Ferdinand de Saussure Corso Di Linguistica Generale [PDF]

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Zitiervorschau

Ferdinand de Saussure

CORSO DI LINGUISTICA GENERALE Introduzione. traduzione e commenro di Tullio De Mauto

Titolo origillale COIITS d~ Iil1l.IIistiqlle l.é"h(Jl~

Paris, Edieions PayoT 1922 Nella «Biblioteca di cultura moderna,.

prima edizione 1967 s~nda edizione 1968 Nella .. Universale IO prima edizione rivedura 1970

Ferdinand de Saussure nasce a Ginevra, nel 1851, e studia a Lipsia. A vent'anni 'SCrive i'l, Mémoire sur les voyelles che gli vaie una fama internazionale. A 22 anni la Sorbona gli offre la prima cattedra di grammatica comparativa. Nel 1891 rItorna a Ginevra, dove insegnerà fino alla morte (1913). Il Cours, Il • libro di linguistica generale. al quale Saussure aveva pensato e' lavorato durante i 'lunghi anni di silenzio seguiti all'eso'rdio precoce, non fu completato. Nei'la forma attuale esso è la ricostruzione, opera di Bally e Sechehaye, dei corsi ginevrini fra il 1906 e il 1911. lire millenovecento

• .'."

.

Proptieti letteraria ristn'ara

©

1962, Editioos Payll per .suriano sul suo vero 3-"5C e aperto proopettive teoriche della maggiore impor_ tanza. Grazie alla distinzione tm significazione e significato, fonazione e significante Saussure è in grado di elaborare una nozione di sistema e idiosincronia che è al riparo dane conseguerlZe assurde che la colpi_ rehbero sellZa quella distinzione (e la colpiscouo agli occhi di cbi quella distillZione non recupera in tutta la sua portata). Inoltre, tale concezione dà la base allo studio diacronico. Con qllale legittinùtà conirontiamo come geneticamente affini ul).Ìtà linguistiche appartenenti a sistemi linguistici diversi? :Kon sulla base della loro ideutitil fonatoria (non potremmo altrimenti spiegare perché confrontiamo, come tl"rmini d'una successione con_ tillua, latino calidum e francese IJo! (cha"d), privi d'ogni somig1ian~ fonica, e perché, viceversa, non riteniamo collocati su una linea c.ontinua di sviluppo due frasi come il latino I VITELLI DEI ROMA.NI SONO BELLI e la frase italiana omografa); neppure sulla base della lOTO identità di senso (dovremmo, in tal caso, considerare l'italiano spada come uno s"iluppo di gladium e non potremmo considerare l'italiano mllivrt come sviluppo del latino captìt'lls ,prigioniero Il; non sulla base della contemporan"a similarità di senso e fonia: in tal caso donemmo ritenere affini geneticamente {ma te ne guardiamo bene} il tedesco Feuer • fuoco. e il francese f.w • fuoco " l'inglese bad ,cat_ tivo. e il persiano bml • cattivo~. Infine', nemmeno il valore è una base sufficiente: due tennini, in quanto apparteuenti a sistemi di"ersi, hanno valore irrevocabilmente dh'erso (nel sottolineare dò Lucidi era perfettamente nel vero), Chomskye Halle hanno dunque ragione nel parlare di • the s,till'puzzling pheuomenon of language change.: in effetti, il cambiamento linguistico è un fenomeno tutto::ra enigmatico pt'r i linguisti estranei al pensiero saussuriano. Enigma_ XV

\ tico al punto che non riusciamo nemmeno a gillStificare la base su cui constatiamo un ~ambiamento. Per Saussure il problema. è. alla fine delle stle meditamni, abba. stam:a semplice. La. formula con cui egli lo risolve è: una serie di equluioni idiosincroniche tra significazioni che divergano Il follie che divergano. ma che, tuttavia, in ciascuno stato di lingua. in cui coesistano, siano varianti dello stesso significato e dello stes-ia di R. Godei, di R. JaIrobson e della Bi: bliothèqlle di Ginevra ai dati noti s'è aggiunta qualche notizia non nota, e si è corretto u meglio interpretato qualche datu esistente. Si 1.- jlfli fornito qualche celino sullo sviluppo delle idee teoriche di Saus_ .'un' dal JUJI!Qirc ai tre cursi di linguistica generale e qualche notizia analitica sui rapporti tra Saussure e altri stuùiosi (pp. 319-34, 347-60): mi auguro mn ci" di vutcr contribuire a riaccendere j'atteIUione intor_ ilO a studiosi come lu-uszew,ki, )Iarty, Xoreen, veri fratelli spirituali d..cti"" ti la gramma;re ginértl/;,'t, Parigi 1967, e F. Antioucci, lJ1/,,,du~ione a X. Cbomsky. Le strullu,e della .;"tassi, Bari 1970. Ancor piìl di qnesti suoi esegeti (pur sempre preoccupati di sottolineare l'uriginalità del capOllcuola, pinttOllto cbe la Sua ambientazione storico-teorica). è talora esplicito in proJ'O"ito In stes....o Chomsky. Si veda ad esempio \'introdnziune al saggio Formai P,vperlirs of Gra>ll>llars. cap. XII di Handbvoli o/ ;llathematical Psvellololi"" ed. R. D. Luce, R.R. Bush. E. Galanter, Xe", Yor:k ,m' di ••i,l{nifil'azion,' .: in tuHa la qu""tione non ,." dimentic"t" che, mentre in ir"liano sigllijirato è il '·ocabol0 corrcabol" siK"'ficar", Xl' cuosegne ch,.. come quando nui intendiam" rifcrirci geu..ricanwnte al "ah'n'. alla fun.ione d'una co.a, d'un faUo, n a un qUÌu, compresa la. scrittura, e queste constatazioni, congiunte alle osservazioni fatte sulle diverse forme di 27 afa-sia dovute a lesione dei centri di 10calizzaziofLe, sembrano indicare: l. che i vari disturbi del linguaggio orale sono in cento modi intrecciati a queUi del linguaggio scritto: 2. che in tutti i casi di afasia e di agralia ciò che viene colpito non è tanto la facoltà di proferire questo o quel suono o di trad:iare questo o quel segno quanto la facoltà di evocare con un qualsiasi strumento i segni d'un linguaggio regolare. Tutto dò ci induce a credere che al di sotto del funzionamento dei diversi organi esiste una facoltà più generale, quella che comanda ai segni e che sarebbe la facoltà linguistica per eccellenza. Per tal via torniamo alla stessa conclusione di prima. Per attribuire alla lingua il primo posto nello studio del linguaggio, si può infine fare valere questo argomento, cne la facoltà - naturale o no - di articolare pa,ok:; [&I] non si esercita se non mercé lo strumento creato e fornito dalla collettività: non è dunque chimerico dire cne è la lingua che fa l'unità del linguaggio.

20

§

2.

Posto tidla lingua tra i falli di lingll4ggio

{SOl.

l Per trovare nell'insieme del linguaggio la sfera che corrisponde alla lingua, occorre collocarsi dinanzi all'atto individuale dm permette di ricostituire il circuito delle parole l'''J. Questo atto pre~uppone almeno due individui, il minimo esigibile perché il circuito sia completo. Siano dunque due persone che discorrono:

A

B

Il punto di partenza del circuitu è nel cervello di unu dei due 2S individui, per esempio A, in cui i fgtti di ell~Cie"lllo, che noì chiameremo contetti, si trovano assodati_ lema sara ripreso più oltre; qui vogliamo fissare soltantu ulla cosa: se per la prima volta abbiamo potuto assegnare alla linguistica un posto H tra le sdenze, dò acrade perché l'abbiamo mO"ssa in rapporto con la semiologia. Perché la semiologia non è ancora riconosciuta cume una scienza autonoma, dotata come ogni altra d'un suo oggetto peculiare? Il fatto è che ci si aggira in un circolo: da una parte, niente è più adatto della lingua a far capire la natura dci problema semiologico; ma:, per porlo in modo com-eniente, bisognerebbe studiare la lingua in se stessa; senonché, fino ad ora, la si è esaminata quasi sempre in fUllzione di qualchO" altra cosa, sotto altri punti di vista. Per .cominciare, c'è la concezione superficiale del gran pubblico, che nella lingua nun ved~ se nun una numenclatura (v. p. 83), il che soffoca ogni indagine sulla sua effettiva natura [7~I, Poi vi è il punto di vista dello psicologo che studia il meccanismo del segno nell'individuo; è il metodo più facile, ma nun conduce più in là della esecuzione individuale e non sfiora il segno, che è sociale per natura.

0, ancora, quando ci si acrorge che il segno deve essere studiato socialmente, si bada soltanto ai tratti della lingua che ricollegano alle altre istituzioni, a quelli che dipendono più o meno dalla nostra volonta. E in questo mooo si fallisce l'obiettivo, perché si perdono di vista i caratteri che appartengono soltanto ai sistemi semiologid in generale cd alla lingua in particolare. II fatto che il segno sfugge sempre in qualche misura alla volontà individuale o sociale, questo è il suo carattere essenziale; ma è proprio questo carattere che a prima vista si scorge meno. Cosi questo carattere appare bene solo nella lingua, ma esso è palese nelle cose che si studiano meno, sicché, di riflesso, non si vede bene la necessità o la speciale utilità d'una scienza semiologica. Per noi, al contrario, il problema linguistico è anzitutto semiologico e tutti i nostri successivi ragionamenti traggono il loro significato da questo fatto importante. Se si vuoI capire 3.5 la \'era natunl. della lingua, bisogna afferrarla anzitutto in ciò che essa ha di comune con tutti gli altri sistemi del medesimo Ofdine; e fattori linguistici che appaiono a tutta prima importanti (come il ruolo dell'apparato di fonazione) dl'vono esser considerati soltanto in seconda linea, qnaJ.ora non servano che a distin~ guere la lingua da altri sistemi. Per questa via non soltanto si chiarirà il problema linguistico-, ma noi pensiamo che considerando i riti, i costumi eçc. come segni, tali fatti appariranno in un'altra luce, e si sentirà allora il bisogno di raggrupparli nella semiologia e di spiegarli con le leggi di questa scienza.

la

, Si badi a non nmfond,'re la ..mio/ng'a con la _"'''antim. che ~tndia i camhiamenti di ,ignUi(a~io'" c di cui Fcrdinand de Saussure non ha fatto ull'cspù"i'iùn. mdodica; a p, 93 St' nc tt-u,""rà tuttavia formulato il principio fondamentale [Edd.] . • Cfr. .-\. '!'>avill,'. C/as«licalicm d~!i sà~"c~s. 2" ,od.• p. IO~ [Hdd.J.

26

1:7

1.l:"\;I'ISTI('.,\ 111'1.1.,\ U:\{;l''\ l': 1.1:\(;\·ISTlL\ [lE!.I..\ • !',\HO!.!'.. 1"1

36

Con l'a':coròare alla scienza della lingua il suo vero posto nel· l'insieme dI'gli ~tudi intorno al linguaggio, abbiamo al tempo stesso datu rnl1ocazionc all'intera linguistica. Tutti gli altri elementi dd linf,'11aggin, chc custituiscono la parok, vengono spontaneam(>nte il subordinar~i a questa prima scienza, cd appunto grazie a talI' subordinazinnc tutte le parti dc'lla linguistica trovano il loI'O posto naturale. Cnnsi('\{'riamo per es 1 tutti gli ,-s"llll''''ri, i!l,-ntiri, siano ripartiti lr« di indi"i ,os~,or ral'l'no"'ntat,, nm la formula

I

I

l -! l -' l .., l

=

I Illlotldl" 1""1 ,",'I1e fanne, di cui ciascuna fornirà la materia di un importante capitolo di linguistica [1531. Senza entrare in particolari, ecco che cosa è importante mettel"C' in evidenza. Prima di tutto non e'luh'ochiamo sul senso dato qui alla parola lJ.!0:~:!olle, la quale ~t,r!lQbe.Ji.\r ,credere che ~i tratti specialmente dei cambiamenti fonetici subiti dal significante, on'ero d",i cambiamllllti .di scnliQ che tocrano il concetto significaJ:n. Qy,~'?,t~ con~{'zione sarebbe insuffidente. Quali che siano i fattori di alterazione, Mi~ essi isolatamente o combinati, sfociano ~pre in lilla spaslo.mell/rJ del rappor/,!./ra itsijplijicatoe il si;:'llificrJ./JI~JI"I. El'CO akuni csempi. Il latino llecare significa. uccidere. ed (, dil'entato in franceselloyer. col noto senso di I annegare~, .lm:. magìne acustica e concetto sono entrambi cambiati: ma è inutilt' distinguere le due parti del fenomeno; basta constatar_c ill giob~ che il legame dell'idea e del segno POSI s'è allentato e .-he c'è stato uno spostamento nel loro rapporto, Se invcre di conFrontare il fluii"" del latino C!as~ico coL franceo;e moderno lloyer lo si cnnfTOnta all1ccare del latino volgare del IV o V secolo, sil':Jlificante (o annegare., il caso è un po' diverso: ma anche 'qui, benché non vi sia alterazione apprezzabile del significante, vi è uno spostamento del rapporto tra idea e segno. I! tedesco antico dritteii, • il terzo, la terza parte ., è diventate, in tedesco moderno DrWel. In questo caso, henché ilconcctto sia [('stato il medesimo, il rapporto è cambiato in due modi; il signific;mte è stato modificato non soltanto nel SU'J aspetto materiale, ma nUc!le nella sua forma grammaticale; esso non implica più

[I.ll.

Il tempo, che assicura la cuntinuità della lillf:ua, ha un altro effetto in apparenza contraddicente il primo: quello d'alterare piu o meno rapidamente i segni linguistici c, in un certo senso, si può

'2

1 ,·\ ... ebbe lorto chi rimproverasse a F, de Sa".,;u,e i1c..~l'dd,l.

l'idea di Teil ~ parte 9; è una parola semplice. In un modo o nelfaltro è semIJre uno spostamento di rapporto. In anglosassone-, la fonna preletter:aria fOt, • il piede., è restata fm (ingl. modo foot). mentre il suo plurale ·foti, • i piedi t, è diventalo Ft (ingl. mod. fUI). Quali che siano le alterazioni supposte, una cosa è certa: vi è stato uno spostamento di rapporto, sono ,;orte altre corrispondenze tra la materia fonica e l'idea [UOl. Una lingua è radicalmente impotente a difendersi contro i fattori chl" spostano ad ogni istante il rapporto tra significato e significante. È una delle conseguenze dell'arbitrarietà del segno. Le altre istituzioni umane - i costumi, le leggi ecc. - sono tutte basate, in gradi diversi, sui rapporti naturali delle cose: vi è in esse una congruenza necessaria tra i mezzi impiegati e i fini da perseguire. Perfino la moda che fissa il nostro abbigliam('nto non è interamente arbitraria: non ci si può allontanare oltre un ('erto limite dalle conùizioni dettate dal corpo umano. La lingua, al mntrario, non è affatto limitata nella scelta dei suoi mezzi, perd1t\ nun si vede che cosa impedirebbe di associare una 'lualunque idea a un;\ qualunque sequenza di suoni [1~1J. Per fare ben sentire elle la lingua è una istituzione pura, Whitney ha assai ii; g6s t l'oca., plurale *g6si, ecc.; poi, per un primo cambiamento fonetico, quello dell'Un/laut, f6# è diventato *flti, e per un .secondo cambiamento, la caduta dell'-i finale, *fai è diventato fa; di conseguenza fOt ha per plurale fil, I6p tip, gos gis (ingl. modo foat: feci, IQQlh : leetll, goose: geese). Precedentemente, quando si diceva gasi : gasti, f61 : fiili, il plurale era contrassegnato dalla semplice agb"Ìunta di una -i; Gasi: Giiste 1'101 : fil :nostrano un meccanismo nuovo per contrassegnare il plurale. Questo meccanismo non è lo stesso nei due casi: in antico inglese vi è solo opposizione di vocali; in tedesco vi è, in più, la presenza o l'assenza della finale -e; ma questa differenza non ha qui importanza; Il rapporto tra un singolare ed il suo plurale, quali che ne siano le forme, può esprimersi in ogni momento con un asse orizzontale, ossia,.: "


perch,



"',

qLla{1rl~pes qlta.df 1r0115 ql/a.df~g;11ta , ,,

1M

~

silllplex

;;pkx ce,;ìllplex -èt(.

, f/é.

--- -

Soltantu nella misura in cui le altre forme fluttuano intomo a dé/aire o a qlltldrllpk.. queste due parole possono \"eoir decomposte in sotto-unitil, vale a dire sono sintagrni. Ad esempio d'faire sarebbe inanalizz,lbile SI' le altTe forme contenenti d,:· o faire 179 sparissero dalla lingua; non sarebbe più che un'unità semplice e le sue du" pinii non sarebbero pili apponibili l'una all'altra. Dato cio, si (omprcnde il gioc·_, di questo doppio sistema nel discorso. La nostr:L memoria tiene in riser\';\ tutti i tipi di sinlagmi più o meno complessi, di 'lual,ia"i sFccie o estensione, ed al momento di impiegarli f:tccialllo iItten'cnire i "ruppi as,m:iatil'i per fissare la nostra ,celta. Quand... ']ualcuno dice marc/ums!, costui pensa im'ronsdamenk a dil'er,i !

[iGO]

.

't' t,tica o descrizione di uno stato di lingua può La !ingUl s Ica s d'al n d essere chiamata g,ammatica, nel sen.- O I1l1il ecc. Ogni z (v. p. 48) ha dato s (scritto ss): wazer _.~ Il'asser, fiiurn -> fiiessell. Ogni h interna è sparita tra vocali: Uhe", sehen - 4 lden, SU;ll (scritti leihe'l, sehCII). Ogni w si è trasfonnata in u labiodentale (scritta w): li'azer - • wasr (TVassu). In francese, ogni l mOllillù è diventata)' (jod); piller, bouillir si pronunziano piyc, bllyir ecc. In latino, ciò che era stato s intervocalica appare come r in altra epoca: "ge.lCSis, "asilla -> gC1Un'S, ariull ecc. Qualsiasi cambiamento fonetico, visto nella sua vera luce, 199 confermerà la perfetta regolarità di tali trasfonnazioni. 175

§ z. Condidoni dei cambiamenti fonetici.

restato identico, il secondo si è cambiato; ma l'essenziale è dle essi hanno agito per se stessi.

~oo

Già gli esempi precedenti mostrano che i fenomeni fonetici, lungi dall'essere sempre assoluti, sono per lo più legati a condizioni determinate: per dirla altrimenti, non è la specie fonologica che si trasfonna, ma è il fonema quale si presenta in certe condizioni di ambiente, di accentazione ecc. Così, ad esempio, s è diventata r in latino soltanto tra vocali e in qualche altra posizione, mentre altrove sussiste (cfr. esi, senex, equos). I cambiamenti assoluti sono assai rari; spesso essi appaiono tali soltanto per il carattere occulto o troppo generale della condizione; così in tedesco j diventa ti, ai, ma solo in sillaba tonica; h, indoeuropea diventa h in germanico (cfr. indoeuropeo k,olsom, lat. coUum, ted. Hals); ma il cambiamento non si produce dopo s (dr. greco skrJlos e goto skadus ,ombra .). D'altra parte la divisione dei cambiamenti in assoluti e condizionati poggia su una visione superficiale delle cose; è più razionale parlare, come si fa sempre di più, di fenomeni fonetici spontanei e combinaWrii [mI. I fenomeni sono spontanei quando sono prodotti da una causa interna, e combinatorii quando sono originati dalla presenza d'uno o più altri fonemi. Cosi il passaggio di o indoeuropea in a germanica (cfr. goto skadus, ted. Hals ecc.) è un fatto spontaneo. Le rotazioru consonantiche o LaulverschiebUllgrn del germanico appartengono al tipo del cambiamento spontaneo: la k l indoeuropea diventa h in protogermanico (cfr. lat. col/14m e goto hals), il protogennanico l, conservato in inglese, diventa z (pronunziato ls) in alto tedesco (cfr. gol. laillun. ingl. un, ted. zehn). AI contrario, il passaggio di lat. cl, pt in ita!. U (cfr.factl/m -) fatto, captivilm _ caUioo) è un fatto combinatorio, poiché' il primo elemento è stato assimilato al secondo. L'Umlaut tedesco è altresì dovuto a una causa esterna, la presellZa di i nella sillaba seguente: mentre gasi non cambia, gasti dà gesti, Giistr. Notiamo che nell'un caso e nell'altro il risultato non è affatto in causa e che non importa che vi sia stato o no cambiamento. Se per esempio si confronta il got. fisks col laL piscis e il goto skadus col gr. sk6tos, si constata nel primo caso pen;istenza dell'i, nell'altro passaggio dall'o all'a; di questi due suoni il primo è

Le formule che esprimono i fenomcni devono tenere conto delle distinzioni precedenti, rischiando altrimenti di presentarli in lu gr. dllos, .111- _ 1m, .alnos -> aflUIiS in latino), la mon.ottongazione dei dittonghi, che n'm è altro che una varietà dell'assimilazione (per es, ai _~, lrane. maizoll -> IIIFii • maison.) ecc. Tuttavia si potrebbero menzionare altrettanti casi in cui accade esattamente il contrario, Alla monottongazione si può opporre per esempio il cambiamento di i, 11, il tedeschi in ei, au, eli, Se si asserisce che l'abbreviamento sla'vo di a, e in ii, l è dovuto al minimo sforzo, allora occorre pensare che il fenomeno inverso presentato dal tedesco (fii/er e gibcn diventati Valer e gibw) e dovuto al massimo sforzo. Se si ritiene la sonora piil lacile a pronunziar~i della sorda (dr, opera __ o. provo obra), l'im'erso de\'e richiedere uno sforlo piu grande, e tuttavia lo spagnolo t passato da i a X {dr. hizo «figlio •. scritto hijo}, ed il gennanico ha cambiato b d g in p t k. Se la perdita dell'aspirazione (cfr. indoeuropeo .bhu6 _o> germ. ba,m\ è considerata come una diminuzione dello slorzo, che dire del tedesco, che la introduce là do\'e non esisteva (Tanti', Pllie ecc. pronunziati TJumne, Phl.le)? Queste osservazioni non pretendono di rifiutare la soluzione proposta. In effetti non si può detenninare per ciascuna lingua ciò che è più facile o difficile da pronunziare, Se è vero che l'abbreviamento corrisponde a un minimo sforzo nel senso della durata, è altrettanto vero che le pronunzie trascur.l:te si risolvono 180

nella lunga e che la breve esig~ una maggiore attenzione. Cosi, supponendo predisposizioni differenti, si possono presentare dUe fatti opposti sotto uno stesso colore. Egualmente, là dove k è diventato lfi (dr. lat. cedere -~ ital. udere), sembra, conside" rando soltanto i tennini estremi del cambiamento, che vi sia aumento di sforzo; ma l'impressione sarebbe forse diversa se si ristabilisse la catena; k di\·enta h' palatale per assimilazione alla vocale seguente; poi k' passa a ky; la pronunzia non diventa più difficile: due elementi intrecciati in h' sono stati nettamente differenziati: poi da hy ~i passa successivamente a Iy, t"i, tS sem_ pre con uno sforzo decrescente. Ci sarebbe da fare un \'astù" studio che, per esser completo, dovrebbe considerare sia il punto di vista fì~iologico (questione dell'articolazione) sia il punto di \'ista psicologico (questione dell'attenzione), 4· Una spiegazione che gode favore da qualche anno attribuisce i cambiamenti di pronunzia aUa educazione fonetica dell'infanzia, t dopo molte esitazioni, molti tentati\; e rettifiche che il bambino arriva a pronunziare quel che sente intorno a sé; in ciò sarebbe il genne dei cambiamenti; certe inesattezze non corrette prevarrebbero nell'individuo e si fisserebbero nella generazione che cresce. I nostri bambini pronunziano spesso l per k, senza che le nostre lingue presentino nella loro storia cambiamenti fonetici corrispondenti; ma non accade lo stesso per altre defor~ mazioni; ad esempio a Parigi molti bambini pronunziano fl'eur, bl'anc con l I1lO1fillie; ora, in italiano è con un processo analogo che flarelll è passato a fl'aTe e poi a fiOTe. Queste constatazioni meritano ogni attenzione, ma lasciano il problema intatto; infatti non si vede perché una generazione convenga di conservare certe inesattezze e non altre, essendo tutte egualmente naturali; in realtà la scelta delle pronunzie viziose appare puramente arbitraria e non se ne vede la ragione. Inoltre, perché il fenomeno è riuscito a venire alla luce questa volta e non altre? Quest'ultima osservazione si applica d'altronde a tutte le cause precedenti, se ne ammettiamo l'azione; l'influenza del clima, la tendenza al minimo sforzo, la. predisposizione della razza esi~ stono in modo permanente o durevole; perché agiscono in maniera 181

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'0'

intennittente, ora in uno ora in altro punto del sistema fonologico? Un avvenimento storico deve avere una causa dete~ante; non ci si dice ciò che in ciascun caso viene a. mettere In moto un cambiamento la cui causa generale esisteva da lungo tempo. È questo il punto più difficile da chiarire. . 5. Si cerca qualche volta una di tali cause detenninantl nello stato generale della nazione a un _dato momento. Le lingue attraversano epoch~ pii! movimentate d'altre: si pretende di collegarle ai periodi agitati della stnria esterna e scoprire così un legam~ tfa la instabilità politica e la instabilità linguistica: dò fatto, s~ crede qi potere applicare ai cambiamenti fonetici le condu~lO~.l concernenti la lingua in generale. Si osserva ad esempio ~he l plU gravi rivolgimenti del latino nel suo passaggio aUe lingue romanze coincidono con l'epoca assai tonnentata delle invasioni. Per non sbagliare, bisogna attenersi a due distinzioni. a) La stabilità politica non influisce sulla lingua all,O st~o modo dell'instabilità; non vi è nel rapporto alcuna reClproClta. Quando l'equilibrio politico rallenta l'evoluzione ddla lingu~, si tratta d'una causa positiva, b-enché esterna, mentre !'instabIlità, il cui effetto è contrario, nun può agire che l)egativamente. L'immobilità, la relativa fi~sità d'un idioma può provenire da fat~ esterni alla lingua (influenza d'una corte, della scuola, di un'accademia, della scrittura ecc.), che a loro volta sono fa~o­ riti positivamente dall'equilibrio sociale e politico. Al e.ont~no, se qualche rivolgimento esterno sopravvenuto nella ~ltuazlOne della nazione fa precipitare l'evoluzione linguistica, gia parte da unità inferiori per fame una unità superiore. Per creare piig-iinus essa ha unito un radicale pag- e un suffisso -afllIS. 2. L'agglutinazione opera unicamente nella sfera sintagmatica; la sua azione agisce su un gruppo dato; essa non considera altro. AI contrario l'analogia fa appello alle serie associative tanto quanto aHe sintagmatiche. 3. L'agglutinazione, soprattutto, non offre niente di volontario, nientt. di attivo; lo abbiamo già detto: è un semplice processo meccanico, in cui l'unificazione si compie da sola. Al contrario, l'analogia è un procedimento che suppone delle analisi e delle combinazioni, una attività intelligente, una intenzione. Si impiegano spesso i due termini coslruzione e strutiur« a 213

proposito della formazione delle parole; ma questi temlilli non hanno lo stesso senso a seconda el\O del tempo, al fine di raggiungere la più antica. La parola c come un~ casa della quale si siano çambiate a più -riprese la disposizione mterna e la destillflZione. L'anali,! oggetth"a t().talil~a e sOHappone. quest: distribuzioni sui:;tc duvunque accanto alla lingua ufficiale. Gli stes~i fatti sono avvenuti in tutti tempi, pressu tutti i popoli pervenuti a un certo grado di civiltà. I greci hanno a\"utn la l0To koillè, tratta daU·attico e dallo iOlliw, accantu alla quale hanno re5istito i dialetti lucali. Anche nelrantka Babilonia si crede di llO)tcre asserire che vi fosse una lingua ufficiale accanto ai dialetti regionali. l:na lingua generale implica necessariamente l'usu della scrittura? I poemi omerici paiono provare il contrario; pur avendo \-isto la luce in Un'l'poca in cui non si laceva quasi affatto uso 26) della scrittura, la loro lingua è C;Jllvenziunale e presenta tutti i caratteri d'una lingua letteraria, I fatti di cui si è parlato in questo capitolo sono cosi frequenti che si potrebbero scambiare per un fattore normale nella storia delle lingue. Tuttavia noi faremo qui astrazione da tutto dò che turba la visione della naturale diversità geografica, ptr considerare il fenomeno primordiale, fuori di osni importazione di lingua straniera e d'ogni fonnazione di lingua letteraria. Questa semplificazione schematica sembra far torto alla realtà; ma il fatto naturale deve esser anzitutto studiato in se stesso. Dato il principio che adottiamo, diremo ad esempio che Bruxelles è germanica, perché la città I- sita, nella parte fiamminga del Belgio; vi si parla francese, ma la sola cosa cbe qui importi è la linea di demarcaziune tra dominio fiammingo e vallone, D'altra parte, da questo stesso punto di vista, Liegi è romanza perché si tro\'a in territorio vallone; il francese qui non è- altro che una lingua straniera sonapposta a un dialetto di l'guai ceppo. Così, ancora, Brest appartiene linguisticamente al brettone; il lrancese che vi si parla non ha niente di comune con l'idioma indigeno della Bretagna: Berlino, dove non si ode qU:J.Si niente altro che alto tedesco, sarà ascritta al ba,so tedesco ecc,

239

, \- , b

Capii"'" f 1 f

§ 2;0

".

1.

Il tempo, callsa essenziale.

La diversità assoluta (v. p. 235) pone Un problema puramente speculativo. Al contrario la diversità nella parentela ci colloca sul terreno dell'osservazione e può esser riportata all'unità. Cosi. francese e provenzale risalgono entrambi al latino volgare, la cui evoluziune è stata diversa nel nord e nel sud della Gallia. La loro origine comune risulta dalla materialità dei fatti. Per ben comprendere come le cose si svolgono, immaginiamo le condizioni teoriche piu semplici possibili, che consentano dienucleare la causa essenziale della differenziazione nello spazio, e chiediamoci che cosa avverrebbe se una lingua parlata in un punto nettamente delimitato - una piccola isola, ad esempio fosse trasportata da coloni in un altro punto, egualmente delimitato, per esempio un'altra isola. Dopo un certo tempo, si vedrannu sorgere tra la lingua della prima area (A) e quella della seconda (A') differenze disparate, riguardanti il vocabolario, la grammatica, la pronunzia ecc. _ Non si deve credere che solo l'idioma trapiantato si modificherà, restando invece immobile l'idioma originario; anche l'invtlrso non si produce in modo necessario; una innovazione può nascere da un lato u dall'altro o da entrambi. Dato un carattere linguistico a, smcettibile di essere sostituito da un altro (b, c, d ecc.), la differenziazifJllc può prodursi in tre modi diversi: 240

, ,

(area Al , (arca A')

-,

,

I- ,

b

Lo studio non può dunque essere unliaterale; le innovazioni delle due lingue ]1anno eguale importanza. Che cosa ha l'reato queste differenze? Quando si crede che sia solo lo spazio, si è vittime di,nn'illusione. ~aseiato a se stesso, lo spazio non pUò L,;>en:ita.re alcUilaaZIOAtl sulla_lingua, All'indomani del loro arrivo in A', i coloni partiti da A parlavauo esattamente la stessa lingua di un tempo. Si dimentica il fattore tempo, perché 1'5,,0 è meno concreto del fattore spazio; ma in realtà proprio dal tempo dipende la differenziazione linguistica. La diversità geo,~ralica deve essere tradotta in diversità temporale. Siano due caratteri differenziali b e c; non si è mai passati dal primo al secondo u dal secondo al primo; per trovare il passaggio dall'unità alla diversità bisogna risalire al primitivo a al quale b e c si sono sostituiti; è ad esso che ~i sono sostituite le fanne posteriori; donde lo schema di differenziaziolle geografica, valido per tutti i casi analoghi:

A

A'

a~'

j

j

b

,

La separaziolle dei due idiomi è la foona tangibile del fenomeno, ma non lo spiega. Seilza dubbio questo fatto linguistico non si sarebbe differenziato senza la diversità dei luoghi, per quanto minima sia; ma da solo l'allontanamento ilon crea differenze. Come non si può giudicare d'un volume da una superficie. ma solo grazie a una terza dimensiolle, la profondità. così lo schema della differenziazione geografica non è completo se non proiettato nel tempo. Si obietterà che le diversità d'ambiente, di clima, di configurazione del suolo, le abitudini speciali (differenti, ad esempio, in una

'7'

popolazione montanara e in una popolazione marinara),

i'

po~~ono

ma è invece

IllftUlr~ sulla hngua e che in questo lasO le VarIazIOni studiate

~ ~arebbero

qUi condIZionate geograficamente. Tali influenze sono contestahill (v p 179), ma fossem anche pm\ ate, bbognerebbe fare ançora una distinzione" f-a direzione del movimento è attribuibile all'ambiente; essa è detcmlinata da imponderabili che agiscono in ciascun caso senza che si possa dimostrarli o descriverli. Una ti diventa ii a un dato momento, in un dato ambiente; perché s'è cambiata in qucl momento e in quel luogo, e perché è diventata ii e non pH esempio 01 Ecco quel che nessuno può dire. },ofa il cambiamento iJl ~e stesso, fatta astrazione dalla sua direzione speciale e dalle sue manifestazioni particolari, in una parola l'instabilità della lingua, dipende dal tempo soltanto. La diversità geografica è dunque un aspetto secondario deL fenomeno generale. L'unità degli irliùmi parenti non si ritro"'l che nel tempo. È un principio di etti il comparatista deve compenetrarsi se non vuole essere vittima di ingannevoli illusioni.

che rappresenta appunto la realtà. Come ha urigine e come si delinea la diversità che sbocrllerà nella creazione di furme dialettali d'ogni natura? La cosa è meno semplice di quanto s,~inbrercbbc a prima l"ista. Il fenumeno presenta due caratteri principali: . I. L'e~·o!lI.~[QllC-ptCIll.Ic.la_iQIDIa_djjllnJ?Vsione pronominalc una termina:l;ione di neutro singolare ori, diwn;.."l ,la quella degli aggettivi _III, eu:o un fatto morfologico generale dedotto da una serie di constatazioni isolate (cfr. lat. iS/lld, ulilld contro OUIIIIII/, greco j(j = *lod, rUfo = "'ai/od contro kahill, ingl. IIUlI, l'l'c.), Si può andare anche oltre: una volta ricU5truiti questi divenii fatti, si procede alla sintesi di tutto l"iiJ che l·oncerne una forma totale, JX'r ricostruire delle p'Hole complete (per esempiu l'indOCUTUpeo *ulyod), dei pamdigmi di tlessione erc. A tal fine si riuniscono in un fascio affermazioni perfettamente isolabili; se per esempio si confrontano le diverse J"'rti d'una forma ricostruita cnme *a(w>d, si nuta una f::rande difinenza tra la -d, che solleva una questione di ,,'rammatica, ed 16, \"aderllagelI916.16;1)' . Il lUmoire sur /~ s\'slhue pri",itii de.; "').l'el/es illlllo tes Iangues indn-o,;roPh,,,,", appare' a Lipsia nel dicembre Illì8 (Iii d~ta del fr~n., 1887). r:e..ardio rivda• trattI destmatl a tCSP'ZIO e. l on7'), ri,t ., Parigi < .

rho!aU5IM" ••

re!71-72). S. "i propone di determinare il valore del costrutto rein.crendoln in tino st'ltu di lingua pTeciso. secondo IIna linea di riceTCno appare I1r·1 GGA 18 febbr_ 1874, 205-18, uu lungo articolo di Jolly su Wll. 'jrientHlista c linguista generale. \? quasi innedibile che opere di tanta diffusione, di tale argo_ mento e di un autore che i maestri di S. e S. stesso COll05ce,'ano e ammiravano siano restate ignote a quest'ultimo: per afftnnarlo, uliretutto, dobbiamo anche rifiutare la testimonianza esplicita di S~chehaye. Certo, anche ,enza ammettere un rapporto con '''hitne}' Lcorico, gli interes..i tlcs cl, ""rmi tant dc maltrl'S "mincnts, fllt l'un dcs "lu. éCIlutés ct des plus ain,,'''. ~ou. admirlons dans S"., l"IuIS l'infnrmalion large et ""lide, la methode ligoureusc. le. VUe'S g"n"ralcs alli"e" au détail préei., la parole d'une darte, d'un~ aisance et d'une uropca (Gauthiot in

FdS 'lo e Flemy H)G'i_'i]·67). Annualm.. nte S_ redigcva brevi rapporti sul sun insegnamento (editi da Flellr)' ril.) dai quali trasparlg,. c,.-29, Jakobson '9('7.'4,17,'9), Xo" è d'altra parte improbabile che il l'''"l essere :",\'Ortito ne] grupp" di re:, T e m t'on delle sue ide.., e presenta le lezioni dl'll'anno come. une prepara l e [ r "llr on cours plIil050I'hiquc de lillgllisllqu ': " Il terzo corso va appunto in questa d ' c ' esso integra neI",Zlon.

320

l'Ql'dioe deduttivo del secondo cor50 la ricchezza analitica del primo. All'inizio "iene wiluppato il tema tles. Jaugucs., cioè la linguistica esterna. :t questa una vecchia impostazione di S.: già ne! 18gI nelle tre lezioni di prolusionl' ai corsi ginevrini, t'gli aveva sosteouto che

l~. plus "lcmentaires phénoml'nes du lallgalle ne ,""wnt S lezlolll maugura. ~ .

minato: in effetti, la stesura del libro vagheggiato nella lettera a. ~Iei11et si deve essere interTlltta quando, dopo la morte di \\thitney (17 giu. 1894). l'American Philological Assoc;ation lo invita a pa.r_ t~l'ipare alla commemorazione del linguista in occasione dci primo congresso dei linguisti americani da tenersi alh fine del dic, 18g4 a Filadelfia. X~l nov. S. scrive velocemente una settantina di pagine (S~1 ]2): ma nemmeno questo lavoro fu terminato, e S. non mandò nemmeoo un messaggio in America (SM 3z). Le note restate (5;\1 43-4 6 e Noles 59-65) sono tuttavia preziose: vi si accetta l'idea di \\1litnel', secondo cui la lingua è una. institution humaine. (SM 43), ma si chiarisce che essa si caratterizza rispetto ad ogni altro tipo di istituzione perché tra gli elementi in essa in gioco non vi è alcun .liell inteme., ossia ne.suna neceSsità. d'ordine logico o d'ordine nalurale che li stringa insieme. Pcrciò .le langage, non fondé sur cles rapports naturcls, ne peut ètre corrigé par la raison o. Secondo S. il limite del convenzionalismo wllitne}oano e filosofico .ta nel cre_ derc che realtà fonica e significazione siano qualcosa di dato, di aft'errabile, fuori e prima del sistema linguistico, sicché tra l'una e l"altra sarebbe poi possibile stabilire legami convenzionali. In realtà, prima di ario muto sewlo per capire che cosa realmente (OSSI' l'arbitrarietà del segno di cui S. pa.rla, per far pr"pria la nozione di valore, per riscoprire la notione di economia e il carattere discreto delle entità lingui,,-tiche sul pia.no del contenuto e dell'espressione, per riproporsi il problema degli uni,'usals o/ t'lHgl4lly In Frrs 47 8 HjOS): nel 1')"9 gli ,inn, l ' -4 ,l3, 51 c BaUy e a nonUna a membro dell'A d nese delle scienze c un a dr> cca emia da_ deJl'Illstitut de France (~n~ po quella a membro corrispondente '3 .' 48) Tuttav' __ ",lr'5 '20-21, De erue e ),Iuret in FdS la. SCnnlra Gautier nd I 16 . '-L'c" solitaire., La Sua i d . ' , 9 , • cet homme .. , a . • mage ern,ere. e quella di un t 'c 1110 \'ieillissnot au mainti d• gen lwom_ , l'n 19ne un peu 101< port t d r""Md r~\·"ur, .1n"Ìt'ux l'" I ' . -, an ans san '. . -, In ~rrogatmn SUc lanuell I l'UIS (supra 290 I 8 I 'o da chiedersi se l Idea , é 1 d langage. (sl'p,a 2 9 , C di .systìome gen ra n . , l l ia della vita intellettuale , na sorta di en eecl . di ~istema non SIa u, l' della sua meditazi"ne teor/ca Saussure, un principiO finale, cn mine. o . ' i stesse del suo mgegn . . connatnrato alle ongm· t 'b 'to alla lormatinne di Di coloro chI:' direttamente han;~ con :'b~~ avere l.'Scrcitato l'inS .. l'ictet, come si è detto (."pra 2B '~d9)' sc di Lipsia e Uerlino ha . L'incontr') con I ocen ti f1uenza magg mre . S ' ",pinto de,minio delle tect·bitoadarea.uno d'd certamente con n u l' }la in mancanZa I o, rati"a delle mgue. , niche dell'analiSI c"mpa "I '. Ascere a nessuno un , , are posslbl l:' ncOnv . cumenti più preCISI, non P 'l di mal.'Stri soltanto ideali, l/l a quello di Plcte o ' . I ruolo paragona l e " tto Whitne\' (s"pra 299 sgg.. mpm 292)" suprat u , ( come Hol'P per cUI , d' di avvili comune con la Ieligione.. Onde la filosofia può Leu presupporre, anzi de,'e, IIna certa conoscenza dci suoi oggetti, come anche un intere.,;amento per ess,. nOn fo~­ s'altro per questo, che la coscienza, nell'ordine del tempo, Se ne forma pnma rappresenta.ioni che concetti; e lo spirito pensa~te, 5010 attraverso le rappresentazioni e lavorando sopra questc, progredISce alla ,conosce~.a pensante e al c,mcetto. :\Ia, nella consi~er-.... ione pensante, 51 fa sn~,to manifcsta l'esigenza di mo.trare la necess,tà del .uo coutenuto, c pro',are l'essere e i caratteri dei suoi soggetti. Quella certa conoscenza, che pum.. se nc a"eva, appare percio insufficiente; cd inammissi,lrile il. fare ~ il 1aSCIa~ correre presupposti ed asserzioni. )-10. si ha cosi parImcnt' la. ~Ifficoltà d. cominciare, poiché un c'>mincÌ3Inento, essendo quakosa cl lmmed,ato, forma, " piuttosto lo, esso stesso, un presupposto" Xon solo rl probleIrul. ma anche lo. soluzione propostane da Hegel parrebbern riecheggiate da S,: • Cirea il comincÌ3mento che la filo30fIa deve lare, sembra che anch'essa in generale, Come le altre scien.e, prenda le mOSSe d~ un pre,upposto 30~_ getth'o, cioè che debba prendere ad oggetto del pen",~ro nn oggetto ?an:~­ colare: altre, lo spa.io, il numero e '-io. di altre scicnze; c05icch,; il cominciamento lo solo in relazione col soggetto, come quello che si vu'>le liso!>·."re a [,lo50[are, non già con la. scicnza come tale. O, cilt che è lo stesso, Il concetto della scienza., c cioè il primo, devc es.er compre.o dalla scicnza stessa, Qucsto lo appunto il 'uo unico fine, la sna opera c la sua mira.: giungere al concetto del suo concetto, e co.l al ritorno iu sé c al completo appagamcnto._

330

Il problema del1'ordin~ da dare alle tesi ddla t~' storico), della lingua (5:\1 91 15 2 ). Soltanto alla fine, S. ha rinvcnuto il principio unil'icatorc della teoria della lingua (o, almeno, solo alla fine ha ritenuto di poterlo esporre ai suoi allievi) . Secondo Ic due grandi v~dutl! tradizionali dci fenomeni linguistici cii, che consentc di identificare una data entità lin~uistica COme quella ee,ta determinata entità è il significato o\'\'~ro è il suono. Yi sono innumerevoli rnmli di realizzare la parol'l. ;"essi",,',,', ma Ic innuOl"ri rea1iz~azioni diverse trovano la rag:ione del loro identificarsi nel latto che e;;pril!l')no un si~ificllto che;' .1.) stesso per tutti" s,'condo l'antica assuuziou" aristùtclica che è alla hase di que-st,~ punto di "jsta, La critica di questo punto li,''', Torino 1;" ha inHc~ fornito la bil-vorn ch~ la morte gli impedl di svolgere. Di tatto, ancora negli anni ,lei tre corsi di linguistica generale, ,il Suo pensiero si e\'oh'",,-a in tutte le direzioni sc"za per c'ò mettersi in contraddi_ "one con !;e .t,,,",o', come scrivevano, di nuo"O con esatta P d"" 10'0 . . • IDe [rue in rdS I~'. ~e la te'timonianza è fedele, essa la.>;eerebbe sospetbre ehe sCrfo_ logici ,I,'lIe li1\~]lr I~!t>ill"t 'Q3:;_46l). AdallJc't! i'lll", fondò nd 'SSl • I,Z " ""', ... la • Zciu=hun;;:. (~Ie'iUct 1937.463·641; "~o CLG 307. Theooor Jknle'Y 11809-IS8,), orientali..ta c linguista, In prol,';;,,,e a Gottinga., Thoodor Aull'I'eht detl.., paco dopn ~/. ~luJl..r (ili!,.,,). nll'edizi""e del t""to vedico ancor "Mi londam..n!ale (Di~ Hy""',,, du flic".da, l' cd .. ~ vc.ll.. Bonn ,R5'·1'3. 2', h'i 'B77I. l'OJ }ln" ~ltill", 1,8'3"(00), allicvo di Fr. rk>pp, cditore d~l t'-"Sto n'dico ;11 tnghilt..rr", sibilit;'. dd lint':uaggio ,'crhal~ ,-a rNrodatata alr"]XICa di appa'izionc ddl'anstr.llopH,..-o, cioè 311a fim' del pt'rio ricol'dare la

382

383

l''J Per le questioni sollevate intorno al wtlcello sau""oriano di lall::"~ v. CLG 30 n. 05. Pcr la ddi.niziotlc ndle IOllti ms "_ CLG 30 D. fi4.

,"f,,,

lUI Inizialmente, S. a"e"a ]l( '4.'). La distin.ione mallca ancora all'inizio del secondo corso (S~[ 132).

• chirunontia., \. R"I. di ,,"Iir" ro" I. Pann .. '797), lino ai la"ori più Tecenti di G. Cocchiara., I1li"g''''f:.~io del ff'Jlo, Torino 1932 (ricca bibl.l, 'l-l. Critchlc,', T~. La"II''''II~ of G.-,""., Londra '93", l'. \"uill",nc)', /. p.c,h et Jo> -'lK"" a'du.' q.o. che un malalo a"e"a perdoto la possihilità di parlare in consegoenza di una lesione alla t~r,,:, circon\'oluzione lrontale sini,tra (W Penfield, L Uol",cl- comple"-"" di quel che Bro:.a. Soltanto attra"e"'o tale e....me r:s":amo ren~ derei conto dellatto che, e..,nd", le significazioni e le fonie d~' slll~h a~tl .. .. ., .,. [CLG "0 _, I "".",a,nv ldent,fidi paTDI" reallà ind,,·,duah 'ITepetl" I L 5" : ' ".~ " ., care (come nel parlare si fa ad ogni istante) due fome d''':",,: d, dl\crsa. significazione come .la "tl,"sa l"'rola., a,"enle • ID stesso s,gm.ficato. wltanto" una condizione: ,,"sllmenclo come base dell'idenlificaz~on~ no~ lo. realt:.. fonicoacuslica delle fonie o la r",~ld l"'icologioa rappre5 ste" una é Yleina a • voeaboio l. mentre le altre .0 SO,," ddne piuttosto a • modo d'esprimersi, e'trinseca.i,,,,,, ver· baIe.; \'ice,-er,a. nell'analogo dizionario ilalianu gli esempi SClnO per metà '-ieini a I ,-ocaloolo •. E, se si scende a un·analisi più minuta. nlentre locuzioni it,liane in cui l'arnia ,-ale • estrinsecazione '-erbaio. san" abb:l5tan.a eccellonali (arcaiche· Sr io IlO hw In I"a pal'oIl1 ;"Ir,,, , auliche- la fa,,,la bi Sig,w .. r, ;1 dmJ~ dcl/" par,'ln, s,·nliburo"atiche, .M.d.... I~ p",ola, d"" la pa.-ela1. c sonn inHce curre"ti ~li impieghi di pamla nel sen;;o .tii • n":~_ holo,. in franc6e la _'iluaziome ~ esattamenll" in,-er'a_ In aarI term,m, nc1h maggi"r parte dei (a,i l'italiano pa,-ola corri.Ili di "",""Iu/:i", Ung!li,'lica e .'ç;w~a dell. sigJ1lfifUt'l"'l "puo:J.>S

"t ':>111"

'''jlH1Ìit,,,d 1"]1 11'''':.11''1

'''l''"!"''U1-0'nS]n:ìuH 03JUH "].'!lpJ",1 '01"15 lI' ""'lO""!t\ "1 0••.1.1d "l"dlJu!-,d l! '''l''IJI!pll.\\ 'l' ~tI"'"U.".'J "11"1' 'l'l~."'.,\, '. li~'''~-'''I~ \\0 "j,,~'It\'1 ,,"l1u"l ouu~P"".1 ''''--lsa ~"_'''I''''''l",l "I i"'I"~I'.: "'1' .1n:1""1 :pu." .'1 1~"l\') s~l~nd N~ lUO "tI "Jtdn.lo.! ,p"b J"'{ Fl'd l~l'" .1" UU 110"1' "-'UIl'lpI ""1' " ,\ Il ' :OUOll"onb "IPp 01"1' 011" ~lU~Ul~lU·"·'p" 1)1 ; 'l' "lHu>nld "un,p "1".'-''' .. "lLlIu!1 "IPp OI"P"J oS",II~u OlJ"J,:"~ .lt"_l -['ll:Js H"~,>6, 'l,,!nllUH op 10W ~l ""lU"l-IOO"'i ""~01p ''''l' {lU;~-'-1UO' n'I' ~~ SU1!U -~lU"l"O uond!-,=p la OJ10l'1[1 '.)1I~~1::ione ptrebbe dare un senso a!le asserzioni di S. sul1~ trascri.ioni che dovrebbero es.r;jill"l v. '''l''tI n. u8; pcr gerber '928.3tO sgg., Bally '~J9, Lerch r939, Lohrnann "H3, Gardiner '9H, Bròcker-Lohn'ann 19~8, "chring '950.1, Spang-Hanssen 1954.94 sgg., Otto 1954.8. F6nagy 1957· .\mmer [958.46 .gg., V,nay·Darbelenet '95B.28.}[, Hjelmslev Il}6t'47, Christen.cn '96' -3', '79'9', Graur in Zoiche.. u. Sy'lml 1·5'l. Gipper 1963. 2 9 sgg., ~fiçL;iu [966"75. Cnn sig,,' S. scmbra riferirsi qui (come mostr.. il cenno, sia pur pokmko, a no",) a un'entit:1L certo piu piccola della [rase, probabilmente al vocabolo; altro,-e lo stesso S. scrive p"rò: • Dans la "'gle. nou. nc p ..rlnns pas par signe' isolés, mais par groupes de sillnes, par masses org"nis,",es qui sont euc_'.mclne"" des signe. o (CLG 1771. Sicché a ragione Godel 1966_53-54 pnò aifermare che la dcfini.inne può v"lcre per ol:ni entil'" linguisti""' (monerna. 'intagma. prop-JSizionc. i"'"d. A ",·itare equi,","'; ),1. Lucidi, nel 'g.,;,>, propose di introdune il tennine ipo..."," pcr designare gli elementi funzionali emorgenti dall"analisi . décuuvrir que l'attribution ' arbitraire' dc tel signifi..nt à. tel signifié n'est qu'un aspcct d'une autonomie linguistique dont une autre face comporte le eho", et l.. délimitatiOl' des signifiés. En fait, l'indépendance de la langue vis-à.·vis de la réalité non lingnistiqne Ile manifeste, plus encore que par le choix dcs signHiants, d:lllll lo. façon dont elle interprete en ses proprca tennes cettc réalité. étahlis.'lant en consultation aVeC ene sana do"te, mais sou"erainement, ce qu'on appclIalt ""s concepts et ce que nons nommerions plntM ses oppositions o. tllOl Si a""erta chc nellc righe .nccessi,'e • moyen d'el ldtem!ura.u qllesti dlle argo_ menti, le pagit\e' di ['Ilnml1n "J5'}.>h(, sg~ .. Jn5, (;iit I.;,a",,,,ont '9J3, con 1.i"ne [i] (""all, J~a' "'1,'l, "o("aboli Ulll :i: con,,,,,,i a .i);(nillt'"zi"ni "PP',stc (1';/1, ;"fi"if«l t" COme è """;", kginni di \',"-al~,li 'li ["Ue le li"R"l(' in c"i al'p"iono l... arliml;ozi"ni ~i: ~cn'a ("he in n,""un ",,,ti,, ,i l"'""'an,, .l;>bilirc con"e"ioni con. gran_ della., • pic,;o],',"". " .,imili. L'mTit'là d,'ll" l'H'c,'denti u,",.i1) "J:g. crilit'ano l'"".erto di S, l'oidu'- a l"ro ;>'Ti"", le inlt'rie.ioni sare!,hnlenlc, Vendryt's '9l'.IJ6 c }. \Vackem"'-llc1, 1","-/c5,wgrll 'il,,,, Sy"fax, " ""II .. B.'-L,i1,·a 19'{', L]u 51'(g. ",,\lIin,,;>no ,he le interi",.inni son" ;>1 mar~iue del "istema lin/lnÌ-.tit"" Ciò è e,·idente dal punl" ,li visla sia 'i,-lIa ;;Irlltlura sia d ...lIa consislt'oza 10'll'ma_ tic;>: da t't\tra",hi, ", ..Ili lon''''imholi in n,..,lk lin~u~ si pr.""ntan" malamc'nlc in']uadrati nel nonoa.l" si;;t~gi(J (S~11j5 n. '2J\ pn,leriore, qu,,"la nlti",a, ali 'intrnTe il termine di Frei, munt'mi, c "o~ ;;em_ brano ",scre i lonemi. Le fonti ms (TT68·70 B e .oprattutto E Engl"r) t",'mi.t'nno 'lue.ta interpretazione' .11. cc principe là dli'lue "', p"nt olirir n, Karccvs 'l. ru t "eh. le modiliche dd .istema .. ,-vengono del.istcrna lfrmolog;c o ) C",," cngon l' L stesso' la tesi deUa .ce. 'un.ione. della riorganìz.l"zi~n" de SIS cma , atta8» è perfetta_ m,'nll' guadagn..t,,, nel CLe. Studi COme Frei "129, ~falmberg '9-1-~ &Ono rerfettamente in lin~a con tnle nozione nella misura in clli sottolin~ano che in un idioma. nella lingua in quanto in.ieme di abitudini ,ollettive (CLG "'I, ~oesistono lIn .. pluralità di sistemaziani lun~ionali (~'1almberg '945. ""-3", ("",serin '958). Non ha quindi ragione chi rimpro"era a S. di "vcre ,ra'ClLrilto che in una .ituazione linlluistica particolare "i scontrano tendenze r~dicar~ nel passato e tendemo anticip.'lnti (eome rssiamo giudicare In rifeimrnt", al p""" .. to) l'avnnire (v, anche CLG 247 20 '1'v).

P~r quanto ri'l"uarda la sua conce.ione delle trasrormazioni linguistiche, rri"' .. di ne'l"are che in S, aia già pl"•..,nte una ,·i.iane strutturaie della dia'-rn"i,l, n,eor,," chiarire che in tale v·isione. quale si ;, configurata ad opera ,1' ":' an "mor"h"u;; ma,"_ all uuaah'zed enlity, "'hich is ,klmed onlr by ,ts c"lemal j"Tlf1;'''';" "'c,: . t ~ di .. 5 l"potes, " Wartburg-l:lIlIUl.nn 1962.157 accostano al punlo ,.'VIS . 0_ ' "",' ~~~r\';: tuttavia che mcntre neU'ipoles' SaplT-'Vhori Il ""P'TC>. ".. ~1 ~ . e!Is do pellsiero non ha sussistonza al1tonoma fuuri dclla lingua e pertanto, _ en divcl"5C l" lingue. divcrso dovreLbe ",,-.eTC da Un popolo all'altro ciò ch~ chiamiamo pensiero, nella concc,ione di S. si evitano qucste lmp,",:,bab~h conseguenze in quanto 5. si hITUta " a ,.Ire c he il pensiero è lingu'stl-

.,9

a

C 3 m ': n t" a m o r I" hL"ri ddb li!!!,,,". ~., '''!!''" n"" ''''(!a da' c>i.la ~na Ile concretezza è il risultalo d·una. com_ p!c.,>" op~ra,iane di si'1c'mazione in (e di collegamento di) classi ""tratte doli.· eoncre'!e ("uie ~ .ignifLcazionL Tca i segni .""istc un rappolto di opposizione, che S. tende a concepire eun;. divcrso dal "'l'porto di differcnza (Frei '95'. S~J '9(' sgg.). • ult'ma Irase del ep" (. è la oola specie. , . ,) ù un'aggiunta degli edd.: '94'1 B Engler.

443

1""1 È questu il fenon,eno dcU"individuo.zWne fun.;o",\Ie, ri~ponQ. • viene man'lata., con riferimento sottint""o all'eucaristia che, "l termine della mc..a, vcniva appunto inviata agli infenni e a.~li 35senti dal rito. Caduta qn""ta consuetudine, ma cnnse,..'ata religiosamente la. iormnla; q"esta non fu più compresa" il miss" da participio passato si ridete1'IIlinG come soslantivo, dando luogo al v"""bolo femminile ",issa (dr. A. Paglial'O, Allri saggi di crili.tI- 5e"'tI-"li,a, Messina_Firenze l'}6Z, pp. 119·8z), t~.. fUlllC 5uee"",iva è "n'aggiunta degli edd, ('937 B Englcr), non del t .. tto immotivata. 1""1 Secondu Tesni"rc '939.174 è da questo p:tsso che ha ori!:ine fonologia praghcsc; per la qn""tionc dei rapporti di qUl'5ta con S. ,._ ;"lm~ 3H, e v. CLe 55 n. IO), 5(' n. r05, 103 n. 145, 119 u. '76. ['''t AnChe qui la lallg"e è lo. torma pum, lo • schema. di J-Ije!ms:ev:·, v. n. 45. [""I Fonte dei p"ragrafi di qt1csto capitolu ",no una lezione fatta nel ~enn. 'f}O.II~, sara"nO due Irasi in rapport" all...sintagmatico. L'esplo,"..i"ne o"it", VR 2, 1937.345-52 Q..'•• I-CO q..'.." .ig"d, JPs 36, 1939.161'74 L'a,bil,ai.. d .. iiig" •. Vaù..,.t iiiXnijicaliOlI, • Le lrançais mo-

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'U.

,ot.

Caille L., 4, 3.0. ea,nllia"",nto lioguisUco, ,8 sgg.• go, \I-l- "8g., ,03_og. 241-4', cambiamento fonetico•• a, 17', '7S85, la6-g4. cambhuneoto gramm.aticale. li' .gg. oampanilismo, '49'56. can'po ."mantic", o. 229, '53; v. rapportu a.sodalivo. caratteri dell',mlt; linguistica, 14;.

Camap R., n. io. catena della parole, 149, di .,,,,cettl, 21;; di nnità fonicl>e, 21;; fonica, 126; parlata, 33 sgg., 65, u6. cavità boccale, 57 sgg. cavità Il,,,ale. 57 ,g8. """'olio, '0. 21, 23, '4, '5. 35. n. 57, ,p, 40 'gg., ,0J, '60. inno'·a.iono, "42 .gg., 250-S', iolemionalità dei cambiamenti, '9' ;'d'''OI'''f, v. ioterocambio. interielione, n, '4'. ioteriore. 22, ialer"o, Il. gl; "~o ling1li,tk•• iolo"cambio, "49·56. inl',itl\'o, ". rappoeto a.'»Ciatlvo. ipo"''''a, n, tlo, .,.0. irriducibile, ". wlità lrriducibilo. i>QllIM,a, '~"'S6, v. W.Uo!>Jl.vo.;,. I.titluione, ,8, t9, "4"S, 90""9', 94, l"R, li. '57. ;uliano, lal, n. 100, '0', 107, 150, '37, 284, 05S.

Hl, generali, t5, '7; panotoniche, JfS sll"g.; sincronkhe, " ' 'n·, '9' .~g.

l.eibnio G. W., 34a·49. Lepsehy G" l43, 34, n. 16, '45, '76, ,87. Lereb E., ll6. l.eroy M., Il. 305. Le.lcie" A., '3, '93 .gg.• 3"', n. 31. les.icOlog/a, '62. 1••okIOllico (tipo linguistico), '60'61. lenera, 37. letle,aria (Iingu.), >'. lingua. lelleratUra, 3>, '7', 'l5 "gg. libertà di .1'\\";ki M. H., 095, 306 .gg., 3V9. 3'0, l27, 3#,349, 3S4, l6', IO. "9, '5l. KiJbn .-\., n, 274, n. '9. l(un-I"win I., .g6. 3~"

,ti.

5"

lal>bra, ,gij. !obbl,. Q7, '50, ISS, 111, .49, IL ..'"', .r'2, "1. l'ar~"t,'la iill~ui,tica. 'H-3S. rar~t" "., n. 6S, l'."i, G., ,6J, 300, 3'0, l'o. l',uola ionlit~ lingui'tica, voo.bolo), '.0. 'JS, .6~.65, tm"o/3ui V., 343, 3SS, n. 65. Planrt>, 9' Poli'-anol.' E. n., 331. PorI" Re"le, In4, n, '73. porzione non.tica, 1]8; Inni"a, '3';"'" ...ooora, "'6. po>i1l"o, '45, 1'0lt A. l'., ", n. 29. Pmga (scnnla di). lO"OS, 344 sgg., Il, '16. prQn, '87, .89, 3S4. Schleichcr A., II, 12. '8', '92, n·32. Schmidt J., '46, 2H, 2H. 3'3, 3'1-.8. Schrader O., 2H. Schnchardt H., 306,'326, 332. 345scrittura fonelica • Idcog:allca, 38; fonologica, 45'46, '54, n. IOS; In go"ere, '0, 2~, n-H. 9S, 3.8. n. iO, 9', 97, 'o,, 'JB, bica, 38, 54'55; sistema di segnI;

".

p'icoJillllUi>lka. 34~. n. 8L psicologia, 16•• 8. 26, 12~, '37. 183, l'9. 345, n. 6" v. mcmori., ,ig"l' lioa,iooe. psicologico. '6. punlo di ,·i