Dossografi greci [PDF]

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Zitiervorschau

PUBBLICAZIONI DELL'ISTITUTO UNIVERSITARIO DI MAGISTERO DI CATANIA SERIE FILOSOFICA

TESTI E DOCUMENTI

I DOSSOGRAFI GRECI a cura di LUIGI TORRACA

CEDAM - CASA EDITRICE DOTT. ANTONIO MILANI - PADOVA l 96 l

PUBBLICAZIONI DELL'ISTITUTO UNIVERSITARIO DI MAGISTERO DI CATANIA

SERIE FILOSOFICA - TESTI E DOCUMENTI

N. 5

I DOSSOGRAFI GRECI tradotti da LUIGI TORRACA

CEDAM - CASA EDITRICE DOTT. ANTONIO MILAN! - PADOVA

l 96l

PROPRIETA' LETTERARIA

@ Copyright 1961 by CEDAM - PADOVA

Stampato in Italia - Printed in Italy

Tip. Art. di ALDO PALOMBI - Via Vincenzo Sartori, 80 - Roma - Tel. 62.97.68

All'Eilade antica, luce e conforto del mio spirito.

PREFAZIONE

Il testo greco dei Dossografi, su cui ho condotto la mia traduzione, è: Doxographi Graeci. Collegit, recensuit, prolegomenis indicibusque instruxit H. DIELS, Editio iterata, Berolini et Lipsiae, 1929. Ogni volta che mi sono allontanato dal testo del Diels, ne ho dato ragione neLle annotazioni critiche. Ho sempre cercato di tradurre fedelmente, interpretando il meno possibile. E' noto che tra;.. durre testi filosofici antichi è cosa ardua e rischiosa, perché la traduzione è continuamente insidiata dalla suggestiva tentazione di ripensare filosoficamente il testo e di volgerlo in lingua moderna secondo una ricostruzione soggettiva: soggettiva, non solo perché relativa a colui che traduce, ma anche perché condizionata dalla categoria storico-culturale a cui il traduttore appartiene. Ben consapevole di questi limiti, mi sono studiato di rispettare, quanto più ho potuto, la verità filologica, ossia l'oggettiva significazione del documento. Seguendo un processo spirituale à rebours, ho adeguato la mia anima di moderno all'antico messaggio, rivestendo. di italiche parole la sapienza ellenica. Esprimo la mia devota gratitudine al prof. VITTORIO DE FALCO, maestro incomparabile per rara liberalità e generosa benevolenza. Non poco debbo a lui: egli ha voluto rivedere attentamente tutta la traduzione e ricontrollare gli emendamenti apportati al testo greco. Ringrazio di tutto cuore il prof. CARMELo OTTAVIANo, al cui suggerimento e al cui illuminato mecenatismo è dovuta la pubblicazione del presente lavoro. L'AUTORE

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I N T RO D U Z I O N E

*

E' merito di H. Diels avere resuscitato dall'oblio dei secoli la memoria di AETIO, dossografo vissuto tra l'età di Augusto e l'età degli Antonini, come si desume dalla sua stessa opera e dalla fortuna di questa: nella sezione sull'anima egli riferisce l'opinione di Senarco, amico di Ario e di Augusto; d'altra parte, nell'età degli Antonini, i suoi Placita erano già epitomati dal Pseudo-Plutarco. Restringendo quindi ancor più i termini cronologici, si può assegnare la sua fioritura al periodo tra la fine del I sec. d. C. e l'inizio del II sec. d. C. Iniziato alla filosofia nella Scuola Peripatetica, Aetio divenne ben presto un eclettico, secondo il costume intellettuale del tempo, e non andò mai al di là della mediocrità. TEODORETO di Antiochia (circa 393 - 457 d. C.), vescovo di Cirro, nella sua opera Graecarum affectionum curatio, composta al più tardi intorno al 437, cita il suo nome accanto a Plutarco e a Porfirio in tre luoghi: II 95 = P. G. LXXXIII, col. 856; IV 16 = P. G. vol. cit., col. 908; IV 31 = P. G. vol. cit., col. 929. La menzione di Aetio, scrittore ormai ignoto nel V sec. d. C., accanto ai celeberrimi nomi di Plutarco e di Porfirio, non può essere spiegata in alcun altro modo, se non ammettendo che i Placita di Aetio siano stati la fonte di Teodoreto. Questi volle dare credito ed autorità al nome oscuro di Aetio, citando altri due nomi famosi. Fonte principale di Aetio sono i cosiddetti Placita vetusta, raccolta dossografica messa insieme nell'età di Posidonio e di Ascepiade di Prusa, all'inizio del I sec. a. C. Il compilatore dei Placita vetusta, a sua volta, attinse largamente alle ucnxwv ~61;oc~ di Teofrasto e ai commenti scolastici alle opere aristoteliche. I rapporti con Posidonio, numerosi e diretti, dimostrano che egli appar~ tenne alla sua scuola.

* Nella presente introduzione espongo sobriamente i risultati a cui giunge l'indagine di H. DIELS nei Prolegomena, pp. l- 263. Non mancano, tuttavia, qua e là, mie aggiunte personali. 8

I Placita di Aetio sono la fonte immediata di Teodoreto, come si è già detto, e di NEMESIO, vescovo di Emesa nella Fenicia, vissuto tra la fine del IV sec. d. C. e la metà del V sec. d. C. Nemesio, nel suo libro De natura hominis, collega le teorie antropologiche dei filosofi greci con la dottrina cristiana. Nell'esposizione delle opinioni dei filosofi pagani egli si avvale largamente dell'opera di Aetio. La raccolta di Aetio fu compendiata dall'autore dei cinque libri De placitis philosophorum, dalla tradizione attribuiti a Plutarco, e da Stobeo. L'e p i t o m e p se u d o- p l uta r c h e a è certamente anteriore al 177 d. C., perché è utilizzata già da ATENAGORA nella Supplica per i Cristiani, dedicata intorno al 177 d. C. a Marco Aurelio Antonino e a Lucio Aurelio Comodo. Essa fu probabilmente composta verso la metà del II sec. d. C., quando era ormai diffusa la moda dei compendi. L'autore divulgò la sua opera sotto il nome del già famoso Plutarco, per assicurarle un sicuro successo. Ed il suo inganno riuscì bene: già nel quarto secolo Eusebio credeva alla paternità plutarchea. L'opera pseudo-plutarchea ha avuto una straordinaria fortuna. Molti scrittori hanno attinto ad essa. Nel De providentia di FILONE (I 2 = p. 11 edit. armen. latin. Aucher) è riconoscibile una traccia sicura (De placitis I 3). Naturalmente ovvie ragioni cronologiche vietano di ammettere che Filone abbia potuto compilare il Pseudo-Plutarco. Si può quindi pensare che un dotto scriba abbia aggiunto in margine al luogo citato di Filone il passo menzionato del Pseudo-Plutarco: la nota marginale è poi penetrata nel testo filoneo. Nell'età di Costantino EusEBIO di Cesarea riportò con grande fedeltà molti passi dell'epitome pseudo-plutarchea nei libri XIV e XV della sua Praeparatio evangelica. Il testo pseudo-plutarcheo usato da Eusebio è esente dalle corruttele della tradizione bizantina, ma già in alcuni luoghi presenta le stesse lacune e gli stessi errori dei nostri codici. Tuttavia, ancora dopo Eusebio, nella cui età si va costituendo il testo conservato dalla nostra tradizione, esistevano esemplari più integri e corretti. A questi attingono Cirillo e il Pseudo-Galeno. CIRILLO, patriarca di Alessandria dal 412 al 444 d. C., poté servirsi dei libri della Biblioteca del Serapeo, unica superstite delle biblioteche alessandrine : si spiega quindi come egli potesse avere

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a disposizione un ottimo esemplare. L'epitome pseudo-plutarchea è utilizzata nel libro II dell'opera Contra Iulianum. Nel sec. XI d. C. Cirillo e Teodoreto saranno la fonte di MICHELE GLICA (1). La Historia philosopha, tramandata sotto il nome di Galeno, fu composta intorno al 500 d. C. L'errata attribuzione a Galeno è dovuta forse ad una confusione avvenuta nelle scuole, dove l'operetta, che appartiene al genere degli tl7tO!J.V~!J.40 ), Posidone quella che agisce attraverso il liquido, Demetra genitrice quella che agisce attraverso la terra. Questi concetti egli offrì agli Stoici, mentre riprese i precedenti da Platone, rimaneggiandoli. E XIV 16, 7

Platone ritiene dio l'uno, il 31 Platone ritiene dio l'uno, il semplice, il singolare, ciò che semplice, il singolare, ciò che realmente è, il bene: tutti querealmente è, il bene : tutti questi termini si riferiscono all'insti termini si riferiscono all'intelletto; l'intelletto, dunque, è telletto; l'intelletto, dunque, è dio, specie separata, cioè esente dio, specie separata; per «seda ogni materia e non mescolata parata» s'intenda «esente da a niente di passibile. ogni materia e non mescolataa nessuno degli elementi materiali, né compassiva con la passibilità della natura». Questo

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AETIO, Plac. I 7, 31-32 PSEUDO-PLUT ARCO, Epit. I 7

STOBEO, Ecl. I l [2, 29 b)

è il padre e l'artefice, da cui derivano le altre essenze divine, che sono intellegibili (il cosiddetto cosmo intellegibile (e le idee)) 41 ) e paradigmi del cosmo visibile; da esso derivano, inoltre, alcune potenze insidenti nell'etere (sono « ragioni» incorporee), nell'aria, nell'acqua; figli sensibili del dio primo sono il sole 42 ), la luna, gli astri, la terra ed il cosmo che tutto comprende. E XIV 16, 8

Aristotele dice che la specie 32 Aristotele, a somiglianza di separata è il dio supremo, che Platone, dice che la specie sesovrasta alla sfera del tutto, sfeparata è il dio supremo, che sora che è l'elemento etereo, detto vrasta alla sfera del tutto, sfeappunto da lui quinto elemento : ra che è l'elemento etereo, detto appunto da lui quinto elequesto è diviso in sfere contigue mento. per natura, ma logicamente separate, e ciascuna di queste sfere egli crede sia un essere vi32 CYRILL. c. Iul. II p. 28 E Colui che ha un'altezza di concetti somma e miracolosamente perfetta, voglio dire Aristotele di Stagira, scolaro di Platone, chiama dio la specie separata e sostiene che sovrasti alla sfera del tutto. ATHENAG. c. 6 Aristotele e i suoi seguaci definiscono dio come un essere vivente composto, formato di anima e corpo, ritenendolo uno: pensano che suo corpo siano l'etere, gli astri erranti e la sfera delle stelle fisse, che si muovono circolarmente;

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AETIO, Plac. I 7, 32-33 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 7

STOBEO, Ecl. I l [2, 29 b]

vente, composto di corpo e di anima, di cui il corpo è etere, moventesi di moto circolare, l'anima è ragione immobile, causa del movimento in atto. E XIV 16, 9

Gli Stoici affermano che dio 33 Gli Stoici affermano che è intelligente, fuoco artefice, che dio è intelligente, fuoco artemetodicamente procede alla gefice, che metodicamente procenerazione del cosmo, ed include de alla generazione del cosmo, ed include in sé tutte le ragioni in sé tutte le ragioni seminali, secondo le quali ciascuna cosa seminali, secondo cui tutte le è generata secondo il fato. E ricose sono generate secondo il tengono che sia pneuma, che pefato; e ritengono che sia pneunetra l'intero cosmo e riceve gli ma, che penetra l'intero cosmo e riceve gli appellativi seconappellativi secondo la diversità do la diversità della materia, della materia, che attraversa 43 ). che attraversa 43 ). Dicono che Dicono che sono dèi anche il cosono dèi anche il cosmo, gli smo, gli astri e la terra, e stimano dio più alto di tutti l'inastri e la terra; credono che telletto che è nell'etere. dio al di sopra di tutti sia l'intelletto insidente nell'etere. credono che sia anima la ragione, che. presiede al movimento del corpo, essendo essa stessa immobile, ma pur causa del movimento del corpo. 33 CYRILL. c. Iut. II p. 28 E Ed invero anche i cosiddetti Stoici dicono che dio è fuoco artefice, procedente metodicamente alla generazione del cosmo. Hanno scritto di ciò Plutarco ed altri loro scelti scrittori, e Portirio, a noi ostile. ATHENAG. c. 6 Gli Stoici con gli appellativi corrispondenti ai mutamenti della materia, attraverso la quale dicono che si diffonde lo spirito di

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AETIO, Plac. I 7, 34. 8, 1-2 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 7. 8

STOBEO, Ecl. I l [2, 29 b]

E XIV 16, 10

Epicuro dice che gli dèi hanno 34 Epicuro dice che gli dèi hanforma umana, e che sono tutti no forma umana, e che sono intuibili solo con la ragione, pertutti intuibili solo con la raché la natura dei loro simulacri gione, perché la natura dei loro è composta di sottilissime parti. simulacri è composta di sottiLo stesso ammette queste altre lissime parti. Lo stesso ammetquattro nature indistruttibili nel te queste altre quattro nature loro genere : gli atomi, il vuoto, indistruttibili nel loro genere: l'infinito e le parti similari, che gli atomi, il vuoto, l'infinito e sono chiamate omeomerie ed le parti similari, che sono chiaelementi. mate omeomerie ed elementi.

Cap. 8 : Dei demoni e degli eroi. G 36 E XV 43, 1-3

Accanto al discorso sugli dèi, l bisogna esporre quello sui demoni e sugli eroi. Talete, Pitagora, Platone e gli 2 dio, moltiplicano il divino quanto ai nomi, ma in realtà ritengono che uno sia dio. Infatti, se dio è fuoco artefice, procedente metodicamente alla generazione del cosmo ed in sé includente tutte le ragioni seminali, secondo le quali ciascuna cosa è generata secondo il fato, e se il suo spirito penetra per l'intero cosmo, . dio è uno secondo questi pensa tori. 8, 2 ATHENAG. c. 23 Ma ritiene dio l'intelletto del cosmo, pensa che i demoni siano sostanze dotate di anima, e gli eroi anime separate dagli uomini, buoni, se sono anime buone, cattivi, se sono anime prave.

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AETIO, Plac. I 8, 2-3. 9, l-3 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 8. 9

STOBEO, Ecl. I 11, l. 3

Stoici dicono che i demoni esistono e sono sostanze dotate di anima; ammettono anche l'esistenza degli eroi, che sono anime separate dai corpi: eroi buoni, se sono anime buone, eroi cattivi, se sono anime prave. Epicuro non ammette niente 3 di tutto ciò.

Cap. 9 : Della materia.

Della materia.

E XV 44, 1-4

La materia è il sostrato della l La materia è il sostrato della prima generazione e corruzione prima generazione e corruzione e delle altre trasformazioni. e delle altre trasformazioni. I seguaci di Talete e di Pita- 2 I seguaci di Talete e di Pitagora, intendo i filosofi che gora e i filosofi Stoici dicono che la materia è, tutta in ogni vanno fino agli Stoici, Eraclito sua parte, mutevole, variabile, compreso, dicevano che la matrasformabile, fluida. teria è, tutta in ogni sua parte, mutevole, variabile, trasformabile, fluida. l seguaci di Democrito defiI seguaci di Democrito definì- 3 nivano impassibili i primi elevano impassibili i primi elementi, l'atomo e il vuoto. menti, l'atomo ed il vuoto e incorporeo.

TZETZ. in Iliad. p. 65. 9 H Talete, Pitagora, Platone e gli Stoici conoscono una differenza tra demoni ed eroi : dicono che i demoni sono sostanze incorporee, gli eroi anime dissociate dai corpi.

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9, 2 THEODORET. IV 13 Talete, Pitagora, Anassagora, Eraclito e la schiera degli Stoici dicevano che la materia è mutevole, variabile e fluida. 3 IDEM l. c. Democrito, Metrodoro ed Epicuro definivano impassibili gli atomi e il vuoto.

AETIO, Plac. I 9, 4-7. 10, l PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 9. 10

STOBEO, Ecl. I 11, 3. 5 b 12, l a

Aristotele e Platone dicono 4.5 Platone dice che la materia, che la materia, per quanto riper quanto riguarda la sua proguarda la sua propria natura, è pria natura, è corporea, priva corporea, priva di forma, di spedi forma, di specie, di figura, di cie, di figura, di qualità, mentre, qualità, mentre, quando ha riquando ha ricevuto delle specie, cevuto delle specie, diventa, diventa, per così dire, nutrice, per così dire, nutrice, massa massa su cui si imprimono le imsu cui si imprimono le immamagini, madre. gini, madre. Quelli che definiscono la mate- 6 Quelli che definiscono la maria acqua o terra o fuoco o aria, teria acqua o fuoco o aria o non la dicono più priva di forterra, non la dicono più priva ma, ma corpo; quelli che l'idendi forma, ma corpo; quelli che tificano con i corpi indivisibili l'identificano con i corpi indie gli a tomi, la dicono priva di visibili e gli atomi, la dicono forma. priva di forma. 7 Gli Stoici dicono che la materia è corpo.

Cap. 10: Dell'idea. G 25

Dell'idea.

E XV 45. 1-4

L'idea è una sostanza incorL'idea è una sostanza incor- l porea, causa di cose tali quale porea, sussistente per se stessa, che modella le materie informi e essa stessa è 44 ) e paradigma diviene causa del loro mostrarsi. della realtà delle cose se n4 THEODORET. IV 13 Plat6ne disse che la materia è corporea, priva di forma, di specie, di figura, di qualità in modo assoluto. Infatti - egli dice - ha ricevuto in seguito tutte queste determinazioni dal demiurgo. 5 IDEM IV 14 Aristotele ha chiamato la materia corporea. 7 IDEM l. c. Gli Stoici definiscono la materia corpo.

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AETIO, Plac. I 10, 1-5. 11, 1-2 STOBEO, Ed. I 12, l a

PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 10. 11

13, l a

sibili che sono secondo natura, sussistente per se stessa; modella le materie informi e diviene causa del loro ordinamento, ed ha la funzione di padre per le cose sensibili. 2 Pitagora poneva le cosidette specie e le idee nei numeri e nei loro rapporti, e i corpi indivisibili nelle cosiddette figure geometriche. Platone crede che le idee sia- 3 no sostanze separate dalla materia, sussistenti nei concetti e nelle immagini di dio, cioè dell'Intelletto. Aristotele ammise le specie e 4 le idee, ma negò che fossero separate dalla materia e che fossero generate da dio 45 ). Gli Stoici, seguaci di Zenone, 5 dicevano che le idee sono i nostri concetti.

Cap. 11 : Delle cause.

Delle cause. D A 29

Causa è ciò per cui si produce l Causa è ciò per cui si prol'effetto, ovvero ciò per cui acduce l'effetto, ovvero ciò per cade qualcosa. cui accade qualcosa: la definizione basta sommariamente. Platone intende in modo tri- 2 Platone intende in modo triplice la causa. Infatti dice che plice la causa, còme «ciò ad opera di cui», come «ciò da è ciò ad opera di cui », « ciò da cui», « ciò verso cui». Ritiene cui», come «ciò verso cui». Ripiù importante il «ciò ad opera tiene più importante di tutto il

«

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AETIO, Plac. I 11, 2-8. 12, l PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 11. 12

STOBEO, Ecl. I 13, l a. b. d 14, l a

di cui»: questa, infatti, era per «ciò ad opera di cui», che per lui la causa efficiente, ossia l'inlui era la causa efficiente. telletto. Pitagora ed Aristotele dicono 3 Pitagora dice che le cause che le cause prime sono incorpoprime sono incorporee, e che le altre per partecipazione o ree, e che le altre per partecipazione o per accidente appartenper accidente appartengono gono alla realtà corporea. l Di alla realtà corporea. modo che il cosmo è corpo !. 4 Aristotele diceva che è chiaro che ciascuno si serve di tali figure di interpretazione, intendendo il « ciò da cui » come materia, il > come causa efficiente, il 65 ) secondo la stretta concatenazione delle parti. Platone ammette il fato per le 3 anime e le vite umane, ma ag27. l THEODORET. VI 13 Ed Eraclito ha detto che tutte le cose avvengono secondo il fato, ed anche questi chiamò necessità il fato. 2 IDEM VI 14 E lo Stoico Crisippo dice che ciò che è determinato dalla necessità non differisce per niente da ciò che è stabilito dal fato, e che il fato è movimento eterno, continuo ed ordinato.

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AETIO, Plac. I 27, 3-6. 28, l PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 27. 28

STOBEO, Ed. I 5, 15

giunge anche la causa che dipende da noi. Gli Stoici in questo si accosta- 4 no a Platone: dicono che la necessità è causa immobile e violenta, e che il fato è connessione ordinata di cause, nella quale connessione è incluso anche ciò che dipende da noi, per modo che alcune cose sono determinate dal fato, altre invece non sono determinate dal fato. 5

Lo Stoico Zenone nel libro Intorno alla natura scrive che il fato è potenza che muove la materia secondo gli stessi modi e similmente, e che non fa nessuna differenza chiamarlo provvidenza e natura. 6 Lo Stoico Antipatro affermò che dio è il fato.

Cap. 28: fato.

Dell'essenza del

Eraclito spiega l'essenza del l Eraclito spiegò l'essenza del fato come logo che attraversa fato come logo che attraversa l'essenza del tutto: essa è il corl'essenza del tutto. Essa è il po etereo, seme della generacorpo etereo, seme della generazione del tutto e misura del zione del tutto. periodo ordinato.

5 THEODORET. VI 14 Zenone di Citio ha chiamato il fato potenza che muove la materia, e definì lo stesso anche provvidenza e natura.

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AETIO, Plac. I 28, 2-3 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 28

STOBEO, Ed. I 5, 15

Platone spiega l'essenza del 2 Platone spiega l'essenza del fato come logo eterno e legge fato come logo eterno e legge eterna della natura del tutto. eterna della natura del tutto. Crisippo spiega l'essenza del 3 Crisippo spiega l'essenza del fato come potenza pneumatica fato come potenza pneumatica che governa con ordine il tutto. che governa con ordine il tutto. Ed ancora nelle Definizioni scriQuesto scrive, dunque, nel secondo libro dell'opera Intorno ve che il fato è il logo del cosmo, ovvero la legge delle cose che al cosmo. N el secondo libro nel cosmo sono governate dalla delle Definizioni, nei libri Inprovvidenza, ovvero logo, setorno al fato ed altrove, qua, e là, si esprime variamente dicondo cui le cose che sono accadute, sono accadute, le cose che cendo che il fato è il logo del accadono, accadono, le cose che cosmo, ovvero il logo delle coaccadranno, accadranno. se che nel cosmo sono governate dalla provvidenza, ovvero il logo, secondo cui le cose che sono accadute, sono accadute, le cose che accadono, accadono, le cose che accadranno, accadranno. In luogo del termine « logo » adotta anche i termini «verità», «causa», «natura», «necessità», aggiungendo anche altre denominazioni, riferite da lui alla stessa essenza secondo sempre nuove intuizioni di concetti. Dice che le Moire sono così dette dalla loro suddivisione in Cloto, Lachesi ed Atropo. 28, 3 THEODORE. VI 14 I successori di questo [di Zenone] dissero che il fato è il logo delle cose che nel cosmo sono governate dalla provvidenza.

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AETIO,

P~ac.

PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 28. 29

I 28, 3-5. 29, l STOBEO, Ed. I 5, 15

6, 17 a

Lachesi è così chiamata, perché la sorte che è toccata a ciascuno, è assegnata secondo il giusto; Atropo, perché la ripartizione delle singole sorti è immobile e immutabile dall'eternità dei tempi; Cloto, perché la distribuzione secondo il fato e gli eventi si svolgono in modo simile alla filatura. Ed in questo i nomi e, al tempo stesso, i fatti opportunamente si accordano secondo la spiegazione etimologica. Gli Stoici spiegavano l'essen- 4 za del fato come serie di cause, cioè come ordine e nesso inviolabile. Posidonio assegnava al fato il 5 Posidonio assegnava al fato il terzo posto. Diceva, infatti, terzo posto dopo Zeus. Diceva, infatti, che al primo posto vien che al primo posto vien Zeus, al secondo la natura e al terzo Zeus, al secondo la natura e al il fato. terzo il fato. Cap. G 43

29 :

Della

fortuna.

Della fortuna.

Platone spiega che la fortuna l Platone spiegò che la fortuè causa per accidente e continna è causa per accidente nelle 4 THEODOR.ET. VI 14 Ed ancora, in altri scritti hanno chiamato il fato serie di cause. 29, l IDEM VI 15 Ed alcuni, parimenti, supposero che la fortuna fosse dio, e come dio la venerarono; Platone, invece, disse che la fortuna è causa che si produce

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AETIO, Plac. I 29, 1-2 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 29

STOBEO, Ecl. I 6, l 7 a

genza nell'ambito delle cose liberamente scelte.

cose che si sottraggono alla libera scelta, contingenza, evento fortuito ed abito della libera scelta ad invertire per quanto riguarda il proposito relativo al fine. Aristotele dice che la fortuna 2 Aristotele dice che la fortuè causa per accidente nelle cose na è causa per accidente nelle che son fatte secondo impulso cose che son fatte secondo imin vista di qualcosa, e che è causa pulso in vista di qualcosa, e che oscura ed instabile. è causa oscura ed instabile. Ed inoltre, due sono i presupposti insidenti nei principi: l'ordine e il disordine; e quattro nell'universo le cause, secondo cui tutte le cose si costituiscono: intelletto, natura, necessità e fortuna. E ciascuna di queste cause è duplice : una forma è relativa ai fatti umani, l'altra si manifesta nelle altre cose. Inoltre, alcune cose si compiono in tutti i casi, altre nel maggior numero di casi, altre in modo di volta in volta vario. Il fato non è una causa, ma una forma di causa, interessante in

per accidente, ed ancora la chiamò evento fortuito relativo alla natura o alla libera scelta. 2 THEODORET. VI 15 Ed Aristotele parimenti diceva che la fortuna è causa per accidente nelle cose che son fatte secondo impulso in vista di qualcosa, e che è causa oscura ed instabile.

80

AETIO, Plac. I 29, 2-5 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 29

STOBEO, Ecl. I 6, 17 a. c

certo modo i fatti ordinati della necessità. Aristotele dice che il caso dif- 3 Aristotele dice che il caso ferisce dalla fortuna: infatti, ciò differisce dalla fortuna : infatti, ciò che di pende dalla fortuna, che dipende dalla fortuna, appartiene anche al caso, giacché si appartiene anche al caso, giacché si riferisce 66 ), in ogni caso, riferisce 66 ), in ogni caso, agli oggetti dell'attività pratica; ma il agli oggetti dell'attività praticaso non dipende dalla fortuna, ca; ma il caso. non dipende giacché si riferisce a ciò che sta dalla fortuna, giacché si riferifuori dell'attività pratica. Ed sce a ciò che sta fuori dell'attività pratica. Ed inoltre, la forinoltre, la fortuna appartiene solo agli enti forniti di ragione; tuna appartiene solo agli enti forniti di ragione; il caso, inveil caso, invece, sia agli enti force, sia agli enti forniti di raniti di ragione sia agli i animali l gione sia a quelli irragionevoli irragionevoli e ai i corpi l privi e sforniti di anima. E la fortudi anima. na si manifesta con la libera scelta, il caso senza ·la libera scelta. L'una si produce, quando c'è qualcuno che sceglie; l'altro irrazionalmente, senza che nulla all'esterno sia stato deciso. 4 Teofrasto annovera tra le cause quella secondo la libera scelta. E' portato ad ammettere che la natura di ciascuna cosa è fato. Ed in questo pone il luogo di quattro cause varie: libera scelta, 67 ), fortuna e necessità. 5 Epicuro dice che le cose sono secondo necessità, secondo libera scelta, secondo fortuna.

81

AETIO, Plac. I 29, 6-7. 30, 1-2 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. I 29. 30

STOBEO, Ecl. I 7, 9 a. b 41 [35]

Epicuro dice che la fortuna è 6 Epicuro dice che la fortuna causa instabile per persone, temè causa instabile per persone, tempi, luoghi. pi, luoghi. Anassagora e gli Stoici dicono 7 Anassagora 68 ) e gli Stoici diche la fortuna è causa oscura cono che la fortuna è causa per l'umano raziocinio. Infatti, oscura per l'umano raziocinio. alcune cose sono secondo necesInfatti, alcune cose sono seconsità, altre secondo fato, altre sedo necessità, altre secondo fato, condo libera scelta, altre seconaltre secondo libera scelta, aldo fortuna, altre secondo il caso. tre secondo fortuna, al tre secondo il caso. Fortuna è la denominazione di una forza non ordinata. Cap. 30 : Della natura. G 20

Della natura.

Empedocle dice che di niente l v'è nascimento, ma mesclanza e separazione di elementi. Scrive, infatti, nel libro primo della Fisica così 69 ) : «Ed un'altra cosa ti dirò. Di nessuna di tutte le cose mortali v'è nascimento, né una fine di morte esiziale, ma soltanto mescolanza v'è e scambio di cose mescolate; nascimento è detto questo tra i mortali». Anassagora similmente diceva 2 che la natura è unione e separazione, cioè generazione e corruzione. 6 THEODORET. VI 15 Anassagora, Democrito e quelli che hanno preso nome dal Pecile, dicono che la fortuna è causa oscura per l'umano raziocinio.

82

AETIO, Plac. II Proemio. l, 1-2 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II Proem. l

STOBEO, Ecl. I 21, 6 c 22, 3 b

Libro II Terminato così il discorso intorno ai principì, agli elementi e alle altre cose che sono in relazione con quelli, passerò al discorso intorno agli effetti, cominciando da ciò che contiene tutte le altre cose. Cap. l: Del cosmo. G 44

Del cosmo.

Pitagora fu il primo che chia- l (Pitagora) !il quale anche l mò cosmo il complesso dell'uniper primo chiamò cosmo il verso per l'ordine che vi regna. complesso dell'universo per l'ordine che vi regna. Talete e i suoi seguaci dice- 2 Talete, Pitagora, Empedocle, Ecfanto, Parmenide, Melisso, vano che uno è il cosmo. Eraclito, Anassagora, Platone, Aristotele e Zenone dicono che uno è il cosmo. l, l Acmr.;r,. p. 129 D Pitagora chiamò cosmo il tutto per la sua ordinata struttu;a. Nessuno l'aveva così chiamato prima di lui. CYRILL. c. lul. II p. 46 B Plutarco, dunque, che fu uomo non oscuro tra quelli che fiorirono presso di loro, nel libro secondo della Raccolta di opinioni fisiche così dice del cosmo: « Pitagora fu il primo che chiamò cosmo il complesso dell'universo per l'ordine che vi regna». 2 IDEM L c. Talete ed i suoi seguaci dicevano che uno è il cosmo.

l. 2 THEODORET. IV 15 Non solo su questi argomenti, ma anche su altri mostrarono un grandissimo disaccordo. Ed infatti, Talete, Pitagora, Anassagora, Parmenide, Me~ lisso, Eraclito, Platone, Aristotele e Zenone furono concordi nell'ammettere che uno è il cosmo.

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AETIO, Plac. II l, 3-7 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II l

STOBEO, Ed. I 22, 3 b 21, 3 a. b

3

Anassimandro, Anassimene, Archelao, Senofane, Diogene, Leucippo, Democrito ed Epicuro dicono che vi sono cosmi infiniti nello spazio infinito in ogni direzione.

Democrito ed Epicuro l ed il maestro di questo, Metrodoro l dicono che vi sono cosmi infiniti nello spazio infinito in ogni direzione. Empedocle diceva che l'orbita 4 Empedocle diceva che l'orbidel sole segna il circuito dell'eta del sole segna il circuito dell'estremo limite del cosmo. stremo limi te del cosmo. Seleuco Eri tre o ed Eraclide Seleuco diceva infinito il co- 5 smo. Pontico dicevano infinito il cosmo. Diogene e Melisso dicevano Diogene diceva che il tutto è 6 che il tutto è infinito, ma il coinfinito, ma il cosmo limitato. smo limita t o. Gli Stoici dicono che il tutto e 7 Gli Stoici dicono che il tutto l'universo differiscono: infatti, e l'universo differiscono: in3 ACHIL'L. p. 130 B Epicuro ed il suo maestro Metrodoro ammettono molti cosmi. CYRILL. c. Iul. II p. 46 B Democrito, Epicuro ed il discepolo di questo, Metrodoro, ammettono cosmi infiniti nello spazio infinito ed in ogni direzione. 4 IDEM l. c. Empedocle diceva che l'orbita del sole segna il circuito dell'estremo limite del cosmo. 5 IDEM l. c. Seleuco diceva infinito il cosmo. 6 IDEM l. c. Diogene diceva che il tutto è infinito, ma il cosmo limitato. 7 ACHILL. l. c. Secondo gli Stoici il tutto differisce dall'universo. Dicono, infatti, che l'universo è il cosmo, mentre il tutto include anche il vuoto. Bisogna osservare che in nessun luogo affatto il cosmo è chia-

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3 THEODORET. IV 15 Anassimandro, Anassimene, Archelao, Senofane, Diogene, Leucippo, Democrito ed Epicuro pensavano che i cosmi fossero molti ed infiniti.

AETIO, Plac. II l, 7-8. 2, l PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II l. 2

STOBEO, Ed. I 21, 3 b 22, 3 c 15, 6 b

il tutto è ciò che comprende anche il vuoto infinito; l'universo, invece, è il cosmo senza il vuoto. l Per modo che l'universo ed il cosmo non sono la stessa cosa l·

fatti, il tutto è ciò che comprende anche il vuoto infinito; l'universo, invece, è il cosmo senza il vuoto. 8

Di quelli che riconoscono infiniti i cosmi, Anassimandro dice che una distanza eguale li divide l'uno dall'altro; Epicuro, invece, dice che la distanza frapposta tra i cosmi è diseguale.

Cap. 2: Della figura del cosmo. G 45 . Gli Stoici affermano che il co- l Gli Stoici affermano che il smo ha figura sferica, altri che cosmo ha figura sferica. ha figura conica, altri che ha figura ovale. mato cosÌ [cioè tutto]. CYRILL. c. IuL II p. 46 B Gli Stoici dicono che il tutto e l'universo differiscono. Il tutto, infatti, è ciò che comprende anche il vuoto infinito; l'universo, invece, è il cosmo senza il vuoto, per modo che l'universo e il cosmo non sono la stessa cosa. 2, l ACHILL. p. 130 C La figura del cosmo da alcuni fu detta conica, da altri sferica, da altri ovale. Quest'ultima opinione hanno gli iniziati ai misteri Orfici. CYRILL. l. c. Ed intorno alla figura del cosmo così ancora scrive: «Gli Stoici affermano che il cosmo ha figura sferica, altri che ha figura conica, altri che ha figura ovale>>.

2, 1-3 THEODORET. IV 16 Ed alcuni affermano che il cosmo ha figura sferica, altri che ha una figura diversa.

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AETIO, Plac. II 2, 2-4. 3, 1-2 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 2. 3

STOBEO, Ecl. I 15, 6 b

2

21, 3 c

Leucippo e Democrito affermano che il cosmo ha figura sferica.

Epicuro afferma che è possi- 3 bile che i cosmi abbiano figura sferica, ma che è possibile che abbiano anche altre figure. 4

Cap. 3 : Se il cosmo sia animato e governato dalla provvidenza. G 46

Se sia animato e governato dalla provvidenza.

E XV 34, 1-3

Tutti gli altri affermano che il l Tutti gli altri affermano che cosmo è animato e governato il cosmo è animato 70 ) godalla provvidenza. vernato dalla provvidenza. Democrito, Epicuro e tutti 2 Leucippo, Democrito ed Epiquelli che introducono gli atomi curo non ammettono nessuna ed il vuoto, dicono che il cosmo di queste due proposizioni, ma non è né animato né governato affermano che il cosmo si è co2 CYRIU.. c. Iul. II p. 46 B Epicuro afferma che è possibile che i cosmi abbiano figura sferica, ma che è possibile che abbiano anche altre configurazioni. 3, l IDEM l. c. Espone ancora le opinioni dei filosofi Greci, illustrando la proposizione, se il cosmo sia animato o no, così: « Tutti gli altri affermano che il cosmo è animato e governato dalla provvidenza». 2 IDEM l. c. Democrito, Epicuro e tutti quelli che introducono gli atomi ed il vuoto, dicono che il cosmo non è né animato né governato dalla provvidenza, ma da una natura irrazionale.

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4 THEODORET. IV 16 Ed alcuni dicono che il cosmo gira intorno come una mola, altri a guisa di una ruota. 3, l IDEM l. c. Ed alcuni affermano che il cosmo è animato e vivente. 2 IDEM l. c. Altri affermano che il cosmo è del tutto inanimato.

AETIO, PLac. II 3, 2-4 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 3

STOBEO, Ed. I 21, 3 c. 6 a. b

dalla provvidenza, ma da una natura irrazionale.

stituito dagli atomi ad opera di una natura irrazionale. 3 Ecfanto afferma che il cosmo si è costituito dagli atomi, ma ammette che è governato da una provvidenza. Aristotele dice che il cosmo, 4 Aristotele dice che il cosmo, tutto in ogni sua parte, non è tutto in ogni sua parte, non è né animato né razionale né inné razionale né intelligente né telligente né governato dalla governato dalla provvidenza. provvidenza. Infatti, i corpi ceInfatti, i corpi celesti partecilesti partecipano di tutte queste pano di tutte queste cose, percose, perché sono contenuti da ché sono contenuti da sfere animate e viventi, mentre i sfere animate e viventi, mentre corpi terrestri non partecipano i corpi terrestri non partecipano di nessuna di queste cose, ma di nessuna di queste cose, ma sono partecipi dell'ordinata disono partecipi dell'ordinata disposizione solo per accidente, sposizione solo per accidente, non secondo l'essenza. non secondo l'essenza.

4 CYRIL'L. c. Iul. II p. 46 B Aristotele dice che il cosmo, tutto in ogni sua parte, non è né animato né razionale né intelligente né governato dalla provvidenza. Infatti, i corpi celesti partecipano di tutte queste cose, perché sono contenuti da sfere animate e viventi, mentre i corpi terrestri non partecipano di nessuna di queste cose, ma sono partecipi dell'ordinata disposizione solo per accidente, non secondo l'essenza.

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AETIO, Plac. II 4, 1-6 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 4

STOBEO, Ecl. I 21, 6 c 21, 6 f 20, l f

20, l c

Cap. 4: Se il cosmo sia imperituro. G 47 E XV 35, 1-4

Pitagora, Platone e gli Stoici l Pitagora dice che il cosmo è ritengono che il cosmo sia gegenerato secondo il pensiero, nerato da dio, e che, per quanto non secondo il tempo. riguarda la sua natura, sia pe- 2 Platone dice che il cosmo, rituro; infatti, è sensibile, perper quanto riguarda la sua naché è anche corporeo. Ma non tura, è perituro; infatti, è senperirà per la provvidenza di dio, sibile, perché è anche corporeo. che lo sostiene. Ma non perirà per la provvidenza di dio, che lo sostiene. 4 Eraclito afferma che il cosmo è generato non secondo il tempo, ma secondo il pensiero. 4 Epidico dice che il cosmo è stato generato dalla natura. 5 Archelao dice che il cosmo si è costituito dal caldo e dal freddo. 6 Anassimandro, Anassimene, Anassagora, Archelao, Diogene e Leucippo dicono che il cosmo è perituro. 4, l CYRILL. c. IuL II p. 46 B E queste cose intorno a questi argomenti. Ma, essendo loro scopo ricercare ancora se mai il cosmo sia perituro secondo natura o no, hanno espresso tali opinioni anche intorno a questo argomento: Pitagora e gli Stoici hanno detto che il cosmo è generato da dio e perituro per quanto riguarda la sua natura. E' infatti sensibile, perché è anche corporeo. Ma non perirà per la provvidenza di dio, che lo sostiene.

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4, 1-12 THEODORET. IV 16 Ed alcuni dicono che il cosmo sia generato secondo il pensiero, non secondo il tempo; altri che è assolutamente ingenerato e non causato. E questi dicono che è perituro, quelli che è imperituro.

AETIO, Plac. II 4, 7-13 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 4

STOBEO, EcL I 20, l f

7

8

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Epicuro afferma che il cosmo 10 è perituro, perché è anche generato, come animale, come pianta. Senofane ritiene il cosmo in- 11 generato, eterno, imperituro. Aristotele affermò che la re- 12 gione sublunare del cosmo, nella quale anche i corpi terrestri sono sottoposti alla corruzione, è passibile. 13

lE l

gli Stoici affermano che il cosmo è perituro, ma per effetto della conflagrazione. Empedocle dice che il cosmo 71 ) perisce per l'alterna prevalenza della Discordia e dell'Amicizia. Democrito dice che il cosmo perisce, quando un cosmo più grande vince un cosmo più piccolo. Epicuro afferma che il cosmo perisce in moltissimi modi, ossia come animale, come pianta ed in molti sensi. Senofane, Parmenide e Melisso ritengono il cosmo ingenerato, eterno, imperituro. Aristotele effermò che la regione sublunare del cosmo, nella quale anche i corpi terrestri sono sottoposti alla corru~ zione, è passibile. !El quelli che dicono che l'ordinamento del cosmo è eterno, affermano che vi sono tempi periodici, nei quali tutte le cose si producono secondo gli

10 CYRILL. c. lul. II p. 46 B Epicuro afferma che il cosmo è perituro, perché è anche generato, come un animale, come una pianta. 11 IDEM l. c. Senofane ritiene il cosmo ingenerato, eterno, imperituro. 12 IDEM l. c. Aristotele afferma che la regione sublunare del cosmo, nella quale i corpi terrestri giungono a termine, è passibile.

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AETIO, Plac. II 4, 13-17. 5, l STOBEO, Ecl. I 20, l f 6 d. e. b

PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 4. 5

21, 3 b

stessi modi e similmente, e si conserva lo stesso assetto ed ordinamento del cosmo. 14 (Gli Stoici) affermano che il cosmo né cresce né diminuisce, ma con le sue parti a volte si estende in un luogo più ampio, a volte si contrae. Dove il cosmo abbia l'elemento dominante. 15

(Filolao) pone l'elemento dominante nel fuoco centrale, che il dio demiurgo, a guisa di carena, mise a fondamento della 72 ) del tutto. 16 Lo stoico Cleante disse che l'elemento dominante del cosmo è nel sole. 17 Archedemo affermò che l'elemento dominante del cosmo è nella terra.

Cap. 5: Donde si nutra il cosmo. G 48

Donde si nutra il cosmo.

E XV 36, 1-3

Aristotele : se il cosmo si nu- l (Aristotele): se il cosmo si tre, perirà anche; ma non ha binutre, perirà anche; ma non ha sogno di alcun nutrimento; per bisogno di alcun nutrimento; questo è anche eterno. per questo è anche eterno. 5, l AcHIIJL. p. 128 E Aristotele dice che il cosmo non ha bisogno di nutrimento, perché ciò che ne ha

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AETIO, Plac. II 5, 2-3. 6, l PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 5. 6

STOBEO, Ed. I 20, l g 21, 6 d. 3 b

Platone afferma che il cosmo 2 si procura esso stesso il nutrimento per mutazione da ciò che perisce. Filolao dice che duplice è la 3 Filolao dice che duplice è la corruzione del cosmo, da una corruzione del cosmo, da una parte per il fuoco che dal cielo parte per il fuoco che dal cielo precipita giù, dall'altra per 73 ) precipita giù, dall'altra per 73 ) l'acqua lunare che si riversa per l'acqua lunare che si riversa il movimento circolare dell'aper il movimento circolare delria 74 ); e dice che le loro 75 ) esal'aria 74 ). !Filolao dice che da lazioni sono nutrimento del couna parte dal fuoco che dal smo. cielo precipita giù, dall'altra dall'acqua lunare che si riversa per il movimento circolare dell'aria l derivano le esalazioni, nutrimento del cosmo 76 ). Cap. 6 : Quale sia il primo elemento, da cui dio ha cominciato a costituire il cosmo. G 48

Quale sia il primo elemento, da cui dio ha cominciato a costituire il cosmo.

E XV 37, 1-6

I fisici dicono che la genera- l (Gli Stoici) dicono che la gezione del cosmo è cominciata nerazione del cosmo è comindalla terra, come da un centro: ciata dalla terra, come da un ché principio di una sfera è il centro: ché principio di una centro. sfera è il centro. bisogno, è perituro. Il cosmo, invece, è eterno per se stesso.

2 AcHILL. p. 128 E Il cosmo attinge il nutrimento da se stesso, come dicono alcuni. 3 IDEM l. c. Altri dicono che il cosmo si nutre dell'esalazione che si produce intorno ad esso.

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AETIO, Plac. II 6, 2-5 PSEUDQcPLUTARCO, Epit. II 6

STOBEO, Ecl. I 21, 6 c

22, l f

(Pitagora) dice che !la gePitagora dice che è cominciata 2 nerazione del cosmo è comindal fuoco e dal quinto elemento. ciata l dal fuoco e dal quinto elemento. Empedocle dice che per primo 3 si separò l'etere, per secondo il fuoco, dopo di questo la terra, da cui, a causa dell'eccessiva pressione che sopportava per l'impeto della rotazione, zampillò l'acqua. Da questa esalò l'aria, e dall'etere nacque il cielo, dal fuoco il sole, dagli altri elementi si condensarono i corpi terrestri. Platone diceva che il cosmo vi- 4 Platone diceva che il cosmo sibile è stato generato secondo visibile è stato generato seconil modello del cosmo intellegibido il modello del cosmo intellegibile. Del cosmo visibile si le. Del cosmo visibile si è formata prima l'anima, dopo questa è formata prima l'anima, dopo la parte corporea, prima quella questa la parte corporea, prifatta di fuoco e di terra, in ma quella fatta di fuoco e di secondo luogo quella fatta di terra, in secondo luogo quella acqua e di aria. fatta di acqua e di aria. Pitagora ammette cinque fi- 5 (Pitagora) ammette cinque gure di solidi, che sono chiama ti figure di solidi, che sono chia6, 3 ACHILL. p. 128 E Alcuni dicono che il cosmo si nutre della sfera dell'acqua. 5 IDEM p. 132 A I Pitagorici, volendo che tutte le cose siano costituite di numeri e linee, dicono che la terra abbia forma cubica, il fuoco forma di piramide, l'aria forma di ottaedro, l'acqua forma di icosaedro, la compagine dell'universo forma di dodecaedro.

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AETIO, Plac. II 6, 5-6. 7, l PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 6. 7

anche enti matematici: dal cubo dice che è nata la terra, dalla piramide il fuoco, dall'ottaedro l'aria, dall'icosaedro l'acqua, dal dodecaedro la sfera del tutto.

STOBEO, Ecl. I 21, 6 c

22, l a

ma ti anche enti matematici: dal cubo dice che è nata la terra, dalla piramide il fuoco, dall'ottaedro l'aria, dall'icosaedro (l'acqua, dal dodecaedro) la sfera del tutto.

Platone anche in questo pita- 6 go rizza. Cap. 7 : Dell'ordine del cosmo. G 50

Dell'ordine del cosmo.

E XV 38, 1-6

Parmenide dice che esistono l Parmenide dice che esistono delle corone concentriche, dispodelle corone concentriche, diste l'una dopo l'altra, l'una cosposte l'una dopo l'altra, l'una stituita dal rado, l'altra dal dencostituita dal rado, l'altra dal so; intermedie fra queste ve ne denso; intermedie fra queste sono altre, miste di luce e di teve ne sono altre, miste (di) 77 ) nebra. E ciò che le contiene tutte, luce e di tenebra. E ciò che le è solido a guisa di muro. contiene tutte, è solido a guisa di muro, e sotto ad esso vi è una corona ignea, e il punto che sta al centro di tutte le corone è solido, ed intorno ad esso vi è di nuovo una corona ignea. La centrale fra le corone miste è per tutte autrice di ogni movimento e generazione, e questa corona egli chiama anche demone che governa e tiene le chiavi, Giustizia e Necessità. Dice che l'aria è una secrezione della terra, perché è emanata a causa di una condensazione troppo violenta della terra; il sole e la via lat-

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AETIO, Plac. II 7, 1-5 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 7

STOBEO, Ed. I 22, l a. e. b

tea sono esalazioni del fuoco; la luna è un misto di ambedue, cioè dell'aria e del fuoco. Mentre nella regione più alta di tutte l'etere sta attorno, sotto di esso è posta quella sezione ignea, che abbiamo chiamato cielo, e sotto questo le corone che comprendono la terra. Leucippo e Democrito disten- 2 Leucippo e Democrito distendono in giro intorno al cosmo dono in giro intorno al cosmo una tunica ed una membrana. una tunica ed una membrana, costituita da un intreccio di atomi a forma di uncino. Epicuro dice che il termine 3 Epicuro dice che il termine estremo di alcuni cosmi è rado, estremo di alcuni cosmi è rado, quello di altri denso, e di questi quello di altri denso, e di quealcuni ritiene mobili, altri imsti alcuni ritiene mobili, altri mobili. immobili. Platone pone al primo posto il 4 fuoco, al secondo l'etere, dopo questo l'aria, quindi l'acqua, all'ultimo posto la terra. A volte congiunge l'etere al fuoco. Aristotele pone al primo posto 5 Aristotele pone al primo pol'etere impassibile, cioè una spesto l'etere impassibile, cioè una cie di quinto elemento, dopo specie di quinto elemento, dopo questo gli elementi passibili, fuoquesto gli elementi passibili, co aria acqua, e la terra all'ulfuoco acqua aria, e la terra altimo posto. Dice che fra questi l'ultimo posto. è stato assegnato ai corpi celesti il movimento circolare; tra i corpi posti al di sotto di quelli è stato. assegnato il movimento all'insù ai corpi leggeri, il movimento all'ingiù ai corpi pesanti.

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AETIO, Plac. II 7, 6-7 PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 7

STOBEO, Ed. I 15, 6 d

22, l d

Empedocle dice che i luoghi 6 Empedocle diceva che le sedi degli elementi non sono sempre degli elementi non sono semcostanti né sono distinti e defipre costanti né sono distinte e niti, ma tutti gli elementi videfinite, ma tutti gli elementi cendevolmente scambiano i loro vicendevolmente scambiano i posti 78 ). loro posti 78 ). 7 Filolao pone il fuoco in mezzo, intorno al centro, e lo chiama focolare del tutto, casa di .leus, madre degli dèi, altare, congiungimento e misura della natura. E di nuovo ammette nella regione più alta un altro fuoco, che contiene il tutto. Per natura primo è il centro, e intorno a questo girano i dieci corpi divini : il cielo e i cinque pianeti 79 ), dopo questi il sole, sotto questo la luna, sotto questa la terra, sotto questa l'antiterra, e dopo tutti questi il fuoco del focolare, che ha la sua sede intorno al centro. Chiama dunque Olimpo la sezione più alta dell'involucro dell'universo, dove gli elementi sono allo stato purissimo; chiama cosmo la zona che sta sotto la traslazione dell'Olimpo ed in cui sono posti i cinque pianeti col 7, 6 ACHILL. p. 128 B Empedocle non dà agli elementi sedi distinte e definite, ma dice che si scambiano vicendevolmente il posto, per modo che la terra è portata in alto ed il fuoco nelle regioni inferiori.

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AETIO, Plac. II 7, 7. 8, 1-2 · PSEUDO-PLUTARCO, Epit. II 7. 8

STOBEO, Ecl. I 22, l d

15, 6 c. d

sole e la luna; chiama cielo la sezione sublunare e terrestre, che sta sotto questi corpi ed in cui sono gli enti partecipi del divenire mutevole. E elice che la sapienza ha per oggetto le leggi ordinate dei corpi celesti, mentre la virtù ha per oggetto gli enti soggetti al divenire e partecipi del disordine : e che quella è perfetta, questa imperperfetta.

Cap. 8: Quale sia la causa dell'inclinazione del cosmo. G 51

Quale sia la causa dell'inclinazione del cosmo.

E XV 39, 1-2

Diogene ed Anassagora dicoDiogene ed Anassagora dicono l no che il cosmo, dopo che si è che il cosmo, dopo che si è costituito ed ha prodotto dalla terra costituito ed ha prodotto dalla gli animali, da sé e a caso si è, terra gli animali, da sé e a caso si è, in certo modo, inclinato in certo modo, inclinato verso la sua parte meridionale, forse verso la sua parte meridionale, per volere della provvidenza, afforse per volere della provvidenza, affinchè alcune parti di finché alcune parti di esso diventassero inabitabili, altre abitabili esso diventassero inabitabili, alin ragione del freddo, del caldo tre abitabili in ragione del fredtorrido e del clima temperato. do, del caldo torrido e del clima temperato. Empedocle dice che, avendo 2