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Italian Pages 242 [120] Year 1975
Franco Fornari
Genitalità e cultura
Prima edizione: maggio 1975 Terza edizione: novembre 1979 Copyright by
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
Feltrinelli Editore
Milano
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A mio padre e al suo piacere di seminare il campo
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Introduzione
Vorrei esporre, in questa introduzione, i punti di riferimento essenziali che mi serviranno per sviluppare nel libro una concezione della sessualità che si discosta sia da quella pessimistica di Freud, sia da quella biologistica di W. Reich, sia infine da quella ùrfico-narcisistica di H. Marcuse. I vari tentativi di rivoluzione sessuale che si sono succeduti nella scia della teoria freudiana della sessualità hanno fallito in gran parte il loro scopo. La causa di tale fallimento può essere attribuita al fatto che essi si sono sempre fondati sull'antagonismo fra natura e cultura e hanno sempre .sperato di arrivare alla "liberazione " attraverso il ricupero della natura repressa dalla cultura. Si tratta di solito di progetti liberatori che non solo si collocano su un certo sfondo utopico, ma si scontrano, di fatto, con un vero e proprio compito impossibile, quale è quello che si trova davanti inevitabilmente chi, come l'uomo, essendo animale culturale, voglia ritornare a essere animale puramente animale. Il fatto stesso di porsi in una prospettiva di ritorno alla natura non può essere, per l'uomo, che un progetto essenzialmente culturale. Colui che si propone di ritornare alla natura prescrive infatti un qualche cosa e proibisce qualche cosa d'altro: instaura cioè ùn codice culturale. Ogni progetto di ricupero della natura non può -aver senso che all'interno di un discorso culturale. Con questo saggio mi propongo pertanto di favorire un dise-. gno di liberazione sessuale partendo, anziché da un impossibile progetto di ritorno alla natura, da una valorizzazione della cultura, quindi da un supplemento di cultura. Come tutte le altre attività umane, l'amore può essere fatto bene o essere fatto male, con buon gusto o con cattivo gusto. Il fare all'amore si trova pertanto sottoposto a fondamentali criteri 9
Genitalità e cultura
I ntroduzìone
di valore, ai quali sottostanno in genere tutte le att1vi~à culturali. Alla sessualità è però capitato in sorte di essere consIderata una specie di forza naturale imprigionata, che si tratta di liberare, anziché essere considerata una forza naturale che deve essere simbolizzata e che lo può essere in modi piu o meno adeguat~~ seguendo determinati criteri di valore .. Person.al~ente sono per? persuaso che quest'ultima prospettìva~s~ la mlgllOre, e questo hbro vuole essere una testimonianza in questo senso. L'idea della sessualità come forza naturale incatenata può essere considerata centl'ale nella psicoanalisi. La teoria freudiana della sessualità è fondamentalmente basata sulla rimozione e sulla repressione come momenti apicali del conflitto tra sessualità e civiltà cioè tra natura e cultura. , Questo libro intende sviluppare una teoria dell~ sessua~ità che, partendo dalle concezioni psicoan~litiche cl~sslche, a~nva a una formulazione diversa della conceZlOne freudIana. lo tltengo infatti che il verO conflitto non si colloc~i r;te,l rapporto. tr~ genitalità e cultura, bensl nel rappo~to tra g~n~tahta e pregem.tahtà. Non 'esiste, a mio avviso, una eVIdenza cl1l1'ICa che supportl un conflitto di base tra genitalità e cultura. . . . Il discorso sviluppato in questo libro parte da dati. climc! e antropologici. I dati antropologici sono. relativamen~e .n?tl e COflsistono principalmente nella scoperta dI .culture pnm.1tlve, nelle quali la sessualità è normata senza repreSSIOne. In. p~r~lcolare vorrei accennare al dono delle donne nelle culture prlffiltlve. Tale relazione di scambio può essere considerata una struttura di comportamento sociale fondante la cultura umana, attraverso una caratteristica specifica della sessualità umana, cioè attraverso il tabu dell'incesto. Non solo per Freud, ma anche per la moderna. antropologia (C. Lévy-Strauss, 1947), il tabU dell'incesto. e~pt11~e .10 spartiacque tra natura e cultura, in quanto ~ale carattenstlca distmgue l'uomo da qualsiasi altro animal.e. ~n questo c~ntesto la rep~es sione della sessualità tra consangume! assume l aspetto negatlvo del tabu, il cui aspetto positivo può essere. c.o?sidera.to lo scambio attraverso il dono delle donne. La prOlblzlOne dI avere rappor~i sessuali tra consanguinei diventa cOSI un dispositiv? cultu~ale che porta al crearsi in ogni famiglia di una eccedenza d~ f~mmm:, che possono essere scambiate nel dono ~q~ le al~re fa.m~ghe: Pro~ bendo il rapporto sessuale tra consangulO~!, ogm famlgl~a .SI costltuisce simultaneamente come dipendente c;l.alle altre famIglie, ~a~e quali riceve le femmine, e nello stesso tempo rende le altre famIglie
dipendenti da sé, in quanto detentrice di una eccedenza di femmine, delle quali le altre famiglie hanno bisogno. Risulta subito evidente che la proibizione dell'incesto non è fine a se stessa, ma si colloca in una relazione di scambio, che è resa possibile per il fatto che .ogni maschio si trova condizionato dall'esogamia a poter desiderare solo le donne di famiglia diversa dalla propria. In tal modo ogni famiglia esce dal proprio narcisismo e acquista un potere contrattuale nei riguardi delle altre famiglie. La proibizione dell'incesto e il dono reciproco delle donne comportano il crearsi di una relazione di scambio tra le famiglie che è isomorfica alla relazione di scambio che si instaura nei rapporti sessuali tra l'uomo e la donna. La costituzione dell'identità eterosessuale implica infatti che ogni partner sessuale ha un sesso che l'altro non ha. Il narcisismo tende a far coincidere il proprio sesso con l'unico sesso esistente. Ma la realtà si oppone a ciò. Ogni essere sessuato si trova detentore di ttna eccedenza e di una mancanza di sesso. Ciò costituisce il presupposto per ogni rapporto sessuale. Ogni famiglia deve cOSI ricevere le femmine come dono .di un'altra famiglia, allo stesso modo in cui ogni essere sessuato deve ricevere il sesso, di cui ha bisogno, da un altro essere sessuato. Il tabu dell'incesto può essere visto pertanto in funzione non di semplice rimozione individuale, bensl di genitalizzazione della famiglia. In quest-a prospettiva, la fondazione della società umana, intesa come organizzazione metafamiliare, appare fondata su un comportamento isomorfico alla genitalità, concepita come dono recipJ'oco di genitali. CosI il rapporto tra sessualità e cultura non appare . tanto uno spostamento energetico quanto piuttosto uno spostamento simbolico, cioè un transfert di strutture di scambio. La cultura, attraverso il dono delle donne che ripete il dono dei genitali, non ha « sfruttato" la natura: ne ha semplicemente imitato i procedimenti attraverso processi simbolici. Nel caso del dono delle donne, il processo simbolico consiste nell'adoperare le donne stesse come strumenti di scambio, come organi genitali. Questo processo di simbolizzazione non altera però l'economia libidica corporea. L'operazione simbolica può apparire confusiva, e tale è sul piano affettivo, essa però permette di mettere in atto reali operazioni di scambio che portano al costituirsi della società umana, come istituzione metafamiliare, avente un grado di differenziazione molto piu ricco e complesso di quello che potrebbe es·sere ottenuto dal narcisismo familiare. La pura simbolizzazione confusiva sarebbe insufficiente a crea-
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re un effettivo scambio sociale. Per scambiare qualcosa è necessario che si sia costituita una appartenenza e l'appartenenza presuppone la coscienza. Solo la coscienza può infatti verificare che qualcosa appartiene a qualcuno, e in particolare l'autoappa~tenenza..I~ animali diversi dall'uomo il dono e il furto sono Impensabili, perché il dono e il furto presuppongono una apparte~e~a e l:es~ stenza di soggetti ai quali l'appartenenza può essere nfenta. SIa il dono che il furto implicano un passaggio di proprie,tà: cioè una simbolizzazione culturale. In questo contesto la ienitalità rappresenta una attività s·pecifica dell'uom~ adult.o, che co~.port~ il pieno sviluppo della coscienza, la CUI funzlOne. specIfica ~ quella di stabilire il legame di qualcosa a qualcuno. POlché la gemtalità è essenzialmente una relazione di scambio, il suo avvento presuppone, oltre al costituirsi della coscienz.a cOl~e. f~nzio~~ dell'appartenenza di qualcosa a qualcu~o, anche il COStltulrsl.dellldentità, come attribuzione intersoggettlva dell'appartenenza dI qualcosa ·a qualcuno. . Dopo aver accennato in questi termini all'isomorfismo. tra .ge~l talità e cultura a livello antropologico, si tratta ora dI chianre l'iscmorfismo tra genitalità e cultura a livello clinico. A questo proposito desidero prendere in esame due fatti. specifici. I~ primo di questi fatti riguarda l'eiaculazione precoce e 11 secondo nguarda i tentativi di rapporti sessuali che si verificano in bambini al di sotto dei sei anni. Nella mia esperienza clinica riguardante il trattamento di casi di eiaculazione precoce, sono rimasto colpito da una relazione inaspettata tra il piacere genitale e la comunicazione verbale durante il rapporto sessuale. Benché si tratti di un settore piuttosto inesplorato, è noto che durante il rappor~o sessuale l'uomo e la donna comunicano tra di loro per mezzo dI parole. A proposito di tale comportamento, ho avuto l'opportunità di aver informazioni su diverse forme di comunicazione verbale, durante l'esperienza d'amore. Esiste ad esempio la tendenz~ da parte di alcuni a parlare del piu e del meno, cioè a parlare di qualcosa di indifferente rispetto al fare all'amore, durante il rapporto sessuale. Discorsi del genere possono essere considerati una difesa contro l'ansia mobilitata dall'accoppiamento. Esiste un secondo modo di verbalizzare i propri pensieri durante il ral?porto S'essu~ le, concentrando il discorso sull'accoppiamento, ma 111 modo sadIco. Si tratta della tendenza a dire parole oscene durante la copula. Esiste poi un terzo modo di verbalizzare pensieri e senti~enti d.urante il rapporto sessuale, che non sO'lo è centrato sull accoppla-
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mento, ma ha un contenuto affettuoso, tenero e poetico. Per i problemi attinenti al rapporto tra genitalità e cultura, sono particolarmente interessanti gli ultimi due modi di verbalizzazione: il linguaggio sporco e il linguaggio tenero-poetico. Il linguaggio sporco può essere considerato linguaggio pregenitale, mentre il linguaggio tenero-poetico può essere considerato linguaggio genitale. Le parole "sporche" sono in realtà parole "anali." Le parole tenere possono essere considerate parole genitali perché hanno la funzione di trasmettere vocalmente il dono reciproco di simboli d'amore, allo stesso modo in cui il contatto genitale trasmette il desiderio reciproco del dono del piacere. Nel caso di alcuni pazienti affetti da disturbi della potenza sessuale ho constatato una relazione specifica tra il linguaggio sporco e l'eiaculazione precoce . Tale relazione si contrappone a un'altra altrettanto specifica tra il rapporto sessuale normale e il linguaggio affettuoso e tenero. Il linguaggio sporco durante l'accoppiamento è_collegato con fantasie inconsce a contenuto pregenitale, espresse in sogni e sintomi nevrotici. Non solo, ma ho potuto anche verificare che il linguaggio tenero-poetico è connesso con fantasie genitali preconsce riferite specificamente a scambio di doni. Poiché sia il linguaggio sporco che il linguaggio tenero sono ambedue espressioni culturali, i fatti clinici che ho brevemente illustrato offrono la possibilità di mostrare la relazione tra la funzione sessuale e la s'imbolizzazione culturale: piu precisamente tra la funzione sessuale e la simbolizzazione genitale e pregenitale. Di fatto, la simbolizzazione pregenitale (linguaggio osceno) tende a innalzare il piacere preliminare in modo che questo arriva a preva. ricare sul piacere finale, provocando in tal modo la precocità dell'eiaculazione. La simbolizzazione genitale (linguaggio affettuoso-poetico) sembra invece avere la funzione specifica di favorire il primato genitale, in quanto promuove la possibilità di controllare il piacere preliminare e impedisce che questo prevarichi sul piacere finale. Si può pertanto constatare che la piu specifica manifestazione dell'attività culturale umana, cioè il linguaggio, nelle sue due forme di linguaggio osceno e di linguaggio tenero-poetico, può essere presa come punto di riferimento per una sperimentazione clinica sull'influenza-che-Ia cultura esercita sulla sessualità umana. Si arriva in tal modo a verificare che il linguaggio, attraverso la sua funzione simbolica, promuove effetti diversi sull'andamento dell'eccitazione sessuale durante la copula, in relazione ai contenuti opposti, genitali o pregenitali, della simbolizzazione verbale
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stessa. Dal momento che il processo di simbolizzazione verba,le costituisce l'aspetto essenziale della cultura umana, si può pertanto ritenere che l'influenza del linguaggio sull'attività sessuale non è, in sé e per sé, di tipo repressivo. La cultura, attraverso illinguaggio, può intervenire in effetti in modi antitetici sul processo di eccitazione, orientandolo nel senso del primato genitale e della possibilità del controllo del piacere preliminare, oppure nel senso della prevaricazione del piacere preliminare sul piacere finale. Come è noto, il rapporto sessuale umano comprende due fasi: una prima fase nella quale l"ecdtamento è sottoposto al controllo volontario, e può essere mantenuto in stato di relativa sospensione, e una seconda fase nella quale l'eccitamento assume il carattere di urgenza dello scarico, che non tollera sospensione, se non a scapito di una interferenza negativa nella possibilità di fruire adeguatamente dell'orgasmo . La prima fase, sottoposta a un relativo controllo volontario, può avere una durata variabile, cioè un "tempo di discrezione." Il tempo di discrezione della prima fase del rapporto sessuale è molto importante per il buon andamento del rapporto sessuale. Dipende infatti dal tempo di discrezione la possibilità per l'uomo e per la donna di adeguare l'accoppiamento alle esigenze del reciproco scambio del dono del piacere. La parola durante l'atto d'amore interviene di salito nella prima fase e con effetti diversi. Allorché infatti si tratta di parola indifferente, di un parlare d'altro, si produce una inibizione del processo di eccitamento. La parola sporca porta invece alla contrazione del tempo di discrezione, mentre la parola tenera porta alla dilatazione del tempo di discrezione. Si può pertanto vedere come la cultura, attraverso la parola, può specificamente influenzare il processo sessuale, ma in modi diversi: in ·senso negativo, ma anche in senso positivo. Sul piano clinico non esiste quindi la possibilità di dimostrare semplicemente l'antagonismo tra natura e cultura, in quanto tale relazione si presenta sotto certi aspetti antagonistica, e sotto certi altri isomorfica . Si può dire cioè che una cultura che privilegi lo scambio reciproco di cose buone non solo è isomorfica aUa genitalità, ma produce una specifica influenza positiva, se espressa attraverso simboli, sulla quantità e la qualità del piacere e sul tempo di discrezione nel quale il piacere può essere fruito. Le particolari relazioni tra la parola e il piacere sessuale, oltre a gettare nuova luce sul conflitto tra sessualità e cultura, pongono anche problemi relativi al rapporto tra sessualità e linguaggio, dei quali già si era
occupato Freud a proposito del vecchio lavoro di Sperber (1912). A parte però la simboIizzazione primaria, interna al linguaggio, sul piano operativo il linguaggio instaura un accoppiamento tra i parlanti, del tutto isomorfico all'accoppiamento genitale. Gli stimoli dati dal linguaggio sono intercorporei come gli stimoli sessuali. La parola umana è costituita da uno stimolo acustico, significante e veicolante intenzioni e oggetti interni, il quale viene messo simultaneamente dentro le orecchie del destinatario e del destinatore. Il linguaggio permette di esprimere una reciprocità di scambio simultaneo di stimoli intercorporei che costituisce anche la caratteristica della genitalità, intesa mme relazione di scambio, che nell'uomo diventa scambio di doni tra due appartenenze. Nel trattamento analitico, lo scambio di parole tra analista e analizzato riveste di fatto tutti i modi, m'aIe, anale e genitale, d~l simbolismo sessuale. Come ho già rilevato, l'appartenenza presuppone un soggetto e questo presuppone una coscienza come sistema di appartenenza, che rende possibile lo scambio. Questo sembra implicare una di- mensione della sessualità diversa dalla pura concezione energeticolibidica che ne ha dato Freud. In realtà, nell'esaminare i rapporti tra sessualità e cultura, mi sono trovato ad assumere una posizione che si discosta, sotto molti aspetti, dalla posizione di Freud. La teoria freudiana non è però monolitica, né definitiva. È anzi sfaccettata e aperta a diverse sistemazioni possibili, di fronte a dei fatti nuovi. Per questo si possono ris'COntrare in Freud stesso alcune posizioni che giustificano un cambiamento di impostazione nella teoria generale della sessualità. È mia impressione che la scoperta della sessualità infantile abbia abbagliato Freud, fino al punto di fargli oscurare la visione della sessuaHtà adulta. Nonostante Freud abbia nettamente distinto genitalità e sessualità, ogni discorso psicoanalitico sulla sessualità rischia di diventare sempre un discorso di sessualità infantile. Anche questo libro non fa eccezione a questa regala, perché in effetti un discorso che non parta dalla fondazione infantile non può considerarsi psicoanalitico. Il riferimento all'infanzia implica il transfert e il transfert, assieme alla resistenza, costituisce, per Freud, la condizione indispensabile e sufficiente per qualificare una ricerca come psicoanalitica. Anche il mio discorso sulla genitalità parte dunque dall'infarrzia. Poiché però ritengo che si debba accentuare la specificità che
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la genitalità ha rispetto alla sessualità infantile, il mio riferimento all'infanzia riguarda soprattutto la pregenitalità. Il punto nel quale mi discosto da Freud è quello riguardante l'esistenza di una fase genitale e perfino di un abbozzo di primato genitale nel bambino. A maggior ragione mi discosto, su tale punto, da Melanie Klein, che ha radicalizzato il concetto di fase genitale infantile attraverso la teoria della genitalizzazione precoce. Cercherò di mostrare che anche l'edipo non può essere inteso come organizzazione genitale, ma deve essere considerato un universo di fantasie pregenitali. Nella mia ricerca rivolta a una nuova teoria della sessualità, soprattutto in riferimento al suo rapporto con la cultura, mi è sembrato degno di particolare interesse il conce~to di cc pulsione di appropriazione." Questa pulsione è rimasta relativamente in ombra nel pensiero psicoanalitico, forse anche perché, costituendo l'aspetto essenziale delle pulsioni dell'Io, è caduta poi in obsolescenza, dopo che Freud rielaborò la dottrina degli istinti non contrapponendo piu gli istinti dell'Io agli istinti sessuali, ma contrapponendo gli istinti di vita agli istinti di morte. La pulsione di appropriazione, che Freud riferisce anche all'CC apparato di impossessamento" e al cannibalismo, nei Tre saggi (1905) si collega al sadismo, alla fase anale e alla masturbazione infantile. Essa può essere considerata una pulsione non autoerotica, ma oggettuale, in quanto non coinvolge soltanto il problema dello scarico della tensione, ma implica, per cosi dire, una relazione d'oggetto, e nello stesso tempo la sua negazione. Per appropriarsi di qualche cosa, infatti, bisogna riconoscerla come non-sell, ma nel momento stesso in cui ci si appropria di qualche cosa, questa viene a costituirsi nell'appartenenza del sell. La pulsione di appropriazione esprime cosi in modo tipico la relazione di scambio pregenitale e narcisistica. Oltre a implicare, e simultaneamente a negare, la relazione con l'oggetto, la pulsione di appropriazione, legandosi al masochismo e al sadismo che domina nello scambio pregenitale, permette di portare a livello di verifica clinica l'istinto di morte. Freud stesso sottolinea, in un breve passaggio di Al di là del principio del piacere (1920) , la predominanza dell'istinto di morte nelle organizzazioni pregenitali, proprio perché in tali fasi si ha il predominio del sadomasochismo. In quanto fondata sull'appartenenza e l'alienità primarie, la pulsione di appropriazione si trova anche coinvolta negli scambi primari che il puro Io-piacere instaura con la realtà. Secondo Freud, cioè, l'Io-piacere vive nell'appartenenza del sell tutto ciò che è piacevole, anche se appartiene al non-sell, mentre
vive nell'appartenenza del non-sell tutto ciò che è spiacevole, anche se appartiene al sell. In tal modo la pulsione di appropriazione, pur essendo oggettuale, è confusiva e, in quanto comporta un investimento privilegiato del sell, appare intimamente legata anche al narcisismo, e al narcisismo distruttivo in particolare, poiché questo fonda l'investimento libidico del sell, attraverso l'investimento distruttivo del non-self. La pulsione di appropriazione si collega dunque, tramite il sadismo, l'Io-piacere e il narcisismo, alla negazione dell'oggetto. Pure dominando la sessualità infantile, essa si pone come pulsione centrata sull'oggetto, e su una relazione di scambio. Essa però, nello stesso tempo in cui realizza la relazione con l'oggetto, la vanifica, in quanto risolve il non-sell nell'appartenenza del sell. Si può quindi affermare che la pulsione di appropriazione porta a una relazione di scambio che è un accoppiamento distruttivo, nel quale l'oggetto viene tendenzialmente assorbito nel self. Tutta la sessualità infantile non si trova soltanto anacliticamente cc appoggiata" alla pulsione di appropriazione, ma ne segue i modi di relazione oggettuale. Le manifestazioni sessuali del bambino possono essere dunque considerate pregenitali in quanto si trovano agite attraverso la pulsione di appropriazione. La chiarificazione del significato della pulsione di appropriazione e dell'accoppiamento distruttivo pregenitale permette di comprendere la genitalità come pulsione contrapposta alla pregenitalità per la sua specificità di pulsione sessuale legata a una relazione di scambio tipica della maturità dell'uomo. Essa quindi, per realizzarsi, esige in primo luogo che la pulsione di appropriazione sia relativamente saturata dal compimento del processo di crescita. La maturazione fisica, a sua volta resa possibile dal prevalere della pulsione di appropriazione, porta al crearsi dei prodotti genitali, come base di una metapulsione, di un surplus, di una eccedenza. Le due identità, maschile e femminile, si costituiscono però come due eccedenze che nello stesso tempo in cui si pongono come eccedenze del sell, si pongono anche come mancanze rispetto alle eccedenze del non-sell. L'instaurarsi della maturità sessuale crea il passaggio dalla concezione infantile legata alla fantasia fallica del genitale unico, esistente in edizione unica e conteso da tutti, all'esistenza reale di due genitali legati da una relazione di reciprocità simmetrica. La pulsione di appropriazione cede quindi il posto a una metapulsione di scambio, che è
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appunto la genitalità. La genitalità pertanto presuppone, tramite la bisessualità dei due partner, due eccedenze e due mancanze, collegate tra di loro in una relazione crociata. È questa la ragione per cui il fare all'amore presuppone una specie di relazione fra quattro persone, di cui due dotate di eccedenza e due di mancanza. La genitalità quindi implica un'integrazione complessa tra l'essere e l'avere e il non essere e il non avere, che si strutturano in una relazione reciproca. Questa diventa possibile solo in quanto le ansie relative all'essere e all'avere e al non essere e al non avere sono state risolte attraverso la crescita corporea e culturale. Se la genitalità, nel suo aspetto essenziale, appare isomorfica alla cultura fondata su relazioni di scambio creativo, il rapporto tra la sessualità e la cultura conserva tuttavia un punto controverso, che si riferisce alla repressione sociale della sessualità. Anche sotto questo aspetto la posizione di Freud è sfaccettata e aperta. Dopo aver sottolineato l'importanza della repressione sociale, come repressione esogena, legata al sentimento di colpa di accatto, egli è stato portato a valorizzare il sentimento di colpa inconscio, che considera una cultura pura di istinto di morte. Questa ultima posizione del pensiero freudiano sposta il conflitto all'interno della vita istintiva sotto forma di conflitto tra istinti, anziché nel rapporto tra questi e la cultura. Non solo, ma il legame tra istinti di morte e pregenitalità, evidenziato dallo stesso Freud, fa supporre che l'antagonismo fondamentale che è nella sessualità umana si collochi nella contrapposizione tra genitalità e pregenitalità. Un tale antagonismo può essere formulato come conflitto tra pregenitalità, come pulsione di appropriazione e accoppiamento distruttivo, e genitalità, come pulsione di scambio e accoppiamento creativo. Per Freud, però, pur esistendo una pulsione di appropriazione, non esiste una pulsione di scambio. Si può parlare di pulsione di scambio, a mio avviso, solo andando al di là della teoria della libido come puramente pulsionale, per collegarla invece all'Eros come istinto di vita, che presiede al formarsi di aggregati sempre pili vasti: una libido ad opera della quale il soggetto è pili volto a creare nuovi legami che non preoccupato di mantenere basso il livello di tensione. Per chiarire ora il problema della repressione sessuale come collegata al conflitto tra genitalità e pregenitalità, è utile riferirsi alla situazione clinica relativa ai tentativi di rapporti sessuali compiuti da bambini al di sotto dei sei anni. Mi riferisc6 pili precisamente alla reazione immaginaria messa in moto dai bambini
.quando si trovano di fronte alloro insuccesso nel tentativo di avere un rapporto sessuale con bambine coetanee, prima del periodo di latenza. Nella mia esperienza clinica mi sono incontrato con il racconto di tentativi di bambini, al di sotto dei sei anni, di avere rapporti sessuali con bambine della stessa età. In tali casi ho constatato il verificarsi di una situazione che è possibile riferire pili alla fantasia dei soggetti che non alla realtà storica. I so.gget~i raccontano che il tentativo è fallito non a causa della loro mett!tudine, ma perché è arrivata la madre, che li ha minacciati di castrazione, con un'enorme forbice, o comunque con un grande strumento amputante. Ho avuto la possibilità di accertare, pur con la cautela con cui si devono prendere le testimonianze dei familiari, che la minaccia di castrazione, che il paziente considerava reale, .era legata a una fantasia di castrazione. Questa a sua volta appariva connessa al bisogno di negare il ricordo del fallimento. Si tratta cioè di fantasie di copertura, attraverso le quali viene negata la coscienza della propria inadeguatezza. I tentativi dei bambini di avere rapporti sessuali sono destinati a fallire. Sul piano della fantasia i bambini reagiscono per.ò al loro fa!Jimento, ~ttribuendolo. ~ un brusco intervento repressIvo, provel11ente dalI esterno, .e pl~ precisamente all'intervento castrante della madre. La fantasIa p~? essere allora cosi descritta: "Non sono io che non ho la capaCIta di accoppiarmi. È stato l'intervento castrante della madre che ha represso la mia sessualità e l'ha fatta fallire." ., . È possibile cosi rilevare che i bambini che fanno tenta~lvI di avere rapporti sessuali prima del periodo di la~enza reag~scon? alloro fallimento con un comportamento che cornsponde all alamsi descritta da E. Jones (1948) cioè la constatazione dell'incapacità di provare piacere. . La situazione di afanisi viene però coperta dalla fantaSIa-schermo della madre castrante. In tal modo la repressione risulta prodotta dalla madre, che però non è la madre reale,. bensi una madre immaginaria, inventata dalla fantasia del baI:?blllo. . La possibilità di far derivare il complesso di castra.zlOne ~all~ reale inettitudine genitale del bambino può dunque nspe~chia~sl nelle vere e proprie esperienze di afanisi. Esiste però ur: a sltuaz~o ne pili generale che permette di coll~gare ~ complesso, di cas~razlO: ne all'onnipotenza fallica del bamblllo. SI tratta de~ enuresI. Nel Tre saggi (1905), Freud equipara l'enu!es~ del bambl1~o ~~a polluzione dell'adulto. L'enuresi avrebbe qUllldi lo stesso slgl11flcato del tentativo del bambino di avere rapporti sessuali. In ambedue i ca-
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Introduzione
si il bambino va incontro a una grave ferita narcisistica, nel momento in cui realizza che in un caso e nell'altro si tratta di un progetto presuntuoso destinato a fallire. L'enuresi in particolare si fonda su una confusione tra urinazione e eiaculazione. Freud rileva che il bambino può essere realmente minacciato di castrazione, a causa del fatto che l'enuresi è considerata un "vizio" dagli adulti. Al di là di tale repressione reale, però, la fantasia di castrazione appare ·sostenuta dallo sviluppo cognitivo del bambino. Questi, nel momento in cui diventa capace di realizzare il carattere del tutto illusorio del suo progetto presuntuoso, fondato sulla confusione tra urinazione e atto sessuale, si trova esposto a un'esperienza di afanisi analoga a quella che si realizza in occasione ·del tentativo di avere un rapporto genitale. In questa prospettiva, anche le due forme tipiche del desiderio edipico, essere il padre e essere la madre, corrispondono a compiti impossibili e comportano quindi inevitabile delusione. lo ritengo che a questa delusione si colleghi la "rimozione cognitiva" del complesso edipico, indipendente dallarimozione messa in moto dal Super-Io, per mezzo del ·sentimento di colpa. Freud stesso adombra il concetto di rimozione cognitiva, quando afferma: "Non vedo alcun motivo per rifiutare all'abbandono, da parte dell'Io, del complesso edipico, il nome di 'rimozione,' quantunque le rimozioni ulteriori si compiano in genere con la partecipazione del Super-Io" (1924). Nella prospettiva che vado sviluppando, quindi, non si ha il tramonto del complesso edipico a causa del complesso di castrazione: ,si ha piuttosto la nascita del complesso di castrazione dal complesso edipico, inteso come compito impossibile che porta al fallimento dell'onnipotenza fallica. Ci troviamo cosi di fronte alla stessa situazione in cui si era trovato Freud quando, nel 1897, aveva scoperto che i traumi sessuali infantili non erano reali, ma erano prodotti dalle fantasie, che a loro volta diventavano l'espressione della sessualità infantile. Nel caso di Freud, la scoperta consisteva nel fatto che, anziché di seduzioni reali da parte di genitori indegni nei riguardi di innocenti bambini, si trattava di seduzioni inventate dai bambini. Nel mio caso, invece, la scoperta cons.iste nel fatto che, anziché di repressione traumatica reale perpetrata da un genitore sessuofobico, si tratta di una fantasia di repressione, inventata dal bambino allo scopo di negare l'angoscia della propria reale afanisi. Freud stesso si avvicina a questa prospettiva quando rileva che il
complesso edipico tramonta "in quanto intrinsecamente impossibile" (1924). Cosi, poiché i genitori rappresentano per i bambini la cultura, vorrei suggerire l'ipotesi che molta parte della repressione sessuale non è derivata dalla cultura. Essa appare piuttosto derivata da fantasie persecutorie infantili, Queste a loro volta sembrano intrattenere la funzione di proteggere il sentimento infantile di onnipotenza contro il pericolo di ferite narcisistiche, create dalla constatazione della propria reale inadeguatezza sessuale da parte del bambino. Con ciò non si vuole negare l'evidenza della repressione sociale, nel senso di dire che essa non esiste e che è inventata dal bambino. La mia ipotesi è che la repressione sessuale è l'istituzionalizzazione culturale di un meccanismo di difesa infantile, adoperato dal bambino per conservare la propria onnipotenza. Partendo quindi da alcuni dati clinici e da alcuni riferimenti antropologici, sembra possibile raccogliere un'evidenza preliminare relativamente al fatto che la cultura umana non è, in sé e per sé, antagonista alla sessualità. Mentre Freud ipotizzava un conflitto di base tra cultura e sessualità, spero, partendo dallo stesso Freud, di riuscire a porre in evidenza come esista una forma di solidarietà tra genitalità e cultura. Ciò non significa evidentemente che il conflitto tra cultura e sessualità non esista. Esso esiste, ma si colloca all'interno di due organizzazioni istintuali, e cioè ,tra genitalità e pregenitalità. Ciò equivale a dire che il conflitto che trav: aglia la vita psichica umana è intraistintivo. Non è tra istinti e cultura, bensi tra due organizzazioni istintuali: tra l'organizzazione pregenitale e l'organizzazione genitale, Il concetto di conflitto è il pilastro di tutto l'edificio psicoanalitico e il concepirlo nel modo in cui lo vado proponendo solleverà alcune riserve. La mia proposta può essere, però, già implicita nel Freud di Al di là del principio del piacere (1920) dato che in tale opera Freud enuncia la contrapposizione tra due gruppi di is~in ti: gli istinti di vita e gli istinti di morte. L'identif!c~re la pr,egellltalità con l'istinto di morte richiede una contrappOSlZlOne radicale tra pregenitalità e genitalità che va al di là di Freud. Prima di Al di là del principio del piacere (1920), anzi, egli sembra spesso c?nfon,dere le due cose. Nei suoi scritti sulla sessualità, tale confuslOne e cosi spesso palese da lasciare perplessi. D'altra parte Freud non ha potuto rivedere le sue concezioni ?ella ~essuali~à dopo a:r er enunciato l'istinto di morte, nel quale Il sadismo e Il masochismo han-
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Genitalità e cultura
Introduzione
no una parte essenziale. Egli cioè riteneva che non fosse possibile trovare l'istinto di morte se non mescolato agli istinti di vita, per cui la confusione tra pregenitalità e genitalità, che si riscontra nei suoi scritti sulla sessualità, permane anche con l'ultima sua formulazione della vita istintiva. Affermare che Freud ha confuso genitalità e pregenitalità può apparire ingiusto. Dei Tre saggi (1905), il terzo è dedicato alle trasformazioni della pubertà e al primato genitale. Il saggio in cui enuncia la teoria dell'organizzazione genitale infantile, che a mio parere è il principale responsabile della confusione tra pregenitalità e genitalità, è però del 1923, posteriore quindi all'Al di là del principio del piacere (1920). In tutti i saggi sulla sessualità scritti dopo il 1920, manca una revisione dei concetti di organizzazione genitale e organizzazione pregenitale, che sarebbe stata da attendersi se, come egli afferma nell'Al di là del principio del piacere (1920), le fasi pregenitali, caratterizzate dal sadomasochismo, sono fortemente interferite dall'istinto di morte. Si può quindi supporre che Freud abbia lasciato le cose confuse proprio perché egli tende a identificare i due ruoli sessuali, legati all'identità maschile e all'identità femminile, rispettivamente con il sadismo e il masochismo. A questo proposito vorrei citare l'intero capoverso con il quale Freud chiude il capitolo dei Tre saggi dedicato al sadismo e al masochismo.
e passività. E d"aitra parte il ridurre il ruolo femminile alla passività e ai masochismo, e il ruolo maschile all'attività e al sadismo, costituisce proprio una descrizione del maschile e del femminile in termini pregenitali. In particolare, il passaggio dalla passività all'attività, sotto forma di riproduzione attiva di ciò che si è 'subito passivament'e, costituisce un atteggiamento fondamentale dell'Io, che Freud ha rilevato sia nella nevrosi traumatica, che nel gioco infantile e nel transfert analitico. La riproduzione attiva di ciò che è stato subito passivamente riguarda sia le esperienze di piacere che le esperienze di dispiacere, ed è rivolta proprio a negare le esperienze spiacevoli. Freud è partito da tre situazioni (trauma, gioco e transfert) per postulare la tendenza alla ripetizione come tendenza che va al di là del principio di piacere e che implicherebbe il ritorno allo stato inanimato, cioè alla morte. Ma in tale procedere della riflessione freudiana non si riesce a trovare la tendenza all'autodistruzione. Una tendenza autodistruttiva, implicita nel ripetere attivamente le esperienze spiacevoli, subite passivamente, risulta evidenziabile solo a partire dal fatto che tali comportamenti contengono un rischio: il rischio di collocarsi non tanto al di là del principio di piacere, quanto piuttosto al di là del principio di realtà, cioè al di fuori dell'adattamento all'ambiente. Se il piccolo Ernst fa diventare il rocchetto la madre, egli può negare la sua dipendenza dalla madre e non soffrire perché la madre è assente. Una tale funzione, però, presa alla lettera, implica una confusione tra il rocchetto e la madre. Tale equivalenza, se portata fino in fondo, potrebbe esporre il bambino alla morte. Nel gioco del bambino il rocchetto diventa non solo la madre, ma anche il padre e il bambino stesso. In tal modo, il gioco del rocchetto può riprodurre in modo onnipotente la presenza e l'assenza della madre, del padre o del bambino stesso. Si tratta però di una relazione semiotica, prima ancora che di una relazione pulsionale. È dopo l'atto arbitrario di trasformazione della madre in un rocchetto che il bambino può imitare, con lo scomparire e il riapparire del rocchetto, lo scomparire e il riapparire della madre. Ciò che Freud vede qui come l'espressione della tendenza pulsionale che chiama "coazione a ripetere" e dalla quale ricava l'istinto di morte, è in realtà un atto di mimesi che contiene già un'operazione simbolica, cioè un linguaggio. Siamo quindi già su un versante che si è allontanato dalla pulsione come natura, per avviarsi a quello della cultura.
Vediamo cosi - egli scrive - che certe inclinazioni alla perversione si presentano come coppie di contrari e ciò, con rigua·rdo al materiale che sarà addotto, può assumere un alto significato teorico. È inoltre evidente che l'esistenza della coppia di contrari sadismo-masochismo non può essere senz'altro dedotta dall'intervento dell'aggressività, Al contrario si sarebbe tentati di porre in 'relazione questa coppia di contrari esistenti contemporaneamente con la coppia di contmri maschile-femminile, congiunta nella bisessualità, al posto della quale, in psicoanalisi, si deve introdurre frequentemente la coppia attivo-passivo (1905).
In questo brano, Freud collega la coppia di contrari sadismomasochismo all'ambivalen~a, alla coppia di contrari attività-passività, alla coppia di contrari maschile-femmini'le e alla bisessualità. Egli si rifiuta di dedurre la coppia di contrari sadismo-masochismo dall'intervento dell'aggressività. La collega invece alla coppia maschile-femminile, identificata poi con la coppia attività-passività. A mio avviso, il modo in cui il comportamento maschile e il comportamento femminile si integrano nel concreto rapporto genitale, è di una complessità tale che non si lascia ridurre ad attività 22
Genitalità e cultura
Introduzione
La stessa cosa vale per il transfert analitico. Anche qui abbiamo la trasformazione della pulsione in linguaggio. L'amore di transfert non solo presenta se stesso, ma presentandosi rappresenta qualcosa d'altro, cioè è una mimesi dell 'amore infantile. Nel transfert un affetto presente prende il posto di un affetto passato, e lo .significa. La teoria freudiana del transfert diventa coSI uno strumento prodigioso per semiotizzare gli affet ti. Il chiudere il transfert in una prospettiva pulsionale della compulsione alla ripetizione avrebbe invece il significato di risolverlo in un automatismo fisiologico . La terza situazione clinica che Freud adopera per arrivare all'istinto di morte, i sogni di nevrosi traumatica, sembra la piu vicina all'automatismo della ripetizione. In realtà, però, il sogno di nevrosi traumatica, come l'incubo, si risolve nel risveglio. E dopo il risveglio anche il sogno di nevrosi traumatica può essere semiotizzato: cioè può essere risolto in un processo di rappresentazione. Il soggetto sveglio può ora constatare che il suo sogno del trauma non è la presenza del trauma, ma qualcosa che lo rappresenta. In questo senso, quindi, la tendenza a riprodurre attivamente ciò che si è subito passivamente non ha la funzione di ricerca del dispiacere, bensl del controllo dell'esperienza di dispiacere attraverso un processo di semiotizzazione. Questo a sua volta, pur ripetendo il fatto spiacevole, lo dissolve trasformandolo in rappresentazione. Pertanto il rocchetto, l'amore di transfert e il processo allucinatorio del sogno di nevrosi traumatica, rappresentando qualcosa attraverso qualcosa d'altro, attuano un processo di mimesi che costituisce un linguaggio privato e confusivo. Il rocchetto implica confusione tra un pezzo di legno e la madre, il transfert implica confusione tra passato e presente e il sogno di nevrosi traumatica implica confusione tra allucinazione e percezione reale di un evento spiacevole. Tali rappresentazioni confusive costituiscono una specie di onnipotenza semiotica, in quanto un singolo rappresentante può stare al posto di qualsiasi rappresentato. Attraverso la rappresentazione confusiva !'Io si libera in realtà del dispiacere per mezzo di operazioni che vanno al di là del principio di realtà e che rischiano di portado al di fuori delle funzioni ' di adattamento all'ambiente, qualora non fosse garantita all'Io stesso la possibilità del ritorno al territorio del reale, cioè dei referenti. La cosa curiosa, però, è che l'esperienza di confusione, oltre a implicare il rischio della perdita del reale, nel momento in cui può
essere verificata come' tale, si pone al servizio del costituirsi dell'esperienza di distinzione: l'esperienza diacritica. Allo stesso modo in cui l'esperienza di illusione prepara quella di realtà, cosi l'esperienza di confusione tra rappresentante e rappresentato prepara la distinzione tra i due termini del processo di rappresentazione. Il problema della rappresentazione confusiva, e dell'onnipotenza semiotica che vi inerisce, acquista particolare rilievo non solo in una rilettura critica di Al di là del principio del piacere (1920), ma soprattutto in quella dei Tre saggi (1905). Mi riferisco alle due celebri formule freudiane ivi contenute, e cioè quella per cui la nevrosi è il negativo della perversione, e l'altra per cui il bambino è un perverso polimorfo. A ben vedere, con queste due formule, la perversione diventa la chiave di volta di tutto l'edificio freudiano della sessualità. Anche se Freud cerca di tenere distinta la sessualità normale da quella perversa, sC?prattutto per quanto concerne il contenuto del sintomo nevrotic.o, il suo ridurre come abbiamo visto, la polarità sadismo-masoch1smo alla polariti maschile-femminile, reca in sé in realtà un rischio confusivo. L'equazione sin1bolica comporta in effetti un'onnipotenza attraverso la · quale un singolo rappresentante può significare qualsiasi rappresentato. La perversio~e ha dunque, 'p;r. Fre~d, il ruolo di rappresentante della nevrosl .e della sessualita mfantile nonché di radice della sessualità· normale. Freud parla espressamente dei "moti perversi come fattori semiotici delle psico~evro si." Egli stesso ha ben presente di stare conducendo con l Tre saggi un'operazione fondamentalmente semiotica. La sua ~pera zione è però confusiva, proprio in quanto tende a concepl~e l~ perversione come il significato di tutti i significanti, una speC1e ~l primo motore immobile, in quanto presiede non ~~lo. al p~omov1 mento della nevrosi e al realizzarsi della sessuahta mfantile, ma viene anche concepita come radice della sessualità normale. . A mio avviso, è soprattutto questa la ragione per la q~ale egh tende a confondere la pregenitalità con la genitalità. Egli prende cioè le perversioni come qualcosa di chia.ro e distinto,. ~l. quale. è poi possibile ricondurre il sintomo nevrot1co, la se~suahta lnfa~t.~e e la stessa sessualità normale, visto che maschl1e e femm1mle corrispondono a sadico e masochistico. Ma l~ pervers~o~e stess~ non è un dato chiaro e distinto. A mio aVVlSO, essa e m realta essenzialmente espressione della simbolizzazione confusiv~ prin,ta~ ria, ed è possibile fare in questa chiave una rilettura d1 tuttl l Tre saggi. •
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Riconducendo infatti il problema della cc sopravvalutazione dell'oggetto sessuale" al rapporto con l'autorItà e questo al rapporto ipnotico, Freud pone il problema dell'equivalenza tra ipnosi e rapporto amoroso . Egli rintraccia in tale sopravvalutazione l'espressione della credula docilità che si instaura nel rapporto ipnotico. La parola ipnotica, però, a sua volta esprime un tipico processo di decostruzione del segno, attraverso la confusione tra il significante, il significato e il referente. CosI, le prevaricazioni anatomiche, espresse principalmente dal fatto che la mucosa orafe e quella anale cc elevano per cOSI dire la pretesa di essere esse stesse considerate e trattate come genitali " (1905), sono comprensibili come il risultato di una fondamentale confusione corporea . Le prevaricazioni anatomiche, cOSI come l'enuresi, implicano dunque un discorso corporeo confuso. Il feticismo e la coppia esibizionismo-scoptofilia implicano a loro volta una confusione tra rappresentante e rappresentato. Il voyeurismo , in quanto rivolto al piacere di guardare le funzioni escretive, implica anche una confusione corporea. Freud collega il feticismo , riferito ai piedi e ai capelli, allo stimolo olfattivo coprofilo. Lo sviluppo del feticismo presuppone la rimozione . Allorché il feticismo prende come oggetti sessuali degli indumenti, trasferisce la rappresentazione del genitale a un oggetto culturale. Il feticcio-scarpa, ad esempio, può essere considerato un rappresentante che usurpa il posto del rappresentato, cioè del genitale femminile, fino ad assumerne in se stesso tutte le funzioni. Il feticcio è dunque un tipo di discors~ che non solo confonde significante e significato, ma anche un dIscorso in cui si attua una specie di imperialismo del significante, che usurpa il posto del significato, che viene rinnegato. Il feticismo può essere inoltre definito anche come ·una forma di prevaricazione della cultura sulla natura. L'onnipotenza ' semiotica assume qui un significato pragmatico di controllo dell'oggetto sessuale attraverso il controllo del feticcio che lo rappresenta. Il controllo tramite il feticcio è cioè accompagnato dal rinnegamento della dipendenza dall'oggetto genitale, non appartenente al self. Un discorso confusivo analogo a quello del feticismo si ritrova . nella coppia esibizionismo-voyeurismo, centrata sul disvelamento attivo o passivo del segreto sessuale. Il disvelamento del segreto è strettamente legato all'uso di abiti, che caratterizza la civiltà umana . .Gli abiti permettono di nascondere e di far apparire gli organi genitali. Il processo di eccitamento rimane in tal modo vin26~
Introduzione
colato a un potente stimolo esterno, condizionato dalla cultura: problema sul quale dovremo ritornare. Nell'esibizionista o nello scoptofilico il vedere o il mostrare i genitali diventano però atti fine a se stessi. In questo caso, l'uso di un procedimento culturale è adoperato come prevaricazione e rinnegamento dell'accoppiamento genitale inteso come condizione naturale del rapporto sessuale. Troviamo anche qui la stessa confusione tra significante e significato e la stessa prevaricazione della cultura sulla natura che abbiamo rilevato nel feticismo. Nel sadismo e nel masochismo il linguaggio confusivo della perversione si esprime a due livelli: a livello di confusione tra piacere e sofferenza e a livello di confusione tra oggetto amico e oggetto nemico. La contadina, di cui parla Freud, che si lamenta che suo marito non le vuole bene perché non la bastona da una settimana, confonde il bastone con il pene, il dolore con il piacere, il male con il bene e l'amico con il nemico. La confusione tra i signi~· ficanti dell'amore e i significanti dell'aggressione è tipica della pregenitalità, e pertanto la coppia sadismo-masochismo è l'espressione piti tipica della pregenitalità. La riflessione svolta sul significato delle perversioni come discorso confusivo e di rinnegamento della dipendenza dall'oggetto genitale e di sopravvalutazione dell'oggetto pregenitale, si riferisce in realtà anche all'inversione. Prescindendo dai rapporti anali che possono intervenire negli omosessuali, l'inversione appare soprattutto prodotta, oltre che dalla confusione corporea, dalla confusione di persone , sia in riferimento al self che al non-self. Nell'esperienza clinica l'omosessualità appare fondamentalmente sostenuta da un processo di identificazione introiettiva, in cui il soggetto è identificato confusivamente con la madre, e da un proce~so di identificazione proiettiva, in cui l'oggetto (il partner) è identificato confusivamente con se stesso. L'omosessuale costruisce cioè un fondamentale rapporto narcisistico negando la propria distinzione dalla propria madre e la propria distinzione dal proprio partner. Precisati in questo senso i vari livelli di confusione che si instaurano nelle perversioni e nell'inversione, si possono quindi porre le basi per una distinzione della genitalità dalla pregenitalità, non solo in termini di sviluppo maturativo biologico, ma anche in termini di simbolizzazione affettiva e operativa. In questa prospettiva la sessualità infantile e il sintomo nevrotico" non avrebbero piti il l\?ro riferimento semiotico nelle perver~ioni .. Piuttqsto si può dire che tutte e tre queste situazioni sono accomunate da un 27
Genitalità e cultura
difetto di simbolizzazione. In tutte e tre si riscontra una forma di linguaggio confusivo, che a sua volta implica una prevaricazione della cultura sulla natura attraverso ciò che ho chiamato l'onnipotenza semiotica. Si tratta però di una cultura pregenitale fondata sulla equazione simbolica confusiva, anziché sul simbolo vero e proprio, espresso nella sua forma piena dal segno linguistico. Questo, pur avendo in sé una simbolizzazione affettiva, la tiene in sospeso per permettere la distinzione tra significante, significato e referente. La capacità di simbolizzazione diacritica è raggiunta dal bambino con il costituirsi del pensiero operativo, verso i 6-7 anni: al periodo cioè del tramonto del complesso edipico. A mio avviso, la rimozione dell'edipo comporta la rimozione della pregenitalità, come condizione per il costituirsi dell'uomo come animale simbolico non solo in senso affettivo-confusivo, ma anche in senso operativo-diacritico. L'accesso alla genitalità esige cioè l'instaurarsi di un processo che ho chiamato rimozione cognitiva, in quanto l'edipo, inteso come organizzazione pregenitale fallica, contiene in sé il progetto cognitivamente assurdo della reversibilità del rapporto generante-generato. L'eccitamento genitale adulto per il suo espletarsi normale richiede il superamento della confusività, sia a livello di prevaricazioni anatomiche, cioè a livello di confusione corporea, sia a livello di confusione di persone tra genitore e bambino. Non solo, ma l'accesso alla genitalità richiede anche il superamento della confusione tra significante, significato e referente, della confusione tra piacere e dolore e tra amico e nemico, e infine della "confusione'~ relativa alla indistinzione tra il sell e il non-self. La genitalità esige la fusione, ma non la confusione. Il piacere genitale è accompagnato da un particolare sentimento di mescolanza tra i partner. Tale sentimento tuttavia è piacevole proprio perché si colloca in un luogo a cui si può accedere solo dopo che si è stabilita una distinzione a tutti i livelli che ho cercato di illustrare. Si può quindi dire che la genitalità implica da parte dell'uomo, come animale culturale, la capacità di fare, attraverso un discorso corporeo, un discorso culturale. Ciò implica una relazione di traducibilità tra il discorso della natura e il discorso della cultura. La simbolizzazione primaria e confusiva che è implicita in ogni discorso pregenitale, dominato dall'onnipotenza, è forse indispensabile per "tradurre" .il corpo in equazioni simboliche prima28'
I ntrodu1.ione
rie, espresse a proposito del seno, del fallo, delle feci e delle varie relazioni contenitore-contenuto. Tutti i simboli primari che caratterizzano le diverse fasi della sessualità infantile, le traducono in termini di parti corporee e in termini di genitore e di bambino. Tale simbolizzazione primaria, anche se deve essere già considerata una specie di cultura, è però confusiva. Essa rappresenta il linguaggio del corpo mucoso, legato all'universo perverso delle prevaricazioni anatomiche: tuttavia è già un linguaggio, centrato sulla onnipotenza semiotica. La genitalità non può fare a meno della simbolizzazione primaria né della confusività del corpo mucosa. Essa però instaura un discorso che collega il corpo mucoso al corp~ eido-acustico, che presiede alle percezioni diacritiche e che è specificamente legato al linguaggio . Mentre la pregenitalità è un processo non solo confusivo, ma anche coatto e ripetitivo, la genitalità implica il tradurre un discorso confuso in un discorso chiaro e distinto, ma anche libero e innovativo. In questo senso la genitalità è molto piu vicina ai linguaggi creativo-artistici, che non alla nevrosi, alla sessua~ità infanti~ le e alle perversioni. Ciò che accomuna sessualità infantile, .nevros1 e perversioni, non è tanto l'universo perverso, quanto plUttostO un comune difetto di simbolizzazione. Si tratta cioè di discorsi goffi, privati e quindi esclusi dalla possibilità di costituire codici consensuali. La genitalità invece sembra implicare, attraverso la pulsione di scambio, i fondamenti stessi di ogni codice consensuale e presiede alla creatività. Per questo può essere utilmente confrontata con la costituzione dei codici artistici. Come per i codici artistici, per la genitalità è indispensabile avvalersi della possiJ:>ilità di r~W'essi~n~ controllata dall'Io nella pregenitalità. Tale d1scesa agli lllfetl e sempre minacciata dalla confusività, dal ritorno al caos, espresso dalla equiprobabilità di tutto . La genitalità esige il .cosmos. Come tutta la cultura umana, la genitalità ha bisogno d1 consenso tra diversi; per questo deve elaborare forme os:ensibili di c?dici che possano essere riconosciuti come consensua~l . no,? .solo tlS~~tto a due o piti par~ner, ma r~spetto anc~e a CO~C1. et1c1 o ~S~et1C1. A,t; traverso questi, l'accopp1amento ptlvato puo llltegrars1 11-: un plU vasto accoppiamento di valori collettivi. È questa la raglOne pe~ la quale la genitalità è cos1 profondamente r~dicata .ne~ mond? del valori. Sul piano pregenitale il problema del valotl Sl allacC1a alla sopravvalutazione dell'ogget~o sess~ale che Fre~d ha.col1:gato alla perversione. La sopravvalutazlOne Sl collega all1dealizzazlOne del29
Genitalità e cultura
l'oggetto e questa, a sua volta, è collegata alla difesa dalla persecuzione. In questa prospettiva la pregenitalità non presiede all'accoppiamento, ma all'appropriazione e, attraverso di essa, è intimamente unita allo schema amico-nemico, di cui è un'organizzazione. Per quanto ciò possa scandalizzare, anche l'innamoramento, quando è portato alla sopravvalutazione dell'oggetto e alla svalutazione del soggetto, si collega alla pregenitalità. Molto spesso gli innamorati vivono l'accoppiamento genitale come una cosa impura. Anche la sopravvalutazione del fallo che domina la sessualità infantile va inquadrata nella pregenitalità. La concezione sessuale infantile che sopravvaluta il genitale maschile, mentre svaluta il genitale femminile, esemplifica l'atteggiamento tipicamente antitetico e la mancanza di reciprocità del codice pregenitale. La stessa relazione sbilanciata che esiste nella sopravvalutazione del fallo rispetto alla vagina, come idealizzazione del padre, la si riscontra capovolta nella sopravvalutazione dei contenuti del corpo materno che si trasferisce nelle fantasie femminili in base alle quali la donna pensa di avere e custodire un tesoro, del quale l'uomo è privo. L'impotenza maschile e l'incapacità femminile di avere l'orgasmo si fondano, il piti delle volte, oltre che sul senso di colpa per l'incesto, sul narcisismo fallico dell'uomo (collegato all'invidia femminile) e sul narcisismo della donna relativo al contenere un tesoro (collegato all'invidia maschile). La sopravvalutazione narcisistica sia del fallo che del tesoro contenuto dentro la donna impediscono molto seriamente il godimento della genitalità in quanto fanno apparire il rapporto genitale uno scambio svantaggioso sia per l'uomo che per la donna. In tal modo la sopravvalutazione dell'oggetto sessuale, legandosi al narcisismo, si rovescia in persecuzione, che inibisce la pulsione di scambio, in quanto ognuno dei due partner pensa inconsciamente che l'altro abbia la meglio, si prenda di piti, per cui il partner si trasforma in nemico. D'altra parte la sopravvalutazione pregenitale sia dell'oggetto che del proprio genitale, appare fondamentalmente come la idealizzazione di qualcosa che, a livello pregenitale, è profondamente denigrato perché è omologato all'urina e alle feci. Il crearsi di rapporti sessuali soddisfacenti per ambedue i partner costituisce pertanto la precondizione per !'instaurarsi di un codice di valori consensuali, e, nello stesso tempo, il crearsi di un tale codice agevola i rapporti sessuali. La donna in particolai: modo può fantasticare che l'amore sia il dare tutto senza chiedere niente. Tale generosità totale, che è riconducibile al codice madre30
Introduzione
bambino, nasconde però una intensa ingordigia. La pregenitalità, implicando fondamentalmente scambi tra genitori e bambino, è sempre sbilanciata e asimmetrica. Il transfert, in particolare, in quanto ripetizione delle relazioni del bambino con i genitori, è d~ ritenersi sempre pregenitale. La genitalità, invece, legata a sca1n:bl tra adulti, è centrata sulla reciprocità simmetrica nel dono del pIacere, come fondamento di un codice in cui convergono convelllenza (da cum venire, venire insieme) e contrattualità (da cum trahere tirare insieme). Questi punti di riferimento in cui il dono recipr~co è vissuto nello scambio corporeo., trovano la loro. ve~ifica non solo a livello corporeo ma anche a livello delle operaZlO111 dell'Io. La convenienza e la contrattualità implicano infatti nella genitalità il presupposto di una simultanea e reciproca coesistenza di eccedenza e di mancanza. Tale coesistenza si contrappone alla pregenitalità che elabora invece l'eccedenza e la manca~z~ come due eventi di onnipotenza e impotenza, sempre collocatl m soggetti diversi e contrapposti. . Esporrò dunque in questo libro il complesso fermentare di tutti questi problemi all'interno di una lettur~ critica de~l'opera di Freud, con particolare riguardo ai Tre saggz sulla teorz~ sessuale (1905) e ai suoi scritti sulla femminilità. Sottoporrò pOl a esame critico i rapporti tra genitalità e cultura quali appaiono nella elaborazione di W. Reich e i rapporti tra genitalità e cultura, nella elaborazione di H. Marcuse. In tal modo sarà possibile arrivare a una riformulazione dei rapporti tra sessualità e cultura in u.na nuova prospettiva nella quale la cultura umana .appa~e promottlce della genitalità e la genitalità umana promottlce dI cultura.
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Capitolo primo
Per una nuova teoria della sessualità
Nel saggio che ha per titolo Sulla universale degradazione della vita amorosa (1912), Freud, partendo dall'analisi di alcuni meccanismi dell'impotenza sessuale, arriva a conclusioni sconcertanti relativamente alle caratteristiche generali della sessualità dell'uomo contemporaneo. Poiché tali conclusioni, al di là dei fatti, sembrano riflettere la filosofia personale di Freud sulla sessualità, è mia intenzione sottoporle a esame critico. In tale saggio Freud cerca di indagare sui fenomeni dell'impotenza maschile, collegandola alla fi~sazione incestuosa alla madre. In particolare, alla base dei casi di impotenza, Freud riscontra una specifica difficoltà dell'individuo a realizzare la fusione della corrente di tenerezza con la corrente sensuale. Allo stesso modo 'in cui la libido nel bambino si appoggia all'istinto alimentare, cosi la tenerezza si appoggia alla scelta oggettuale infantile primaria. Nella pubertà, quando la corrente sensuale, a causa dell'ostacolo della barriera contro l'incesto, sceglie oggetti estranei come sostituti degli oggetti infantili, la corrente di tenerezza investe anche quelli. Ma poiché il vivere la tenerezza può risvegliare l'impressione di amare gli oggetti infantili, si riattiva il senso di colpa per l'incesto. La difesa dal senso di colpa indurrebbe il soggetto a scindere gli oggetti amati sensualmente dagli oggetti amati teneramente, a cagione del fatto che il provare tenerezza per gli oggetti amati sensualmente provoca impotenza. In tal modo" il principale mezzo di prevenzione di un simile disturbo, di cui si serve l'uomo in questa scissione amorosa, consiste nella degradazione psichica dell'oggetto sessuale, mentre la sopravvalutazione che normalmente spetta all'oggetto sessuale viene riservata all'oggetto incestuoso e ai suoi sostituti. Appena adempiuta tale condizione, ossia quando 33
Genitalità e cultura
Per una nuova teoria della ressualità
l'oggetto è stato degradato, la sessualità può manifestarsi liberamente" (1912). Freud si rende conto che il considerare responsabili dell'impotenza fattori psicologici e socioculturali generali (sviluppo di tenerezza e barriera dell'incesto) non spiega come mai la maggior parte delle persone, pur vivendo tali fattori, siano sessualmente normali. Egli tuttavia ritiene che un certo grado di impotenza caratterizza effettivamente la vita amorosa dell'uomo occidentale. E avendo stabilito che il comportamento amoroso dell'uomo, nel nostro mondo civile, è improntato a impotenza psichica, ne conclude che l'uomo civile può diventare potente solo in quanto non si fa limitare dal ·rispetto per la donna e la tratta come oggetto sessuale degradato. "Diventerà veramente libero," nota Freud, "e perciò anche felice nella vita amorosa solo colui che abbia superato il rispetto dinanzi alla donna .[ ... ] Chiunque faccia un serio esame di coscienza di fronte all'esigenza qui asserita dovrà confessare che in fondo egli giudica l'atto sessuale come qualcosa di umiliante, che macchia e contamina non solo in senso corporale" (1912). Cosi come l'uomo, secondo Freud, per evitare l'impotenza, deve ricorrere alla degradazione dell'oggetto sessuale, la donna, a sua volta, per evitare la frigidità, deve ricorrere alla "condizione del divieto." La donna frigida può avere l'orgasmo solo se intrattiene una relazione sentita come proibita. . Sia la degradazione dell'oggetto sessuale che la "condizione del divieto" derivano, per Freud, dal lungo rinvio interposto tra maturità e attività sessuale, rinvio che l'educazione esige per ragieni culturali. Tali atteggiamenti deriverebbero quindi dai divieti sessuali posti dalla nostra cultura. Quasi turbato lui stesso di fronte alla propria tesi, secondo la quale il freno posto dalla civiltà alla vita amorosa comporta una universale degradazione degli oggetti sessuali, Freud si preoccupa di precisare che le sue conclusioni non sono un partito preso, ma sono basate su fatti osservati. Si riceve cosi l'impressione che, per uscire dall'imbarazzo che nasce di fronte a tali relazioni con l'oggetto amoroso, Freud sia spinto a oggettivare il problema prendendo in esame le pulsioni in luogo dei modi di relazione dell'Io con .gli oggetti. Cosi rileva che la pulsione, per esprimersi, sembra avere bisogno di un ostacolo. "È facile constatare," egli rileva, "che il valore psichico del bisogno d'amore scema immediatamente appena il soddisfacimento è diventato agevole" (1912). Freud arriva ad affermare, come già abbiamo visto, che la
corrente ascetica del cristianesimo ha arricchito l'amore di valori psichici che l'antichità pagana non potè mai conferirgli. Nasce cosi una contraddizione. In un certo punto del suo discorso i fattori socioculturali repressivi, responsabili del lungo rinvio tra maturità e attività sessuale, sono visti come causa della degradazione dell'oggetto sessuale per l'uomo e della condizione del divieto per la donna. In un altro punto del discorso, invece, la repressione sessuale? lega~a alla corr~nte ascetica del cristianesimo, sarebbe promotnce di una partlcolare rivalutaziorie dell'oggetto sessuale. Si nota cioè, nel testo, una contraddizione palese e il problema è quindi aperto. Poiché tutta la teoria sessuale di Freud ha fortemente influenz~to non solo la pratica psicoanalitica, ma anche l'atteggiamento dI fronte alla sessualità sviluppatosi in questo secolo nel mondo occidentale, sembra venuto il momento per un pacato esame critiC? v.olto a sta?i~re se Freud si è puramente limitato, come egli dlC~1ara proprlO 1ll questo saggio, a scoprire connessioni, riportando 11 palese alle sue cause nascoste, o se egli ha teorizzato come sessualità adulta normale dei comportamenti che in realtà appartengono pili alla sessualità pregenitale che non alla sessualità genitale. Per risolvere questo quesito prenderò in esame l'opera fondamentale di Freud, i Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) per seguire il filo conduttore in riferimento ai suoi tre capitoli, cioè: 1) le aberrazioni sessuali, 2) la sessualità infantile e 3) le modificazioni della pubertà . Dopo la disamina critica di questo famoso testo freudiano, ci si porrà davanti il compito di valutare, sul terreno clinico, in particolare attraverso lo studio dell'eiaculazione precoce, il problema fondamentale suscitato dalla contraddizione pili sopra rilevata, in relazione all'influenza della cultura sulla sessualità. Si tratterà di poter optare per l'una o per l'altra delle due posizioni freudiane: decidere, cioè, se la cultura è responsabile del decadimento della sessualità o se invece la cultura è responsabile del suo innalzamento. Riflessioni sui Tre saggi sulla teoria sessuale
La teoria della sessualità permea di sé tutta l'opera di Freud. Essa costituisce il cuore della teoria della formazione del sintomo
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nevrotico, degli istinti, del sogno e dell'arte, della formazione dell'angoscia, del significato della cultura umana in generale. L'accentuazione dell'importanza della vita sessuale per tutte le manifestazioni dell'uomo, inquadrata sullo sfondo del concetto allargato - quasi filosofico - di sessua1ità, si dilata, per Freud, fino a congiungersi con il concetto dell'Eros del divino Platone e con l'importanza della vita sessuale sottolineata da Arthur Schopenhauer (1905). Come è noto, il concetto fondamentale sul quale si impernia la teoria sessuale freudiana è quello della libido. Questo concetto è stato introdotto nella psicologia moderna in analogia con la pulsione rivolta all'assunzione del cibo: cioè in analogia con la fame. Chiamando la pulsione sessuale con il termine di libido si è inteso esplicitamente colmare una lacuna del linguaggio popolare. Questo infatti, mentre ha una parola specifica, "fame," che esprime il bisogno di mangiare, per quello che riguarda il bisogno sessuale, non conosce una parola corrispondente. La pulsione sessuale viene da Freud analizzata in base al rapporto che essa intrattiene con il suo oggetto e con la sua meta. Egli vede nell'esistenza delle aberrazioni sessuali, e cioè nell'esistenza dell'inversione sessuale e della perversione sessuale, una dimostrazione evidente del fatto che sia l'oggetto che la meta sessuale sono sottoposti a vistose deviazioni. L'omosessualità è una deviazione rispetto all'oggetto che pone problemi ardui. L'attrazione tra l'uomo e la donna appare a Freud come una cosa enigmatica e niente affatto ovvia, da poter essere attribuita semplicemente ad una attrazione fondamentalmente chimica. Il fatto che l'oggetto sessuale possa essere non solo eterosessuale, ma anche omosessuale fa dire a Freud: "Siamo ammoniti ad allentare nei nostri pensieri il legame tra pulsione e oggetto. La pulsione sessuale probabilmente è in un primo tempo indipendente dal proprio oggetto e forse non deve neppure la sua origine agli stimoli del medesimo" (1905), Si noterà pertanto che per Freud la pulsione sessuale non solo è relativamente indipendente da fattori chimici specifici, ma è anche relativamente indipendente da oggetti specifici. La fame si attiene con molto piti rigore al suo oggetto di quanto non faccia la libido. La libido può investire come oggetti sessuali animali (zooerastia) o addirittura morti (necrofilia). Ciò mostra fino a qual limite la pulsione sessuale permette variazioni e degradazioni di oggetto. In un grande numero di condizioni e in una grande massa di individui, laspe-
cie e il valore dell'oggetto passano in seconda linea . Freud vede pertanto nella relazione tra la pulsione e il suo oggetto non solo un legame fluido in senso sincronico, ma anche diacronico, al punto di farne un riferimento utile per prospettare una evo.1uzione storica del costume sessuale. Egli nota infatti: "La differenza piti incisiva tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra risiede nel fatto che l'antichità sottolineava la pulsione, noi invece sottolineiamo il suo .oggetto. Gli antichi esaltavano la pul. sione ed erano disposti a nobilitare con essa anche un oggetto inferiore, mentre noi amiamo poco l'attività pulsionale per sé e la giustifichiamo soltanto per le qualità eminenti dell'oggetto" (1905). Egli solleva in tal modo, con il riferimento storico all'evoluzione del costume sessuale, un problema del "valore" rispettivamente della pulsione e dell'oggetto, nell'ambito della teoria sessuale; prospettiva che diventa essenziale per chi voglia affrontare il problema della filosofia freudiana della sessualità. Se l'inversione mostra la relativa indipendenza della pulsione dal suo oggetto, la perversione chiarisce, per Freud, la relativa indipendenza della pulsione sessuale dalla sua meta, intesa di norma come l'unione dei genitali nell'atto definito copula. Le perversioni sono viste da Freud: 1) come prevaricazioni anatomiche delle regioni del corpo non destinate all'atto sessuale; 2) come indugi in relazioni intermedie dell'atto sessuale. Il problema generale del valore che già abbiamo visto affiorare a proposito del privilegiamento della pulsione o dell'oggetto sessuale viene ' sollevato da Freud in rapporto alla costituzione delle deviazioni dalla meta sessuale sotto forma di processo di sopravvalutazione. La sopravvalutazione dell'oggetto sessuale, cioè la tendenza ad attribuire eccessivo valore all'oggetto sessuale nel suo insieme e non solo ai genitali, è considerata come un meccanismo generale della perversione.
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'La valutazione psichica che è conferita all'oggetto sessuale come meta del desiderio e della pulsione sessuale si limita in casi rarissimi ai soli genitali, e invece si estende a tutt.o il corpo dell'oggetto sessuale e ha la tendenza a comprendervi tutte le sensazioni che si dipartono dall'oggetto sessuale, La medesima sopravvalutazione si estende al campo psichico e si mostra come cecità logica (debolezza di giudizio) nei riguardi delle prestazioni e delle qualità psichiche dell'oggetto sessuale e parimenti come credula docilità verso i giudizi di quest'ultimo (l905) .
Freud vede dunque nella valutazione esagerata dell'oggetto sessuale, nella sua totalità, la ragione della mancata delimitazione della
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meta sessuale alla copula vera e propria. Essa è pertanto posta all'origine di ogni tendenza perversa, si~ es~a l'impiego sess~al.e delle mucose delle labbra e della bocca, lilllpiego sessuale dell onfizio anale, l'impiego degli occhi e della mano attraverso il toccare e il guardare o il feticismo. Attraverso le perversioni la pulsione sessua~e proclama ~a s~a intenzione di impadronirsi dell'oggetto s::ssuale 111 t~tte ~e dlrezlO~ ni. Per mezzo di esse il corpo non gemtale e persmo mdumentl inanimati elevano la "pretesa" di essere trattati come se fosser? genitali. In particolare il feticismo con il suo .coll~gamen~o con ~l piacere di odorare che concerne .soprattutto Il pIede e ~ c~pelh, come oggetti dal forte odore, espnmerebbe, oltre che un rifenmento olfattivo-anale, una particolare "pretes.a:' della ~bi?o. di tr~ sformare sensazioni generalmente sgradevoli m sensaZlOm placevoh. La trasformazione di sensazioni sgradevoli in sensazioni piacevoli si collega in mode: part~colare, oltre ch~. al !eti~ismo, a. quella pulsione sessuale che SI espnme attraverso l mclm~zlOne a f1~evere da o a infliggere sofferenza all'oggetto sessuale e a n~avar~e pIacere, nota sotto il nome di sadomasochismo. Freud fa denvare il sadomasochismo da una certa "inclinazione alla sopraffazione il cui significato biologico potrebbe risiedere nella necessità di supera~e la.resistenza dell'oggetto sessuale, anche diversamente che con gh attl del corteggiamento" (1905) . Il sadismo corrispondereb~~ a~lora ad · una componente aggressiva della pulsione sessual~ ~esasll~dipendente ed esagerata, che usurpa per sposta.me~to la p.o~,lzlOne .p.rmqp~le. Fre~~ . vede nel sadismo la comparteClpazlOne di appetltl c~nmbales~hl. e dell'·" apparato di impossessamento" che serve al 1;l1sogno di CIbo, come bisogno ontogeneticamente piu antico del ~:>1Sogno sessuale. In questa prospettiva, però, il pro~lema del sadismo e del ,m~ sochismo si dilata fino a comprendere 11 problema ge~erale 1~1l ?n~ gine delle pulsioni; esso sfocerà. nel 19 20 .nell~ ~eona deg~, 1stmt1 di vita e degli istinti di morte, m un ambIto CIOe ~olt? plU alla:gato di quello delle ~e~vers~oni sessuali. ,~~d .suo mSl~me, 'pero~ l'universo sadomasochlstlco nvelerebbe la onnlpotenza dell amo re che congiunge nella sessualità gli elementi piu alti ~ gli el~men ti piu bassi, trapassando, per dirla con ~oethe" dal CIelo ali mfer,no. Nell'ultima evoluzione del suo penSIero pero Freud colleghera il sadomasochismo all'istinto di morte. . Di fronte alla diilluenza e alla anomia instaurate nella vIta amorosa dalle perversioni si ergono tuttavia - secondo Freud le potenze psichiche del disgusto (per l'eros orale e anale), del pu-
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dore (per l'eros relativo al guardare) e della compassione (per l'eros masochistico) oltre che le leggi estetiche e etiche. Le potenze psichiche si sforzano di mantenere la meta sessuale entro gli argini della normalità del congiungimento dei genitali. Per ciò che concerne il rapporto tra nevrosi e pulsione sessuale, tutto il pensiero di Freud gravita attorno alla scoperta che le psiconevrosi si fondano su forze pulsionali sessuali. In particolare Freud afferma che la vita sessuale dei nevrotlci si esprime quasi esclusivamente attraverso i sintomi, arrivando a sostenere che i sintomi sono l'attività sessuale dei malati, nel senso che essi rappresenterebbero il sostituto di aspirazioni che traggono la loro forza dalla fonte della pulsione sessualé. La libido che viene convertita in sintomo nevrotico, petò, non sarebbe tanto quella normale, quanto piuttosto la libido legata a quelle pulsioni che, se potessero esprimersi direttamente, sarebbero definite perverse. Di qui la famosa formula freudiana della nevrosi come la negativa della perversione e l'altra formula secondo la quale "i moti perversi sono fattori semiotici delle psiconevrosi" (1905). Avendo in tal modo ricondotto le perversioni a pulsioni sessuali extragenitali e avendo poi collegato le perversioni alle psiconevrosi, ne verrebbe come coroNario che le psiconevrosi sarebbero il risultato di pulsioni sessuali' extragenitali. Ma poiché la tendenza alle perversioni è una caratteristica generale, la disposizione alle nevrosi si fonderebbe con la generale disposizione alle perversioni. L'aspetto piu importante della teoria freudiana della sessualità è certamente costituito dalla scoperta della sessualità infantile e del suo rapporto con la sessualità adulta. Coperta dalla amnesia, esiste in ogni uomo una sessualità infantile, che accompagna 'il bambino dalla nascita. Essa non solo ha un periodo di fioritura dai due ai cinque anni, ma continua ad agire dopo il periodo di latenza anche nella sessualità adulta, influenzandone i modi e il destino. La funzione della sessualità infantile è sotto molti aspetti enigmatica. Nelle 'sue linee essenziali, essa è soggetta a rimozione. lri parte è sublimata e si deve alla labilità del suo legame all'oggetto se essa può essere spostata su nuove mete, contribuendo ad alimentare importanti componenti per tutte le operazioni della cultura umana. Per spiegare la sublimazione e la rimozione, Freud ha avanzato l'ipotesi che, essendo fondamentalmente perverse e mutiliz?:abili per la procreazione, le pulsioni sessuali infantili "potreb-
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bero soltanto provocare sensazioni di dispiacere" (1905). Ad ogni modo, la sessualità infantile sembra avere caratteri fondamentali di animalità e la mancata repressione della sessualità infantile renderebbe il bambino ineducabile. Vista alla luce della relazione della pulsione con l'oggetto, la forma piu tipica della sessualità infantile è, nella sua espressione concreta, l'autoerotismo. L'oggetto della sessualità del bambino è cioè una parte del bambino stesso. Ciò viene realizzato nel succhiamento del dito come manifestazione masturbatoria orale e nell'uso delle feci che, trattenute, costituiscono un oggetto che serve al bambino per stimolare la mucosa intestinale. Poiché le stimolazioni delle zone erogene orale e anale implicano sensazioni piacevoli date dalla madre e collegate all'allattamento e alle manipolazioni perineali necessarie alla pulizia del bambino, la sessualità infantile si appropria, per cosi dire, di tali stimolazioni riproducendole attivamente in modo autonomo: cioè con il dito in bocca o nel trattenere le feci. La parte piu importante della teoria freudiana della sessualità infantile è quella riguardante la sua meta. La meta della sessualità infantile consiste, secondo Freud, nel "giungere a sostituire nella zona erogena la sensazione di stimolo proiettata, facendo ricorso ad uno stimolo esterno che elimini la sensazione di stimolo provocando la sensazione di soddisfacimento" (1905). Cosi, per esempio, quando il bambino si succhia il dito, la sensazione di stimolo proiettata è quella prodotta dal seno, sensazione conservata attraverso il ricordo della fruizione reale del seno stesso. L'azione prodotta dal pollice avrebbe pertanto come risultato l'eliminazione della sensazione di stimolo legata al ricordo del seno e questa eliminazione produce il soddisfacimento. La sessualità infantile mirerebbe quindi a riprodurre una soddisfazione che è già esistita ad opera del rapporto con la madre (bisogno di ripetizione). Nel suo significato generale, la sessualità infantile, in quanto vuole ricuperare le tracce dell'oggetto che soddisfa il desiderio, nasce dal desiderio di rendere presente l'oggetto assente, e nello stesso tempo di creare una possibilità autarchica di soddisfazione. La sessualità infantile, pertanto, elude la necessità dell'oggetto, la sostituisce con parti di sé e ne elimina la traccia. Se la pulsione sessuale adulta ha, come abbiamo visto, una relativa indipendenza dall'oggetto, la sessualità infantile in quanto autoerotica si sostituisce totalmente a esso. Per Freud la sessualità infantile dimostra
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di ~on avere alcun bisogno dell'oggetto, perché se lo crea allucinatonamente. .. Nella co.stituzione perversa polimorfa del bambino, particolare nlievo acqUlsta la pulsione di crudeltà, legata al sadomasochismo, che Freud collega alla "pulsione di appropriazione," postulandola co~e separata dalla pulsIOne sessuale, anche se poi tende a mescolars.1 ~ ~s~a. C0.uegata alla pulsione di appropriazione è anche la Cunosita lllfantl1e e la masturbazione del maschietto. Le fantasie infantili concernenti la sessualità sono incentrate sulla credenza che esista un u~co. sesso, quello maschile. La nascita si collega in genere a fantasIe dI parto anale e la scena primaria, cioè il rapporto sessuale dei genitori, è immaginata in modo sadomasochistico c?me u.na specie di maltrattamento e sopraffazione del padre nel nguardi della madre, o viceversa. Nel suo insieme la sessualità infantile è dominata dalla ambival~nz~ ed è vista da Freud sotto forma di due organizzazioni prege11ltali, quella orale e quella anale che egli definisce anche come "~icad.ute in condizioni di primiti~a animalità" (1905). Nell'orga11lZZUZIOne anale acquista particolare risalto l'antagonismo tra atti. v!tà e passività e lo specifico legame con la pulsione di appropriaZIOne es?r~ssa attraverso la muscolatura del corpo. La pulsione di apprOpt1aZIOne, legata al bisogno di cibo, domina pertanto l'orga11lZZaZIOne pregenitale. Benché all'inizio Freud abbia concepito tutta la sessualità inf~ntile come d?minata dalle organizzazioni pregenitali e dalla negaZIOne della dIpendenza dall'oggetto, in seguito (1923) egli ha postul~to, d?po le du~ organizzazioni pregenitali, una scelta oggettual~ lllfantile e preCIsamente una fase genitale infantile, che si r:ah~zerebbe nel ,Periodo di fioritura, dal secondo al quinto anno di VIta del bamblllo. In quanto tuttavia, in tale fase, il bambino co?cepisce un solo tipo di genitale, cioè quello maschile, Freud ha chIamato la fase genitale infantile" fase fallica." A ben guardare si tratterebbe però di una fase pseudogenitale, proprio perché un organo genitale non è concepibile se non come controparte di un al· tra genitale. L'organo genitale è per essenza un otgano parziale. Nella cosiddetta fase genitale infantile avremmo invece la fantasia di una specie di genitale totale. Si tratta di un genitale unico per il .quale l'accoppiamento è senza senso. La pubertà realizza il superamento della sessualità infantile ed è caratterizzata dal passaggio dall'autoerotismo alla scelta dell'og~ getto eterosessuale, e dalla nuova meta sessuale resa possibile dal
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primato genitale. Contemporaneamente alla scelta di un oggetto, l~ pubertà porta, nella sessualità, il congiungersi della corrente di tenerezza con la corrente sensuale: congiunzione che Freud paragona al processo di incontro che avviene quando una galleria è perforata da due lati. Il segnale psichico dell'eccitazione sessuale che compare nella pubertà è descritto da Freud come un "peculiare sentimento di tensione di carattere estremamente urgente" (1905). Il sentimento di tensione comporta una qualità di dispiacere e agi· sce come incentivo a cambiare la situazione psichica. Un tale cambiamento sarebbe però estraneo all'essenza del piacere p~ovato: Freud si pone perciò il problema della relazione tra la tensiOne dl dispiacere e il sentimento di piacere. :La tensione sessuale tende a diventare dispiacere se non le è permesso di produrre altro piacere. CosI la" stimolazione del seno della donna (piacere preliminare) produce piacere nel seno stesso, ma tale piacere provoca un eccitamento genitale che a sua volta desidera un pili di piacere. Sorge pertanto il problema di." co~e avvenga che il piacere provato provochi il bisogno di magg~or placere" (1905). Freud distingue perciò un "piacere per eccltamento" o piacere preliminare da un "piacere di sodd~sfaciment?" o piacere finale, collegato all'emissione delle mate~le sessuah. Il piacere preliminare adulto è analogo, per Freud, al place~e ch~ poteva essere provocato dalla sessualità infantile. Il piacere fmale mvece è nuovo ed è legato alla maturità genitale . Curiosamente Freud cerca di chiarire il rapporto tra il piacere preliminare e il piacere finale attraverso il concetto di "premio di seduzione" o di "allettamento " che aveva individuato nel meccanismo di produzione del motto' di spirito. Egli cioè cerca di spiegare il raI?P?rt? tra il. piacere preliminare e il piacere finale {che entro. c~r~l hml.tl contlene ~n, che il problema del rapporto tra sessualita lllfantile e sessu.a~ta adulta) attraverso la dinamica del piacere provocato da una tlplca produzione culturale quale è appunto il motto di spirito. Sembra quindi che la sessualità infantile, in quanto analoga al piacere preliminare, sia promotrice de~la sessualità a~ulta" che ha come prerogativa specifica il piacere fmale. In effettl p~ro Fre~d mette in rilievo oltre alla funzione positiva e preparatona del placere preliminar~, il ruolo patogeno del piacere preliminare stesso,' Pili precisamente, il piacere preliminare è patog:no q~ando .e troppo g'rande e pertanto si svincola dalla sua funZiOne dl contr'l~ buire all'intensificarsi della tensione e diventa fine a se stesso. Sl determina allora una eiaculazione precoce, che viene a far mancare
là forza propulsiva per proseguire ulteriormente il processo sessuale. In tal modo il piacere preliminare usurpa, se cosI si può dire, una funzione orgasmica e toglie il vento dalle vele del piacere finale . Freud attribuisce la causa della prevaricazione del piacere preliminare sul piacere finale al fatto che la pulsione parziale coinvolta (perversa) ha contribuito in misura insolita al conseguimento del piacere durante la vita infantile con conseguente fis sazione alla modalità autoerotica. Secondo Freud, il presupposto attraverso il quale la sessualità infantile conserva la sua funzione di promuovere la sessualità adulta, mettendone in moto la tensione senza usurparla, è condizionato dal fatto che il primato genitale possa già essere abbozzato nell'infanzi'a. L'abbozzo del primato genitale non viene postulato da Freud, come ci si potrebbe attendere, nella fase genitale infant,ile, cioè nel periodo che va dai due ai cinque anni, nel cosiddetto periodo di fioritura in cui il bambino fa una prima scelta oggettuale, bensI nel periodo di latenza e pili precisamente dagli otto anni alla pubertà . Per giustificare l'esistenza di un primato genitale nell'infanzia Freud fa l'ipotesi che durante il periodo di latenza "le zone genitali si comportano già in modo analogo a quello dell'epoca della pubertà" (1905): ipotesi questa che sembra in contrasto sia con il concetto e la collocazione temporale del periodo di latenza, sia con il concetto e la collocazione temporale della pubertà. L'ipotesi dell'abbozzo di un primato genitale nell'infanzia porta Freud a concludere che" non solo le deviazioni della vita sessuale normale, ma anche la sua strutturazione normale sono determinate dalle manifestazioni sessuali dell'età infantile" (1905). In questa prospettiva si può comprendere come Freud sottolinei , contro Krafft-Ebing, la scarsa rilevanza delle materie sessuali, e del seme in particolare, come elemento essenziale del processo di eccitazione e del processo di soddisfacimento sessuale adulto. Per giustificare tale relativa irrilevanza egli si riferisce alla sessua1ità infantile, alla sessualità della donna e alla potenza sessuale conservata dagli eunuchi . Una teoria chimica che faccia dipendere tutto il processo sessuale, anziché dal seme, da ormoni, viene considerata come la base biologica pili adeguata alla teoria della libido come energia diffusa a tutto il corpo, intesa sia in senso narcisistico che oggettuale. Dal punto di vista della relazione d'oggetto genitale adulta, la concomitanza tra orgasmo e emissione di seme o di altra materia
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sessuale, acquista però, come vedremo; una rilevanza specifica. in rapporto alla "pulsione di scambio," mentre un ormone genenco e impersonale, del quale i partner sessuali non hanno alcuna esperienza sembra estraneo allo scambio. T~lta quindi di mezzo la significatività specifica delle materie sessuali e della genitalità adulta rispetto alla sessuaHtà infantile, i genitali adulti acquistano il semplice significato di "zona direttiva," rappresentata dal glande nell'uomo e dal c1i~orid~ nella ?onna. Per quel che concerne quest'ultima, mentre Il pn~o peno?o della sessualità sia maschile che femminile è, nella teona freudIana unisessuale, con l'arrivo della pubertà la femmina rimuove la ;>r;pria virilità, espressa dalla zona direttiva clitoridea, per scegliere come seconda zona direttiva la vagina, attravers? ur: v~ro . e proprio processo di transfert, per mezzo del quale il chtonde trasferisce l'eccitamento alle parti femminili vicine, all'incirca" come la scheggia di un pinastro può essere utilizzata per incendiare la legna piti dura" {l905). .. . Sul piano piti specificamente relazionale Fre';ld nt1ene ch~ la hbido dell'uomo sia stimolata dalla "donna che SI nega, che nnnega la sua sessualità" (1905). In particolare, il fatto che la donna rinneghi la sua sessualità induce l'uomo a sopravvalutarla sessualmente, con un processo di incentivazione, quindi, nettamente asim~e trico. Come abbiamo visto, il piacere preliminare può danneggIare il primato genitale togliendo il vento dalle vel: de~ piacere finale dell'uomo, quando è esistita un'eccedente soddlsfazlOne masturbatoria infantile con relativa fissazione . Analogamente un'eccedente attività clitoridea infantile produce, nella donna, frigidità. La scelta dell'oagetto sessuale nell'adolescenza è descritta da Freud come "rinve~imento." L'oggetto che viene ritrovato è l'oggetto infantile e, piti precisamente, la madr.e che, dopo lo svezzamento viene sostituita dall'attività autoerot1ca. Oltre che per mezzo del'contatto corporeo la madre diventa oggetto d'amore infantile per la tenerezza che essa .dona al bambin~ . ~1.1egame ,d'amo~e tra il bambino e la madre SI trova anche alI ongme dell angoscIa infantile. L'angoscia dei bambini è originariamente espress~one del fatto che essi sentono la mancanza della persona amata. DIventato grande, il bambino deve attuare il passaggio dall'?gg,etto d:amore infantile all'oggetto d'amore adulto. Tale passaggIO e, n.e~l uomo, guidato dalla barriera contro l'incesto. La prim~ ses~';lal.lta adolescenziale si esprime attraverso fantasie non reahzzab1h, m qu~n~o rivolte verso i genitori; per il figlio verso la madre, per la flgha
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verso il padre. Nell'adolescenza si riattiva cioè il complesso edipico, centrato sulla scelta incestuosa infantile del genitore di sesso opposto e sull'ostilità verso la persona dello stesso sesso. Tornante e.volutivo specificamente umano, il complesso edipico costituisce il complesso nucleare delle nevrosi. "In esso culmina la sessualità infantile che influenza in modo decisivo, con le sue azioni consecutive, la sessualità dell'adulto" (1905). La preoccupazione teorica piti evidente che sembra servire da fil? conduttore dei Tre saggi sembra essenzialmente quella di riusclte a collegare la messe impressionante di fatti, che Freud era venuto raccogliendo nella sua esperienza clinica, per mezzo d~l concetto di libido. Trattando infatti delle aberrazioni sessuali, egli mette in rilievo la relativa indipendenza del comportamento sessuale dall'oggetto e dalla meta. Non solo, ma passando a indagare la sessualità infantile, la sua scoperta specifica, egli ritrova la stessa situazione. Anche la libido infantile non ha né oggetti fissi a c.ui legarsi ?é mete fisse. Essa trova espressione in pulsioni parziali ~he cornspondono alle mete perverse. Nell'infanzia, dopo una pnma fase di appoggio, la libido non solo non è strettamente legata all'oggetto, ma investe come oggetto parti del bambino. L'attenuazione dell'importanza delle materie sessuali, in riferimento ai processi di eccitamento e di soddisfazione genitali, permette a Freud di considerare la libido come una energia diffusa in tutto il corpo capace di investire i piu svariati oggetti e le diverse mete. Una tale generalizzabilità del modello teorico della libido sembra però aver lasciato un vuoto per quel che riguarda la specificità della sessualità adulta. Si riceve l'impressione che la scoperta della sessualità infantile, se da una parte ha creato legami e connessioni del tutto inaspettate tra sessualità infantile e sessualità adulta, dall'altra abbia oscurato il significato della sessualità adulta. Allo scopo di rendere giustizia alla specificità della sessualità adulta, cioè alla genitalità, rispetto alla sessualità infantile, defini. bile come pregenitale, è necessario però rifarsi alla teoria freudiana del desiderio, e nello stesso tempo tener presente che "l'onanismo rappresenta l'esecuzione di tutta la sessualità infantile" (1905): La trasformazione del bisogno in desiderio
Ho già rilevato che, occupandosi della meta sessuale infantile, Freud parla della masturbazione come di un processo che è messo 45
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in moto da una sensazione di stimolo, o prurito, di origirie centrale che viene proiettata nelia zona erogena periferka. Il bisogno sessuale infantile, come situazione interna, viene proiettato nella zona erogena. Per chiarire il modo in cui tale sensazione viene eliminata dallo stimolo masturbatorio, provocando la soddisfazione autarchica del desiderio, è necessario rifarsi al passaggio dal bisogno al desiderio, quale è stato chiarito da Freud nella Interpretazione dei sogni (1900). La trasformazione del bisogno in desiderio costituisce, a mio parere, la manifestazione primaria della pulsione di appropriazione. Il primo modo in cui il piccolo bambino reagisce al bisogno è quello di gridare e di agitarsi; egli mette cioè in atto una risposta motoria. Il grido del bambino provoca l'intervento reale dell'oggetto soccorritore, la madre, che soddisfa realmente il suo bisogno. Successivamente, dopo che si è stabilito il ricordo dell'intervento gratificante della madre, il bisogno si trasforma in desiderio. Pili precisamente, che cosa voglia dire la trasformazione del bisogno in desiderio si chiarisce precisando che, quando affermiamo che il bambino desidera la madre, diciamo che egli si rappresenta la madre, e si rappresenta la madre investendo la traccia mnestica della soddisfazione avuta da essa. Mentre il bisogno implica in qualche modo il riconoscimento di una mancanza che si traduce in sofferenza, il desiderio è un processo relativamente autarchico in quanto, per costituirsi, non adopera l'oggetto reale, bensi la traccia mnestica della -soddisfazione reale perduta. E poiché l'investimento libidico della traccia tende a trasformare il ricordo in allucinazione, la trasformazione del bisogno in desiderio porta, secondo Freud, alla ({identità di percezione" tra oggetto realmente percepito e oggetto immaginario realizzato allucinatoriamente dal desiderio (1900). Si ha cioè, attraverso la trasformazione del bisogno in desiderio, una specie di" appropriazione" dell'oggetto reale esterno che è stato presente, appropriazione che è indipendente dalla presenza reale dell'oggetto stesso. Si attua in tal modo una specie di onnipotenza del desiderio, che crea gli oggetti appropriandosi della traccia mnestica da essi lasciata e trasformando cosi l'assenza in presenza. Vista in termini di scambio tra il bambino e la madre, la 'trasformazione del bisogno in desiderio può essere descritta come una appropriazione indebita, cioè come furto immaginario. La madre, e ciò che essa ha dato per soddisfare il bisogno, viene ora vissuta come un'appartenenza propria, come oggetto di desiderio allucinato. Sempre in termini di relazione di appropriazione, la 46
Per una nuova teoria"deJla sessualitò « identità" di percezione, che porta a far coincidere la percezione dell'ogget.to este~no che soddisfa il bisogno con la percezione della sua t.racc1a allUCinata, porta a una identità di appartenenza. S1 può dunque affermare che l'investimento allucinatorio della traccia ~nestic~ della ~odd~sfazione reale del bisogno si costit.uisce come l espreSSiOne pnmana della pulsione di appropriazione in quanto, bench~ at~raverso un'operazione illusoria, porta il bambino ad appropnarS1 da solo di qualcosa, in un momento in cui in :ealtà .non. gli è dato. Non solo, ma la trasformazione del bisogno in desideno, ol.tre a e~primere la prima forma e la forma pili radicale della pulsiOne di appropriazione, costituisce anche la prima tras~ormaz~one dell~ p~ssività in attività che Freud collega sia alla pulslOne d1 appropnaZlOne che alla trasformazione del masochismo in sadismo. ~i potrebbe quindi comprendere, in questa prospettiva, la primar~età d~l masochismo-passività, che esprime l'appropriazione recettlva, :1spetto al sadismo-attività, che esprime l'appropriazione predatona, c~me. due ,momenti della pulsione di appropriazione legata. a11~ PUlS101:U dell autoconservazione, che Fr~ud distingue dalle pulsiO~ sessuali. Il fatto che egli, nei T re saggi (1905), parlando del sad1smo, lo colleghi a impulsi cannibalici che si esprimono attraverso l'apparato di impossessamento, ci permette di cogliere un legame tra i Tre saggi e l'Al di là del principio del piacere (1920),. dov~ l'aggressività viene teorizzata a partire dal masochismo pnmano che, deflesso poi all'esterno, esprime l'istinto di m~rte: questo perché il vivente, per sopravvivere, deve appropnarS1, d1struggendoli, di oggetti esterni. Yis~o. in questa prospettiva, però, l'istinto di morte avrebbe un s1gmEicato autodistruttivo non tanto in base a una autodistruttività pulsionale, ma in quanto taglia fuori il soggetto dal legame con l'oggetto: La. trasf~rmazione del bisogno in desiderio, implicando una speC1e di onntpotenza allucinatoria, pone il vivente nella condizione di negare la sua dipendenza dall'oggetto reale e quindi di .essere. tag~ato fuori dalla sopravvivenza. L'appropriazione all~cinat?r1a è in realtà un'autoappropriazione e quindi anche autodistrUZIone,. perché la pulsione di appropriazione, in quanto legata al sad1smo primario, è una pulsione distruttiva. Si ha cosi u.na equi.va!enza 4istruttiva tra onnipotenza, pulsione di appropriaZiOne e 1stinto d1 morte. La motilità con cui il bambino reagisce alla percezione del bisogno è definita da Freud come « espressione del moto d'animo" e anche come "mutamento interno" (1900).
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Esiste quindi un'altra fonte dell'opnipotenza. Il fatto che il mutamento interno del bambino, tradotto nella sua espressione emotiva, sia seguito dall'intervento reale della madre, che soddisfa il bisogno, fa SI che non l'oggetto esterno, bensl il proprio moto interno sia sentito come la causa della soddisfazione del desiderio. Il pianto-collera del bambino rappresenterebbe allora l'espressione del controllo onnipotente sull'oggetto, che avrebbe il significato di onnipotenza pulsionale, che si aggiunge alla onnipotenza cognitivo-percettiva, espressa dalla realizzazione allucinata del desiderio. Esiste dunque una onnipotenza del desiderio che si appropria della traccia mnestica della soddisfazione reale, trasformandola in una percezione di realizzazione allucinata di desiderio. Esiste però anche una onnipotenza pulsionale primaria che ingloba anche l'intervento reale dell'oggetto nella soddisfazione del proprio desiderio. Finché il bambino non ha accesso al reale, il proprio grido è sentito come causa della soddisfazione del proprio desiderio. Ciò avviene attraverso il "rinnegamento della realtà," cioè negando che esista una madre che decide di soddisfare (o magari di non soddisfare) il bisogno del bambino. Esiste nel rapporto primario tra la madre e il bambino una specifica relazione di scambio, espressa dal fatto che la madre dà al bambino il latte e toglie dal bambino le feci. Tale relazione di scambio asimmetrico tra cosa buona e cosa cattiva viene negata dal bambino attraverso la trasformazione del bisogno in desiderio e attraverso l'onnipotenza. Questa non solo porta il bambino ad appropriarsi allucinatoriamente della traccia di soddisfazione reale, ma trasforma anche il proprio pianto-collera, equivalente alle feci evacuate, nella causa della soddisfazione reale del desiderio in quanto l'intervento gratificante della madre è sentito non come una iniziativa di lei, ma come il risultato del proprio grido evacuante la cosa cattiva che è dentro di sé. L'interazione tra il bambino e la madre, espressa dalla decisione della madre di dare o di non dare il latte o di togliere o lasciare le feci , viene negata nella sua realtà, che soddisfa concretamente il bisogno del bambino di avere il bene e di essere liberato dal male. Viene in tal modo negata, attraverso l'onnipotenza, la realtà e, attraverso la negazione della realtà, viene negata la relazione di scambio. Pertanto l'appropriazione onnipotente realizzata attraverso il meccanismo onirico della realizzazione allucinata di desiderio di-
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venta «1~ vi~ J?iti breve verso l'appagamento del desiderio" (1900). Ma la VIa pll.~ b:e~e per l.'appagamento del -desiderio corrisponde appunto al pnnCIplO del pIacere, che trova nella realizzazione allucinata del desiderio la sua espressione piti esemplare. Come è noto, Freud teorizza gli istinti di morte come morte facile cioè come desiderio di tornare all'inorganico per la via piti brev~ mentre defin,isce gli istinti di vita la posticipazione sempre piti ri~andata de!r~t~rno. a~'inorganico. Vediamo cosi che, sul piano di realtà, il pnn~IplO di pIacere, nella sua forma primaria, corrisponde all'istinto di morte. Se la negazione della realtà, cioè il principio di piacere, sotto forma di soddisfazione allucinatoria del desiderio fosse l'unico modo di esperienza del bambino sarebbe anche "la via piti breve " per arrivare alla morte. ' . Nella prospettiva che andiamo sviluppando il principio di pia. c~re, stre~ta~ent~ legat.o alla trasformazione del bisogno in desideno, e qumdi alI mvestlillento allucinatorio della traccia mnestica avrebbe un significato di pericolo per la sopravvivenza. Per evità~ re questo pericolo, l'apparato psichico deve passare dal principio di pi~ce:e al principio di realtà. Poiché il principio del piacere può co~c~dere, ~ell'uomo) C~)11. l'istinto morte, per evitare tale comcIdenza l apparato pSIchIco deve dIventare capace di organizzare ~ pensiero. Il pensiero umano infatti può sorgere solo in quanto il soggetto è · capace di impedire che il desiderio diventi allucinazione. In altri termini, la condizione indispensabile per organizzare il pensiero è la messa in crisi del principio di piacere, sotto forma di crisi della realizzazione immediata (e quindi allucinata ) del desiderio . Freud ha fatto del principio di piacere qualcosa che si collega piti alla soddisfazione del desiderio che non alla soddisfazione del bisogno. È pertanto presente in tutta la costruzione freudiana dell'apparato psichico un modello ispirato allo scarico della tensione, in un sistema oberato da un surplus di energia che ha necessità di scaricare una eccedenza, anziché di riparare una mancanza . L'esigenza dell'apparato energetico freudiano è in definitiva quella di evacuare una tensione superflua: un sistema quasi esclusivamente fondato sull'output e che pertanto ha continuamente bisogno di scaricarsi, pena il dispiacere. Il sistema energetico freudiano, nonostante una prima faseanaclitica, non sembra conoscere la necessità di rifornimento. A mio parere, questa situazione appare soprattutto sostenuta dal processo di trasformazione del bisogno in desiderio. Il bisogno di qualche cosa implica il vivere la mancanza di qualche cosa che deve esser cercata al di fuori di
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sé: una mancanza di qualche cosa che spinge il vivente a stabilire una relazione di scambio con l'ambiente, una transazione intersistemica. In questa prospettiva, la trasformazione del bisogno in desiderio può corrispondere all'istinto di morte perché costituisce una riparazione pseudoantientropica dell'entropia, espressa dal consumo del vivente.
descrivendo l'onanismo infantile, riprende nei Tre saggi il discorso fatto nella Interpretazione dei sogni, relativo alla trasformazione del bisogno in desiderio, ci permette di scoprire perché il sogno sia realizzazione allucinata del desiderio, specificamente collegato alla sessualità infantile. Sessualità infantile e sogno sono in realtà legati allo stesso procedimento cognitivo, cioè l'allucinazione come "metodo operativo primario dell'apparato psichico, abbandonato perché inadeguato allo scopo" (1900). La possibilità di stabilire l'identità operativa, e quindi cognitiva, tra sessualità infantile e sogno può avere conseguenze molto importanti e sotto taluni aspetti rivoluzionarie nel pensiero psicoanalitico. Una di queste è che non sarebbe il senso di colpa, o non sarebbe soltanto esso, a mettere in moto la rimozione della sessualità infantile. La sessualità adulta si sostituirebbe a quella infantile allo stesso modo in cui il pensiero adulto si sostituisce a quello infantile e l'una si oppone all'altra allo stesso modo in cui il funzionamento psichico della veglia si oppone al funzionamento psichico del sogno; questo anche se la sessualità adulta conserva sempre una certa qualità onirica. Il sostituirsi della sessualità adulta alla sessualità infantile implica dunque un'esperienza complessa quale è quella di trasferire nella veglia il desiderio. del sogno, trasformandolo in realtà: caratteristica questa che è prer~gativa specifica dell'uomo adulto e del pensiero adulto. Pur avendo a che fare con il sogno, quindi, la maturità sessuale mette in atto un processo inverso al sogno. Anziché "tirare i remi in barca," come avviene durànte il sonno in cui si sogna, anziché distaccarsi dagli oggetti reali per concentrarsi su proprie rappresentazioni allucinate, come si verifica nel sonno-sogno e nella masturbazione infantile e adolescenziale, la sessualità adulta deve trovare un codi'Ce di comunicazione in una relazione di scambio con oggetti reali. Il sogno e il gioco masturbatorio infantile non solo non hanno bisogno di consenso, ma sono solipsisti e sembrano attivati dalla" situazione del divieto." Il rapporto sessuale adulto ha invece bisogno non sokKiella genitalità matura ma anche del consenso del partner, consenso che presuppone anche un dissenso e quindi ha la necessità di riferirsi a un codice e a un sistema di valori. 'Ma sia il consenso che il sistema di valori esigono la rinuncia all'onnipotenza e l'instaurarsi di una relazione di scambio, che a sua volta implica l'abbandono del principio di piacere, perché lo scambio presuppone sempre, oltre all'eccedenza di qualcosa, anche la mancanza di qualcosa. Il consenso, il codice e il sistema di valori, a loro volta, presuppongono un linguaggio.
Funzione del pensiero e rimozione cognitiva
Come è noto l'origine del pensiero viene postulata da Freud in riferimento al principio di realtà. Curiosamente, però, il principio di realtà è ancora principio di piacere modificato dal pensiero. Cosi anche il pensiero viene considerato una funzione dello scarico della tensione. In realtà però la funzione specifica del pensiero è l'accesso al reale, attraverso la deillusione nei riguardi di ciò che è illusorio . Per Freud il pensiero "non è altro che il surrogato del desiderio allucinatorio. Ed è ovvio che il sogno sia l'appagamento di un desiderio, dato che nulla, ' all'infuori del desiderio, è in grado di mettere in moto il nostro apparato psichico" (1900). Per Freud dunque il soggetto non è mosso dal bisogno, bensi dalla sua trasformazione in desiderio, in quanto il pensiero, il logos stesso quindi, è messo in moto dal desiderio. Anche se può favorire lo scarico attraverso il principio di realtà, sotto forma di principio del piacere trasformato, il pensiero non è un puro processo di scarico. È in realtà un processo maturativo e quindi un processo di progressiva complicazione e accumulazione che ha la stessa curva ascendente dello sviluppo sessuale, nel senso che le singole tappe dello sviluppo della sessualità umana curiosamente coincidono con specifiche tappe evolutive nello sviluppo del pensiero umano. A mio parere, mentre il principi? di piacere ha una funzione entropica, il pensiero ha una funZIOne antientrooica. Poiché lo sviluppo del pensiero si colloca sulla strada del principio di realtà, il vero problema dello sviluppo sessuale umano, che sottolinea la trasformazione della sessualità infantile nella sessualità adulta è il passaggio dalla soddisfazione allucinata o immaginaria del desiderio sessuale alla sua soddisfazione reale, goduta con un oggetto reale. Cosi quanto pi~ l'ind~vid~o ~ adu~ to cioè quanto piti è in grado di procurarsl soddlsfazI0111 reah, ta~to piti è in grado di fruire della sessualità. Allorché Freud, 50
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In questa prospettiva, dunque, il sentimento di colpa per la masturbazione (e per la sessualità infantile che con essa si identifica) - che Bleuler aveva giudicato come non chiarito dalla psicoanalisi e che Freud spiega t:,mtologicamente come espressione della sessualità infantile -, non è, o non è solo, il risultato del senso di colpa per i desideri infantili incestuosi. Esso piuttosto appare essere sostenuto dall'intima sensazione di "peccato contro la real" tà" commesso da ohi, uomo, dimentica di essere l'unico animale preoccupato di avere l'accesso al reale. Poiché l'attività masturbatoria è tendenzialmente allucinatoria, il senso di colpa per la masturbazione ha, in questa prospettiva, un'origine cognitiva, derivante dal fatto che il sorgere del pensiero umano implica l'abbandono dell'onnipotenza allucinatoria. Può essere significativo a questo proposito rilevare che la tendenza del bambino -ad avere immagini eidetiche, cioè la tendenza a rivedere in forma allucinatoria gli oggetti prima realmente visti, allorché questi hanno un sufficiente significato affettivo, termina in genere con l'adolescenza, come se con l'adolescenza, cioè con lo sviluppo sessuale, si chiudesse iI periodo onirico dell'uomo. La lotta per la genitalità sembra quindi essere la lotta contro iI principio del piacere per il principio di realtà, lotta soprattutto rappresentata dal pensiero umano. In questa prospettiva una sessualità forte richiede un lo forte, capace di accogliere i simboli affettivi che hanno radid nell'infanzia, ma anche capace di declinare i simboli affettivi in un linguaggio corporeo e culturale, inserito in una relazione di scambio, che sia in grado di dare espressione alla genitalità come scambio di doni: doni di parti corporee reciprocamente scambiate in un codice culturale, sancito dall'esplicitazione di un linguaggio, che garantisca del carattere" reciproco" dello scambio. Il fatto che il superamento della sessualità infantile sia subordinato a una maturazione, che coinvolge la capacità di accesso al reale e richiede il superamento del pensiero "onirico" e "confusiva" del bambino, legato alla "simbolizzazione confusiva" pregenitale, trova il suo riferimento piti specifico nell'incontro, a Livello evolutivo, tra ciò che Freud ha chiamato "il tramonto del complesso edipico" e il manifestarsi delle categorie logiche, messo in luce dalle ricerche di J. Piaget (1952). La causa del periodo di latenza, che Freud ha posto come l'inizio del Super-Io e della rimozione di tutta la sessualità infantile, è in effetti un enigma. Freud considera tale inizio indipendente
dall'educazione e" condizionato organicamente e fissato ereditariamente. " Per~o.nalmente ritengo che il periodo di latenza sia legato a cause coglllt1ve. Il fatto che l'inizio del periodo di latenza coincida con il periodo nel quale il bambino, nella ricerca di Piaget, arriva a realIZzare le operazioni logiche fondamentali di classificazione, seriazione, ecc., suggerisce l'ipotesi di una correlazione tra maturazione cognitiva e rimozione della sessualità infantile. Assieme alla rimozione "pulsionale," affidata al Super-Io, si può pert~nto ipotizzare una rimozione "cognitiva." La rimozione cognitiva SI espnmerebbe fondamentalmente nel processo di deillusione nei riguardi delle fantasie perverse confusive e nei riguardi delle fantasie edipiche, legate al desiderio allucinato. La rimozione delle fantasie preedipiche e edipiche non avrebbe origine semplicemente o solamente attraverso la rimozione messa in moto dal senso di colpa per l'incesto e il parricidio come impulsi culturalmente interdetti. La rimozione dell'edipo ha anche luogo ad opera di una maggior forza dell'Io, che riesce a portare avanti il processo di deillusione nei riguardi della propria onnipotenza generata dalla trasformazione del bisogno in desiderio. Per poter comprendere il dissolvimento del complesso edipico come il risultato di un processo di deillusione, è necessario chiarirlo non solo come espressione di pulsioni libidiche e incestuose. Il tramonto dell'edipo esige anche il saper distinguere l'illusorio dal reale, per poter arrivare a considerare le pulsioni edipiche stesse, sul piano immaginario, come il risultato di pure fantasie di onnipotenza. Trattando della dissoluzione del complesso edipico, si tocca un punto delicato della teoria freudiana della sessualità che, se da un lato gode di una certa venerabilità, dall'altro però rivela aspetti nuovi che, già abbozzati in Freud, permettono di inquadrare lo stesso complesso di Edipo nell'ambito della pregenitalità, anziché in quello della genitalità.
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Primato fallico e complesso di Edipo come espressione della pregenitalità
Come abbiamo visto, Freud ha collocato la fase genitale infantile nel periodo di fioritura che va dai due ai cinque anni. Tale periodo coincide anche con la massima espressione dell'edipo. Freud ha creduto di poter ravvisare nell'infanzia una fase genitale e una prima scelta oggettuale. Egli l'ha chiamata però fase fallica, 53
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in quanto legata alla illusoria teoria sessuale infantile, che concepisce l'esistenza di un unico genitale, il fallo, per entrambi i sessi. Freud quindi non parla, per l'infanzia, di primato genitale, bensl di primato del fallo. Si tratta dunque di qualcosa che è piti legato ai fantasmi del bambino che non alla realtà della sua vita sessuale. Il primato del fallo è mantenuto a spese del rinnegamento della realtà, che a sua volta implica un rinnegamento del pensiero che impara dall'esperienza. CosI, quando i maschietti realizzano la mancanza del pene, per esempio osservando le bambine, essi « rinnegano i fatti, credono di vedere un membro, o mascherano la contraddizione tra osservazione e pregiudizio dicendo a se stessi che è ancora piccolo e che crescerà, giungenào poi lontanamente alla conclusione, di grande significato affettivo, che quanto meno c'è stato, e poi è stato tolto" (1923). Si tratta quindi della sostituzione della realtà con una fabulazione, che appartiene al principio del piacere. Questo mette in moto l'allucinazione di un fallo, che ' corrisponde alla onnipotenza del desiderio . Mentre il genitale reale, maschile e femminile, è sempre un genitale parziale, il genitale con il quale il bambino ha a che fare nell'organizzazione genitale infantile è invece un genitale totale, unisessuale e pertanto comprensibile come creazione della onnipotenza fallica del bambino, che si difende dalla paura della castrazione, come paura immaginaria, attraverso il rinnegamento della realtà. Freud stesso ci pone sulla strada per cogliere il carattere del tutto narcisistico e pregenitale dell'organizzazione genitale infantile allorquando, dopo aver collegato il complesso di castrazione al primato fallico, rileva in nota: « A ragione si è richiamata l'attenzione sul fatto che il bambino ricava la rappresentazione di una offesa narcisistica, infertagli tramite una perdita corporale, dalla privazione del seno materno dopo la suzione, dalla evacuazione quotidiana delle feci e, anzi, già dalla separazione dal corpo materno al momento ,della nascita" (1923). Freud stesso ha dunque ben presente come nel primato del fallo e nel complesso di castrazione convergono le ferite narcisistiche legate aUe organizzazioni pregenitali. In tutte le fasi dello sviluppo sessuale infantile il bambino reagisce alla separazione dall'oggetto primario, cioè dalla madre, trasformando i'l bisogno in desiderio: anziché riconoscere la mancanza dell'oggetto reale, la cancella per mezzo di un oggetto illusorio . Freud sembra stato spinto quindi a postulare una organizzazione genitale infantile solo perché era attirato dal progetto di rendere la sessualità adulta tendenzialmente siinile alla sessualità infanti54
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l~, 'per c~i af~.erma: . « Al culmine del corso evolutivo della sessualita lllfan~tle. l.lllteresse 'per i genitali e per l'attività genitale acquista un. ~l?,l11flcato dormnante, che è di poco inferiore a quello della
~atunta (192~). It;t r~a!tà però il bambino non fa che reagire aUa manca?za di gerutahta attraverso l'allucinazione del fallo, cOSI come reagIsce . all~ manc~nza del seno attraverso l'allucinazione del sen, tramIte l~ SUCchl~~~nto del pollice. L'esperienza clinica mos~ra lllol~re ~he In :e~l.ta llgno~are l'esistenza della vagina fa SI che il. ba~blllo .lmmagllll 1 rapportl sessuali tra i genitori sotto forma dI attI orah e anali . . Ci~ c~e q~i vorrei discutere non è quindi la presenza di fanta~le e ~l WOC~'l masturbatori del bambino nel quale siano implicati 1 gel11tah. M1 preme chiarire che mentre la zona orale e la zona a~a~e sono b~n presto mature rispetto alla loro funzione reale d1 lll~or1?orazlOne e di espulsione, i genitali infantili sono im~atun . nsp.etto alla loro funzione reale. Non solo, ma mentre l orga~lzzazlOne oral~ e l'organiz~azione anale hanno un oggetto rea~e - 1. ~no esterno, tl seno, e 1altro interno, le feci - i genitali lllfa~tl~l non.hanno og~etto reale nel quale. realizzarsi, in quanto la teona.lt;tfantlle del gel11tale totale impedisce la scoperta del genitale f~mr~ll:ule. Le. fantasie incestuose verso la madre o le fantasie di ~lvalit~ ve~so 1.1 padre, a loro volta, nascono piti da una intenzione lmmaglllana dI una .v.aga l:?i.me~i di ciò che fanno i genitori, attrav.erso un pr?cesso dI ldentlftcazlOne del tutto immaginaria e confuSlva, come ~ quella del bambino di tre anni che gioca a fare il padr~ camrmnand? c~n le sc.arpe del padre. La fantasia edipica è funZlon~ del des1deno, anz1ché dell'esercizio di una esperienza appropr~at.a con un organo appropriato. Quando il bambino mangIa o ehmllla le feci, esprimendo con tali funzioni la sua libido la ap~oggi~ ~u ~unzioni reali e su oggetti reali. Le fantasie edipi~he ~l .1~entlftc~Zlo~e con i genitori si fondano pertanto sulla confuslv1~a ~he lllensce ai processi di identificazione introiettiva e prolettlva. Le fanta~ie edipiche s.ono quindi, al limite, piti dereali, che non le fantas1e orali e anali, proprio perché portando alla confusione d~l. bam~ino co~ i genit~ri ~ traducendo i rapporti genitali in termll11 orah .e anah, pregel11tahzzano la genitalità dei genitori. È questa la rag10ne per cui propongo di considerare le fantasie edi~i~he in~antili ~ome pregenitali, anche quando hanno contenuti fallic1, anz1 prpno perché hanno un contenuto fallico . Vista in questa prospettlva la fase fallica infantile appare, ancor piti della fase 55
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orale e anale, collegata alla onnipotenza che abbiamo visto esprimersi nella trasformazione del bisogno in desiderio. La soddisfazione autoerotica orale ha in definitiva, nel bambino una traccia di soddisfazione reale che viene evocata. Il desiderid edipico non ha invece alcuna traccia di esperienza reale di bisogno soddisfatto, e può pertanto realizzarsi solo attraverso una-corifusione di persone: confusione del bambino con il padre e confusione del bambino con la madre. Le tracce mnestiche della stimolazione perineale che ogni bambino riceve nelle manipolazioni di pulizia realizzano nel bambino, sul piano reale, la soddisfazione del bisogno di essere messo sul pulito. Sul piano immaginario, invece, vengono investite dal desiderio di soddisfazione degli impulsi legati al complesso di Edipo. È a questo punto che l'onnipotenza fallica del bambino emerge in tutta la sua intensità attraverso il rinnegamento della realtà e la sostituzione della realtà stessa con la onnipotenza secondo 1a fantasia: "Non è vero che io sono un piccolo bambino escluso dall'accoppiamento e disperato, che ha bisogno dei genitori e che senza genitori non può vivere: io sono un grande-bambino che si accoppia oralmente e analmente con la madre ed elimina il padre o che può sostituirsi alla madre per generare bambini attraverso l'accoppiamento con il padre." In questa prospettiva, allora, la pulsione incestuosa legata al primato fallico, attraverso il rinnegamento della reale inettitudinecastrazione genitale del bambino, cioè della sua reale incapacità di accoppiarsi, esprime la onnipotenza del bambino che, prendendo i~ posto del padre e della madre, arriva al progetto superbo-anale d! generare se stesso, sulla base della equivalenza illusoria tra contenitore anale e contenitore materno e della confusione tra pene, feci e bambino. La tesi che 1a fantasia edipica incestuosa possa essere interpretata come pregenitale, in quanto fondata sul confusionismo polimorfo del bambino e sugli stessi meccanismi regressivi che portano all'onnipotenza orale e anale attraverso il rinnegamento della realtà e la trasformazione del bisogno in desiderio, si discosta dal pensiero di Freud. È tuttavia possibde trovarne i presupposti nella sua opera. Mi basti citare il lavoro Su un tipo particolare di scel:a oggettuale nell'uomo (1910), e specialmente la parte d~l sagg~o dedicata alla tendenza a salvare l'amata, tendenza anahzzata 111 funzione della fantasia onnipotente del bambino di salvare i. genitori. Una tale fantasia viene analizzata in riferimento alla situa-
zione edipica del bambino, ma in particolare in riferimento alla madre che gli ha donato la vita. Il riconoscimento di essere stato generato può implicare nel bambino un moto di gratitudine. Ma la gratitudine a sua volta comporta il constatare di aver ricevuto tutto dai genitori e quindi di riconoscersi dipendente da essi, in quanto sono i genitori che soddisfano i bisogni del bambino. Ma proprio attraverso il meccanismo che abbiamo chiarito come trasformazione del bisogno in desiderio, e in cui è implicito il passaggio dalla passività all'attività, il bambino reagisce con arroganza: "Non mi occorre nulla dai genitori, voglio restituire loro tutto quanto sono loro costato." COS1 l'aver ricevuto in dono la vita dalla madre può trasformarsi nella fantasia edipica nella quale il "salvare la madre acquista il significato di donarle o farle un bambino, naturalmente un bambino come si è noi stessi... Il figlio dimostra la sua riconoscenza desiderando di avere da sua madre un figlio che sia uguale a lui stesso, vale a dire nella fantasia di salvataggio egli si identifica completamente con il padre. Tutte le pulsioni [ ... ] sono soddisfatte da quell'unico desiderio di essere il proprio padre" (1910). La mia tesi è che pJ;oprio il nucleo anale-superbo dell'edipo, espresso dalla fantasia del bambino di diventare padre di se stesso, contiene una dialettica tra illusorio e reale che conduce al dissolvimento dell'edipo, attraverso la rimozione cognitiva: a patto, però, che ·il bambino abbia raggiunto le categorie logiche che gli servono a verificare ·il reale. Diventare il padre di se stessi, attraverso l'accoppiamento di un sé-padre con un sé-madre, come nucleo essenziale del complesso edipico, non solo richiede l'incesto con la propria madre, ma è soprattutto, nella realtà, un progetto impossibile. Il tramonto del complesso edipico avrà dunque una rimozione pulsionale, legata al Super-Io freudiano, ma anche una rimozione cognitiva. Ciò diventa possibile quando il bambino è diventato capace di costruire le categorie logiche fondamentali necessarie a realizzare la irreversibilità fra il generare e :l'essere generati, e allorché avrà imparato ad adoperare il proprio linguaggio interno come strumento per il controllo del proprio comportamento. La psicologia dell'età evolutiva ha mostrato che il maturare delle categorie logiche fondamentali e tutte queste condizioni, che sono insieme affettive e cognitive, si realizzano in effetti attorno ai 6-7 anni, cioè nel periodo in cui Freud ha collocato il tramonto del complesso edipico e l'inizio del periodo di latenza.
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Genitalità e cultura
Su questo sfondo, nel quale la sessualità infantile appare rimossa dalla maturazione cognitiva, si può comprendere come il dissolvimento della sessualità infantile e l'amnesia che lo accompagna possano essere considerati un effetto dello sviluppo cognitivo che il bambino raggiunge, nella nostra cultura, con l'inizio dell'età scolastica. La tesi, qui avanzata, della rimozione cognitiva ha una conseguenza inaspettata e molto importante nel condurci a rivedere la tes'i freudiana dell'antagonismo tra sessualità e cultura. ila rimozione cognitiva induce a ritenere che l'antagonismo di base dell'uomo n~:m risieda tanto tra le pulsioni incestuose e la cultura, quanto piuttosto tra :le pulsioni incestuose centrate sull'onnipotenza e sul rinnegamento del reale e le normali categorie del pensiero umano . Proprio in quanto fantasticato dal bambino incapace di attuarlo, il progetto edipico incestuoso tramonterebbe nell'uomo in base al fatto che assume nel bambino aspetti illusori rinnegati dal pensiero umano quando questo ha raggiunto l'accesso al reale. Questa tesi trova riscontro nell'osservazione delle famiglie degli schizofrenici. Il fatto che l'incesto si trovi a essere realizzato molto comunemente nelle famiglie degli schizofrenici starebbe a dimostrare che la mancata dissoluzione delle fantasie incestuose favorirebbe l'i11sorgenza dei disturbi del pensiero, in quanto l'agire l'incesto avvalora !'impossibilità della fantasia di poter generare se stessi, facendola ritenere un progetto possibile. Cosi il credere nell'onnipotenza del desiderio favorirebbe l'insorgenza del disturbo schizofrenico, inteso come incapacità di creare simboli consensuali. Si può comprendere che la reale seduzione incestuosa, che si riscontra di norma nelle famiglie degli schizofrenici, possa determinare i piti gravi disturbi del pensiero. Proprio perché la fantasia incestuosa infantile implica il diventare genitori di se stessi, la seduzione reale dei genitori acquista il significato di una esperienza che equivale alla prescrizione ai figli, sul piano logico, di un codice assurdo che non potrà mai essere confermato dalla realtà e che, per trovare il consenso, deve evocare il processo psicotico come realizzazione allucinata del desiderio. Rapporto tra sessualità infantile e sessualità adulta
Stabilita quindi la natura dereale della sessualità infantile, e stabilito l'antagonismo tra sessualità infantile e categorie logiche umane, centrate sul reale e pertanto rivolte alla simbolizzazione
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Per una nuova teoria deTla sessualità
consensuale della realtà, ci rimane da chiarire il rapporto tra la sessualità infantile e la sessualità adulta. Il passaggio dalla sessualità infantile alla sessualità adulta può essere descritto come il passaggio dalla fase fallica alla fase genitale: cioè come il passaggio dal genitale totale a due genitali parziali. Il concetto di' sessualità adulta può ,essere compreso solo partend~ dalla maturazione corporea genitale, vista come la maturazione di. due organi parziali, che si differenziano da tutti gli altri ?rgam pe~ una caratteristica specifica e del tutto singolare, quale e quella di una parte del corpo che può espletare la propria funzione solo congiungendosi con una controparte posta in un altro corpo. La genitalità è quindi soprattutto un apparato transaziona1e di comunicazione intercorporea, destinato a instaurare una relazione di scambio. Mentre gli occhi di un individuo non hanno bisogno degli occhi di un altro individuo per vedere la luce, né gli orecchi hanno bisogno degli orecchi di un altro individuo per udire i suoni, né la bocca della bocca di un altro individuo per mangiare il cibo, il genitale maschile ha bisogno del 'genitale femminile per fare all'amore. I genitali sono pertanto "organi intercorporei" e quindi massimamente eterodipendenti. Il fatto che gli organi genitali siano organi intercorporei e quindi "dimezzati ha come conseguenza immediata e primaria la dipendenza dall'o