral Political and Literary, T. Cadell, London La nuova raccolta comprende: 1. Essays, Moràl and Politica! (1741-42) 2. Three Essays Moral and Politica! (1748) 3. Politica! Discourses (1752) · 4. O/Tragedy e O/ the Standard o/Taste (1757) {due delle Four Dissertations) [Ed. by E.E Miller, Liberty Classics, Indianapolis 1987, comprende anche i saggi ritirati e i saggi postumi pubblicati nel 1777-78] 1759 The History .of England, under the House o/ Tudor. Comprehending the Reigns o/ K. Henry VII, K. Henry VIII, K. Edivard VI, Q. Mary and Q. Elizabeth, A. Millar, London, 2 voli. · 1762 The History o/ England /rom the Invasion o/ ]ulius Caesar to the Revolution in 1688, A. Millar, London, 6 voli. [Ed. by W.B. Todd, Liberty Classics, Indianapolis 1983] 1779 Dialogues Concerning Natural Religion. By David Hume

Esq. Printed 1779 (Senza indicazione dell'editore. indicano Robinson, London)

Alcune

recensioni

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BIBLIOGRAFIA HUMIANA

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C. Traduzioni italiane 1. Prime traduzioni 1767

Saggi politici sopra il commercio del signor David Hume, trad. a cura di Matteo Dandolo, Appresso G. Bassaglia e L. Pavini,Venezia, 2 voll. 1818-20 Istoria d'Inghilterra dalla invasione di Giulio Cesare sino alla rivoluzione del 1688, volgarizzata dall'abate Pietro Antoniutti, Tipografia Parolari, Venezia, 3 voll. 1819-26 Istoria d'Inghilterra di David Hume, trad. a cura di Michele Leoni, Picotti, Venezia, 12 voll. 1820 Saggi filosofici sull'umano intelletto [ .. .] volgarizzati, trad. a cura di G.B. Griggi, G, Germani-L. Rolla-D. Sacchi, Bizzoni, Pavia (contiene la prima Enquiry e la Dissertatio~ on the Passions) 1910 Ricerche sull'intelletto umano e sui principi della morale, trad. a cura di G. Prezzolini, Laterza, Bari 1924 Trattato della natura umana e Ricerche sull'intendimento umano, passi scelti, trad. a cura C. Mazzantini, Paravia, Torino 1926 Trattato sull'intelligenza umana (0/ the Understanding, Libro I del Treatise), trad. a cura di A. Carlini, Laterza, Bari · 1928 Storia della religione e Saggio sul suicidio, trad. a cura di U. Forti, Laterza, Bari

324

GLI ISTINTI DELLA RAGIONE

1930 Saggi morali, letterari e autobiografia, trad. a cura di U. Forti, Laterza, Bari 1935 La conoscenza e la morale, il III Libro del Trattato, irad. it. a cura di F. Albeggiani, Mondadori, Milano 1942 Estratto del Trattato della natura umana, trad. a cura di L. Gui, Cedam, Padova 1946 La regola del gusto, trad. a cura di G. Preti, Minuziano, Milano 1947 Dialoghi sulla religione naturale, trad. a cura di M. Dal Pra, Bocca, Milano 1949 Trattato delle passioni (0/ the Passions, Libro II del Treatise), trad. a cura di M. Dal Pra, Paravia Torino 1997 Frammento sul male, manoscritto di proprietà della Naticinal Library of Scotland, in D. Hume, Dialoghi sulla religione naturale, a cura di A. Attanasio, «Appendice F», Einaudi, Torino 1999 Manoscritto 1758, di proprietà della Huntington Library, pubblicato anonimo in forma ridotta come Advettisement a Charles Smith, Short Essay on the Corn Trade and the Corn Law, trad. a cura di A. Attanasio, in «Almanacco di Filosofia. MicroMega», n. 4 2. Traduzioni recenti 1963 Dialoghi sulla religione naturale a cura di M. Dal Pra, Laterza, Bari 1971 Opere a cura di E. Lecaldano e E. Mi.Stretta, Laterza, Roma-Bari (L'edizione comprende nel vol. 1: Trattato, Estratto, Storia naturale della religione, Dialoghi sulla religione naturale; vol. 2: Ricerche, Un dialogo, Saggi morali; politici e letterari; Saggi· ritirati; Saggi non pubblicati; La mia vita. L'edizione è ora stampata in 4 voli.) 1974 Saggi e trattati moralt; letterari; politici e economici, a cura di M. Dal Pra e E. Ronchetti, Utet, Torino (L'edizione comprende: Autobiografia, Saggi morali, politici e letterarz; Dissertazione sulle passioni, Ricerca sui principi della morale, Storia naturale della religione) 1994 Storia naturale della religione, a cura di P. Casini, Laterza, Roma-Bari

BIBLIOGRAFIA HUMIANA

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1995 La religione naturale: Dialoghi sulla religione naturale, Storia naturale della religione, Intrnduzione di F. Restaino, trad. e cura di A. Graziano, Editori Riuniti, Roma 1995 Dialoghi sulla religione naturale, Introduzione di F. Baroncelli, trad. e cura di E. Mazza, Il Melangolo, Genova 1997 Dialoghi sulla religione naturale, Introduzione, trad. e cura di A. Attanasio, Einaudi, Torino (testo inglese a fronte e apparati critici) 1999 Estratto di un «Trattato della natura umana», Introduzione, trad. e cura di A. Attanasio, Utet Libreria Torino (testo inglese a fronte e apparati critici)

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1846 LzJe and Correspondence o/D. Hume .. Reprint, B. Franklin, New York 1967 1849 Letters o/ Eminent Persons addressed to Davzd Hume. Reprint, Thoemmes, Bristol 1990

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