Filosofia della scienza e scienza cognitiva
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Zitiervorschau

William Bechtel

Filosofia della scienza e scienza cognitiva Traduzione di Massimo Marraffa

Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel marzo 2001 Poligrafico Dehoniano Stabilimento di Bari per conto della Gius. Laterza & Figli Spa CL 20-6322-0 ISBN 88-420-6322-3

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso int~rno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l'autore. Quindi ogni fotocopia che e~iti lacquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.

SOMMARIO

Prefazione I.

IX

La collocazione della filosofia della scienza

3

Introduzione: che cos'è la filosofia della scienza?, p. 3 Aree della filosofia attinenti alla filosofia della scienza, p. 5 - Conclusione, p. 22 - Note, p. 23

Il.

Il neopositivismo logico: la concezione standard nella filosofia della scienza · .

25

Introduzione: le origini del neopositivismo logico, p. 25 La teoria verificazionista del significato, p. 27 - Il modello nomologico-deduttivo della spiegazione e il modello ipotetico-deduttivo dello sviluppo delle teorie, p. 32 - La concezione assiomatica delle teorie, p. 39 - Sommario, p. 41 - Note, p. 44

III.

Obiezioni al neopositivismo logico

45

Introduzione: obiezioni a tesi specifiche del neopositivismo logico, p. 45 - L'attacco al concetto di conferma, p. 45 - Il ripudio del modello nomologico-deduttivo della spiegazione, p. 51 - La critica della distinzione analitico/sintetico, p. 56 - Un'obiezione alla distinzione tra osservazione e teoria, p. 60 - Sommario, p. 66 - Note, p. 66

La filosofia della scienza postpositivista La comparsa della filosofia della scienza a orientamento storico, p. 69 - La sfida di Kuhn: scienza normale e scienza rivoluzionaria, p. 70 - L'attacco di Feyerabend al meV

69

todo, p. 78 - I programmi di ricerca di Lakatos, p. 81 - Le tradizioni di ricerca di Laudan, p. 85 - Studi sulla scoperta scientifica, p. 89 - Sommario, p. 92 - Note, p. 95

V.

La riduzione teorica come modello per stabilire connessioni interdisciplinari

97

Introduzione: la connessione interdisciplinare attuata tramite la connessione tra teorie, p. 97 - Il modello della riduzione teorica e l'unità del programma della scienza, p. 98 - Argomenti contro il tentativo di ridurre la psicologia alla neuroscienza, p. 103 - La riduzione come dispositivo che agevola la co-evoluzione della psicologia e della neuroscienza, p. 111 - L'eliminazione della psicologia ingenua a favore di una psicologia riducibile, p. 117 - Implicazioni del modello della riduzione teorica per la connessione tra la psicologia e la neuroscienza, p. 124 - Note, p. 125

VI.

Un modello alternativo per l'integrazione delle discipline

129

Introduzione: l'aspirazione a un modello alternativo, p. 129 - Difetti del modello della riduzione teorica, p. 129 La concezione delle teorie intercampo di Darden e Maull, p.133 - Teorieintercampotralascienzacognitivaelaneuroscienza, p. 138 - Teorie intercampo all'interno della scienza cognitiva, p. 149 - Conclusioni concernenti laricerca interdisciplinare, p. 159 - Note, p. 161

Poscritto

163

Bibliografia

165

Indice dei nomi

187

Indice analitico

191

questo volume è dedicato alla memoria di Hanna, che ha contribuito in modi che non poteva comprendere

PREFAZIONE

La filosofia è una delle discipline che fanno parte della scienza cognitiva e opera al suo servizio essenzialmente in due modi. Da un lato, la filosofia della scienza fornisce una prospettiva metateorica sull'impresa scientifica, analizzando concetti come gli scopi della ricerca scientlfica e le strategie messe in atto per raggiungerli. La filosofia della scienza offre dunque una prospettiva entro la quale possiamo esaminare e valutare le attività della scienza cognitiva. Dall'altro lato, la filosofia della mente offre tesi proprie sulla natura della mente e dell'attività mentale. Sebbene di norma queste tesi non siano scaturite dalla ricerca empirica, sono filtrate spesso nelle ricerche empiriche della scienza cognitiva o delle discipline che hanno preceduto quest'ultima. Poiché questi due ruoli che la filosofia assolve in seno alla scienza cognitiva sono molto diversi tra loro, abbiamo ritenuto opportuno dedicare ad ognuno di essi un volume. Il presente libro ha come oggetto la filosofia della scienza, mentre i problemi della filosofia della mente vengono presi in esame in Bechtel, 1988a. La strategia della presente opera è quella di presentare svariate idee che, elaborate nel contesto della filosofia della scienza, hanno fatto poi la loro comparsa nei dibattiti della scienza cognitiva. Alcune di queste idee non godono più del favore di un tempo presso i filosofi della scienza; nondimeno esse sono state è, in alcuni casi, restano influenti al di fuori della filosofia. Inoltre alcune delle idee più antiche hanno costituito il punto di partenza per l'attuale riflessione filosofica, che procede sullo sfondo dei precedenti sforzi teorici, consapevole dei loro successi e dei loro fallimenti. Dopo un capitolo introduttivo che presenta altri àmbiti della filosofia attinenti alla filosofia della scienza, il presente libro si sudIX

divide in due parti principali. Il secondo, il terzo e il quarto capi" tolo esaminano le concezioni generali della natura della scienza e della spiegazione scientifica. Il secondo capitolo si occupa del positivismo logico, una visione globale della natura delle teorie scientifiche e del loro statuto epistemologico elaborata nella prima metà del secolo. Come vedremo nel terzo capitolo, molte delle dottrine del positivismo logico sono state criticate e tale posizione non riscuote più larghi consensi. Tuttavia essa continua a esercitare una forte influenza sulla scienza, particolarmente evidente nelle esposizioni canoniche del metodo scientifico presentate nei primi capitoli di alcuni manuali scientifici. Una ragione per cui il positivismo logico continua a essere influente risiede nel fatto che nessuna prospettiva posteriore ha ottenuto un consenso paragonabile. Tuttavia una nuova prospettiva si sta affermando presso quei filosofi che prendono sul serio l'importanza dell'effettiva prassi scientifica, concentrandosi in particolar modo sull'immagine che di essa offre la storia della scienza. Questa nuova impostazione, inaugurata .da La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn (1962), verrà discussa nel quarto capitolo. · Il quinto e il sesto capitolo prendono in esame un problema che riveste un significato particolare per coloro che praticano la scienza cognitiva: come istituire connessioni appropriate tra ricerche che fanno capo a differenti discipline scientifiche. Il modello della riduzione teorica, eredità del positivismo logico, rappresenta un modello molto discusso di connessione tra discipline differenti. Esso è incentrato sul rapporto tra la scienza cognitiva e la neuroscienza e propugna la concezione secondola quale le teorie della scienza cognitiva dovrebbero essere riducibili alle teorie della neuroscienza. Tale modello, recentemente difeso da Patricia Churchland nel suo autorevoleNeurophilosophy (1986), verrà discusso nel quinto capitolo. Tuttavia molti filosofi hanno respinto il modello della riduzione teorica e si sono messi alla ricerca di modi alternativi di concepire le relazioni che sussistono tra discipline diverse. Una di queste concezioni, che discuteremo nel sesto capitolo, fornisce una prospettiva diversa non solo sulla relazione che intercorre fra la scienza cognitiva e la neuroscienza, ma anche sulle interazioni tra le discipline che appartengono alla scienza cognitiva stessa. Per coloro che non hanno già dimestichezza con la filosofia è opportuno qualche commento sul modo in cui ci si dovrebbe acX

costare al materiale filosofico. Sebbene si sia spesso dichiarato che le tesi filosofiche non richiedono prove empiriche, questa opinione è oggi molto meno diffusa che in passato; resta tuttavia il fatto che le prime tendono a situarsi abbastanza lontano dalle seconde. Pertanto, in filosofia, esiste un margine molto più ampio per il dibattito sulle virtù di particolari tesi di quanto non ci sia in molti casi in cui le prove empiriche sono facilmente accessibili. Nel prendere in esame le concezioni discusse in questo libro, il lettore dovrebbe tenere a mente il carattere polemico e argomentativo della ricerca filosofica. Invece di limitarsi ad accogliere o respingere un punto di vista, il lettore dovrebbe prendere in considerazione i tipi di possibili argomenti che possono essere addotti pro o contro quel punto di vista. Il lettore perciò partecipi all'argomentazione stessa e non resti un osservatore passivo. Sebbene i contributi forniti dai filosofi costituiscano una risorsa per chiunque si cimenti con i problemi che sono oggetto di questo libro, questi ultimi non sono una prerogativa esclusiva dei filosofi e gli scienziati stessi sono invitati a partecipare al dibattito e a raggiungere conclusioni proprie. Nell'elaborare questo libro ho ricevuto sostegno e aiuto da molte istituzioni e persone. In primo luogo ringrazio Larry Erlbaum per avermi invitato a scriverlo. Ho imparato molto da questa impresa, benché non si sia dimostrata cosl facile come sembrava quando egli mi invitò a intraprenderla. Devo un ringraziamento particolare anche a Andrew Ortony per i suoi validi commenti. Jim Frame è stato mfo assistente ricercatore per la maggior parte della stesura del testo, e mi ha fornito un aiuto inestimabile, specialmente nell'organizzare e nel coordinare il materiale bibliografico. Robert McCauley ha fornito commenti dettagliati e utilissimi su differenti versioni di questo libro. Anche Adele Abrahamsen, Robert Almeder, Patricia Churchland, Donald Norman, Robert Richardson e William Wimsatt hanno letto varie stesure di parti o dell'intero testo e hanno fornito delle indicazioni importanti delle quali sono lorò molto grato. Infine esprimo la mia riconoscenza alla Georgia State University per una sovvenzione per la ricerca che ha costituito un sostegno essenziale per l'elaborazione del testo.

FILOSOFIA DELLA SCIENZA E SCIENZA COGNITIVA

Capitolo primo

LA COLLOCAZIONE DELLA FILOSOFIA DELLA SCIENZA

Introduzione: che cos'è la filosofia della scienza? Il presente volume si propone di presentare alcuni dei problemi fondamentali della filosofia della scienza a quanti sono impegnati nelle varie discipline della scienza cognitiva: psicologia cognitiva, intelligenza artificiale, neuroscienza cognitiva, linguistica teorica e antropologia cognitiva. La filosofia della scienza è un campo in cui ci si propone di analizzare la natura delle ricerche scientifiche, cercando di rispondere a domande quali: che cos'è una spiegazione scientifica? In quale misura le tesi scientifiçhe · possono essere giustificate o si può dimostrare che sono false? Come mutano nel tempo le teorie scientifiche? Quali relazioni sussistono tra le teorie vecchie e nuove? Quali relazioni sussistono, o dovrebbero sussistere, tra tesi teoriche elaborate in differenti campi della ricerca scientifica? Nei prossimi capitoli di questo libro esamineremo svariate risposte che i filosofi hanno offerto a queste e ad altre domande. Tuttavia, prima di dedicarci alle concrete concezioni proposte dai filosofi, può risultare utile collocare in prospettiva i tentativi di affrontare questi problemi. Fin dall'antichità i filosofi si sono interessati alla scienza in quanto quest'ultima si 'presenta come il tentativo più rigoroso compiuto dagli uomini di acquisire conoscenze. Questo fatto ha condotto alcuni filosofi a cercare un criterio in base al quale sia possibile distinguere le pretese epistemiche prodotte dall'attività scientifica da altre pretese epistemiche avanzate dagli uomini (per esempio, quelle che si fondano sul misticismo o fanno appello all'intuizione). Tuttavia i filosofi non sono state le uniche persone che, affascinate dalla scienza, hanno tentato di spiegarne il funzio-

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namento. Gli storici si sono a lungo interessati àll' evoluzione della scienza, in parte anche come ambito della storia delle idee. Più di recente la storia sociale e la sociologia hanno focalizzato la loro attenzione sulla scienza e sul contesto sociale in cui viene svolta la ricerca scientifica. L'attività scientifica è stata oggetto anche di alcune ricerche psicologiche. Benché spesso vi siano state aspre controvètsie tra filosofi, storici, sociologi e psicologi della scienza su quale metodologia fornisca lo strumento migliore per spiegare la natura della scienza, quest'ultima inizia oggi a costituire l'oggetto di indagine di un gruppo di studiosi provenienti da discipline diverse, un tipo di ricerca a cui ci si riferisce sempre più spesso con . l'espressione scienza della scienza. Tale espressione suggerisce che la ricerca sulla natura della scienza, sia essa realizzata da filosofi o da altri studiosi, è un' attività riflessiva, che impiega quelle stesse capacità di cui si avvale la ricerca umana per comprendere l'esempio più sistematico di ricerca offerto dalla razza umana: la scienza. La ricerca riflessiva, specialmente nei modi in cui viene portata avanti dai filosofi, ha avuto profonde ripercussioni sulla scienza stessa. Molti scienziati si sono interessati seriamente ai problemi della filosofia della scienza. È molto probabile che un simile interesse si esprima nel contesto di dibattiti che si aprono in seno alla comunità scientifica quando sorgono questioni relative alla strategia scientifica appropriata o allo stile legittimo di spiegazfone scientifica (la recente storia della psicologia è stata testimone di tali controversie nelle battaglie tra comportamentismo e cognitivismo, mentre la scienza cognitiva sta attualmente assistendo a un'analoga battaglia tra i connessionisti e coloro che propugnano teorie della mente basate sui concetti di regole e rappresentazioni). Alcuni scienziati che si sono occupati di filosofia della scienza hanno poi offerto contributi alla letteratura della disciplina (per esempio, Polanyi, 1958). Tuttavia la maggior parte degli scienziati si limita ad adottare la filosofia della scienza che gode di popolarità in un certo momento o quella che si adatta meglio ai loro scopi, citandola come un'autorità. Questa tendenza a prendere a prestito posizioni dalla filosofia è piuttosto diffusa ma è molto pericolosa, perché una tesi altamente controversa in filosofia può essere accolta da un particolare scienziato o gruppo di scienziati senza che ne venga riconosciuto il carattere controverso1. Uno degli obiettivi di questo volume è quello di tentare di ri-

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dimensionare questa situazione nella scienza cognitiva, fornendo una breve esposizione introduttiva delle varie prospettive filosofiche antagoniste sulla natura della scienza; Pertanto, una volta letta questa esposizione, chi adotterà una particolare concezione della natura della scienza lo farà con una certa consapevolezza delle posizioni alternative e di alcune delle controversie che infuriano intorno a quella concezione. Non esistono netti confini che separino le analisi della scienza proposte dai filosofi da quelle offerte dagli storici, dai sociologi o dagli psicologi. In generale, tuttavia, rispetto a questi ultimi i filosofi hanno avuto la tendenza ad essere più interessati ai ragionamenti impiegati reahnente o ideahnente dagli scienziati e hanno cercato di identificare i criteri che conferiscono validità oggettiva alle tesi scientifiche. Inoltre, nello svolgere le loro analisi della scienza, i filosofi portano con sé un retroterra frutto della formazione in altre aree della filosofia. Di conseguenza, quando analizzano la scienza, essi ricortono agli strumenti concettuali elaborati in altri ambiti della filosofia2 • Al fine di fornire a chi non si interessa professionalmente di filosofia lo sfondo necessario per comprendere e valutare le tesi formulate dai filosofi della scienza, il resto del capitolo sarà dedicato a fornire una breve introduzione ad altre aree della filosofia che sono attinenti alla filosofia della scienza.

Aree della filosofia attinenti alla filosofia della scienza Il modo migliore di caratterizzare la filosofia, almeno nella forma che questa ha assunto nel mondo occidentale, è probabilmente quello di definirla come un tentativo di elaborare risposte sistematiche e giustificabili a questioni del seguente tipo: Quali sono le forme corrette del ragionamento? Quali sono le categorie fondamentali delle cose? In che modo l'uomo conosce il mondo naturale? Come si dovrebbe comportare? Queste domande definiscono i domini fondamentali della filosofia: logica, metafisica, epistemologia e teoria del valore, ognuno dei quali ha una certa importanza per la filosofia della scienza. Quanto segue è una breve esposizione dei problemi fondamentali di ciascuno di questi domini e del modo in cui questi problemi influenzano la filosofia della scienza.

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Logica. Il problema centrale della logica è la valutazione dell' argomentazione, la quale è semplicemente uh insieme di proposizioni, alcune delle quali fungono da premesse, o da base, per dimostrare un'altra proposizione (la conclusione). Ai fini della valutazione dell'argomentazione sono importanti due criteri: (a) l' argomentazione è tale che se le premesse sono vere, anche la conclusione deve essere vera? (b) le premesse sono vere? Di solito si definisce valida una argomentazione che soddisfa il criterio (a), mentre un'argomentazione che soddisfa (a) e (b) viene definita buona. La disciplina della logica è principalmente interessata al criterio (a), cioè si propone innanzitutto di determinare se l'argomentazione è tale che la verità delle premesse garantisce la verità della conclusione. Il fatto che un'argomentazione sia in grado di preservare la verità non dipende dal contenuto di ciò che si asserisce nell'argomentazione, ma esclusivamente dalla forma di quest'ultima. È possibile spiegare intuitivamente il concetto di forma di un'argomentazione caratterizzandola come ciò che resta quando tutte le parole o le proposizioni che hanno contenuto sono state sostituite da variabili, a patto che la sostituzione si sia realizzata per tutti i casi delle parole o proposizioni che hanno lo stesso contenuto (per esempio, la forma logica dell'enunciato «Piove e fa freddo» potrebbe essere «X e y», dove x e y sono variabili). Nel corso della storia della filosofia sono state elaborate due teorie della forma logica. Là prima risale ad Aristotele e dà luogo alla logica sillogistica, la seconda fu elaborata alla fine del XIX secolo e agli inizi del XX, principalmente ad opera di Frege e Russell, e costituisce ciò che viene comunemente chiamato logica simbolica. Si può interpretare la logica sillogistica come una logica delle classi; essa utilizza informazioni sull'appartenenza di un oggetto a una classe o sull'inclusione di classi per determinare ulteriori relazioni. La forma fondamentale di argomentazione è il sillogismo in cui due asserti su relazioni di appartenenza tra oggetti e classi di oggetti vengono offerti come base per dimostrare un terzo asserto. Un tipico sillogismo valido è il seguente: Tutti gli uomini sono mortali. Tutti i greci sono uomini. Quindi, tutti i greci sono mortali.

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Benché la logica sillogistica si fosse dimostrata utile per cogliere svariate forme valide di argomentazione, essa era sprovvista dei mezzi per trattare molte altre argomentazioni e la moderna logica simbolica venne sviluppata per ovviare a questo inconveniente. Tale disciplina ha due componenti: la prima è nota come logica enunciativa o logica proposizionale, la seconda come logica della quantificazione o calcolo dei predicati. La logica enunciativa o proposizionale considera come unità enunciati o proposizioni semplici complete (ad esempio «Piove»); impiega quindi connettivi vero-funzionali per costruire proposizioni complesse. Un connettivo è vero-funzionale se la verità o la falsità (il valore di verità) di ogni proposizione costruita mediante quel connettivo può essere determinata in modo univoco a partire dai valori di verità delle proposizioni componenti. Benché i connettivi della logica proposizionale siano definiti in base a precise regole che si allontanano da quelle che governano le corrispondenti particelle italiane, i principali connettivi sono generalmente espressi usando le particelle «non», «e», «O», «se ... allora ... » e «se e solo se». Grazie a una tavola (detta tavola di vert'tà), si può mostrare come i valori di verità delle varie proposizioni complesse dipendano da quelli delle proposizioni componenti (rappresentate dalle lettere A e B).Il valore di verità di una proposizione è indicato collocando una V (, 64, pp. 321-52. Hebb, D.O. (1949), The Organization o/ Behavior, Wiley, New York. Heider [Rosch], E. (1971), «Foca!» Color Areas and the Development o/ Color Names, «Developmental Psychology>>, 4, pp. 447-55. Id. (1972),Universals in Color Naming and Memory, , 93, pp. 10-20.

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