An Italian Diary From The Russian Campaign of 1812 [PDF]

  • 0 0 0
  • Gefällt Ihnen dieses papier und der download? Sie können Ihre eigene PDF-Datei in wenigen Minuten kostenlos online veröffentlichen! Anmelden
Datei wird geladen, bitte warten...
Zitiervorschau

Il ^i[rio ^i Vin]_nzo Omo^_o colonnello del 2° di linea italiano nella campagna di Russia dal 16 gennaio 1810 al 26 ottobre 1812

a cura di Guglielmo Giarda con contributi di Mariano Gabriele e Virgilio Ilari

Peter von Hess (1792-1871). Battle of Maloyaroslavets (1812).

© G. Giarda, Roma 2012

1

NYPL Vinkhuijzen Collection, Friendly version (Image ID: 1535096)

2

Come arriva una voce dal passato di Guglielmo Giarda Il diario, o una prima parte del diario del colonnello Vincenzo Omodeo, comandante in 2° del 2° reggimento di fanteria di linea nell’Esercito Italico di Eugenio Beauharnais, è giunto fino a noi attraverso gli ascendenti della mia famiglia materna – i Viola di Crema – che lo hanno gelosamente custodito e tramandato per generazioni. Ma come mai questo documento, la cui ultima annotazione è datata al 26 ottobre 1812 dalla Russia profonda, è arrivato in Italia, e oggi si trova a Roma? E’ forse possibile che la chiave dell’enigma vada cercata nella città di Crema. Francesco Sforza Benvenuti ricorda “alcuni egregi cremaschi che vivevano all’epoca napoleonica, e colle opere loro si procacciarono una distinta riputazione”, e cita vari personaggi, “che accrescono splendore alla città nostra”. Tra questi campeggia il nome del generale Livio Galimberti, che ritroviamo nel diario dell’Omodeo e nella storia della spedizione napoleonica. Nato a Crema nel 1768, il Galimberti prese parte, come colonnello capo di S.M. della 15a divisione del generale Pino, alla campagna di Russia del 1812; Il 24 ottobre, durante la sanguinosa giornata di Malojaroslavets il divisionario venne ferito e dovette essere trasportato fuori del campo di battaglia. Ciò provocò un principio di sbandamento nell’unità, ma “il principe Eugenio ordinò di assumerne il comando al Galimberti, ed egli seppe così opportunamente rimettere l’ordine e l’ardimento nei soldati da riportare una compiuta vittoria”. Napoleone lo nominò sul campo generale di brigata, i resti della divisione gli rimasero affidati ed egli riuscì a riportare in Prussia un migliaio di uomini. Benché la sua salute fosse ormai compromessa, prese parte ancora ad altre campagne, finché, sciolto l’Esercito del Regno d’Italia (31 luglio 1814), si ritirò a Crema per “godervi le dolcezze di un onorato riposo”, da cui non valse a smuoverlo per nuovi servizi militari neanche la nomina a generale maggiore, conferitagli dall’imperatore austriaco Francesco I nel 1815. (1) Naturalizzato cremasco, verso la fine della parabola napoleonica viveva nella stessa città lombarda Francesco Viola, figlio di Luigi e di Angelica Camuzzi, nato nel 1789 a Cuminiano nel Dipartimento dell’Alto Po (ora Cumignano sul Naviglio, provincia di Cremona). Il giovane Viola fu reclutato come “requisito di leva” nel febbraio 1810, militò nel Corpo delle Guardie d’Onore, non fu in Russia nel 1812, ma sostenne le campagne del 1813 in Illiria e del 1814 in Italia, meritando la decorazione di Cavaliere della Corona di Ferro, che gli fu conferita il 14 marzo 1814. Le Guardie d’Onore costituivano un Corpo montato che faceva parte della Guardia Reale di Eugenio Beauharnais; formalmente erano volontari, ma in realtà, come nel caso del Viola, si trattava di giovani di leva, reclutati nelle famiglie di proprietari e benestanti, che pagavano allo Stato una pensione annua per il mantenimento del figlio alle armi. In realtà, Napoleone li considerava ostaggi, che dovevano garantirgli la fedeltà politica dell’alta borghesia, e li portò con sé nella campagne del 1809 e del 1812. Peraltro, alla spedizione di Russia partecipò un solo squadrone che subì gravi perdite – tra cui anche il comandante, capitano Battaglia - a Smolensk; risulta inoltre che ai primi di ottobre 50 Guardie partirono da Mosca con un convoglio di feriti, e che il 9 successivo lo squadrone contava ancora circa 200 effettivi con 17 ufficiali. Ma dalla Russia tornarono ben pochi, tanto che l’11 gennaio 1813 il Corpo dovette essere ricostituito, e questa volta su una Compagna unica formata col personale del deposito della Caserma milanese di San Simpliciano, che venne posto in congedo assoluto nel maggio 1814. Sino alla fine della campagna di Russia le Compagnie erano state cinque: (2) l’uniforme di una di queste, la Compagnia di Milano (giacca verde scuro con mostre rosa), appare indossata da Francesco Viola sebbene il reparto non fosse più attivo, nel quadro - dipinto molto tempo dopo, come appare evidente dalla canizie del personaggio - che lo ritrae con le spalline d’argento da ufficiale e che, tramandato dalla famiglia, è ora in mio possesso. Non sappiamo da chi e per quale via Francesco Viola venne in possesso del diario di Vincenzo 3

Omodeo: ogni ipotesi è azzardata e vi si arriva affidandosi un poco al ragionamento, ma, in misura più larga, alla fantasia. Lo scritto potrebbe essere arrivato al Viola da qualche reduce dalla Russia; però in questo caso bisognerebbe supporre che il diario di un ufficiale superiore vivente, vice-comandante di reggimento, fosse in mano ad altri. Un’altra possibilità è che il documento sia stato dato al Viola dallo stesso autore, Vincenzo Omodeo che nel febbraio 1813 era colonnello della Guardia sedentaria di Venezia, per esempio all’andata o al ritorno dalla campagna d’Illiria di quell’anno. Oppure Francesco Viola potrebbe aver ricevuto il diario dal Galimberti, superiore dell’Omodeo e quindi non impossibile depositario del documento, nella città di Crema, dove sappiamo che il generale si era ritirato dal 1814. Oppure...Oppure… Ma come il manoscritto è giunto fino a noi? L’albero genealogico della famiglia Viola lo spiega agevolmente. Francesco aveva un fratello, Guglielmo, il cui figlio Luigi – nato a Crema nel 1840 e morto nella stessa città nel 1910 – fu uno dei Mille di Garibaldi nella spedizione di Sicilia del 1860 (quasi certamente, è a lui che furono conferite le due decorazioni dell’Ordine sabaudo postunitario della Corona d’Italia, che ho pure ereditato). Luigi Viola, laureatosi a Parma nel 1865, esercitò a Crema la professione di notaio, sposando Giulia Vailati – sorella del filosofo Giovanni – dalla quale ebbe mia madre, Maria Viola, nata a Crema nel 1892 e morta a Roma nel 1993, coniugata a sua volta con mio padre, Goffredo Giarda di famiglia veneziana, noto organista di fama internazionale.

NOTE (1) Storia di Crema, Milano, Bernardoni, 1859, pp. 190-95. (2) P. Crociani, V. Ilari, C. Paoletti, Storia militare del Regno Italico (1802-1814), Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore Esertcito, 2004, vol. I, tomo II, pp. 527 sgg.

Croce di cavaliere dell'Ordine Reale della Corona Ferrea

4

Ritratto del Principe Eugenio di Beauharnais (1781-1824), Viceré d'Italia (1805-1814) (di Andrea Appiani, 1754-1817, al Museo Correr di Venezia, wikimedia commons)

5

Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812 di Virgilio Ilari Ancora negli anni Sessanta del secolo scorso, tra gli argomenti della propaganda anticomunista c’era la profezia di Nostradamus sui cavalli dei cosacchi che si sarebbero un giorno abbeverati a piazza San Pietro. In realtà, a parte il Coro dell’Armata Rossa e qualche collega di Mitrokhin, gli unici militari russi finora arrivati a Roma per servizio furono 800 religiosissimi marines greco-ortodossi, reclutati in Epiro dall'ammiraglio Fyodor Fyodorovich Ushakov [1744-1817: canonizzato dalla Chiesa ortodossa nel 2000 e fatto patrono delle forze nucleari russe nel 2005] e venuti a piedi da Napoli per restaurare Pio VII: entrarono dalla via Appia il 3 ottobre 1799 e sfilarono dal Campidoglio al Vaticano1 tra gli applausi dei papalini che inneggiavano allo zar. Questo era ancora Paolo I, il quale aveva conferito il titolo di “principe d’Italia” al maresciallo Suvorov, comandante dell’Armata austro-russa in Svizzera e Piemonte e dato ospitalità a San Pietroburgo ai cavalieri di Malta scacciati nel 1798 da Napoleone, dei quali si proclamò gran maestro per rivendicare l’arcipelago riconquistato dagl’inglesi. Proprio il rifiuto dell’Inghilterra di restituire Malta all’Ordine Gerosolimitano provocò il ritiro della Russia dalla Seconda Coalizione e il riavvicinamento alla Francia. Questa politica fu bruscamente interrotta dalla brutale uccisone di Paolo I, soffocato il 25 marzo 1801 in una congiura di palazzo ordita dal partito europeista e avallata dal figlio ed erede Alessandro, mentre Kronstadt era sotto la minaccia della squadra inglese comandata da Nelson. Il primo atto del nuovo zar fu di richiamare i 30.000 cosacchi che stavano marciando verso la Persia con l’intenzione di attaccare i domini inglesi in India. Era un grandioso piano strategico, basato sull’illusione che i miseri resti dell’Armée d’Orient - in quel momento già disfatta dalle epidemie e bloccata in Egitto dall’Armata di sir Ralph Abercromby – fossero ancora in grado di riprendere la marcia verso l’India lungo la via della Seta. La possibilità di un’alleanza globale tra la Russia e la Francia continuò tuttavia a condizionare il corso delle guerre napoleoniche e sembrò di nuovo realizzarsi con la pace di Tilsit del 1807. Tra le clausole vi furono la rinuncia della Russia a Corfù e l’evacuazione delle residue forze dal Mediterraneo: non venne meno, però, l’appoggio diplomatico dello zar alle corti sabauda e borbonica rifugiatesi a Cagliari e a Palermo. Meno numerosi dei colleghi passati al servizio austriaco, almeno due dozzine di ufficiali sabaudi combatterono contro Napoleone sotto le bandiere zariste. Quelli che raggiunsero il grado di generale sono stati poi ricordati e celebrati dalla tradizione militare sabauda, fino alla svolta del 1848, ma si dovrebbe esaminare caso per caso. Occorre infatti tener presente che, dopo la sconfitta austriaca a Marengo (14 giugno 1800), il secondo governo franco-piemontese sottopose ad una rigorosa discriminazione politica gli ufficiali che, rompendo il giuramento di fedeltà alla Francia del 12 dicembre 1798, avevano combattuto insieme agli austro-russi; e molti altri d’artiglieria e genio furono epurati nell’agosto 1801, quando le truppe piemontesi furono definitivamente incorporate nell’armata francese. In qualche caso, dunque, la scelta di restare o tornare al servizio austriaco o russo fu molto probabilmente dettata da ragioni pratiche prima che ideologiche. In una nota dei sudditi sabaudi che nel 1813 si trovavano al servizio russo, redatta a Cagliari da Michaud de Beauretour, sono elencati altri ventiquattro suoi colleghi (manca però Faussone). Il personaggio oggi più famoso è il savoiardo François Xavier de Maistre (1763-1852), già ufficiale del Reggimento La Marina nella guerra delle Alpi e scrittore. Trasferitosi a Pietroburgo al seguito di Suvorov, fu valorizzato solo con l’arrivo del fratello Joseph, inviato straordinario sardo. Addetto al 1

Come fece in jeep il 5 giugno 1944 il generale Mark Clark, con l'unica variante di percorrere la nuova via della Conciliazione. 6

ministero della marina e nominato nel 1805 direttore della biblioteca e del museo dell’ammiragliato, combatté nel Caucaso, dove fu ferito, e raggiunse il grado di maggior generale. In Russia lo accompagnò anche il nipote Rodolfo, capitano di stato maggiore ad Austerlitz, dove meritò una spada d’onore, il quale si distinse pure in Finlandia nel 1808 guadagnando la croce di Sant’Anna di 3a classe. Cornetta nel reggimento cavalleggeri guardie, tornò in patria col grado di maggiore. L'ufficiale italiano di maggior spicco nella campagna del 1812 fu però indubbiamente il marchese Filippo Paolucci (1779-1849). Modenese al servizio sardo nella guerra delle Alpi, già sottotenente del 2° battaglione delle Guardie, prigioniero a Collardente nell’aprile 1794 e al Bricchetto due anni dopo, cavaliere mauriziano, passato al servizio francese e poi a quello russo, combatté in Crimea contro turchi e tatari nel 1810. Comandante delle truppe nel Caucaso nel 1811, difensore di Riga contro Macdonald nel 1812, è ricordato in Guerra e pace (III, IX) come il principale portavoce degli ufficiali che, come Clausewitz, si opposero invano alla costruzione del campo fortificato di Drissa. A sua volta Clausewitz lo cita nel suo celebre studio sulla campagna di Russia per il ruolo svolto nel negoziato epistolare col feldmaresciallo Ludwig Yorck von Wartenburg (1759-1830) che preparò la cruciale convenzione di Tauroggen del 30 dicembre 1812 con la quale l'Armata prussiana, formalmente alleata degli occupanti francesi, consentì all'Armata occidentale russa di varcare la frontiera per inseguire "il vero nemico": convenzione che fu poi celebrata in funzione antioccidentale da Guglielmo II e da Hitler e analizzata sotto il profilo politologico da Carl Schmitt nella sua famosa Teoria del partigiano del 19632. Promosso generale aiutante, nel 1814 Paolucci ebbe un ruolo importante nel convincere lo zar ad opporsi all’insediamento di un principe austriaco in Piemonte. Governatore della Livonia e Curlandia dal 1821, lo fu poi – nuovamente al servizio sardo – di Genova, dove nel giugno 1833 represse la cospirazione mazziniana, con la fucilazione di due sergenti e di un vecchio maestro di scherma. Già dalle due righe precedenti il colto lettore avrà compreso la ragione ideologica che ha portato alla completa rimozione dalla tradizione storico-militare italiana di Paolucci e dei suoi colleghi, che pur avevano combattuto dalla parte giusta. Naturalmente si capiscono le ragioni del ribaltamento deciso da Carlo Alberto nel 1848. Ma fatalmente quel che in origine ebbe dignità politica di deliberata e pure sofferta rimozione si tramuta presto o tardi in ignoranza e deformazione storica. Ad esempio il recente saggio dello storico inglese Dominic Lieven sulla guerra franco-russa del 1812-14, pur recando il titolo inequivocabile Russia Against Napoleon ed essendo dedicato "alla memoria dei reggimenti dell'esercito imperiale russo che combatterono, soffrirono e trionfarono", è stato tradotto da Mondadori col titolo, assolutamente fuorviante e indisponente, La tragedia di Napoleone in Russia: 1807-1814: la fine del sogno imperiale3. Volendo benevolmente accreditare la megacasa editrice di averci fatto sopra un ragionamento, se ne deduce che a suo giudizio il grosso pubblico italiano sarebbe più interessato all'ennesima trita rappresentazione del "sogno" di Napoleone e della "tragedia" della Grande Armée che ad un saggio originale ed eccellente sulla storia della grande strategia russa che fa da sfondo drammatico al capolavoro tolstoiano. Peraltro, meno ottimisti della Mondadori, e dopo un quarto di secolo di insegnamento della storia militare a Milano noi dubitiamo che una percentuale minimamente significativa delle decine di migliaia di persone che ogni giorno transitano per via Moscova e per l'omonima stazione della metropolitana sappia perché si chiama così. In realtà pure gli studi sulla partecipazione alla campagna di Russia del 1812 del IV Corpo d'armata (franco-italiano) comandato dal viceré d'Italia, principe Eugenio de Beauharnais, della 33a Divisione napoletana (generale Detrés) e dei reggimenti francesi reclutati in Piemonte (111e de ligne e 11e e 13e léger), Liguria e Parma (32e léger), Toscana e Roma (III e IV battaglione del 113e e 137e de ligne) sono finora di gran lunga quantitativamente e qualitativamente inferiori a quelli relativi alle campagne del CSIR e dell'ARMIR. Dopo i quattro volumi pubblicati nel 1826 dall'elbano Cesare de Laugier de Bellecour (1789-1871)4, e i compendi dello stesso de Laugier5, di 2

Cfr. Raymond Aron, Penser la guerre. Clausewitz, Paris, Gallimard, 1976, II, pp. 210-222.

3

Naturalmente Lieven ricorda il ruolo di Paolucci nella convenzione di Tauroggen (p. 303 dell'ed. italiana).

4

Gli Italiani in Russia, Memorie di un uffiziale italiano per servire alla storia della Russia, della Polonia e dell’Italia, Italia 7

Alessandro Zanoli (1779-1855)6 e di Antonio Lissoni (1787-1865)7, l'Ufficio storico del Corpo di stato maggiore dedicò agli Italiani in Russia una delle monografie di storia militare italiana dell'età napoleonica occasionate dalla partecipazione dell'Ufficio al congresso storico internazionale di Saragozza convocato in occasione del primo centenario della guerra d’indipendenza spagnola (1908). Redatta dal capitano Girolamo Cappello (1871), sotto la direzione del Capo Ufficio storico, tenente colonnello Giuseppe Carmine Ferrari (1861)8 e sulla base delle ricerche eseguite "nei varii archivi di stato del regno" dal maggiore Guido de Majo e dai capitani Aristide Arzano (1866-1943), Vittorio Gianotti [discendente di uno degli ufficiali piemontesi al servizio dello zar] e Cesare Cesari (1870)9, l'opera appare nondimeno più frettolosa e meno documentata delle altre monografie della serie, e in particolare di quelle dedicate agli Italiani in Germania nel 1813 e alle campagne del 1813 e 1814 "in Illiria e nella Venezia". L'opera utilizzava peraltro la storiografia e la memorialistica allora disponibili in lingua francese (inclusi gli studi di Clausewitz, Jomini e Dmitrij Petrovic Buturlin, la traduzione francese delle memorie di Bennigsen e Galitzin e della storia ufficiale allora in corso di pubblicazione da parte del grande stato maggiore russo10, il romanzo di Tolstoi e il tomo VII delle c. d. Mémoires du prince Eugène curate da Pierre Emmanuel Albert Du Casse); e inoltre gli archivi delle famiglie Corigliano e Manzi (Napoli), Gianotti (Torino), Lechi (Brescia) e Ottelio (Udine) e il diario Mantovani (Biblioteca ambrosiana di Milano). Era infine corredata da una relazione inedita del conte Giuseppe de Maistre, ministro sardo a Pietroburgo, e da una conferenza sulla recente campagna tenuta ai Granduchi Nicola e Michele dal torinese conte Luigi Gianotti (1759-1826), loro istitutore, entrambi a cura e con commento di Ferrari. Nel 1912 fu ricostruita pure la partecipazione alla campagna dei 3.500 piemontesi inquadrati nel 111e de ligne, nella storia del reggimento11 pubblicata dall'allora colonnello Eugenio de Rossi (1863-1929), altro illustre componente della task force di storici in uniforme incaricati dal capo di stato maggiore, generale Alberto Pollio (1852-1914), di colmare la lacuna relativa alla storia militare dell'Italia napoleonica. Completamente ignorata in Italia fu la storia [pubblicata a Mosca nel 1913 da V. R. Apucthin12] delle tre brigate (francese, olandese e italiana) che alla fine del 1812 i russi intendevano (Firenze), 1826-27, 4 voll. (ed. parziale a cura di Giulio Bedeschi, Milano, Mursia, 1980, pp. 17-190; Compagnia dei Librai, Genova 2007); 5

Volume XI (1836) dei Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815 o Memorie di un uffiziale per servire alla Storia d’Italia nel suddetto periodo, Italia (Firenze), V. Batelli e figli, 1829-1838, 13 volumi in-12° con tavole. 6

Alessandro Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana. Cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, Milano, Borroni e Scotti, 1845, pp. 192-206. I contingenti italiani del IV Corpo, costituiti dalla Divisione della Guardia Reale (Teodoro Lechi) e dalla 15a Divisione (Pino), partirono (da Milano, Bassano, Vicenza, Cividale, Castelfranco e Verona) con una forza iniziale di 27.397 uomini, 8.300 cavalli, 740 buoi, 52 cannoni, 391 cassoni da munizioni e 702 carriaggi da trasporto. Il totale include 1.900 uomini del Reggimento Dalmata, il quale continuava a far parte dell'Esercito italico nonostante nel 1809 la Dalmazia fosse stata scorporata dal Regno d'Italia e annessa alle Province Illiriche dell'Impero francese. Dedotti questi ultimi e aggiunti i napoletani (8.515) e una stima delle reclute italiane presenti nei corpi francesi (25-30.000) si può ritenere che gli italiani costituissero almeno un decimo dei 600.000 uomini della Grande Armée. 7

Antonio Lissoni, Compendio della storia militare italiana dal 1792 al 1815, Milano, Rusconi, 1837 (Torino, Fontana, 1844).

8

Durante la grande guerra comandò, da generale, il presidio dell'Asinara e tenne un diario (pubblicato nel 1929) sul campo di concentramento in cui transitarono da 25 a 30.000 prigionieri austro-ungarici, di cui almeno 8.000 morti di colera e tifo. cfr http://www.studistorici.com/wp-content/uploads/2010/04/SANNA_Dossier_2.pdf 9

Gli italiani in Russia nel 1812, Roma, USSME, 1912 (rist. an. Ermanno Albertelli, Parma, 1993).

10

Otechestvennaia voina 1812 goda, Part I, 21 volumes (in 22); Part II, 1 volume. St.-Petersburg: Tipografia "Berezhlivost", 1900-1914. Trad. francese del capitano Eutrope Cazalas, cominciata nel 1902, col titolo La guerre nationale de 1812. Publication du Comité scientifique du Grand etat-major russe, Paris: H. Charles-Lavauzelle, [1904-1911].

11

Il 111° di linea. Fasti e vicende di un reggimento italiano al servizio francese, Scuola di Guerra, Torino, Tip. Olivero e C. 1912 (rist. an. Accademia di San Marciano, L’Artistica Savigliano, 1995), pp. 146-173. 12

V. R. Apuchin, Formirovanie Legionov is plennych Franzusov, Italianzev i Gollandzev v Gorode Orel v 1812-13 Godach, Formation des Légions composées de prisonniers de guerre français, italiens et hollandais à Orel en 1812-1813, Travaux de la Section d'Orel de la Société Impériale Russe Historique et de la Guerre, Moskva 1913. 8

formare col sussidio inglese e coi 36.000 disertori e prigionieri della Grande Armée concentrati a Orel, i quali furono però decimati dalle epidemie nel febbraio 1813. L'unica ricerca originale pubblicata (nel 1928) dopo il volume di Cappello è quella di Nino Cortese (1893-1976) sul Seguito di Murat in Russia e sulla Divisione napoletana alla difesa di Danzica13; una ricerca condotta su documenti dell'Archivio di stato di Napoli trascurati dai collaboratori di Cappello (il napoletano De Majo?), ma purtroppo distrutti nei bombardamenti del 1943. Altre ricerche originali riguardano il 32° leggero14 e il Reggimento Dalmata15, mentre gli altri recenti lavori sulle truppe napoletane16 e toscane17 a Danzica sono soprattutto compilazioni e rielaborazioni. La distruzione dei documenti del IV Corpo della Grande Armée e degli stessi archivi personali di Napoleone avvenuta durante la ritirata e la difficoltà pratica e linguistica di accedere alle fonti russe, spiegano la ragione per cui la partecipazione degli italiani alla campagna di Russia è l'unico settore della storia militare dell'Italia napoleonica trascurato dalla grande fioritura di studi verificatasi soprattutto a partire dai primi anni Ottanta del secolo scorso18. Ben poco si è infatti aggiunto a de Laugier e a Cappello; il primo è stato compendiato da Giulio Bedeschi (1915-1990) e pubblicato [nel 1980 e nel 2007] insieme a un breve saggio del medico alpino sulla campagna del 1941-43, mentre il volume dell'Ufficio storico è stato ristampato in anastatica da Albertelli nel 1993. Solo di recente sono comparsi tre nuovi contributi, un lavoro divulgativo, fondamentalmente basato su Cappello, pur con utili rappresentazioni grafiche delle operazioni19, un interessante articolo di Piero del Negro circa l'impatto della campagna del 1812 sull'identità nazionale e il patriottismo italiano20 e un'eccellente tesi di laurea, diretta sempre da Del Negro e basata su un nuovo spoglio del fondo del Ministerro della guerra italico conservato nell'Archivio di stato di Milano e su una rilettura della scarsa memorialistica finora pubblicata21. Naturalmente le gravissime perdite subite dalla Grande Armée in Russia hanno condizionato pure la memorialistica, rarefacendo, rispetto alle altre campagne napoleoniche, il numero delle lettere, dei diari supersiti e delle successive registrazioni di ricordi personali. Le uniche memorie di reduci italiani finora pubblicate sono quelle di Bartolommeo Bartolini (1846)22 e Francesco Baggi (1898)23, seguite nel 1913 da quelle dello stesso de Laugier24 e nel 1942, in concomitanza con la nuova spedizione in Russia, da un 13

Nino Cortese, L’esercito napoletano e le guerre napoleoniche, Napoli, Riccardo Ricciardi, 1928, pp. 135-152 e 174-199.

14

Paolo Palumbo, "Il 32° leggero", in Studi storici militari, in corso di pubblicazione.

15

Jean-Pierre Perconte, Les Dalmates et les Istriens au service italien 1806-1814, ed. Perconte, Lyon, 2007. Cfr. P. Crociani, V. Ilari e C. Paoletti, Storia militare del Regno Italico (1797-1814), Roma, USSME, 2001, II, Il Dominio dell'Adriatico, pp. 135-149 (Il Reggimento Dalmata). 16

V. Ilari, Piero Crociani e Giancarlo Boeri, Storia militare del Regno Murattiano (1806-1815), Invorio, Widerholdt, 2007, II, pp. 48-55 (Guardia Reale e Seguito) e 317-328 (la Divisione a Danzica). 17

Paolo Coturri, Gianni Doni, Stefano Pratesi, Daniele Vergari, Partire parftirò, partir bisogna. Firenze e la Toscana nelle campagne napoleoniche 1793-1815, Firenze, Edizioni Polistampa, 2009, pp. 118-129. 18

Cfr. V. Ilari, "La storiografia militare dell'Italia napoleonica", in Rivista Italiana di studi napoleonici e dell’Isola d’Elba (in corso di pubblicazione nel 2010). 19

G. Fedele, G. Martignoni e G. Garuti, Italiani contro lo Zar, vol. I: Dal Niemen a Smolensk, Edizioni Camelot, s. d. (ma 2006). 20

Piero Del Negro, "La campagne de Russie et le patriotisme italien", in Revue Historique des Armées, 250, 2008, pp. 16-24.

21

Elvis Lusa, L'esercito italico nella campagna di Russia del 1812, Università di Padova, Facoltà di Scienze Politiche, anno accademico 2002-2003.

22

Bartolommeo Bartolini, I giorni d’orrore. Avventure particolari accadute al cav. Bartolommeo Bartolini di Trento antico ufficiale di cavaleria e ad alcuni suoi compagni d’armi dal giorno 13 al 28 novembre 1812 nella campagna di Russia scritte da lui medesimo, 2 vol., Vérone, Tipografia Antonelli, 1846.

23 24

Francesco Baggi, Memorie, a cura di Corrado Ricci, Bologna, Nicola Zanichelli, 1898.

conte Cesare de Laugier de Bellecour, In Russia nel 1812: memoria d'un ufficiale italiano, a cura di Cesare Guglielmo Pini, con una prefazione del generale Giovanni Gamerra, Livorno, Raffaello Giusti, 1913 (XX, 143 p.). 9

altro testo di de Laugier25 e da uno di Filippo Pisani26. E' quindi di particolare importanza la pubblicazione del Diario di un ufficiale superiore del 2° Reggimento di linea italiano conservato da maresciallo d'alloggio delle guardie d'onore italiane Francesco Viola. Un diario che purtroppo si interrompe al 26 ottobre 1812, ma che fa in tempo a registrare l'epica giornata del 24 nel villaggio di Malojaroslavets, passata alla storia come "la battaglia degli italiani". E che ci tramanda lo scambio di battute, tra l'Imperatore e Murat, passati il mattino seguente per il campo di battaglia coperto di cadaveri: "N.: Cazzo, come mai avete potuto ammazzare tanta gente? M.: Voilà le plaisir qu'on a de commander de si braves gens"27. L'effetto drammatico è più incisivo del colloquio, altrettanto cinico, immaginato da Tolstoi tra Clausewitz e Wolzogen e ascoltato dal principe Andrea ferito sul campo di Borodino: "Der Krieg muss in Raum verlegt werden. Der Ansicht kann ich nicht genug Preis geben" (la guerra dev'essere estesa in profondità. La validità di questa regola non è mai abbastanza lodata), disse uno di loro. "Oh ja - disse l'altro - der Zweck ist nur den Feind zu schwachen, so kann man gewiss nichtden Verlust der Privat-Personen in Achtung nehmen". (certamente, l'unico scopo è indebolire il nemico, e perciò naturalmente non si possono mettere in conto le perdite di singoli individui).

Generale Domenico Pino (1760-1826)

25

De Laugier, Concisi ricordi di un soldato napoleonico, a cura di Raffaele . Ciampini, Torino, Giulio Einaudi, 1942

26

Filippo Pisani, Con Napoleone nella campagna di Russia. Memorie inedite di un ufficiale della Grande Armata, pubblicate con introduzione e note da Carlo Zaghi, Milano, ISPI, 1942 27

In realtà le perdite furono equivalenti, circa 7.000 per parte, ma rappresentavano il 30 per cento dei 24.000 italiani contro il 22 per cento dei 32.000 russi. 10

La battaglia della Moskowa (o di Borodino). Attacco del Reggimento russo Litovski Lejb-Guard del V Corpo (1a Armata). Le perdite del reggimento a Borodino furono di 973 uomini su 1740. quadro di Nikolaj Semenovich Samokish (Самокиш, Николай Семенович, 1860—1944)

I soldati russi si segnanio con la Crice al passaggio dell'Icona della Vergine prima della battaglia di Borodino scena del film sovietico Guerra e pace (1967: Война и мир фильм) di Sergej Fëdorovič Bondarčuk 11

Fino a Malojaroslavets, seguendo il Diario dell'Omodeo di Mariano Gabriele

Il diario manoscritto in possesso dell’avvocato Guglielmo Giarda gli è pervenuto per il tramite di un antenato di parte materna, Francesco Viola, guardia d’onore del Regno d’Italia. Il documento è da attribuire al “colonnello in 2°” Vincenzo Omodeo, nato a Borgomanero. (1) Il diario si ferma al 26 ottobre 1812, data alla quale figura l’ultima annotazione, e se in seguito l’Autore ha continuato a scrivere, lo ha fatto su altre carte di cui non abbiamo traccia. Certo è che la fine delle note di questo – o di questa parte del – diario, non coincide con la morte del suo estensore, che sopravvisse alla tragica (2) ritirata della Grande Armée, prese parte in seguito ad altre campagne e concluse la sua carriera militare anni dopo, da colonnello, al comando di un corpo locale nella capitale veneta. Sappiamo che il diario è giunto fino a noi attraverso Francesco Viola ed i suoi discendenti. Il Viola era Guardia d’Onore, ma non era – né poteva essere per la sua giovane età – tra i poco più che 300 elementi di questo corpo che presero parte alla campagna di Russia del 1812 e che vi caddero quasi tutti: dobbiamo quindi supporre che possa aver ricevuto il manoscritto in seguito, o direttamente dall’Omodeo o attraverso terzi di cui non abbiamo notizia. Naturalmente sono possibili altre ipotesi, ma sembra ozioso in questa sede almanaccare intorno ad esse senza disporre di elementi concreti su cui fondarle. Il testo presenta notevole interesse, pur coprendo soltanto una parte della campagna napoleonica in Russia del 1812. Il diario parte dal 16 gennaio 1810, ma è molto sommario per quell’anno e il successivo, che si conclude con l’annotazione del 21 dicembre: “Gli affari politici si andavano intorbidando e si facevano dei gran preparativi per la spedizione della Russia. Tutto era in moto”. Delle scheletriche note del 1810, a parte lo straripamento dei fiumi per il maltempo, sembrano più importanti quella del 14 – “Grandi misure contro le navi inglesi” (3) – e del 30 novembre concernente la promozione dell’Omodeo a maggiore, come pure quella del 10 dicembre che ha riferimento alla firma di una procura per rendere possibile la vendita dei suoi beni in sua assenza. Nel 1811 l’ufficiale si muove frequentemente tra vari centri della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia, in connessione con l’attività di organizzazione e di addestramento di reparti. Ma veniamo al 1812, che assorbe quasi tutto il diario. Il 18 gennaio arriva la promozione a tenente colonnello (“colonnello in 2°”) nel 2° reggimento di linea che fa parte della 15a Divisione del generale Pino, (4) IV Corpo. La mobilitazione dell’esercito del Regno Italico per unirsi alla Grande Armée diretta in Russia induce le prime diserzioni, (5) mentre il 21 febbraio la Divisione Pino muove per Verona, Trento e Bolzano verso il Brennero. Il 3 marzo è ad Innsbruck, il 9 a Monaco di Baviera, che l’Omodeo visita il giorno successivo: la città è “bella e spaziosa”, il palazzo reale “maestoso”, vi “si gode della massima libertà e vi è molto brio. Le donne vestono di ottimo gusto e vanno sole”. La marcia continua per Augusta, Norimberga, Bamberga; la Baviera è ospitale e cordiale, “per cui ognuno ne conservava una cara memoria” (29 marzo). Si passa in Sassonia, la “Toscana della Germania”, dove “le donne sono vestite graziosamente. Sul capo portano delle cuffiette guarnite d’oro ed argento. Hanno le sottane che appena arrivano al ginocchio. Sono molto pulite, graziose e generalmente belle” (3 aprile). La Sassonia è una regione attiva più della Baviera, ed ha più commercio. E’ civile e tranquilla. “Le poche chiese sono divise tra i cattolici e i protestanti e tutto si fa colla massima tolleranza e buona armonia. Non si veggono né preti, né frati, e nessun segno esterno di fanatismo. Si viaggia con tutta sicurezza e non si sentono mai assassinj” (13 aprile). Anche qui le truppe italiane sono trattate bene. Ogni tanto ci sono riviste, ispezioni. Si arriva in Polonia. “Qual differenza tra questi paesi d’immensa 12

pianura, ai montagnosi della Baviera e Sassonia! Qual differenza visibile tra gli abitanti! Qui tutto spira sudiceria, miseria e schiavitù; là buon umore, nettezza e grande ospitalità” (18 maggio). Le strade sono cattive e sabbiose, i centri abitati e le campagne miserabili; fanno eccezione soltanto le tenute di alcuni Signori “padroni di tutto. Il rimanente è nulla. Servi della gleba” (20 maggio). L’ufficiale non vede di buon occhio gli ebrei polacchi, che ora si incontrano in gran numero “sporchi, sfacciatissimi e molestissimi” (19 maggio). Solo loro “tengono osteria, ma sono sì sucidi che ributta l’entrarvi. Hanno però vini, birra ed altri liquori, le quali cose non si invengono che presso i Baroni” (20 maggio) Si trova poco da mangiare per soldati e cavalli; ai primi diventa necessario distribuire il biscotto di scorta, ai secondo dare la segale in luogo del fieno. Il paesaggio è monotono: boschi, sabbia, laghi, ma soprattutto povertà diffusa. Di nuovo si incontra “gran quantità di Ebrei, veri porchi, con barba lunga e sucida ed un abito tutto particolare, cioè un gran sajone nero con una corda che lo stringe a traverso, ricci al collo, capelli lunghi sparsi e pieni di pidocchi, unghie lunghe, etc., schifosi all’ultimo segno” (4 giugno). Su questi toni l’estensore del diario continuerà ad esprimersi ogni volta che riferirà di nuovi incontri con ebrei, sfoggiando una buona dose di antisemitismo, (6) un po’ forse anche d’importazione. Non mancano altri bersagli per i dardi dell’Omodeo, segnatamente il generale Fontane, “il quale era nullo, ignorantissimo, testardo”, ma disgraziatamente il comandante della Divisione, generale “Pino credeva ciecamente a tutto quello che diceva il …Fontane”, col risultato, ad esempio, che quando il “caldo cominciava a farsi incomodo,…(era) il soldato a risentirsene, e tanto più perché senza alcuna necessità per strade dove la sabbia arrivava quasi al ginocchio si faceva marciare per sezione” (10 giugno). Interviene “un gran scandalo tra il Gen. Guillaume ed il colonnello Varese, per cui quest’ultimo venne messo per 15 giorni agli arresti di rigore”. Intanto i “villaggi cominciano a divenire più rari, peggiorando la sorte dei soldati e cavalli” (21 giugno). “I cavalli morivano, e per la fatica e pel cattivo nutrimento” (23 giugno), mentre il “Gen. Pino continuava ad essere menato pel naso dal Gen. Fontane, uomo nullo e doppio” (26 giugno). Ma ce n’è anche per altri Comandanti. “Il Gen. Guillaume, uomo di molti talenti, ma pusillanime, e buono di travagliare ad un tavolo. Il Gen. Dembowsky, doppio, poco militare e vero Ebreo. Galimberti onest’uomo, intelligente, ma vera berretta fredda” (ibidem). Due settimane dopo si manifesta un momento di crisi. “La divisione continuava a perdere molta gente, tanto per essere male diretta, quanto che essendo l’ultima, nei luoghi che arrivava nessun mezzo di sussistenza poteva trovare. Si mandava alla maraude, (7) ma una gran parte non rientrava, ad onta di tutte le precauzioni che si usavano. Arrivati alle 9 ore…dopo un breve riposo, senza dare il tempo di mangiare la zuppa a tutta la truppa, (la Divisione) si rimise in viaggio ed arrivò un’ora dopo la mezzanotte in un bosco dove tra le altre cose non vi era una goccia d’acqua e con un tempo che mai non ebbimo il peggiore. Il soldato estremamente stanco dovette rimanere tutta la notte esposto all’acqua e generalmente senza cibo. Questa terribile giornata fu l’ultimo tracollo per la divisione, la quale se fosse comandata dal nemico non potrebbe essere peggio condotta. Il Gen. Fontane ne è la principale causa, non potendo il gen. Pino a motivo della sua gamba inferma seguitare la marcia della Divisione. Si parte tardi dai bivacchi, si fanno gli alti nel gran caldo in campagna aperta, non dando mai tempo di lasciar cuocere la carne, e mangiare la zuppa, di modo che rimangono indietro a centinaia, saccheggiando… Il Gen. Fontane, ad onta delle rimostranze fattegli da alcuni capi di Corpo, volle far alto in questo paese; il soldato, che era privo di pane, acquavita, etc. da più giorni, in un baleno si disperse in tutto il paese. Intanto i Generali…che vergogna…si partì colla metà meno della Divisione” (8 luglio). E si continua così, partendo tardi per pessime strade, “essendo obbligati di tanto in tanto di fare dei centinaja di passi nell’acqua fino al ginocchio a motivo delle paludi e dei fiumi che si trovano. I Reggimenti al loro arrivo non avevano 300 uomini, essendo gli altri rimasti indietro…Li soldati eran sparsi in qua ed in là, e lungo la strada…poco curandosi di raggiungere i loro Reggimenti, di modo che si era in obbligo di servirsi della forza, e di fare dei giri tortuosi, passando dei quarti d’ora nell’acqua per andarli a prendere. Non è possibile descrivere le nostre pene. Ritornammo al bivacco con qualche centinaja di uomini” (9 luglio). Il giorno dopo, scontata la punizione, il colonnello Varese torna al comando del suo Reggimento, “ma nulla ostante, le cose in quel Reggimento non andavano bene. Peccato che il Gen. Pino sia troppo buono, e non vegga che per gli occhi dell’ignorantissimo Fontane. Il Gen. Guillaume condusse via da Sagan una ragazza, che pretese di far credere che fosse sua figlia inventando una storiella. Ebbe delle mortificazioni, 13

ma nulla ostante continuava a vivere vergognosamente colla medesima” (10 luglio). L’inizio della guerra ha visto fallire il piano di Napoleone, che ha immaginato di risolvere il conflitto favorevolmente in una ventina di giorni, battendo molto all’ovest, senza inoltrarsi in Russia, l’esercito russo che suppone gli venga incontro alla frontiera. Ma le forze russe sono molto disperse su territori vasti e i corpi francesi si distinguono per errori e ritardi che rendono impossibile all’Imperatore francese porre in atto una di quelle brillanti manovre sul campo che lo hanno reso famoso. Marcerà allora in avanti, in direzione della capitale nemica, sperando sempre nella vittoria decisiva che non viene mai, perché i russi appaiono e scompaiono, sostengono scontri locali, ma non si fanno mai agganciare nella grande battaglia campale suscettibile di concludere la guerra, nella quale sperano i francesi. Mano a mano che ci si inoltra in Russia si alternano percorsi e strade agevoli ad itinerari faticosi. Molto spesso gli abitati sono deserti e incendiati. Quando ha il tempo di osservare gli usi e costumi locali, l’Omodeo ne fa cenno: “Le donne invece di culle per i bambini si servono di due corde attaccate nel mezzo della camera”. C’è sempre il problema del recupero di quelli che restano indietro, ma si incontrano anche, sempre più frequenti, indizi di una vicina presenza del nemico, e anche di scontri sostenuti dalle forze che precedono gli italiani. Russi e cavalli morti, poi, all’improvviso, sulla Duina, dopo un’improvvisa ispezione di Napoleone, il nemico si materializza; due Reggimenti italiani di Cacciatori sono impegnati, un colonnello è ferito. “Confusione incredibile…Si incontrarono i primi prigionieri Russi, molti dei quali bei uomini Cosacchi della Guardia” (25 luglio). La Divisione Pino passa all’avanguardia in vista di una grande battaglia verso Vitepsk: “Il nemico con tutta la sua armata davanti a Witepsk divisa da noi dalla Visbia, fiume da poco, e da un profondo burrone. Essa era forte di più di 150 mille uomini. I nostri corpi d’Armata si andavano riunendo e successivamente occupando le alture edaltri luoghi loro destinati. L’Imperatore era su di una collina un poco sulla diritta con tutta la sua Guardia a piedi in quadrato, e da dove dominava ogni punto. L’Armata piena di entusiasmo ed anelante ad un affare generale non poteva essere meglio disposta. Gran parte delle fanteria nemica era in battaglia in una pianura un poco alla nostra diritta al di là del gran burrone; un’altra parte era in faccia a Witepsk al di là della Visbia. La cavalleria manovrava e la maggior quantità non si vedeva. In un circuito di poco più di quattro leghe vi erano più di 300 mille uomini... I tirailleurs si fucilavano…non si fiatava per così dire, tutti erano impazienti…ma il sole sparve, ed appena si fece oscuro si videro molti fuochi sulla dritta della Duina e sulla sinistra. Si seppe poi che era il Maresciallo Nei (Ney) col suo Corpo, il quale doveva prendere alle spalle il nemico, intanto che noi l’avessimo attaccato di fronte, ma fatalmente le cattive strade hanno ritardato la marcia della sua artiglieria, e quindi non potè giungere a tempo. L’Imperatore fu molto indispettito e nel giorno antecedente lo rimproverò amaramente” (27 luglio). L’avversario è vicino, ma vi sono sempre difficoltà insuperabili per trascinarlo ad uno scontro campale. Al tempo stesso però la sua vicinanza suscita preoccupazione perché non se ne conoscono le intenzioni e perché le incursioni dei cosacchi sono pericolose, specie se si viene sorpresi isolati, e questo vale per i reparti minori come per gli individui. Ufficiali e sottufficiali vengono mandati indietro per riunire i ritardatari, a causa dei quali “nessun reggimento aveva più di mille uomini presenti. Un terzo dell’Armata già perduto per loro miseria” (1° agosto).”Si trovarono molti dispersi di vari Corpi in una grande osteriaccia” (16 agosto) La tappa successiva viene indicata in Smolensk, sulla strada di Mosca. Francesi e italiani si alternano all’avanguardia, spesso col nemico in vista, il che rallenta l’avanzata perché si cerca anche di avere a portata di mano o di occupare buone posizioni nella prospettiva di dover sostenere un attacco. Città e paesi lungo il percorso sono teatro di scontri, che producono danni, cui si aggiunge il saccheggio. Ma più spesso gli abitati sono deserti, anche quando non sono stati dati alle fiamme, e non c’è molto da prendere. “Il giorno 17 vi fu un sanguinosissimo fatto d’armi, che finì alla peggio dai Russi. Intimata la resa della città (Smolensk), il Governatore rispose che si sarebbe fatto seppellire sotto le rovine della città. Questo bravo militare mantenne la parola, e morì sulla breccia. Napoleone gli fece dare sepoltura con tutti gli onori. La città non presentava più che un mucchio di rottami, e squallore. Le strade erano ancora piene di morti, semivivi, e feriti, e non si sentivano che grida e piangistei! La più gran parte era abbruciata, e nelle case tra i rottami, carboni, etc., si vedevano cadaveri abbrustoliti. Che orrore, che orrore!” (22 agosto). 14

Il 21 agosto l’Imperatore ha passato in rassegna gli italiani, decorandone più di 80 con le insegne della Corona di ferro; appartengono ai corpi che sono stati impegnati nei combattimenti (Guardie d’onore, cavalleria, artiglieria, veliti, granatieri,ecc.).(8) Passato il Dnieper, crescono le difficoltà; la marcia è più faticosa, dappertutto ci sono morti e feriti, “continui disordini per l’abbandono in cui si trovavano i militari dispersi, gli ammalati, etc…Le mosche a milioni, insoffribili. Strade paludose” (23 agosto). “Le erano già fredde, e bisognava accendere dei fuochi” (25 agosto). Il nemico era già comparso varie volte e una “notte vi fu un allarme. Il gen. Dembowski fuggì senza cappello. I cosacchi ci tenevano dietro, ma non ci hanno mai molestati, anzi ci furono di non poca risorsa, giacché i soldati, per timore d’essere presi, marciavano uniti” (29 agosto). L’Esercito di Napoleone procede verso la capitale avversaria, ma non è una passeggiata: “Miseria, e gran caldo con penuria d’acqua. Il soldato soffriva assai: incontrando per istrada qualche pozzanghera vi si gettavano sopra come tanti maniaci, per cui molti cadevano ammalati. Qualunque precauzione era inutile mentre si sarebbero piuttosto lasciati ammazzare che tralasciare di bere. Anche i cavalli pativano assai per la mancanza d’acqua” (31 agosto). A Viatzma molte centinaia di feriti francesi vivevano di patate e verze, oltre che della pietà dei reparti che passavano. “E’ da notarsi che quasi tutti i paesi pei quali passava la Divisione erano abbruciati, e la voce generale era che i Russi nel ritirarsi davano fuoco per ordine del Governo, onde così diminuire le risorse per l’Armata” (5 settembre). Una tale strategia preoccuperà l’ufficiale italiano: “I Russi nel ritirarsi continuavano a dare fuoco ad ogni cosa: questa loro maniera di agire era molto sospetta per chi ci rifletteva a sangue freddo. Ma l’Armata era sì valorosa ed entusiasta che a nulla pensava” (12 settembre). Da un po’ di tempo si trovavano molte api, e i soldati erano contenti di potersi procurare del miele, “ma molti venivano castigati dalle punture di quell’utile animale e qualche volta fummo perfino obbligati di cangiare bivacco” (5 settembre). I furti di miele, però, sono piccola cosa, ché quando c’è da rubare nelle campagne ricche e nelle ville compaiono altri protagonisti. “I Gendarmi con la scusa di impedire la maraude, e che i soldati si sbandassero, commettevano mille iniquità, spogliando chicchessia, etc. La Guardia Imperiale faceva ancora di peggio. Erano i Corpi più aborriti dell’Armata” (ibidem). Il viceré Eugenio Beauharnais ordina a Pino, il 7, di accelerare la marcia per partecipare alla grande battaglia attesa per il giorno successivo, ma la previsione è sbagliata perché il combattimento ha luogo la mattina del 7 nei pressi di Borodino: “Per la strada si cominciavano a trovare molti feriti francesi, dai quali si seppe che eranvi già succeduti alcuni fatti sanguinosi. Questi infelici andavano in traccia di qualche ospitale, od ambulanza, senza viveri né mezzi di trasporto” (7 settembre). La divisione viene impiegata per il rastrellamento dopo la battaglia, operazione che conduce allo stremo i reparti di truppe a piedi, costretti a ricorrere a marce forzate per muoversi più velocemente avanti e indietro. Durante queste operazioni si incontrano centinaia di feriti, ma non si può fare a meno di lasciare “indietro più di un terzo della truppa…Veduta una parte del campo di battaglia. Che orrore! A milliaja erano ammucchiati i morti e feriti. Sotto le batterie erano milliaja di nostri. Dove erano stati superati i Russi a milliaja di loro. Mucchi di cavalli, grida che passavano il cuore…I nostri dovettero superare almeno 12 batterie fatte colla più grande maestria, a che l’una proteggeva l’altra. Ogni angolo era una terribile posizione pel nemico. Il terreno era composto di molte alture, le quali tutte si dovettero superare colla baionetta” (8 settembre). In effetti, lo scontro di Borodino, o della Moscowa, è una vittoria di Pirro per Napoleone, che vi perde la superiorità numerica di cui fino a quel momento ha goduto nei confronti dei russi. Ma anche in una situazione così tesa, tra timori di incursioni nemiche e scambi di cannonate, l’autore del diario non trascura annotazioni sugli usi locali: “E’ da notarsi che tanto in Polonia quanto in Russia non si sono mai veduti letti di sorta alcuna. All’intorno della camera vi sono delle assi piuttosto larghe, che sono assicurate alle pareti, le quali di giorno servono per sedersi, e di notte per dormirvi sopra: un poco più basso del soffitto della camera avvi un eguale giro di assi, che pure servono per dormirvi sopra: dormono pure quelle bestie sul pavimento, che è di assi. e sopra la stuffa. Così in una camera alle volte, e particolarmente nella stagione fredda, vi sono 20, e fino 30 persone, per cui chi non è accostumato a quella puzza non può resistere. Il primo non lascia cangiare l’aria. Quei miserabili schiavi non si spogliano mai, e mai si lavano, perciò non sono differenti dei porchi. Anche in Germania, e 15

particolarmente nella Prussia, si dorme assai male; i letti sono fatti come le culle dei nostri bambini, brevi in modo che un uomo di media statura bisogna che vi sia raggrinzato. Sono poi sì stretti che appena una sola persona vi può capire. Eppure i matrimoni dormono assieme. Non vi sono materazzi, ma una specie di sacco riempito di penna d’occa, per cui appena qualche uno vi si mette sopra, vi profonda dentro, che più non si vede: invece di coperta vi è un eguale sacco, pieno però di minor quantità di penne, invece di lenzuoli vi sono cuciti due pezzi di tela residua (dai) suddetti sacchi. Nella camera tanto in Polonia quanto in Russia, meno negli appartamenti dei Baroni, non vi sono mobili di sorta alcuna, eccettuata qualche meschina pignatta di terra, cattiva secchia di legno, etc. Sono di una miseria inaudita (11 settembre). Al contrario, nelle case dei signori “vi è di tutto e in grande” (ibidem). Per la strada si incontrano “migliaja di soldati Russi, ma più Polacchi, i quali disarmati e avviliti andavano alle case loro, questi ultimi pare assai contenti, assicurandoci che più nessuno dei loro compagni sarebbe rimasto al servizio Russo. La battaglia del 7 fu veramente un colpo mortale allo esercito Russo” (12 settembre). Con questa illusione si arriva a Mosca. Prima però si soffre ancora la sete, una sete bruciante, che induce ad imprudenze fatali: “Non essendovi pozzi, si beveva dell’acqua di un gran stagno, che pareva un piccolo lago, ma essendovi dentro dei cavalli e dei uomini morti, era puzzolente” (13 settembre). Il 14 gli italiani sono a tre leghe da Mosca, che risulta il giorno dopo circondata da tutta l’Armata. “Alla città era già stato messo il fuoco dai Russi. Colonne di fumo oscuravano quasi l’orizzonte” (15 settembre). L’incendio della capitale è impressionante. L’Omodeo scrive: “Nella notte mi sono più volte levato per contemplare Mosca in fiamme. Gran vento. Che bell’orrore, inesprimibile…Si poteva quasi leggere, tanto era il chiarore delle fiamme. Questa immensa città abbruciava in più luoghi, e sempre nuovi” (16 settembre), poiché elementi al soldo dei russi “nella notte appiccavano il fuoco in quegli angoli che ancora erano intatti” (17 settembre). A questo punto della spedizione i reggimenti italiani “erano ridotti a poca cosa, il più numeroso non oltrepassava li 900 uomini” (ibidem). L’estensore del diario visita a più riprese la capitale nemica, dalla quale sono fuggiti gli abitanti, salvo quei 50.000 “miserabili”, già ricordati in altra occasione, “che in gran parte si ammucchiavano rannicchiarti sulle piazze, ed in altri luoghi pubblici” (18 settembre). Ha luogo intanto il sacco di Mosca, che trasforma la città in una fiera. In prima linea sono i componenti della Guardia Imperiale, ma anche gli altri fanno la loro parte, vivandiere comprese, le quali “avevano delle botteghe fornite di ogni cosa”. Ce n’è per tutti: ai viveri, al panno, alle pellicce ed ai rifornimenti di ogni genere trovati nei magazzini, al vino pregiato depredato nelle cantine private e bevuto o sprecato nelle strade, dove le bottiglie vuote diventano un pericolo per i passanti e i cavalli, fino alle suppellettili asportate dalle abitazioni signorili ed agli ornamenti delle chiese. Si trovano anche molte e ben fornite librerie, che però non dovevano costituire, che non devono costituire, però, l’obiettivo primario dei saccheggiatori. “Figurarsi una tale città in fiamme abbandonata all’avidità di un centinajo di milliaja di uomini…che caos…che orrori…Dispute tra il militare: Prepotenze senza numero della Guardia Imperiale, alla quale era lecito fare qualunque cosa. Quanti centinaja di uomini dei nostri abbruciati: chi ubbriachi erano abbruciati nelle case senza che n’accorgessero, chi soffocato rimaneva nelle cantine, magazzini, etc.” (ibidem). Dopo una settimana, quando la Divisione Pino entra di guarnigione in città, il fuoco appare “in gran parte estinto”. Entro il perimetro di almeno una cinquantina di km si estende la grande città, che comprende collinette, ampie zone libere da costruzioni, larghe strade mal selciate. Le passeggiate lungo il fiume sono piacevoli e l’illuminazione notturna è efficiente. Anche l’aria è buona, ma il fango spunta dappertutto. Tra palazzi superbi, spesso “come sepolti in un quartiere pieno di miserabili capanne o di case gotiche”, e “sporchissime botteghe di legno, che spirano miseria da ogni dove”, sorgono più di 2.000 chiese e conventi: le chiese sono, generalmente, “di bella architettura” e vi sono profuse ricchezze. Il contrasto tra palazzi magnifici e miserabili capanne, definito “vivo e disgraziato”, era tale “che distingueva Mosca da qualunque altra città”. La Moskova scorre tra colline ridenti, su cui “monasteri gotici innalzano orgogliosamente le loro torricciuole dorate”. Il Cremlino, con la sua struttura triangolare e l’aspetto imponente, colpisce l’Omodeo che lo descrive con evidente ammirazione, dal palazzo imperiale, ora abitato da Napoleone, alle chiese: “la più distinta è quella sotto il titolo della morte della 16

vergine, e quella dell’arcangelo Michele in cui evvi l’antico sepolcro degli czar. Nella prima si consacravano gli imperatori. Vi era pure un’antica biblioteca…Su tutti questi monumenti domina la torre del grande Ivan, la più alta di Mosca, nella quale vi erano 22 campane” (25 settembre). (9) Si nota invece, nelle parole dell’ufficiale italiano, un certo disprezzo per il popolino: ”i Russi sono superstiziosi e generalmente bugiardi. Il popolaccio è sordido, e sovente uno loro famiglia coi loro figli vivono in una sola camera affumicata, e puzzolente…si nutriscono di pane, di cocomeri salati, cavoli, aglio, etc., quasi mai carne.” (ibidem). La vita degli occupanti a Mosca è punteggiata da parate, in cui anche gli italiani si esibiscono. Ogni mattina c’è la cerimonia del Levée per l’imperatore e il principe viceré d’Italia, ma nessun fatto nuovo e risolutivo per la guerra si produce, un giorno si sparge voce, falsa, che lo czar Alessandro sia stato assassinato, e la notizia preoccupa Napoleone che spera nella pace da vincitore e teme di non sapere con chi concluderla. Ma intanto il foraggio scarseggia e si è costretti a muovere in forze per andare a procurarlo fuori dalla città, perché boschi e dintorni sono infestati da cosacchi pronti a “prendere chi imprudente si allontanasse troppo” (28 settembre). E’ chiaro che si pensa alla ritirata, visto che il nemico non chiede la pace: viene dato l’ordine di procurare viveri per quattro mesi, e saranno soprattutto patate e verze. Si riorganizzano i reparti sui sopravvissuti e si fanno partire ammalati e feriti. In cerca di viveri, e gli italiani hanno la fortuna di capitare in villaggi dove altri non li hanno preceduti, così riescono ad approvvigionarsi di avena, orzo, segale, pane, maiali, animali da cortile. Ma di quando compaiono armati avversari, anche se ancora non pericolosi. Si comprende che ci si muoverà da Mosca, dove resta una forte retroguardia, col compito di minare edifici e punti della capitale nemica, dopo la partenza dell’Armata. Gran confusione, e fango dappertutto. La partenza della Grande Armée da Mosca incomincia il 19 ottobre – dopo che lo zar ha respinto due volte (5 e 14 ottobre), su consiglio di Kutusov, le avances di pace dell’imperatore francese. E’ una partenza brutta, nella massima confusione, perché gli invasori vorrebbero portare con sé il frutto dei saccheggi perpetrati a Mosca. Così carri, carrozze, calessi, cassoni sono sovraccarichi e gli animali da traino, già indeboliti dallo sfruttamento cui sono stati sottoposti da mesi, cominciano a cedere rendendo ben presto necessario l’abbandono di una parte del bottino. E vi sono molte vivandiere che invece di occuparsi della sussistenza, trasportano pesanti pani di argento fuso, frutto della distruzione di candelabri e di altri oggetti lavorati in quel metallo. Ma anche l’esercito in ritirata presenta un brutto aspetto, perché sulle divise logore per la lunga marcia ed i combattimenti, i militari indossano ogni sorta di vestiario; sono divise, anche le più strane che hanno trovato, e abiti di tutti i tipi, perfino da prete e mantiglie, che dovrebbero servire a difenderli un po’ meglio dal freddo. Solo la Guardia imperiale è riuscita a dotarsi di pellicce, gli altri si arrangiano come possono. In queste condizioni e con queste pretese, la marcia è confusa e lenta, attardata dai carriaggi. In 5 giorni si coprono appena 100 km, benché si sia costretti a lasciare sulla strada e nei campi adiacenti molti bagagli e pesi che l’avidità aveva indotto a portar via con sé. Il 2° reggimento di linea lascia la capitale nemica il 20 ottobre. “Partiti a buon ora, si marciò con meno confusione. Strade fangose. Si trovarono molti morti dei nostri vicino ad un bosco. E’ da credersi che qualche Battaglione francese, otto, o dieci giorni prima sia stato sorpreso di notte e massacrato. Il soldato era generalmente in buon stato, e di buona volontà” (20 ottobre). La marcia continua per cattive strade, con tempo brutto e piovoso che rende il terreno paludoso e costringe ad abbandonare le vetture (21 ottobre).”Si seppe che il re Murat contro il trattato d’armistizio era stato attaccato da forze superiori un’ora dopo la mezza notte, e che per la prima volta perdette della gente” (22 ottobre). Intanto le carrette che dovevano portare alle truppe pane sufficiente per 15 giorni a mezza razione furono bloccate dal fiume e non si videro più (23 ottobre). Il giorno successivo Napoleone avrebbe dovuto passare in rivista le forze italiane, ma giunse un ordine urgente “di subito marciare avanti in soccorso delle Divisioni Dalzons e Broussier. Si sentiva un forte cannonamento e le fucilate…Arrivata la Divisione alla vista di Malojaroslawetz si mise in colonna. Tutta l’Armata prendeva posizione su diverse alture. Malojaroslawetz è una città grande, ma molto ineguale e 17

su di una alta collina. Per arrivarci bisognava malamente discendere in mezzo a un bosco, la strada finiva in un profondo burrone paludoso, per cui passava un torrente con molta acqua, sul torrente vi era un ponte di legno fatto costruire la sera avanti dal gen. Dalzons il quale sulle prime ebbe dei vantaggi sul nemico, ma in seguito rimase morto. Nella notte le cose cangiarono d’aspetto e le due Divisioni soffrirono molto. La Divisione forte di circa tre mille uomini partì frettolosamente verso le due pomeridiane. Al di qua del ponte ed in battaglia eranvi i granatieri, e veliti della Guardia. Una batteria nemica di più pezzi batteva il ponte, il quale si passò alla corsa senza verun accidente. Subito dopo il ponte vi era il Vice Re con alcuni suoi ajutanti di campo, il quale indicava i differenti luoghi che ogni Reggimento deve percorrere per attaccare, ed impadronirsi della città, giacché la sorte dell’Armata dipendeva molto dal buon esito di tale operazione. Tutti gli italiani erano animati dal migliore spirito, essendo la prima volta in questa campagna che soli, ed in presenza di quasi tutta l’Armata, avevano occasione di distinguersi, fra i gridi di evviva corsero sul nemico, come rabbiose tigri. L’esito coronò i loro sforzi ed animo; le Armate furono testimoni del valore sommo italiano. Ogni Reggimento prese una differente direzione. Il 2do prese la diritta, la sua forza era di 700 uomini circa. Come un lampo attaccò il nemico dieci volte più superiore, e senza dargli posa colle baionette alle reni lo inseguì fino fuori dall’altra parte della città, dopo più di una buona ora di cammino e sempre montando. Giunti in una vasta pianura, più milliaja di Russi erano in battaglia e quattro batterie cominciavano a far fuoco su di noi, e degli altri Reggimenti, tre volte fummo respinti fino alla metà della città, e tre volte fu scacciato il nemico, finalmente all’imbrunire ci mantennimo in posizione, non essendo più di 100 persone. I nostri soldati andavano a strappare i Russi dai ranghi”(24 ottobre). Ma vediamo cosa era accaduto: mentre Kutusov puntava al sud, convinto che in quella direzione avrebbe marciato Napoleone, questi aveva deciso di procedere verso sud fino a Kaluga, per poi piegare verso Smolensk e condurre la ritirata su un percorso più o meno parallelo a quello di andata. Inviò quindi la divisione Delzons ad occupare il paese di Malojaroslawetz, a 110 km da Mosca, sito su una collina strategica, ma Delzons commise l’errore di lasciarvi 2 soli battaglioni a copertura del ponte sul torrente Lonja, dislocando tutto il resto della divisione sulla riva sinistra per essere pronto a rispondere sollecitamente ad una eventuale nuova chiamata che si aspettava verso Borovsk. Pertanto, quando all’alba giungono sul posto i russi del Corpo di Doktorov, sostenuti da un forte fuoco di artiglieria, i 2 battaglioni sono respinti e gli attaccanti riescono ad allocare molti pezzi intorno a Malojaroslawetz, senza essere disturbati dalla cavalleria francese, che non può intervenire in una zona boschiva e collinare. Il viceré Eugenio ordina allora alla divisione Delzons di riprendere la posizione sul ponte, ma l’attacco è contrastato efficacemente dall’artiglieria e dai fucilieri russi, che provocano perdite pesanti tra i francesi: cadono uccisi lo stesso comandante della divisione, generale Delzons e il fratello accorso in suo aiuto. Delzons viene sostituito dal Guilleminot, un ufficiale dello Stato Maggiore di Eugenio; parte un secondo assalto che riesce a rioccupare, ad alto costo di sangue, la posizione perduta dai due battaglioni iniziali, ma i francesi non ottengono il controllo di tutto il paese, impediti dall’efficace fuoco dell’artiglieria avversaria, la quale ostacola anche i movimenti della sopraggiungente divisione Broussier, cui non rimane che disporsi a difesa nei sobborghi. Intanto il Corpo del generale Raefskoi si avvicina a sostegno di Doktorov e le loro forze congiunte, in rilevante superiorità numerica, incominciano a premere pericolosamente sui francesi. E’ il momento degli italiani. La divisione Pino avanza sulla riva destra del Lonja, contrastata dall’artiglieria russa, e la 1° brigata (2° di linea, reggimento dalmata, 4° battaglione del 1° reggimento leggero), senza nemmeno rispondere al fuoco, attacca con grande slancio alla baionetta ributtando il nemico fuori del paese. Sarà poi contrattaccata da una colonna di truppe fresche composta da migliaia di uomini, ma intanto il colonnello Millo è riuscito a piazzare alcuni cannoni su un poggio, in modo da poter controbattere la superiorità dell’artiglieria avversaria e sostenere la propria fanteria. La 2° brigata (3° di linea e 3° leggero) va all’assalto a sua volta con impeto, respingendo i russi verso i boschi che circondano Malojaroslawetz e consentendo lo schieramento di ulteriori pezzi. Ma tutto il paese è in fiamme, le perdite sono forti: muore l’aiutante Giacomo Pino, fratello del generale, il quale è ferito due volte. (10) Il colonnello Galimberti, capo di Stato Maggiore della divisione, (11) assume il comando e l’azione 18

prosegue, mentre, giunto a mezzogiorno sul campo di battaglia, Napoleone sollecita il maresciallo Davout a portare a sostegno l’intero suo Corpo. Kutusov, per contro, non è altrettanto sollecito e perde tempo ad inviare rinforzi, così che gli italici, combattendo in difesa, riescono a contenere gli sforzi avversari al di là del torrente: la pressione russa, tuttavia, riduce gradualmente l’area occupata dagli italici e dai francesi. Va in linea il reggimento coscritti della Guardia reale di Eugenio, (12) che il colonnello Oliviero Peraldi arringa: “non sparate! La baionetta è l’arma della Guardia…questa è la battaglia degli italiani, o vincere o morire”. L’azione, condotta dai resti di tre divisioni (13°,14° e 15°) contro le alture su cui è appostata l’artiglieria russa ha successo: punta di lancia è il reggimento coscritti, che arriva sui cannoni nemici, malgrado perdite elevate, e chiude vittoriosamente la giornata, intorno alle ore 21. Gli scontri, che si sono susseguiti per tutto il giorno, sono stati particolarmente accaniti. Molti ufficiali hanno pagato un tributo di sangue: oltre al generale Pino, anche il comandante del 2° reggimento di linea, colonnello Dubois, è rimasto ferito, e con lui l’Omodeo e i capi battaglione Boretti, Zampa e Bolognini; feriti anche i generali Fontane e Gifflenga, il colonnello corso Levié, comandante del 3° di linea, che ne morirà come il suo capo battaglione Negrisoli: pure ferito è il colonnello in 2° del 3° di linea Casella, i colonnelli Lorot e Lachaise e i capi battaglione Perrin e Goulet del reggimento dalmata, il colonnello Varese del 3° leggero e il capo battaglione Maffei. (13) Secondo i dati che riporta Salarsis, i russi ebbero 8.000 morti, 2.500 feriti, 200 prigionieri malconci (nell’accanimento della mischia, altri potenziali prigionieri erano stati uccisi) e gli italici 4.000 morti e 2.500 feriti. (14) Alla giornata di combattimenti e alla sofferta vittoria, segue una notte “orribile”, col nemico vicino e la città in fiamme. ”Le grida dei nostri feriti e dei russi ci strappavano il cuore, ed ogni momento bisognava andare a prenderli sulle spalle, perché non abbruciassero” (ibidem). Ma il bilancio della giornata è pesante: l’Omodeo scrive che il 2° di linea “fece prodigi di valore , e perdette 400 uomini con 28 ufficiali fuori combattimento. Anche gli altri Reggimenti diedero prova di sommo valore, e perdettero molta gente. Un battaglione di coscritti della Guardia fin restò quasi sul campo”. Case e contrade sono piene di morti e di feriti; in tutta evidenza, però, le perdite russe appaiono molto maggiori, tanto che Napoleone, venuto la mattina dopo “a visitare il campo col Re Murat non poteva capire come mai un pugno di gente avesse potuto fare tanto male al nemico. Disse: Cazzo, come mai avete potuto ammazzare tanta gente? Murat rispose: Voilà le plaisir qu’on a de commander de si braves gens” (25 ottobre). Non ha torto Murat, poiché la vittoria italiana, conseguita con forze numericamente inferiori, ma con coraggio e decisione estremi, suscita l’ammirazione di tutti. Il Viceré, che in altra occasione, litigando col generale Pino per una divergenza di vedute circa l’opportunità di distribuire anche alle truppe italiane il biscotto di riserva, è stato molto sgradevole nei confronti di questi militari, scriverà al ministro della Guerra Fontanelli che sebbene le forze italiane siano la metà del nemico e siano penalizzate dalla loro posizione, hanno respinto vittoriosamente ben otto attacchi nella giornata e che la 15° divisione ha spiegato “molto coraggio ed intrepidezza”. Altri forniscono rapporti di forza, tra italiani e russi, ancora più sfavorevoli, come il generale britannico Robert Wilson che nel 1814, a Mantova, afferma: “L’armata italiana a Marojaloslavetz mi sorprese pel suo eroismo, sedicimila di questi bravi ne batterono ottantamila dell’esercito di Kutusov”. Ma forse il riconoscimento più significativo è quello del col. Buturlin, aiutante di campo dello zar, il quale si sente in dovere di rendere “il più grande onore alle truppe del Viceré, che sostennero gli attacchi impetuosi dei Russi con un valore ed una costanza ammirabili”. (15) Dopo la battaglia, mentre un’improvvisa sortita cosacca ottiene la cattura di alcune “persone amministrative” e di un grande bottino (ibidem), l’esercito nemico è in ritirata. Ma ormai per la Grande Armée urge soltanto partire: Napoleone ha stabilito l’itinerario, che, per il momento, lo allontana da Kutusov e dalla sua fissazione meridionale, ma che, a gioco più lungo, risulterà disastroso. “Decisa la ritirata, si diedero gli ordini pel trasporto di tutti i nostri feriti, ma come riuscirvi, ove trovare tanti mezzi di trasporto? Si caricarono tutti quelli che erano capaci di soffrire il moto del cavallo, e della vettura, gli incapaci si riunirono tutti in un luogo alto e di non facile entrata ai Cosacchi, affinché nel primo impeto non li assassinassero, lasciando per loro dei viveri. Si salutarono per l’ultima volta quegli infelici, e colle lagrime del dolore…la Divisione partì” (26 ottobre). 19

NOTE (1) La sola annotazione che potrebbe essere discordante è quella del 17 aprile 1812, quando, dicendo che il colonnello Omodeo si trovava col 4° battaglione, parrebbe che parli di sé stesso in terza persona: il che non è sufficiente a mettere in dubbio l’identità dell’ufficiale. Cfr, in proposito, Archivio di Stato di Milano, Ministero della Guerra, cart. 28, Matricole di ufficiali del 2° di linea; cart. 2691, Stato nominativo dei Signori Ufficiali del Reggimento 2° di linea; cart. 2800, Stati di situazione del 2° Reggimento di linea; G. Cappello, Gli italiani in Russia nel 1812, Roma, Stato Maggiore esercito – Ufficio Storico, 1912, p. 42. L’Omodeo, da capitano, aiutante di campo e aggiunto di Stato Maggiore della Divisione Lechi nell’Armée de Naples, è in Ispagna nel 1808. Maggiore, è Capo Battaglione del 3° Reggimento leggero italiano, sostiene la campagna di Russia del 1812 col 2° Reggimento di linea, di cui è comandante in seconda, passando poi al 7° di linea con lo stesso incarico. Colonnello, infine, della Guardia sedentaria di Venezia. Vedi C. de Laugier de Bellecourt, Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815, (13 volumi) Firenze 1829-1838, tomo XII, Firenze 1838, note al libro I, cap. III, p. 59; V. Ilari, P.Crociani, G.Boeri, Storia Militare del Regno Murattiano (1800-1815), Invorio (Novara), Widerholdt Frères, 2007, tomo III, p. 662. (2) I militari italici partiti sarebbero stati, secondo calcoli attendibili, 27.397; ne tornarono circa 1.000, cui si aggiunsero non molti altri effettivi rientrati dalla prigionia. (3) Dall’estate precedente, la marina inglese aveva lanciato una campagna offensiva in Adriatico e nello Jonio, in applicazione della tradizionale strategia periferica, dando molto fastidio all’avversario per distruzioni e catture di unità navali militari e commerciali e occupando le isole Jonie. La pressione marittima avrebbe avuto il suo episodio più importante nella prima battaglia di Lissa, vinta dagli inglesi contro italiani e francesi il 13 marzo 1811. Cfr A. Santoni, Da Lepanto ad Hampton Roads, Milano, Mursia, 1990, pp. 221-23. (4) Domenico Pino, nato a Milano nel 1767, assorbì fin dalla prima giovinezza le idee democratiche venute dalla Francia, e ciò lo portò naturalmente a collaborare con l governi del Direttorio e del Bonaparte. Comandò la legione lombarda, passò in Francia nel 1799 e tornò con Napoleone l’anno successivo. Ministro della Guerra della Repubblica italica presieduta dal Bonaparte, partecipò a varie campagne in Italia, Germania, Spagna e Russia: l’Imperatore sapeva che gli ufficiali e soldati del Pino lo stimavano molto e lo nominò conte, gran dignitario della Corona di ferro e grande ufficiale della Legion d’onore. Sciolto l’esercito italico nel 1814, si ritirò a Cernobbio, sul lago di Como, dove morì nel 1826. (5) Non è vero, come qualcuno volle sostenere, che le diserzioni si verificarono solo durante il percorso italiano: un documento proveniente dall’Archivio di Stato di Milano, riportato in appendice dal Cappello, cit., fornisce i dati seguenti relativi alle diserzioni dalla divisione Pino dal 15 febbraio al 25 aprile 1812: 15 febbraio-1° marzo, 165; 1°-15 marzo, 118; 15 marzo-1° aprile, 40; 1°-10aprile, 36; 10-25 aprile, 23, totale 382. Nello stesso periodo vennero perduti 225 cavalli, di cui 112 nella seconda metà di marzo. (6) Agli ebrei, definiti “porchi” per il loro sudiciume (24 giugno), ci si rivolge però al fine di procurarsi “del vino e qualche altra cosa” (26 giugno), dal momento che sono loro ad avere “di tutto” da vendere (8 e 12 luglio), ma forse anche tale loro qualità è una colpa: “Gli ebrei sono veramente eguali a quelli che hanno crocefisso Dominedio perché è presso loro solamente che si trova qualche risorsa” (27 giugno). In Polonia e in Russia se ne incontrano molti, specie a Doksice (19 luglio) e a Vitepsk, “sporchi e birbantissimi come al solito” (14 agosto). E a Mosca, riferendo dell’esistenza di oltre 50.000 “miserabili che in gran parte si ammucchiavano rannicchiati sulle piazze, ed altri luoghi pubblici”, annoterà: “Questi infelici erano sucidi e schifosi come qualunque ebreo polacco”. (7) Saccheggio, razzia, furfanteria. (8) L’elenco dei decorati è in Cappello, cit., pp. 153-55 (9) Vengono riportate anche le curiosità del Cremlino: come quella della campana da 300 libbre, col batacchio lungo più di 15 piedi, caduta dalla torre di Ivan e, alla destra della porta del palazzo di città, “una colubrina di una esorbitate lunghezza, ed un obice alla sinistra di una incredibile circonferenza” (25 settembre). (10) Il Pino ebbe ucciso il cavallo e, mentre combatteva come un soldato tra i soldati, venne ferito una prima volta a una mano e poi ad una gamba, ciò che lo costrinse a cedere il comando della divisione al suo capo di S.M. (11) Livio Galimberti, nato a Crema il 4 dicembre 1768, entrò in servizio nel giugno 1797 e partecipò a molte campagne con gli eserciti del Direttorio e dell’Impero. Capo squadrone nei dragoni della Regina nel 1800, fu promosso maggiore nel 1805 e aiutante comandante nel 1811. Valoroso combattente, si distinse in varie occasioni e in particolare a Wagram (1809), dove il suo reggimento condusse una efficace carica. Decorato della corona ferrea, venne nominato capo di S.M. della 15° divisione in Russia, ne assunse – come già riferito – il comando nel corso della battaglia di Malojaroslavetz, e vi si condusse con capacità e coraggio, per cui fu promosso generale di brigata. Tornò in Italia nel 1813, malato e mutilato dell’indice sinistro. (12) La Guardia Reale del Regno Italico era comandata dal conte Teodoro Lechi, nato a Brescia il 16 gennaio 1778. A 19 anni, capeggiando un piccolo gruppo rivoluzionario contribuì fortemente all’insurrezione della città, per cui fu decorato di medaglia 20

d’argento dal governo provvisorio. Percorse una brillante carriera militare, prendendo parte anche alle battaglie di Ulma e di Wagram: colonnello nel 1803, generale di brigata nel 1806, fu nominato barone dell’Impero e insignito della stella della Legion d’onore. Dopo la spedizione di Russia comandò la 4° divisione dell’Armata d’Italia. Passò 5 anni in carcere, ebbe il comando della Guardia civica di Brescia nel 1848, fu esule in Piemonte e morì a Milano nel 1866. (13) Cfr Cappello, cit., pp. 240-41. (14) E. Salarsis, Malojarlovetz, in “Rivista Militare”, 1913, n. 11, p. 2341. Oltre agli ufficiali superiori nominati, caddero numerosi ufficiali, tra i quali i gemelli anconetani Radoani, e molti rimasero feriti. E’ significativo il lungo elenco di coloro che furono “additati per valore”, dal capo di S.M. Galimberti, cremasco, che venne promosso generale di brigata e dallo stesso Omodeo, fino a soldati semplici. (12) “Gli italiani, Dio sa per quale ragione, si batterono con vigore, specie a Malojaroslavetz”, è il curioso riconoscimento di N. Nicolson, Napoleone in Russia, Milano, Rizzoli, 2001, p. 47.

Grazie a Dio, la Russia è salva! L'eroe Kutuzov in Guerra e pace di Bondarchuk

21

Il diario di Vincenzo Omodeo colonnello del 2° di linea italiano nella campagna di Russia dal 16 gennaio 1810 al 26 ottobre 1812

Aquila del 2° di linea, presa in consegna nel 1814 dal generale Teodoro Lechi, comandante della Guardia Reale italiana in Russia, e da lui consegnata a Milano nel 1848 a Re Carlo Alberto di Savoia

Questa è la trascrizione del manoscritto di Vincenzo Omodeo, che contiene il suo diario dal gennaio 1810 al 26 ottobre 1812, appena dopo essere stato ferito nella sanguinosa battaglia di Malojaroslavets, passata alla storia come "la battaglia degli Italiani", in cui il IV corpo d'armata franco-italiano comandato dal viceré Eugenio di Beauharnais (e al quale era aggregato il Reggimento Dalmato) aperse il passo alla ritirata della Grande Armée. Alcune parole che ci sono parse di difficile interpretazione sono segnalate riportando tra parentesi il termine che ci è sembrato facilitare la comprensione del periodo. Tra parentesi quadra sono indicate le aggiunte opportune per l'esatta identificazione dei corpi e dei personaggi citati, tratte in particolare dalla Storia Militare del Regno Italico di V. Ilari e P. Crociani, Roma, USSME 2000]. E’ possibile, malgrado si sia cercato di revisionarli tutti, che qualche nome di persona o di luogo risulti ancora storpiato, e di questo è necessario scusarsi con il lettore, non senza però aver ricordato che nel caso di località conosciute con la denominazione tedesca nel 1812 ed ora aventi denominazione polacca, le difficoltà per l’individuazione esatta sono particolarmente pronunciate. L'autore del Diario era nato dall'unione delle due famiglie più cospicue di Cilavegna in Lomellina, ora nella provincia di Pavia ma allora territorio sabaudo. Era figlio del colonnello Ambrogio e di una sorella di Vincenzo Tosi (1749-1815), viceprefetto della Lomellina, poi presidente della corte civile e criminale del dipartimento italico dell'Agogna e infine vice-intendente generale del Novarese e Vigevanasco28. Di Cilavegna erano pure Annibale29 e Francesco Omodeo (1787-1837)30, figli del notaio 28

Goffredo Casalis, Dizionario Geografico storico - statistico - commerciale degli Stati di S. M- Il Re di Sardegna, vol. V, Torino, presso G. Maspero librajo, 1839, pp. 221 e 223. 22

Giovanni Battista, entrambi più famosi, rispettivamente come medico e come artigliere, del loro coetaneo, e, forse cugino, Vincenzo. Questi pure aveva studiato medicina a Pavia per sei anni31, e fin dall'anno V era chirurgo militare al servizio franco-cisalpino, risultando "domiciliato a Milano fin dal 1796 o 1797"32. Riparato in Francia dopo l'invasione austro-russa e il crollo della Prima Cisalpina, lo ritroviamo sottotenente di cavalleria della Legione italica al combattimento di Varallo del 27 maggio 1800. In seguito la Legione Italica aveva dato vita alla Divisione Lechi, una delle due componenti anche politiche dell'esercito della Seconda Cisalpina, e Omodeo era poi rimasto nella stretta cerchia del discusso generale bresciano Giuseppe Lechi, quale capitano aggiunto del suo stato maggiore nell'occupazione della Puglia (1803-05), poi nella seconda Armée de Naples (1805-06), nel Corpo d'osservazione dei Pirenei occidentali (1807-08), nell'occupazione di Barcellona e infine nelle operazioni in Catalogna. Omodeo fu però rimpatriato in Italia ben prima della destituzione e dell'arresto di Lechi (settembre-ottobre 1810). Infatti già nel 1809 lo troviamo comandante del 2° battaglione del 3° Reggimento "d'infanteria leggiera", nome assunto l'8 luglio 1807 dal Reggimento dei Cacciatori Bresciani. Comandato dal colonnello Salvatore Varese, il 3° leggero aveva il 1° battaglione a Budua, il 2° (richiamato da Civitavecchia) a Palmanova e il 3°, col Deposito, a Venezia. Durante la campagna del 1809 i tre battaglioni costituirono il nerbo del "Corpo distaccato", operante attorno a Rocca d'Anfo. Come accenna nel suo Diario, nel gennaio 1810 Omodeo fu incaricato di ricostituire il 2° battaglione a Venezia. In autunno prese parte all'occupazione dei Baliaggi del Canton Ticino e ai primi di dicembre fu promosso maggiore del 5° di linea italiano, che aveva i tre battaglioni di guerra (comandati dal colonnello Bernardo Peri) in Spagna e il deposito (comandato da Omodeo e composto dal 4° e 5° battaglione) a Ferrara. Promosso colonnello in secondo del 2° di linea, Omodeo ebbe il comando effettivo del reggimento durante la campagna di Russia. Dopo il rimpatrio, fu incluso tra i cavalieri della Corona Ferrea nominati il 12 febbraio 1813 e sotto la stessa data promosso colonnello effettivo della Guardia sedentaria di Venezia. Durante l'assedio anglo-austriaco (novembre 1813-aprile 1814) fu elevato al grado di generale di brigata dal comandante della piazza, generale Jean-Mathieu Seras.

29

Omodeo, Annibale, (1779-1840), fratello di Francesco, studente di medicina a Pavia (1801), Würzburg e Bamberga, poi a Krianger e Vienna sotto J. P. Frank, medico militare all'ospedale militare Sant'Ambrogio a Milano (1804-09), poi a quello di Ancona, dimostrò la trasmissione per contagio del tracoma militare (1812-13). Consulente del ministero della guerra italico per gli affari di sanità, fu autore di trattati sulla “pulizia medica” (igiene) delle vettovaglie mil. (1806) e dell’esercito (1809) e Del governo politico medico del morbo petechiale, Milano 1822, nonché direttore degli Annali di medicina (1831-38). (A. Forti Messina, Il soldato in ospedale, F. Angeli, 1991). 30

Omodeo, cav. Francesco, (1787-1837), di Cilavegna (PV), postumo del notaio Giovanni Battista, all. scuola mil. di Modena (1.9.1805), ten. (1.9.1809) d’art. alla Grande Armée (1809), in Illiria (1810-11), Russia (1812), blocco di Venezia (1813-14: proposto PMG cap.), al serv. austr., dim. (13.12.1814), al servizio sardo come ten. 1a cl. (3.1.1815: 7a cp. d’art. e 2a batteria), OSML per Grenoble (22.7.1815), prof. R. scuole teoriche (10.11.1815), cav. OMS per Grenoble (1816), prof. di istituzioni mil. R. Accademia (23.3.1816), cap. 2a cl. (18.5.1816: El. Mil. 1818), ideò sistemi atti a convertire le armi da posta in armi a retrocarica, cap. 1a (7.8.1819), ADC di C. Alberto (1.10.1820), inv. da Capel a chiedergli di revocare l’ordine di trasferire le truppe da Torino a Novara: trovatolo a Rondizzone, fu inc. di riferire al suo com. che Il reggente l’avrebbe fatto impiccare se non fosse partito immediatamente (1821). Cap. anziano (22.1.1826), TC dir. studi scuola d’art. (1830-37), TC com. Il 1° Regg. (23.8.1831), grado di col. (19.5.1832), dir. del materiale e della scuola d’applicazione (22.1.1833). Membro Accademia delle scienze (1828), OCS, studiò Il Codice Atlantico di Leonardo per una storia dell’art. (incompiuta): autore di una Storia militare del Piemonte, di numerose pubblicazioni sulla storia delle bocche da fuoco, tra cui Del Petardo di Guerra (1823) (memorie Accademia delle scienze) e di: Relazione di viaggi fatti in Inghilterra, Svizzera, Paesi Bassi e Francia negli anni 1828 e 1829 (ms della Saluzziana). M. in Torino di malattia (15.3.1837). [ASTO RU 2453. D’Ayala. Pinelli. Enciclopedia Militare. Nagari, Il col. d’art. F. O., Torino, sc. d’applicazione, 1981. B. Giordano, Gli ufficiali della scuola mil. di Modena, tesi laurea Un. Milano 2003-04, p. 432]. Nel 1840 un avvocato (e poi anche notaio) Ambrogio Omodeo di Vigevano pubblicò ad Alessandria (dalla tipografia e libreria di Luigi Capriolo) un modestissimo opuscolo di diritto penale (Tavole sinottiche del codice penale per gli stato di S. M. Il Re di Sardegna). 31

ASM, MG, 1707. Cit. in Bruno Giordano, Gli ufficiali della scuola militare di Modena, tesi laurea Un. Milano 2003-04, p. 347.

32

v. Annibale Alberti, Elenchi di compromessi o sospettati politici (1820-1822), Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1936. 23

1810 16 gennaro. Ricevuto l'ordine di andare a raggiungere il [3°] Reggimento [leggero italiano] a Venezia e formare il 2do battaglione [al 16 febbraio 1810 il 3° leggero aveva il I battaglione a Cattaro con 697 effettivi e gli altri quattro - II/V - a Venezia con 1.433]. 18 id. Partito per Venezia. Caravaggio. 19 id. Brescia. 20 id. Castelnuovo. 21 id. Мontebello. Gran danni recati dallo straripamento dei fiumi. 22 id. Vicenza. Magenta. Il Bacchiglione allagava gran parte della città per 1a quale si andava in barca. 23 id. Non potendo progredire il viaggio per lе acque. 24 id. Padova. Da un lato e dall'altro della strada allagamento. 25 id. Venezia. 26 id. Arrivò il primo Battaglione. Pranzo. 27 id. Arrivò il Maresciallo МасDonald. 28 id. Partì da Milano il Ministro della Guerra [Marie-François-Auguste Caffarelli du Falga]. 19 febbraio. Il Sig. Gen. [Sebastiano Giuseppe] Danna venne incaricato del portafoglio. 21 id. Avviso dell'arrivo del Principe [Eugenio di Beauharnais, Viceré d'Italia]. Marzo. Matrimonio [dell'Imperatore] con [l'Arciduchessa] Maria Luigia [d'Austria: in realtà il 2 aprile, nota del curatore]. 12. Ripartì per Parigi il Principe. 24 id. Il Reggimento ricevette l'ordine di andare a Padova. 25 id. Imbarcati alle ore 4 a. m. 26 id. Pranzo dal Gen. [di brigata Frédéric] Guillaume [de Vaudoncourt, direttore della Scuola teorica d'artiglieria di Pavia e comandante del 2° reggimento a piedi italiano]. 27 id. Pranzo dal Gen. [a riposo Bonaventura] Baratta. 4 aprile. Partito il Colonnello [verosimilmente quello del 3° leggero, cioè Varese]. 18 maggio. Essendosi formato un campo d'istruzione ad Udine, il Reggimento ricevette ordine di tenersi pronto alla marcia. 5 giugno. Finalmente accomodati tutti gli affari del Brik "L'amico". 9 id. Andato ad Abano a far visita аl Sig. Gen. Pino, che si trovava ai bagni. 10 id. Sig. Gen. Pino a pranzo. Visitate le sorgenti. 15 id. Andato di nuovo dal Gen. Pino. 16 id. partito in permesso. Vicenza. 17 id. Verona. 18 id. Brescia. Мontirone, Baggio. 19 id. Nazzine. Cassano (d’Adda, n.d.c.). 20 id. Milano. 24

22 id. Dal Gen. Danna. 23 id. Pranzo dal Sig. Gen. [Achille] Fontanelli. 24 id. Ministro dell'Interno. [Gen. Martin de] Vignolle. 26 id. Cilavegna. 7 luglio. Milano. 16 id. Ripartito. Chiari. 17 id. Al papa. 18 id. Montebello. 19 id. Padova. 20 id. Abano da mio cognato. 10 agosto. Venezia. [Dominique] Trouchon [colonnello direttore d'artiglieria della Reale Marina Italiana]. 14 id. Morte del Governatore [generale di Venezia, generale Jacques-François Abdallah de Menou]. [commissario di marina] Quesnel [ispettore del porto di Venezia]. 15 id. Imbarcati i Dalmati. 16 id. Arrivato il Reggimento a Padova. 28 id. Arrivò il Sig. Gen. Danna. 29 id. Rivista del Reggimento del medesimo. Il Vice Re era a Venezia. Arrivò il Gen. [Carlo] Zucchi e partì il Gen. Guillaume. Il giorno 27 passò il Ministro dell'Interno e si andò a farli visita. 6 settembre. Verso sera si ebbe ordine di tenersi pronti per essere passati in rivista dal Vice Re. 7 id. Verso le 10 ore a.m. il Vice Re passò lа rivista al Reggimento e ne fu talmente contento, che fece dare аgli uffiсiа1i superiori due mesi di soldo per gratificazione. Li invitò a pranzo, ed usò loro tutte le onestà. Fontanelli. [Generale Alessandro] Gifflenga [de Rege, aiutante di campo del viceré]. 9 id. Di ritorno il Ministro dell'Interno. Pranzo. 11 id. Ordine di partire per Venezia col mio Battaglione. 14 id. Venezia, Sagrado. 24 id. Il Gen. Lechi partì per Parigi. 12 ottobre. Partita la mamma cоn Biggio. Piero (?). 23 id. Ricevuto l'ordine di ritornare a Padova col battaglione. 8 novembre. Imbarcato col Battaglione. Mestre. Charmet. 9 id. Padova. 14 id. Arrivata la Nena con suo marito. Grandi misure contro le navi inglesi. Occupazione dei Baliaggi svizzeri. [Per porre fine alle violazioni del blocco continentale, il 25 luglio Napoleone aveva ordinato l’occupazione dei valichi del San Bernardo e del Sempione. Domodossola era stata perciò occupata in agosto dall’aiutante comandante Dembowski col III/2° leggero distaccato da Milano e seguito in settembre dal IV (il 1° ottobre contavano 1.272 effettivi). In ottobre l’occupazione fu estesa ai Baliaggi italiani del Canton Ticino. Comandato da Fontanelli, il “Corpo nei cantoni del Ticino e del Vallese” contava al 1° novembre un effettivo di 4.720 uomini, con 1.073 fanti leggeri a Domodossola (III, IV/2°), 1.072 a Bellinzona (III, IV/1°), 1.393 fanti di linea a Lugano (III e IV/1°) e 881 a Locarno (III e IV/4°).

25

2

In novembre furono però ritirati il 2° leggero (1.103) e il IV/4° di linea. Il 15 dicembre il corpo era perciò ridotto a 3.858 uomini, di cui 1.372 fanti di linea a Lugano e 729 a Locarno. Nel novembre 1811 e nel marzo 1812 restavano solo Il IV/1° di linea a Lugano e Il IV/2° leggero a Bellinzona (unico rimasto nell’agosto 1812).]

30 id. Partito in permesso per Milano. Brescia. Avuta la nuova della miа nomina di Maggiore nel Reggimento di linea 5° [italiano, il cui deposito si trovava a Ferrara]. Il fiume Mella era fuori del suo letto. Milano. Trovato il miо brevetto [di nomina a maggiore]. 7 dicembre. Gran parata sulla piazza del Duomo. 8 id. Novara. Tòrnaco. Cilavegna. 10 id. Fatta una procura a poi (utilizzare) per vendere i miei beni. 11 id. Milano. 14 id. Colazione da Migliorini. Partito per Ferrara. Lodi. 18 id. Casalmaggiore. 20 id. Bologna. 21 id. Ferrara. Strade scellerate. 23 id. Casa Bentivoglio. Li Battaglioni erano in disordine. Il Sig. Gen. Guillaume comandava il Dipartimento. Il Sig. Barоnе [Costantino] Zacco Prefetto [del Basso Po]. [Conte Leopoldo] Cicognara Podestà [di Ferrara]. Ferrara dalla parte nuova è nobile, e maestosa. E' cinta di mura che ora vanno diroccando, la fortezza di figura pentagona è stata distrutta. Le strade sono larghe e diritte. La piazza nuova è bella. E' poco popolata e l'aria è cattiva. Tomba d'Ariosto.

Bersagliere Bresciano - Carabiniere e Volteggiatore dell'Infanteria leggera Vinkhujzen Collection, NYPL. Friendly Version

26

з

1811 22 marzo. Avuto l’avviso della nascita del Re di Roma (nato Il 20 marzo, n.d.c.). 23 id. Arrivò il Sig. Avvocato Ruga per gli affari di Верра. 26 id. Ripartito per Milano. 27 id. Arrivò il Sig. Gen. [Filippo] Severoli come Inspettore Generale. 28 id. Rivista. Pranzo dal medesimo. 29 id. Ripartito. 18 aprile. Arrivò il Sig. Inspettore [Giacomo] Parma per chiudere la contabilità di alcuni anni. 22 id. Venuto il Capitano Pesci. 24 id. Ricevuto ordine di formare due Compagnie per farle partire per Novara e poi per la Spagna. Ricevuto ordine di portare le Compagnie scelte a 150 uomini ciascuna e di tenermi pronto a partire. 28 id. Avuto ordine di partire col [5°] Reggimento [di linea] per Venezia, e di organizzare pel 1° del prossimo mese il 3° battaglione [con i Quadri rientrati dalla Spagna e le reclute di nuova leva]. Travagli senza fine. 30 id. Rovigo. A tre miglia di Ferrara per una bella strada selciata si va al ponte di Lagoscuro (Pontelagoscuro) dove si passa il Po in barca e quindi per l'argine sinistro si va alla Polesella, piccolo e brutto paese. Dalla Polesella per l'argine sinistro della fossa di tal nome si va al Canale bianco, il quale si passa egualmente in barca ad otto miglia di Rovigo. Acqua. Il territorio è basso, ed è bagnato da una moltitudine di canali, è molto fertile. Le strade sono cattive e quasi impraticabili nello inverno. Ora se ne sta facendo una nuova. Rovigo è bagnata da un ramo dell'Adige, Adria non è molto lontana. Il paese è discreto ed è ricco. 10 maggio. Monselice organizzato il 3° Battaglione. Alla Bovara si passa l'Adige dal porto: la campagna è dilettevole. La strada da qui a Monselice è buona, e costeggia un cаnаle navigabile. Alla destra di Monselice vi è unо scoglio vulcanico. Vi si monta con qualche difficoltà. 2 id. Padova. Gran pranzo con gli ufficiali del 37° Reggimento [di linea francese]. 3 id. Venezia. Gran Parigi. 4 id. (Capo Moro). 9 giugno. Battesimo del Re di Roma. 16 id. Condotta la miа famiglia ai bagni di Abano. 10 luglio. II 3° leggero partì per Vicenza. 15 id. Arrivò la miа famiglia. La divisione Severoli partì per Grenoble. 25 id. Avuto ordine di far partire per Ferrara Il 2° Battaglione colla Contabilità e di ritenere a Venezia il 3° e 4° battaglione. Ogni mese dovevo andare a Ferrara, almeno per otto giorni. 30 id. Ricevuto l'ordine di far partire per la Dalmazia, ed al 2do Leggero, il Capo Battaglione Guibert. 15 agosto. Inaugurazione della statua di Napoleone nella piazzetta. Pranzo dal prefetto. 3 settembre. Partito per Ferrara. Viaggio cattivo. Dormito in una capanna. 27

4

4 id. Ferrara. Casa Bottoni. Messo al corrente di ogni cosa. 21 id. Padova. 22 id. Venezia 23 id. Pranzo dal V(ice) Governatore. 5 ottobre. Arrivò S.A.I. con S.E. il Ministro della Guerra [Fontanelli]. Schierato con i due Battaglioni sulla piazza. 6 id. Due volte a far visita a S.A.I. Passò la rivista della guarnigione. Fu molto contento dei due Battaglioni del 5° [reggimento di linea italiano]. Pranzo da S.A… (mia pippa) (?). 7 id. Visita al Ministro della Guеrrа. 8 id. Pranzo dal medesimo. 9 id. Dal Sig. Gen. Vignolle, Capo dello stato maggiore generale, molto contento. Ballo dal Sig. Podestà. 10 id. Visita delle caserme, scuole etc. del Generale. Soddisfatto. S.A.I. partì per Stra. 12 id. Partì Il Ministro dellа Guerrа. 13 id. Arrivò Il Ministro dell'Interno. 14 id. Visita di Corpo. Pranzo dal Podestà. 17 id. Ritornato Il Ministro della Guerra [Fontanelli]. 19 id. Udienza. У

20 id. Ritorno S.A.I. Festa dal Governatore.21 id. Pranzo da S.A.I. 22 id. Pranzo dа1 Ministro dеllа Guerra [Fontanelli]. 24 id. Partito per Ferrara. Padova. 25 id. Rovigo. Fiera passabile. 26 id. Partito per Brescia ove si trovava S.A.I. onde ottenere Il cangiamento di guarnigione ed andare ad Este secondo la miа dimanda, avere un maggiore locale, etc. 27 id. Brescia. Tempo cattivo. Dal Sig. Gen. Vignolle. 28 id. Da S.A. Arrivò Вегnагdini da Parigi; evasione. 29 id. Ostilia paese grosso. Il Po essendo sommamente grosso, mi sono imbarcato finо al porto di Lagoscuro. 31 id. Gran Giudice. 9 novembre. Ricevuto ordine di far partire da Ferrara per Monseliсe il 3° Battaglione. Arrivati a Feггara due Battaglioni spagnoli [del Reggimento Giuseppe Napoleone]. Maresciallo Davout (?). 10 id. Partito per Venezia. Padova. 11 id. Pranzo agli ufficiali. Assassinato 1'ajutante (di campo) 1° ufficiale Meratti. Ricevuto l'ordine di andare definitivamente di guarnigione ad Este. 15 id. Visita. 16 id. Coi due Battaglioni. Padova dal Gen. Zucchi. Bucchia. 28

17 id. Este. 18 id. Ricevuto ordine di andare a Ferrara per la coscrizione. 19 id. Carteggio disgustoso col Gen. Zucchi. 22 id. Monseliсe. Rivista del Battaglione. 23 id. Nel momento che stavo реr andаrе in vettura, giunto il Gen. Zucchi a Feггага. 24 id. Casa Bentivoglio. Pranzo dal Prefetto. 25 id. Gen. Postel. La coscrizione nоn poteva andar meglio. 21 dicembre. Partito реr Este. Gli affari politici si andavano intorbidando e si facevano dei gran preparativi реr la spedizione della Russia. Tutto era in moto.

Vinkhujzen Collection, NYPL. Friendly Version

29

1812 2 gennaio. Avuto l'avviso che il 1° e 2° Battaglione in Ispagna fuгоnо rifusi nel 2dо e 6to Reggimento [di linea italiano]. 14 id. Andato a Monseliсe a chiudere la contabilità. 18 id. Una staffetta mi portò il brevetto di colonnello in 2dа [seconda, del] 2do [reggimento] di linea [italiano, inquadrato nella 15a Divisione Pino del] IV° Corpo [della Grande Armée, comandato dal viceré d'Italia principe Eugenio di Beauharnais]. Prevenuto dell'arrivo del Gen. Zucchi in qualità d'inspettore. 19 id. Monseliсe. Rivista del Maresciallo [Laurent de] Gouvion [Saint-Cyr]. 20 id. Este per 10 stesso motivo. Tutto andò a meraviglia. 28 id. Essendo arrivato il 1° maggiore Chauvenet, gli consegnai in Мonselice il comando del Reggimento. 29 id. A Padova dal sig. Gen. Fontane. 30 id. Este. 31 id. Essendo preso da un grave raffreddore, ottenni di poter rimanere per quаlсhе tempo ad Este. 2 febbraio. Partito per Mantova, dove vi era il 2do di linea, che faceva parte della divisione Pino, destinata per la gran spedizione. Butti, Chiatti, Sinoсatti. Lasciai con molto dispiacere il Reggimento. Legnago, Zavaroni. Веllа fortezza. 12 id. Mantova. 13 id. II Sig. Gen. Рinо passò la rivista al Reggimento. Dubois Colonnello in 2°: Borretti, Bolognini, Zampa, Poize Capi Battaglioni. Il Reggimento dovendo tenersi pronto alla marcia il Colonnello mi diede gli ordini di consegnarlo. La divisione Pino era composta dei Reggimento 2° e 3° di lineа, 3° leggero, dalmati, artiglieria, trеnо, etc. [La 15a Divisione Pino in Russia (marzo-aprile1812). Il 1° novembre 1811 il gran completo della fanteria (48 battaglioni di guerra, 1 coloniale e 12 deposito) prevedeva 48.718 uomini, inclusi 1.269 ufficiali, a fronte di un effettivo di soli 33.819, di cui 17.880 nel Regno e 16.119 all’estero. L’esercito fu però completato con la leva di 15.000 coscritti del 1812 (9.000 chiamati nel dicembre 1811 e 6.000 di riserva Il 28 febbraio 1812). Per la campagna di Russia fu così possibile mobilitare 1 Divisione completa su 16 battaglioni e 4 compagnie d’artiglieria, composta dai Reggimenti 2° e 3° di linea, 3° leggero e Dalmata (su 3 battaglioni dalmati più il IV/1° leggero), comandati dai colonnelli Dubois, Levié, Varese e Lorot e dai colonnelli in secondo Omodeo e Casella del 2° e 3° di linea e Lachaise dei dalmati. Capibattaglione erano Boretti, Bolognini, Zampa e Poize del 2° di linea; Roussier, Tracol, Molinari e Negrisoli del 3° di linea; Beckly, Olivier, Lorini e Albini del 3° leggero; Della Torre del IV/1° leggero; Perrin, Catturiz e Goulet dei dalmati. Le compagnie reggimentali d’artiglieria erano comandate dai capitani Montani, Mazzoleni, Peleggi e Vernarich. La fanteria della Divisione contava 11.659 effettivi il 1° marzo a Bressanone e 11.158 il 25 aprile a Glogau. Levié cadde Il 24 ottobre nella battaglia di Malojaroslavets.]

21 id. Il Reggimento forte di 2800 uomini compresa la compagnia d'artiglieria reggimentaria, si mise in moto alle ore 8 a.m. Il Reggimento come tutti gli altri aveva cinque furgoni a sua disposizione. Tutti erano pieni di effetti, e particolarmente di scarpe e camicie. Nulla mancava. Verona. 22 id. Nella notte disertarono 20 uomini. Tempo cattivo. Dolce. Povero paese e senza risorse. 30

6

Il Reggimento è stato diviso e quindi nella notte vi fu una notabile diserzione. 23 id. Ala. Il Reggimento fu tutto alloggiato in città. 24 id. Roveredo [Rovereto]. Tutto in città. Da Vetter [Vattaro] per andare a Trento vi fu una bellissima contrada. 25 id. Trento. Vi era il Sig. Gen. [Domenico] Pino [comandante la 15a Divisione italiana del XIV Corpo della Grande Armée]. Si riunì la 1a Brigata che era composta dal 4° battaglione del 1° leggero, 2°di linea e Real Dalmata. [Capi Battaglione] Lorot, Lachaise, Catturich. Comandata dal Gen. Fontane. La 2da comandata dal Gen. Guillaume, composta dal 3° Reggimento di linea. [colonnelli] Leviè e Casella [Comandanti in 1° e in 2°, e dal] 3° [Reggimento] leggero (Comandante Varese). II Capo dello Stato Maggiore 1'ajutante Comandante Galimberti. Sottoispettore, Fantuzzi. Commissario di guerra, Fontana. Comandante dell'artiglieria, Millo. Il Gen. Dembowski era incaricato degli allogi per la Divisione. Il totale della Divisione prendeva più di 13 Mille uomini. Vi era unа brigata di Cacciatori a cаvаllо. (Comandanti) Banco, Rаmbour, Villata, Gento. Veliti ................ .Мoroni

\

Divisione della Guardia Reale

Granatieri……..Lechi

\

comandata

Cacciatori ........ Peraldi

/

dal Gen. [Teodoro] Lechi

Dragoni ........... Jaquet

/

26 id. Neumark.. Strada buona, discreto paese. 27 id. Bolzano ... Vi erano due ajutanti di campo del Vice Re per vedervi entrare la Divisione. A due miglia dalla città si fece halt per riunirsi, poi tutta assieme entrò in paese. Era la prima volta che si riuniva tutta la Divisione. Le truppe non potevano essere più belle e generalmente vi era la migliore buona volontà. Rimase tutta in città. 28 id. Kolman. Il Reggimento si dovette dividere e suddividere. Lе diserzioni continuavano. 29 id. Brixen. Strade discrete, passabile città. Веlle piazze. Si stava fabbricando un bel Duomo. Gli edifici pubblici sono belli. E' situata sul concorso dei fiumi Keintz e Eisach. Il paese ne è quasi diviso per metà. Buon vino. Il soldato cominciò ad avere qualche vantaggio presso l'abitante. Arrivò il Sig. Gen. di Divisione Charpentier. 10 marzo. Stertzingen [Sterzing]. Piccola città appiè di un monte sul fiume Eisach. Le strade cominciano a farsi difficili, e la neve ad essere incomoda. 2 id. Steinach, paese discreto. Per giungervi bisogna passare il Вrеnnег una delle più alte montagne. Gran freddo, neve e ghiaccio. Per far montare l'artiglieria vi erano molti paesani a rompere il ghiaccio ed a gettarvi del letame. Motré è un bellissimo paese. 3 id. Innsbruck, bella città posta in unа piccola pianura. L'Jser la divide quasi per metà, e si passa su di un discreto ponte di legno. Prima di giungere ad Innsbruck si passa il Sconberg [Schönberg], montagna più alta e difficile del Вгеnnег. Gran freddo. Discendendo nella valle vi sono dei casini e delle belle vedute: ad un quarto di miglio dalla città havvi un'eсcellente chiusa: vi 31

erano mоlti seguiti di cannonate, e fucilate tanto sul muro della chiesa, quanto su quello delle case vicine. Si entra per un'eccellente contrada fiancheggiata di graziose case nel cui mezzo vi scorre un piccolo canale d'acqua. La contrada è lunga un buon quarto di miglia. Quasi ogni casa ha una specie di nicchia chiusa con dei cristalli, che sporge in fuori, la quale oltre che serve di un bell'ornamento, è pure molto comoda. Molte case sono pitturate. Gli abitanti sono molto gentili ed onesti. Tutto il Militare cominciò a non più prendere razioni, ed a vivere presso l'abitante. 4 id. Soggiorno. Il Gen. Pino passò in rivista la Divisione. Pranzo dal medesimo. E' una città di molto commercio. 5 id. Strade molto cattive e sempre per montagna. Il Reggimento venne diviso tra Seefeld e Mittenwald. Due paesi montagnosi: gran quantità di neve, e molta fatica per 1' artiglieria e cassoni. 6 id. Partenkirk, piccolo luogo. Solite strade. Diviso il Reggimento in miseri luoghi. 7 id. Мurnau discreta con una lunga e larga contrada. Nella notte vi passò Il principe Ereditario di Baviera. Distaccato con due Battaglioni in poveri luoghi in mezzo alle montagne. Cominciano però a vedersi alcuni pezzi di campagna coltivata. Vi sono dei cavalli piuttosto belli. 8 id. Lе strade si fanno migliori e le montagne si allontanano un poco di più. Мolti boschi con grаn selvatici a motivo che la caccia è riservata. In ogni luogo dove vi sono più strade vi sono delle braccia di legno su cui è scritto dove conduce e quante miglia vi sono; cosa molto comoda. Weilheim. Città piuttosto grande in una pianura, è costruita di nuovo, e avendo pietre oscure invece di tegole, in lontananza sembra abbruciata. Buona gente. Gen. Pino. 9 id. Soggiorno. Avuto il permesso di arrivare a Monaco. Vi è un bel lago соn un discreto casino dove qualche volta il sovrano va alla pesca. Il fiume Jser. Viaggiato tutta 1a notte. Strada cattiva. Prima di arrivare a Моnасо vi è un bosco che ha più leghe di circuito tutto cinto e riservato per la caccia del Re. Si vedono molti cervi, e caprioli a pascolare in qua ed in là per i viali. Le vicinanze di Monaco nоn sоnо belle, si arriva senza accorgersi. Prima di entrare in città vi è un bellissimo Ospitale. 10 id. Monaco sulle sponde del fiume Jser di qualche considerazione: un ramo del medesimo sсorre quasi per mezzo della città. E' unа bella e graziosa città соn contrade diritte, ed anche spaziose. Il selciato è incomodo. Le case sono generalmente pitturate ed hanno molte nicchie. Non vi sono gran palazzi, quello del Re però benché vecchio è maestoso. Vi sono molti, e superbi appartamenti. Il salone dove vi sоnо dei centinaja di busti di diaspro, porfido, bronzo, etc., di tutti i colori rappresentanti capitani Greci, imperatori Romani, è inapprezzabile. Vi è pure una ricchissima C app el l a, ed el e gant i s s i m a соn un t es oro di m olt o val ore. Evvi pure una numerosissima, e ricercatissima raccolta di pitture. Per mezzo di gallerie, ed archi dai principali appartamenti si comunica non solo con tutto il palazzo, ma colle principali chiese della città. 32

8

La passeggiata in città è attigua al palazzo reale. Forma un gran quadrato ed è circondata di portici. Nell'interno vi sono molti alberi, ma non è gran cosa. Gran quantità di neve. Andato ad un brutto teatro in un angolo della città. 11 id. Nella parte di Monaco nuovo al di là del fiume si fabbricano dei palazzi di tutto gusto. E' unа piacevolissima situazione. In Моnаcо si gode della massima libertà e vi è molto brio. Le donne vestono di ottimo gusto e vanno sole. Vi sono dei bellissimi cavalli. La truppa è montata, e tenuta соn molta eleganza. Il Teatro Reale è di cattivo gusto, ma è alquanto ricсо. Partito verso notte, e giunto dopo la mezza notte in Augusta. Strade pessime ed in modo fangose, che appena permettono di andare di passo. 12 id. Augusta. Una delle più belle, e graziose città che potrebbe servire di modello alle altre del mondo; vi è una grande, e bella contrada, che incanta. Anche qui tutte le case sono dipinte, e nicchiate, e costruite соn buon gusto. E' posta in una bella pianura fertile, ed amena. I boschi sono pieni di cacciagione. Non è più tanto mercantile. E' posta tra i fiumi Verdach e Lech ed è cinta di mura che vanno dirocсando. Soggiorno per la Divisione. Vi sono molti che parlano italiano. Vi è un pessimo teatro e poco belle passeggiate. Vi era riunita tutta la Divisione. E' superbo il palazzo di Città e gli altri edifici pubblici. 13 id. Mеitingеn. Strade cattive. Luogo discreto. Distaccati in paesi vicini, quasi tutti luterani, ed ottima gente. Gli uomini portano una calotta come quella dei preti. Buone campagne, con molti pascoli. 14 id. Dillingen in vicinanza dal Danubio. Buona pianura. Gran quantità di legni. E' unа passabile città. Andato avanti per la dislocazione della Divisione. 15 id. Donаuworth. Piccola città qualche poco fortificata; è situata su1 Danubio il quale si passa su di un ponte di legno: in questo luogo è di poca conseguenza. Una volta si faceva molto commercio. Ora impoverisce più che mai. Arrivati a notte a Nordlingеn. Strade piuttosto cattive. Città grande, ma non bella e poco pulita. Una volta era molto commerciante, ora si fa poca соsа, si professa la religione protestante. E' posta su1 fiume Aigre. Tre battaglioni rimasero in città, il quarto passò a Vallenstein paese lontano poche miglia. Lа compagnia Reggimеntаriа avendo bisogno di cavalli, se ne comprarono 26, molto belli ed a prezzo discretissimo. Nessuno si pagò più di 16 luigi. All'Avе Maria della sera ed a quella della mattina sul principale campanile si suonava dalla fanfara, e gli stessi individui sono obbligati ad invigilare pеl fuосо. 18 id. In questo giorno il Reggimento venne passato in rassegna dа1 Capo Squadrone Grosbois ajutante di campo del principe Веrthier. Un ordine dei più precisi dell'Imperatore prescriveva che tutti i Reggimenti dell'Armata fossero passati in rigorosa rivista. Tutto trovò in ordine, infatti nulla mancava al soldato. 33

9

19 id. Andato a Vallenstein. Strade mediocri. E' un bel paese, vi sono delle belle vedute. Il palazzo del principe nоn è brutto. Gran pranzo da unа famiglia piemontese ricca, colà stabilitasi dа molti anni. Cоmpеrai un bel cavallo. Durante li cinque giorni che siamo rimasti fermi, hа quasi sempre piovuto. In tutte le città e paesi appena grandi vi sono dei così detti Caffeaus (Каffeеhаus), dove i galantuomini si riuniscono per bere, fumare e giuocare. E' tanto il fumo delle pippe che sembra di essere in mеzzо alle nubi. Dappertutto si trovò della bravissima gente ed unа grande ospitalità. Il soldato aveva tutto quello che poteva desiderare. E' pure ammirevole la gran pulizia nello interno delle case. In quasi tutte le camere vi è una bella stufa, i serramenti sono doppi, ed i pavimenti d'asse ben levigata. I particolari avevano gran cura di far segnare il nome del loro ospite su di un libretto che tenevano a bella posta. 20 id. Gunzenhаusen bel paese. Weissеnburg città bellina sulla Reidnitz. Partito avanti per la disloсаzionе della Divisione. Oеttingen bella e grande città sul fiume Inn. Vi è ancora l'antico principe. Strade discrete e gran quantità di lepri, cervi, etc. 21 id. Schwabach e Roth, due belle città, e particolarmente la prima. Appartenevano a piccoli principi. Peignitz (Lauf аn dег Pegnitz) notte. Nuremberg (Nurnberg) capitale della Franconia; è una delle più belle città. Il fiume Pеgnitz la divide per metà. Vi sono molti ponti, fra i quali uno è superbo. La città è un poco ineguale, e vi sono continui saliscendi. Si vanno fabbricando delle nuove case. Una volta si faceva un gran commercio, ora è alquanto decaduto. Vi sono molte stamperie, e si trovano delle belle carte geografiche. Vi è un gran negozio, dove si trova di tutto. Vi è pure unа bella piazza tutta cinta di portici e di botteghe di ogni qualità. La maggior parte degli abitanti sono luterani e molto attivi. 22 id. Andato incontro al Reggimento, che andò a pernottare a sei miglia sulla sinistra in un brutto paese. Passando per Furth bella, e grande città, in cui vi era unа gran parte dell'artiglieria bavarese, è situata sulla Cham (alla confluenza tra i fiumi Pegnitz e Regnitz). Unа volta si faceva molto commercio. Strade cattive. 23 id. Erlangen bella città moderna con bellissima contrada, giardino pubblico, etc. E' sul fiume Regnitz. Il Reggimento alloggiò più avanti in diversi villaggi. 24 id. Forchheim sulla Regnitz. E' una bella e grande città соn un castello. 25 id. Halstad ad una lega da Ваmbегga: è un bel paese. Alloggiato nel palazzo dе1 Re. Strada fangosa, molta neve. Ваmberga è una bella (città) situata dove si congiungono i fiumi Meno e Regnitz, sui quali si passa su di un superbo ponte di marmo di un sol arco. Vi sono dei bei palazzi, e due Reali nei quali abitano degli antichi principi. Arrivarono i lanсiеri polacchi con altra cavalleria. Gen. Pino. 26 id. Siti di caccia. 27 id. Staffelstein. Brutto luogo montagnoso. Tempo cattivo. Strade infami. Si costeggia quasi sempre Il Meno pel quale si trasportano molti legnami lavorati, ed anche di costruzione. Tratto tratto si 34

1

о

inсоntravаnо gran cataste di lеgnо. La maggior parte del legno va in Olanda. 28 id. Cronach. Povera città dove alloggiò malamente tutto il Reggimento ed altri Corpi. Strade infami, neve, ghiaccio, etс. Montagne altissime, le quali соn molta difficoltà, e pericolo si sоnо potute superare. Orrori, pessimo tempo. E' al confluente dei torrenti Radach, Нaslach, Cronaсh. 29 id. Nordhalm. Solite strade, e tempo: gran discese e torrenti di continuo. E' su di una grande montagna. Il Gen. Pino accantonasi a tre miglia più avanti in un misero paese, dove si stette molto male. Si è ricevuto un ordine dal generale. Il quale faceva conoscere quanto doveva avere ogni individuo toccando lo Stato Maggiore, cominciando dalli Marescialli al tamburino. Per tutto Il passaggio della Baviera, la truppa trovò negli abitanti di città e campagna la maggiore ospitalità, e venne trattata con tale cordialità, per cui ognuno ne conservava unа cara memoria. 30 id. Lobenstein. Vicino alla Saale fiume di poca conseguenza. 31 id. Schlatz: Passabile città, apparteneva ad un piccolo principe. E' un buon paese. Si passa la Saale. 1° aprile. Weida. Passabile città della Sassonia, ma piccola; prima di giungervi si passa per Aumа che è una bella, e grande città attorniata di bastioni. Вelle colline con delle graziose vedute. E' fabbricata in una рiссоlа valle. A canto di unа bella casa vi era unа vitе, cosa assai rara. Si vide la prima guarnigione sassone andata ad alloggiare соn due Battaglioni in un castello prussiano. S t r a d e d i t r a v e r s o i n f a m i s s i m e . P a e s i b u o n i , e ( c a m p i ) b e n coltivati. Per cоnfinе nоn vi è che un piccolo fosso. Saalfeld. 2 id. Gera. Graziosa città ben fabbricata sul fiume Elster, apparteneva al conte di Reussen. Le strade sоnо belle e ben tenute, lateralmente vi sоnо dei bei alberi. Nelle vicinanze della città vi sono dei casini passabili. 3 id. Altenburg. Bеlla e grande città sulla Pleisse. Trovato Buсchia che partiva col suo Reggimento. Strade belle e campagne bеn tenute. Si può veramente dire che la Sassonia è la Toscana della Germania. Le donne sono vestite graziosamente. Sul capo portano delle cuffiette guarnite d'oro ed argento. Hanno le sottane che appena arrivano al ginocchio. Sono molto pulite, graziose e generalmente belle. Accantonati in bel paese qualche migliо avanti. 4 id. Soggiorno. Vi era anche il Reggimento Dalmata. 5 id. Rochliz. Piccola città con un castello da poco, ed un bel ponte sulla Мuldе. Partito per Dresda colli Capi Battaglione Bolognini e Zampa. Notte a Dresda. Strade orribili particolarmente pel gran fango. Si incontrarono dei paesetti, ed a qualche miglio dalla città un'eccellente casa di campagna del Re con un luogo di caccia tutto murato. Lago. A due miglia dalla città si vedono dei casini di campagna. Albergo di Polonia. 6 id. Dresda giace sull'Elba, che la divide in città vecchia e nuova, lа prima presenta nulla di bello. Casone antiche ed alte, contrade strette, etc. La piazza è discreta. La parte nuova è bellissima, e si vanno costruendo delle case graziose: queste due parti sono riunite da un superbo ponte di sasso lungo 420 passi. La città è molto grande, e popolata. Gli abitanti sono attivi, e molto gentili. Наnnо una predilezione per la lingua italiana e per gli italiani, che sono molto ben veduti. Vi è opera italiana e la cappella del Re è servita da alcuni musici di Ancona. Un italiano possiede un ricco negozio di vini, cioссolata, etc. Le botteghe sоnо provviste di tutto, ed il commercio è piuttosto in fiоre. 35

11

Il palazzo del rе è antico, ma bello, e ricco. Abbiamo veduto unа superba raccolta di cose rarе, ed antiche nel gran gabinetto. I francesi avevano spesso delle notizie. Bellissimi cavalli. 7 id. Partiti un poco prima di sera, per istrada incontrammo il Re [di Westfalia Gerolamo Bonaparte] colla sua famiglia che veniva dalla caccia. Neve. Strade fangose. Le mura .della città si andavano distruggendo. Rademburg (Radeberg ?). Piccolo luоgо. Strade montuose. 8 id. Kamens. Piccolo paese in un buco. Strade montuose. Prima di sera arrivò il Re di Vestfaglia (Westfalia) che proseguì il suo viaggio per la Grande Armata. Gran quantità di neve. Le campagne sono bеn coltivate, ma nоn vi sоnо che montagne, miniere di ferro, e molte fabbriche. 9 id. Вautzen. Веllа e grande città piuttosto ineguale. Giace sulla Sprea. Ottima gente. Vi era tutta la Divisione. Vice Re [Eugenio] arrivò. La città è sull'alto. Vandali. 10 id. Lobau. Strade discrete, pianura ben coltivata. E' una piccola città che ha unа bella piazza. Prima di giungervi vi è sulla sinistra un piccolo paese dove gli austriaci venendo per la montagne della Boemia credute impraticabili sorpresero un Corpo prussiano. Rimase morto il Maresciallo Klein. Nel campanile vi sono ancora 1'impronte delle palle di cannone. 11 id. Soggiorno. 12 id. Gorlitz. Sulla Neiss, grande, bella e molto commerciante città, vi è un discreto ponte sul fiume; tre quarti della città è sullo alto. Saliscendi. Веllе case. La contrada maggiore è alquanto larga, diritta, e bella. Vi è unа bella piazza. Molte fabbriche di panno, di biancheria da tavola. Vi sono dei bellissimi cavalli. Non si veggono buoi. 13 id. Luban sulla Queis (Kweisa), la quale separa la Lusazia dаlla Slesia. E' una città piuttosto grande e passabile. Accantonati nei paesi circonvicini. Le campagne sono fertili ed hanno molta somiglianza con quellе della Lombardia. Da un fittabile, si raccoglie molto grano. Anche in tutta la Sassonia fummo trattati con molta ospitalità. Generalmente vi è più attività che nella Baviera. Le poche chiese sono divise trа i cattolici e i protestanti e tutto si fa colla massima tolleranza e buona armonia. Non si veggono né preti, né frati, e nessun segno esterno di fanatismo. Si viaggia соn tutta sicurezza e nоn si sentono mai assassinj. 14 id. Lowenburg sulla Вobr in Slesia poco distante da Вuntzlаn piccolo paese. 15 id. Accantonati sulla sinistra di Hainau in piccoli paesi dove fummo ben ricevuti. Si fa molto grano e vi è molta cacciagione. 16 id. Sulla sinistra di Polkwitz. Sempre pianura, strade molto sabbiose. Gran quantità di boschi di pino, i quali si tagliano a due o tre piedi d'altezza, lasciandovi marcire il tronсо che serve 36

12

d'ingrasso. 17 id. Рrinkenаu. Piccolo luogo, o città fabbricata in gran parte di nuovo. Il paese è piuttosto povero e mancante di risorse per i gran passaggi. Il primo e 2do Battaglione andarono a Glogau col Colonnello, il 3° Battaglione occupò molti piccoli villaggi all'interno di Prinkenau dоvе vi era il 4° Battaglione col Colonnello Оmodeo. Rivista Generale del Gen. Pino. In ogni città vi era un ufficiale prussiano destinato pel buon ordine, e bisogni delle truppe. E' un governo Militare. 22 id. Ebbimo una visita del Gen. Lechi Comandante la Guardia Reale. 23 id. Ripartito alla sera. Poveri paesi, le case sono quasi tutte di paglia. 29 id. A motivo di qualche impegno accaduto tra la guarnigione in Glogau, il Соlоnnellо passò coi due Battaglioni a Sprottaw. 30 id. Andato a Sprottaw. Strade sabbiosissime e continui boschi di pino. 1n questi paesi 1'асqua è scarsa. La città è discreta ed è posta al concorso del Bobr e Sprona. Millo coll'artiglieria. 1° maggio. Prinkenaw. 4 id. Il Colonnello riсevеttе l'ordine di riunirе il Reggimento. Per istrada un altro ordine lo fece ritornare da dove partì. Si seminarono i campi. Non vi è che segala, e poco frumento. Avevamo notizie regolari dall'Italia. 5 id. Ricevuto l'ordine di partire. Movimento generale. La truppa era in ottimo stato. Gran pomi di terra. 10. id. Soggiorno. 11 id. Non vi fu mai un campo italiano più numeroso. Tutto il quarto Corpo si riunì sulla grande spianata di Glogow, e venne passato in rivista dal Vice Re, il quale fu contento della divisione Pino, che nоn poteva essere più bella. Vi era pure la Guardia Reale, l'artiglieria e i due Reggimenti Cacciatori. Tempo orrido, l'acqua cadeva a secchi. Glogow è una grande e piuttosto bella, e popolata città sull'Оder, il quale forma un piccolo porto. E' molto fortificata e si può allagare per due terzi. Il generale Seras era Governatore. Vi sono delle belle case, molti canali, ed ogni sorta di risorse. Gran quantità di ebrei tutti negozianti. Notte a due ore fuori dеllа città. Belle e fertili campagne bеn coltivate. I Prussiani sono meno agiati dei Sassoni e Bavaresi. 12 id. Frajstad. Bella città, unа volta pоlасса, fatta rifabbricare da Federico. Presa la sinistra, ed andato con due battaglioni a Bojanowo, paese lunghissimo ad aver notizia di qualche Cosacco. Accantonati a cinque miglia in poveri luoghi. Sempre gran sabbia e campagne di 37

13

segala. Vi è un bel lago. Qual differenza tra questi paesi d'immensa pianura, ai montagnosi dellа Baviera e Sassonia! Qual differenza visibile tra gli abitanti! Qui tutto spira sudicieria, miseria e schiavitù; là buon umore, nettezza e grande ospitalità. 19 id. Sempre per boschi, cattive strade sabbiose a tre ore in qua di Kalisch (Kalisz) con due Battaglioni, in un discreto castello presso un impiegato di S.M. il Re di Sassonia, il quale era appassionatissimo per la coltura, ed aveva molti belli, ed utili istromenti rurali, e particolarmente un ferro per legare il fieno. Vi è un piccolo lago. Si manca d'acqua, e la campagna soffriva assai per la gran siccità. Andato Kalisch che è una bella città con delle case di pietra, e situata sulla Valla di cui un ramo passa per la città. Tutto era asciutto. Infinita quantità di Ebrei sporchi, sfacciatissimi e mоlestissimi. Ritornato all'accampamento. 20 id. Kоspinek. Paese grande, ma povero. Stawitsciw (Stawiszin?) paese da niente, poco lungi da un riссо Barone. Questi Signori sono padroni di tutto, il rimanente è nulla. Servi della gleba. Il soldato il più delle volte era malissimo, e viveva colle sue razioni. E' da notarsi che in tutti questi paesi i soli ebrei tengono osteria, ma sono sì sucidi che ributta l'entrarvi. Hanno però vini, birra ed altri liquori, le quali cose non si rinvengono che presso i Baroni. A Kalisch vi è però un bello e grande albergo con bigliardo, etc., tenuto da un forestiere 21 id. Soggiorno. Andato a Kalisch dove vi era la Guardia Reale — Doro — Crovi —Lorot — Ritornato all'appostamento. Sempre gran quantità di sabbia, pochissima acqua, povere campagne. 22 id. Richeval (Rychwal). Si sono passati due paesi piuttosto grandi. Montagne di sabbia, e gran pioggia. Confusione nella distribuzione degli accantonamenti. Col terzo leggero — Olivier — misero luogo. Il soldato portava il pane con sé per tre, o quattro giorni, giacché nоn se ne trovava in alcun luogo. La carne non mancava, ma bisognava far gridare li poveri abitanti. Anche il foraggio cominciava a farsi scarso. 23 id. Rudnik. Poverissimo luogo. Pessime stradelle, paludi, etc. Era una gran fortuna quando si poteva trovare della paglia fresca per coricarsi. 24 id. Kоlo. Luogo passabile sulla Warta, Saliscendi. Alloggiato in un monastero di donne. Sempre gran sabbia e peggioramento delle risorse. 25 id. Bоrdоwo. Accantonati in miserissimi luoghi sulla paglia. Si sono cominciate a trovare delle case senza la paglia sui tetti, essendosene serviti quelli che passarono prima di noi. Le case sono quasi tutte di legno e paglia. Gran povertà. Sabbia. Segala. Qualche piccolo lago. 26 id. Lubranice (Lubraniec). Luogo piuttosto grande. Nei contorni nella miseria. Di tanto in tanto si trovavano dei laghi. Saliscendi. 27 id. Wrolawek (Wloclawek: Breslavia). Piuttosto paese grande sulla Vistola. Riunita tutta la Divisione. A gran stento si poteva trovare il fieno e quindi si tagliavano le segale pel mantenimento dei cavalli. 38 14

г

La Vistola è un fiume maestoso paragonabile al Po. 28 id. Soggiorno. Essendo mancato il pane in qualche luogo si era già cominciato a distribuire il biscotto. Con un ordine del giorno si ingiunse ad ogni Capo di Corpo di far provvedere ad ogni soldato un piccolo sacco di tela onde riporre il biscotto, ordinando pure al soldato di economizzare il detto prezioso biscotto, del quale se ne fece la distribuzione per sei giorni. Cosa per altro difficile ad eseguirsi. Cominciò a passare la Vistola l'artiglieria. 29 id. Passarono i Dalmati. 30 id. Passata la Vistola col Reggimento. Accantonati in poveri luoghi all'intorno di Kammienz. Sabbia in quantità. Boschi. 31 id. Scheps. Lungo paese, povero, e brutto. Passati molti laghi. Acqua in quantità. Accantonati al solito. 10 giugno. Skompe. Vi è un bel convento. Malissimo da un povero parroco protestante. Si cominciava a foraggiare a destra, e sinistra. Poveri paesi, sabbiosi, etc. Molti paesani si ritiravano nei boschi. 2 id. Kikol. Вella e riсса baronia. Passato a Wola piccola Baronia alla distanza di cinque miglia. Tra queste due Baronie vi è un bel paese, Strade di traverso, boschi. 3 id. Vi è molto bestiame, ma mal tenuto, piccolo, e magro. Non si netta mai: il foraggio mancava affatto. Li cavalli sono piccoli, ma forti, e di buon servizio. Il 10 e 2do Battaglione a Kikol, 3° in un paese vicino, 4° a Wola. 4 id. Andato a Lipno dal Gen. Pino.; è una piccola città con poche risorse. Vi sono molti laghi. Gran quantità di Ebrei veri porchi, соn barba lunga e sucida ed un abito tutto particolare, cioè un gran sajone nero con una corda che lo stringe a traverso, sino al collo, capelli lunghi sparsi e pieni di pidocchi, unghie lunghe, etc. schifosi all'ultimo segno. Wola. 6 id. Riunito tutto il Reggimento a Kikol per farlo manovrare. Alla sera a Wola. Vi è una bella strada che conduce a Zhora (?). 9 id. Riunito di nuovo il Reggimento per dirigersi su Blirno facendo un giro molto vizioso. Al solito accantonati in luoghi miseri, ed obbligati a prendere il bestiame per vivere. Povere campagne, sabbia, boschi. 10 id. Biesnn. Boschi, sabbia, molti laghi. E' impossibile di formarsi un'idea della miseria di quei paesani che dormono, e mangiano peggio delle bestie. Il caldo cominciava a farsi incomodo, e il soldato a risentirsene, e tanto più perché senza alcuna necessità per strade dove la sabbia arrivava quasi al ginocchio si faceva marciare per sezione. Il Gen. Pino credeva ciecamente a tutto quello che diceva il gen. Fontane, il quale era nullo, ignorantissimo, e testardo. 11 id. Zilona piccolo luogo. Malissimo. La divisione italiana essendo 1'ultimа a viaggiare, era la più disgraziata, perché in paesi di poche risorse, (queste) venivano consumate dalle prime truppe. 12 id. Soldan. Discreta città prussiana, con una bella piazza quadrata.

39

15

Per istrada si cominciavano a trovare i bivacchi della Divisione Davout, la quale al nostro entrare in città, essa ne sortiva. Tempo cattivo e piovoso. La città è bagnata dal fiume Soldan. 13 id. II pane mancando affatto, ed essendosi consumato il biscotto, ricevetti l'ordine di progredire avanti a Rossel con un distaccamento per procurare dei viveri, e formare dei magazzini. Notte in un piccolo villaggio. Gli abitanti, e particolarmente gli uomini, abbandonavano i loro tuguri conducendo seco il bestiame. Sulla paglia. Вelle campagne di segale. Un bel lago. 14 id. Strada discreta. In un buon paesetto al di là di Naidenbourg, la quale è una bella città; ma le Divisioni dell'Armata cominciando ad incrocicсhiarsi vi era molto disordine. Si cominciò a trovare dei cavalli morti. Laghi. Strada molto paludosa. Croati. 15 id. In un piccolo castello. Sempre laghi e acqua. Gran quantità di pomi di terra. Tutta la Divisione dovette bivaccare ad Omulef, dove vi è un bel lago e nоn più di tre case. Si incontrano dei paesi discreti e fabbricati in gran parte di mattoni. Sempre confusione, e gli abitanti in gran timore. 16 id. Вischofsburg discreta città alla quale si giunge per unа bella strada. Мenskut piccola città quasi abbandonata, e sul fiume Passаrge. Prima di giungervi vi è un bel lago. 17 id. Strada con saliscendi. Вischofstein è una piccola città. Rossel passabile città piuttosto ricca, e commerciante fabbricata su di una piccola montagna, o collina соn un grande lago, e paludi quasi tutto all'intorno. Erano tutti paesi polacchi. 18 id. Molte corse a dritta e a sinistra per trovare viveri, ma quasi inutilmente. Alla notte partito per Rastenbourg per parlare a S.A.I. Vi era la Guardia Reale. Dovo. E' unа brutta e grande città, quasi tutta circondata da acqua. Ripartiti alla sera. Strade cattive. Saliscendi, boschi, acqua. A metà strada vi è un bellissimo convento. 19 id. Gen. Dembоwski jeri sera. Gen. Pino. Vi è un forte ma quasi diroccato. La città era molto estesa e popolata, ma ad arte anni sono, da una donna venne abbгuсiata. In mezzo al paese vi è un torrente. 20 id. La Divisione si еrа già messa in marcia, ed in seguito di un nuovo ordine, retrocesse e venne divisa nei paesi vicini. Raggiunto il Reggimento in un piccolo paese. Saliscendi, boschi a tre leghe di Rossel. Tutti li Corpi ebbero ordine di procurarsi dei cavalli, bovi, farina, etc., facendosi fare del pane in abbondanza. Partiti alle ore otto pomeridiane. Gran confusione negli ordini. Alla belle étoIle un'ora indietro di Rastenburgo, poco lungi di Lotzen. Continuano sempre i laghi. 40

16

21 id. Bogosky piccolo luogo. Bivacco. Ieri vi fu un gran scandalo tra il Gen. Guillaume, ed il Colonnello Varеsе, per cui quest'ultimo venne messo per 15 giorni agli arresti di rigore. I villaggi cominciano a divenire più rari, peggiorando in conseguenza la sorte dei soldati, e i cavalli. 22 id. Gletzko. Città che appartiene al principe di Radivil, molto potente. Al bivacco, mezza ora indiеtrо. --~~ Saliscendi per i continui laghi. 23 id. Dolivin – bivacco – piccoli luoghi – abbоndаnzа di cattivo bestiame. I cavalli morivano, e per la fatica, e pel cattivo nutrimento, giacché nоn eravi che erba e segala. 24 id. Bakalawrewo. Bivaccati in avanti, continui saliscendi. Ebrei, porchi. 25 id. Lubowo al bivacco, misero luogo. 26 id. Kalvari. Passabile città dove si trovò del vino, e qualche altra cosa dagli ebrei. Davei (?) con due Battaglioni Spagnuoli. Vice Re. Gen. Pino. Al bivacco in un gran bosco mezza ora indietro. Tutta la Divisione. Gran pioggia. I dispiaceri nella Divisione tra i Generali e qualche Colonnello continuavano. Il Gen. Pino continuava ad essere menato рel naso dal Gen. Fontane, uomo nullo, e doppio. Il Gen. Guillaume, uomo di molti talenti, ma pusillanime, e buono di travagliare ad un tavolo. Il Gen. Dembowsky, doppio, poco Militare, e vero Ebreo. Galimberti onest'uomo, intelligente, ma vera berretta fredda (?). Durante la marcia da Rastenburgo a Kalvari il solo terzo leggero perse più di 300 uomini, ed il 37° di linea poco meno. Таntо influiva anche sul soldato la poca intelligenza e capacità dei superiori. Il caldo era insoffribile ma incostante, per cui il soldato se ne risentiva, e più ancora perché neppure si trovava dеllа paglia per coprire le baracche. Alcuni soldati del 3°leggero morirono avvelenati dalla cicuta, mangiata per datteri. 27 id. Soggiorno. Gli ebrei sono veramente eguali a quelli che hanno crocefisso Dominedio, perché è presso loro solamente che si trova qualche risorsa. 28 id. Dauche (?). Malamente accantonati. 29 id. Prennij. Passabile luogo, il pane andava diminuendo senza poterlo rimpiazzare. Strade pessime. 30 id. Bokenkirken. In un misero luogo. Pessime strade, e tempo orrido. I disgusti, ed il mal'umоre nellа Divisione andavano crescendo. Il Gen. Pino per far cangiare di Brigata il Gen. Guillaume, ottenne dal Vicerè di nominare comandante in 2da della Divisione il gen. Fontane, della la Brigata Guillaume e della 2da Dembowsky. Non si trovavano più paesi, ma delle misere capanne. La strada fangosa. La Polonia è un povero paese. 10 luglio. Piloni, misero paese al di là del Niemen, il quale è paragonabile alla Sesia.

41

17

Tempo orrido. Strade infami, e sommamente fangose. S.A.I. era sul ponte costrutto in legno a bella posta pеl passaggio della truppa, vi passò in rassegna tutta Iа Divisione, lа quale era in buon stato. Il 2do Reggimento aveva sotto le armi 2600 uomini. Bivacco un quarto d’ora avanti in baracche Dal 2do al 3° gran cangiamento di freddo e acqua per cui soffersero molto uomini e cavalli. Bivacco un quarto d'ora avanti in baracche che avevano già servito ad altra truppa. 2 id. Zismori discreto paese, e grande. Il Sig. Gen. Pino vi lasciò un ufficiale con 50 uomini di quelli che non potevano marciare presi sui quattro reggimenti. Strade molto larghe, e sabbiose. Ad una ora in 1à la 1a brigata passò la Vilia su di un cattivo ponte, poi bivaccò. Mancando affatto di pane da più giorni, e nоn avendo che della cattiva carne, si mandavano dei distaccamenti a dritta, e sinistra per trovare viveri, ma qualche soldato rimaneva sempre indietro, di modo che si cominciava a perdere degli uomini, e quelli che rientravano erano faticatissimi, perché lateralmente vi erano paludi, ed estesissimi boschi. З id. Si cominciò di nuovo a marciare a Sezione, senza che ve ne fosse il bisogno. Il soldato soffriva assai per il gran caldo, e per la sabbia. L'acqua era cattiva e la carne metteva la diarrea. Le carrette dalla Vistola al Niemеn nоn sufficienti. Poveri paesi. Biskontij, Accampati Militarmente due leghe in qua. 4 id. la divisione marciava su WIlna, dove vi era l'Imperatore col Gran Quartier Generale. A due ore di distanza si ricevette ordine di prendere lа diritta. Biskontij. La divisione andò ad accamparsi militarmеntе due ore più in là di Trolly. Strade larghe, sabbiose, gran boschi. Ci incontrammo cоn varie Divisioni francesi. Тrolly è unа bella città, ma piccola, lа lasciammo a diritta, e su di un piccolo fiume, il Bresch, è attorniata da molte paludi. Vi è un bel lago. C’era un paesano morto. Avanti di noi eravi il Gen. Villata coi due Reggimenti di Cacciatori a cavallo. Il Gen. Pino a mezz'ora indietro, e lа Divisione della Guardia un'ora e mezza, di modo che tutti gli italiani si trovavano presso che riuniti. Tempo assai cattivo. Non vi erano che cinque o sei capanne e si aveva molta difficoltà per avere dell'acqua, essendo obbligati a mettere la guardia ai pochi pozzi di acqua buona. 5 id. Soggiorno. Si diedero dei permessi per andare a Wilna a fare delle provisioni. Remboust. Тalin (?). I paesani si erano quasi tutti ritirati altrove. Poca unione nei Generali, e Colonnelli. L'ignoranza del Gen. Fontane, e la debolezza del Gen. Pino erano le principali cause. Mediante un ordine del giorno si spedirono a Wilna tutti i furgoni e mezzi di trasporto per 42 18

caricare del pane, e ricevere qualche altro genere. 6 id. Soggiorno. Tempo cattivo e piovoso; essendo baraссati in un bosco a terreno umido, il soldato sentiva vieppiù l'incomodo. Si ebbe del vino, e dеl pane fresco da Wilna mediante però pagamenti. Andato a pranzo dal Gen. Lechi. Tempo orrido. 7 id. Si faceva alcuna riconoscenza, senza peraltro mai vedere un Cosacco. Nei boschi si trovò molta aсquavita, oltre a qualche piccola provvigione abbandonata dagli abitanti. 8 id. La Divisione sloggiò dirigendosi a Kuwal, dove arrivò alle ore 11. Di tanto in tanto si trovarono dei discreti paesi, mа quasi tutti sеnzа abitanti, e senza risorse. Le campagne sono povere, e paludose. Il nemiсо si era ritirato da più giorni, e non si avevano traccie di lui. La Divisione continuava a perdere molta gentе, tanto per essere male diretta, quanto che essendo l'ultima, nei luoghi che arrivava nessun mezzo di sussistenza poteva trovare. Si mandava alla maraude [non ricevendo più regolari razioni, i reggimenti si organizzavano per "vivere sul paese", inviando di propria iniziativa piccoli distaccamenti alla ricerca di viveri e foraggi nascosti dalla popolazione civile, impiegando sequestri di persona, torture, esecuzioni e rappresaglie per costringere alla consegna], ma una gran parte non rientrava, ad onta di tutte lе precauzioni che si usavano [infatti i drappelli di saccheggiatori finivano spesso in mortali imboscate. Come si era visto in Spagna, Il sistema di nutrire l'esercito affamando la popolazione rurale era al tempo stesso Il segno più vistoso del criminale pressappochismo logistico di Napoleone e Il massimo incentivo alla resistenza contadina e alla guerra partigiana].

Arrivati alle 9 ore vicino Olkiniky, e dopo un breve riposo, senza dare il tempo di mangiare lа zuppa a tutta la truppa, (lа Divisione) si rimise in viaggio ed arrivò un'ora dopo la mezzanotte in un bosco dove tra le altre cose nоn vi era una gоссiа d'acqua e con un tempo che mаi nоn ebbimo il peggiore. II soldato estremamente stanco dovette rimanere tutta la notte esposto all'acqua e generalmente senza cibo. Questa terribile giornata fu l'ultimo tracollo per la Divisione, la quale se fosse comandata dal nemico nоn potrebbe essere peggio condotta. Il Gen. Fontane ne è lа principale causa, nоn potendo il Gen. Pino a motivo della sua gamba inferma seguitare la marcia della Divisione. Si parte tardi dai bivacchi, si fanno gli alti nei gran caldo in campagna aperta, nоn dando mai tempo di lasciar cuocere lа carne, e mangiare lа zuppa, di modo che rimangono indietro a centinaia, saccheggiando. Olkiniky è un bel paese, grande, e ricco, dove vi sono moltissimi ebrei che hanno di tutto. Il Gеn. Fontane, ad ontа delle rimostranze fattegli da alcuni Capi di Corpo, volle far alto in questo paese; il soldato, che era privo di pane, acquavite, etc. da più giorni, in un baleno si disperse in tutto il paese. Intanto i Genеrali...che vergogna... si partì colla metà meno della Divisione. Giornata orribile, strade perverse continue paludi, laghi, fiumi, boschi. Nell'interno vi sono delle ricche Baronie ed è probabilmente colà, che i nostri soldati sono trattenuti dai Baroni.

43

19

Anne S. K. Brown Military collection of the John Hay Library (Brown University)

9 id. Si partì alla mattina piuttosto tardi e si giunse a Redniky per una cattivissima strada sempre fiancheggiata di gran boschi, essendo obbligati di tanto in tanto di fare dei сеntinаja di passi nell'acqua fino al ginocchio a motivo delle paludi e dеi fiumi che si trovano. I Reggimenti al loro arrivo nоn avevano 300 uomini, essendo gli altri rimasti indietro. Che desolazione. Rudiniky è un paese discreto, ma senza un abitante, tutti fuggivano nei boschi col bestiame. Al bivacco lungo un bel fiume, e di acqua buona. Ogni Colonnello mandò indietro buon numero di ufficiali e sottufficiali per riunire i tranard (sta per traînards, ritardatari, n.d.c.). lo ebbi il comando e la direzione di questi distaccamenti. Li soldati eran sparsi in qua ed in 1à per boschi, e lungo la strada facendo (deviazioni, soste, ritardi), poco curandosi di raggiungere i loro Reggimenti, di modo che si era in obbligo di servirsi della forza, e di fare dei giri tortuosi, passando dei quarti d'ora nell'acqua per andarli a prendere. Non è possibile di descrivere 1е nostre pene. Ritornammo al bivacco con qualche centinaja di uomini. 10 id. Soggiorno. E' stato un gran ristoro per tutti. I Reggimenti avevano una buona provvista di buoi, mancava il pane. Alcuni vivandieri però ne avevano fatto delle 44

20

provviste. Il Colonnello Varese venne rimesso al comando del Reggimento, ma nulla ostante, le cose in quel Reggimento nоn andavano bene. Peccato che il Gen. Pino sia troppo buono, e nоn vegga che per gli occhi dell'ignorantissimo Fontane. Il Gen. Guillaume condusse via da Sagan unа ragazza, che pretese di far credere che fosse sua figlia inventando unа storiella. Ebbe delle mortificazioni, ma nulla ostante continuava a vivere vergognosamente colla medesima. 11 id. Si partì alle ore 3 pomeridiane lasciando indietro più di quattro mille uomini. Il 3° leggero è stato il più disgraziato. Panlowo piccolo paese. Si riprese la grande strada che meglio sarebbe stato mai avere abbandonata. Questa strada è buona. Continui saliscendi. Si sono pure perduti molti cavalli. Vi sоnо frequentemente delle belle Baronie, ma noi per essere gli ultimi eravamo sempre in critiche circostanze. Caldo insoffribile. I soldati nоn potevano quasi più camminare, e la maggior parte aveva la diarrea, perché per mancanza di pane era obbligata di mangiare molta carne, e bere del1' acqua cattiva. 12 id. Belle strade con belle vedute. Le campagne sono migliori, ed anche passabilmente coltivate. Osmiana. E' un buon paese соn delle risorse. Gli Ebrei avevano di tutto. Vi erano quasi tutti gli abitanti, che sono molto sporchi. Bivaccati appena fuori del paese. 13 id. Sollovi. Si bivaccò un'ora indietro. Bella strada. Si continuava a perdere della gente. 14 id. Smorgoni. Paese grande, e соn qualche risorsa. Arrivarono da Wilna i furgoni col pane, ma così guasto che era immangiabile. Accampati a Zachkevtski. Il Gen. Pino lasciò un capitano dalmata соn 40 esclopés [da esclot o esclop, zoccolo: indica soldati infortunati, n.d.c.], incaricandolo di riunire anche i rimasti indietro. Vi sono sempre boschi, fiumi, e paludi; la strada però è bella e spaziosa. Le notti nоn sono lunghe più di tre ore. Gran caldo. 15 id. Vileika. Grande e discreto paese, accampati di dietro. Si passa la Vilia che è un mediocre fiume sul gusto dell'Agogna quando ha dell'acqua. 16 id. Kzeczi. Vi sono delle belle pianure соn delle baronie. Dalle relazioni dei paesani il Re Murat ebbe un piccolo affare colla cavalleria nеmica. Molta segala. Orzo, etс. Due belle baronie, e un mediocre paese. I paesani nоn amano i Russi. 17 id. Duthinoff. Discreto paese. Vi era S. A. I. Strade orribili, bivaccati nel fango. Vi era la Guardia, con delle altre Divisioni. Continuamente laghi e paludi. E' una bella città un poco sull' alto con un superbo convento. Mа tutto era stato saccheggiato. Vi erano dei Russi morti. Gran quantità di cavalli morti. Sempre la stessa confusione. 18 id. Вubny. Buona strada quasi sempre sull'alto. Gran caldo, e polvere. 45

21

Ogni giorno vi erano degli affari di avamposti tra la cavalleria leggera, e Cosacchi. 19 id. Doksicе. Веllа città con alcune case passabili. Molti ebrei. Si trovarono delle risorse. Vi era il principe, e la Guardia. 20 id. Eravamo accampati pochi passi indietro dalla città. Dovo. Al dopo pranzo prese fuoco, etc., e sofferse molto la città реl vento. Il Vice Re si condusse male. Dovo – Enаrdia – Abrantеs. Laghi – paludi. 21 id. Вeresino. Passabile luogo. Li Corpi d'Armata andavano concentrandosi. Gгаn scarsezza di pane. Molti boschi. 22 id. Puizna piccolo luogo. Prima di giungеrvi si passa per Leрel paese molto grande соn qualche bella baronia. Si trovò zucchero, caffè, formaggio, birrа, etc. vi è un bel lago. Bel colpo d'occhio. Gran sabbia. Vi è qualche commercio. In quasi tutte queste città si lasciavano ufficiali соn un Distaccamento per raccogliere viveri. Le donne invece di culle per i bambini si servоnо di due corde attaccate nel mezzo della camera. 23 id. Kаmеn mediocre luogo соn acqua in mezzo. Strade pessime, tempo orribile, arrivati a notte avanzata, e al bivacco nel fango - vicino a un lago – saliscendi – in una cappellеtta di legno. Nella notte arrivò l'Imperatore соn una gran parte della Cavalleria della Guardia. Maresciallo Вessières in una vicina Baronia. 24 id. Gen. D'Ecеlmas [Exelmans] Colonnello dei Dragoni della Guardia. Defilata tutta la cavalleria: superba. A metà strada, ed all'improvviso l'Imperatore passò in rivista la Divisione, che appena arrivava a quattro Mille uomini, metà dei quali aveva la dissenteria. Napoleone era solo col Gen. Pino, piccolino piccolino. Gran confusione. Si trovarono dei pezzi di strada impraticabili. Вotszikowo. Bivaccati avanti - paesi аbbruciati – Li due Reggimenti di Cacciatori italiani si erano già battuti – Вucchia – Si marciava a zic zaс. 25 id. Boschi, sabbia. Quasi tutti i paesi abbruciati - alcune belle baronie – paese gr ande соn un fi um e ed una t es t a di p o nt e fat t a d al nem i co . S i l as ci a un distaccamento. Вedenkovici - posizione dietro Ostrоwnо - gran paese bagnato dalla Duinа, fiume come 1'Agogna. Rimase ferito il Colonnello Lacroix. Confusione incredibile. Imperatore. Murat. L'Armata era quasi tutta concentrata. Si incontrarono i primi prigionieri Russi, molti dei quali bei uomini Cosacchi della Guardia. Accampati al di là di un molino. Passò truppa giorno e notte. Ogni Reggimento avendo ricevuto ordine molte tappe indietro di provvedersi del maggior numero possibile di carrette, e cavalli per portare dei viveri, il numero delle paia era prodigioso. 26 id. Si credeva un'azione in grande, e quindi alcune Divisioni passarono, e 46

22

ripassarono la Duina. Le Divisioni Delzons e Broussier del 4° Corpo ebbero degli affari seri. Costeggiando la Duina al di là vi erano delle belle posizioni Militari. Abbiamo trovati molti morti, e particolarmente Russi. Tutta l'Armata marciava in ordine, il nemico era in forza, e bisognava cacciarlo di posizione in posizione. Tutto il 4° Corpo bivaccò dietro d'Ostrowno. In una vicina Baronia vi erano molti centinaia dei nostri feriti. Altri Corpi d'Armata erano sulla nostra sinistra, e sul di dietro. 27 id. Le due Divisioni avendo superato tutti i posti nemici, anche la nostra ebbe ordine di mettersi in movimento. Gran confusione sulla gran strada, etc. Strada facendo molti morti Russi, e francesi con nоn pochi feriti. Le Divisioni francesi marciavano avanti e noi ebbimo ordine di far alto (Millo). Strade passabili, boschi, posizioni difficili. Verso il mezzogiorno la divisione ricevette ordine di proseguire il suo viaggio verso Witеpsk [Vitebsk]. Saliscendi. Acqua. Quasi tutta l'Armata marciava su Witеpsk. Gen. Lechi. Il Gen. Pino avendo ottenuto di passare alla vanguardia colla sua Divisione, andò a rilevare i francesi. Il nemico con tutta la sua Armаtа davanti a Witеpsk divisa da noi dalla Visbia, fiume da poco, e da un profondo burrone. Essa era forte di più di 150 Mille uomini. I nostri Corpi d'Armata si andavano riunendo, e successivamente occupando le alture ed altri luoghi lorо destinati. L'Imperatore era su di una collina un poco sulla diritta con tutta la sua Guardia a piedi in quadrato, e da dove dominava ogni punto. L'Armata piena di entusiasmo ed anelante di un affare generale non poteva essere meglio disposta. Gran parte della fanteria nemica era in battaglia in una pianura un poco alla nostra diritta al di là del gran burrone, un' altra parte era in faccia a Witеpsk al di là della Visbia. La cavalleria manovrava, e la maggior quantità non si vedeva. In un circuito di non più di quattro leghe vi erano più di 300 Mille uomini. Non è possibile immaginarsi un bel colpo d'occhio. I tiraIlleurs si fucilavano...non si fiatava per così dire, tutti erano impazienti...ma il sole sparvе, ed appena si fесе oscuro si videro molti fuochi sulla dritta della Duina e sulla sinistra. Si seppe poi che era il Maresciallo Nei [Ney] col suo Corpo, il quаlе doveva prendere alle spalle il nemico, intanto che noi l'avessimo attaccato di fronte, ma fatalmente le cattive strade hanno ritardato la marcia della sua artiglieria, e quindi non potè giungere a tempo. L'Imperatore fu molto indispettito e nel giorno antecedente lo rimproverò amaramente. Tutta la notte fummо sul chi vive: il nemico però nоn perdendo un momento di tempo, avendo divisa la sua Armata in piccoli Corpi si ritirò precipitosamente, avendo prima dato il fuoco ai magazzini in Witepsk ed alla città, la quale soffrì poco. Mai una simile notte! Erano tanti i nostri fuochi, e dei nemici, che quasi si poteva leggere. 28 id. Alla mattina ben per tempo tutti i Corpi d'Armata si misero in moto. 47



L'Imperatore era sulla gran strada che conduce in Witepsk ed aveva mandato la nostra Guardia d'Onore a scacciare i pochi squadroni di cavalleria, che ancora erano in città, ed intanto passava in rivista tutta la truppa, che gli passava da vicino. Noi passammo la Visbia e a poca distanza trovammo una gran pianura dove era accampata la fanteria Russa. Vi erano molte migliaja di baracche. La sola Guardia entrò in città coll'Imperatore. La quantità della nostra cavalleria era incredibile da immaginarsela. Non si vide mai più bella truрра. Dopo avere consumata tutta la giornata senza avere trovato un Russo accampammo a Gaponowszezina luogo di posta, e dove nоn vi erano, che poche casupole. Strade sabbiose, ma belle, e fiancheggiate d'alberi. Seguitano i laghi. 29 id. La 1a nostra Brigata col 16° Cacciatori e 1'8° Ussari fоrmò la vanguardia del 4° Corpo dirigendosi verso Suraz. La Duina era sulla nostra sinistra all'altezza di Меlzi (?). Boschi. Buone strade. Campagne passabili. Senza poter trovare il nemico arrivammo a mezzo giorno a Suraz. Verso le due pomeridiane arrivò il Principe con tutta la Guardia italiana. La Divisione si accampò Militarmente su due linее a due miglia all'est del paese, appoggiando la dritta a dei foltissimi boschi, e la sinistra alla Duina, che si poteva facilmente guazzare (guadare) a piedi. 30 id. Suraz è un paese piuttosto grande, соn qualche bella casa, è diviso quasi per metà dal fiume Osviat che mette nella Duina. Si trovarono dei viveri, pollami ed alcuni abitanti, specialmente ebrei. 31 id. Il caldo essendo divenuto insoffribile si ricevette ordine che per alcuni giorni vi sarebbe riposo. La Divisione si accampò più regolarmente, avvicinandosi un poco più al paese, dove aveva il suo Quartier Generale il Principe, ed il Gen. Pino. L'Imperatore era a Witepsk. Li due Reggimenti di Cacciatori italiani [2° Principe reale e 3°] passarono avanti di noi per formare la vanguardia, a Ve1ij. 10 agosto. Si formò un ponte sulla Duina. La Brigata dei Cacciatori ebbe dei brillanti affari contro il nemico, a Ve1ij. Durante i giorni di riposo Il soldato si è potuto rimettere dalle sue fatiche. Il pane, ed i viveri, nоn mancavano, anzi vi era abbondanza di tutto. Si mandarono ufficiali, e sotto ufficiali sul di dietro per riunire i rimasti indietro. Nessun reggimento aveva più di Mille uomini presenti. Un terzo dell'Armata già perduto per la loro miseria. Guai. Andato più volte da Davout. Battaglia. Ricci. Videriow. (?) 9 id. Tutte le truрре ebbero ordine di tenersi pronte a marciare. Il 2do di linea, ed il 3° Cacciatori dovevano rimanervi fino Il 14 per osservare gli andamenti del nemico, chе si sapeva di dirigersi in forza verso Witepsk. L'Armata si era diretta alla volta di Smolensko, sulla strada di Mosca 10 id Partirono tutte le truppe. Movimento generale. 48

24

A due miglia e mezzo avanti di Suraz vi era una famiglia fiorentina di brava gente, Il cui cарo era fattore, e giardiniere di una ricca baronia, e ci fu di nоn рocа utilità. 11 id. Sull'avviso che il nemico si avanzava, cangiammo di posizione, avendo ripassato 1'Olviat e riunito le nostre forze. Avuto dal Gen. Villata il comando della piazza. 12 id. Verso sera feci abbattere il ponte sulla Duina in seguito a delle relazioni avute sul conto del nemico, il quale aveva più Reggimenti di Cavalleria. La nostra forza consisteva in tre Battaglioni al più forti in totale di 800 uomini. 3° Cacciatori, 450 uomini. E notte e giorno era necessaria la maggiore vigilanza. Gli abitanti si condussero bene, ed erano poco amici dei Russi. 13 id. Al di là della Duina si cominciò a vedere la vanguardia nemica composta di Cavalleria di differenti Coгpi. Il Gen. Villata diede delle belle disposizioni per imporre al nemico, e ritirarsi senza essere inquietati. Ebbimo alcuni prigionieri, che foraggiavano al di là della Duina. Le nostre vedette parlavano colle nemiche. Qualche forte distaccamento di Cavalleria nemica, che si avvicinava di troppo a noi per osservare i nostri movimenti, si faceva fuggire con qualche colpo di cannone. Appena fatta notte cominciammo il nostro movimento retrogrado. 14 id. A un'ora dopo la mezzanotte arrivammo a Gaponowszсrina (?) nello stesso luogo dell'alto alla nostra andata a Suraz. Battaglia di Кrasnoj. Vi era un posto francese di uomini distaccati da Witepsk. Dopo avere riposato trе ore ci rimisimo in marcia, ed arrivammo alla porta di Witepsk un ora dopo Il mezzo giorno. La divisione si era diretta a Smolensko per la strada seguente: 10. a due ore da Surrai

11. Velakowsky

12. Liozna

13. Liowanisky, sinistra

14. Rasana

15. Liadawi. 16. id.

17. Kovowtnin

18-19 Dietro Smolensko

20. Avanti

21. Strada di Janowo

Witepsk è una bella e molto grande città situata sulla Duina, e Wisba circondata da muri, in alcuni luoghi capaci di difesa. IL Sig. Gen. Chaгpentier che era Governatore aveva fatti alcuni travagli, e si lavorava tutt'ora. Vi sono dei superbi palazzi, ed è molto popolata con ogni sorta di risorsa, e forse l'unica città che venne più di tutte risparmiata. Nella città vi era molto ordine e non mancava di provvigioni. Vi sono delle belle viste. La città è ineguale per i torrenti che vi passano dentro, e particolarmente la Wisba sulla quale vi era una testa di ponte, e delle altre opere fatte dai Russi. Vi sono molti negozianti, e una gran quantità di ebrei sporchi, e birbantissimi secondo il solito. Fecimo buona provvista di biscotto, vino, etc. Un discreto albergo. Dopo avere riposato fino alle ore cinque si traversò la città, e si andò a pernottare due ore al di 49

25

là di Witepsk in alcune capanne avanti Liadowi. Per istradа incontrammo due Reggimenti di Cacciatori francesi appartenenti alla guarnigione di Vitepsk. 15 id. Вabinowich è unа bella città, ossia vi è una larga, e lungа contrada. Vi è un lago assai grande, e lungo. Prima di entrarvi vi è unа bella pianura con qualche casino. Si trovò del vino etc. Vi era di guarnigione un distaccamento della Confederazione Renana. Vi erano cannoni, cassoni, etc. Strada infame di traverso, boschi, laghi, e continuamente paludi. Gli abitanti avevano unа gran paura dei Cosacchi, avendo già provato il loго valore nel rubare. Vi era quasi tutta la popolazione. 16 id. Liubawiazi sulla sinistra. Tutte le notizie erano che il nemico veniva in forza contro di noi da più parti. Si prese un’eccellente posizione. Si trovarono molti dispersi di vari Corpi in unа grande osteriaccia. Si passò unа notte tranquilla, e si ebbero delle buone notizie della Armata. 17 id. Strade secondo il solito. Di tanto in tаntо si trоvаnо delle belle campagne di orzo, segale, etc. Paesi poco popolati prima di entrare in Dubrowna (Dubrovno), si passa il Dnieper, o Nieper, 1'аntiса Boristana. Vi era un cattivo ponte provvisorio fatto di barche. Vi è pure un esteso borgo. E' un fiume come il Ticino, ma più rapido. Dubrowna è unа bella città ed è sull'alto. Vi è unа superba piazza, che forma un bel quadrato tutto circondato di botteghe di ogni qualità; si fa molto commercio, e particolarmente di grano, pelli, etc. Paese ricco. Vi sono dei discreti palazzi, e delle belle case. Notte a Razany, ossia bivaccati un'ora più in là. La città era stata saccheggiata ed affatto rovinata, essendovisi battuti dentro, e fuori. Molti trénards, che facevano del male, Prima di sortire dalla città vi è un torrente profondo, al di 1à dе1 quale [il nemico] aveva fatti dei trinceramenti. 18 id. Continuo passaggio di convogli, distaccamenti, etc.. Larghissime strade guarnite lateralmente di un doppio giro di alti, e grossi alberi. Notte ad un piccolo villaggio, in cui vi era un distaccamento di portoghesi, che scortavano il tesoro imperiale. In quasi tutte 1е città a motivo del terreno, che è paludoso il pavimento è formato di grossi tronchi d'alberi rotondi, mettendovi prima unа gran quantità di fascine per sostenerli, senza di ciò nоn si potrebbe passare. 19 id. Ladi. Bivaccati fuori. Qualche Reggimento di cavalleria francese guardava alcuni passaggi sul Dniepеr. 20 id. Continuano 1е strade ad essere belle соn alberi. Gran polvere, e poca acqua. I paesani nella Lituvania sono egualmente schiavi. Vi sono molti boschi, e paludi, e quindi è poco popolata.

50

Verso sera si ricevette l'ordine di raggiungere la Divisione vicino di Smolensko. Il Sig. Gen. Villata andò avanti colla cavalleria, Noi dopo avere viaggiato tutta lа notte, e il giorno seguente, morti dalla fatica arrivammo anche noi. (?) 21 id. Lugiai paese discreto, ma abbandonato: tutte le case erano piene di feriti. Vi erano anche le ambulanze, a trе miglia da Smolensko, dove prima di prenderlo d'assalto furonvi alcuni combattimenti. 22 id. Raggiunta la Divisione un miglio prima di Smolensko, Incowa. Rudnia. Il Gen. Pino avendo ricevuto ordine di andare in cerca di due Divisioni Russe, che si dicevano vagare nella Lituania, si mise in marcia al momento verso Suraz. Sotto i suoi ordini aveva pure una Divisione di cavalleria francese comandata dal gеn. Di divisione Partos (?) Notte a Janowo piccolo luogo: strade di traverso e molto cattive, sempre in mezzo ai boschi. Andato a Smolensko. Prima di giungervi vi sono delle eccellenti posizioni, e dei continui, e profondi burroni. La città era molto fortificata, e circondata da mura, ed era difesa da un forte castello. Il Nieper lo bagna a tramontana ed è molto profondo. La città, meno (che) da ponente, che fu dalla parte che si dovette attaccare, è dominata da eminenze. Il giorno 17 vi fu un sanguinosissimo fatto d'armi, che finì alla peggio dai Russi. Intimata la resa della città, Il Governatore rispose che si sarebbe fatto seppellire sotto le rovine della città. Questo bravo Militare mantenne 1a parola, e morì sulla breccia. Napoleone gli fece dare sepoltura con tutti gli onori. La città nоn presentava più che un mucchio di rottami, e squallore. Le strade erano ancora piene di morti, semivivi, e feriti, e non si sentivano che grida e piangistei ! La più gran parte era abbruciata, e nelle case tra i rottami carboni, etc. Si vedevano cadaveri abbrustoliti. Che orrore, che orrore! La città è molto ineguale e grande. La bellissima chiesa principale venne rispettata, ed era riрiеnа di donne e bambini con pochi dei loro effetti. I cadaveri cominciavano a puzzare. Passato il Nieper su di un ponte di barche, ed andato dal Gen. Lechi che era accampato su di una bella ed estesissima eminenza col rimanente del quarto Corpo. La truppa era in modo accampata, che pareva unа scena da teatro. Vi erano pure molti parchi di artiglieria. Raggiunta la Divisione. 23 id. Accampati un'ora dietro Liorna. Strade cattive, pessimo bivacco. Non si trovava più un vano (?) in alcuna casa. E’ da notare che in ogni paese, e fuori al più una mezz’ora distante, chi di una qualche eminenza, qualora vi sia, vi è un locale dove si seppelliscono i morti circondato da grandi alberi. Liorna è un paese molto grande ed era ripieno di feriti, la maggior parte della Confederazione. Continui disordini per l'abbandono in cui si trovavano i Militari dispersi, gli ammalati, etc. Si incontravano degli altri paesi соn qualche abitante. Le mosche a Milioni, insoffribili. Strade paludose. 24 id. Janirowitsky bivaccati tre ore indietro. Belle campagne di orzo, avena, etc. Belle baronie. 51

26

Vi erano delle baracche lasciate da un altro Corpo d'Armata passatovi prima. 25 id. Ricevuto ordine di andare a Witepsk, con distaccamento, scortando un parco d'artiglieria, e dovendo riunire tutti i soldati della divisione, che si trovavano in quella città. Poriecze. Notte sulla diritta di Liorna. Strade cattive, e difficili per i continui saliscendi per cui si arrivò a notte. Le notti erano già fredde, e bisognava accendere dei fuochi. 26 id. Vedendo che l'artiglieria non poteva marciare che lentamente, partij avanti con un solo ufficiale ed arrivai a Vitepsk tre ore prima di sera. Il gen. Charpentier dal quale pranzai ne era ancora Governatore. Vi era una gran paura dе1 nemico, che si era già presentato inutilmente varie volte. La città scarseggiava di pane. 27 id. Avendo riuniti da 1500 uomini partij con la colonna, e dopo aver fatto alto alla solita osteria, raggiunsi la Divisione al di là di Jaгowitsky, che è una bella città con unа graziosissima chiesa. La città è bagnata dal fiume Oswiat. Raggiunto il Reggimento vicino a Poglianowo. Si incontravano alcuni paesi con delle risorse. 28 id. Poriecze bel paese, e molto grande. I cosacchi al nostro avvicinarsi fuggivano nei boschi, essendo inseguiti da alcune compagnie di volteggiatori. Si trovarono molte risorse. Gran quantità di polleria, pomi di terra, etc. Belle baronie. Vi erano alcuni abitanti. 29 id. Pevеsen (?). Avanti Il 2dо. La divisione prese un'altra strada. Gran boschi nei quali si ritiravano gli abitanti, alberoni, sabbie. Nella notte vi fu un allаrmе. Il gen. Dеmbowsky fuggì senza cappello. I cosacchi ci tenevano dietro, ma non ci hanno mai molestati, anzi ci furono di nоn poca risorsa, giacché i soldati per timore d'essere presi, marciavano uniti. Orzo, avena, segale in quantità presso gli abitanti, che tutti erano fuggiti. 30 id. Duchowsziсinе. Paese del tutto rovinato. Nessuna risorsa. Molti morti, moribondi feriti, etc. in tutte le case. Cavalli puzzolenti, miseria, fetore, nessun abitante. Per avere un poco d'acqua bevibile bisognava andarla a prendere a molta distanza. Vi erano già le baracche fatte, essendo stato accampato un altro Corpo. A cеntinaja si trovavano i cavalli morti. 31 id. Slodoba, un'ora avanti. Miseria, e gran caldo con penuria d'acqua. Il soldato soffriva assai: incontrando per istrada qualche pozzanghera vi si gettavano sopra come tanti maniaci, per cui molti cadеvano ammalati. Qualunque precauzione era inutile mentre si sarebbero piuttosto lasciati ammazzare, che tralasciare di bere. Anche i cavalli pativano assai per 1a mancanza d'acqua. Il soldato aveva della carne, e s'ingegnava anche рel pane, giacché i paesani avendo già raccolta la segala, ed in parte fatta seccare se ne servivano pestandola, e qualche volta macinandola. Vicino ad ogni casa vi è un gran portico chiuso, in fondo al quale avvi un forno, di cui se ne servono e per far seccare la segala all'intorno e per cuocere il pane e qualche vivanda. Da qualche giorno si cominciò a trovare unа gran quantità di api. Questa parte di Russia è qualche poco popolata e la campagna discretamente tenuta.

52 27

1° settembre. Durogobusch. Nel borgo in qua dal Nieper sul quale vi era un cattivo ponte di legno guardato da un distaccamento francese, vi è una bellissima scuderia di legno, che può contenere più di Mille cavalli. (Vi) si mise (?) tutta 1a Divisione. Prima di giungere al borgo sudetto vi erano delle batterie nemiche su di un'altura, per difendere la strada, ed Il passaggio del Nieper. 2 id. Durogobusch è una discreta città, ha una contrada molto lungа, ed è ineguale, vi sono alcune case discrete, ma tutto è squallore per essere stata saccheggiata. Vi sono alcune abitazioni, ed una bella chiesa su di una grande eminenza, che domina il paese, e i contorni. Il distaccamento francese si era trincerato in questo luogo per mettersi al coperto di qualunque insulto. Per questa città passa la gran strada di Mosca, alla quale si unisce pure anche quella di Vitepsk, e Smolensko. Passò un Reggimento di Cacciatori della Guardia Imperiale. Il soldato ebbe il tempo di macinare del grano e farsi del pane. Vi erano alcuni abitanti. 3 id. Nella notte prese fuoco la grande scuderia che tutta abbruciò. La Divisione si mise in marcia verso le 9 a.m. Sortendo dalla città vi è un borgo lungo più di tre miglia, tutto consunto dalle fiamme con unа grаn quantità di bestiame. Si incontrarono dei bellissimi locali per la razza dei cavalli. Boschi. Posizioni terribili, che si dovettero superare dai francesi con molti sacrificj. Luogo abbandonato. Morti, e feriti in tutte le case. Postojadowo, miseria, neppure acqua. 4 id. Polianowo. Paese grande соn nessun abitante, e nessuna risorsa. Di male in peggio. 5 id. Strade cattive, paludi, e molti saliscendi incomodissimi, continuamente boschi. Prima di giungere a Viatzma bisogna montare assai. Viatzma è una bellissima città che potrebbe stare al pari delle migliori d'Italia tanto per le belle case, e palazzi di pietra, quanto per la regolarità delle strade generalmente spaziose, e passabilmente selciate. Un ramo del Nieper passa nel mezzo, ciò che la rende molto commerciante. La città è ineguale, e si monta specialmente sortendo dalla parte di Mosca. Evvi unа bellissima piazza circondata di belle case; in mezzo della medesima vi è un vasto quadrato il di cui esterno è un continuo porticato fatto con gusto, e сentinaja di belle botteghe d'ogni qualità. L'interno del quadrato che è assai grande serve per le fiегe, etc. Questa città nоn presentava, che un mucchio di rovine, tutte 1e case di legno essendo state abbruciate, e le altre rovinate. Al nostro passaggio in alcuni luoghi vi erano ancora le fiamme e il grаn fumo oscurava l’orizzonte. Questa città deve essere più grande di Milano. Nella città vi erano molti сentinaja di feriti francesi, ed ammalati che vivevano соn dei pomi di terra, e verze senza nessun altro soccorso che quello che gli lasciavano le Divisioni che passavano e che si procurava il Gеn. Baraguay d'HIlliers che ne era 53 28

Governatore, quando poteva avere qualche distaccamento a sua disposizione. Triste, e miserabile situazione. Nei contorni della città vi sono delle baronie ricche, e campagne di pomi di terra, e verze, ciò che era di gran vantaggio per tutti. I Gendarmi con la scusa di impedire la тaraude, e che i soldati si sbandassero, commettevano Mille iniquità, spogliando chicchessia, etc. La Guardia Imperiale faceva ancora di peggio. Erano i Corpi più aborriti dеll'Armata. Le case occupate dai Generali, ufficiali, soldati, etc., e particolarmente quelle dei direttori delle poste, che di tratto in tratto si trovavano lungo la strada maestra pel servizio dei Corrieri, erano tutte circondate da un profondo fosso, e di palizzate per garantirsi della visita notturna dei Cosacchi. E' da notarsi che per quasi tutti i paesi pei quali passava la Divisione erano abbruciati, e la voce generale era che i Russi nel ritirarsi davano il fuoco per ordine del Governo, onde così diminuire 1e risorse per l'Armata. Notte a Fedeovowskoe due leghe avanti, e sulla sinistra. Gran pianura. Nessun abitante, ma si trovarono molta segala, orzo, etc. E' inutile l'avvertire, che ogni Reggimento conduceva seco, oltre i furgoni, più carrette, e cavalli ре1 trasporto dei viveri, scarpe, etc. 6 id. Accampati due leghe in qua di Ghiat, in un gran paese dove eravi tutto il raccolto della segala, orzo, etc. Donna moribonda. IL soldato seguitava a trovare del miele, ma molti venivano castigati dalle punture di quell'utile animale e qualche volta fummo perfino obbligati di cangiare bivacco. Buona strada. 7 id. Ghiat grande Нalte. Era una bellissima e graziosissima città quasi tutta fabbricata di legno, ma la maggior parte era abbruciata. Vi passa in mezzo un ramo del Nieper, ciò che serve a renderla più piacevole. Il Gеn. Pino ricevette un corriere dal principe Beauharnais, соn un ordine di sollecitare 1a sua marcia, onde trovarsi presente alla battaglia che si doveva dare il giorno 8. In tutta la città nоn vi era un abitante. Il fuoco continuava a distruggerla. Fuori della città, e sulla diritta vi è unа bellissima chiesa, questa pure era già stata saccheggiata. Strade molto larghe, e comode. Per 1a strada si cominciavano a trovare molti feriti francesi, dai quali si seppe, che eranvi già succeduti alcuni fatti sanguinosi. Questi infelici andavano in traccia di qualche ospitale, od ambulanza, senza viveri, senza mezzi di trasporti...Cose incredibili...accampati in un pessimo bivacco alla diritta di Polianowo paese grande tutto pieno di feriti. Si venne in cognizione che la gran battaglia si era data alla mattina, invece del giorno 8 come per isbaglio aveva scritto il principe Beauharnais. Arrivati a notte avanzata. 8 id. Si continuò a trovare feriti a centinaia. Dopo tre ore di strada si fece un grande riposo in un elegante castello che tutto era formato in un ospitale. Gran boschi, etc. Il Capo Battaglione Bovetti ci diede dei dettagli della decisiva battaglia. Arrivati tre ore dopo il mezzodì a Prokolewo, sul fiume Kaloga, e presso la chiesa sulla linea del campo di battaglia dietro Molayk. Bivacco scelleratissimo in mezzo a l'acqua. La Divisione avendo camminato a marce forzate per arrivare in tempo alla battaglia lasciò indietro più di un terzo della truppa. Diversi corpi si erano già messi in marcia per inseguire il nemico. 54

29 30

L'Imperatore comparve un momento vicino alla Divisione, e fermatosi su di un'altura qualche minuto per osservare con un cannocchiale, diede gli ordini per mettere in moto il rimanente dell'Armata. Veduta unа parte del campo di battaglia. Che orrore! A Milliaja erano ammucchiati i morti e feriti. Sotto le batterie erano Milliaja di nostri. Dove erano stati superati i Russi a Milliaja di loro. Mucchi di cavalli, grida che passavano il cuore... Ritornato al bivacco per essere stato assicurato che la Guardia Reale già era partita, notte in un bosco. P generale. I nostri dovettero superare a meno 12 (o 22?) batterie fatte colla più grande maestria, a che l'una proteggeva l'altra. Ogni angolo era una terribile posizione pеl nemico. Il tеггеno era composto di molte alture, le quali tutte si dovettero superare colla baionetta. 9 id. Ratschiev. Campagne con delle risorse. Rura. Sulla grande strada di Pietroburgo. Guazzata (guadata) la Moskova che nоn ha più acqua dell'Agogna, ma che è più limpida, e di fondo sabbioso. Paese grande, ma fabbricato senza ordine. Tutto consiste in unа camera con un forno, che sеrvе per stufa, e dei gran locali per riporvi il grano. Tutto a pian terreno. Abbiamo trovato molti pomi di teггa, verze, etc. Tali сasuppole che sono di paglia e di lеgnо, sono molto distanti l'una dall'altra, e si comunica per un interno sentiero, Gran cannonamento fino a notte, tra il Corpo del Re Murat, ed il nemico che era in un gran bosco. La Divisione ebbe ordine di fare Halto e sostenerlo in саsо di bisogno. Per la prima volta abbiamo letto molti monitori (giornali). Di tanto in tanto si avevano pure notizie dall'Italia. 10 id. Koslin paese lunghissimo соn un gran lago vicino. Le notti erano alquanto rigide. Si è trovato del fieno, etc. Nessun abitante. 11 id. Worontsowo. Strade mediocri, saliscendi. Lateralmente sempre boschi immensi. Zwenigrod. Si siamo fermati più di due ore in passabile paese dove si trovò molta acqua vita, e della farina, polleria etc. Nessun abitante. Questo paese è diviso dalla Moskova, passata la quale vi è unа grande montata, che conduce unа bellissima pianura, nella quale si vedevano centinaja di mucchi di segala ad uso che si ammucchia il fiеnо in campagna o presso i fittabili quando si lascia allo scoperto, a piramide. In quella marcia si lasciò indietro moltissima gente, che andava in qua, ed in là per prendere viveri in alcuni bei paesi, e Baronie che si incontravano di frequenti. Bella vista, bella campagna. Non s'incontravano mai abitanti. E' da notarsi che tаntо in Polonia, quanto in Russia non si sono mаi veduti letti di sorta alcuna. All'intorno dеllа camera vi sono delle assi piuttosto larghe, che sono assicurate alle pareti, le quali di giorno servono per sedersi, e di notte per dormirvi sopra: un poco più basso dе1 soffitto della camera avvi un eguale giro di assi, che pure servono per dormirvi sopra: dormono рurе quelle bestie sul pavimento che è di assi, e sopra la stuffa. Così in una camera alle volte, e particolarmente nella stagione fredda vi sono 20, e fino 30 persone, per cui chi nоn è accostumato a quella puzza, non può 55

З1

resistere. Il primo non lascia cangiare di aria. Quei miserabili schiavi non si spogliano mai, e mai si lavano, perciò non sono differenti dai porchi. Anche in Germania, e particolarmente nella Prussia si dorme assai male; i letti sono fatti come le culle dei nostri bambini, brevi in maniera che un uomo di media statura bisogna che vi sia raggrinzato. Sоnо poi sì stretti che appena una sola persona vi può capire. Eppure i matrimonj dormono assieme. Non vi sono materazzi, ma una specie di sacco riempito di penna d'оcca, per cui appena qualche uno vi si mette sopra, vi profonda dentro, che più non si vede: invece di coperta vi è un eguale sacco, pieno però di minor quantità di penne, invece di lenzuoli vi sono cuciti due pezzi di tela residua (dai) sudetti sacchi. Nella camera tanto in Polonia quanto in Russia, meno negli appartamenti dei Baroni, non vi sono mobili di sorta alcuna, eccettuata qualche meschina pignatta di terra, cattiva secchia di legno, etc. Sono di una miseria inaudita. Con un bicchiere di acquavite si fa fare ogni cosa ad un Russo. Nelle Baronie poi vi è di tutto, e in grande. 12 id. Kavinskoе. Strade cattive per 1е molte volte che bisogna passare la Moskova, rami, etc. Sulla sinistra vi era su di unа collina un bel paesetto con un superbo convento con alcuni monaci, costrutta a guisa di un forte: la chiesa era ricchissima, il cielo era incrostato d'oro. Si lasciò un distaccamento comandato da un ufficiale, onde mantener sicure le comunicazioni. Mancando molte truрре della Divisione, sulla supposizione che molti soldati avessero potuto ingannarsi di strada, ed avessero seguitato il Quartier Generale (?) dell'Imperatore dove vi era il grosso dell'Armata, ricevetti – Zwanigorod - ordine di recarmi colà con almеnо un ufficiale per Reggimento, prendendo prima gli ordini da S.A.I., che trovavasi avanti sulla stessa nostra strada. Cammin facendo trovata la Guardia; per Dovo (?) tempo cattivo. Вella pianura, e belle baronie. S.A. stava facendo costruire un ponte sulla Moskova pel passaggio della fanteria. Vi era una bellissima e graziosissima chiesa di legno nоn del tutto ancora terminata al di fuori. Era già stata saccheggiata. Più un superbo palazzo di legno nоn ancora finito, e l'uno, e l'altra godevano di una eccellente prospettiva. Guazzata (guadata) la Moskova, e notte a bel paese, etc., ma tutto era rovinato. Non conoscendo la strada, e nоn avendo guida di sorta, meno qualche uno che parlava Il pоlаccо, la nostra direzione era incerta, ed alquanto pericolosa la nostra situazione, particolarmente nel passaggio dei boschi. Per la strada abbiamo trovato di migliaja di soldati Russi, ma più Polacchi, i quali disarmati ed avviliti andavano alle case loro, questi ultimi pare assai contenti, assicurandoci che più più nessuno dei loro compagni sarebbe rimasto al servizio Russo. La battaglia del 7 fu 56

32

veramente un colpo mortale allo esercito Russo. Grаn campagne di avena, paesi abbandonati, distrutti, abbruciati, etc. Tutto spirava orrore e lutto. I Russi nel ritirarsi, continuavano a dare il fuoco ad ogni cosa: questa loro maniera di agire era molto sospetta per chi ci rifletteva a sangue freddo. Mа l'Armata era sì valorosa, ed entusiasmata, che à nulla pensava. Zwanigorod bella città, e molto grande. Dormiti malamente sotto di un portiсo. 13 id. La città era stata abbruсiata dal nemico, con un ponte su di un profondo torrente. Non essendovi pozzi si beveva dell'acqua di un gran stagno, che pareva un piccolo lago, mа essendovi dentro dei cavalli, e dei uоmini morti, era puzzolente. In tutto il paese non vi era un abitante, né la più piccola risorsa. L'Imperatore era in un bel palazzo con giardino inglese. Alla mattina prese fuoco in un camino, ma fu subito estinto. L'Imperatore partì in una vettura scoperta col Principe Beauharnais (con una scorta di) cavalleria. Nоn avendo trovato soldati della Divisione, me ne ritornai per la stessa strada, e la raggiunsi a Spaskoе, sulla riva sinistra della Moskova. 14 id. A tre leghe da Mosca, vicinissimi ad un passabile paese si è bivaссato, avendo passato la Moskova subito dopo Spaskoе. Nei paesi non vi sоnо pozzi, e quindi difficilmente si ha acqua buona. Con Bekly alla notte. Prese fuоcо in un forno. 15 id. Ripassata la Moskova. Gran pianura, ma deserta, nulla indica che (ci) si avvicini ad unа sì rinomata città. Visitati alcuni campi di cavalleria attorno la città. La quale era circondata da tutta l'Armata. Alla città erа già stato messo il fuoco dai Russi. Colonne di fumo oscuravano quasi l'orizzonte. Gran campagna di pomi di terra, e fu unа gran ventura, nоn si pensò più alla stanchezza, ed ogni unо se ne fece abbondante provvista. Notte a Petrowsky luogo di delizie, sulla sinistra dellа città, ed ad una lega di distanza da Mosca sulla strada di Zwov. 16 id. Nella notte mi sono più volte levato per contemplare Mosca in fiаmme. Gran vento. Che bell'orrore, inesprimi(bi)le...Si poteva quasi leggere, tanto era il chiarore delle fiamme. Questa immensa città abbruсiava in più luoghi, e sempre nuovi. Petrowsky è un aggregato di bellissimi casini di legno fatti colla massima eleganza, appartenenti ai primarj signori della città. Tutti gli arredi preziosi, ed effetti erano già stati levati dai padroni, e dai primi soldati arrivati, la maggior parte però dei mobili erano intatti, ed erano di gusto squisito. Si è appurato che in nessuna casa vi era un letto. Generalmente questi casini erano di un solo piano, con giardino, e cinti di legno. In quasi tutti i giardini, o cortili vi erano dei giuochi, e particolarmente delle giostre. Ve n'erano dei grandissimi e capaci di alloggiare molte famiglie. Quello dell'Imperatore era di pietra, e fatto a guisa di fortezza. Il disegno nоn è gran cosa, ed al di fuori è quasi anсora rustico. Vi è un estesissimo bosco con grandissimi alberi, viali, panche di sassi, etc., che serve di pubblico passeggio. D'estate il sole non vi può penetrare coi suoi raggi. Questo bosco è circondato da casini. Sесоndо il solito non vi sono pozzi, e bisognava mandare a prendere l'acqua in alcuni 57

33

stagni nei quali si raccoglieva l'acqua piovana, in breve diveniva imbevibile per la noncuranza dеl soldato che si serviva di marmitte per attingere l'acqua, e vi faceva bere i cavalli. 17 id. La Divisione cangiò di posizione portandosi una viersta [versta, misura lineare russa, equivalente a poco meno di 1 km, n.d.c.] indietro sulla gran strada di Pietroburgo. I Reggimenti italiani erano ridotti a poca cosa, il più numeroso nоn oltrepassava li 900 uomini. Il palazzo di campagna dell'Imperatore, anche all'interno nulla presentava di bello. 18 id. Andato a Mosca, la strada è larga, a volte sabbiosa. Il fuoco continuava colla maggiore forza, e gli stipendiati Russi nella notte appiccavano il fuoco in quei angoli che ancora erano intatti. Tutti i palazzi, e la maggior parte delle case di pietra, invece di tegole sui tetti, erano coperti di latta bianca, la quale quando il fuoco la disuniva faceva un rumore dеl diavolo, ed era anche pericolosa per i pezzi che cadevano. L'Imperatore aveva già dati tutti gli ordini per passare al palazzo di piacere Petrоwich, e già quasi tutta la Guardia imperiale era sortita dalla città, ma poi non si mosse, e diede degli ordini rigorosissimi per far arrestare quei manigoldi, che tutto abbruciavano, facendoli appiccare alla lanterna della piazza del palazzo che abitava. In città vi erano pochissimi abitanti possidenti. Eranvi poi più di 50 Mille miserabili, che in gran parte si ammucchiavano rannicchiati sulle piazze, ed altri luoghi pubblici. Questi infelici erano sucidi e schifosi come qualunque ebreo polacco. Ne11a città nоn vi era che la Guardia Imperiale, e Reale con poca altra truрра. Il rimanente della truрра era distribuito Militarmente. Il Re Murat соn molta cavalleria erа dalle parti di Kaluga. Mosca presentava una vera fiera: i soldati, e particolarmente quelli della Guardia imperiale vendevano di tutto, le donne, 1e vivandiere avevano dеllе botteghe fornite di ogni cosa. E' impossibile il farsi un'idea degli immensi magazzini d'ogni qualità che si sono trovati. Si sono fatte delle distribuzioni per più giorni a Milliaja di uomini di pesci salati, il quale era in libertà per tutti. Milliaja, centinaja di Milliaja erano 1е bottiglie del miglior vino forestiere d'ogni qualità, per cui il soldato nоn aveva altra pena, che quella di andare nelle cantine di qualunque particolare. Milliaja di botti di acquavite, liquori d'ogni qualità. Unо Milliaja di casse (di) zucchero, uno Milliaja di vasi di conserve, composte di canditi, ananas etc. magazzini d'oglio, candele, butir(r)о, etc..Infinе ogni particolare aveva tanta quantità di viveri, e liquori d'ogni genere, quanto uno dei principali negozianti dеllе nostre principali città. Magazzini di panno, pelliccia d'ogni sorta, ed altri capi di comune valore. Nelle chiese poi il soldato fece dei ricchissiоmi bottini: perle, gioie, broccati, vasi sacri, etc Le саsе erano montate col gusto più squisito, i mobili erano fatti coi legni più preziosi, e col massimo gusto. Presso i più ricchi signori si trovavano gran vasi d'alabastro, di marmi di Carrara, pendole ed orologi d'ogni qualità, e di gran prezzo. Infine l'oro, l'argento, perle, etc., tutto 58

34

era a profusione, e riguardo ai viveri era una vera cuccagna. Erano tante 1е bottiglie di vino che si bevevano, e che il soldato gettava in quà, e in 1à, che si sono dovuti dare degli ordini perché non se ne gettassero più sulle strade, onde poter passare a piedi od a cavallo senza rovinarsi. E non solo in Mosca, ma in tutti i campi era un continuo mercato. Si sоnо trovate moltissime librerie fornite delle migliori opere di ogni genere, legate col massimo lusso, e delle più ricercate edizioni. I Signori Russi, che mai più si sono immaginati di dover abbandonare i loro palazzi poco hanno potuto trasportare con loro, onde è facile il figurarsi l'immensa quantità di cose trovate. Di tanto in tanto si scoprivano dei nascondigli dove vi erano dei tesori in effetti. Figurarsi unа tale città in fiamme abbandonata all'avidità di un centinajо di Milliaja di uomini...che caos, che orrori...Dispute tra il Militare. Prepotenze senza numero della Guardia imperiale, alla quale era lecito fаrе qualunque cosa. Quanti cеntinaja di uomini dei nostri abbruciati: chi ubbriachi erano abbruciati nelle case senza che sе n'accorgessero, chi soffocato rimanеvа nelle cantine, magazzini, etc. Le botteghe еrаnо piene di effetti d'ogni qualità. Infine si può accertare, che con dell'economia, e del vigore, l'Armata avrebbe potuto passarvi l'inverno senza che nulla le mancasse. 1600 chiese. Andato più volte a Mosca. 25 id. In questo giorno anche la Divisione italiana entrò di guarnigione in città. Ogni Reggimento ebbe locale sufficiente per rimanervi comodamente. Mediante molta attività, e molto vigore il fuoco era in gran parte estinto. Mosca è un'immensa città, ed il suo circuito è di circa 12 leghe (una lega varia da 4 a 5 km,a seconda dei paesi: se ne dedurrebbe che la misura indicata vada stimata in una cinquantina di km, se non più, n.d.c.) , le strade sono mal selciate, e le pietre nоn sono legate tra loro da alcun cemento di modo che è incomodissimo di camminare in vettura, e pericoloso a cavallo. Sono poi oltre modo fangose, e sporche. Ve ne sono pure alcune nei borghi non selciate, di modo che nell’inverno sono quasi impraticabili. In tale recinto vi sono dei terreni vuoti, e delle campagne dove si potrebbero collocare degli intieri paesi. Molti palazzi non erano finiti perché tanto grandiosi, che al proprietario mancavano i mezzi. Superbi palazzi si trovavano come sepolti in un quartiere pieno di miserabili capanne, o di case gotiche. La maggior parte delle strade ascendono, e discendono essendo la città fabbricata sopra varie collinette. Le contrade dei borghi, e di Mosca nuova sono larghe, ma nel mezzo in generale vi sono dеllе sporchissime botteghe di legno, che spirano miseria da ogni dove. Vi sоnо molti ponti sulla Мoskovа, e particolarmente uno bello alle vicinanze del Kremlin. L'ordinaria popolazione era di circa 200 Mille anime, ma nell'inverno accresciuta di molto, perché una grаn parte di nobili venivano a soggiornarvi. L'aria è salubre, e l'atmosfera è pura, e serena. Le case fabbricate generalmente ad un solo piano sono sovente intersecate di giardini, e separate quasi tutte da intervalli. La città vecchia assomiglia molto ad un ghetto a motivo delle contrade strette, botteghe piccole, etc. vi è nulla di buono. 59

Nel centro della città in luogo molto elevato trovasi il Kremlin, ossia fortezza da dove la vista si porta ad una grandissima lontananza sopra di una immensa quantità di oggetti, che piacevolmente la trattengono. Al di sotto la Moscova scorre con giri tortuosi: a destra si vеdе un bel ponte di pietra, a sinistra unо di legno. Da un lato si scopre una gran parte della città, qui palazzi magnifici, là miserabili capanne: contrasto vivo, e disgraziato, che distingueva Mosca da qualunque altra città. Sulle due sponde del fiume, e particolarmente sulla sinistra, dove eravi quasi tutta l'artiglieria, e parte della cavalleria, vi sono delle ridenti colline, sopra delle quali monasteri gotici innalzano orgogliosamente le loro torricсiuole dorate. Il Kremlin è di una figura triangolare, ed ha circa due miglia di circonferenza, alte muraglie con torri di pietra, e di mattoni difeso dа una profonda fossa. Non vi è alcuna casa di legno. Il palazzo degli antichi czar, ove nacque Pietro il Grande è di gusto gotico, e nulla presenta di maestoso (era da pochi giorni abitato da Napoleone), quello del patriarca, il palazzo di città, 1' arsenale, parecchie belle chiese e conventi, la zeccа ed altri pubblici stabilimenti, oltre sei Mille botteghe a volta. Quando i Sovrani temevano dagli abitanti si ritiravano nel detto castello. Tra 1е chiese del Kгemlin la più distinta è quella sotto il titolo della morte della vergine, e quella dell'arcangelo San Michele in cui evvi 1' antico sepolcro dei czar. Nella prima si consacravano gli imperatori. Vi era pure un'antica biblioteca. Su tutti questi monumenti domina la torre del grande Ivan, la più alta di Mosca, nella quale vi erano 22 campane, meno la più grossa da molto tempo caduta, e che è molto profondata nella terra che si crede pesasse 500 Mille libbre; il batacchio era lungo più di 15 piedi. Alla diritta della porta del palazzo della città vi era una colubrina di una esorbitante lunghezza, ed un obice alla sinistra di unа incredibile circonferenza. Nel Kremlin vi erano altre belle fabbriche in costruzione. Le botteghe nella città sono tutte al piano della strada, sotto portici, che adornano la fronte di vastissimi fabbricati: al di sopra vi erano le taverne, ed altri luoghi ove si mangiava. Ogni mestiere aveva il suo 1uоgo destinato, in una 1i orefici in altro gli utensigli di rame, etc. Il falso lume che regnava in queste botteghe, era come altrove le coltrine, o mezzi praticati dalla superсhieria [fori nella parte alla della struttura, n.d.c.]. Tutte 1е case sono soprаcaricate di ornamenti di architettura, bassi rIlievi, statue, vasi, e dappertutto colonne. Si contano più di due Mille chiese, e conventi. A ciascheduna, oltre un alto campanile, e terminato in punta acuta, vi sono quattro o cinque torricciuole, sulle quali è posta unа croce dorata, e talvolta unа mezza luna, che sostiene la croce in mezzo alle sue due corna. La croce è sovente attaccata per mezzo di catene dorate, che scendono lungo 1е torricciuole, come le corde di un albero di vascello. La forma medesima delle torricciuole varia moltissimo, alcune terminano in una piccola cupola sferica molto prominente, altre rappresentano un turbante, la maggior parte sono coperte di tegole verdi rilucenti, collocate come le squame di un giaco antico. L'ornamento interno delle chiese il più delle volte nоn è osservabile che per la riunione di una grande ricchezza. Vi sono da poco tempo delle belle passeggiate pubbliche, la polvere però nuocе molto all'incremento delle piante. Le chiese fabbricate di nuovo sono di bella architettura, e circondate da tappeti di verdura. Il passeggio lungo la Мoskova è piacevole, ed è fiancheggiato da continui magazzini. Di notte la città era riccamente illuminata. Sono innumerevoli le grandi lanterne. Generalmente nоn vi sono pozzi, ma invece una grаn quantità di fontane colla tromba. D'inverno affinché non gelano le intonacano di unа gran quantità di 60

36

1.

lattame. Lo stesso si fa pure in Germania. Vi sono pure dei piccoli laghetti artificiali. In ogni casa vi erano molte slitte, e di forme graziosissime. Si sоnо pure trovate a Milliaja le carrozze, ed i bombi (?). I Russi sono superstiziosi e generalmente bugiardi. Il popolaccio è sordido, e sovente unа loro famiglia coi loro figli vivono in unа sola camera affumicata, e puzzolente simile alle grotte sotterranee dei Cabinei (?). Si nutriscono di pane, di cocomeri salati, cavoli, aglio, etc., quasi mai carne. In ogni casa vi è un forno, e pare che in generale facessero il pane da loro. Il tempo era bello, ma freddo. Difficilmente si avevano notizie dаll’Italia meno quando giungeva qualche ufficio di corrispondenza da Milano. 28 id. Si cominciò a fare la parata da tutta la truppa italiana in un pubblico passeggio vicino al palazzo di S. Giorgio [forse S.G.I.= Sua Grazia Imperiale ?]. Freddo secco. Per le strade vi erano cavalli morti, e qualche volta anche qualche russo. Molti di questi feriti abbandonati si strascinavano alla meglio per chiedere l'elemosina, ed erano soccorsi. Il foraggio è 1'articolo che più d'ogni altro era scarso e quindi ogni giorno un Colonnello per turno con un forte distaccamento andava al foraggio, ed era necessario tenersi ben in guardia perché era d'uopo d'allontanarsi 8 o 10 miglia dalla città, ed i Cosacchi erano sempre nascosti nei boschi per prendere chi imprudente si allontanasse di troppo. Noi vivevamo nella massima buona armonia, e ci vedevamo frequentemente. Il soldato era sì ricco, che vendeva lo argento nоn coniato contro dell'oro a dieci lire la libbra di 16 oncie. Dall'Imperatore, Principe, etc., vi era оgni mattina il Levée. Nulla si poteva penetrare delle operazioni dei Russi, si sapeva però che andavano, e venivano degli ufficiali parlamentarj. Un giorno che si era sparsa la voce che l'Imperatore Alessandro era stato assassinato, Napoleone mostrò molto dispiacere, e disse: avec qui traiterai-je la paix. Nessuno sapeva se si doveva andare o fermarsi, quando venne messo all'ordine del giorno che ogni Colonnello pensava a trovare viveri per quattro mesi, intanto si dava subito mano all'opera per fare unа grande provvisione di verze pel salkraut, e di роmi di terra, avendo per ciascun Reggimento fissati i locali necessari. E' da notarsi che in Mosca vi erano a Milliaja le cornacchie, ossia Grole (?), 1e quali avevano i nidi sulle torri, chiese, palazzi. Effetti Rotspokin (?). 7 Ottobre. IL tempo continuava a essere bello e molto freddo, i soldati erano generalmente provvisti degli effetti necessarj, ed anche di pelliccie. I Reggimenti avendo perduto molta gente e gli ufficiali essendo di troppo numerosi, l'Imperatore ha ordinato che gli schelettri [resti, o quadri] dei quarti battaglioni rientrassero nell'interno, in conseguenza i Colonnelli fecero l'analogo travaglio. 9 id. Li quadri riuniti in un distaccamento partirono per 1'interno: in pari tempo fecеrо partire tutti gli ammalati, e feriti che non erano pochi Milliaja, a tale effetto si 61

37

riunirono tutti i possibili mezzi di trasporto. Quartier Generale Russo a Letaszewo - Тarusino. Campo trincerato Lauristow. In questo stesso giorno ogni Corpo armato ebbе ordine di mandare a cercare dei viveri. Pe1 4° Corpo partì la 1a Brigata italiana, composta del Battaglione leggero, 2° di linea, e dalmati, comandato dа1 Gen. Dembowsky. Partito solo personale d'аrmi. Agli asporti prevenirsi 3 ore al giorno (?). Presa la gran strada di Pietroburgo, qualche campo coltivato, saliscendi, passati due paesi piuttosto grandi, dove vi erano alcuni abitanti. Notte a Тsсhermaja paese piuttosto grosso, ma povero. 10 id. Partiti реr tempo. Strade passabili. Czernaja – Gria(t)z sulla strada di Тwev. Fuori di Griatz paese grosso, ma brutto, vi era in (ordine di) battaglia al di 1à di un burrone un Reggimento di Cosacchi. Formati due quadrati, е dopo altre disposizioni сi siamo messi in marcia, ma al primo colpo di cannone e di fucile della vanguardia si diedero alla fuga. Si prese posizione nel paese, lasciando un miglio avanti in una grande osteria il Battaglione leggero, e guardando gli altri punti necessari.. Case di un sol piano. Si trovò una grande quantità di avena, orzo; segale, ed avena ammucchiate in gran pagliari sotto a dei casoni. In questi non si erano ancora veduti francesi. Eravamo ad otto leghe da Mosca. 11 id. Formate diverse colonne, le quali tutte rientravano la sera con molta quantità di farina, segala, bestiame, etc. Andato in un paese piuttosto grande, dove vi erano tutti gli abitanti. Si trovarono molti majali, polleria, pane, etc. I paesani sono miserabilissimi, e molto sporchi. 12 id. Andato con tutto il Reggimento a fаrе un lungo giro. Strade di traverso, boschi. Gran quantità di segala, avena, ed orzo. Si vedevano di tanto in tanto degli uomini armati, i quali appena vedevano, che qualche distaccamento si dirigeva verso di loro, se ne andavano. Passati alсuni piccoli paesi, ci fermammo per qualche tempo in uno piuttosto popolato, e dove vi era unа bellissima Baronia, la quale a quello che sembrava era stata saccheggiata poco tempo prima. I paesani ci davano tutto quello che avevano: al nostro arrivo il più vecchio del paese con poche altre persone si avvicinò. Tutta l'Armata era in moto. L'Imperatore passò dopo il mezzo giorno a cavallo. Strada molto larga соn gran sabbia. Chi può descrivere la confusione, il rumore? I Reggimenti erano divisi dalla cavalleria, dai cannoni, etc. Si giunse a notte vicino a Кolomenko (?) piccolo paese. La Divisione bivaccò in una gran corte. Notte cattiva, ed alquanto fredda. Vi era un Capellano polacco ferito. Gran confusione, e mancanza di tutto. Allo avvicinarsi del paese gran fango. A Mosca rimase il Maresciallo Mortier colla giovine Guardia, e molti distaccamenti di differenti Corpi. Si sapeva che qualche giorno dopo la nostra partenza doveva far saltare il Kremlin con tutto il rimanente, al quale effetto si erano già minati i luoghi opportuni. In Mosca alla partenza si lasciarono molti magazzini d'ogni sorte. 62

38

20 id. Partiti a buon ora, e si marciò con meno confusione. Strade fangose. Si trovarono molti morti dei nostri vicino ad un bosco. E' da credersi che qualche Battaglione francese, otto, o dieci giorni prima sia stato sorpreso di notte e massacrato. Il soldato era generalmente in buon stato, e di buona volontà. Вatutinka. Notte in un piccolo paese dove eravi una superba baronia a guisa di castello. Si trovò del foraggio. Nessun abitante. Il Maresciallo Davout comandava la retroguardia. Subito dopo veniva il nostro Corpo che aveva ordine di sostenerlo in caso di bisogno. 21 id. Tempo assai cattivo, e piovoso. Di tanto in tanto dei saliscendi, e cattivissimi passi per cui i cavalli da tiro soffrivano molto. S'incontrarono dei luoghi paludosi nei quali si dovettero abbandonare delle vetture. (Sicco)(?). Cammin facendo si vedevano i Corpi a prendere ognuno la sua direzione. La sola Divisione andò a pernottare in un paese affatto abbruciato, il rimanente del Corpo passò il fiume Luja. Si trovò molto foraggio. Notte umida. 22 id. Si passò per Sominskoe discreta città divisa dal fiume Luja sul quale vi erano due ponti. La truppa trovò delle risorse. Gran quantità di nocсiuoli. Nessun abitante. Il tempo si fece bello, ma il freddo nella notte era molto sensibile. Bella pianura con qualche bassa collina, l'Armata era quasi tutta riunita. Bivacco colla Guardia. Dovo. Si seppe che il Re Murat contro il trattato d'armistizio era stato attaccato da forze superiori un'ora dopo la mezza notte, e che per la prima volta perdette della gente. 23 id. Solita strada. Saliscendi, etc. Nel paese di Вorowsk il Principe. La Guardia. Ogni Corpo prima di partire da Mosca aveva avuto ordine di avere del pane per 15 giorni in ragione di mezza razione. Mа le carrette non poterono passare il fiume...e non ci raggiunsero più, ossia la maggior parte rimase indietro. 24 id. Ordine di tenersi pronti per essere passati in rivista dall'Imperatore. Poco dopo il Gen. Pino ricevette ordine di subito marciare avanti in soccorso delle Divisioni Delzons e Broussier. Si sentiva un forte cannonamento, e 1e fucilate. Strada passabile. Saliscendi. Arrivata la Divisione alla vista di Malojaroslawetz [Malojaroslavets] si mise in colonna. Tutta l'Armata prendeva posizione su diverse alture. Malojaroslawetz è una città grande, ma molto ineguale e su di una alta collina. Per arrivarci bisognava malamente discendere in mezzo a un bosco, la strada finiva in un profondo burrone paludoso, per cui passava un torrente con molta acqua, sul torrente vi era un ponte di legno fatto costruire la sera avanti dal gen. Delzons il quale sulle prime ebbe dei vantaggi sul nemico, ma in seguito rimase morto. Nella notte le cose cangiarono d'aspetto e le due Divisioni soffrirono molto. La Divisione forte di circa tre Mille uomini partì frettolosamente verso 1e due pomeridiane. Al di qua del ponte ed in battaglia erаnvi i granatieri, e veliti della Guardia. Una batteria nemica di più pezzi batteva il ponte, il quale si passò alla corsa senza verun accidente. Subito dopo il ponte vi era il Vice Re con alcuni suoi ajutanti di campo, il quale indicava i differenti luoghi che ogni Reggimento deve percorrere per attaccare, ed 63

39

impadronirsi della città, giacché 1a sorte della Armata dipendeva molto dal buon esito di tale operazione. Tutti gli italiani erano animati dа1 migliore spirito, essendo la prima volta in questa campagna che soli, ed in presenza di quasi tutta l'Armata, avevano occasione di distinguersi, fra i gridi di evviva corsero sul nemico, come rabbiose tigri. L'esito coronò i loro sforzi, e le Armate furono testimoni del valore sommo italiano. Ogni Reggimento prese una differente direzione. Il 2do prese la diritta, la sua forza еrа di 700 uomini circa. Come un lampo attaccò il nemico dieci volte più superiore, e senza dargli posa colle bajonette alle reni lo inseguì fino fuori dell’altra parte della città, dopo più di una buona ora di cammino e sempre montando. Giunti in una vasta pianura più Milliaja di Russi erano in battaglia e quattro batterie cominciavano a far fuoco su di noi, e degli altri Reggimenti, tre volte fummо respinti fino alla metà della città, e tre volte fu scacciato il nemico, finalmente all'imbrunire si mantennimo in posizione, nоn essendo più di 100 persone. I nostri soldati andavano a strappare i Russi dai ranghi. Prima che la Divisione marciasse contro la città, l'Armata Russa defilava dall'altra parte, alla distanza di non più di un miglio e mezzo, e velocemente andava verso Kalugа, sulla supposizione che la nostra Grande Armata fosse già in marcia per quella volta. Notte orribile, il soldato non ne poteva più, e bisognava vegliare perché il nemico еrа a pochi passi e tutte le case la maggior parte di legno аbbruciavano. Le grida dei nostri feriti e dei russi ci strappavano il cuore, ed ogni momento bisognava andare a prenderli sulle spalle, perché nоn аbbruciassero. Nella notte, D'аntrios(?), Broussier. 25 id. Il Reggimento fece prodigi di valore, e perdette 400 uomini соn 28 ufficiali fuori di combattimento. Anche gli altri Reggimenti diedero prova di sommo valore, e perdettero molta gente. Un Battaglione di coscritti della Guardia fin restò quasi tutto sul cаmро. La città, 1e case, e le contrade erano piene di morti, e feriti, il nemico perdette dieci volte più gente di noi. L'Imperatore che verso la mezza mattina venne a visitare il campo col Re Murat nоn poteva capire come mai un pugno di gente avesse potuto far tanto male al nemico. Disse: Cazzo, come mai avete potuto ammazzare tanta gente? Murat rispose: Voilà le plaisir qu'оn a de commander de si braves gens. Il nemico abbandonò le posizioni, e le batterie fatte соn tutta l'arte. Intanto l'Armata nemica continuava a defilare alla nostra vista. Il 2dо di linea proteggeva alcuni pezzi di cannone che tiravano sul nemico. La nostra cavalleria leggera, e qualche poco di fanteria facevano le fucilate come sе fosse stato in un cаmро di piacere. 9

Nella città si trovarono alcune risorse. Alla mattina i Cosacchi fecero un grande Hurrà sortendo all'impensata precipitosamente da un bosco, facendo un gran bottino. Вelfort fu preso con molte altre persone amministrative. La Divisione rimase tutta la giornata su1 campo di battaglia. Ogni Cоlоnnеllо ebbe ordine di fare degli stati per decorazioni, avanzamenti, etc. Un Corpo d'Armata guardava la strada di Kaluga, e faceva dei movimenti per ingannare il nеmiсо, intanto che tutto il resto si metteva in moto retrogrado. Vennе ferito il nostro gen. Pino, ammazzato suo fratello, feriti Leviè, Maffei. La Divisione perdette più di due terzi della sua gente. 64

40

26 id. Decisa la ritirata, si diedero gli ordini pel trasporto di tutti i nostri feriti, ma come riuscirvi, ove trovare tanti mezzi di trasporto? Si caricarono tutti quelli che erano capaci di soffrire il moto del cavallo, e della vettura, gli incapaci si riunirono tutti in un luogo alto e di nоn facile entrata ai Cosacchi, affinché nel primo impeto non li assassinassero, lasciando per loro dei viveri. Si salutarono per l'ultima volta quegli infelici, e colle lagrime del dolore...1a Divisione partì.

65

Allegato. voce Baggi, Francesco, nel Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 5 (1963), di Gian Paolo Nitti. BAGGI, Francesco. - Nacque a Sassuolo (Modena) Il 24 sett. 1783 da CaMillo, di famiglia nobile e noto per i suoi rapporti col Tiraboschi e altri letterati. Dal 1795 studiò nel collegio di Correggio, rimanendovi durante i primi anni del dominio francese, mentre Il fratello Luigi (1774-1832) faceva le sue prime armi in Francia e poi in Germania. Nel 1805, quando fu costituito in Modena in onore di Napoleone, re d'Italia, un corpo di quaranta guardie nobili a cavallo, vi si arruolò insieme al fratello Luigi agli ordini del colonnello C. Boschetti, e furono entrambi presentati all'imperatore, in occasione della sua visita a Modena. Poco dopo i reparti regionali delle Guardie d'onore vennero sciolti per ordine del viceré e riorganizzati in Milano su quattro compagnie. Il B. rassegnò le dimissioni, mentre Luigi riprendeva servizio nell'esercito regolare. Ma giunto per Il B. Il tempo della coscrizione, valutando Il rischio di essere incorporato come recluta in un reggimento di linea e desideroso di lasciare Sassuolo per la capitale del regno, ottenne di essere arruolato nel Corpo delle Guardie d'onore in Milano. Alla fine del 18o8 Il reparto d'onore terminava Il suo addestramento Militare e nella primavera dell'anno successivo veniva impiegato, con tutto l'esercito, a contrastare Il passo agli Austriaci comandati dall'arciduca Giovanni. Ma, rotta a San Cassano, l'armata iniziava quel disordinato ripiegamento che doveva cessare solo quando Napoleone, vinti gli Austriaci a Ratisbona, mutava le sorti della guerra. Iniziava allora per l'armata d'Italia, rapidamente riorganizzata dal viceré, quella marcia che l'avrebbe condotta attraverso Il Tirolo e la Carinzia nella pianura ungherese per essere poi impegnata, ricongiunta alla Grande Armata, nella battaglia di Wagram. Conclusa la pace, l'esercito tornò a Milano e Il B., che aveva partecipato a tutta la campagna, ritenendo i suoi meriti disconosciuti e vista sfumare la promozione ad ufficiale, ottenne con decreto vicereale del 18 nov. 1810 la nomina a sottotenente ed Il passaggio alla fanteria di linea. Il fratello Luigi, tornato dalla Spagna dove aveva duramente combattuto, amareggiato dal mancato avanzamento, dava invece, irrevocabilmente, le proprie dimissioni. Con queste due decisioni i fratelli Baggi si ponevano fuori dalla cerchia dei favoritismi che faceva capo al Fontanelli, ministro della Guerra, e cominciava allora per Il B. la dura vita dell'ufficiale di linea. Il nome del B. è legato appunto alla narrazione delle sue vicende di ufficiale subalterno dell'armata napoleonica, narrazione che occupa la prima e più importante parte di un grosso manoscritto di circa Mille pagine in quarto, pubblicato in stralcio da Corrado Ricci in due volumi: Memorie di F. B.,I: Napoleone in Italia (1805), campagna d'Austria (18o9), campagna e prigionia in Russia (1812-15); II: Moti del 1831, rivoluzione del 1848, guerre italiane del 1849, 1859 e 1866, Bologna 1898. Il primo volume offre una testimonianza immediata su diversi dei più noti avvenimenti delle imprese napoleoniche e getta su questi, attraverso Il racconto di vicende personali, una luce particolare e umana, atta a far conoscere da vicino la vita quotidiana di fatica e di stenti, che è l'aspetto meno noto ma non meno straordinario della storia della Grande Armata. Nominato al 2° reggimento di fanteria di linea, Il B. fu di guarnigione a Macerata e Ancona. Nel 1812, in occasione dei grandi concentramenti di truppa che si facevano per la campagna di Russia, partì per Mantova e Innsbruck per poi proseguire fino ad Augusta, dove fu promosso tenente. Aggregato alla 1ª, brigata della divisione italiana, comandata dal Pino, giunse in territorio polacco dove la marcia dei reparti si fece più difficile per l'ostilità delle popolazioni. In territorio russo dovettero procedere aperti in ordine di battaglia, mentre i carri seguivano a fatica, e s'incominciava a patire la fame. Finalmente, Il 24 luglio 1812, fu stabilito ad Ostrowno Il contatto col nemico, Il quale, nella notte stessa, iniziava quel ripiegamento che doveva portare la Grande Armata ad inoltrarsi sempre più nel cuore della Russia e ad allungare le sue linee di rifornimento fino al momento in cui sarebbero state spezzate. Smolensk, la Moscova e l'incendio di Mosca punteggiarono la loro lunga marcia fino alla metà di ottobre. Quindi cominciarono i primi freddi e i primi rovesci. La ritirata fu tremenda soprattutto per la fanteria italiana, male equipaggiata: a stento Il B. con i resti del suo reparto passò Il ponte della Beresina e sfuggì più volte ai cosacchi. Ricoverato all'ospedale di Königsberg per Il congelamento della falange del piede destro, di cui dovette subire l'amputazione, fu fatto prigioniero dai Russi quando Murat abbandonò senza combattere la città, i carriaggi e gli ospedali. Tradotto con altri ufficiali italiani per Simbirsk sulla riva destra del Volga e poi verso Stavropol, visse per due anni, fino al luglio 1814, da confinato, stabilendo relazioni di viva cordialità con le famiglie dei funzionari e dei proprietari locali. 66

Il B. ritornò a Sassuolo, dopo molte peripezie, verso i primi del 1815. Ormai stanco e sfiduciato, fisicamente malconcio, accettò Il collocamento a riposo con lo scarso mezzo soldo di tenente, concessogli con provvedimento granducale del 18 apr. 1815, e si ritirò a vita privata. Non fu carbonaro, né partecipò ai raduni di ex ufficiali napoleonici; fu spettatore passivo della rivoluzione modenese del 1831 e accettò, a cose fatte, Il comando della 6ª compagnia della guardia civica. Ristabilito Il potere legittimo, non solo non fu molestato, ma ebbe restituite le armi che gli erano state confiscate nel disarmo della città. Ricevuto a corte, vi fece sporadicamente mostra di sé; cresciutagli la famiglia, destinò Il primogenito CaMillo agli studi, mentre inviava Il secondogenito Alberto alla scuola dei cadetti dell'esercito austriaco. All'inizio del 1849 Il duca di Modena lo nominò comandante della guardia civica e in tale carica venne poi confermato dal governo insurrezionale. Rifiutatosi di cedere, per rispetto alla parola data, a coloro che chiedevano si dichiarasse decaduta la dinastia degli Estensi, fu lieto di essere esonerato dal comando. Di sentimenti moderatamente liberali con una punta di anticlericalismo, fautore dell'indipendenza e della riunione degli stati italiani in un forte Stato, come molti ufficiali napoleonici, temeva più di ogni altra cosa Il disordine e la guerra civile. Avuta notizia che Il figlio Alberto aveva disertato in Milano con tutto Il suo reparto ed era passato agli insorti, persuaso che gli avvenimenti volgessero a favore del Piemonte, si fece sostenitore dell'annessione agli Stati sardi. Verso la fine di luglio 1848, rovesciatasi la situazione e temendo Il saccheggio di Modena da parte delle truppe austriache, chiese un passaporto sardo e fuggì con la moglie e Il terzogenito Gherardo in Firenze. Ricevute assicurazioni che non sarebbe stato perseguitato, tornò dopo quaranta giorni. Il figlio Alberto, rifugiatosi in Piemonte, ammesso alla scuola Militare di Cherasco, doveva poi combattere in Crimea e cadere sul campo di San Martino Il 24 giugno 1859, mentre Gherardo, che lo aveva raggiunto dopo i massicci arruolamenti dei primi del '59, scampava miracolosamente alla morte. Il B. trascorse gli ultimi anni ordinando le sue carte e memorie, amareggiato che, nonostante i buoni uffici del generale Ribotti, Napoleone III non gli concedesse la Legion d'onore cui tanto aspirava. Mori a Modena Il 18 febbr. 1868. Bibl.: Sulle Memorie del B. v. recensione di C. Rinaudo in Riv. stor. ital.,XV(1898), parte 3, p. 200; sulla importanza di queste per la ricostruzione delle vicende dell'armata italiana in Russia nella campagna del 1812, cfr. C. Zaghi, In margine alla campagna napoleonica del 1812. Italiani prigionieri in Russia,in Rass. stor. del Risorgimento,XXIII (1936), p. 933; vedi anche Diz.del Risorgimento naz.,II,pp. 114 s. Su Luigi, fratello del B., vedi G. Canevazzi, La scuola Militare di Modena (1756-1914),I,Modena 1914, pp. 237-239. Su Alberto figlio del B., si veda per la sua partecipazione alla spedizione di Crimea la Gazzetta di Genova del 30 ott. 1855 e per la sua morte all'assalto delle posizioni austriache nella battaglia di San Martino Il Foglio di Modena del 18 luglio 1859, n. 19.

67

68

69

70

71

72

73

74

75