29 1 17MB
11 2011 NOVEMBRE
www.vitaincampagna.it
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
ALLEGATO A QUESTO NUMERO: I LAVORI DI NOVEMBRE E DICEMBRE
Il proverbio “Caldarroste e nuovo vino tieni pronto a San Martino (11 novembre)”.
NOVEMBRE 2011 - N. 11 - ANNO XXIX - ISSN 1120-3005 - MENSILE - VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - UNA COPIA € 4,00 eZYY8dxCA9q4I/XKEL3gUtp9r0uZpKeN7GvNKuGXsH4=
Gentili lettrici e lettori, con l’obiettivo di darvi un servizio sempre migliore, a partire dal numero di ottobre offriamo a tutti gli abbonati la possibilità di sfogliare in anteprima su Internet il numero in uscita di Vita in Campagna attraverso il nuovo servizio gratuito Prima visione. Quello che state sfogliando era visibile dal 22 ottobre, mentre il prossimo di dicembre lo sarà dal 22 novembre. Per accedere al servizio si veda a pag. 28. Il 25 settembre scorso, a Nairobi (Kenya), è morta Wangari Muta Maathai, aveva 71 anni. Nel 2004 è stata la prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace per «il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile». Aveva fondato in Kenya il Green Belt Movement (cintura verde), un movimento che lotta per combattere la deforestazione e per l’ambiente. Dal 27 settembre scorso l’uomo ha consumato, con più di tre mesi di anticipo sulla ine dell’anno, le risorse ambientali che la Terra produce normalmente in un anno. Secondo il rapporto annuale del Global Footprint Network d’ora in poi possiamo solo ricorrere alle scorte stabilite per il 2012. Sempre secondo questa organizzazione nel 2050 l’umanità avrà bisogno di due pianeti per soddisfare la sua fame di risorse. «A come Acqua» è il titolo della sesta edizione della Settimana di educazione per lo sviluppo sostenibile dell’Une-
Il mensile di agricoltura part-time con la maggior diffusione pagata in Italia (certificazione ADS) Fondato da Alberto Rizzotti Direttore Responsabile: Giorgio Vincenzi Redazione: Giuseppe Cipriani, Silvio Caltran, Alberto Locatelli Segreteria di redazione: Laura Modenini, Elisa Guarinon, Cristina Campanini, Silvana Franconeri Indirizzo: Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009240 E-mail: [email protected] Editore: Edizioni L’Informatore Agrario srl Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona Presidente: Elena Rizzotti Presidente onorario: Alberto Rizzotti Amministratore delegato: Giuseppe Reali Direttore commerciale: Luciano Grilli Pubblicità: Tel. 045 8057523 - Fax 045 8009378 E-mail: [email protected] Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana (Padova) Registrazione Tribunale Verona n. 552 del 3-11-1982. Copyright © 2011 Vita in Campagna di Edizioni L’Informatore Agrario srl. Vietata la riproduzione parziale o totale di testi e illustrazioni. ISSN 1120-3005 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
Accertamenti Diffusione Stampa Certificato n. 6890 del 21/12/2010
Unione Stampa Periodica Italiana
La tiratura del presente numero è stata di 98.500 copie
Con la scomparsa della Maathai abbiamo perso una donna determinata a rendere il mondo un luogo migliore per tutti
sco (organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) che si terrà dal 7 al 13 novembre. Anche quest’anno centinaia di eventi animeranno le piazze, le scuole, i teatri di tutta Italia per la salvaguardia dell’acqua. Per ulteriori informazioni www.unescodess.it Vi aspettiamo a Verona per Fieracavalli (3-6 novembre) per mostrarvi le attrezzature per lavorare i campi con i cavalli e per vedere all’opera da vicino questo splendido animale. A condurvi in questo «mondo» il nostro esperto Albano Moscardo che da anni impiega il cavallo in campagna (vedi n. 10/2011, pag. 53). Per concludere, due date che hanno a che fare con la tradizione contadina: l’11 novembre, San Martino, che segnava la scadenza dei contratti agrari e lo spostamento dei contadini da un’azienda all’altra, e il 13 novembre, «Giornata del ringraziamento», oggi riproposta con cerimonie civili e religiose, che ricorda la conclusione dell’annata agraria. Giorgio Vincenzi
Servizio abbonamenti:
C.P. 467 - 37100 Verona - Tel. 045 8009480 - Fax 045 8012980 Internet: www.vitaincampagna.it/faq Quote di abbonamento 2011 per l’Italia: Vita in Campagna euro 43,00 (11 numeri + 11 supplementi) Vita in Campagna + Vivere La Casa euro 49,00 (11 numeri + 11 supplementi + 4 fascicoli Vivere La Casa). Quote di abbonamento 2011 per l’estero (Europa via normale): Vita in Campagna euro 66,00 (11 numeri + 11 supplementi) Vita in Campagna + Vivere La Casa euro 77,00 (11 numeri + 11 supplementi + 4 fascicoli Vivere La Casa). Sono previste speciali quote di abbonamento per studenti di ogni ordine e grado (per informazioni rivolgersi al Servizio Abbonamenti). Una copia (numero + supplemento): euro 4,00. Copia arretrata: euro 8,00 cadauna (per gli abbonati euro 6,00). Solo numero o solo supplemento: euro 3,00. Una guida illustrata: euro 3,00. Aggiungere un contributo di euro 3,50 per spese postali, indipendentemente dal numero di copie ordinate. Modalità di pagamento: conto corrente postale n. 11024379 intestato a Vita in Campagna - C.P. 467 - 37100 Verona assegno non trasferibile intestato a Edizioni L’Informatore Agrario - Verona carta di credito: Visa - Eurocard/Mastercard - American Express L’ordine di abbonamento o di copie può essere fatto anche per telefono o fax rivolgendosi direttamente al Servizio Abbonamenti.
•
•
•
•
•
Agli abbonati: informativa art. 13 Dlgs 30/6/2003 n. 196.
I dati personali da Lei forniti verranno trattati da Edizioni L’Informatore Agrario srl, con sede in Verona, Via Bencivenga/Biondani, 16, sia manualmente che con strumenti informatici per gestire il rapporto di abbonamento nonché per informarLa circa iniziative di carattere editoriale e promozionale che riteniamo possano interessarLa. Lei potrà rivolgersi ai sottoscritti per far valere i diritti previsti dall’art. 7 Dlgs 30/6/2003 n. 196. Titolare del trattamento: Edizioni L’Informatore Agrario srl Responsabile del trattamento: dott. Giuseppe Reali
Vita in Campagna non è in edicola. Viene inviata solo su abbonamento
11 2011 NOVEMBRE Il proverbio “Caldarroste e nuovo vino San Martino (11 novembre)”.
tieni pronto a
ALLEGATO A QUESTO
NUMERO:
I LAVORI DI NOVEMBRE
E DICEMBRE
www.vitainca
mpagna.it
Sommario del n. 11 /2011 in un unico abbonamento un grande mensile
Poste Italiane
s.p.a. - Sped.
in A.P. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004
n° 46) art. 1, comma
1, DCB Verona
- Contiene I.P.
e I.R.
con all’interno i mensili specializzati
NOVEMB RE
2011 - N. 11 - ANNO XXIX - ISSN 1120-300 5 - MENSILE - VITA IN CAMPAG NA
- CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - UNA COPIA € 4,00
Foto: Archivio Co oper Sant’Agnello (Nativa Solagri apoli)
Gli agrumi, con i loro colori e profumi, sono tra le piante più amate (pagg. 30 e 58).
7 Le vostre lettere 8 Le vostre idee 10 Come erano illuminate le case di P.Cremonini
Politica agricola ed ambientale 13 Come è nata e cosa comporta la crisi inanziaria che tocca anche noi di P.Brera
Giardino
Articoli 15 I ranuncoli di L.Cretti 18 È tempo di mettere a dimora gli ippeastri di L.Cretti 20 Risposte ai lettori Plumeria: riconoscimento specie Ortensia: potatura Lentaggine: infestazione di tripide 75 Corsi: Torino 75 Pubblicazioni consigliate: Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini Vedi anche Supplemento lavori di novembre (11/2011)
Orto
Articoli 21 Coltivate adesso la valerianella di A.Locatelli 25 Asparagiaia: la raccolta dei turioni di A.Locatelli 27 Risposte ai lettori Compost: presenza di larve utili Melanzana: frutti di colore marrone immangiabili Cipolla: varietà Dorata di Banari Vedi anche Supplemento lavori di novembre (11/2011)
Frutteto - Vigneto e Cantina
Articoli 30 La realizzazione di un agrumeto misto: le specie e le varietà adatte di S.Manzella
33 Le principali avversità parassitarie dell’albicocco di A.Pollini 36 Risposte ai lettori Drupacee: difesa dal capnodio Ciliegio: cause della ioritura fuori stagione Marze: per l’innesto meglio usare quelle da vivaio Vite: imbrunimenti fogliari Vedi anche Supplemento lavori di novembre nel frutteto (11/2011) Supplemento lavori di novembre nel vigneto (11/2011) Supplemento lavori di novembre nella cantina (11/2011)
Campo - Bosco
Articoli 38 La montagna che torna a vivere: gli agricoltori della Valle San Martino (Lecco) di N.Mapelli 42 Risposte ai lettori Noceto da legno: consigli per l’impianto Vedi anche Supplemento lavori di novembre nel campo (11/2011) Supplemento lavori di novembre nel bosco (11/2011)
Piccola meccanizzazione
Articoli 43 L’acquisto di un trattore usato di M.Valer 46 Valutazione del vecchio trattore: Fiat 441R versione DT 46 Risposte ai lettori Imballatrice: da abbinare al motocoltivatore
Piccoli allevamenti
Articoli 47 Il maiale «dei due agosti» di M.Arduin 51 Come riconoscere e prevenire le principali malattie del coniglio di C.Papeschi 53 Razze zootecniche in pericolo di estinzione: pecora Rosset di J.Errante 54 Risposte ai lettori Pesci: quali si possono allevare in un piccolo stagno Avicoli: sì all’alimentazione comune di un gruppo misto Cavalli: gli alberi adatti per ombreggiare il pascolo 74 Fiere: Fiera autunnale di Codogno, Fieracavalli, Mostra avicola e colomboila 75 Corsi: Breganze (Vicenza) Vedi anche Supplemento lavori di novembre allevamenti (11/2011) Supplemento lavori di novembre piccoli animali (11/2011) Supplemento lavori di novembre nell’apiario (11/2011)
Articoli 55 Come si alimentano gli uccelli durante i loro lunghi viaggi di migrazione di M.Bonora 57 Risposte ai lettori Lucertola: con coda doppia o biida Natrice dal collare: riconoscimento specie Nido di rondine: abitato da passeri Acanto: specie spontanea e ornamentale
Turismo rurale
Articoli 58 Viaggio nella Penisola Sorrentina, la terra dei limoni di P.Cremonini 60 Risposte ai lettori Agriturismo: consigli per promuoverlo in Internet
Medicina - Alimentazione
Articoli 61 Il vino, beneica bevanda da consumare con moderazione di P.Pigozzi 63 Come preparare confetture di castagne e conserve di carote di R.Bacchella 66 Il pane di San Martino si fa con farina di castagne e patate lesse di G.Franchini 68 Risposte ai lettori Essiccatore solare: realizzazione 74 Fiere: AgrieTour 75 Pubblicazioni consigliate: 101 buoni alimenti che si prendono cura di noi
Leggi - Tributi - Finanziamenti Articoli 69 Con la permuta si ha la possibilità di accorpare la proprietà di F.Benati 70 Ecco come chiudere le liti con il isco di D.Hoffer 70 Risposte ai lettori Azienda agricola: paga o incassa in contanti sino a 2.500 euro Iva: quando l’azienda agricola deve applicare il 21%
Servizi proposti nel presente numero
Ranuncoli. Sconto del 5-15% sull’acquisto di bulbi (pag. 17). Ippeastri. Sconto del 5-15% sull’acquisto di bulbi (pag. 19). Plumeria obtusa. Sconto del 10% sull’acquisto di piante (pag. 20). Valerianella. Sconto del 5% sull’acquisto di semi (pag. 24). Agrumi. Sconto del 5-10% sull’acquisto di piante (pag. 32). Turismo rurale. Sconto del 10% in un’azienda agrituristica situate nella Penisola Sorrentina (pag. 59). Fiere ad ingresso scontato. «AgrieTour» (Arezzo) (pag. 74).
Servizi proposti in altri numeri tuttora in vigore
Albero delle lanterne cinesi. Sconto 5-30% acquisto piante (n. 78/2011, pag. 16). Albicocco. Sconto 5-10% acquisto piante (n. 6/2011, pag. 31). Asparago. Sconto 5% acquisto zampe o piantine con pane di terra (n. 9/2011, pag. 23). Balsamita. Sconto 5-10% acquisto piante (n. 11/2010, pag. 23). Ciliegio acido. Sconto 5-10% acquisto piante (n. 6/2011, pag. 34). Olivello spinoso. Sconto 5-10% acquisto piante (n. 10/2011, pag. 23). Ravanello. Sconto 5% acquisto semi (n. 1/2011, pag. 25). Rose. Sconto 5-10% acquisto piante (n. 3/2011, pag. 18). Scalogno. Sconto 5% acquisto bulbi (n. 10/2011, pag. 32). Tillandsia. Sconto 10% acquisto piante (n. 1/2011, pag. 17). Turismo rurale. Sconto del 10% in due aziende agrituristiche situate nella zona dell’olio agrumato (Chieti) (n. 11/2010, pag. 59). Sconto del 10% in tre aziende agrituristiche situate nella zona della patata Turchesa (Abruzzo) (n. 12/2010, pag. 57). Sconto del 5-10% in due aziende agrituristiche situate nella zona del «salam casalin» (Mantova) (n. 1/2011, pag. 70). Sconto del 5% in un’azienda agrituristica situata nella strada del mirto (Cagliari) (n. 2/2011, pag. 68). Sconto del 10% in un’azienda agrituristica situata nella zona di produzione del Caciofiore (Roma) (n. 3/2011, pag. 66). Sconto del 10% in un’azienda agrituristica situata nella zona della trota friulana (n. 4/2011, pag. 64). Sconto del 10-20% in tre aziende agrituristiche situate nella terra del peperone di Senise (Potenza) (n. 6/2011, pag. 59). Sconto dell’8-10% in tre aziende agrituristiche situate nella Valle del Belice (Agrigento) (n. 7-8/2011, pag. 55). Sconto del 10-15% in due aziende agrituristiche situate nella terra della mostarda mantovana di fattoria (n. 9/2011, pag. 64). Sconto del 5% in due aziende agrituristiche situate nella terra della nocciola nel Cuneese (n. 10/2011, pag. 65).
PER GLI ABBONATI 2 0 1 1
Opportunità, facilitazioni e sconti che consentono di recuperare, in tutto o in parte, il costo dell’abbonamento
74 Fiere e manifestazioni 75 Pubblicazioni - Corsi 76 Annunci economici
Guida ai Servizi e Vantaggi 2011 Allegata al n. 2/2011 di Vita in Campagna vi
GUIDA AI SERVIZI E VANTAGGI
P. A. 2011- SPED. ABB. POST.
Ambiente - Natura
Servizi e vantaggi per gli abbonati con la «Carta Verde» ed i coupon
era la «Guida Servizi e Vantaggi per gli Abbonati - 2011» dove trovate, tra l’altro, l’elenco di vivai per l’acquisto di piante da frutto e da giardino, attrezzature per l’allevamento degli avicunicoli e per l’apicoltura, coltelli per gli innesti e innestatrici manuali, attrezzature per l’enologia, minifrantoi.
Significato dei simboli riportati nei vari testi Agricoltura biologica. Bio Prodotti ammessi nel biologico. Molta attenzione.
72
Le pagine dei ragazzi
Via libera. Azioni di solidarietà.
Attenzione.
Guadagno, risparmio, perdita. Su Internet.
Curiosità, rarità.
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI A U T U N N O
2 0 1 1
Per richiedere la copia gratuita della guida «Consigli per gli acquisti», o per conoscere il Rivenditore più vicino che aderisce alla promozione, scrivete a [email protected] oppure inviate un fax al numero 02 95 068 380
«SEMINARE IL FUTURO»
Per fortuna che i «bamboccioni» come il nostro lettore sono molti, viste le lettere che ci giungono in redazione, e questo ci fa molto piacere. IL «PURO» E SOLO PIACERE DI ALLEVARE ANIMALI Concordo con il sig. Peroni che sul n. 9/2011, pag. 7, propone di avere avicoli e altri piccoli animali da cortile solo per il piacere di vederli, di allevarli o di nutrirsi di ciò che essi producono. Trovo gratificante la loro compagnia e i miei amici e parenti si sono rassegnati a non poterli «assaggiare»; in compenso possono mangiare delle ottime lasagne e frittate. Anna Massignani Quargnenta (Vicenza)
E POI LI CHIAMANO «BAMBOCCIONI» Ho 21 anni, sono perito agrario e nel tempo libero coltivo un pezzetto di terreno che un mio amico mi ha messo a disposizione. Con grande passione coltivo infatti angurie, che spesso raggiungono i 16 kg ciascuna e che sono molto dolci. Ho pensato di inviare questa mia foto non perché la mia produzione sia unica, ma perché – visto che noi giovani siamo etichettati «bamboccioni» – volevo dimostrare che ce ne sono anche alcuni che con sacriicio e senza reddito, ma con grande passione lavorano la terra e non hanno paura di sporcarsi le mani o «rompersi» la schiena. Filippo Baradel Concordia Sagittaria (Venezia)
APPASSIONATI DELL’ORTO E TERRENI IN ABBANDONO Come Franca e Aldo appassionati orticoltori di Alessandria (vedi n. 9/2011, pag. 8) mi fa piacere segnalarvi Giuseppe, che ha l’hobby dell’orto biologico. Dopo il lavoro arriva in campagna e lo accudisce alacremente, così come fa tutti i sabati, le domeniche e i giorni di ferie. Il suo è un orto veramente eccezionale, coltivato con
Domenica 16 ottobre per la prima volta in Italia si è tenuto l’evento «seminare il futuro», ideato in Svizzera sei anni fa e proposto in 13 Paesi del mondo, con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sul tema della provenienza del cibo e del futuro dell’agricoltura, attraverso una proposta originale e coinvolgente che unisca il cuore alla terra. Nelle 11 aziende agricole italiane che hanno aderito all’evento intere famiglie hanno potuto spargere a mano semi di cereali; la porzione di terreno seminata è stata poi contraddistinta da uno striscione, sul quale i partecipanti hanno lasciato la loro irma: per un anno poi, ino alla raccolta, chiunque potrà vedere la crescita dei cereali seminati. Promotori dell’iniziativa italiana sono stati EcorNaturaSì, Cuorebio e NaturaSì, con il patrocinio di Demeter Italia e dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica. Per ulteriori informazioni sull’evento consultate il sito Internet www.seminareilfuturo.it perfezione: ilari di piantine ordinatamente parallele, irrigate con impianti a goccia. Sono lieta perciò di avergli concesso in comodato l’uso gratuito del mio terreno, perché non c’è più nessuno che voglia lavorare in campagna e tutta l’agricoltura circostante è in stato di abbandono. Chiara Amati Bari IL 26 NOVEMBRE NEI SUPERMERCATI IL BANCO ALIMENTARE Leggo sul numero di giugno di quest’anno (pag. 11) l’articolo di Andrioli sullo spre-
Il nuovo numero di N.3 2011
EVENTI Tempo di WineFestival a Merano
co di cibo dove a conclusione si fa cenno a chi agisce concretamente su questo tema, citando la Società Last Minute Market. Vorrei segnalarvi anche il Banco Alimentare che opera in Italia fin dal 1990, che non fa progetti ma, con i propri volontari, recupera cibo e lo distribuisce alle associazioni che assistono i bisognosi. Mi sembra strano che non l’abbiate citato come esempio perché è conosciuto in tutta Italia per la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (che quest’anno si svolge sabato 26 novembre, n.d.r). In molti supermercati, quel giorno, migliaia di volontari del Banco Alimentare invitano i clienti a fare una spesa di solidarietà per i bisognosi. Paolo Pecile Campoformido (Udine)
SUL FILO DELLA STORIA Melo, dono dell’orso e del cavallo
I PRODOTTI DELLA TERRA
è disponibile gratuitamente per gli abbonati in versione sfogliabile su Internet www.vitaincampagna.it\nuoviservizi VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Da Tocai a Friulano sempre vino-bandiera
I LUOGHI DI PRODUZIONE Le colline dell’Alto mantovano
LE AZIENDE PRODUCONO I vini della Tenuta Monteti
NUMERO SPECIALE VENDUTO SEPARATAMENTE E CEDUTO IN OMAGGIO A NON ABBONATI. L’INFORMATORE AGRARIO - SETTIMANALE - C.P. 520 - 37100 VERONA - ANNO LXVII - ISSN 0020-0689 - UNA COPIA EURO 3,00 Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27-2-2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Verona
Prendiamo atto della segnalazione dell’abbonato. Le organizzazioni che operano in questo campo sono molte e tutte benemerite. (Alberto Andrioli)
7
Le vostre fotograie
Le Vostre Idee
Linda e i prodotti dell’orto dida di nonno Giovanni Roberta Donato, didapppp Battaglia Terme (Padova)
Mio marito Giancarlo dida tra le sue Il pomodoro didida ben 1.200 grammi rigogliose piante di limone che ho raccolto nel mio orto Bianca Baù, didapppp Maser (Treviso) Adriana Accordi, didapppp Civate (Lecco)
Eccomi tradida i frutti del mio albicocco - Vito Stefano Vittore, Sanmichele didapppp di Bari (Bari)
La zucca dida di papà Nello e di mamma Donatella Lorenzo Bellucci, didapppp Grosseto
Alessandro, Giovanni e Camilla didain visita al Museo della civiltà contadina di Gutach (Germania) didapppp - Dario Zoppi, Verona Vengono prese in considerazione solo le fotograie accompagnate da autorizzazione scritta per la pubblicazione (ai sensi del D.lgs. 196/03, legge sulla privacy)
8
mente la cernita e la pulizia delle stesse. Silvano Marini Chiavari (Genova) Commenta Giorgio Bargioni (libero docente di Coltivazioni arboree all’Università di Padova). L’attrezzatura realizzata dal lettore è simile a quella descritta a pag. 39 della «Guida illustrata alla coltivazione dell’olivo» allegata al n. 2/2010, salvo il fatto che il piano inclinato è realizzato con listelli di legno triangolari anziché con tondini di ferro. Forse lungo i tondini di ferro le olive scivolano più facilmente, mentre il legno potrebbe frenarne la discesa, ma nel complesso la realizzazione del lettore è senz’altro funzionale.
UN’ATTREZZATURA ARTIGIANALE PER LA CERNITA E LA PULIZIA DELLE OLIVE Vi invio la fotograia di un’attrezzatura di legno, costituita da un piano inclinato sostenuto da quattro supporti, che ho realizzato per agevolare la cernita e la pulizia delle olive. Nella parte superiore ho ricavato un contenitore nel quale verso le olive raccolte. Queste escono da una stretta apertura e scendono lungo il piano inclinato; nel caso in cui la fuoriuscita di olive si arresti, è suficiente scuotere leggermente la struttura per farla riprendere. Il piano inclinato è realizzato con listelli in legno a sezione triangolare, posizionati alla distanza di 7 mm l’uno dall’altro. A ine discesa due guide, realizzate con spezzoni di alluminio ricavati da un tegame leggero da forno, convogliano in un contenitore le olive pulite, pronte per le successive lavorazioni. L’operatore può lavorare seduto a ianco della struttura, per aiutare le discesa delle olive ed effettuare agevol-
UNA BICICLETTINA PER AGEVOLARE I LAVORI NEL VIGNETO Ho applicato un sedile (ma può andare bene anche un’asse di legno) al posto della sella di una vecchia biciclettina per bambini. Posso così stare comodamente seduto durante le operazioni di spollonatura, scacchiatura e sfogliatura nel vigneto. La posizione oltre a essere suficientemente comoda, mi permette di avere una visuale diretta sulla vegetazione e di spostarmi lungo il ilare con la semplice spinta delle gambe. L’alternativa è sopportare un certo mal di schiena, oppure acquistare gli appositi carrellini assai costosi. Maurizio Valer Pergine Valsugana (Trento) VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Foto: Museo dell’olio - Cisano di Bardolino (Verona)
2
Antico lume a olio costituito da una piccola lucerna di terracotta
10
Come erano illuminate le case di campagna L’illuminazione elettrica, con l’avvento della lampadina a incandescenza, giunse a coprire in modo capillare il territorio delle campagne italiane solo nel corso degli anni Sessanta del Novecento. Prima erano altre le fonti di illuminazione alle quali si ricorreva: dalle iaccole di legno alle candele di sego o altro materiale, a speciali lampade a olio dei più diversi tipi Paolo Cremonini
o stalle, oppure esterno, sui pascoli notturni, durante feste patronali, nelle processioni. Poi sono arrivati i lumi a sego, a burro, a olio... Nelle Alpi, nelle zone di diffusione dell’allevamento del bestiame, come combustibile per lampade divenne comune l’impiego del sego, ovvero del grasso fuso ricavato da bovini o ovini. Questo materiale era infatti molto adatto ad essere sfruttato per l’illuminazione e per realizzare un lume artigianale bastava raccoglierlo in un recipiente poco profondo e immergervi uno stoppino. Il sego si conteneva spesso in vaschette di pietra o terracotta e queste «lampade» trovavano poi collocazione in supporti di legno di svariate forme. Ancor più pratici e funzionali erano i supporti in ferro, da tavolo o da parete. Al Nord, in alternativa al sego, si utilizzavano anche l’olio di noce, olio di colza e olio di lino, ma anche lo strutto e il burro. Nelle zone del Centro e, soprattutto, del Sud Italia, ricche di oliveti, il combustibile principalmente adoperato per i lumi era invece l’olio di oliva. Questi lumi a olio erano costituiti da piccole coppe o lucerne di terracotta (2), smaltate e non, dalle forme più diverse, o da vaschette e padelline in lamiera di ferro montate su diversi supporti. ... e a petrolio verso la ine dell’Ottocento
1
La resina, emessa soprattutto dalle conifere, consentiva al legno utilizzato per le iaccole di rimanere acceso a lungo
Due lampade dei primi decenni del Novecento. 3a-Una lampada a petrolio. 3b-Una lampada ad acetilene, detta anche «a carburo», dal carburo di calcio, composto usato per la fabbricazione dell’acetilene
3a
Come combustibile per i lumi era usato anche il petrolio (3a) che, a causa della sua elevata iniammabilità, andava tenuto in un recipiente chiuso, una sorta di coppa con coperchio o un’ampolla sferica a forma di pera. Questa tipologia
3b
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Foto: Andreana Marchetti
N
ei secoli scorsi in molte zone delle Alpi e dell’Italia meridionale, dove erano abbondanti i boschi di conifere (quindi dal Friuli alla valle di Livigno, alla Calabria), i pastori e i contadini per accendere il fuoco e fare luce si servivano di legno resinoso (1). Con singoli pezzi di legno o con rami sottili riuniti in fasci si formavano vere e proprie iaccole, che venivano poi collocate nelle crepe dei muri o in particolari supporti per illuminare gli ambienti chiusi, ma non solo. Fino ai primi decenni del Novecento iaccole preparate con materiali vegetali erano ancora il sistema di illuminazione più diffuso. Le piante che si usavano allo scopo erano svariate. Oltre al legno resinoso delle conifere in Calabria si utilizzava il verbasco, una pianta erbacea infestante diffusa nei campi. I suoi fusti, ancora con i semi, erano dapprima essiccati nel forno, poi (ma non necessariamente) venivano avvolti con stoppa e, inine, imbevuti di olio o spalmati di pece o resina. In Lombardia, nel territorio di Bergamo, per le iaccole era invece frequente l’utilizzo anche di corteccia di betulla: su un bastone acuminato questo materiale si alternava a pezzi di resina e corteccia di abete. Tra i vegetali impiegati per le iaccole c’erano anche ginestre (Umbria), erica o mannelli di paglia (Toscana), ma anche carote selvatiche e rami di nocciolo. La stragrande maggioranza delle iaccole prodotte dai contadini era comunque di stoppa, cascami di lino e cotone impregnati di sego (oppure cera, olio, catrame, pece). I tipi di materiali utilizzati, nonché la dimensione delle iaccole stesse, ne determinavano l’utilizzo: interno, in case
Foto: Museo della civiltà contadina - Grancona (Vicenza)
A partire dalla ine degli anni Cinquanta del secolo scorso la rete elettrica arriva in campagna Alla ine degli anni Quaranta, nel secondo dopoguerra, le rete elettrica si diffuse anche nelle campagne, in un raggio di 1-2 chilometri dalle città e dai paesi, dove l’elettricità era arrivata tra la ine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento. Già comunque nel corso dell’occupazione del territorio italiano durante la seconda Guerra Mondiale (1940-1945), i tedeschi avevano contribuito alla diffusione della luce elettrica collegando con ili di acciaio volanti la rete dei paesi a molte case di campagna isolate scelte come comandi territoriali. Tuttavia, solo a partire dalla ine dagli anni Cinquanta e dai primi anni SesVITA IN CAMPAGNA 11/2011
A partire dal secondo Ottocento si diffusero particolari lampade a petrolio che potevano essere da tavolo o pensili, come nella foto grande e nel particolare Foto: Museo Casa contadina (Concamarise, Verona)
Le prime candele, il cui utilizzo risale all’epoca romana, venivano fabbricate in casa con sego o, più raramente, con cera di api. In seguito a partire dai primi decenni dell’Ottocento è iniziata la loro produzione industriale, la quale ha fatto sì che le candele fossero più durature e, soprattutto, meno inquinanti a livello di odori e fumi. Per illuminare, le candele venivano sostenute da candelieri in ferro, ottone o rame dalle più svariate forme. Anche dopo l’avvento dell’illuminazione elettrica le candele sono state utilizzate per lungo tempo nei luoghi dove l’impianto elettrico non arrivava. Servivano, per esempio, per andare in cantina o a controllare il cortile e al rientro in casa si posavano spente sulla mensola del camino, il loro posto abituale.
4
Foto: Silvio Caltran
Il lungo regno delle candele
Foto: Museo della vita contadina - Fagagna (Udine)
di lampada era alimentata anche con combustibili diversi, come l’olio di oliva. In seguito si arrivò alla diffusione di lampade alimentate a gas quale acetilene (3b), butano, propano. Un’evoluzione importante dei questi primi lumi a petrolio si ebbe grazie all’avvento delle lampade dotate di un «tubo» di vetro, panciuto in fondo e stretto in alto: tale innovazione determinava un tiraggio più intenso intorno alla iamma, una maggiore ossigenazione e una maggiore luminosità. Le lampade di questo tipo, diffuse in Italia a partire dal secondo Ottocento, potevano essere da tavolo o pensili (4).
5
La diffusione della rete elettrica (5), con l’arrivo della lampadina a incandescenza (5a), nella vita domestica delle campagne italiane ha rappresentato lo storico spartiacque tra il passato, in in dei conti non 5a ancora troppo remoto, e la modernità santa la rete elettrica si diffuse in modo omogeneo per le campagne della nostra Penisola (5-5a). Prima della nascita dell’Enel (Ente nazionale per l’energia elettrica, nel 1962) ogni Regione gestiva la distribuzione dell’elettricità in modo autonomo, attraverso società private. L’energia proveniva da centrali di tipo idroelettrico e, successivamente, anche termoelettrico. La luce domestica era molto debole e ioca, con lampade a incandescenza della potenza di 3, 5 e 10 watt. La tensione della corrente
nelle case di campagna era inizialmente a 125 volt, per passare solo in seguito a 220 volt. In tutte le case era presente, accanto al contatore, un limitatore di corrente che impediva, tramite l’interruzione del servizio di fornitura, di assorbire una potenza superiore ai 1.000 watt. Bisogna infatti ricordare che in quegli anni nelle case non c’era bisogno di grandi disponibilità di energia, in quanto non vi erano ancora gli elettrodomestici (ma questi sarebbero comunque arrivati di lì a poco, con il boom economico!).
11
Politica agricola ed ambientale
Come è nata e cosa comporta la crisi inanziaria che tocca anche noi Tra le principali cause che hanno portato l’Italia nel bel mezzo dell’«uragano» della crisi inanziaria vi sono la scarsa crescita economica e l’altissimo debito dello Stato. Quest’ultimo è conseguenza degli ultimi cinquant’anni in cui si è speso più di quello che si incassava
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
60,1 %
81,7 %
83,2 %
93,0 %
96,2 %
96,8 %
Bel gio Irla nda Por tog allo Ger ma nia Fra nci a Spa gna
Ital ia 119,0 %
Gre cia 142,8 %
Inoltre, sempre con questo criterio, ché dovrà servire a rientrare dal debito. Improvvisamente l’estate scorsa: ecInoltre, sarebbe un grande aiuto se co il possibile titolo di un ilm dedicato Stati Uniti e Gran Bretagna sono più a al brusco choc che abbiamo avuto, noi rischio della Grecia. I mercati inanziari l’Unione europea desse prova di vera italiani, quando siamo stati coinvolti in però non ci badano: sono ipnotizzati dal solidarietà. Una garanzia europea per il un vero e proprio terremoto inanziario. prestigio di alcuni Paesi e dal loro passa- pagamento dell’eventuale debito di tutti Da un giorno all’altro infatti abbiamo to, sicché a Wall Street (sede della Bor- gli Stati membri, in qualunque forma, riscoperto che non eravamo affatto al ri- sa degli Stati Uniti) e negli altri centri durrebbe il peso degli interessi per i Paeparo da quello che stava e sta succeden- del capitalismo inanziario preferiscono si in dificoltà e renderebbe loro meno do nei mercati del mondo, come invece dare addosso alla Grecia e poi al Porto- oneroso rimettere ordine nel bilancio. gallo, all’Irlanda, alla Grecia e alla Spa- Oggi l’Italia paga per gli interessi il 4% ci avevano fatto credere. Le principali vulnerabilità dell’Italia gna. E adesso a questo elenco è stata ag- in più rispetto a prima dell’estate: prima di poter ridurre il debito dovremo quinsono la scarsa crescita economica degli giunta anche l’Italia. La via d’uscita non può essere né fa- di ogni anno spendere in più il 5% del ultimi vent’anni e l’altissimo debito dello Stato [1]. Inutile citare la cifra, basti cile né comoda. I sacriici per tutti noi reddito nazionale. L’effetto negativo dire che, se dovessimo ripagarlo tutto sono inevitabili. Più ancora che a mette- non è immediato (gli interessi più alti si subito, l’intera popolazione dovrebbe la- re a posto i conti dello Stato, cosa per cui applicano solo alla parte del debito che vorare da adesso alla ine dell’anno pros- ci vorrà comunque un bel po’ di tempo, il viene rinnovata ogni anno), ma è certo. Quelli che in Europa hanno magsimo senza consumare niente e passare prevedibile periodo di austerità che ci tutto il ricavato ai creditori dello Stato. aspetta dovrà essere usato per mostrare ai giore nerbo sono i tedeschi. Solo che Il nostro debito è nato oltre cin- creditori che questi benedetti conti li vo- loro hanno fatto sacriici per anni e adesquant’anni fa e in tutto questo tempo è gliamo sistemare davvero e che siamo ca- so non vogliono pagare per chi in quegli aumentato perché i governi che si sono paci di farlo. Per questo occorre un go- stessi anni ha invece vissuto al di sopra succeduti hanno speso più di quello che verno forte e stabile e che i cittadini ita- dei propri mezzi. Infatti una eventuale incassavano, senza preoccuparsi delle liani abbiano la percezione che i sacriici garanzia europea, come sopra citata, conseguenze. Anche il primo decennio sono distribuiti in modo equo, mentre og- non sarebbe gratuita: magari poco, ma anche la Germania alla in ine dovrebbe del 2000, poi, è stato sprecato spendendo gi la gente non lo crede affatto. ancora di più e aumentando il debito anziQuanto al nostro sistema produttivo, pagare di più sul proprio debito per gaché ridurlo. Il risultato è la crisi di oggi. per qualche anno tutto ciò che produrrà rantire gli altri. In realtà, però, sarebbe L’euro, nonostante la demagogia che in più non potremo consumarlo noi, per- molto più costoso per la Germania se il resto dell’Unione europea dovesc’è al riguardo, ci ha aiutati perDebito pubblico nel 2010 in alcuni Stati europei se crollare sotto il fardello, perché ché ha fatto diminuire i tassi d’inche utilizzano l’euro verrebbero a mancare gli acquiteresse che il nostro Stato paga sul renti per le merci tedesche. suo debito; con la lira i tassi sareb- 150 % Questa crisi inluenzerà anbero stati ben più alti. che l’agricoltura, però non in L’inevitabile programma di 125 % modo diretto. Ma siccome i settoriequilibrio (pareggio) del bilan- 100 % ri economici sono tra essi collecio dello Stato, richiesto anche gati, tutti quanti ne risentiranno, dall’Unione europea e allo studio, 75 % nessuno escluso. colpirà tutti e in maniera più doCiascuno di noi, nel suo piccolorosa di quanto sarebbe avvenu- 50 % lo, inirà per sopportare una parte to se si fosse posta mano prima al 25 % della crisi. Vi sia o non vi sia un problema. crollo produttivo, nei prossimi Certo, l’Italia non è la Grecia anni siamo tutti destinati a ridi(vicina al fallimento), il cui debimensionarci. Almeno sul piano to pubblico rispetto al nostro è economico. proporzionalmente più alto di circa un terzo. Noi abbiamo anche Paolo Brera un’economia più solida. Il debito pubblico dell’Italia è del 119% rispetto al Pil Se si considera non solo il de- (Prodotto interno lordo). Il debito pubblico, tuttavia, bito dello Stato, ma anche quel- non è il solo di cui bisogna tener conto. Se si considera [1] È l’importo complessivo dei lo delle imprese e delle famiglie, l’intero debito di un Paese, includendo quello delle im- prestiti che lo Stato, le aziende cioè il debito complessivo di tutta prese e delle famiglie, la situazione dell’Italia risulta mi- statali, le Regioni, le Province, i la nazione, la nostra situazione gliore anche di quella di Paesi come gli Stati Uniti o la Comuni, ecc. contraggono periorisulta fra le migliori del mondo Gran Bretagna. A differenza di questi, però, il nostro dicamente a fronte del deicit di bilancio (n.d.r.). sviluppato. Paese risente di fattori psicologici negativi Fonte: Eurostat
13
I prodotti Bayer Garden per la protezione delle piante sono agrofarmaci registrati dal Ministero della Salute. Leggere attentamente le avvertenze e le modalità d’impiego riportate in etichetta.
La tua casa senza ospiti indesiderati? Nessun problema Con Bayer Garden potrai proteggere la tua casa e il tuo giardino con una gamma di rodenticidi adatti e facili da usare. Chiedi al tuo rivenditore di iducia le soluzioni Bayer Garden e... evita l’invasione!
www.bayergarden.it
Giardino I ranuncoli, bellissime bulbose da piantare nelle zone umide del giardino Ci riferiamo al Ranunculus asiaticus, poco coltivato a livello amatoriale rispetto alle tradizionali bulbose a ioritura primaverile. Originario dell’Asia Minore, questo ranuncolo ama posizioni soleggiate e terreno fertile e umido. Non ha bisogno di particolari cure, ma solo di periodiche irrigazioni. Regala, a partire da marzo, meravigliosi e variopinti iori, ideali anche da portare in casa una volta recisi Gli articoli della rubrica «Giardino» del mese di novembre sono tutti dedicati al mondo delle bulbose. Tulipani, narcisi, crochi e giacinti sono le specie a ioritura primaverile più conosciute che non possono mancare nel giardino di campagna. In queste pagine vi suggeriamo di mettere a dimora anche una specie meno diffusa, ma a nostro parere degna di nota, il Ranunculus asiaticus. Tra le bulbose vi sono poi specie che si possono coltivare anche in vaso; ci riferiamo agli ippeastri, ai quali abbiamo dedicato l’articolo a pag. 18. In questo periodo, se state terminando la messa a dimora delle bulbose e delle tuberose a fioritura primaverile (vedi anche il supplemento «i Lavori» allegato a questo numero, capitolo Bulbose e tuberose), non dimenticatevi di riservare un’aiola del giardino al Ranunculus asiaticus. Questa specie, particolarmente decorativa per i suoi bellissimi iori, è originaria dell’Asia Minore e di altre regioni limitrofe, probabilmente introdotta in Europa al tempo delle Crociate (tra il Mille e il Milleduecento), ma che solo attorno al 1800 iniziò a essere coltivata a scopo ornamentale. Il termine latino «ranunculus» signiica piccola rana e si riferisce alla predilezione di questa pianta per i terreni umidi, anche in prossimità di stagni, laghetti e piccoli corsi d’acqua. In passato il Ranunculus asiaticus era conosciuto come «rosellina di Firenze», «bottone di Persia» o «bottone di Turchia», per la caratteristica e inconfondibile forma dei suoi iori, che nella maggior parte delle varietà sono a pompon (sia semidoppio che doppio), anche se in questi ultimi anni sono state create dagli ibridatori varietà a iore aperto, simile a quello della peonia. Il colore dei iori è variabilissimo: va dal bianco al giallo, dall’arancio al rosa e dal rosso al violetto, in numerose tonalità. Questa specie di ranuncolo è coltivata diffusamente dai loricoltori delle regioni a clima mediterraneo per la produContinua a pag. 17
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Aiola di Ranunculus asiaticus in piena ioritura. Si osservi la caratteristica forma a pompon dei iori, di colore bianco, giallo, rosso e arancione
Esemplari di Ranunculus asiaticus di di- Rizomi di Ranunculus asiaticus, da versi colori coltivati in vaso e reperibili in mettere a dimora con la punta (vedi commercio già in iore a inizio primavera freccia) rivolta verso l’alto
15
GIARDINO
Alcuni esempi di Ranunculus asiaticus in diversi colori
16
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
GIARDINO
Segue da pag. 15
zione di iori recisi, che vengono proposti sul mercato a ine inverno-inizio primavera; sono assai apprezzati, oltre che per la loro bellezza, anche perché durano in acqua a lungo, anche 5-6 giorni. COME, QUANDO E DOVE PIANTARLI Il ranuncolo è provvisto di rizomi (vedi foto a pag. 15), con i quali si avvia la coltivazione. I rizomi sono reperibili in commercio (vedi indirizzi in calce all’articolo) proprio in questo momento dell’anno e sino a ine inverno, solo allo stato secco, in miscuglio di colori. Il ranuncolo si adatta alla maggior parte dei terreni, purché sciolti e ben drenati; i migliori risultati si ottengono in suoli fertili, ricchi di sostanza organica e moderatamente umidi. L’aiola che deve ospitare questa specie deve trovarsi in una posizione soleggiata. Dopo aver lavorato il terreno sino a una profondità di circa 30 centimetri, ponete i rizomi − precedentemente messi a bagno in acqua per 2-3 giorni in modo da favorirne il germogliamento − a una profondità di 4-5 cm, con la punta (vedi freccia nella foto a pag. 15) rivolta verso l’alto, a una distanza di 20-25 cm l’uno dall’altro. Copriteli quindi con un miscuglio di terra ben sbriciolata e torba in parti uguali. La messa a dimora dei rizomi si può eseguire sino a ine novembre nelle località a clima invernale mite, oppure a ine inverno in tutte le altre zone. La ioritura, a seconda del clima e del momento dell’interramento dei rizomi, avviene da marzo a giugno. Dopo aver collocato i rizomi nel terreno, bagnatelo e poi mantenetelo umido sino a inizio estate. Una volta messi a dimora, i rizomi possono rimanere indisturbati nella stessa aiola per svariati anni se ci si trova in una zona a clima mite, altrimenti vanno necessariamente estirpati a ine estate, quando la vegetazione si presenta completamente secca, per essere poi ripiantati a ine inverno, dopo il periodo dei geli. In questo caso, dopo la ioritura lasciate indisturbati i rizomi, in modo che possano accumulare sostanze di riserva, che verranno utilizzate nella successiva stagione. Per estirparli dal terreno, aiutatevi con una paletta o con un attrezzo simile, solo quando le foglie sono ben secche, cioè verso fine estate. Dopo averli ripuliti dalla vegetazione esaurita e da eventuali parti guaste, fateli asciugare all’aperto in un luogo ombroso, e poi conservateli in un ambiente asciutto e fresco (magazzino) ino al momento della piantagione. VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Tre specie selvatiche Alla grande famiglia delle Ranuncolacee (alla quale appartengono più di 200 specie), oltre al Ranunculus asiaticus del quale abbiamo parlato in questo articolo, appartengono specie spontanee, diffuse nel nostro Paese nei prati incolti e nei terreni umidi, particolarmente interessanti per le loro delicate ioriture. Tra queste ricordiamo Ranunculus acer (A), comunissimo nei prati e nei terreni incolti, dove non passa inosservato per i suoi fiori gialli, del diametro di circa 1 A centimetro. Ranunculus acer Egualmente diffuso è Ranunculus luitans (B), il ben noto ranuncolo d’acqua, che cresce lungo i fossi e nelle acque stagnanti. Presenta piccoli iori bianchi di circa 1 centimetro di diametro e minute foglie iliformi, per lo più sommerse dall’acqua. Citiamo inine Ranunculus icaria (C), comunemente conosciuto come favagello, diffusissimo nelle zone più ombrose dei terreni incolti e nei luoghi più umidi del sottobosco. Ha portamento tappezzante, foglie di un bel verde lucente e iori di colore giallo intenso che si schiudono a ine inverno. (L.C.)
B
C
Ranunculus luitans Se non avete modo di mettere a dimora i rizomi nei periodi sopra indicati, da ine inverno a inizio primavera sui bancali dei garden center ma anche sulle bancarelle dei mercati potete trovare assai facilmente vasi di ranuncoli già in
Ranunculus icaria iore, pronti per essere messi in terrazzo o sul balcone, o da trapiantare in giardino in aiole e bordure. Si tratta di varietà a iore molto grande, che possono raggiungere anche il diametro di 2-3 cm, dai colori variabilissimi, sovente sfumati e/o screziati. Luciano Cretti
Il Ranunculus asiaticus si può impiegare per realizzare aiole e/o bordure con piante annuali da iore come le viole del pensiero
Ditte che vendono rizomi di Ranunculus asiaticus: – Flora Import Olanda - Via 2 Giugno, 205 - 24040 Bonate Sotto (Bergamo) Tel. e fax 035 992398, vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» 15% valido ino al 31/03/2012; – F.lli Ingegnoli - Via O. Salomone, 65 20138 Milano - Tel. 02 58013113 - Fax 02 58012362, vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» 5% valido ino al 31/03/2012. CONTROLLO INDIRIZZI AL 15-10-2011
17
GIARDINO
È tempo di mettere a dimora gli ippeastri dalla splendida ioritura Questa specie, originaria delle zone calde dell’America del Sud, è provvista di grossi bulbi dai quali si originano alti steli carnosi che portano enormi iori di rara bellezza. Ve ne sono numerose varietà, sia a iori semplici che a iori doppi, variamente colorati. I bulbi, dopo la ioritura, entrano gradualmente in una sorta di riposo vegetativo. Ecco come piantarli e coltivarli Foto: Luciano Cretti
Durante i mesi invernali siamo soliti tenere in casa, tra le piante verdi d’appartamento, anche qualche specie da iore come spatiillo, anturio, violetta africana e orchidee. È bene sapere che nel grande gruppo delle bulbose vi è una specie che, se messa a dimora in vaso in questo periodo e sino a tutto marzo, regalerà dopo 6-10 settimane meravigliosi iori, colorando ogni ambiente di casa. Ci riferiamo agli ibridi di Hippeastrum vittatum (conosciuto anche come «giglio delle Barbados» o «giglio messicano», originario delle regioni subtropicali dell’America del Sud). I loro iori, a forma di tromba, possono essere semplici o doppi, di colore bianco, rosa, arancione, salmone, rosso acceso, ecc., anche variamente striati (vedi foto qui sotto e a pag. 19), di diametro compreso tra i 15 e i 20 cm. Durante tutto l’autunno e l’inverno nei garden center si possono acquistare vasi con bulbi di ippeastro già pronti per iorire o già in iore, ma piantare con le nostre mani i bulbi (facilmente reperibili in commercio nei più forniti gar-
Foto: Nova Flora BV
Foto: Nova Flora BV Foto: Nova Flora BV
Foto: Nova Flora BV
Foto: Luciano Cretti Foto: Nova Flora BV
Gli ippeastri sono bulbose dai meravigliosi iori ideali da coltivare in vaso. Nella foto, Hippeastrum vittatum, dal quale sono derivati bellissimi ibridi
Alcuni esempi di ippeastro a iore semplice in diversi colori
18
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
GIARDINO
den center e/o presso le ditte riportate in calce all’articolo) e seguirli passo passo sino alla ioritura regala sicuramente maggiori soddisfazioni. In questo articolo vi indichiamo perciò come e quando metterlo a dimora e le poche cure di cui ha bisogno.
mercio ve ne sono diversi), alle dosi indicate in etichetta. Diradate gradualmente le irrigazioni, in modo che il bulbo si prepari al riposo vegetativo: le foglie ingialliranno e poi si seccheranno. A questo punto ponete il vaso in un luogo anche poco luminoso, e lasciatelo all’asciutto sino a novembre, quando inizierete a bagnare di nuovo il terriccio, non prima però di averne rinnovato i primi 3-4 cm. Dopo circa 6-10 settimane il bulbo regalerà di nuovo i suoi meravigliosi iori.
IL BULBO VA PARZIALMENTE INTERRATO Il bulbo dell’ippeastro va interrato per due terzi circa della sua altezza
Luciano Cretti Ditte che vendono bulbi di ippeastro: – Bakker - C.P. 220 - 22100 Como - Tel. 031 499155 - Fax 031 499111, vende solo per corrispondenza e tramite Internet (www.bakker-it.com). – Flora Import Olanda - Via 2 Giugno, 205 - 24040 Bonate Sotto (Bergamo) Tel. e fax 035 992398, vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» 15% valido ino al 31/3/2012. – Floriana Bulbose - Via Silio Italico, 20 - 00040 Monte Porzio Catone (Roma) Tel. 06 9447769 - Fax 06 23328175, vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» 10% valido ino al 31/3/2012. – F.lli Ingegnoli - Via O. Salomone, 65 20138 Milano - Tel. 02 58013113 - Fax 02 58012362, vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» 5% valido ino al 31/3/2012.
no prima della comparsa delle foglie; se la ioritura avviene a ine inverno-inizio primavera le foglie si sviluppano invece prima o insieme ai iori. I iori non hanno lunga vita, in quanto durano 4-5 giorni. COSA FARE DOPO LA FIORITURA Una volta che i iori sono appassiti, eliminateli, e lasciate seccare completamente lo stelo: solo allora tagliatelo alla base, facendo attenzione a non danneggiare le foglie. Solo dopo gli ultimi periodi di freddo – ricordatevi che gli ippeastri sono di origine subtropicale – portate il vaso all’aperto, in giardino o in terrazzo, in posizioni parzialmente soleggiate. Bagnate moderatamente il terriccio sino al mese di maggio, aggiungendo ogni 2-3 settimane all’acqua delle irrigazioni del concime per piante da iore (in comFoto: Nova Flora BV Foto: Nova Flora BV
Foto: Nova Flora BV
Foto: Nova Flora BV Foto: Nova Flora BV
CONTROLLO INDIRIZZI AL 5-10-2011
Foto: Luciano Cretti
Come detto precedentemente gli ippeastri sono piante bulbose, sono cioè provvisti di bulbi carnosi, di circa 20 cm di circonferenza, anche se non è raro trovarne alcuni che presentano una circonferenza di oltre 25 cm. Il bulbo va interrato per due terzi circa della sua altezza (vedi disegno riportato in alto nella pagina) in un vaso di 18-20 cm di diametro, parzialmente riempito di terriccio universale (reperibile nei garden center o negli empori agrari), sul fondo del quale va predisposto uno strato di argilla espansa dello spessore di circa 2 cm. Dopo la messa a dimora del bulbo si pone il vaso nel locale più luminoso della casa, a una temperatura di 18-20 °C, avendo inizialmente cura di bagnare il terriccio una volta la settimana; in seguito, quando inizierà a spuntare lo stelo iorale, occorrerà irrigare regolarmente ogni 3-4 giorni, in modo da mantenere il terriccio moderatamente umido. Da ogni bulbo si sviluppano uno-due steli iorali, alti circa 30-40 cm, ognuno dei quali porta 3-4 iori, che sboccia-
Alcuni esempi di ippeastro a iore doppio in diversi colori VITA IN CAMPAGNA 11/2011
19
GIARDINO
Risposte ai lettori È LA PROFUMATISSIMA PLUMERIA OBTUSA Vi invio la foto di un alberello in iore che ho fotografato la scorsa estate nell’isola di Lampedusa (Agrigento). Desidererei sapere il suo nome e qualche notizia in più. Antonello Galbussera Calco (Lecco) Si tratta della Plumeria obtusa, specie originaria delle zone tropicali dell’America Centrale e dei Caraibi, meglio nota come frangipane o, in Sicilia dove si è spontaneizzata, come pomeria, pomelia o plumeria. Appartiene alla famiglia botanica delle Apocinacee, la stessa dell’oleandro. E del resto i suoi iori assomigliano molto a quelli dell’oleandro, da cui il nome «oleandro africano», ma a differenza di questi presentano un profumo molto intenso, tanto da essere usati anche nell’industria profumiera. La pianta ha portamento arbustivo e nelle zone di origine raggiunge anche i 10 metri di altezza. I fusti, di consistenza ibrosa e ripieni di un latice bianco, sono molto ramiicati e portano in supericie le cicatrici lasciate dalla caduta delle foglie. Le foglie, persistenti o semipersistenti a seconda del clima e delle condizioni di coltivazione, sono lunghe e ovali. I iori sono portati alla sommità dei rami e riuniti in gruppi di 4-7; hanno un aspetto ceroso, larghi da 5 a 7 cm, molto profumati e di colori variabili dal bianco puro al rosa, dal rosso al giallo, all’arancio a seconda della varietà. Data la sua origine può essere coltivata all’aperto solo al Sud, nelle zone in cui la temperatura minima durante l’inverno non scende sotto i 7-10 °C. Piante di plumeria sono reperibili presso: – Vivai Torre dr. Natale - Contrada Palma-
COME SI POTANO LE ORTENSIE CLASSICHE, QUELLE CON IL FIORE A PALLA Desidererei sapere come e quando si potano le ortensie classiche, quelle dai iori a palla. Caterina Moschini Verona Le ortensie con iniorescenze a palla (Hydrangea macrophylla, vedi foto qui sopra a destra), le più comuni nei giardini e che ioriscono sul legno dell’anno precedente, si potano a ine inverno, quando sono ancora in riposo vegetativo; il periodo migliore è febbraio-marzo. La potatura si effettua eliminando completamente rami deboli, secchi, malformati, quelli rivolti verso l’interno dell’arbusto e le iniorescenze secche (1), tagliando sopra la penultima coppia di gemme. Non vanno tagliati i rami cresciuti l’anno precedente, i quali portano la gemma terminale che darà origine a un’iniorescenza. Negli esemplari di almeno 5-6 anni di vita occorre eliminare nella misura di circa un terzo i fusti più vecchi, che generalmente sono molto ramiicati, tagliandoli a livello del ceppo o poco più in alto (2). Questa operazione (deinita dagli esperti «taglio di ritorno») serve a sfoltire il cespuglio, afinché circolino più luce e aria all’interno, riduce il rischio di attacchi parassitari e stimola la pianta ad emettere nuovi rami che ioriranno negli anni suc1 2 cessivi. (Francesca Moscatelli) ra - 98057 S. Pietro di Milazzo (Messina) - Tel. 090 9296200 - Fax 090 9217073 Cell. 338 7694567, vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» del 10%, valido ino al 30/10/2012. – Vivaio Luciano Noaro - Via Vittorio Emanuele, 151 - 18033 Camporosso (Imperia) - Tel. 0184 288225 - Fax 0184 287498, vende per corrispondenza. (Francesca Moscatelli) CONTROLLO INDIRIZZI AL 15-10-2011
LENTAGGINE INFESTATA DAL TRIPIDE HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS La mia lentaggine (Viburnum tinus, n.d.r.) presenta una malattia di cui non conosco il nome e che quindi non so come curare. Le foglie (vedi foto allegata) vengono rose internamente e poi cadono. Cosa devo fare? Elisabetta Caimi Verona
La Plumeria obtusa (detta anche frangipane) è un arbusto dalla fragrante ioritura che può raggiungere anche i 10 metri di altezza
20
Le foglie della lentaggine dell’abbonata manifestano i sintomi di una forte infestazione del tripide Heliothrips haemorrhoidalis, assai comune su Viburnum tinus.
Foglia di lentaggine interessata da un vistoso attacco del tripide Heliothrips haemorrhoidalis (1,2 mm) Questo parassita attacca la pagina inferiore delle foglie e con le sue punture causa la depigmentazione (cioè la perdita di colore) e l’argentatura delle foglie; queste vengono inoltre imbrattate dalle deiezioni, dall’aspetto bituminoso, del parassita. Il tripide compie svariate generazioni all’anno (ino a sei) e sverna allo stadio di adulto riparato in mezzo alla vegetazione o sotto le desquamazioni della corteccia. Alla comparsa dell’infestazione si può ricorrere al trattamento con spinosad-12 (per esempio Success della Bayer Garden, non classiicato), alla dose di 10 millilitri per 10 litri d’acqua, ripetendo eventualmente l’intervento in caso di reinfestazione. (Aldo Pollini) VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Orto Coltivate adesso la valerianella, ortaggio da foglia facile da ottenere La valerianella è fra gli ortaggi più semplici da coltivare, per questo la consigliamo soprattutto a chi ha poca esperienza nell’orto. Si adatta a qualsiasi tipo di terreno, purché privo di ristagni d’acqua, non ha bisogno di nessuna concimazione e vuole moderate irrigazioni. Si semina sotto tunnel per tutto novembre e in pieno campo da metà agosto a ine ottobre. Si coltiva senza nessun intervento antiparassitario La valerianella − chiamata anche dolcetta, gallinelle, songino, salasetti, e con altri nomi ancora − è un ortaggio abbastanza conosciuto, anche se meno diffuso rispetto ai diversi tipi di lattuga, radicchio e cicoria. La sua coltivazione può essere effettuata nel periodo autunno-invernale, meglio se con un piccolo tunnel a disposizione, e da metà agosto a ine ottobre in pieno campo. In questo articolo elenchiamo le diverse operazioni colturali da eseguire, a partire dalla semina, per avere un buon raccolto.
Come si presenta la pianta di valerianella
c
b
COME SI PRESENTA LA PIANTA La parte della valerianella [1] che si utilizza è rappresentata dalla rosetta basale composta da foglie abbastanza carnose e senza picciolo. Le foglie, che possono risultare di forma allungata o allargata (a spatola), presentano punta arrotondata e lunghezza compresa tra i 5 e i 10 centimetri. Il loro colore è diverso a seconda della varietà: in genere va dal verde medio al verde scuro, con aspetto lucente. La radice presenta un asse centrale (ittone) più sviluppato, dal quale si originano radichette secondarie. Se non si raccoglie, la pianta produce da ine marzo a giugno un insieme di piccoli iori di colore bianco raccol-
1
ti in iniorescenze tondeggianti portate da uno stelo provvisto di piccole foglioline. Il ciclo di coltivazione può essere di 60-70 giorni, nel caso si inizi la coltura a ine inverno, o di 120-130 giorni, se si effettua la semina nel tardo autunno.
a
d e
a-foglia della rosetta basale, b-foglia dello stelo iorale, c-iniorescenza ramiicata, d-radice principale (ittone), e-radichette secondarie
2
SONO POCHE LE VARIETÀ DISPONIBILI PER IL PICCOLO ORTICOLTORE Le varietà di valerianella reperibili in commercio per il piccolo orticoltore sono in particolare tre e possono, in linea di massima, essere suddivise in due gruppi in base al colore della foglia. Al primo gruppo appartengono varietà a foglia di colore verde medio e tra queste segnaliamo D’Olanda (1), con foglie allungate (allargate nella parte alta), assai resistente al clima umido e al freddo. Le varietà del secondo gruppo hanno foglie di colore verde scuro. Tra queste consigliamo Verde a cuore pieno (2), con foglie allargate e poco carnose, e Verde di Cambrai (3), simile alla precedente. VUOLE CLIMA FRESCO E SI ADATTA A VARI TIPI DI TERRENO La valerianella presenta una buona resistenza al freddo. Nel Nord Italia vie-
3
Le varietà più diffuse di valerianella. 1-D’Olanda, 2-Verde a cuore pieno e 3-Verde di Cambrai VITA IN CAMPAGNA 11/2011
21
ORTO
ne coltivata soprattutto dalla tarda estate al massimo a ine aprile, in quanto non sopporta clima caldo e asciutto: inizia infatti a vegetare con una temperatura di circa 7 °C, mentre la temperatura migliore per il suo sviluppo è compresa tra i 15-16 e i 18 °C. Negli orti familiari viene coltivata nei più diversi tipi di terreno, anche in quelli argillosi, a patto che siano privi di ristagni d’acqua (potrebbero comprometterne la riuscita). La reazione (pH) del terreno più idonea per la valerianella è compresa tra 6 e 7, ma si può adattare anche a un pH più basso, pari a 5,5 (acido). COME PREPARARE IL TERRENO PER LA SEMINA Per la coltivazione della valerianella non è necessario eseguire una vangatura profonda, ma è suficiente smuovere il terreno poco prima della semina per 1520 centimetri di spessore. La vangatura è addirittura sconsigliabile nei terreni argillosi poiché, se effettuata subito prima della semina, può comportare notevoli dificoltà per il succcessivo amminutamento degli strati supericiali del suolo. In questo caso conviene effettuare un’estirpatura profonda tramite l’impiego di un erpicatore manuale e poi procedere alla preparazione del letto di semina sminuzzando gli strati più supericiali del terreno tramite un rastrello. Durante i lavori di preparazione del terreno non occorre interrare alcun tipo di fertilizzante. La valerianella è infatti poco esigente in fatto di concimazione, e si accontenta delle sostanze nutritive lasciate nel terreno dalle precedenti colture. Nel caso si dispones-
A
Distanze di semina tra le ile
8-15 (20) cm
se di suoli poco fertili, la cosa migliore è seminarla in aiole che hanno ospitato ortaggi abbondantemente concimati, come per esempio pomodoro, melanzana e zucchino. Poco prima della semina è opportuno sistemare con molta cura gli strati più supericiali del terreno in modo che non vi siano buche o avvallamenti dove possa ristagnare l’acqua, che compromette la crescita della coltura e causa l’ingiallimento delle foglie. Ricordate inine che non è consigliabile seminare per due anni di seguito valerianella nella stessa aiola. A NOVEMBRE SI PUÒ SEMINARE SOTTO TUNNEL In Pianura Padana la valerianella va seminata sotto piccoli tunnel (1-1,20 metri di larghezza x 1 metro circa di altezza) a novembre, evitando periodi a lungo freddi e perturbati, e in pieno campo da metà agosto a ine ottobre.
B
Volendo usufruire più a lungo delle sue foglie, effettuate semine scalari, per esempio 3-4 passaggi alla distanza di circa 15 giorni l’uno dall’altro, partendo dalla seconda metà di agosto sino a ine novembre, a seconda che abbiate scelto la coltivazione in pieno campo o sotto tunnel. La distribuzione del seme (vedi foto a lato) va eseguita preferibilmente a righe, scavando solchetti profondi anche meno di 1 cm, distanti tra loro 815 (20) cm, impiegando 1-1,5 grammi di semente per metro quadrato; qualche piccolo orticoltore preferisce però la semina a spaglio. Il seme va interrato supericialmente, cioè a circa mezzo centimetro di profondità. In un grammo di semente possono essere contenuti, a seconda delle varietà, da 450-600 semi a 800 e più. Per favorire la nascita delle piantine specialmente da semine autunnali (novembre) sotto tunnel è consigliabile coprire le aiole con un velo di tessuto non tessuto, che consente un aumento, anche se leggero, della temperatura a livello del terreno. Dopo la semina, specialmente in assenza di precipitazioni, bisogna intervenire con limitate, e se necessario ripetute, irrigazioni ino a quando la germinazione è completamente avvenuta. Si provvederà poi solo a modeste irrigazioni, al ine di tenere moderatamente umido il terreno. Sotto tunnel, in particolare nel pieno della stagione fredda,
C
A-La semina a ile (vedi frecce) consente di ottenere ottimi risultati. B-Per favorire la nascita delle piantine da semine autunnali è consigliabile stendere sulle aiole un velo di tessuto non tessuto. C-Aiola con piante in piena crescita
22
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
ORTO
bisogna irrigare solo quando è strettamente necessario, arieggiando poi le protezioni al ine di far asciugare completamente le piante. Qualora si effettui la semina a righe il metodo d’irrigazione più indicato e razionale è quello per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi; nel caso invece si semini a spaglio si procede solo per aspersione (a pioggia). SE NECESSARIO DIRADATE LE PIANTINE ED ELIMINATE LE ERBE INFESTANTI La valerianella non ha bisogno di particolari cure colturali. Talvolta è consigliabile diradare le piantine in modo da impedire che subentrino, in seguito a una crescita stentata dovuta alla fittezza, ingiallimenti delle foglie e quindi scarsa qualità della produzione. Questa operazione deve lasciare mediamente, nel caso si raccolga la pianta intera, 300-400 piantine per metro quadrato, per consentire produzioni abbondanti e di buona qualità. Eliminate poi le eventuali piante infestanti che si sviluppassero nelle colture. Questo lavoro è facilitato dalla semina a ile, che consente anche di lavorare gli strati più supericiali del terreno che possono diventare compatti a seguito di piogge o di ripetute irrigazioni. RIESCE MOLTO BENE SOTTO PICCOLI TUNNEL La valerianella è una delle colture più consigliabili per la coltivazione sotto piccole protezioni, non solo per la facilità di gestione, ma anche perché fornisce un prodotto fresco durante l’inver-
A
Seminando a spaglio sovente la coltura presenta sviluppo meno omogeneo no, stagione in cui gli ortaggi disponibili sono abbastanza limitati sia per numero che per quantità. I tunnel vanno arieggiati anche quando all’esterno vi sono pochi gradi sopra lo zero, soprattutto in giornate soleggiate. Volendo aumentare ancora di più la protezione delle piante dal freddo si può stendere la sera sulle aiole un velo di tessuto non tessuto, da rimuovere la mattina in modo che le piante ricevano durante il giorno più luce possibile. LA COLTURA ORGANICA (BIOLOGICA) La coltivazione della valerianella con metodo biologico è di fatto uguale a quella esposta. Non essendo necessarie concimazioni e interventi antiparassitari la sua realizzazione non comporta problemi. Sono disponibili anche sementi provenienti da colture organiche. Molto semplice risulta pure la coltivazione in vaso, per la quale si rimanda alle stesse indicazioni date per la rucola (vedi n. 7/8-2010 a pag. 23).
RACCOGLIETE IN BASE AL CONSUMO La valerianella si raccoglie inilando un coltello corto e robusto sotto la rosetta basale, nei primi strati di terreno, e recidendola dalle radici con un movimento deciso. Si scuotono quindi le piantine per allontanare l’eventuale terra rimasta attaccata e si puliscono staccando con le dita le foglie ingiallite e/o guaste. Per avere piante più pulite, conviene raccoglierle asciutte (meglio nel pomeriggio di giornate soleggiate) perché se le foglie sono bagnate o umide trattengono maggiormente la terra. È consigliabile prelevare volta per volta solo la quantità necessaria, in modo di avere sempre prodotto fresco. In ogni caso la valerianella, una volta pulita, si conserva in frigorifero, in sacchetti di materiale plastico per alimenti, anche per 7-8 giorni e più (presenta maggiore resistenza alla conservazione in frigorifero rispetto alle lattughe da taglio). Da 10 metri quadrati di coltura si possono raccogliere da 5 a 10-12 kg e
B
La valerianella è un ortaggio piuttosto resistente al freddo (nella foto A, coltura coperta da neve); volendo, in inverno la si può proteggere dal gelo stendendo la sera sulle aiole un velo di tessuto non tessuto (B) VITA IN CAMPAGNA 11/2011
23
ORTO
Ciclo di coltivazione della valerianella (tempi indicativi per la Pianura Padana) Sotto tunnel
In pieno campo
Semina
Raccolta
Semina
Raccolta
Novembre
Da metà dicembre a metà febbraio
Da metà agosto a fine ottobre
Da metà ottobre a metà dicembre e da metà febbraio a metà marzo
più di prodotto; tali quantità dipendono dalle dimensioni che hanno le piante al momento della raccolta, dall’uniformità della coltura, dalla varietà e dal periodo di coltivazione. SONO LE LUMACHE I SUOI PEGGIORI NEMICI La valerianella è una pianta rustica che solitamente non ha bisogno di nessun tipo di intervento antiparassitario. Può essere a volte danneggiata da lumache (chiocciole) e limacce, che si possono tenere lontane delimitando le aiole con lamiere zincate alte circa un metro e interrate per 20-30 cm. COME PREPARARLA ALL’USO Nella maggior parte dei casi si utilizza la rosetta basale intera; solo in alcune zone vengono preferite le foglie tagliate.
La raccolta si esegue asportando l’intera pianta, impiegando un robusto coltello a lama corta ben afilata Una cura particolare deve essere prestata quando si lava la valerianella, perché è facile che le foglie o il cuore delle rosette lasciate intere trattengano terreno, che poi è poco gradevole trovare (anche se in tracce minime) al momento del consumo.
Le caratteristiche positive della valerianella La valerianella contiene una buona quantità di mucillagini, come testimoniato anche dalla particolare succulenza delle foglie. Queste sostanze sono assai utili per chi soffre di stitichezza, di colite e di bronchite poiché riducono l’irritazione intestinale, favoriscono la formazione di feci morbide e facilmente eliminabili e leniscono l’iniammazione delle mucose respiratorie. Inoltre la ricchezza di cloroilla e la buona presenza di sali minerali (potassio, ferro, calcio, magnesio) e di vitamine (A, gruppo B, C) fanno della valerianella un eccellente stimolante del metabolismo e della funzione renale. La valerianella è utile a tutti coloro che soffrono di artrite e artrosi, a chi è predisposto verso l’arteriosclerosi e le patologie cardiovascolari, a chi tende a formare calcoli o renella (calcoli di piccolissima dimensione) nelle vie urinarie. A proposito di cloroilla, questo pigmento vegetale così abbondante nella valerianella è dotato di una buona azione deodorante e di varie altre proprietà: è cicatrizzante, batteriostatico, tonico e rivitalizzante. La cloroilla, inoltre, ha interessanti qualità antiossidanti e anticancro. (Paolo Pigozzi)
Comunemente la valerianella si consuma cruda da sola o assieme a radicchi o ravanelli. Si può mescolare anche con la rucola e con altri ortaggi da foglia a piacere, in base ai gusti. Si può anche utilizzare per preparare delicati risotti, allo stesso modo del radicchio rosso. Come detto, la valerianella si conserva a lungo, una volta raccolta e posta in frigorifero, senza subire particolari alterazioni. Per questa caratteristica la troviamo sempre più di frequente sui banchi dei supermercati, da sola o mescolata con altri ortaggi (radicchi-cicorie, indivia riccia, scarola) in confezioni chiuse ermeticamente con prodotto già lavato e pronto per il consumo (i cosiddetti prodotti di «Quarta gamma»). Alberto Locatelli [1] La valerianella appartiene alla famiglia delle Valerianacee e il suo nome botanico è Valerianella locusta. Ditte sementiere che dispongono di semi di valerianella delle varietà citate nell’articolo (tra parentesi, in neretto, le varietà presenti in catalogo): – F.lli Ingegnoli - Via O. Salomone, 65 20138 Milano - Tel. 02 58013113 - Fax 02 58012362 (1-3), vende per corrispondenza. Sconto «Carta Verde» 5% valido ino al 31/12/2011. – L’ortolano - Via Calcinaro, 2425 47521 Cesena (Forlì Cesena) - Tel. 0547 381835 - Fax 0547 639280 (1-3), segnala il rivenditore. – N. Sgaravatti & C. - Via Nazionale, 62/64 - 52020 Pergine Valdarno (Arezzo) - Tel. 0575 899551 - Fax 0575 899535 (1-2-3), segnala il rivenditore. – Royal Seeds - Via Pacinotti, 10 - 41037 Mirandola (Modena) - Tel. 0535 24157 Fax 0535 21750 (1), segnala il rivenditore. CONTROLLO INDIRIZZI AL 14-10-2011
24
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
ORTO
Asparagiaia: quando e come raccogliere i prelibati turioni La raccolta, che si può anticipare coprendo le aiole con tessuto non tessuto, va eseguita gradualmente e con delicatezza. Gli asparagi vanno maneggiati con cura, messi al fresco quanto prima e consumati preferibilmente nella stessa giornata di raccolta. Ecco come e quando eseguire la raccolta e qualche suggerimento su come utilizzare questo ortaggio in cucina Dopo avervi presentato le due varietà di asparago con le quali avviare un’asparagiaia nell’orto familiare, e dopo aver parlato della preparazione del terreno, della concimazione e delle cure colturali necessarie per raggiungere buoni risultati, in questo ultimo articolo vi spieghiamo come anticipare ed eseguire la raccolta dei turioni. Vi suggeriamo anche come impiegarli in cucina per realizzare ottimi manicaretti. COME ANTICIPARE ED ESEGUIRE LA RACCOLTA Per anticipare la raccolta dei turioni di circa 5-6 giorni, coprite (in marzo) le aiole – pratica che mantiene oltre tutto più sofice il terreno – con un velo di tessuto non tessuto. Tale copertura deve essere ben issata al suolo, data la sua leggerezza, dopo ogni raccolta (per farlo si possono utilizzare, come per la pacciamatura, sacchi pieni di terra o sabbia). La raccolta dei turioni nell’asparago bianco è un’operazione piuttosto delicata e impegnativa. Per raggiungere una certa manualità consigliamo, le prime volte, dopo aver rimosso dalle aiole la pacciamatura, di scavare il terreno con le mani (o con una palettina) attorno al turione ino a arrivare quasi alla sua base prima di tagliarlo (è consigliabile tagliare il turione corto per non rischiare di ferire radici e rizoma), risistemando poi la terra smossa e anche la pacciamatura. Poi, una volta acquisita una certa esperienza, i turioni si raccolgono senza spostare il terreno. La raccolta è facilitata nei cumuli ricoperti dalla pacciamatura con teli scuri. Bisogna evitare di provocare lesioni alle zampe, perché attraverso le ferite può penetrare nella pianta la più dannosa malattia che colpisce questa coltura, cioè la fusariosi, che abbrevia la vita dell’asparagiaia. Per raccogliere l’asparago bianco si adopera un apposito coltello a sgorbia (vedi foto qui sopra) [1], mentre per quello verde, pur potendo utilizzare lo stesso attrezzo, si può impiegare anche un comune coltello a lama sottile, purché ben afilato. Nell’asparago verde invece la racVITA IN CAMPAGNA 11/2011
1
2
1-Per raggiungere una certa manualità nella raccolta dell’asparago bianco, procedete le prime volte scavando il terreno con le mani attorno al turione ino a arrivare quasi alla sua base, quindi tagliatelo senza ferire radici e rizoma. 2-Nel caso dell’asparago verde, la raccolta si effettua tagliando semplicemente i turioni a livello del terreno Coltello a sgorbia per la raccolta dell’asparago bianco, che può essere impiegato anche per quello verde colta si effettua tagliando semplicemente i turioni a livello del terreno. Prima di passare alla raccolta in altra coltura, è bene disinfettare il coltello (immergendolo in varechina e successivamente asciugandolo), al ine di evitare la trasmissione di malattie. IL MASSIMO DELLA PRODUZIONE SI HA AL QUINTO-SESTO ANNO DI RACCOLTA Nel primo anno di raccolta – che avviene in genere al terzo anno dall’impianto – si possono ottenere, da 50 metri quadrati di asparagiaia, circa 8-10 chilogrammi di turioni. È opportuno non raccogliere da piante deboli, che cioè emettono turioni sottili, e non oltre la metà di maggio. Nel secondo anno di raccolta l’aspa-
ragiaia può invece fornire circa 15-20 chilogrammi di turioni, tenendo presente di operare non oltre la ine di maggio. Al quinto-sesto anno di raccolta l’asparagiaia raggiunge il massimo della produzione, fornendo 25-35 chilogrammi di turioni bianchi o 30-40 chilogrammi di verdi, sempre da 50 metri quadrati di asparagiaia. La raccolta, mediamente, si effettua da aprile sino a metà giugno (Pianura Padana), anche se è meglio raccogliere quello verde sino a quando il turione presenta un diametro di 8 millimetri, quello bianco di 10 millimetri. Tuttavia se si vede che vi è una notevole produzione di asparagi sottili è bene ultimare la raccolta. Nel caso in cui nell’anno precedente l’asparagiaia abbia subito attacchi di malattie, la raccolta deve essere limitata – sia come quantitativi che durata – per permettere l’accumulo di sostanze di riserva a livello delle zampe. I TURIONI VANNO MANEGGIATI CON CURA I turioni sono delicati e fragili. Dopo la raccolta vanno posti in una cassetta di materiale plastico e trasportati con cau-
25
ORTO
tela in un locale fresco. Non vanno lasciati al sole, altrimenti si disidratano (diventano più ibrosi; quelli bianchi possono assumere tonalità violette o verdi). Gli asparagi bianchi dopo la raccolta si devono lavare con abbondante acqua corrente per eliminare i residui di terra. È bene che in attesa del consumo, i turioni, sia di asparago verde che di asparago bianco, si mantengano umidi, mettendoli, in piedi, in una bacinella con un paio di centimetri d’acqua. VANNO PREFERIBILMENTE GUSTATI IL GIORNO STESSO DELLA RACCOLTA Una volta raccolti, è consigliabile utilizzare gli asparagi il più presto possibile, altrimenti induriscono e perdono parte delle loro qualità gustative, anche se si possono tenere in frigorifero qualche giorno (a 4-5 °C) in sacchetti di polietilene microforato per alimenti. La cosa migliore è comunque consumare gli asparagi il giorno stesso della raccolta. Prima della cottura i turioni si puliscono eliminando i primi 2-4 cm della base (e togliendo, volendo, anche la «pellicina») e si lavano. Si possono poi usare per preparare ottimi primi piatti (risotti, paste e minestre), anche se il consumo più classico, previa lessatura, è quello di gustarli assieme a uova; asparagi e uova sode (o anche cotte al burro in tegamino) costituiscono infatti uno dei piatti più semplici, e nello stesso tempo più gustosi, della nostra cucina. Ma le possibilità di utilizzo di questo ortaggio sono numerose: gli asparagi rientrano nelle tradizioni alimentari di parecchie nostre regioni e sono an-
A raccolta terminata, cioè da metà giugno e sino a tutto luglio (e talora anche oltre), le zampe producono turioni che, non venendo raccolti, si trasformano in fusti (vedi n. 9/2011 a pag. 21) che ingrediente di piatti della cucina internazionale. In genere i turioni migliori sono quelli di maggiori dimensioni, perché più teneri (specialmente quelli bianchi), che presentano un diametro compreso Negli asparagi lunghi come in quelli corti, la parte inferiore coriacea del turione (che va eliminata) risulta essere più o meno della stessa lunghezza (vedi zona colorata nel disegno)
Le caratteristiche positive e negative dell’asparago Tutti gli asparagi (ma soprattutto quelli verdi) sono molto ricchi di sostanze protettive e stimolanti. Un etto di asparagi fornisce quasi 25 mg di vitamina C (equivalenti a circa un terzo del fabbisogno giornaliero di un adulto) e copre il 75% delle necessità quotidiane di acido folico, vitamina indispensabile per la moltiplicazione delle cellule e la sintesi di nuove proteine. Gli asparagi verdi sono anche una buona fonte di caroteni (che nell’organismo vengono trasformati in vitamina A) e di vitamina B2, necessaria per trasformare gli alimenti in energia. Questi pregiati ortaggi, oltre a soddisfare il gusto, hanno anche altre proprietà beneiche: aumentano la luidità del sangue, apportano parecchi minerali (buono il contenuto in calcio e ferro, molto abbondante il potassio), regolarizzano l’intestino pigro, stimolano la diuresi (grazie al già ricordato potassio e all’asparagina, sostanza azotata tipica di questo vegetale) e favoriscono in deinitiva la depurazione dell’organismo. Non va dimenticato tuttavia che il consumo abbondante di asparagi è sconsigliato a chi soffre di insuficienza renale, di nefrite e di gotta dato il notevole contenuto di purine, sostanze ricche di azoto. (Paolo Pigozzi)
tra i 12 e i 18-20 millimetri e, indicativamente, un peso di 25/30-35/40 grammi. Comunque pure asparagi di minore diametro, che vengono chiamati «asparagine», dopo averli accuratamente pelati e aver tolto una porzione della parte bassa del turione si adattano bene a preparare minestre e risotti; e anche, lessati e conditi, possono costituire un ottimo contorno. Volendo le parti più coriacee dei turioni (quelle alla base) si possono utilizzare, una volta pulite, lessate e passate con il passaverdure, per preparare minestre. Gli asparagi si possono anche congelare, dopo scottatura di 2-3 minuti, o conservare sott’olio o sott’aceto (vedi ricette pubblicate sul n. 4/2007 a pag. 76). Dal punto di vista gustativo gli asparagi verdi sono mediamente più saporiti, quelli bianchi presentano invece un sapore più delicato. Alberto Locatelli [1] Coltelli a sgorbia per la raccolta dell’asparago bianco (e anche di quello verde) sono reperibili presso: – Fratelli Ingegnoli - Via O. Salomone, 65 - 20138 Milano - Tel. 02 58013113 - Fax 02 58012362. – Zoccarato Giampaolo - Via Ceccarello, 21 - 35010 Santa Giustina in Colle (Padova) - Tel. e fax 049 9301961. Puntate pubblicate. Asparago: può dare un buon raccolto anche in un piccolo orto (9/2011). Asparago: dalla concimazione d’impianto alla pacciamatura delle aiole (10/2011). Asparagiaia: quando e come raccogliere i prelibati turioni (11/2011). Fine
• • •
CONTROLLO INDIRIZZI AL10-10-2011
26
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
ORTO
Risposte ai lettori SONO LARVE DI HERMETIA ILLUCENS, UTILISSIME PER IL COMPOSTAGGIO DOMESTICO Produco compost e la scorsa primavera ho notato che nel materiale in decomposizione vi erano ammassi di larve (vedi foto allegata). Di che larve si tratta? Sono pericolose per l’uomo? Cinzia Lombardi Montebelluna (Treviso)
Larve di Hermetia illucens (15 mm): partecipano alla trasformazione della sostanza organica in humus Le larve presenti nel contenitore del compost dell’abbonata sono del dittero Hermetia illucens. Queste larve, che si alimentano delle sostanze in decomposizione, sono talora presenti in gran numero nei riiuti domestici in fase di compostaggio. Sono pertanto molto utili, in quanto contribuiscono alla trasforma-
zione delle sostanze organiche in humus; non costituiscono alcun pericolo per l’uomo. (Aldo Pollini) MELANZANE DI COLORE MARRONE E IMMANGIABILI Da qualche anno a questa parte alcune melanzane del mio orto assumono un colore marrone e risultano immangiabili. Di cosa si tratta? Paolo Nardin Sarmeola (Padova) Non è facile dire quale sia la causa del problema, in quanto le ragioni che comportano tale sintomo possono essere diverse. Innanzitutto va ricordato che le melanzane vanno raccolte al momento giusto, cioè quando sono ancora belle turgide e lucide e al taglio si presentano bianche, senza semi o con semi appena abbozzati. Se si lasciano per più tempo sulle piante, le bacche invecchiano, diventano opache e marroni all’esterno e si riempiono di semi; la polpa diventa amara. La presenza di bacche marroni si veriica anche su piante colpite da verticilliosi, temibile malattia fungina. La causa più frequente è data però dalla presenza sulla pianta di diversi iori che si sviluppano dallo stesso nodo. Il iore primario (1) si presenta generalmente piegato verso il basso, mentre i iori secondari (2), che sono più piccoli e con peduncolo più sottile, si sviluppano verso l’alto. Il iore primario è quello in grado di portare a termine lo sviluppo
Melanzana con buccia di colore marrone e non più commestibile
1
2
Fiore primario (1) e iore secondario (2) della bacca più grossa, che è qualitativamente migliore. I iori secondari, invece, sviluppano frutti di ridotte qualità gustative, che diventano marroni ancor prima di raggiungere la dimensione tipica della varietà di appartenenza; in questo caso occorre raccoglierli anticipatamente e di pezzatura più ridotta. Spesso la pianta abortisce spontaneamente i iori secondari, ma nel caso ciò non avvenisse consigliamo prontamente di eliminarli manualmente, in modo che le melanzane vengano prodotte solo da quelli primari. (Davide Boscaini)
In provincia di Sassari si coltiva una vecchia varietà di cipolla, la Dorata di Banari In Sardegna, a Banari, piccolo borgo a 30 km da Sassari, si coltiva una varietà locale di cipolla colorata, la Dorata di Banari. Questa cipolla si presenta esternamente di colore giallo-oro con interno color avorio; il bulbo è appiattito e può raggiungere un peso di circa 1.700 grammi. Questa varietà di cipolla è frutto della passione di generazioni di agricoltori che ne hanno selezionato la qualità, tramandato il seme ino ai nostri giorni, mantenendo intatte le sue peculiarità. La coltivazione inizia a metà agosto, seminando in semenzaio. Nel mese di agosto si preparano le aiole concimandole abbondantemente con letame molto maturo. Dopo circa 60 giorni dalla semina si trapiantano le piantine, accorciando radici e foglie di qualche centimetro, a una distanza di circa 20 cm sulla ila e di 60-80 cm tra le ile. La coltura va tenuta pulita dalle piante infestanti e seguita con qualche zappatura, al ine di mantenere sofice il terreno. Non è necessario nessun trattamento antiparassitario. La raccolta avviene a metà luglio dell’anno successivo. I bulbi vanno poi lasciati asciugare all’aria per qualche giorno in un posto ombreggiato Cipolla Dorata di Banari e si conservano in locale buio e privo di umidità. quasi pronta per la raccolta La Dorata di Banari presenta sapore particolarmente dolce, tant’è che si può mangiare anche cruda semplicemente condita con un ilo d’olio extravergine di oliva; dà però il meglio cotta al forno, intera, condita con La cipolla Dorata di Banari olio e un pizzico di sale. (Pasquale Falchi) si conserva anche per 3 mesi
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
27
Frutteto - Vigneto e Cantina La realizzazione di un agrumeto misto: le specie e le varietà adatte Le specie di agrumi consigliate per un frutteto di dimensioni familiari sono molte: si va dall’arancio, che è l’agrume più diffuso al mondo, al conosciutissimo limone, al mandarino, alla clementina, al cedro, al kumquat, al pompelmo. Per ogni specie si possono scegliere diverse varietà idonee alla coltivazione in un piccolo agrumeto misto Dopo aver visto sul numero scorso le caratteristiche botaniche e le esigenze di terreno e clima degli agrumi, illustriamo qui le specie (in ordine di importanza) e per ciascuna di esse le varietà consigliate per la coltivazione in un piccolo agrumeto familiare. Nel prossimo numero tratteremo speciicatamente dell’impianto che illustreremo con un esempio di possibile progetto. Ricordiamo che per tutte le specie e varietà l’ambiente ottimale di coltivazione è rappresentato in genere da zone calde e litoranee, soleggiate e riparate dal vento, e che gli appezzamenti devono offrire la possibilità di apportare acqua di irrigazione nel periodo da maggio a settembre.
A-ARANCIO (Citrus sinensis) È l’agrume più diffuso nel mondo, con tantissime varietà che si differenziano a grandi linee per il periodo di maturazione (precoci, a partire da ottobre, e tardive, ino a maggio) e il colore dei frutti (per esempio le varietà a polpa bionda e quelle pigmentate). Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Moro», «Ovale», «Sanguinello», «Tarocco» e «Valencia late». A queste si aggiungono le varietà del gruppo Navel – «Navelina» e «Washington Navel» – che si caratterizzano per la presenza di un’escrescenza (ombelico) nella zona opposta al peduncolo, che lascia intravedere un secondo piccolo
Esemplare di limone in piena produzione. Nel particolare: arancia del gruppo Navel caratterizzata dalla presenza dell’ombelico, con un piccolo frutto interno (iglino)
30
frutto più interno; questo strano frutticino, deinito iglino (vedi foto piccola qui sopra) non è un’alterazione o anomalia isiologica, ma deriva da una particolare conformazione del iore. L’epoca di maturazione è tra ottobre e maggio. Un frutto di pezzatura media pesa 120-250 grammi. B-LIMONE (Citrus limon) È famoso come e forse più dell’arancio sia per il consumo del prodotto fresco che per i succhi e le essenze che possono essere estratti dalla polpa e dalla buccia. Assai diffuso nei giardini familiari, è di certo una pianta generosa e profumata, in buona parte assai riiorente. Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Femminello comune», «Femminello Santa Teresa», «Femminello siracusano», «Lunario», «Monachello». La varietà «Femminello Zagara bianca» – ben tollerante il mal secco e che consigliamo per un piccolo impianto – offre nel corso dell’anno ben cinque diverse ioriture, che arrivano a fruttiicare distintamente e quindi garantiscono una produzione continua e persistente. Nel limone i frutti della stessa pianta hanno forma, colore, caratteristiche e nome diverso a seconda della ioritura che li ha generati. Il frutto invernale, giallo e succoso, proviene dalla ioritura primaverile principale e matura da novembre a marzo, persistendo a lungo; la parte più precoce di questa produzione, che si raccoglie a ottobre, è detta primoiore. I bianchetti o maiolini, provenienti dalla ioritura di ine maggio e inizio giugno, maturano a maggio dell’anno successivo e hanno un colore pallido con buccia liscia. Seguono in estate i verdelli, così chiamati per il colore della buccia, con bassa acidità e poco succo, provenienti dalla ioritura estiva. I frutti bastardi, provenienti dalla ioritura di settembre e ottobre, sono quelli d’inizio autunno presenti in genere in modica quantità ma di grossa pezzatura, molto adatti al consumo fresco. VITA IN CAMPAGNA 10/2011
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
A
B
Arancio (Citrus sinensis)
C
Mandarino (Citrus reticulata)
Limone (Citrus limon)
L’epoca di maturazione, come abbiamo visto, è autunnale. Un frutto di pezzatura media pesa 100-150 grammi. C-MANDARINO (Citrus reticulata) È noto per la qualità dei frutti, molto apprezzati dai consumatori per l’equilibrato rapporto tra acidi e zuccheri. La pianta ha foglie minute, con rami che tendono naturalmente ad affastellarsi ed è largamente soggetta ad alternanza di produzione tra le diverse annate. Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Avana» e «Tardivo di Ciaculli». Quest’ultima è particolarmente consigliabile per la fragranza dei frutti e per l’epoca di raccolta tardiva, da ine gennaio a marzo inoltrato. Alcune selezioni presentano un ridottissimo numero di semi. L’epoca di maturazione è tra novembre e marzo. Un frutto di pezzatura media pesa 80-120 grammi.
D
E
Clementina (Citrus×clementina)
Cedro (Citrus medica)
D-CLEMENTINA O MANDARANCIO (Citrus×clementina) È un ibrido derivato dall’incrocio naturale tra mandarino comune e arancio amaro, rinvenuto solo all’inizio del Novecento in Algeria, presso l’orto di un orfanatroio (ha ereditato il nome dal locale giardiniere, frate Clemente). Questa specie è diffusa per il gusto succoso e la maturazione precoce rispetto ad altri agrumi. L’albero è vigoroso, ma la chioma viene facilmente danneggiata dal vento. Come il mandarino, la clementina è largamente soggetta ad alternanza di produzione tra le diverse annate. Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Comune», «Monreal» e «Nules». L’epoca di maturazione è tra ottobre e febbraio. Un frutto di pezzatura media pesa 70-100 grammi. VITA IN CAMPAGNA 10/2011
F
G
Kumquat (Fortunella margarita)
Pompelmo (Citrus paradisi)
E-CEDRO (Citrus medica)
e novembre. Un frutto di pezzatura media pesa 300-600 grammi.
È un albero di ridotte dimensioni, che tollera poco il freddo e vegeta lentamente, ma in compenso produce frutti di grande pezzatura, con una buccia estremamente aromatica, che possono essere, a seconda della varietà, sia dolci che acidi. Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Cedro di Diamante». L’epoca di maturazione è in ottobre
F-KUMQUAT (Fortunella margarita) È considerato un agrume, seppur non appartenga al genere Citrus. Oltre che per motivi ornamentali, può essere coltivato nei giardini familiari per il consumo dei frutti freschi di forma minuscola, con buccia gradevole e aromatica, assai persistenti sull’albero.
31
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
La pianta, di dimensioni minute e poco esigente, ha una grande resistenza al freddo per la lunga stasi vegetativa invernale. Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Rotondo». L’epoca di maturazione è tra novembre e febbraio. Un frutto di pezzatura media pesa 30-40 grammi.
ni (cioè la pianta dev’essere giovane, ma l’innesto già bene attecchito), con altezza minima del punto d’innesto di 6080 centimetri, per limitare il rischio di infezioni di marciume. Non vanno acquistate piantine a radice nuda o con zolla di terreno, ma solo in contenitore (o itocella) su idoneo substrato (di solito a base di sabbia e torba), situazione questa che rende sicuro l’attecchimento a dimora. Durante il trasporto a casa, se il tragitto è lungo, bisogna salvaguardare le piantine dal vento e dall’eccessiva insolazione, perché non subiscano stress che renderebbero più problematica la ripresa vegetativa una volta messe a dimora.
G-POMPELMO (Citrus paradisi) È una specie che va impiantata in zone calde e temperate. L’albero ha chioma possente, con fruttificazione abbondante e a grappolo. Il gusto leggermente amarognolo dei frutti non li rende molto adatti al consumo fresco e vengono pertanto utilizzati soprattutto per i succhi. Tra le varietà più diffuse ricordiamo «Marsh seedless» e «Star Ruby». L’epoca di maturazione è tra gennaio e marzo. Un frutto di pezzatura media pesa 100-150 grammi. L’ACQUISTO VA FATTO IN VIVAIO Bisogna evitare assolutamente di acquistare esemplari di agrumi da venditori ambulanti, nonché provenienti da partite commerciali di origine non documentata. È sconsigliabile anche la semina diretta del portinnesto e l’autoinnesto con marze selezionate in modo generico, senza alcun controllo fitosanitario. Si rischierebbe, infatti, di ottenere piante che non rispecchiano le caratteristiche varietali desiderate e che possono risultare infette da virosi. Conviene dunque sempre acquistare le piantine presso vivai regolarmente autorizzati dal competente Servizio itosanitario regionale, scortate in dall’origine da idonea documentazione che ne attesti il controllo itosanitario e
Salvo Manzella
Le piantine di agrumi, in apposito contenitore o in itocella (nel caso in foto), vanno acquistate in vivai autorizzati che forniscono l’idonea documentazione che ne attesta il controllo itosanitario e l’identità varietale l’identità varietale (documento di commercializzazione). In genere occorre prenotare la fornitura con largo anticipo rispetto all’impianto per essere certi di avere a disposizione le varietà desiderate. Al momento dell’acquisto si devono valutare soprattutto il vigore, il diametro al colletto (punto di inserzione tra fusto e radici) e le condizioni generali delle piantine, scartando gli esemplari clorotici e di sviluppo stentato, con radichette scalzate e rametti disseccati, ovvero con evidente presenza di cocciniglie sul tronco (come la temibile cocciniglia rossa). L’età d’innesto della pianta acquistata deve essere preferibilmente di 1-2 an-
Le specie di agrumi citate e molte delle loro varietà sono reperibili presso i seguenti vivai: – Azienda Agricola Vivai Piante Vincenzo Russo - Via Torre, 34 - 95036 Randazzo (Catania) - Tel. e fax 095 7991920 - Fax 095 7991553. Sconto «Carta Verde» 10% valido ino al 30/04/2012. – Bertolami A. Vivai Piante - Strada Statale n. 18 km 382,100 - 88046 Lamezia Terme (Catanzaro) - Tel. 0968 209124 Fax 0968 209185. Sconto «Carta Verde» 10% valido ino al 30/04/2012. – Caruso Gaetano Vivai - Via Europa, 60 - 98056 Mazzarà S. Andrea (Messina) - Tel. e fax 0941 83059 - Cell. 336 869347. Sconto «Carta Verde» 10% valido ino al 30/04/2012. – Vivai Dante Mariano - Via Europa, 13 - 98056 Mazzarrà S. Andrea (Messina) - Tel. 0941 83604 - Fax 0941 83072 Cell. 338 8745571. Sconto «Carta Verde» 5% valido ino al 30/04/2012. – Vivai Milone Soc. Agr. di Milone Antonino, Carlo & C. S.S. - Contrada Cerasia, 32 - 88046 Lamezia Terme (Catanzaro) - Tel. e fax 0968 209067. Sconto «Carta Verde» 10% valido fino al 30/04/2012. – Vivai Rosario Tramontana - Contrada Macchie di Mazzarrà S. Andrea - 98056 (Messina) - Tel. 0924 912866 - cell. 338 7242660. Sconto «Carta Verde» 10% valido ino al 30/04/2012. Puntate pubblicate. La realizzazione e la coltivazione di un piccolo agrumeto misto (n. 10/2011). La realizzazione di un agrumeto misto: le specie e le varietà adatte (n. 11/2011). Prossimamente. Impianto e progetto, forme di allevamento e potatura, cure colturali e propagazione, raccolta e conservazione, difesa dalle avversità.
• • •
Vanno scartate le piantine clorotiche (a sinistra) e di sviluppo stentato, con radichette scalzate e rametti disseccati, ovvero con evidente presenza di cocciniglie sul tronco, come la temibile cocciniglia rossa (a destra)
32
CONTROLLO INDIRIZZI AL 10-10-2011
VITA IN CAMPAGNA 10/2011
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
Le principali avversità parassitarie che possono colpire l’albicocco Questa diffusissima specie da frutto, alla quale abbiamo dedicato una serie di articoli che qui concludiamo, può essere colpita da diverse avversità parassitarie: in particolar modo da malattie fungine, ma anche da batteriosi e itoplasmosi e da alcuni insetti. Vediamo come riconoscerle e combatterle Siamo giunti all’ultimo della serie di articoli dedicati all’albicocco. Nei numeri scorsi abbiamo illustrato la coltivazione di questa specie a iniziare dalla messa a dimora di un astone, per proseguire con il suo allevamento ino alla potatura di produzione e a tutte le cure colturali. Qui ci occupiamo della difesa itosanitaria riferita alle principali avversità parassitarie che possono colpire questo albero molto diffuso nei piccoli frutteti familiari. A quest’ultimo riguardo si consideri che non sempre una specie da frutto viene piantata in un luogo adatto per quanto riguarda le condizioni relative a terreno, clima ed esposizione. Nei terreni soggetti a ristagni di acqua, per esempio, le piante di albicocco mostrano sintomi di sofferenza vegetativa, evidenziati dalle emissioni di gomma dal tronco e dalle grosse branche. Negli ambienti con clima sfavorevole per eccessi di piovosità e di umidità ambientale, o là dove le piante sono posizionate in un luogo ombreggiato, insorgono malattie fungine che penalizzano in maniera determinante la loro produzione e si ripercuotono negativamente sulla loro vitalità. Inoltre, allorquando vengono messe a dimora piante prive di garanzie itosanitarie, si riscontrano talora malattie incurabili causate da batteri, virus e itoplasmi, per le quali non esistono purtroppo rimedi ed è necessario procedere senza esitazione all’estirpazione degli esemplari colpiti. Relativamente agli insetti, nel caso dell’albicocco le specie che causano importanti danni alla produzione sono poche e sono rappresentate principalmente dalle tignole e dalla forbicetta. MALATTIE CAUSATE DA FUNGHI
Moniliosi. L’infezione si propaga dai iori ai rametti (1). In prossimità della maturazione le piogge favoriscono gli attacchi ai frutti (1a). Il fungo si conserva in inverno sui frutti mummiicati (1b) rimasti sulla pianta
1
1a
1b
gli attacchi allorquando, durante la ioritura, si hanno giornate di pioggia e di nebbia. In prossimità della maturazione le piogge favoriscono anche gli attacchi ai frutti (1a), sui quali la malattia porta alla comparsa di estese macchie marcescenti con sviluppo di muffa bianco-grigiastra. Prevenzione. Il fungo si conserva in inverno nei cancri gommosi dei rami e sui frutti mummiicati (1b) rimasti sulla
2
Moniliosi È la malattia più comune dell’albicocco ed è causata da Monilia laxa, un fungo che infetta le piante in ioritura causando la perdita del iore. Attraverso i iori l’infezione si propaga ai rametti (1), con comparsa di lesioni cancerose accompagnate da emissioni di gomma che causano la morte della parte del ramo posta oltre il cancro gommoso. Particolarmente gravi si rivelano VITA IN CAMPAGNA 11/2011
2a
Maculatura rossa. Sulle foglie si notano maculature rotondeggianti con ingiallimento dei tessuti e successiva necrosi (2). Sui frutti compaiono macchie con successiva necrosi supericiale dei tessuti (2a)
pianta. Pertanto, ai ini della prevenzione della malattia, occorre asportare e bruciare le mummie presenti sugli albicocchi e sulle eventuali altre drupacee nel frutteto. Difesa. Per il contenimento delle infezioni iorali è necessario intervenire a ridosso della ioritura e, se si veriicano piogge, durante la ioritura stessa. Per la protezione dei frutti in via di maturazione è opportuno intervenire nei 15 giorni che precedono la raccolta qualora l’andamento stagionale sia caratterizzato da piogge. Per gli interventi sopra citati si impiegano preparati commerciali a base di cyprodinil + ludioxonil (per esempio Compo Muffa-Stop e Switch di Syngenta Crop Protection, non classiicato) alla dose 8 ml per 10 litri d’acqua. Il tempo di sicurezza, cioè il periodo che deve trascorrere tra l’ultimo trattamento e la raccolta dei frutti, è di 7 giorni. Maculatura rossa È una malattia causata dal fungo Apiognomonia erythrostoma. Sulle foglie determina la comparsa di maculature rotondeggianti, del diametro di un centimetro
33
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
3a
3b
3
Batteriosi. Queste malattie sono responsabili della comparsa di cancri, accompagnati da abbondante lusso gommoso sul fusto e alla base delle branche principali (3). Pseudomonas syringae colpisce anche le foglie, formando piccole macchie oleose (3a) con successivi disseccamento e perforazione dei tessuti, e i frutti, con la comparsa di macchie necrotiche (3b) o anche più, con ingiallimento dei tessuti e successiva necrosi (2). Le foglie più colpite ingialliscono e cadono. Sui frutti causa la comparsa di macchie con successiva necrosi supericiale dei tessuti (2a). La malattia si sviluppa preferibilmente nelle zone collinari ove sono presenti ciliegi: durante l’inverno il fungo si conserva sulle foglie rimaste appese alla pianta; da lì in primavera vengono diffusi gli elementi infettanti che raggiungono l’albicocco. Lo sviluppo delle infezioni è favorito da frequenti piogge ed elevata umidità ambientale durante i mesi di maggio e giugno. Prevenzione e difesa. Negli ambienti ove la malattia ricorre con maggiore frequenza si possono effettuare 2-3 trattamenti (indicativamente in aprile-maggio, in concomitanza di periodi umidi e piovosi) con fenbuconazolo-5 (per esempio Blaster-Chemia, non classiicato) alla dose di 7 ml per 10 litri d’acqua. Il tempo di sicurezza, cioè il periodo che deve trascorrere tra l’ultimo trattamento e la raccolta dei frutti, è di 3 giorni.
4
MALATTIE CAUSATE DA BATTERI, FITOPLASMI E VIRUS Batteriosi Le batteriosi sono malattie causate da Pseudomonas syringae e Pseudomonas viridilava, due batteri responsabili di una sindrome conosciuta come «deperimento batterico», con comparsa di cancri, accompagnati da abbondante lusso gommoso, che si formano sul fusto e alla base delle branche principali (3). Le piante colpite subiscono progressivi deperimenti e possono morire nel volgere di pochi anni. I batteri si conservano nei cancri e il periodo di maggiore suscettibilità delle piante è quello invernale. Pseudomonas syringae colpisce anche le foglie e i frutti, formando sulle prime piccole macchie oleose (3a) con successivo disseccamento dei tessuti e perforazione del lembo, mentre sui frutti causa la comparsa di macchie necrotiche di varia gravità (3b) in funzione del grado di suscettibilità della varietà. Prevenzione e difesa. Per la prevenzio-
ne e la cura dei cancri corticali sul tronco e alla base delle branche principali è necessario, alla caduta delle foglie, ricorrere alla pennellatura delle parti suscettibili utilizzando ossicloruro di rame-20 in pasta (bio, non classiicato). Per prevenire le infezioni batteriche su foglie e frutti è invece necessario intervenire con 2-3 trattamenti, distanziati di 7-10 giorni, da eseguirsi sempre nel periodo della caduta delle foglie, con sali di rame (poltiglia bordolese, idrossido, ossicloruro, solfato di rame tribasico; bio, non classiicato o irritante), alle dosi indicate in etichetta dei singoli prodotti. Giallume itoplasmatico È una malattia provocata da itoplasmi (microrganismi unicellulari privi di parete cellulare che si localizzano nei vasi che trasportano la linfa). Gli albicocchi infetti (4) manifestano ioriture fuori stagione (in autunno o in inverno) e formano le foglie prima dei iori. Le foglie di alcuni rami o dell’intera pianta si presentano piccole, ingiallite, affette da «docciatura», cioè da un accartocciamento del lembo verso l’alto (4a). La produzione si riduce progressivamente nel corso degli anni, ino ad annullarsi, e le piante deperiscono progressivamente e talora muoiono. Prevenzione. È importante mettere a dimora piante non infette. Difesa. Non esistono rimedi per risanare le piante colpite ed è necessario pertanto procedere alla loro estirpazione, sostituendole con altre acquistate da un vivaio che ne garantisca la sanità. Sharka Conosciuta anche come «vaiolatura ad anello», è una malattia virale causata da Plum pox virus. Si manifesta sulle foglie con anulature
4a
Giallume itoplasmatico. Le foglie delle piante colpite (4) si presentano piccole, ingiallite, con il lembo accartociato verso l’alto («docciatura») (4a)
34
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
5
5a
5b
Sharka. Si manifesta sulle foglie con anulature decolorate (5) e sui frutti con macchie rotondeggianti, scolorite o verdastre, leggermente depresse (5a). Segno inequivocabile della malattia è la presenza di vaiolature sulla supericie del nocciolo dei frutti (5b) decolorate (5), mentre sui frutti compaiono macchie rotondeggianti, scolorite o verdastre, leggermente depresse (5a). Segno inequivocabile che consente di diagnosticare facilmente la malattia è la presenza di vaiolature sulla superficie del nocciolo dei frutti (5b). La propagazione del virus avviene tramite portinnesti e marze infetti o, in campo, tramite gli aidi che veicolano il virus da pianta malata a pianta sana. Prevenzione e difesa. La sharka è incurabile e pertanto è indispensabile utilizzare per l’impianto piante certiicate virus-esenti. Gli albicocchi colpiti dalla malattia vanno prontamente estirpati e bruciati. Ricordiamo che la lotta agli aidi consente di ridurre la diffusione di questa infezione. Al riguardo si seguano le indicazioni fornite nel fascicolo bimestrale de «i Lavori», rubrica Frutteto.
6
Tignole. I danni più importanti sono quelli causati dalle larve della prima generazione di anarsia (6) e da quelle della seconda generazione di cidia (6a) Forbicetta
GLI INSETTI PARASSITI Tignole Sono rappresentate dalla cidia (Cydia molesta) e dall’anarsia (Anarsia lineatella), lepidotteri le cui larve scavano una galleria nei frutti. I danni più importanti sono quelli causati dalle larve della prima generazione di anarsia (6) e da quelle della seconda generazione di cidia (6a). Le nascite avvengono generalmente tra la prima e la seconda decade di giugno. Prevenzione. Per controllare se sussistono condizioni di rischio è utile l’installazione, nella prima decade di maggio, delle apposite trappole di cattura, al ine di rilevare la presenza dei voli dei due lepidotteri. Difesa. Se con le trappole si registrano catture di adulti, a partire dall’inizio di giugno si possono realizzare 2-3 interventi, distanziati fra loro di una settimana, con formulazioni commerciali di Bacillus thuringiensis varietà kurstaki-6,4 (bio, non classificato o irritante), alla dose di 10 grammi per 10 litri d’acqua e nel rispetto del tempo di sicurezza di 3 giorni. VITA IN CAMPAGNA 11/2011
6a
7
Quest’insetto (Foricula auricularia) (7) pratica fori sui frutti pronti per la raccolta (7a), con danni che talora possono interessare un’elevata percentuale della produzione. Prevenzione e difesa. Per ridurre i danni, una quindicina di giorni prima della raccolta, è consigliabile avvolgere la parte bassa del tronco con una fascia di pellicola di plastica, su cui spalmare colla per topi, alla quale rimarranno incollate le forbicette che, dal suolo, tentano di arrampicarsi sulla pianta. Per approfondimenti su questo parassita rimandiamo anche all’articolo pubblicato sul n. 10/2010 a pag. 31. Aldo Pollini Puntate pubblicate.
7a
Forbicetta. L’insetto (7) (lungo 1,5 cm) scava fori sui frutti (7a), interessando talora un’elevata percentuale della produzione. Per ridurre i danni, almeno una quindicina di giorni prima della raccolta, è consigliabile avvolgere la parte bassa del tronco con una fascia di pellicola di plastica, su cui spalmare colla per topi
• Albicocco, un albero cinese che ha messo radici in tutto il mondo (5/2011). Albicocco: scelta delle varietà, prepa•razione del terreno e impianto (6/2011). la forma di allevamento •piùAlbicocco: diffusa è quella a vaso (7-8/2011). Albicocco: la potatura di produzione •comincia al quarto anno (9/2011). Albicocco: le cure colturali dalla con•cimazione alla raccolta (10/2011). principali avversità parassitarie •cheLecolpiscono l’albicocco (11/2011). Fine
35
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
Risposte ai lettori LA PREVENZIONE E LA LOTTA CONTRO IL CAPNODIO DELLE DRUPACEE Possiedo un frutteto con diverse piante da frutto. Di recente la gran parte delle drupacee si sono seccate a causa del verme Capnodis tenebrionis e anche tutti i nuovi alberi piantati in sostituzione si sono seccati in pochissimo tempo. Adesso ho messo a dimora dei mandorli amari (da innestare successivamente con varietà di drupacee), in quanto mi hanno detto che sono resistenti al suddetto parassita. Posso contarci?
1
Giovanni Curzu Ozieri (Sassari) Esistono prove di campo che dimostrano come il mandorlo amaro sia poco suscettibile agli attacchi di capnodio (Capnodis tenebrionis). Tuttavia una bassa suscettibilità non signiica «resistenza», ma semplicemente che il mandorlo amaro tollera, meglio di altri portinnesti, gli attacchi di questo coleottero. Se si sceglie di utilizzare il mandorlo amaro come portinnesto occorre però verificare l’affinità che esiste con le drupacee che si intendono innestare. Riteniamo poi che la sola scelta di un portinnesto più tollerante non sia suficiente a controllare un livello di infestazione che, come spiega il lettore, è molto elevato. Contro questo insetto parassita occorre effettuare anche altri interventi preventivi di tipo agronomico che rendono dificile lo svolgersi del suo ciclo biologico. Vediamo quali: – il capnodio, durante tutto il periodo estivo, depone le uova alla base del tronco o nel terreno nelle immediate vicinanze delle piante. Se si tiene pertanto costantemente umido il terreno con frequenti irrigazioni, per un raggio di circa un metro attorno al tronco, le larve avranno grosse dificoltà a svilupparsi, a raggiungere la pianta e a produrre i tipici danni (scavo di gallerie supericiali alla base del fusto e nelle radici principali; le piante colpite deperiscono in modo grave e, soprattutto se giovani, muoiono); – se il frutteto è piccolo, a conduzione famigliare, risulta molto eficace pacciamare il terreno, con ilm plastici ma anche con materiali di riciclo (tipo reti antigrandine dismesse da utilizzare a più strati), avendo cura di non lasciare terreno scoperto attorno al colletto delle piante. La pacciamatura limiterà molto la possibilità di deposizione delle uova
36
tuato una serie di tagli paralleli sulla parte di branca da piegare e, con prudenza, ho «tirato» le ibre e poi mantenuto in loco la branca stessa con pesi (bottiglie da due litri di acqua). In una recente visita di controllo ho notato che sulle branche piegate sono comparsi dei gruppi di boccioli che ora sono in piena ioritura (foto 2). È stato il trauma e quindi la successiva stimolazione riparatrice a provocare il fenomeno decisamente fuori stagione? Oppure è stato il caldo di questa estate anomala e prolungata o, forse, ancora il sinergismo dei due fattori? Ovviamente sarà impossibile che ora i iori diventino frutti, però mi sorge un ulteriore dubbio: le branche in questione l’anno prossimo produrranno normalmente? Giuliano Mazzini Pavia
2
Capnodio (Capnodis tenebrionis): 1-adulto (2,8 cm), 2-larva (6-7 cm) nel terreno. La stessa pacciamatura impedirà anche agli adulti appena sfarfallati di emergere dal suolo. Se poi al di sotto della pacciamatura si inserisce una manichetta per l’irrigazione si creerà un ambiente inospitale per le eventuali larve appena nate. In generale, inine, è utile mantenere le piante in buone condizioni di salute e vigoria, per aiutarle a superare gli eventuali attacchi. Ricordiamo che le piante più colpite e deperite vanno estirpate completamente e bruciate, per eliminare le larve. La lotta contro gli adulti può essere effettuata con un paio di interventi nel periodo primaverile-estivo, quando si osserva la loro massima presenza sulle piante, con prodotti a base di spinosad11,6 (bio, non classiicato) al dosaggio indicato in etichetta. L’eficacia degli interventi è però limitata in quanto il periodo di volo dell’insetto è molto lungo (in pratica ino all’inizio dell’autunno) ed è dificile colpire tutti gli adulti che sfarfallano o che giungono da aree circostanti in maniera pressoché continua. (Paolo Solmi) CILIEGIO: LE POSSIBILI CAUSE DI UNA FIORITURA FUORI STAGIONE Vi allego alcune foto per descrivere un evento insolito che è capitato a un mio ciliegio. Lo scorso agosto ho eseguito la piegatura delle grosse branche (foto 1) seguendo la tecnica che suggerite su Vita in Campagna. A questo scopo ho effet-
La ioritura di ine estate – che in verità è una preioritura – si veriica facilmente quando una pianta ha attraversato un periodo in cui le condizioni climatiche (come forte caldo estivo accompagnato da siccità o secchezza dell’aria) provocano un temporaneo arresto o un forte rallentamento dell’attività vegetativa, come se la pianta stessa entrasse in una fase di riposo simile a quello invernale. Si tenga anche presente che le temperature elevate ostacolano la fotosintesi cloroilliana. Non appena le condizioni sopra ac-
1
2
Il caso del ciliegio che ha iorito fuori stagione: 1-Particolare di una branca sottoposta a piegatura (si notino i tagli perfettamente cicatrizzati). 2-Primo piano sui iori originatisi sulle stesse branche VITA IN CAMPAGNA 11/2011
FRUTTETO - VIGNETO E CANTINA
cennate cessano (come accade di solito dopo le piogge della seconda metà di agosto-primi di settembre e ritorna la normalità climatica, la pianta si risveglia e, uscendo dal temporaneo riposo, stimola una parte delle gemme a svilupparsi come in primavera. Questo fenomeno è piuttosto comune nel ciliegio e nel susino, ma può veriicarsi anche nelle altre specie da frutto. Di solito non crea particolari problemi e la produzione dell’anno successivo non risulta compromessa. Nel caso del lettore non è da escludere che anche l’intervento effettuato per la piegatura delle branche abbia creato uno stress simile a quello determinato dal caldo e dalla siccità o abbia aggravato una situazione già in divenire. Quanto alla produttività della branca nel prossimo anno, per poter fare una previsione di massima bisognerebbe valutare se una quantità suficiente di gemme a iore sono rimaste «ferme»: sono infatti queste le gemme che produrranno iori e quindi ciliegie nella prossima stagione vegetativa. (Giorgio Bargioni) MARZE PER NUOVI INNESTI: MEGLIO USARE MATERIALE DA VIVAIO, MA NON SEMPRE È POSSIBILE Mi riferisco all’articolo pubblicato sul n. 3/2010 a pag. 25 («Il reinnesto per ottenere da un solo albero più varietà di frutta»). Non considero corretto consigliare, come avete fatto nell’articolo in questione, il prelievo di marze da altri frutticoltori o amici e parenti che ne abbiano disponibilità, poiché, anche se queste risultano idonee dal punto di vista agronomico, non offrono garanzie di idoneità sanitaria. A mio parere è sempre meglio ricorrere a materiale di propagazione e piante commercializzati da vivaisti che sono sottoposti a controlli da parte del Servizio itosanitario. Lettera irmata Come abbiamo più volte scritto sulle pagine di Vita in Campagna, è molto importante che la pianta dalla quale si preleva il materiale per gli innesti sia stata attentamente controllata, durante la stagione vegetativa, non soltanto per gli aspetti che riguardano i frutti (sapore, epoca di maturazione, bellezza, dimensioni, conservabilità, ecc.), ma anche per la sua sanità. Se per esempio si notano delle macchie gialle sulle foglie o imperfezioni nella loro forma, o decolorazioni strane dei petali dei fiori, o aspetti anormali della vegetazione, e se non si ha la posVITA IN CAMPAGNA 11/2011
È sempre da evitare il prelievo di marze e altri materiali di propagazione da piante sulle quali sia in atto un attacco parassitario sibilità di sentire il parere di un esperto, è meglio rinunciare a prelevare le marze da quella pianta, perché potrebbe essere affetta da una malattia che ne compromette la vitalità e potrebbe più tardi infettare altri esemplari del frutteto. Analogamente sarà da evitare il prelievo delle marze da piante soggette a un attacco parassitario, non solo per il pericolo di trasmettere l’infestazione alla nuova pianta, ma anche perché l’innesto dificilmente attecchirebbe. Quindi, in questi casi, è certamente consigliabile la scelta, come scrive il lettore, di approvvigionarsi di marze presso vivaisti controllati. È però da auspicare anche che i vivaisti tengano conto delle esigue quantità di materiale che occorrono a un coltivatore amatoriale; a volte è infatti proprio questa esigenza a spingerlo a ricorrere a materiali di fortuna – come suggerito nell’articolo citato, e mettendo in preventivo i potenziali rischi – come unica possibilità di reperire quanto cercato. (Giovanni Rigo)
inviate. Il mal dell’esca provoca vistosi disseccamenti fogliari e la lavescenza dorata induce arrossamenti (o ingiallimenti) molto più marcati. Riguardo all’aspetto delle foglie si possono fare due ipotesi. 1) probabile attacco di ragnetto giallo: gli imbrunimenti a chiazze sono molto tipici e indicativi della presenza di questo acaro che può essere facilmente rilevata dal lettore. Basterà staccare alcune foglie e, osservandole in pieno sole, veriicare se qualcosa si muove (il ragnetto giallo è molto piccolo ed è consigliabile l’ausilio di una lente). Ne caso si rilevasse, come riteniamo probabile, la presenza del ragnetto giallo, due sono le valutazioni da compiere: se i sintomi non si estendono signiica che i predatori naturali hanno avuto ragione del parassita e quindi non occorre intervenire; se i sintomi sono in estensione si può intervenire con un acaricida ovicida e adulticida (a base di exitiazox-24 – per esempio Matacar FL della Sipcam – non classiicato) ai dosaggi consigliati in etichetta. 2) sofferenza generalizzata delle viti dovuta all’andamento climatico della scorsa primavera con caldo e conseguente germogliamento precoce, poi ritorno di freddo, pioggia, ecc.: pressoché ovunque quest’anno si sono osservati nei vigneti sintomi del genere sulle prime foglie nate alla base dei tralci. In questo caso non si tratta di un reale problema, in quanto i grappoli sono comunque ben nutriti dalle nuove foglie. (Roberto Miravalle)
VITE: IMBRUNIMENTI A CHIAZZE SU FOGLIE DOVUTI A UN PROBABILE ATTACCO DI RAGNETTO GIALLO Conduco un piccolo vigneto di circa 800 metri quadrati. Quest’anno per la prima volta ho notato, alla ine di maggio, la comparsa di una pigmentazione rosso-violacea sulle foglie che si è estesa a circa un terzo delle piante senza apparente sofferenza delle stesse. Mi hanno fatto sorgere il dubbio che si tratti di mal dell’esca o di lavescenza dorata. Vi invio le foto delle foglie per avere un vostro parere in merito e un consiglio. Massimo Panizza Brescia Per fortuna nessuna delle due avversità paventate dal lettore evidenzia sintomi come quelli visibili nelle fotograie
1
2
Imbrunimenti a chiazze su di foglie di vite (1) dovuti a un probabile attacco di ragnetto giallo (2) (0,3-0,4 mm)
37
Campo - Bosco La montagna che torna a vivere: gli agricoltori della Valle San Martino Sulle Prealpi, tra le province di Bergamo e Lecco, tredici piccole aziende agricole si sono associate con l’obiettivo di sostenere il mondo rurale e promuovere il recupero produttivo del territorio mediante la coltivazione, l’allevamento, la conservazione, lo scambio, la diffusione di varietà e razze locali. Un’esperienza da osservare con attenzione perché riproducibile in molte altre zone montane del Paese A partire da questo numero daremo voce, ogni volta che ne avremo notizia, all’esperienza diretta di piccoli agricoltori, o di gruppi di aziende agricole, che operano in aree di collina o di montagna e che hanno intrapreso iniziative tese a introdurre vecchie e nuove coltivazioni e/o allevamenti e a rilanciare varietà, razze animali e prodotti tipici della montagna, traendone un reddito e garantendo in tal modo il presidio di questi territori altrimenti destinati all’abbandono e al degrado. (Red)
M
CO
CARENNO CALOLZIOCORTE
NTE TESOR MO
O
38
VERCURAGO
SPE ONTE DO
Lago di Olginate
TORRE DE’BUSI MONTE MARENZO
PALUDE DI BRIVIO
CAPRINO BERGAMASCO
BERGAMO
CISANO BERGAMASCO
dd a
PONTIDA
A
L’Associazione agricoltori Valle San Martino ha sede a Monte Marenzo (Lecco). Per conoscere meglio le inalità e le attività dell’Associazione potete rivolgervi direttamente a Gustavo Centenaro, attuale presidente, tramite e-mail. L’Associazione è oggi composta da 13 agricoltori che producono ortaggi, cereali minori (grano saraceno, farro, segale, orzo, mais scagliolo), patate da seme, formaggio di pecora, castagne, legna, cesti, pali di castagno, miele e confetture. Per informazioni: Associazione agricoltori Valle San Martino - Via Stoppani 36 - 23804 Monte Marenzo (Lecco) - e-mail: gustavocente @gmail.com
ERVE
Lago di Garlate
AMO RNA C ZZ
ERA
L’Associazione agricoltori Valle San Martino
LECCO
E RESEGO ONT
NE
Il territorio di questa valle lombarda comprende i comuni di Vercurago, Erve, Calolziocorte, Carenno, Torre dè Busi, Monte Marenzo, in provincia di Lecco, e i comuni di Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco e Pontida, appartenenti alla provincia di Bergamo
M
La Valle San Martino offre paesaggi dalla natura più varia. Nella foto: l’abitato di Calolziocorte, sul lago di Olginate; sullo sfondo la bastionata rocciosa del Monte Spedone e la cresta della Corna Camozzera
NE
Il territorio della Valle San Martino si estende a cavallo delle province di Bergamo e Lecco, e comprende i comuni di Erve, Pontida, Monte Marenzo, Torre de’ Busi, Carenno, Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco, Calolziocorte e Vercurago. Fatta eccezione per le comunità locali, la zona non è oggi molto conosciuta. Sicuramente godeva di fama maggiore agli inizi del Cinquecento, come spartiacque naturale e conine tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano: numerose sono le testimonianze ancora presenti e visibili, dai cippi di conine ai manufatti di fortiicazione. La valle è un luogo dalle diverse personalità: dalle sponde della palude di Brivio (sito di interesse comunitario) e del lago di Olginate, dove il clima mite permette la coltivazione dell’olivo, ai
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
CAMPO - BOSCO
crinali ventosi e dirupati della Corna Camozzera e del Resegone con le loro faggete, i pascoli e i roccoli, questi ultimi testimoni dell’antica pratica dell’uccellagione, un tempo diffusa grazie all’abbondante avifauna di passo. LE RAGIONI DI UNA SCELTA CORAGGIOSA La conformazione e l’ubicazione del territorio della Valle San Martino hanno inluito notevolmente sullo sviluppo socio-economico dell’area. Gli ultimi lustri hanno visto il progressivo degrado del sistema economico tradizionale dei territori montani della Valle, né più né meno che in tutte le altre zone alpine e prealpine del Nord Italia, dove lo spopolamento e l’esodo verso soluzioni abitative e lavorative meno disagiate sono stati massicci. Le aziende agricole di montagna (quasi tutte a conduzione famigliare) non sono più in grado di ottenere livelli adeguati di reddito e di sostituzione della manodopera anziana con altra più giovane: questo è il quadro che si presenta evidenziando il preoccupante problema dell’abbandono dei terreni agricoli e forestali. Tuttavia alcune coltivazioni e alcuni prodotti rappresentano una potenzialità da non sottovalutare, anche se l’ambiente montano non favorisce le coltivazioni intensive. Circa tre anni fa, dopo un lungo periodo di rilessione e di collaborazione, nove agricoltori hanno costituito l’Associazione agricoltori Valle San Martino, sottoscrivendo uno statuto i cui principi e scopi, oltre a quelli citati in premessa, prevedevano la coltivazione di cereali antichi come fonte di reddito alternativo, con l’obiettivo di salvaguardare l’agricoltura e recuperare antiche tradizioni. I soci dell’Associazione hanno constatato che la loro modalità di coltivazione, oltre che un’attività economica, deve costituire un presidio per l’ambiente, inderogabile per evitare il degrado e l’abbandono totale di consistenti porzioni di territorio collinare e montano. Così molti di loro, non potendo competere con le produzioni della vicina pianura, hanno pensato: cosa possiamo coltivare con successo nel nostro territorio senza entrare in competizione con le classiche attività estensive? L’area montana è sempre stata la base ideale per i cereali minori e quindi la scelta è stata in qualche modo naturale: il mais da polenta, il farro, la segale, l’avena e l’orzo sono facili da coltivare, si adattano al clima e ai terreni della montagna, sono resistenti alle malattie (a differenza del frumento) e non hanno bisogno di trattamenti, né di concimi chimici, né di irrigazione. VITA IN CAMPAGNA 11/2011
La coltivazione di ortaggi biologici è una delle prime attività dei soci, tuttora parte fondante per l’economia dei singoli produttori che riforniscono direttamente famiglie e Gruppi di acquisto. Nella foto: tunnel di coltivazione tra i boschi della frazione di San Gregorio a Cisano Bergamasco LE PRODUZIONI IN ATTO I soci dell’Associazione sono quasi tutte piccole aziende agricole che avevano già produzioni in atto, con la prevalenza di ortaggi di tipo biologico destinati al commercio locale. L’orticoltura, sia in piccoli tunnel che a pieno campo, rappresenta la base produttiva da cui si sono poi sviluppate le idee che descriviamo in seguito. Coltivazioni di tipo biologico, attuate in appezzamenti circondati da boschi e ilari, spesso disposti su balze terrazzate, danno lavoro da marzo a ottobre a molti soci. Vengono prodotti tutti gli ortaggi che si adattano al clima dei 500600 metri, dai pomodori alle verze, dalle insalate alle coste, con bietole spinaci e altri a foglia larga, patate, fagiolini, barbabietole, cipolle e zucche. Il legame con l’acquirente è suggellato dalla qualità e dalla conoscenza diretta e la quasi
totalità della produzione agricola viene venduta in loco. La produzione che va più lontano (mercati dell’area milanese, comasca o brianzola) è veicolata attraverso il nutrito mondo dei Gruppi di acquisto solidale (Gas), che sono entrati in contatto con le attività dell’Associazione e che si preoccupano di effettuare ordini e distribuzioni cumulativi. Proprio questa nuova formula di distribuzione dei prodotti agricoli ha permesso l’introduzione di nuove colture che erano ormai dimenticate in Valle come il mais scagliolo, il farro, la segale, l’orzo nudo e le patate da seme. La coltivazione di questi prodotti ha dato la possibilità ad alcuni associati, che prima producevano solo foraggio o allevavano pochi capi di bestiame, di diversiicare la produzione, ottenendo un ricavo nettamente superiore all’ordinario – in alcuni casi ino a cinque volte maggiore – grazie alla vendita di un prodotto di nic-
c b a 1
2
1-Coltivare in montagna signiica sfruttare ogni pianoro disponibile, spesso di dimensioni di poche migliaia di metri quadrati. 2-Incastonati tra boschi e balze terrazzate si alternano alla vista, dal primo piano allo sfondo: campi di segale (a), mais (b) e grano saraceno (c). 3-Il grano saraceno è uno dei cereali minori coltivati in Valle, insieme a farro, segale e varietà nude di avena e orzo
3
39
CAMPO - BOSCO
Visita di controllo alle parcelle di riproduzione di tuberi-seme di «Biancona», patata a pasta bianca scambiata tra i soci dell’associazione agricoltori Valle san Martino e i soci del Consorzio della Quarantina bianca genovese chia e non presente nel mercato locale. Una delle peculiarità dell’associazione è la diversa caratterizzazione delle produzioni dei soci: tale aspetto viene visto come elemento di vantaggio e non di debolezza. Non tutti coltivano lo stesso prodotto in modo esclusivo, anzi: i soci si sono organizzati in gruppi di lavoro dove il più esperto della tal produzione funge da riferimento per chi intende introdurla nella propria rotazione come nuova coltura. Sono così attivi al momento tre sottoprogetti legati a speciiche produzioni. Vediamoli nel dettaglio.
1) Cereali minori e pane. Tale sottoprogetto è stato avviato alcuni anni fa, grazie allo stimolo e alla volontà della Comunità montana Lario orientale Valle San Martino, e in collaborazione con l’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Bergamo. I soci hanno ripreso a coltivare il farro, la segale, l’orzo mondo e l’avena nuda che destinano alla molitura per la successiva paniicazione in sede locale o per la vendita della farina ai Gruppi di acquisto. La ricerca sui cereali minori ha portato alla selezione di varietà ed ecotipi
Le attrazioni turistiche della Valle San Martino Al visitatore che arriva nella Valle San Martino possiamo suggerire di programmare qualche escursione a piedi nel territorio. Molto utile è il sito Internet messo a disposizione della Comunità montana Lario orientale Valle San Martino al seguente link: www.cmlariosanmartino.movimentolento.it Gli itinerari, oltre che descritti e consultabili a video, sono scaricabili anche per navigatori gps e stampabili come road book (guida stradale) personalizzabile. In zona, interessanti da visitare sono il Monastero del Lavello (www.monastero dellavello.it) e l’Ecomuseo Valle San Martino (www.ecomuseovsm.it). Altri luoghi di interesse, con i relativi indirizzi, si possono trovare consultando il sito Internet della Rete turistica della Valle San Martino (www.valsanmartino.it)
1
2
1-Il modo migliore per completare la visita alla Valle è un’escursione a piedi. Qui siamo a Erve, nella forra che conduce all’affascinante canyon scavato dal torrente Gallavesa, percorribile con le dovute attrezzature grazie a una via ferrata posta a pelo dell’acqua. 2-La Valle è ricca di testimonianze storiche, culturali e religiose. In questa immagine il Monastero del Lavello, a Calolziocorte, che ospita manifestazioni ed eventi ed è tappa obbligata della Cloister Route, un itinerario culturale-religioso che interessa i territori della provincia di Lecco, di Güssing in Austria, di Leipzig in Germania e ha come scopo quello di raccontare la storia e l’identità europee a partire dal recupero delle comuni radici culturali
40
rustici, che necessitano di poca acqua e scarsa concimazione. Altra scelta importante è quella di puntare su sementi di cereali minori che escono direttamente dalla trebbiatrice «nude» (cioè prive del tegumento di protezione dei chicchi), ovvero senza la necessità di essere decorticate, a eccezione del farro. Tradotto in pratica ciò signiica il dover disporre di minori attrezzature e sopportare minori costi. 2) Produzione di patate da seme. La patata a pasta bianca chiamata «Bianca di Como» o «Biancona» è originaria della montagna comasca e lariana, da cui ha preso destinazioni diverse, tra cui quelle dell’Appennino ligure dove si ritiene che sia stata la «matrice genetica» di partenza della nota patata «Quarantina bianca». La Biancona portata sulle montagne del genovesato ha assunto nel tempo caratteristiche differenti, adattandosi al clima e al terreno della montagna ligure. Tramite il coinvolgimento del Consorzio della Quarantina [1], è stato portato dalla Liguria un piccolo quantitativo di Quarantina bianca nella Valle San Martino, in alcuni terreni coltivati dai soci dell’Associazione, al ine di riavviare una iliera che nel tempo si è interrotta a causa della diffusione delle moderne varietà a pasta bianca (per esempio Kennebec). Il legame tra produttori di patate da seme in montagna e produttori di patate da consumo in pianura è testimoniato dalle diverse fonti storiche che, prima del 1950, indicavano nella «Biancona» la varietà un tempo maggiormente coltivata in Brianza, tra Monza, Lecco e Como. L’obiettivo di questo sottoprogetto è quello di conservare sul territorio le varietà locali a rischio di scomparsa, mediante interventi e modelli organizzativi che consentano di coinvolgere sia gli agricoltori sia gli acquirenti locali, che siano singoli o organizzati in Gruppi di acquisto. 3) Riproduzione e mantenimento del mais da polenta. Una delle iniziative più recenti è invece rappresentata dalla coltivazione del mais da polenta della vecchia varietà «Scagliolo di Carenno». Alcuni semi, forniti sempre dall’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Bergamo, sono stati riprodotti con successo e ora si sta cercando di ottenere un minimo di semente per avviare una produzione che abbia un interesse anche di tipo economico. Questo progetto è al momento sostenuto nell’ambito della misura 321 del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013 per quanto concerne gli aspetti di conoscenza e divulgazione di tradizioni e saperi locali quale «risorsa alimentare e culturale locale nell’area della montagna di Carenno». VITA IN CAMPAGNA 11/2011
CAMPO - BOSCO
Le azioni di sostegno a questa attività sono possibili grazie al fatto che parte del territorio della valle ricade nell’area del Gruppo di azione locale (Gal) Val Brembana; si tratta quindi di zone svantaggiate per le quali sono previste risorse aggiuntive del Psr con l’Asse Leader. Il Piano di sviluppo rurale (Psr) è uno speciico strumento di sostegno inanziario rivolto ai territori non urbanizzati, che permette alle aziende agricole di ottenere i beneici previsti dalla politica agricola determinata dell’Unione Europea per incrementare la competitività del sistema produttivo agricolo, promuovendo al contempo la tutela e la valorizzazione dell’ambiente attraverso una corretta gestione del territorio. Il «Leader» è uno degli assi che compongono lo stesso Psr e più di tutti permette di integrare gli aspetti agricoli e non agricoli nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente, del turismo rurale, dell’artigianato, dei servizi, della formazione e dell’aggiornamento professionale. Il Gruppo di azione locale (Gal) è invece un raggruppamento formato da soggetti pubblici e privati che programmano e attuano sul territorio locale le speciiche misure dell’asse «Leader», proprio allo scopo di favorire lo sviluppo dell’area rurale. LA NECESSITÀ PIÙ IMPELLENTE: IL MULINO Per l’Associazione attualmente il principale interesse è l’allestimento di un punto per la molitura, lo stoccaggio e il confezionamento dei cereali. Questa scelta, di fatto obbligata per poter aumentare il livello produttivo (al momento garantito dai singoli soci con le loro attrezzature artigianali) è comunque basata su fattori tangibili quali:
1
del territorio di cui la Valle San Martino conserva numerose testimonianze valorizzate e visitabili grazie ai percorsi selezionati e allestiti dall’Ecomuseo Valle San Martino, in particolare nella zona di Caprino e Cisano Bergamasco lungo il corso del torrente Sonna, un’area non a caso denominata la «Valle dei Mulini». IN PROSPETTIVA...
Pannocchie di mais da polenta della varietà «Scagliolo di Carenno». Questa semente, ottenuta in prova grazie all’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Bergamo, è stata rimessa in produzione proprio nei suoi luoghi di origine – l’attuale crescita della domanda di farine da parte di singoli o di gruppi di acquisto; – l’interesse di alcuni paniicatori locali per la produzione di un pane della valle; – la scomparsa, nell’ambito provinciale, di mulini disponibili a macinare separatamente le diverse quantità e i diversi tipi di cereali dell’Associazione; – l’interesse di realtà similari che producono farine di frumento per la paniicazione e che sarebbero disponibili a usufruire della stessa struttura in conto lavorazione; – la garanzia di poter attuare con analoga serietà ed esperienza anche i processi di lavorazione del prodotto. Il mulino, nell’ottica della multifunzionalità, potrebbe servire anche per la produzione di farina dalle castagne di cui il territorio è ricco. La struttura potrebbe anche diventare un punto di riferimento per visite o eventi legati alla memoria
2
1-Un mulino per la molitura di cereali. È questo l’obiettivo dell’Associazione per i prossimi anni, dimensionato non solo per le realtà aziendali dei soci ma anche per il territorio limitrofo, in cui la richiesta di lavorazioni di qualità sta aumentando anno dopo anno. 2-Le castagne «peste» sono un prodotto simbolo della Valle San Martino. Dopo averle lasciate seccare per quaranta giorni al calore e al fumo delle braci, le castagne vengono pestate e battute con apposite mazze di legno. Il contenitore in cui le castagne vengono battute è chiamato «pila» e consiste in un tronco di castagno selvatico scavato al suo interno. Il lavoro viene svolto da almeno quattro-cinque uomini che battono contemporaneamente VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Le attività e i progetti descritti ino ad ora sono solo degli esempi, tra i tanti presenti in moltissime altre zone d’Italia, delle iniziative che possono essere avviate per dare nuovi impulsi e prospettive alle aree marginali del Paese. Il problema di fondo è che queste attività muovono pochi interessi economici, non si basano su grandi superici e chi le propone non sempre dispone dei capitali per investimenti e interventi strutturali signiicativi, ma si adopera con mezzi artigianali, macchinari usati e soluzioni sperimentali. Questo comporta un certo scetticismo, anche quando i progetti vengono proposti agli enti locali (Comunità montane, Province, Comuni, ecc.) che hanno norme di settore spesso vincolanti (per importo minimo di intervento, per tipologia di soggetto richiedente, per disponibilità di terreni con afitti pluriennali, ecc.). Anche gli stessi privati proprietari di terreni agricoli sono spesso un freno all’avvio di filiere strutturate, in quanto può accadere che mirino più ad una possibile trasformazione edificabile delle terre più comode e lavorabili (quelle in piano vicine agli abitati), che sono anche le uniche in cui possono arrivare trattori e trebbie per la raccolta dei cereali. Allora il circolo che si innesta è sempre lo stesso: l’agricoltura delle zone marginali viene sempre più spinta verso forme di svantaggio e mancanza di competitività, che neppure i buoni proclami e le risorse del Psr o degli strumenti di sostegno all’agricoltura di montagna possono colmare per mantenere il presidio del territorio attraverso la presenza degli agricoltori che ci lavorano. E pensare che le idee non mancherebbero; l’Associazione agricoltori della Valle San Martino ha addirittura sperimentato la produzione di un caffè di cereali minori, un progetto al momento ancora nel cassetto e che forse in futuro, se ci saranno le condizioni, potrà diventare un nuovo ilone operativo. Niccolò Mapelli [1] Sulla patata Quarantina si veda l’articolo pubblicato su Vita in Campagna n. 2/2010, a pag. 27. CONTROLLO INDIRIZZI AL 14-10-2011
41
CAMPO - BOSCO
Risposte ai lettori CONSIGLI PER L’IMPIANTO DI UN NOCETO DA LEGNO IN UN TERRENO COLLINARE DELL’ITALIA MERIDIONALE Sarei intenzionato a trasformare un terreno in provincia di Avellino coltivato a nocciòlo da frutto in un noceto da legno. Mi conviene? Quale specie di noce mi consigliate in un terreno collinare (300 metri sul livello del mare) esposto a nord e con clima piovoso? Italo Ridente Avellino La convenienza a impiantare un arboreto da legno dipende da molteplici fattori e non solo dalla scelta della specie arborea da coltivare. Per prima cosa consigliamo al lettore di recarsi presso gli ufici dello Stapf (Settore tecnico amministrativo provinciale foreste), che ad Avellino ha sede presso il Palazzo della Regione - Collina Liguorini - Tel. 0825 765670 - Sito Internet www.agricoltura.regione.campania. it/foreste/vivai_distribuzione.htm Il personale tecnico dello Stapf non solo è competente per quanto riguarda l’attività vivaistica (produzione e assegnazione piantine forestali), ma può anche fornire un aiuto per organizzare/predisporre la documentazione tecnico-amministrativa necessaria per la concessione dei inanziamenti del Programma di sviluppo rurale (Psr) della Regione Campania 2007-2013, qualora il lettore voglia valutare anche l’opportunità di accedere ai contributi esistenti. La specie da utilizzare è il noce comune (Juglans regia), che naturalmente dovrà essere allevato e potato in modo speciico per ottenere una produzione da legno. In Campania la selezione di questa specie è molto orientata alla produzione da frutto, più tradizionale nella zona, e quindi è necessario che il lettore speciichi il diverso obiettivo produttivo. L’utilizzo di piantine di provenienza locale permette di conseguire risultati migliori in termini di attecchimento ed evita l’inquinamento del patrimonio genetico delle popolazioni forestali del luogo, contribuendo al mantenimento della biodiversità genetica. Occorre inine valutare bene le condizioni del luogo di impianto, soprattutto perché il noce non tollera ristagni di acqua, affidando analisi e progettazione complessiva del noceto da legno a un esperto (perito agrario o dottore agronomo forestale) della zona. (Niccolò Mapelli) CONTROLLO INDIRIZZI AL 10-10-2011
42
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Piccola Meccanizzazione Dovete acquistare un trattore usato? Eccovi alcuni consigli utili Per completare il parco macchine dell’azienda agricola, anche di modeste dimensioni, è spesso necessario l’acquisto di un trattore. Trattandosi di un mezzo costoso, può essere opportuno ricorrere al mercato dell’usato, poiché molte volte consente di effettuare un buon affare. In questo caso, vediamo quali sono le valutazioni che è bene fare per non incappare nel classico «bidone» Per riuscire a coltivare razionalmente e con proitto una supericie di terreno, anche non troppo estesa, è necessario dotarsi di adeguati mezzi meccanici. Motocoltivatore e motozappa sono macchine molto utili, ma non sempre suficienti – anche nel caso di una piccola azienda agricola – per tutte le esigenze, ed è per questo che spesso si rende necessario dotarsi di un trattore, sia pure di potenza limitata. Il primo, immancabile dubbio che sorge all’atto dell’acquisto è se convenga scegliere un mezzo nuovo di fabbrica oppure usato. Se non si hanno grosse pretese e, soprattutto, se non si ha la possibilità di sostenere il costo di una macchina nuova, rivolgersi al mercato dell’usato può essere una valida soluzione, in quanto l’acquisto di un trattore di seconda mano permette un notevole risparmio. Nell’acquisto di un trattore usato presso rivenditori o da privato occorre essere sempre molto cauti, per evitare di introdurre in azienda un mezzo inadeguato che faccia in seguito sostenere consistenti spese dal meccanico, riducendo o annullando il risparmio iniziale. Per orientare al meglio la scelta di un usato, vediamo le valutazioni indispensabili per riuscire ad acquistare un mezzo che risulti affidabile e rappresenti quindi veramente un «buon affare».
1
Trattori usati in una concessionaria di macchine agricole; in primo piano un modello isodiametrico (con le ruote tutte dello stesso diametro) che può risultare interessante in una piccola azienda per l’agilità e la capacità di trazione delle quattro ruote motrici COME VERIFICARE SE L’USATO È IN BUONE CONDIZIONI Prima dell’acquisto è importante valutare bene il trattore, meglio se con l’aiuto di una persona esperta e di iducia.
Controllo visivo L’esame della carrozzeria (cofano e parafanghi) può fare capire la vita vissuta dal trattore: la presenza eccessiva di ruggine e ammaccature (1) denota, per esempio, poca attenzione da parte dei precedenti proprietari. Occorre poi porre attenzione all’usura delle boccole sferiche dei bracci del
2
sollevatore (2) e alla presenza di eventuali saldature conseguenti alla riparazione di bracci e tiranti del sollevatore o dei cerchi delle ruote, tutti indici di eccessivo sfruttamento e poca cura riservata al mezzo. Va anche valutato se sono presenti manomissioni di organi e impianti originali. Per esempio il telaio di protezione in caso di ribaltamento non deve essere stato rimosso o modiicato, l’assale anteriore non deve essere stato abbassato mediante taglio e risaldatura dei fuselli delle ruote, le zavorre e i relativi attacchi devono essere originali. Evidenti perdite di olio dal motore e dalla trasmissione, con gocciolamenti a
3
1-La presenza eccessiva di ruggine e ammaccature sulla carrozzeria denota sempre poca attenzione da parte dei precedenti proprietari. 2-È importante anche veriicare l’usura delle boccole sferiche dei bracci del sollevatore. 3-Evidenti perdite di olio dal motore segnalano la scarsa eficienza di guarnizioni e anelli di tenuta VITA IN CAMPAGNA 11/2011
43
PICCOLA MECCANIZZAZIONE
terra (3), fanno presumere una scarsa eficienza di guarnizioni e anelli di tenuta, che vanno al più presto sostituiti. Vanno veriicate anche le condizioni degli pneumatici (4) e il loro stato d’usura (si tenga presente che la sostituzione di un treno di gomme per un trattore è infatti molto costosa). In particolare il battistrada deve essere ancora ben scolpito (altrimenti ne risentono le prestazioni in trazione e frenata con conseguente appesantimento dello sterzo) e i ianchi delle gomme non devono presentare lacerazioni profonde.
re idraulico viene utilizzato l’olio che lubriica il cambio e il differenziale, e pertanto la veriica del livello è unica. Il iltro dell’aria molto sporco o intasato, come pure punti di ingrassaggio troppo asciutti, incrostati di terra o bloccati, fanno sospettare che al trattore siano state riservate poche cure e quindi è bene essere cauti nell’acquisto. LA MESSA IN MOTO È MOLTO INDICATIVA
Controllo della carta di circolazione Qualora al controllo visivo il trattore si presenti in buone condizioni, occorre veriicare sulla carta di circolazione se il mezzo ha avuto un proprietario unico o se è passato di mano più volte, nel qual caso si presuppone che il mezzo sia stato sottoposto a maggior sfruttamento e usura. In questa fase conviene anche veriicare che gli pneumatici montati corrispondano come misure a quelli omologati. È infatti sempre meglio prevenire eventuali problemi in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine preposte al rispetto del codice della strada. Se il trattore serve anche per il traino di rimorchi, va controllato che il gancio di traino sia corrispondente al tipo omologato (5), confrontando i codici di omologazione stampigliati sullo stesso con i dati riportati sulla documentazione. Anche le zavorre e i loro attacchi devono essere del tipo originale e omologati.
Altre veriiche da non tralasciare Ulteriori controlli devono riguardare il funzionamento dell’impianto elettrico, dei fanali, delle luci di segnalazione e di arresto (6). Se si circola su strada con attrezzi
5
4
Pneumatico eccessivamente usurato: nella valutazione dell’usato deve essere messo in conto il costo della sostituzione portati dal sollevatore, il trattore deve essere dotato di luce lampeggiante collocata in posizione ben visibile. È bene che non ci siano allacciamenti elettrici posticci o non protetti da fusibili. Anche la batteria deve essere dotata di isolatore al polo positivo per evitare cortocircuiti pericolosi. Un’utile veriica va fatta sull’olio del motore valutando, attraverso l’apposita astina, il livello del lubriicante e il suo stato d’uso. Se il livello dell’olio è sotto il minimo, possono insorgere forti dubbi sull’attenzione prestata dal precedente proprietario all’ordinaria manutenzione. Se l’olio è molto scuro e poco viscoso è meglio sostituirlo immediatamente, ricordandosi con l’occasione di cambiare anche il iltro dell’olio. Altri livelli da controllare sono quelli dei liquidi della batteria, del sistema frenante e dei lubrificanti della trasmissione e dell’impianto di sollevamento. A proposito di quest’ultimo, ricordiamo che sulla maggior parte dei trattori per l’azionamento del sollevato-
6
Effettuate le precedenti verifiche è ora il momento di salire a bordo e provare a mettere in moto il motore. Si ricorda che i trattori dispongono di un sistema di sicurezza che impedisce avviamenti accidentali del motore, soprattutto a opera di bambini: il motorino di avviamento non parte se non viene premuto a fondo il pedale della frizione o, in certi casi, se il cambio non è in folle e la presa di forza non è disinserita. Questo sistema di sicurezza deve essere eficiente e va quindi opportunamente controllato. Il motorino d’avviamento deve girare deciso e veloce. Un avviamento dificile, soprattutto con basse temperature, è indicativo di una batteria esausta o di motore usurato. La presenza di fumosità di scarico alla partenza può esser normale, ma deve attenuarsi con il progressivo riscaldamento del motore. Se la fumosità a caldo è eccessiva e fastidiosa e il fumo è di colore bianco-azzurrognolo, prima dell’acquisto conviene far veriicare il problema da un meccanico. UN BEL GIRETTO DI PROVA È FONDAMENTALE Dopo aver avviato il motore e regolato la posizione del sedile e del volante è fondamentale fare un giretto di prova, durante il quale testare i freni, il facile inserimento di tutte le marce, il funzionamento di eventuali dispositivi per l’in-
7
5-Se il trattore verrà usato anche per il traino di rimorchi, occorre controllare che il gancio di traino sia corrispondente al tipo omologato. 6-Su questo trattore usato è necessario ripristinare impianto di illuminazione e segnalazione, a meno che il mezzo non circoli mai su strada pubblica. 7-Per veriicare l’eficienza di un trattore è molto utile durante il giro di prova accertarsi che la presa di forza giri senza problemi
44
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
PICCOLA MECCANIZZAZIONE
versione delle marce e del bloccaggio del differenziale. Durante la prova va valutato anche l’angolo di sterzatura delle ruote. Se, per esempio, le coltivazioni che si andranno a lavorare sono a ilare, è opportuno simulare, con dei picchetti posti sul terreno, le misure delle distanze tra i capiila delle coltivazioni, nonché le larghezze delle capezzagne, per veriicare quanto il trattore consenta manovre agevoli e rapide. Su molti trattori è possibile aumentare l’angolo di sterzatura agendo sulle apposite viti di regolazione del fermo corsa. Se aumentando l’angolo di sterzatura le ruote vanno a interferire con il corpo del trattore, è necessario provvedere ad allargare la carreggiata anteriore. Sui trattori a trazione semplice (posteriore) questa regolazione viene attuata silando l’assale telescopico, mentre sui trattori a trazione doppia si ottiene variando l’attacco del cerchione sul disco della ruota, potendo scegliere tra varie combinazioni di posizione, nel rispetto dei limiti imposti dalla carta di circolazione. Per facilitare le sterzate in campo, su molti trattori è previsto il comando indipendente dei freni, grazie al quale è possibile frenare le ruote di un solo lato, agevolando la sterzata; la presenza di questo comando e la sua eficienza (la frenata deve risultare equilibrata) è un punto a favore dell’acquisto del trattore. Se la frenata è squilibrata tra i due lati, le condizioni dell’impianto frenante devono essere veriicate, poiché in questo caso le frenate ad alta velocità e con carichi pesanti possono diventare pericolose per la stabilità del mezzo. È molto utile veriicare anche la presa di forza (7) che, una volta inserita, deve girare senza problemi nella parte
9
8-Trattore usato dotato di telaio di protezione (roll-bar) utile in caso di ribaltamento. 9-Questo trattore di seconda mano è già equipaggiato con sedile provvisto di cinture di sicurezza omologate 8
posteriore della scatola di trasmissione. Qualora la stessa disponga di una seconda velocità, conviene inserirla e controllare se gira più veloce di prima. Nel caso di trattore dotato di presa di forza sincronizzata, che serve per azionare i rimorchi con asse trainante, particolarmente utili in collina e in montagna, si può veriicarne il funzionamento facendo avanzare il trattore (l’albero d’uscita gira proporzionalmente alla velocità di avanzamento, in relazione alla distanza percorsa). Va inine testato anche il funzionamento del sollevatore, i cui bracci inferiori devono alzarsi e abbassarsi senza problemi. Questa veriica è da farsi con il trattore «caldo», cioè in funzione da un po’ di tempo, in quanto con temperature basse l’olio dell’impianto di sollevamento, ancora freddo, non è suficientemente luido.
L’acquisto in rete di un trattore usato Segnaliamo che le Edizioni L’informatore Agrario hanno predisposto sul loro sito la possibilità di valutare varie offerte di macchine agricole usate, compresi i trattori (http://www.macchineagricoledomani.it/ita/macchine-usate.asp). Per accedere alle offerte occorre cliccare sulla tipologia di macchina che interessa (per esempio: Trattori convenzionali, specializzati, a ruote isodiametriche, oppure macchine per la ienagione o macchine per la lavorazione del terreno, ecc.). Viene visualizzata una schermata con tutti i modelli disponibili per quella categoria di macchine. Cliccando sul modello prescelto si apre una scheda con le principali caratteristiche della macchina e, in molti casi, appaiono anche il prezzo e la fotograia. Nella stessa videata sono visibili tutti i riferimenti del concessionario che ha messo l’inserzione e anche un modulo da compilare per richiedere ulteriori informazioni. Cliccando sul nome del concessionario appare l’offerta di macchine agricole usate di quel concessionario.
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO Il Decreto legislativo n. 81, entrato in vigore il 9 aprile 2008 (Gazzetta Uficiale n. 101 del 30 aprile 2008) impone l’adeguamento di tutti i trattori alle norme per la sicurezza in caso di ribaltamento, con l’adozione di telaio di protezione (roll-bar) (8) e di sedile con cinture di sicurezza omologate (9). L’obbligo di installazione e di uso di questi dispositivi non esclude nessun mezzo e nessun utilizzatore (interessa anche i piccoli coltivatori autonomi, compresi quelli part-time, i pensionati e le imprese agricole familiari) e deve essere applicato sia in campo che durante la marcia su strada. Per i vecchi trattori non in regola i costi dell’adeguamento, con montaggio del telaio di protezione in caso di ribaltamento e del sedile con cinture di sicurezza omologate (con il rilascio delle relative certiicazioni da parte dell’oficina che ha eseguito i lavori) si aggirano sui 1.800-2.500 euro. È importante pertanto acquistare un trattore in regola con queste recenti disposizioni di legge. Ricordiamo che la legge non impone al venditore di un trattore usato di rilasciare una garanzia per coprire difetti del veicolo venduto. La vendita con la clausola «visto e piaciuto», che ha lo scopo di accertare consensualmente che l’acquirente ha preso visione della cosa venduta, esonera il venditore dal prestare qualsiasi assistenza e garanzia all’acquirente. Eventuali garanzie vanno quindi trattate con il venditore e inserite nel contratto o nella proposta di vendita. Maurizio Valer Altri recenti articoli pubblicati sul trattore. La scelta di un piccolo trattore 12/2008 a pag. 47, 1/2009 a pag. 45 e 2/2009 a pag. 39.
•
45
PICCOLA MECCANIZZAZIONE
Risposte ai lettori UNA PICCOLA IMBALLATRICE PER MOTOCOLTIVATORE Ho un piccolo podere in cui allevo capre e conigli. Vorrei sapere se esiste una imballatrice di ridotte dimensioni da abbinare a un motocoltivatore di 11 CV. Eventualmente, dove posso rivolgermi per l’acquisto nella mia zona? Paolo De Rebotti Botticino (Brescia) Per le esigenze del lettore potrebbe andare bene la «MountainPress MP 550», una piccola imballatrice prodotta dalla Caeb International di Petosino di Sorisole, in provincia di Bergamo - Tel. 035 570451 - e-mail: [email protected] Le dimensioni compatte e il baricentro basso rendono tale imballatrice particolarmente adatta per le piccole aziende e per le zone collinari e di montagna. Questa attrezzatura può essere azionata sia dal motocoltivatore, mediante una langia con attacco rapido, che da una motofalciatrice. Durante il lavoro il motocoltivatore deve avanzare con la guida retroversa per avere una migliore distribuzione del peso sull’assale del motore e per garantire la migliore aderenza delle ruote nella raccolta in pendenza. Il raccoglitore (pickup) solleva il foraggio e lo convoglia nel-
La MountainPress MP 550 la camera di compressione dove viene confezionato in ballette cilindriche con una produzione oraria da 50 a 80 pezzi: il peso delle miniballe varia da 20-25 kg per il ieno a 14-18 kg per la paglia, mentre nel caso di insilato sale a 35-50 kg. La «MountainPress MP 550» è disponibile con o senza freni. Se viene utilizzata in pendio è meglio acquistarla dotata di freni, altrimenti la massa della macchina può spingere a valle il motocoltivatore o la motofalciatrice a essa abbinati. Il costo è di 10.769 euro (Iva inclusa) per il modello con freni e di 10.358 euro (Iva inclusa) per il modello senza. Il rivenditore della zona di residenza del lettore è: Sandro Miclini - Piazza Aldo Moro, 9 25047 Darfo (Brescia) - Tel. 0364 531500 - e-mail: [email protected] - Sito Internet: www.miclini.it (Redazione) CONTROLLO INDIRIZZI AL 15-10-2011
Inviateci la foto del vostro vecchio trattore Vorrei conoscere il valore e avere eventuali notizie storiche relative al mio trattore Fiat immatricolato nel 1962. Pietro Caveglia S. Francesco al Campo (Torino) Il Fiat 441R in versione DT fu costruito dal 1961 al 1964. Fu il primo doppia trazione di serie della Casa torinese e sul mercato italiano ne furono venduti oltre 2.000 esemplari. Per quei tempi la macchina era molto mo- Il Fiat 441R versione DT derna e continua tuttora a fare un onesto lavoro nei campi con soddisfazione dei suoi proprietari. Il trattore del lettore non ha valore sul mercato dell’usato, in quanto, non possedendo le caratteristiche di sicurezza necessarie per legge (per esempio il telaio di protezione antiribaltamento), non è commercializzabile. Così com’è ha però valore per il mercato collezionistico, valore che in media si aggira intorno ai 2.0002.500 euro. Viste le condizioni del veicolo in foto, molto ben conservato e ben gommato, si possono spuntare un migliaio di euro in più. (William Dozza) Coloro che ci inviano le foto dei loro trattori sono pregati di speciicare: costruttore, modello e quant’altro si trova sulla targhetta di identiicazione del veicolo (tipo, numero di motore e di telaio, potenza, peso, ecc.).
46
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Piccoli Allevamenti Il maiale «dei due agosti»: 21 mesi di età, carni mature, ottimo da insaccati L’allevamento che vi proponiamo prevede l’acquisto, in dicembre, di soggetti nati in primavera. Si tratta di maiali già del peso di circa 90 kg che verranno destinati alla macellazione solo nel dicembre dell’anno successivo, all’età di 21 mesi. Vediamo come organizzare il ricovero e il recinto per tre maiali su una supericie a pascolo di circa 2.500 metri quadrati In questo articolo proponiamo una modalità di allevamento del maiale che riprende le tradizioni del passato, quando il periodo di ingrasso durava più a lungo, approittando degli animali nati con i parti di ine marzo. Le differenze rispetto alla tipologia di allevamento del maiale oggi più diffusa – che descriviamo sempre ne «i Lavori», rubrica Allevamenti – stanno nel momento dell’acquisto degli animali (dicembre anziché febbraio-marzo), oltre che nell’età della loro macellazione (21 mesi anziché 15 mesi). In pratica, anziché acquistare in febbraio-marzo suinetti nati in settembre, del peso di circa 35 kg, si procede all’acquisto in dicembre di animali nati in primavera (a ine marzo), del peso di circa 90 kg; il periodo di ingrasso si prolunga così ino all’età di 21 mesi, cioè ino al
Le modalità di allevamento del maiale qui proposte riprendono usi del passato, quando il periodo di ingrasso durava più a lungo, approittando degli animali nati con i parti di ine marzo dicembre dell’anno successivo a quello di nascita. Per questo, quindi, in passato tali animali venivano in modo suggestivo deiniti maiali «dei due agosti», in quanto, a differenza dei soggetti nati in
settembre, vivevano abbastanza a lungo da vedere due volte quel mese estivo. Nelle campagne del Veneto li si deiniva anche maiali «che danno un calcio nel sedere al vecchio maiale», perché entra-
Progetto per l’allevamento di tre maiali su una supericie di circa 2.500 metri quadrati Il maiale è un animale gregario che ama vivere in branco. Per garantirgli un ottimo livello di benessere – che si ripercuote positivamente anche sulla qualità delle carni prodotte – si consiglia pertanto l’allevamento di almeno tre capi, numero senz’altro consigliabile per una piccola azienda agrituristica o per chi vuole tenersi un capo per l’autoconsumo e vendere gli altri come animali vivi (a questo riguardo si veda anche quanto precisato in nota all’articolo). In alternativa è comunque possibile allevare, con le stesse modalità descritte nel testo, anche un solo capo: in questo caso è suficiente una supericie a pascolo di circa 700 metri quadrati con un ricovero di 4 metri quadrati
6 2 4 1a
3
1-Pascolo 1 delimitato da recinzione elettrica alimentata da una batteria (1a). 2-Ricovero a tettoia chiusa su tre lati di circa 9 metri quadrati. 3-Abbeveratoio a ciotola collegato alla rete idrica. 4-Zona di alimentazione costituita da una semplice pedana di assi di legno. 5-Pozza per il bagno di fango. 6-Filare di alberi ombreggianti a foglia caduca
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
5
E N
S O
47
PICCOLI ALLEVAMENTI
Particolare della recinzione elettrica, issa o mobile, costituita da paletti e da due ili elettrici, a bassa tensione, alimentati da una batteria. Il primo ilo è posto a un’altezza da terra di 30-35 cm, il secondo ilo a 60-70 cm vano in azienda in dicembre, subito dopo il periodo della macellazione. L’allungamento del periodo di ingrasso permette indubbiamente di ottenere un maiale di qualità superiore (dato che le sue carni sono più mature), in grado di fornire materiale per la realizzazione di insaccati di pregio. IL PASCOLO RECINTATO E IL RICOVERO A TETTOIA Vediamo ora come è possibile realizzare e organizzare un piccolo allevamento familiare per tre maiali «dei due agosti», su una supericie a pascolo recintata di circa 2.500 metri quadrati e con ricovero costituito da una piccola tettoia chiusa su tre lati. Pascolo. Come abbiamo accennato, il pascolo per i tre capi dovrà essere uno spazio recintato di circa 2.500 metri quadrati. Nel caso si opti per l’allevamento di un solo capo, la supericie si riduce a circa 700 metri quadrati. Ricordiamo che il maiale potrebbe essere allevato anche in una piccolo ricovero chiuso ricavato in un vecchio ediicio, ma in questo caso sarebbe necessario raccogliere le deiezioni o la lettiera e provvedere poi al loro smaltimento. Ciò signiica dover disporre di una concimaia e individuare un terreno dove poi spargere il letame maturo. Per un allevamento destinato all’autoconsumo e dove possibile, consigliamo però di evitare la raccolta periodica delle deiezioni, realizzando un recinto all’aperto dove il maiale viva in armonia con l’ambiente. In un recinto di circa 2.500 metri quadrati ogni animale dispone dello spazio suficiente per mantenere l’integrità della cotica erbosa ed evitare che le sue deiezioni inquinino la falda acquifera. In questo modo è assicurata l’assenza di cattivi odori e l’allevamento può essere realizzato anche in aziende agrituristiche e fattorie didattiche.
48
Per il contenimento degli animali è necessario realizzare sul perimetro del pascolo una recinzione elettrica issa o mobile costituita da paletti e da due ili elettrici, a bassa tensione, alimentati da una batteria. In alternativa è possibile approntare una recinzione con rete elettrosaldata, avendo cura di issarla bene con paletti di sostegno per evitare che gli animali possano abbatterla. L’area deve presentare delle zone ombreggiate, ottenibili con alberi, preferibilmente a foglia caduca (per evitare che siano troppo fredde in inverno), collocati lungo i margini esterni della recinzione e in posizione sud o sud-est, in modo che i maiali possano sfruttarle durante le ore più calde delle giornate estive. È possibile anche mettere a dimora piante all’interno del recinto, proteggendo la base del loro fusto con una piccola recinzione elettrica per evitare che i maiali, grufolando tra le radici, ne mettano in pericolo la sopravvivenza. La presenza di una pozza per il bagno di fango è pure importante per mantenere il benessere degli animali, soprattutto nelle calde giornate estive. Ricordiamo che adiacente al pascolo può essere collocato anche un pollaio o un ricovero mobile per
La presenza di una pozza per il bagno di fango è importante per il benessere degli animali
Riposo dei maiali sotto la tettoia durante il periodo estivo. Il terreno è stato coperto con uno spesso strato (15-20 cm) di paglia asciutta e pulita
Adiacente al pascolo può essere collocato anche un pollaio o un ricovero mobile per avicoli, i quali potranno usufruire vantaggiosamente del pascolo dei maiali avicoli (polli, faraone, tacchini, anatre, oche), i quali potranno usufruire vantaggiosamente, senza alcuna controindicazione, del pascolo dei maiali e alimentarsi dei loro residui alimentari. Ricovero a tettoia. Come ricovero dei maiali è suficiente realizzare una tettoia chiusa su tre lati di circa 9 metri quadrati (3×3 metri). Nel caso si opti per l’allevamento di un solo capo, la supericie del ricovero può ridursi a soli 4 metri quadrati (2×2 metri). La tettoia può essere provvista di una parete frontale (da rimuovere nel periodo estivo) con un’apertura d’accesso; tale apertura va chiusa al momento dell’arrivo degli animali così che rimangano all’interno del ricovero ino al loro ambientamento (per circa sette giorni). Per il benessere dei maiali, il terreno sotto la tettoia va coperto con uno spesso strato (15-20 cm) di paglia asciutta e pulita. IL CICLO DI ALLEVAMENTO VA DA DICEMBRE A DICEMBRE Acquisto. Come abbiamo detto, i maiali «dei due agosti» si acquistano in dicembre, all’età di circa 9 mesi. Nel caso di soggetti meticci (incroci industriali, più facili da reperire) destinati all’allevamento intensivo, il peso si aggira attorno ai 90 kg; se invece si acquistano razze rustiche, possibilmente locali, il peso varia in base alle caratteristiche della razza. Arrivo in azienda e ambientamento. Nel giorno d’arrivo agli animali è bene non somministrare alcun alimento solido, ma solo acqua di abbeverata. Solo dal secondo giorno gli si metterà a disposizione la miscela alimentare, avenVITA IN CAMPAGNA 11/2011
PICCOLI ALLEVAMENTI
do però cura di tenere i maiali rinchiusi all’interno del ricovero. Solo dopo una settimana di ambientamento i maiali potranno avere libero accesso al pascolo. Pascolo libero. Per tutto il resto dell’anno i maiali devono poter pascolare liberamente e l’unica attenzione di cui necessitano è la somministrazione giornaliera della razione alimentare. Macellazione e nuovo ciclo di allevamento. Nel dicembre dell’anno successivo all’acquisto i maiali, che avranno raggiunto un peso di oltre 250 kg, sono destinati alla macellazione [1] e alla produzione di insaccati e carne. A quel punto, il ricovero viene pulito e si prepara la nuova lettiera per ospitare gli animali del successivo ciclo di allevamento.
vaschetta da tenere sempre riforniti di acqua fresca e pulita. LA CORRETTA ALIMENTAZIONE NEI DIVERSI MESI
Abbeveratoi particolarmente razionali risultano essere quelli a ciotola collegati alla rete idrica
L’IMPORTANZA DELL’ACQUA DI ABBEVERATA La disponibilità di acqua di abbeverata fresca e pulita è importante durante tutto il ciclo di allevamento. All’arrivo in azienda, quando i maiali pesano circa 90 kg, il loro fabbisogno di acqua è di circa 10 litri al giorno. Con l’accrescimento il consumo aumenta e già in giugno, quando il peso degli animali si aggirerà attorno ai 150 kg, avranno bisogno di circa 15 litri di acqua al giorno. Per una corretta somministrazione di acqua è necessario disporre di idonei abbeveratoi che evitino inutili sprechi. A questo riguardo risultano particolarmente razionali gli abbeveratoi a ciotola, collegati alla rete idrica, costituiti da un recipiente in cui si raccoglie l’acqua e da una paletta a leva su cui l’animale appoggia il muso per far arrivare l’acqua (il riempimento è assicurato da un sistema a livello costante). Un solo abbeveratoio è suficiente per 10-15 capi e quindi anche per il piccolo allevamento qui proposto. In alternativa possono essere usati anche abbeveratoi a
1
2
1-I maiali possono alimentarsi anche al suolo ed è quindi possibile distribuire direttamente sul terreno la loro razione alimentare. 2-L’alimento può essere somministrata anche su una pedana di legno oppure in una comune mangiatoia lineare
Esempio di ciclo di allevamento del maiale «dei due agosti» Dic.
Nov.
Ott.
Set.
Ago.
Lug.
Giu.
Mag.
Apr.
Mar.
Feb.
2012 Gen.
Dic.
Mar.
2011 Operazione
Nascita animali Acquisto maiali Accrescimento Ingrasso Macellazione L’allevamento inizia in dicembre 2011 con l’acquisto di animali, nati a ine marzo, del peso di circa 90 kg. Da dicembre a tutto aprile 2012 si distribuiscono a volontà alimenti aziendali di scarto, mentre la miscela alimentare viene somministrata un’unica volta in tarda mattinata; da maggio 2012 inizia poi la fase di ingrasso vera e propria e si sospende la distribuzione di alimenti aziendali di scarto, mentre la miscela alimentare viene razionata in due pasti (uno al mattino e uno al pomeriggio).
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Per l’alimentazione è sufficiente la presenza di una comune mangiatoia lineare o anche solo di una pedana di assi di legno sulla quale distribuire il cibo. Ricordiamo che i maiali possono comunque alimentarsi anche al suolo ed è quindi possibile distribuire direttamente sul terreno la loro razione alimentare, anche quando sotto forma di farina. I maiali, grazie al loro olfatto, riescono infatti a individuare alimenti ino a 5-10 cm sotto terra e quindi nulla della razione fornita andrà perso. Tra l’altro l’eventuale terra ingerita assieme all’alimento, attraversando l’apparato digerente lo pulisce; inoltre le deiezioni originate da cibo misto a terra si noteranno meno sul pascolo e non emaneranno odori sgradevoli. Per diminuire le spese di alimentazione si consiglia di integrare il mangime del commercio (nucleo proteico) con cereali aziendali. Una miscela idonea viene così realizzata: 6 parti di cereali aziendali (mais, grano, orzo, avena, ecc.), 3 parti di nucleo proteico (al 24% di proteine), 1 parte di cruschello di grano. Per quanto riguarda tempi e dosi di somministrazione della miscela alimentare vi consigliamo quanto segue: – da dicembre a tutto aprile la miscela va distribuita in un’unica volta, nella tarda mattinata, nella misura di 2-3 kg al giorno per capo. Al mattino agli animali è invece bene somministrare a volontà alimenti di scarto come pane, frutta, verdure, ecc.; – da maggio in poi, cioè nella fase di ingrasso vera e propria, la somministrazione di alimenti di scarto diminuisce o si sospende del tutto, a favore di un aumento di miscela di cereali aziendali (in ragione di 3,5-4 kg al giorno per capo). In questa fase il maiale raggiunge e supera i 250 kg e la miscela alimentare si raziona in due pasti (uno al mattino e uno al pomeriggio). Maurizio Arduin [1] Ricordiamo che la macellazione domestica, cioè all’interno dell’azienda agricola, del suino è consentita solo a coloro che detengono alcuni capi per l’autoconsumo (è vietata la commercializzazione di carni e prodotti ottenuti). I suini non utilizzati per il consumo familiare possono comunque essere venduti vivi. Chi volesse procedere alla macellazione domestica del maiale deve farne richiesta al Sindaco del Comune dove è sita l’azienda agricola e dove viene effettuata la macellazione.
49
PICCOLI ALLEVAMENTI
Come riconoscere e prevenire le principali malattie del coniglio Premesso che nella maggior parte dei casi non è possibile prescindere dall’intervento di un veterinario, soprattutto nello stilare una diagnosi o nel pianiicare una cura, vediamo quali sono le più frequenti malattie del coniglio che un allevatore può trovarsi a fronteggiare. Sarà così possibile realizzare un’eficace prevenzione o, perlomeno, riconoscere tempestivamente i sintomi visibili Torniamo a parlare dell’allevamento del coniglio dopo l’articolo su come selezionare i capi migliori per la riproduzione (vedi il n. 9/2011 a pag. 45). In questo numero, e nel prossimo, illustriamo le principali malattie (oggetto anche di frequenti richieste di aiuto da parte dei lettori) che minano la salute, la crescita, la produttività e, a volte, anche la sopravvivenza di questo diffusissimo animale.
Conigli sani e ottimi riproduttori: ecco l’obiettivo di un allevamento condotto con oculatezza, che passa anche attraverso la prevenzione delle diverse malattie. Nella foto piccola: il fondo grigliato di una gabbia razionale
LA COCCIDIOSI COLPISCE INTESTINO E FEGATO La malattia è causata da un protozoo (Eimeria) che si localizza a livello di intestino e fegato e che, in condizioni di corretta gestione igienico-sanitaria dell’allevamento, di buona salute dei conigli e di bassa carica parassitaria, può non determinare sintomi evidenti. Il parassita penetra nell’organismo per ingestione di feci di conigli infetti o di alimenti contaminati dalle oocisti (uno stadio di sviluppo del parassita). Qui infetta le cellule dell’intestino e del fegato dove può iniziare a riprodursi in maniera piuttosto veloce. Spesso i coniglietti contraggono la malattia durante le prime settimane di vita dalle madri portatrici e muoiono dopo lo svezzamento. Superata questa prima fase critica e in mancanza di condizioni debilitanti (come l’insorgenza di altre malattie, stress e scarsa igiene dell’allevamento), si stabilisce quella condizione di equilibrio che consente agli animali di convivere con il parassita (è proprio questo che spesso impedisce all’allevatore di rendersi conto della presenza dell’infezione). Ricordiamo che la coccidiosi del coniglio non colpisce l’uomo e non preclude il consumo della carne (il fegato, invece, va eliminato). Riconoscimento dei sintomi. Quando il numero di questi parassiti nell’organismo raggiunge livelli elevati si assiste a progressivo dimagrimento degli animali, con calo delle masse muscolari nei conigli adulti e all’ingrasso e ritardo nell’accrescimento dei coniglietti. Nei casi più gravi la coccidiosi può provocare diarrea acquosa o sanguinolenta che comporta VITA IN CAMPAGNA 11/2011
una rapida disidratazione dell’animale, il cattivo assorbimento dei principi nutritivi e la conseguente morte nel giro di pochi giorni (i conigli morti si presentano molto spesso eccessivamente magri). Oltre che dai sintomi sopra citati la coccidiosi si evidenzia, in particolare, dalle lesioni riscontrabili sul fegato durante la fase di macellazione, lesioni che hanno l’aspetto di puntini biancastri più o meno grandi (1). Prevenzione. Per prevenire la malattia si utilizzano gabbie con fondo grigliato (vedi foto piccola qui sopra) che consente la caduta delle feci al di sotto delle gabbie stesse, evitando così che il parassita rimanga a contatto con il coniglio. I pavimenti delle gabbie devono inoltre essere puliti e disinfettati periodicamente con la iamma e con prodotti a base di ipoclorito di sodio, sali quater-
1
Coccidiosi. Si riconosce anche dalle lesioni riscontrabili sul fegato (1), che hanno l’aspetto di puntini biancastri più o meno grandi
nari di ammonio o altri disinfettanti forti, proprio per evitare l’accumulo delle oocisti del parassita. Nel caso di conigli allevati a terra è bene evitare la permanenza di troppi animali su superfici esigue e per un tempo troppo lungo. Sarebbe bene, a tal ine, avere a disposizione un recinto ampio per poter effettuare una rotazione dello spazio utilizzato (almeno ogni due mesi, ma il tempo varia in funzione delle dimensioni del recinto e del numero di animali ivi presenti), evitando così che gli animali rimangano per troppo tempo sulle proprie deiezioni. Cura. In caso di sospetto di malattia è suficiente prelevare un campione di feci e richiedere al veterinario un’analisi delle feci per l’individuazione del parassita, in modo da scongiurare problemi anche gravi in futuro. In caso di positività si può ricorrere alla somministrazione di speciici mangimi medicati o di anticoccidici mediante l’acqua di bevanda (sempre dietro prescrizione del veterinario). Mantenere l’igiene delle gabbie rimane comunque il sistema più eficace di lotta alla malattia. LA ROGNA AURICOLARE SI MANIFESTA CON TIPICHE CROSTE ALL’INTERNO DELL’ORECCHIO Le tipiche croste che spesso si rinvengono all’interno dell’orecchio del coniglio sono causate da un piccolo acaro (Psoroptes cunicoli) (2a), a volte vi-
51
PICCOLI ALLEVAMENTI
2a
2b
Rogna auricolare. È causata da un piccolo acaro (2a), a volte visibile anche a occhio nudo come puntino biancastro (0,5-0,8 mm). Nelle primissime fasi le croste sono piccole e localizzate sul fondo dell’orecchio (2b), ma in breve riempiono l’intero padiglione auricolare sibile anche a occhio nudo sotto forma di piccolo puntino biancastro (0,5-0,8 mm), che invade il condotto auricolare. Ricordiamo che l’acaro della rogna del coniglio non crea problemi né agli altri mammiferi né all’uomo. Riconoscimento dei sintomi. Il parassita provoca all’interno dell’orecchio piccole lesioni pruriginose che spingono il coniglio a grattarsi in maniera maniacale, inliggendosi ulteriori ferite con le unghie. Le stesse unghie veicolano germi che determinano infezioni, aggravando così le ferite. Nelle primissime fasi le croste sono piccole e localizzate sul fondo dell’orecchio (2b), ma in breve riempiono l’intero padiglione auricolare provocando molto disagio all’animale che, nei casi più gravi, può anche smettere di mangiare e lasciarsi morire. Prevenzione. Questo acaro trova il suo ambiente di vita ideale negli allevamenti meno curati igienicamente, spesso a seguito dell’introduzione di un soggetto già infettato (il parassita è in grado di spostarsi da un coniglio all’altro per contatto di-
retto). Vanno pertanto sempre controllati i soggetti di nuova introduzione, lasciandoli in gabbie singole per i primi giorni dopo l’acquisto. Andrebbero anche evitate le gabbie in legno, che offrono all’acaro rifugio tra le fessure delle tavole dificilmente raggiungibili durante le operazioni di pulizia. Cura. La rimozione delle croste provoca sanguinamento e quindi va evitata. In commercio esistono diversi prodotti ad azione acaricida, ma la loro somministrazione deve essere effettuata esclusivamente su prescrizione del veterinario. Anche in questo caso, comunque, mantenere una scrupolosa igiene della gabbia rimane il miglior sistema di lotta e prevenzione. LA SCABBIA SI EVIDENZIA CON CROSTE SU QUALSIASI PARTE DEL CORPO La scabbia, nota anche come rogna sarcoptica, è causata da un piccolo acaro: Sarcoptes scabiei (0,2-0,4 mm) (3a). Questa parassitosi può colpire anche gli altri mammiferi domestici e, sia pur raramente, l’uomo (in caso di sospetta infezione occorre contattare subito il medico). Riconoscimento dei sintomi. La scabbia si individua abbastanza facilmente in quanto determina la formazione di evidenti croste sanguinolente su qualunque parte del corpo del coniglio (3b). L’acaro provoca intenso prurito e conseguente grattamento, con l’instaurarsi di infezioni, così come avviene nella rogna auricolare. Il decorso della malattia è rapido e, se non si interviene subito, il coniglio può morire di inedia a causa del disagio o a seguito dell’aggravarsi delle infezioni. Prevenzione. Vale quanto detto per la rogna auricolare. Cura. Vale quanto detto per la rogna auricolare.
3a
3b
Scabbia. È provocata da un piccolo acaro, Sarcoptes scabiei (0,2-0,4 mm) (3a), che determina la formazione di evidenti croste sanguinolente (3b) su qualunque parte del corpo del coniglio (nel soggetto in foto le croste sono localizzate sul naso)
52
LE DERMATOMICOSI CAUSANO ZONE PRIVE DI PELO Le dermatomicosi sono un complesso di manifestazioni della pelle causate da microscopici funghi (Mycrosporum canis e Tricophyton mentagrophytes) che possono interessare i mammiferi, uomo compreso. È quindi necessario adottare una corretta prevenzione. Questi funghi sono comunemente presenti nell’ambiente e possono trasmettersi da animale malato ad animale sano tramite semplice contatto, oppure attraverso la diffusione del pelo caduto e veicolato di gabbia in gabbia o trasportato attraverso gli indumenti e le mani dell’allevatore. Le carni dei conigli malati, anche nella fase acuta, possono essere consumate senza rischio. Attenzione deve essere posta al momento della macellazione per evitare che la pelle dell’operatore entri in contatto con la pelliccia del coniglio e, quindi, si abbia la trasmissione delle spore del fungo: è suficiente utilizzare camici, guanti, mascherina e cufie per capelli. Riconoscimento dei sintomi. Le dermatomicosi sono facilmente riconoscibili poiché si presentano con una o più zone del corpo prive di pelo. Inizialmente l’area denudata è limitata (4), ma tende ad espandersi velocemente arrivando a interessare diverse regioni del corpo. Prevenzione. A scopo preventivo è sempre bene osservare attentamente gli animali al momento dell’acquisto e veriicare che possiedano un pelame sano e ben distribuito (la presenza di porzioni di pelle denudata deve mettere sull’avviso). In allevamento è buona norma procedere periodicamente alla distruzione con il fuoco del pelo (veicolo di contagio) accumulato sul fondo delle gabbie. La prevenzione delle micosi nell’uomo non richiede particolari attenzioni, se non il rispetto delle norme igieniche, quali l’accurato lavaggio delle mani, l’utilizzo di una cufia per la protezione dei capelli e il cambio d’abito una volta terminate le operazioni di governo in allevamento. Cura. In caso di micosi conclamata si devono disinfettare le gabbie con soluzioni antimicotiche disponibili in commercio (a riguardo consultate il veterinario). I conigli colpiti possono essere trattati per via locale con bagni e spugnature (sempre previo consulto del veterinario). Cristiano Papeschi
4
Dermatomicosi. Causate da microscopici funghi, sono facilmente riconoscibili poiché si presentano con una o più zone del corpo prive di pelo: inizialmente l’area denudata è limitata ma tende ad espandersi velocemente arrivando a interessare diverse regioni del corpo
Puntate pubblicate. Come riconoscere, prevenire e curare le principali malattie del coniglio (n. 11/2011). Prossimamente. Pasteurellosi, ascessi, ulcere ai piedi, malattie virali.
• •
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
PICCOLI ALLEVAMENTI
Razze zootecniche in pericolo di estinzione: pecora Rosset Allevata esclusivamente in Valle d’Aosta, la razza è ora valorizzata per la produzione di lana e carne. Oltre alla carne degli agnelli, è ottima quella – salata, fresca o stagionata – ricavata dalle pecore adulte La pecora Rosset è un’antica razza di montagna classificata tra quelle alpine a orecchio semicadente. Ha probabilmente origini comuni ad altre razze allevate in aree contigue, come la Savoiarda in Piemonte e la Thônes et Martod in Savoia. Lo scarso interesse degli allevatori valdostani per l’allevamento ovino aveva provocato un drastico calo numerico e il forte meticciamento della razza. Da una decina d’anni, tuttavia, sulla spinta di alcuni allevatori e, grazie al deciso sostegno dell’Arev (Associazione regionale degli allevatori valdostani) e dell’amministrazione regionale, si è risvegliato l’interesse per questa razza autoctona. LA CONSISTENZA La pecora Rosset è oggi allevata in Valle d’Aosta in piccoli allevamenti costituiti da poche decine di capi; il sistema di allevamento è tipicamente estensivo. Attualmente sono circa 2.000 i capi allevati (di cui 1.602 iscritti al Registro Anagraico gestito dall’Arev), distribuiti in oltre 150 allevamenti. LE CARATTERISTICHE La pecora Rosset è di taglia media (l’altezza al garrese è di 70 cm per i maschi e 65 cm per le femmine, il peso di 65-70 kg per i maschi e 55 kg per le femmine). La testa, generalmente priva di corna in entrambi i sessi (ma la presenza di corna è tollerata), è bianca con caratteristiche macchie di colore variabile dal fulvo rossastro al nero, attorno agli occhi, sul musello e sulle orecchie. Le orecchie sono strette, di media lunghezza, leggermente pendenti. Il vello è bianco sporco e ricopre tutto il corpo ad eccezione della testa, del ventre e degli stinchi.
La Rosset è una razza ovina di montagna originalmente a triplice attitudine (latte, carne e lana), oggi è allevata solo per la produzione di lana e carne. L’altezza al garrese (vedi freccia) è di 65-70 cm Gli arti sono bianchi con macchie che variano dal fulvo rossastro al nero. Gli unghielli sono solidi, neri o con striature giallo-avorio. L’ALLEVAMENTO La pecora Rosset è una razza originalmente a triplice attitudine (latte, carne e lana), ma oggi allevata per la produzione solo di carne e lana. Latte. È generalmente destinato all’allattamento degli agnelli. Carne. Produce agnelli di 12-15 kg di peso, agnelloni di 18-20 kg di peso nel periodo invernale e agnelloni d’alpeggio più pesanti (25 kg) in autunno. Dalle pecore adulte si ottiene carne salata fresca o stagionata, la cosiddetta «motsetta» di pecora. Lana. Da alcuni anni l’Arev orga-
I contributi per l’allevamento: la razza è stata inserita nel Piano di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013 della Regione Valle d’Aosta e gode pertanto di un contributo annuo pari a 200 euro per Unità bovino adulto (1 Uba corrisponde a 7 pecore). Per informazioni sui contributi occorre rivolgersi alle associazioni professionali competenti per territorio (Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri, ecc.). Per conoscere l’indirizzo di allevatori potete rivolgervi a: – Association régionale eleveurs valdôtains (Arev) - Regione Borgnalle, 10/L 11100 Aosta - Tel. 0165 34510 - Fax 0165 361263.
nizza la raccolta e certiica le lane «Rosset», che sono utilizzate per la preparazione di capi pregiati. COSA FARE PER SALVARLA Come accennato sopra, il deciso sostegno dell’Arev e dell’amministrazione regionale ha avviato la graduale selezione dei capi maggiormente rispondenti alle caratteristiche di razza. Con l’avvio del Registro Anagraico e il sostegno inanziario per le razze a rischio si sta ora cercando di arrivare alla deinitiva valorizzazione della razza. Joséphine Errante (Associazione Rare) Puntate pubblicate. Suino Nero Siciliano (n. 3/2011) Cavallo Bardigiano (n. 4/2011) Cavallo Maremmano (n. 5/2011) Cavallo Murgese (n. 6/2011) Asino: Martina Franca (n. 7-8/2011) Asino: Romagnolo (n. 9/2011) Pecora: Barbaresca Siciliana (n. 10/2011) Pecora: Rosset (n. 11/2011). Prossimamente. Capra: Nicastrese, Aspromonte, Garganica. Bovino: Burlina, Calvara, Mucca Pisana, Varzese, Garfagnina.
•
• •
• •
•
•
•
•
CONTROLLO INDIRIZZI AL 4-10-2011
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
53
PICCOLI ALLEVAMENTI
Risposte ai lettori QUALI PESCI SI POSSONO ALLEVARE IN UN PICCOLO STAGNO È possibile allevare pesci di acqua dolce, come la trota, in un piccolo stagno artiiciale? Se non andasse bene la trota, quali potrebbero essere i pesci adatti? Quanto deve essere grande lo stagno? Deve per forza esserci un rinnovo costante dell’acqua o basta la presenza di piante ossigenanti? Emilio Gaggero Morbello (Alessandria) Escludiamo subito la trota. Il suo allevamento non è possibile in acque ferme, salvo il caso di ampi bacini di acqua fredda, in quanto le trote necessitano di abbondanti quantità di ossigeno e di temperature che non eccedano per tutto l’anno i 18 °C. In uno stagno è invece possibile allevare pesci meno esigenti relativamente all’ossigeno e che sopportano bene anche temperature medio-alte (26-28 °C). Tra questi ricordiamo la carpa, la tinca, il triotto, l’alborella, l’anguilla, il pesce gatto e altri che sono più adatti ad ambienti con queste caratteristiche e che, se le condizioni generali lo permettono, si possono anche riprodurre spontaneamente (eccetto l’anguilla che si riproduce solo in mare). Il ricambio dell’acqua, soprattutto nei bacini di piccole dimensioni (meno di 23.000 metri quadrati), può essere molto utile in quanto migliora la qualità generale dell’ambiente, smorzando gli eccessi di temperatura sia estivi che invernali. Le piante acquatiche contribuiscono sicuramente a migliorare le condizioni generali del bacino artiiciale, ma non sempre sono suficienti. In caso poi di bacini di bassa profondità (meno di 2 metri) e poco popolati da pesci, è possibile che si sviluppino alghe del tipo ilamentoso che possono risultare dannose per l’equilibrio ecologico dello stagno. (Roberto Minervini)
Il pesce gatto è una delle specie d’acqua dolce che può essere allevata anche in un piccolo stagno
54
SÌ ALL’ALIMENTAZIONE COMUNE DI UN PICCOLO GRUPPO DI AVICOLI MISTI Ho intenzione di allevare, a partire da pulcini di un giorno, un piccolo gruppo di avicoli misti (2-3 anatre, 1-2 oche, 3-4 faraone e 5-6 polli) in una piccola area recintata con ricovero ricavato nel ienile. Vorrei sapere se, pur trattandosi di specie diverse, posso provare ad alimentarle in da subito e per tutto l’anno tutte alla stessa maniera. Giordano Adami Milano Confermiamo che è possibile utilizzare lo stesso tipo di alimentazione per tutti gli avicoli citati dal lettore. In questo modo si sempliica il lavoro e si risparmia tempo.
Alimentare con lo stesso tipo di razione un piccolo gruppo di avicoli misti consente di risparmiare tempo Per le prime due settimane di vita, quando gli animali sono all’interno del ricovero, ci si limita alla distribuzione di un comune mangime per pulcini. A partire dalla terza settimana si introdurrà nell’ambiente d’allevamento chiuso anche una rastrelliera per la somministrazione di foraggi (per esempio verdure e insalate tritate). Quando gli animali avranno libero accesso al pascolo (a circa 30-40 giorni di vita) la razione alimentare andrà distribuita solo nel pomeriggio e sarà costituita ancora da mangime per pulcini con aggiunta, in una mangiatoia a parte, di mais o altri cereali in grani spezzati (grano, orzo, ecc.). Dal terzo mese di vita questa stessa razione alimentare – ma con mais o altri cereali in grani (grano, orzo, ecc.) non più spezzati ma interi – dovrà essere disponibile anche al mattino. Il mangime e i cereali vanno sempre distribuiti in mangiatoie separate, lasciando agli animali la libertà di scelta in base alle loro esigenze. (Maurizio Arduin)
QUALI ALBERI OMBREGGIANTI È MEGLIO PIANTARE IN UN PASCOLO PER CAVALLI SITO IN PUGLIA? Abito in Puglia e vorrei piantumare con alcuni alberi ombreggianti un pascolo da destinare ai cavalli. Mi hanno suggerito il carrubo. Voi che ne pensate? Stefano Giaquinto Patù (Lecce) Le piante adatte a ombreggiare un pascolo per il bestiame in generale sono quelle a portamento eretto con chioma allargata. Ottima è pertanto, vista la zona in cui abita il lettore, la scelta del carrubo, un albero che oltre a presentare una bellissima chioma ha il pregio di produrre frutti nutrienti e assai appetiti dai cavalli. Come alternativa o in aggiunta al carrubo suggeriamo di orientarsi in ogni caso verso specie locali, in modo da evitare problemi di attecchimento e adattamento e mantenere al contempo l’ambiente a pascolo il più afine possibile a quello naturale circostante. Previa consultazione di un agronomo o di un tecnico forestale, potrebbero andare bene, per esempio, specie sempreverdi come il pino marittimo e il leccio, che garantiscono un’ombra ampia, ma anche altre specie che la visita in loco di un addetto ai lavori, basandosi sui presupposti sopra citati, può suggerire con cognizione di causa. Qualunque sia la scelta, dal canto nostro consigliamo di difendere le giovani piante con ripari di rete metallica tesa fra tre o quattro pali piantati attorno al tronco, per evitare che i cavalli le danneggino irreparabilmente strappandone la corteccia o appoggiandovisi contro per grattarsi. (Daniela Perniceni)
Il carrubo è una pianta ombreggiante ideale in un pascolo per cavalli in regioni dal clima invernale mite. Nel particolare: carrube in maturazione VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Ambiente - Natura Come si alimentano gli uccelli durante i loro lunghi viaggi di migrazione Le migrazioni sono lunghe ed estenuanti (possono anche coprire tratti di 35.000 km) e gli uccelli hanno bisogno di energia per affrontare la fatica. Per molti di essi l’alimentazione durante il tragitto è necessaria, per altri è invece indispensabile arrivare alla meta prima possibile, anche senza cibarsi. Vediamo quali sono le strategie e le abitudini alimentari di vari uccelli migratori Nello scorso numero, a pag. 59, vi abbiamo raccontato come avviene l’affascinante fenomeno della migrazione degli uccelli. In queste pagine descriviamo comportamenti e abitudini di alcuni di loro durante i voli migratori; si tratta di aspetti dificili da studiare nei particolari, sia per le abitudini, a volte sfuggenti, che per i comportamenti individuali tra i rappresentanti delle varie specie. È però sicuramente interessante sapere dove e in che modo gli uccelli si alimentano durante i loro viaggi migratori. MIGRAZIONI LENTE O VELOCI A SECONDA DELLA SPECIE E DEL TIPO DI ALIMENTAZIONE Possiamo dire che gli uccelli migratori si dividono in due gruppi: quelli che lasciano l’Europa prima dell’inverno per raggiungere l’Africa (vedi anche le cartine geograiche riportate nell’articolo sullo scorso numero a pag. 61) e quelli che migrano all’interno dell’Europa stessa per trovare situazioni climatiche migliori. Nell’ambito di una stessa specie possiamo trovare anche individui con abitudini diverse, cioè che addirittura non migrano affatto (è il caso di uccelli come il fringuello e il luì piccolo). Il comportamento del fringuello (1) è strettamente legato alle condizioni dell’inverno: se la stagione è mite, molti individui rimangono nel territorio di nidiicazione, altrimenti il grosso delle popolazioni migra a Sud. Questa specie ha un’alimentazione prevalentemente vegetale e anche in caso di migrazione non ha dificoltà a trovare frutti maturi e semi di piante erbacee. Anche il luì piccolo (2), un passeriforme che abita i boschi, i parchi e le grandi siepi, come il fringuello può migrare o decidere di trascorrere l’inverno dove ha nidiicato se le condizioni lo permettono. Le sue abitudini strettamente insettivore, però, lo portano a non sopportare inverni lunghi ed è quindi più propenso del fringuello a spostarsi. Esso caccia soprattutto insetti che cattura in volo o sulla vegetazione, ma in autunno e inverno può integrare la dieta con piccole bacche. VITA IN CAMPAGNA 11/2011
1
2
Il fringuello (1) quando migra non ha dificoltà a trovare bacche e frutti. In inverni miti può decidere di non migrare affatto. Il luì piccolo (2) è strettamente insettivoro e, quindi, più propenso del fringuello a migrare data la maggior dificoltà a reperire insetti nel periodo invernale Ovviamente gli uccelli che migrano all’interno dell’Europa compiendo spostamenti non lunghissimi possono permettersi di digiunare durante il viaggio, ma possono anche tranquillamente alimentarsi, sostando nelle aree adatte, perché non hanno la frenesia di arrivare in tempo e a tutti i costi alla meta preissata. I grandi migratori, invece, che
3
Il piovanello maggiore è capace di aumentare notevolmente il proprio peso prima di partire per la migrazione. Ha infatti bisogno di accumulare provviste di grasso per contrastare il dispendio di energie causato dal lungo volo
intendono raggiungere l’Africa hanno sì bisogno di cibo, ma anche smania di arrivare prima possibile; spesso quindi digiunano cercando di compiere un volo quasi «diretto». Per questo motivo molti uccelli che migrano a lungo raggio, prima di partire fanno riserva di grassi cibandosi con più frequenza. Il piovanello maggiore (3), per esempio, un limicolo presente durante i passi di migrazione (primavera e autunno) nelle zone umide costiere, prima di partire può arrivare ad aumentare notevolmente il proprio peso, arrivando a 120 grammi, mentre di norma non supera gli 80 grammi. Anche la rondine (vedi foto a pag. 11 della Guida illustrata allegata al n. 6/2011), prima di partire per la migrazione, si alimenta affannosamente per accumulare riserve di grasso, ma durante il viaggio si concede momenti di sosta per rifocillarsi. La maggior parte degli Anatidi, come il germano reale, il mestolone e molti Limicoli come il beccaccino e la pantana scelgono frequentemente l’Europa per svernare, tralasciando il continente africano, preferito per lo svernamento da altre specie simili. Questi uccelli, infatti, per il loro tipo di alimentazione (vegetali per gli Anatidi e invertebrati vari per i Li-
55
AMBIENTE - NATURA
4
5
La cannaiola (8), per esempio, arriva ino alle coste mediterranee per attraversare il mare, facendo spesso tappa per nutrirsi; cerca gli insetti esplorando minuziosamente le foglie dei canneti dove sosta, riuscendo a scovare anche eventuali prede nascoste tra gli anfratti della vegetazione. Il culbianco (9), invece, un insettivoro delle campagne aperte e dei pascoli collinari e montani, è capace di volare per un giorno intero senza mai fermarsi. Per far questo deve accumulare riserve di grasso prima di partire, direttamente nelle zone di nidiicazione. Gli insetti sono cercati prevalentemente sul terreno o vicino al suolo e il culbianco fa alzare quelli volanti agitando la coda e le ali: vederlo in caccia durante la frenesia della ricerca è davvero uno spettacolo. CORRIDOI ECOLOGICI LUNGO IL NOSTRO PAESE PER AIUTARE I MIGRATORI
6
7
Anatre come il germano reale (4) e il mestolone (5) e Limicoli come il beccaccino (6) e la pantana (7) possono migrare in Africa, ma pure all’interno dell’Europa, poiché sanno trovare cibo nei nostri ambienti anche in inverno. Le anatre si cibano di erbe acquatiche e granaglie, mentre i Limicoli trovano gli invertebrati nel fango che sondano con il becco munito di terminazioni nervose in grado di recepire le prede micoli) trovano facilmente di cui nutrirsi anche negli inverni dei nostri ambienti. Il germano reale (4) e il mestolone (5) sostano volentieri nei bacini acquatici interni, come laghi, stagni, cave e anse di iumi tranquilli, prediligendo acque non troppo profonde per raccogliere cibo sul fondo senza tuffarsi in profondità. Spesso questi uccelli sostano anche nelle campagne nutrendosi di granaglie varie. Il beccaccino (6) e la pantana (7) si alimentano anch’essi nelle acque basse e
8
negli acquitrini sparsi nelle campagne umide, ma frequentano sovente anche le lagune salmastre in prossimità delle coste cibandosi di invertebrati che cacciano sondando la fanghiglia con il becco. Vermi e altri invertebrati vengono «captati» tramite terminazioni sensoriali presenti nel becco e così anche un’arenicola (verme che vive in fondali sabbiosi o melmosi) nascosta nel fango è facilmente individuata. Anche tra gli uccelli migratori insettivori le strategie alimentari sono diverse.
9
Tra i migratori insettivori vi sono uccelli con abitudini diverse. La cannaiola (8) durante la migrazione ha bisogno di alimentarsi spesso, mentre il culbianco (9) riesce a volare molte ore senza sosta e per questo fa provviste di grasso prima di partire
56
Da quanto detto è quindi chiaro che durante le migrazione molti uccelli (soprattutto quelli che coprono lunghe distanze) hanno bisogno di aree di sosta per riposarsi e alimentarsi. Sono dunque necessari dei «corridoi ecologici» per permettere agli uccelli, ma anche ad altri animali (mammiferi, anibi, rettili) di spostarsi trovando sempre a disposizione un ambiente a essi favorevole, senza incontrare barriere e lunghi tratti inospitali (città con pochi giardini, campagne senza alberi e siepi, rive di corsi d’acqua cementate, spiagge turistiche). Facciamo alcuni esempi: un corridoio ecologico utile a uccelli, come capinere e usignoli (ma anche a tante altre specie), è rappresentato dalla continuità di boschi, imboschimenti ai bordi delle strade, siepi, campagne alberate, frutteti, giardini e parchi cittadini. Per gli uccelli acquatici, come le anatre, un corridoio ecologico favorevole è costituito dalla continuità di iumi, laghi, canali, cave e stagni, mentre i Limicoli hanno bisogno di tratti collegati con spiagge, lagune e zone umide con acque basse e limacciose. Mantenere in vita, ripristinare e favorire questi corridoi naturali è un impegno di cui ogni amministratore del nostro territorio dovrebbe farsi carico. Molti interventi positivi sono stati fatti (rimboschimenti, ripristini di zone umide, ecc.), ma altri negativi hanno comportato la perdita quasi totale delle nostre poche spiagge naturali e la scomparsa di ambienti unici come i boschi golenali (situati tra gli argini dei iumi e soggetti ad allagamenti temporanei) e le grandi paludi. Il lavoro, per chi intende farlo, è ancora lungo. Foto dell’autore
Maurizio Bonora VITA IN CAMPAGNA 11/2011
AMBIENTE - NATURA
Risposte ai lettori UNA LUCERTOLA CON LA CODA DOPPIA O BIFIDA Vi invio la foto di una lucertola trovata nel mio orto. Sapete dirmi come mai ha questa coda particolare? Augusto Bonaiti Calolziocorte (Lecco) Le lucertole hanno un comportamento innato di difesa (deinito «autotomia») che consiste nell’autoamputarsi la coda in caso di pericolo, senza danno né perdita di sangue, esercitando una forte trazione muscolare nel punto di distacco.
Lucertola con coda doppia o biida Questa prerogativa di staccarsi volontariamente la coda e di lasciarla nelle fauci del predatore (un gatto, un uccello rapace, un serpente), spesso consente alla lucertola di distrarlo (anche in considerazione del fatto che la coda staccata compie per un breve tempo movimenti involontari), facendogli perdere tempo prezioso nell’inseguimento, e permettendole così di trovare un riparo. Dal moncone si rigenera poi, nel giro di qualche mese, una nuova coda, anche se più piccola della precedente. Qualche rara volta può capitare – come nel caso dell’esemplare trovato dal lettore – che la coda ricresca biida o doppia. Una curiosità: in terra di Lucania (Basilicata) avvistare una lucertola dalla coda doppia è considerato una sorta di portafortuna. (Maurizio Bonora)
La natrice dal collare (Natrix natrix) arriva a misurare 120 centimetri, e in alcuni casi anche più re rinvenuta anche in zone distanti chilometri dagli ambienti umidi. Questi serpenti sono utili all’equilibrio ambientale, in quanto si cibano di rane, rospi, lucertole, piccoli pesci, mentre i giovani danno la caccia a insetti, lombrichi e ragni. Per evitare che questi serpenti, se numerosi, si possano introdurre negli ambienti chiusi, occorre mantenere il prato rasato nelle immediate vicinanze dell’abitazione e far razzolare qualche gallina – o ancor meglio qualche tacchino – attorno a casa. (Maurizio Bonora) NIDO DI RONDINE «ARREDATO» DA PASSERI E POI ABBANDONATO Vorrei un chiarimento riguardo a una situazione anomala che ho riscontrato per un nido di rondini presente nel sottotetto della mia abitazione che era stato abbandonato dai legittimi proprietari. Il nido ha ora l’aspetto di una «palla» di materiale vegetale e piume, ma non si osserva volare alcun uccello. Che cosa è può essere successo?
La «palla» di materiale vegetale e piume ben visibile nella foto è, con ogni probabilità, opera di passeri che hanno approittato della struttura abbandonata dalle rondini per costruirvi il loro nido. Prima di abitarlo hanno però apportato le
Vi invio la foto di una biscia che ho rinvenuto vicino a casa. Volevo sapere il nome della specie e se è pericolosa. Marco Logiudice Verona
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
È L’ACANTO, SPECIE SPONTANEA E ORNAMENTALE Mi piacerebbe conoscere il nome della pianta di cui vi invio la foto che vorrei provare a coltivare nel mio giardino. Antonio Quatela Roma La pianta fotografata è l’acanto (Acanthus mollis), una specie potenzialmente invadente, tanto che cresce spontanea in diverse zone d’Italia, oltre a essere diffusa come ornamentale in molti giardini.
Clemente Pitzalis Castel San Pietro Terme (Bologna)
SI TRATTA DI UN’INNOCUA NATRICE DAL COLLARE
Quella fotografata dal lettore non è altro che un’innocua natrice dal collare (Natrix natrix), ovvero una biscia d’acqua che, nonostante tale deinizione, può esse-
necessarie modiiche, imbottendolo abbondantemente di steli vegetali e piume. Non è infatti infrequente che i passeri costruiscano il nido in strutture lasciate vuote da altri uccelli (per esempio tra gli intrecci di rami dei nidi di cicogne, aironi, gazze, ecc.), anche se l’utilizzo di quello delle rondini è piuttosto insolito. Il fatto che il lettore non abbia più visto «movimenti» intorno al nido può signiicare che i passeri lo hanno anch’essi abbandonato, nonostante avessero iniziato ad «arredarlo». Ricordiamo inine che è normale che il passero maschio abbozzi la costruzione di diversi nidi e la femmina scelga uno solo di questi per deporvi le uova, lasciando inabitati tutti gli altri. (Maurizio Bonora)
Un nido di rondine abbandonato probabilmente «abitato», per un breve periodo, da passeri
Acanto (Acanthus mollis) Si tratta di una pianta perenne, con radice carnosa e grosse foglie alla base (lunghe ino a oltre 40 cm), lucide, lobate talvolta ino alla costola centrale, con grossa nervatura centrale evidente sulla pagina inferiore. Fiorisce in primavera con iniorescenze a spiga alte ino a un metro e composte da iori bianchi con grandi brattee violacee; nel complesso quindi, da lontano, l’iniorescenza appare rosato-violacea. L’acanto gradisce terreno fresco e umido anche nella stagione secca, ma gli esemplari bene sviluppati tollerano brevi periodi di siccità. La pianta si riproduce sia per seme (va seminato appena raccolto) che per divisione della ceppaia (operazione da farsi in autunno) ed è facilmente reperibile in vivaio. (Adolfo Rosati)
57
Turismo rurale Viaggio nella Penisola Sorrentina, la terra dei limoni Sorrento e Amali, celebri in tutto il mondo per la bellezza del loro paesaggio, sono anche rinomate per la coltivazione dei limoni. I terrazzamenti, tra il mare e l’entroterra, dove i limoneti si alternano a vigne e olivi, contribuiscono a rendere unico questo territorio. Vi invitiamo a visitare questa incantevole zona, baciata dal sole e bagnata da un mare ammirato in tutto il mondo La Penisola Sorrentina è un lembo di terra che si tuffa nel Mar Tirreno, tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno. Di natura calcarea − è attraversata dalla dorsale dei Monti Lattari − presenta un territorio in cui le valli si alternano a profonde gole. È famosa, oltre che per la mitezza del suo clima, anche per la bellezza dei paesaggi e dei borghi costieri, un tempo antichi villaggi di pescatori e oggi frequentatissimi centri turistici, come Vico Equense, Sorrento, Positano, Amali, Minori, Maiori e Vietri sul Mare. Naturale prolungamento della Penisola Sorrentina è l’isola di Capri, una delle più note località di soggiorno a livello internazionale. In questa terra baciata dal sole il limone si coltiva sin dall’epoca romana, come testimoniano dipinti e mosaici delle ville patrizie delle vicine Pompei ed Ercolano. Le più importanti documentazioni sulla presenza dei limoni in questa zona risalgono tuttavia all’epoca rinascimentale: atti di vendita, dipinti, trattati di letteratura e botanica raccontano della locale coltivazione del limone. È solo però nel Seicento che la coltivazione del limone si specia-
lizza, come risulta dagli atti dei locali Padri Gesuiti. Più in là nel tempo, nel corso dell’Ottocento, i limoni venivano spediti tramite nave in tutto il mondo, soprattutto nelle Americhe. Sotto questo impulso i «giardini» coltivati a limoni andarono crescendo di numero e di ampiezza attraverso una faticosa opera dell’uomo, che
CASTELLAMMARE DI STABIA
NAPOLI TORRE DEL GRECO
A3
GOLFO OLI DI NAP
VICO EQUENSE META M
O
OLA PENIS NTINA VIETRI E R R I SUL MARE O S A R T T SALERNO L A MINORI MAIORI VIETRI I SCALA T SUL MARE N RAVELLO
ATRANI AMALFI
AGEROLA
CETARA
PO SIT
GOLFO DI SALERNO
AN
EI AD NC CO RE RO O FU AIAN PR O
PIANO DI SORRENTO SANT’AGNELLO SORRENTO MASSA LUBRENSE
La coltivazione dei limoni nella Penisola Sorrentina risale già all’epoca romana. Sono due ora le varietà coltivate: Massese e Sfusato Amalitano. Reperibili freschi per diversi mesi l’anno, si utilizzano per preparare spremute e succhi, dolci e marmellate, nonché il famosissimo Limoncello
MA RIN
ANACAPRI
I
CAPRI ISOLA DI CAPRI
M
A
R
M
E
D
I
T
E
R
R
A
N
E
O
Come raggiungere la zona. Da Nord autostrada A3 Napoli-Salerno, uscita Castellammare di Stabia, oppure da Sud Autostrada A3 Napoli-Salerno, uscita Vietri sul Mare. Da queste uscite si raggiungono, seguendo le indicazioni stradali, le località riportate sulla cartina
58
rese coltivabili suoli scoscesi e impervi per crearvi terrazzamenti con muri a secco dove le piante di limone trovarono un ambiente ideale in cui prosperare. Sono protette dal freddo e dal vento dalle cosiddette «pagliarelle», stuoie di paglia poste su apposite intelaiature da ottobre ad aprile, poi accatastate sulle strutture stesse andando a formare una sorta di casetta, detta «cogna» (vedi foto a pag. 59). SONO LIMONI A INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA L’indicazione geograica protetta (Igp) «Limone di Sorrento» si riferisce ai frutti della varietà Massese, conosciuta anche come limone di Massa o Ovale di Sorrento, prodotti esclusivamente nell’area della Penisola Sorrentina (e quindi nei comuni di Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Vico Equense, oltre che Capri e Anacapri nell’isola di Capri). Si tratta di un limone di medie dimensioni, con peso non inferiore a 85 grammi, di forma ellittica e con polpa di colore giallo paglierino, dal succo ricco di vitamina C e di sali minerali; la buccia, di color giallo citrino, è di medio spessore ed è molto profumata per la ricca presenza di oli essenziali. L’indicazione Igp «Limone Costa d’Amali» si riferisce invece ai limoni VITA IN CAMPAGNA 11/2011
TURISMO RURALE
prodotti nella Costiera Amalfitana (coltivati nei comuni di Amali, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti, Vietri sul Mare) e appartenenti alla varietà Sfusato Amalitano. Si tratta di limoni di forma affusolata, polpa succosa e moderatamente acida, con scarsa presenza di semi, buccia di medio spessore, di colore giallo chiaro, con aroma e profumo intensi. Questa varietà di limone, dal peso di circa 100 grammi, è tra le più ricche in assoluto di vitamina C. Entrambe le varietà di limoni rappresentano prodotti di eccellenza sia per il mercato fresco che per la produzione del celebre limoncello, infuso di bucce di limone immerse in alcol purissimo, che tra Sorrento, Amali e Capri ha trovato la sua area di elezione. In cucina, i limoni vengono utilizzati per preparare spremute e succhi, marmellate e dolci, per accompagnare piatti di pesce e svariate altre pietanze. I limoni sono coltivati sotto impalcature di pali di legno, preferibilmente di castagno, utilizzando coperture per riparare i frutti dagli agenti atmosferici avversi e per garantire una loro scalarità di maturazione. La densità d’impianto non deve superare per ettaro le 850 (limone di Sorrento) o 800 piante (limone di Amali). La raccolta, che deve essere effettuata a mano, avviene più volte l’anno, per il fenomeno, tipico nei limoni, del polimorismo (sulla stessa pianta sono cioè presenti contemporaneamente fiori e frutti a diversi stadi di maturazione), anche se la produzione di maggior pregio si ottiene nel periodo primaverileestivo, tra marzo e ine luglio. I LUOGHI DA VISITARE Un viaggio nella Penisola Sorrentina, arrivando da Napoli, non può non partire da Sorrento, elegante stazione di soggiorno collocata sopra una terrazza di tufo a picco sul mare, in mezzo a giardini e agrumeti. Il Duomo quattrocentesco afianca il centrale Corso Italia, sul quale si affaccia il singolare campanile poggiante su colonne antiche. Non lontano dal Duomo vi è il trecentesco chiostro di San Francesco, che si apre a pochi passi dalla Villa Comunale, con una superba terrazza sul mare. Sempre in pieno centro, la zona di Via San Cesareo è la parte più caratteristica della città, popolata da botteghe artigiane dedite alla lavorazione della ceramica, del cuoio e della tradizionale tarsia lignea. Da Piazza Tasso si raggiungono con un suggestivo percorso il porto e gli stabilimenti balneari della Marina Piccola; all’altro capo di Sorrento, una bella passeggiata conduce invece alla Marina Grande, tipico e singolare villaggio di pescatori con case VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Alcuni agriturismi dove è possibile soggiornare Presentando la «Carta Verde» avrete diritto ino al 30-11-2012 allo sconto segnalato per voi e i vostri familiari sul listino prezzi dell’azienda. Agriturismo Angolo di Paradiso - Via •Monticelli, 2 - c/o Corso Italia, 333 A -
Ecco come si presentano i limoneti con le intelaiature utili a sorreggere le protezioni e le caratteristiche «cogne» costruite nel tufo e ancora abitate. Vicino a Sorrento meritano una sosta Sant’Agnello, con la Piazzetta Marinella, uno dei più famosi punti panoramici della Penisola Sorrentina; Meta, con la grande chiesa settecentesca della Madonna del Lauro; Vico Equense, centro climatico collocato sopra un grande banco tufaceo. Verso Punta Campanella si incontra Massa Lubrense, località dalle pittoresche case tra agrumeti e vigneti. Da Sorrento, tramite aliscafo o nave veloce, si raggiunge l’isola di Capri e l’omonimo centro abitato. Attorno a Piazza Umberto I, il quartiere di impianto medievale con archi, volte e loggiati, racchiude incantevoli scorci. Percorrendo tutta Via Camerelle si giunge su Via Tragara, che termina con un belvedere sul mare e i Faraglioni, tre enormi scogli che si elevano sull’acqua. Ad Anacapri, secondo centro dell’isola, si raggiunge Villa San Michele, notevole per il giardino e il panorama. La Costiera Amalitana prende il no-
Il duomo di Amali, con la scenograica scalinata e il campanile, è tra i più importanti monumenti dell’intera Costiera Amalitana
80067 Sorrento (Napoli) - Tel. 081 8784213 - Cell. 338 2471045 - Fax 081 8073916. Agriturismo Gli Ulivi - Via Passa•rano, 1 - 80065 Sant’Agnello (Napoli) - Tel. e fax 081 8074203 - Cell. 329 0223678. Sconto del 10% Agriturismo Luna d’Agerola - Via •Radicosa, 35 - Loc. San Lazzaro - 80051 Agerola (Napoli) - Tel. e fax 081 8025009 - Cell. 349 7685720. Agriturismo Rifugio degli Dei - Via •Arienzo, 43 - 84017 Positano (Salerno) Cell. 339 8390809 - Fax 089 811279. Agriturismo Villa Maria - Via Piop•pi snc - 84010 Minori (Salerno) - Tel. 089 877197 - Cell. 334 3328308 - 333 6448060 - Fax 089 8541429.
me dalla cittadina di Amali, antica Repubblica Marinara, prospera specialmente tra X e XI secolo. Il cuore di Amali è rappresentato dal Duomo, originario dell’IX secolo; accanto al Duomo vi è il famoso Chiostro del Paradiso, di gusto arabeggiante. Positano, un tempo borgo marinaro di antica origine, è oggi una delle località balneari più eleganti di tutto il Mediterraneo. Le case, abbellite da pergolati di buganvillee, si affacciano su strette stradine spesso a gradinate, dove si trovano caratteristici negozi di ceramiche, tessuti, profumi e prodotti gastronomici a base di limone. Numerosi e incantevoli sono tutti i borghi della Costiera di Amali, ciascuno con le proprie caratteristiche: ricordiamo Maiori, stazione climatica posta in posizione scenograica allo sbocco della Valle di Tramonti, ricca di agrumeti, vigneti e boschi di castagni; Minori, che presenta i notevoli resti di una villa romana del I secolo d.C.; Ravello, collocata su un alto contrafforte rupestre della costiera, con ediici di impronta arabo-sicula e rigogliosi giardini, come quello di Villa Rufolo; Vietri sul Mare, nota per la produzione di ceramiche. Senza poi tralasciare Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Praiano e Scala, tutti borghi da scoprire per le loro bellezze paesaggistiche e culturali. Paolo Cremonini CONTROLLO INDIRIZZI AL 13-10-2011
59
RISCALDARE E RISPARMIARE
TURISMO RURALE
Risposte ai lettori ALCUNI UTILI SUGGERIMENTI SU COME PROMUOVERE L’AGRITURISMO ATTRAVERSO INTERNET Ho recentemente ottenuto l’autorizzazione per svolgere nella mia azienda agricola una attività agrituristica consistente in alloggio con otto posti letto e ristorazione per trenta persone. Vorrei qualche suggerimento sulle soluzioni più economiche ed eficaci per promuoverla, in modo da avere rapidamente una suficiente clientela. Lettera irmata Finale Ligure (Savona)
ECONOMIC 2000
FINO AL 50% CON LA LEGNA ED IL CIPPATO È POSSIBILE CON LE NOSTRE CALDAIE. ECONOMIC 2000 COMBI
Acquistate una caldaia a legna Equador e avrete un prodotto di qualità che già più di 5000 clienti hanno scelto in questi anni. Da oggi scegliendo la predisposizione al momento dell’acquisto, avrete la possibilità di trasformare la vostra caldaia a legna in una policombustibile acquistando l’alimentatore COMBI, usufruendo del totale automatismo di funzionamento.
60
Via Provinciale Est 6/b - 40053 Bazzano (Bo) Tel. 051.831147 - Fax 051.833614 www.equadorcaldaie.it - [email protected]
Il mezzo più economico ed eficace per promuovere l’ospitalità agrituristica è certamente Internet. Per ottenere buoni risultati occorre, innanzi tutto, realizzare un buon sito Internet descrittivo dell’azienda, presentando i servizi di accoglienza (caratteristiche degli alloggi, specialità della ristorazione), l’attività agricola e i suoi prodotti (in modo da evidenziare che si tratta di un «vero» agriturismo), le attrattive culturali, naturalistiche ed enogastronomiche del territorio circostante. Il sito Internet, oltre a offrire una presentazione completa e accattivante dell’ospitalità a chi abbia bisogno di informazioni, può contribuire a intercettare possibili clienti attraverso i motori di ricerca di Internet (in particolare su Google che è il motore largamente più utilizzato). Per ottenere questo risultato occorre rivolgersi a un bravo webmaster (il professionista che realizza i siti Internet) che sia in grado di far comparire il sito Internet ai primi posti di una eventuale ricerca per parole chiave (agriturismo, agriturismo+regione, ecc.) da parte dei potenziali clienti. Poi è necessario iscriversi in alcune guide agrituristiche on-line, scegliendo quelle che, per le parole chiave dette in precedenza, sono meglio posizionate sul motore di ricerca e quindi più visitate. L’iscrizione nelle migliori guide on-line è certamente più costosa (orientativamente 200-300 euro l’anno) ma ampiamente compensata dall’alto numero di contatti procurati. È anche preferibile puntare su guide on-line che mettano bene in evidenza il link (collegamento) verso il sito Internet aziendale, in modo da informare al meglio i potenziali ospiti, inducendoli poi a inviare un messaggio di posta elettronica, o a fare una telefonata, per prenotare il loro soggiorno. (Giorgio Lo Surdo) VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Medicina - Alimentazione Il vino, beneica bevanda da consumare con moderazione Uno-due bicchieri di vino al giorno, salvo controindicazioni del medico e bevuti ai pasti, portano beneici all’organismo, grazie alla presenza di una particolare sostanza, il resveratrolo. Non va però dimenticato che il vino contiene anche alcol etilico, non certo beneico per la nostra salute Il vino è una bevanda alcolica di lunghissima tradizione tra le popolazioni mediterranee. Una bevanda che ha avuto e ha ancora, sia pure in modo diverso dal passato, un ruolo fondamentale nell’alimentazione e nei riti di socializzazione della gente. È tuttavia innegabile che il consumo del vino, in un contesto di ignoranza e di povertà materiale e culturale, possa causare problemi, sia sul piano della salute personale che su quello sociale. Una bevanda per certi versi problematica, dunque. Eppure, negli ultimi anni parecchi studi scientiici hanno dimostrato che un consumo moderato di vino (soprattutto rosso) produce qualche vantaggio per la salute. Uno-due bicchieri di vino al giorno sembrano ridurre il colesterolo nel sangue e il rischio cardiovascolare, allontanare il pericolo di diabete, aumentare la resistenza alle malattie virali (inluenza, raffreddore, herpes labiale) e perino ridurre la mortalità per tutte queste cause. Tali effetti positivi sembrano dovuti al resveratrolo, una sostanza della famiglia dei flavonoidi contenuta soprattutto nella buccia dell’uva (ecco perché si raccomanda soprattutto il vino rosso) e dotata di notevoli effetti salutistici. IL RESVERATROLO È PRESENTE ANCHE IN ALTRI ALIMENTI Il resveratrolo del vino rosso balzò agli onori delle cronache all’inizio degli
teri e i virus che causano le patologie da raffreddamento (raffreddore, mal di gola, inluenza, ecc.). ATTENZIONE ALL’ALCOL ETILICO
Il vino, soprattutto quello rosso, è una bevanda dotata di effetti salutistici, ma occorre non eccedere anni Novanta del secolo scorso, quando uno studio sulla popolazione francese (successivamente chiamato «Studio del paradosso francese») lo individuò come la sostanza che proteggeva i nostri cugini d’Oltralpe dalle malattie cardiovascolari, nonostante una dieta molto ricca di grassi. Si è successivamente dimostrato che questo nutriente può essere un valido supporto per migliorare l’eficienza del nostro sistema immunitario. Particolarmente contro tutti i bat-
Noi italiani eravamo grandi bevitori di vino Secondo gli ultimi dati dell’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), nel corso del 2010 gli italiani hanno acquistato (e bevuto) l’8% in meno di vini e spumanti rispetto all’anno precedente. Una conferma del progressivo calo dei consumi di queste bevande alcoliche iniziato già diverso tempo fa. Negli anni Settanta del secolo scorso gli italiani (che erano circa 54 milioni) bevevano circa 60 milioni di ettolitri di vino l’anno, oggi (che sono circa 61 milioni) meno di 20. I bevitori di vino in Italia sono circa 32 milioni di persone (escludendo gli astemi e la fascia d’età tra 0 e 13 anni) e ognuna di queste dovrebbe bere in media, secondo le statistiche, un bicchiere e mezzo di vino al giorno. (P.P.)
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Nel vino i lavonoidi sono accompagnati anche da alcol etilico, sostanza non certo beneica per il nostro organismo, soprattutto se consumata in eccesso e con modalità inappropriate. A questo proposito, sappiamo che i lavonoidi e il resveratrolo sono contenuti non solo nel vino, ma anche nella frutta (i frutti di bosco su tutti) e nelle verdure, nel cacao e quindi nel cioccolato (soprattutto in quello fondente), nel tè, nei semi oleosi come noccioline americane e pinoli, ecc. È dunque di fatto possibile assumere buone quantità di lavonoidi senza consumare alcol. Con l’alcol, infatti, non bisogna esagerare (a essere benevoli). L’alcol etilico presente nel vino (circa 10 grammi per litro) è una sostanza che, se consumata in eccesso (il limite oltre il quale il consumo diventa eccessivo deve però intendersi in modo assolutamente personalizzato) e in modo inappropriato, può risultare dannosa per l’organismo. All’interno del nostro corpo i danni possono essere a carico di tutti gli organi, ma quelli più sensibili sono il fegato, il pancreas, lo stomaco, il cervello, il cuore e i vasi sanguigni. L’alcol, inoltre, peggiora il metabolismo degli zuccheri, delle proteine e dei grassi e interferisce con l’utilizzo di molte vitamine. Per tutti questi motivi, il consumo di vino deve essere del tutto escluso da bambini e adolescenti, donne in gravidanza e in allattamento nonché durante la guida di veicoli. Inoltre, non si dovrebbe bere vino senza avvertire il medico se si assumono farmaci e/o si è affetti da malattie croniche (diabete, obesità, gastrite, cardiopatie, patologie autoimmunitarie, epatiti croniche, colite ulcerosa, gotta, ecc.). Niente vino anche quando sia richiesta una perfetta efficienza fisica e psichica. Paolo Pigozzi
61
MEDICINA - ALIMENTAZIONE
Come preparare confetture di castagne e conserve di carote Le castagne, prezioso alimento – soprattutto nel passato – delle popolazioni di collina e montagna, sono frutti di questa stagione assai versatili in cucina. In questo periodo dell’anno, con gli ultimi raccolti di carote si possono anche realizzare conserve, ottime per accompagnare svariate pietanze Le castagne si impiegano per preparare buonissimi dolci ma anche piatti salati. Ma con questi tipici frutti d’autunno si possono anche preparare squisite confetture, da spalmare sul pane a colazione o da utilizzare per energetiche merende. Con le carote, dolce ortaggio presente negli orti per buona parte dell’anno, si possono preparare in questo periodo conserve agrodolci, al naturale o arricchite con altri ortaggi [1]. CONFETTURA DI CASTAGNE AROMATIZZATA AL CAFFÈ Ingredienti: 1/2 kg di castagne, 800 g di zucchero, 300 ml di acqua, 1/2 bicchiere di caffè. Incidete le castagne con un coltello (1) e lessatele in abbondante acqua salata (2). Una volta cotte scolatele, fatele
intiepidire e sbucciatele eliminando anche la pellicina interna. Preparate dello sciroppo di zucchero facendo sciogliere nell’acqua a fuoco lento 100 grammi di zucchero (3). Mettete le castagne in una pentola d’acciaio più larga che alta, aggiungetevi lo zucchero rimanente (4), lo sciroppo di zucchero, il caffè (5) e fate cuocete mescolando continuamente ino a quando il composto inizia a sobbollire (6). Da questo momento continuate la cottura per circa 20 minuti; se il composto diventa troppo denso, aggiungete un po’ d’acqua calda (7). A cottura ultimata frullate con il frullatore a immersione (8). Versate la confettura ancora bollente in vasetti di vetro precedentemente lavati e sterilizzati e chiudeteli ermeticamente (9). Conservate in luogo fresco e asciutto.
Confetture di castagne e conserve di carote CONFETTURA DI CASTAGNE CON MELA, SCORZA D’ARANCIA E UVETTA Ingredienti: 1/2 kg di castagne, 1 mela, la scorza di 1/2 arancia biologica, 1 bicchiere d’acqua, 40 g di uvetta.
Confettura di castagne aromatizzata al caffè
1
2
3
4
5
6
7
8
9
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
63
MEDICINA - ALIMENTAZIONE
Confettura di castagne con mela, scorza d’arancia e uvetta
10
11
12
13
14
15
Carote in agrodolce
16
17
18
19
20
21
22
23
24
Sbucciate la mela, privatela del torsolo e tagliatela a pezzetti (11). Lavate l’arancia e riducete metà della sua scorza (eliminando la parte bianca) a pezzettini (12). Ponete le castagne, la mela, la
scorza d’arancia e l’acqua in una pentola d’acciaio più larga che alta e procedete con la cottura (13) sino a ottenere un composto cremoso; a cottura ultimata aggiungete l’uvetta (14).
Incidete le castagne con un coltello e lessatele in abbondante acqua salata. Una volta cotte scolatele, fatele intiepidire, sbucciatele eliminando anche la pellicina interna e inine tritatele inemente (10).
64
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
MEDICINA - ALIMENTAZIONE
Carote in agrodolce con cipolla rossa e peperone giallo
25
26
27
28
29
30
31
32
33
Versate la confettura ancora bollente in vasetti di vetro precedentemente lavati e sterilizzati e chiudeteli ermeticamente (15). Conservate quindi in luogo fresco e asciutto. CAROTE IN AGRODOLCE Ingredienti: 1,5 kg di carote, 1,5 l di aceto di vino bianco, 150 ml di olio d’oliva, 20 g di sale, 40 g di zucchero. Sbucciate le carote (16), lavatele sotto l’acqua corrente (17) e tagliatele a rondelle (18). In una casseruola d’acciaio più larga che alta versate l’aceto (19), l’olio (20), il sale (21) e lo zucchero. Portate a bollore, quindi tuffatevi le carote (22) e fatele bollire per 10 minuti (23). Scolate le carote (24) senza buttare il liquido di cottura. Distribuite le carote in vasi di vetro precedentemente lavati e sterilizzati, che riempirete poi con il liquido di cottura bollente. Chiudete i vasi ermeticamente e conservate in luogo fresco e asciutto. VITA IN CAMPAGNA 11/2011
CAROTE IN AGRODOLCE CON CIPOLLA ROSSA E PEPERONE GIALLO Ingredienti: 1 kg di carote, 100 g di cipolla rossa, 100 g di peperone giallo, 1,5 l di aceto di vino bianco, 150 ml di olio d’oliva, 20 g di sale, 40 g di zucchero. Sbucciate le carote, lavatele sotto l’acqua corrente e tagliatele a bastoncini (25). Pulite la cipolla e affettatela inemente (26); lavate il peperone e tagliate anch’esso a striscioline (27). In una casseruola d’acciaio più larga che alta versate l’aceto, l’olio, il sale. Portate a bollore, quindi tuffatevi le carote (28) e lasciatele bollire per 10 minuti (29); aggiungete la cipolla (30) e il peperone (31), lasciando poi bollire per altri 5 minuti (32). Scolate le verdure recuperando il liquido di cottura. Ponete le verdure in vasi di vetro precedentemente lavati e sterilizzati (33) che riempirete con il liquido di cottura bollente. Chiudete i vasi ermeticamente e conservate in luogo fresco e asciutto. Foto dell’autore
Rita Bacchella
[1] Per maggiori informazioni sugli accorgimenti da adottare per trasformare e conservare in sicurezza frutta e ortaggi a livello casalingo si rimanda all’articolo pubblicato sul n. 3/2009, pag. 73. Ricette pubblicate. Cotogne e carote (1/2009), barbabietole, cardi, bietole e peperoni (2/2009), taccole, fagiolini, carote e nespole (4/2009), fragole, susine, arance e limoni (5/2009), more, lamponi, mele e uva (6/2009), anguria, melone, albicocche e pesche (7-8/2009), more e melograno (9/2009), giuggiole e zucca (10/2009), olive verdi, noci e mele (11/2009), pompelmi, limoni e arance (12/2009), porri e sedano (3/2010), cipolla bianca e rossa, catalogna e scalogno (5/2011), fragole e pesche (n. 6/2011), pomodori (7-8/2011), uva (9/2011), zucca (10/2011).
•
Si declina ogni responsabilità per gli eventuali danni derivanti dal consumo di prodotti alimentari preparati, trasformati e/o conservati con metodi casalinghi. Si fa presente che i procedimenti illustrati sono validi e sicuri ai ini del consumo solo quando vengono rispettate quelle norme sanitarie che non sempre le condizioni dell’ambiente familiare sono in grado di garantire.
65
MEDICINA - ALIMENTAZIONE
Il pane di San Martino si fa con farina di castagne e patate lesse Questo tipo di pane, che per tradizione in passato si preparava nel periodo della festività del Santo, presenta un sapore assai particolare, in quanto all’impasto partecipano anche farina di castagne e patata lessa. Vi indichiamo come prepararlo – 200 grammi di farina bianca tipo «0», preferibilmente biologica e macinata di fresco; – 150 grammi di patate lesse; – 40 grammi di pasta madre secca; – 3 cucchiai di olio di oliva; – 4 cucchiaini di sale ino; – acqua quanto basta.
I giorni in prossimità della festa di San Martino – che cade l’11 novembre – rievocano nei nostri pensieri l’inconfondibile atmosfera autunnale, fatta di intensi odori e sapori (come quello delle caldarroste e del mosto ora diventato vino) oltre che dei caldi colori della campagna. Tra i sapori più tipici di questa stagione non può mancare sulle nostre tavole quello del pane di San Martino, ottimo per accompagnare numerose pietanze. Per prepararlo occorrono una miscela di tre farine, patata e pasta madre essiccata; per la sua cottura è assolutamente consigliato l’uso del forno a legna.
LA PREPARAZIONE
GLI INGREDIENTI Non sono necessari particolari ingredienti; quelli qui consigliati si possono facilmente reperire in commercio: – 400 grammi di farina integrale di frumento, preferibilmente biologica e macinata di fresco;
Il pane di San Martino si presenta di colore scuro, perché fatto anche con farina di castagne – 250 grammi di farina di castagne, preferibilmente biologica e macinata di fresco;
Sul piano di lavoro predisponete a «fontana» le farine (1): ricordatevi che la farina bianca va posta all’interno, quella integrale e la farina di castagne vanno all’esterno. Con lo schiacciapatate schiacciate la patata, precedentemente lessata e lasciata raffreddare, al centro della fontana (2). Quindi aggiungete la pasta madre secca (3) (in alternativa alla pasta madre potete utilizzare lievito di birra fresco, dopo averlo attivato in una ciotola d’acqua a temperatura ambiente con l’aggiunta di un cucchiai-
1
2
3
4
5
6
66
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
MEDICINA - ALIMENTAZIONE
7
8
9
10
11
12
13
14
15
la temperatura dell’ambiente e diventi così più facilmente lavorabile, avendo sempre l’accortezza di tenerlo coperto con un canovaccio umido. Nel frattempo accendete il forno a legna come descritto sullo scorso numero di ottobre a pag. 73. Quindi lavorate nuovamente l’impasto per circa 15 minuti, ripiegandolo più volte su se stesso (12). Dividete l’impasto in 10-12 parti, che lascerete lievitare sul piano di lavoro infarinato per circa 2-3 ore (13) e, comunque, in che avranno raddoppiato il volume (14). Quando il forno avrà raggiunto la temperatura di 180-190 °C infornate (15) e fate cuocere per 8-10 minuti a sportello chiuso. Quindi togliete le pagnotte dal forno e con un panno ripulitele da eventuali residui di farina. Una volta raffreddate le pagnotte saranno pronte per accompagnare piatti a base di carni rosse o per essere degusta-
te a colazione, spalmate con marmellate o confetture non particolarmente dolci.
no di zucchero o miele), l’olio di oliva (4) e, all’esterno, il sale (5) (non deve mai essere a diretto contatto con la pasta madre o con il lievito, in quanto potrebbe compromettere la lievitazione). Aggiungete acqua quanto basta (6) e iniziate a impastare dall’interno della fontana facendo in modo che il sale venga inglobato per ultimo. Lavorate gli ingredienti per 15-20 minuti (7), ino a ottenere un composto non appiccicoso ma morbido, liscio ed elastico. A questo punto trasferite l’impasto in una ciotola precedentemente infarinata (8), coprite con un canovaccio umido afinché non formi la crosta in supericie (9) e lasciate lievitare in frigorifero tutta la notte a una temperatura di 3-4 °C (10). Il mattino seguente togliete l’impasto dal frigorifero (11) e ponetelo sul piano di lavoro infarinato lasciandovelo per circa un’ora, in modo che acquisisca VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Foto dell’autore
Giordano Franchini
Puntate pubblicate. Gli utensili per preparare in casa pane e prodotti da forno (n. 12/2010). I tipi di farina e l’uso del lievito di birra e della pasta madre (n. 1/2011). Il pane bianco (n. 2/2011). Il pane con olive (n. 3/2011). Il pane con farina bianca e semintegrale (n. 4/2011). Il pane con farina di segale e semi di inocchio (n. 5/2011). Il pane con farina di segale e semi di inocchio, sesamo e girasole (n. 6/2011). I grissini con farina semintegrale e semi di sesamo (n. 7-8/2011). I taralli alla birra con semi di inocchio (n. 9/2011). La cottura del pane nel forno a legna (n. 10/2011). Il pane di San Martino (n. 11/2011). Prossimamente. La schiacciata secca tipo «Schuttelbrot»; ricette con farine integrali.
•
•
67
MEDICINA - ALIMENTAZIONE Tecnologia Made in Italy
L’Evolution della specie
un solo motore per tante applicazioni
Allungabili fino a 5 mt con prolunghe
Risposte ai lettori ECCO COME HO REALIZZATO L’ESSICCATORE SOLARE Eccovi la foto dell’essiccatore solare che ho realizzato seguendo quanto riportato nell’articolo pubblicato sul numero di luglio-agosto 2011 a pag. 61. Rispetto alle indicazioni fornite, ho aggiunto all’essiccatore quattro ruote per spostarlo più agevolmente; per realizzare il collettore ho poi utilizzato una lastra di vetro anziché policarbonato e ho aggiunto un circolatore d’aria al ine di controllare il lusso dell’aria calda proveniente dal collettore. Ho utilizzato l’essiccatore per quasi tutto il mese di agosto e con ottimi risultati. Grazie ancora! Sergio Fiorini Faenza (Ravenna)
10 motorizzazioni da 24.5 cc fino a 52 cc
Complimenti al lettore per le migliorie apportate. Le ruote facilitano senz’altro l’utilizzo, mentre il vetro aumenta il rendimento del collettore solare. Bisogna però fare attenzione alla temperatura interna, che non deve superare i 50 °C, altrimenti i prodotti «cuociono»; probabilmente il circolatore d’aria ha risolto questo problema. Comunque incoraggio chiunque a migliorare l’attrezzatura, tenendo conto che la ilosoia del progetto verte sull’uso di energie rinnovabili, in questo caso provenienti dal sole. Il massimo sarebbe se qualcuno inventasse un sistema (che non utilizzi energia elettrica) di orientamento automatico verso la radiazione solare, o che comunque migliori la captazione anche con il collettore non esattamente posizionato di fronte al sole. (Riccardo Chiozzi)
IMPUGNATURA GIREVOLE BREVETTATA
Active srl 68
Via Delmoncello, 12 - 26037 San Giovanni in Croce - Cremona - ITALY Tel. +39 0375 91742 - Fax +39 0375 91684 Vendite Italia: [email protected] - Export: [email protected]
www.active-srl.com
L’essiccatore solare realizzato dall’abbonato; in basso si intravvedono (vedi frecce) due delle quattro ruote che consentono di spostarlo più facilmente VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Leggi - Tributi - Finanziamenti
Con la permuta si ha la possibilità di accorpare la proprietà La proprietà contadina nel nostro Paese è di per sé molto frammentata e con la permuta è possibile accorpare e razionalizzare le proprietà senza il versamento di un prezzo d’acquisto; è possibile anche scambiare degli appezzamenti agricoli oppure un terreno con un fabbricato rurale. Vediamo come fare Molti piccoli agricoltori si trovano ad avere dei pezzetti di terreno distanti l’uno dall’altro e può nascere quindi la necessità di effettuare un baratto, cioè uno scambio di beni materiali in sostituzione del pagamento del prezzo in denaro. Con l’atto di permuta (termine giuridico che indica il baratto) si rende possibile tutto ciò. La permuta si distingue quindi dalla vendita perché invece di pagare un prezzo d’acquisto consente, se due proprietari (coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali) sono d’accordo, di trasferire la proprietà di cose, mobili o immobili, o di diritti dall’uno all’altro. È
considerata permuta anche lo scambio di beni in aggiunta a una somma di denaro, a condizione che le parti diano un più forte rilievo allo scambio in natura; l’eventuale conguaglio in denaro non può avere cioè un valore superiore a quello del bene permutato (vedi l’esempio qui sotto). Sotto l’aspetto giuridico la permuta è un contratto vero e proprio (regolato dagli artt. 1552 e seguenti del Codice civile) con effetti reali e a titolo oneroso: gli effetti reali, cioè il trasferimento della proprietà dei beni, si attua con il semplice consenso delle parti contraenti; l’aspetto oneroso (cioè relativo al prez-
Esempio di permuta di terreni
Proprietà sig. Gialli
Proprietà sig. Verdi (B)
Strada comunale
Proprietà coninante di un coltivatore diretto
Proprietà sig. Gialli (A)
Proprietà sig. Verdi
Il sig. Gialli chiede al sig. Verdi di permutare l’appezzamento (A) di sua proprietà con l’appezzamento (B) di proprietà del sig. Verdi, nell’interesse di entrambi. Il sig. Verdi accetta la permuta e le condizioni sono le seguenti: Appezzamento (A) del sig. Gialli Appezzamento (B) del sig. Verdi
Supericie 2 ettari 3 ettari
Terreno Valore (euro) fertile 60.000 fertile 90.000 Differenza 30.000
II sig. Gialli deve versare a conguaglio al sig. Verdi la somma di 30.000 euro. Importante. Poiché si tratta di permuta (e non di compravendita) il coltivatore diretto coninante con il sig. Verdi non ha nessun diritto di prelazione sul terreno (B). Le imposte e tasse da pagare. Il sig. Gialli e il sig. Verdi sono entrambi coltivatori diretti; quindi le imposte e le tasse dovranno essere calcolate sull’immobile con il valore più elevato, quello del sig Verdi, 90.000 euro: imposta di registro che è in misura issa 168 euro; imposta ipotecaria che è in misura issa 168 euro; imposta catastale che è pari all’1% del valore dell’immobile, cioè 900 euro; non si deve pagare l’imposta di bollo. Totale imposte e tasse da versare 168 + 168 + 900 = euro 1.236. Le imposte e le tasse così determinate graveranno a carico di ciascuno dei permutanti (sig. Gialli e sig. Verdi) nella misura del 50%.
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
zo) si realizza con lo scambio di cosa contro cosa, mobile o immobile. La forma del contratto di permuta dipende dall’oggetto per cui si stipula: se lo scambio si riferisce a beni immobili (per esempio terreni, case, ecc.), o avviene tra un bene immobile e un bene mobile (per esempio tra una casa e un’attività commerciale), è necessaria la forma scritta (pena la nullità dell’atto stesso) e la sua trascrizione nei pubblici registri (l’atto quindi va stipulato presso un notaio); se si tratta, invece, di una permuta tra beni mobili non è necessaria la forma scritta. Le spese della permuta e gli aspetti iscali. Salvo accordi diversi tra le parti, le spese della permuta sono a carico di entrambi i contraenti in parti uguali. Ciò si giustiica in considerazione del fatto che le spese del contratto sono erogate (cioè pagate) in funzione del vantaggio di entrambi i contraenti. Dal punto di vista iscale la permuta tra beni immobili favorisce un notevole vantaggio iscale rispetto alla vendita: infatti, le imposte vengono pagate una sola volta sull’immobile che dà la maggiore imposta (vedi sempre l’esempio qui a ianco). Ciò signiica che il costo dell’atto, di fatto, si dimezza. Permuta di terreni agricoli, prelazione agraria e agevolazioni iscali. La prelazione agraria nell’acquisto di terreni agricoli, ai sensi dell’art. 8, comma 2°, della Legge n. 590 del 26/5/1965 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 9/6/1965 n. 142), non è consentita nei casi di permuta. Questo signiica che se avviene la cessione di un terreno agricolo in permuta con un altro bene mobile o immobile, l’eventuale afittuario coltivatore diretto insediato o il coninante proprietario coltivatore diretto non possono vantare alcun diritto di prelazione [1] e neppure il diritto di riscatto. La ragione dell’esclusione di questo contratto dal vincolo della prelazione va individuato nella volontà di garantire all’alienante (cioè «venditore») la realizzazione dell’interesse contrattuale perseguito (cioè avere quello speciico bene), permettendogli di conseguire la proprietà del bene proposto in contrapposizione; bene che dovrà essere infungibile, cioè non reperibile da chiunque sul mercato,
69
LEGGI - TRIBUTI - FINANZIAMENTI
come, ad esempio, un terreno a alto valore economico o posto in un luogo di importanza paesaggistica, ecc. Le agevolazioni iscali per la formazione o l’arrotondamento (accorpamento) della proprietà contadina sono applicabili anche in caso di permuta alla condizione che ambedue i beni oggetto della permuta, siano terreni agricoli e/o fabbricati rurali, ed entrambi i proprietari possiedano i requisiti richiesti dalla normativa iscale (qualiica di coltivatore diretto, capacità lavorativa, abitualità e prevalenza dell’attività agricola rispetto ad altre
eventuali attività lavorative, ecc.). Inoltre per ciascuno dei proprietari la permuta deve essere inalizzata all’arrotondamento (all’accorpamento) della proprietà preesistente. In questo caso il beneicio iscale è costituito da: imposta di registro e ipotecaria in misura issa; esenzione dell’imposta di bollo; imposta catastale nella misura dell’1%. Flavio Benati [1] Sul diritto di prelazione si veda l’articolo pubblicato sul n. 11/2005, pag. 63.
Ecco come chiudere le liti con il isco Entro il prossimo 30 novembre è possibile chiudere le liti pendenti (cioè le controversie) con il isco. Per esempio, se a seguito di un accertamento è stato proposto il ricorso alla Commissione Tributaria e si è ancora in attesa del giudizio deinitivo, invece di rimanere nell’incertezza dell’esito del procedimento si può concludere la vicenda versando una quota una tantum. Si procede cioè a una specie di accordo con il isco per risolvere la controversia senza dover attendere la decisione su chi ha ragione. Per i contribuenti è possibile chiudere i contenziosi con l’Agenzia delle Entrate di valore ino a 20.000 euro tramite pagamento di determinate somme prestabilite, che qui di seguito elenchiamo: – se l’importo della lite è inferiore a 2.000 euro, va versato un importo di 150 euro; – se l’importo è superiore a 2.000 euro va versata una somma pari al 10% del valore della lite, qualora l’Agenzia delle Entrate sia risultata soccombente (cioè il giudice gli abbia dato torto) nell’ultima sentenza (per esempio quella di 1° grado); qualora invece sia stato il contribuente a soccombere (cioè se viceversa è stato lui a perdere), va invece versato un importo pari al 50% del valore della lite; – nel caso in cui non vi sia stata inora alcuna pronuncia da parte dei giudici per liti superiori a 2.000 euro, si deve versare un importo pari al 30% del valore della lite. Per determinare il valore di una lite, si deve tener conto delle sole imposte oggetto del contendere e non di sanzioni e interessi. Se invece il contenzioso riguarda solo le sanzioni, il valore è dato dalla somma delle stesse. Per poter rientrare nelle agevolazioni sopra citate, le controversie devono essere pendenti di fronte alla Commissione Tributaria o al giudice ordinario (di ogni grado di giudizio) alla data del 1° maggio 2011.
70
La definizione (cioè la chiusura della controversia) può avvenire su richiesta del soggetto che ha proposto l’atto introduttivo del giudizio (quasi sempre si tratta del contribuente, che per esempio ha fatto ricorso contro un avviso di accertamento). Le somme dovute vanno pagate versando l’intero importo entro il 30 novembre 2011. Per il versamento dell’importo va utilizzato l’apposito modello F24 «versamenti con elementi identiicativi» nel quale indicare il relativo codice tributo 8082 e non può essere fatto come compensazione di tributi o contributi a credito (in altre parole l’importo va versato e non può essere compensato con crediti in essere riferiti a imposte). Successivamente, entro il 31 marzo 2012 va inviata per via telematica l’apposita domanda di deinizione, cioè lo speciico modello per chiudere la lite messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. In caso di più liti pendenti occorre, per ciascuna, presentare una richiesta ed effettuare un autonomo versamento. L’Agenzia delle Entrate entro il 30 settembre 2012 comunicherà poi alla Commissione Tributaria (e agli ufici giudiziari competenti) l’avvenuta regolare presentazione della richiesta di pagamento e il versamento di quanto dovuto, afinché il contenzioso venga dichiarato estinto. Entro la stessa data verrà anche comunicato l’eventuale riiuto da parte dell’Agenzia della richiesta di deinizione della lite pendente. Il modello da utilizzare per la richiesta di definizione delle liti iscali pendenti è reperibile nel sito Internet dell’Agenzia delle Entrate www.agenziaentrate.gov.it Le liti che hanno i requisiti citati per poter essere deinite vengono sospese ino al 30 giugno 2012 e ino a tale data sono sospesi anche i termini per ricorsi, appelli, controdeduzioni e quant’altro. Daniele Hoffer
Risposte ai lettori LE AZIENDE AGRICOLE POSSONO PAGARE O INCASSARE IN CONTANTI SINO A UN IMPORTO DI 2.500 EURO Le imprese agricole hanno delle restrizioni nelle operazioni commerciali. Lettera irmata A seguito delle nuove disposizioni introdotte dalla «manovra economica» di Ferragosto (contenute nel Decreto Legge n. 138/2011 e convertito nella legge n. 148/2011 pubblicata sulla Gazzetta Uficiale n. 216 del 16/9/2011) alle imprese agricole è stato ridotto il limite per le operazioni commerciali in contanti: dai precedenti 5.000 euro si è passati agli attuali 2.500 euro. In pratica se un agricoltore deve effettuare dei pagamenti o incassare cifre superiori a 2.500 euro deve utilizzare ricevute bancarie, assegni non trasferibili o boniici. (Gianluigi Girardi) SU QUALI SERVIZI L’AZIENDA AGRICOLA DEVE APPLICARE L’IVA AL 21%? In tutte le attività dell’azienda agricola devo adeguare l’Iva dal 20 a 21%? Lettera irmata L’aumento dell’Iva dal 20 al 21% interessa soltanto quelle imprese agricole che forniscono i seguenti servizi: agromeccanici, manutenzione di giardini, vendita di vino. (Gianluigi Girardi)
È tempo di Censimento La compilazione del 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni si può effettuare via Internet (http://censimentopopolazione. istat.it, digitando la password stampata sulla prima pagina del questionario recapitato a casa) o utilizzando il modello cartaceo ricevuto, da riconsegnare poi agli Ufici postali o ai Centri di raccolta allestiti dai Comuni. La compilazione ed eventuale restituzione deve avvenire entro il 31 dicembre 2011 nei Comuni con meno di 20 mila abitanti, entro il 31 gennaio 2012 nei Comuni con popolazione compresa fra 20 mila e 150 mila abitanti ed entro il 29 febbraio nei Comuni con più di 150 mila abitanti. Per qualsiasi chiarimento si può chiamare il numero verde gratuito 800 069701.
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Le pagine dei ragazzi
Lo sapete che le piante saltano gli ostacoli e inseguono la luce?
C
ari ragazzi, Per il nostro sapete tutesperimento oca ti che per la vicorrono (1): una ta della maggior scatola di cartoparte degli essene (a), del nastro ri viventi è indiadesivo (b), un paio b d spensabile la ludi forbici (c) e, nac ce. Le piante, turalmente, alcuni per esempio, so- 1 semi di fagiolo (d). no così sensibili Ecco come fare a questo aspetto che l’esperimento. Su pur di uscire dalun lato corto delle zone d’ombra… la scatola fate ritasi muovono! Non ci gliare a mamma o credete, vero? Impapà con le forbici magino che qual- 2 una finestrella (2). cuno potrà aveDa un’altra scare qualche dubbio sultola ritagliate un l’utilità della luce nel mondo ve- cartoncino e appligetale, perché i semi piantati sot- catelo alla scatola di to terra al buio germogliano co- prima con il nastro munque. Dopo l’esperimento che adesivo, in modo da andiamo a proporvi, capirete pe- creare una piccola rò che i semi germogliano anche parete interna divial buio, ma per crescere bene le soria (3). La parepiante hanno bisogno di luce. te interna serve per 4
dimostrare che le piante sono in grado di muoversi aggirando gli ostacoli. A questo punto pren- 3 dete un bicchiere di carta o un vasetto di vetro e dopo aver messo un po’ di terriccio deponete due o tre semi di fagiolo (4), che andrete a coprire con altro terriccio. Tenetelo umido, aggiungendo di tanto in tanto un po’ d’acqua (5), e vedrete che dopo tre giorni i semi cominciano a
5
Ora vi spiego perché il Martin pescatore è chiamato così
M
artino era un uccellino che viveva in una verde vallata in cui pascoli e prati si alternavano a boschetti, siepi e corsi d’acqua. Tutti gli anni era solito allevare almeno tre nidiate e sfamare i suoi figlioli con tutto ciò che offriva l’ambiente. Nella nidiata primaverile Martino portava A ai suoi piccoli succulenti vermi e teneri germogli. In estate, invece, nutriva i figli della seconda covata con larve e insetti, mentre nell’ultima nidificazione di settembre riusciva a sfamare la prole con bacche e frutti. Un anno, però, una terribile carestia si abbatté sulla valle e Martino si disperò perché non riusciva a sfamare la sua famiglio-
B
72 Le pagine dei ragazzi
la. Preso dallo sconforto, implorò il Signore perché lo aiutasse. Il buon Dio ebbe compassione e gli disse: «Vai al fiume, tuffati e catturerai pesci per te e per i tuoi figli». Così Martino vinse la paura dell’acqua e si tuffò. Molti pesciolini furono pescati (A) e portati ai pulcini (B) che dimostrarono di gradire il nuovo cibo. Da allora Martino venne chiamato il pescatore! Il piccolo uccellino per ringraziare il Signore volle colorarsi le ali come l’azzurro del cielo e così cercò un arcobaleno e, scelto il suo colore, vi si tuffò tingendosi le piume per sempre. Maurizio Bonora VITA IN CAMPAGNA 11/2011
L’intervista «impossibile» a un pavone
N
6
8
9
germinare (6). Dopo la germinazione ponete il vasetto con i fagioli nella scatola che avete preparato (7), chiudetela con il suo coperchio e mettetela in un luogo dove la luce può passare dal- 7 la finestrella. Tenete regolarmente inumidito il terriccio (le piante hanno bisogno di acqua) e, dopo quattrocinque giorni, vedrete che i fagioli iniziano a seguire la via della luce cercando di evitare l’ostacolo della parete di cartone che abbiamo messo in mezzo (8). Dopo una settimana le piantine di fagiolo hanno già raggiunto la finestrella (9) e dopo una decina di giorni eccole spuntare dalla scatola (10), finalmente alla luce! Vi è piaciuto l’esperimento? Potete proporlo alla vostra maestra e scoprire con lei tanti altri aspetti che riguardano la vita delle piante, come ad esempio la ne10
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
el cortile di una casa colonica vicino alla nostra ho visto un pavone con la sua meravigliosa coda tenuta a ventaglio. Ho subito chiesto ai proprietari, che tra l’altro sono amici dei miei genitori, se potevo intervistarlo. Ciao pavone, come sei bello! Puoi dirmi quanto pesi e quanti anni puoi vivere? Posso vivere tranquillamente fino a 25 anni e il mio peso varia tra i 6 e gli 8 kg. Le femmine, invece, arrivano a 3-4 kg. Hai dei colori molto vistosi, come quelli degli uccelli esotici. Per caso vieni da terre lontane? Hai visto giusto! La nostra patria d’origine India è l’Asia, più precisamente India, Giava e Sri Lanka. Per la nostra bellezza siamo stati portati in Europa quasi 2.500 anni fa. Ti piace vivere nei giardini e nelle fattorie Sri o preferiresti essere libero nei boschi? Lanka Giava I nostri fratelli selvatici vivono nei boschi, ma in Asia hanno a disposizione ambienti molto ampi. In Europa e in Italia con la mia coda così lunga e vistosa non sfuggirei ai predatori come volpi, martore e faine. Preferisco, quindi, la tranquillità della fattoria, dove non ho nemici e ho cibo a volontà. Cosa ti piace mangiare? Mangio di tutto, proprio come le galline: granaglie varie, frutti, avanzi di cucina e tutto ciò che il pascolo offre, come vermi, insetti e perfino le bisce, che so cacciare con abilità. Sei bellissimo con la coda aperta a ventaglio. A cosa serve? È il mio modo di mettermi in mostra e per far vedere che per portare una coda di 170 cm sono anche forte e robusto. Insomma, lo faccio per corteggiare la mia futura moglie. Quindi solo voi maschi avete la coda lunga... ma riuscite a volare lo stesso con delle penne così ingombranti? Noi pavoni non siamo dei grandi volatori e preferiamo correre e camminare, ma all’occorrenza riusciamo a volare sugli alberi e sui tetti delle case anche di tre piani. Quante uova fa la tua compagna? Depone dalle 6 alle 10 uova, che cova per circa un mese. Mi piacerebbe avere una coppia di pavoni nel cortile. Magari quando nascono i tuoi pulcini posso prenderne qualcuno... Intanto ti saluto... a presto! Marta cessità dell’ac- rimenti e delle vostre conclusioqua. Buon lavoro ni, saremo ben lieti di leggere i e, se volete met- vostri resoconti! terci a conoscenza dei vostri espeMaurizio Bonora Le pagine dei ragazzi 73
FIERE E MANIFESTAZIONI Gli abbonati che trovano motivi di insoddisfazione nei servizi «Carta Verde» sono pregati di darne comunicazione scritta a: Edizioni L’Informatore Agrario - Servizio Carta Verde - C.P. 443 - 37100 Verona. I D AT I Q U I R I P O R TAT I D I O G N I S I N G O L A M A N I F E S TA Z I O N E S O N O A G G I O R N AT I A L 1 3 - 1 0 - 2 0 1 1
LOMBARDIA CODOGNO (LODI) - 221ª Fiera autunnale di Codogno All’interno della 221ª edizione della «Fiera autunnale di Codogno», si svolge martedì 15 e mercoledì 16 novembre, presso il quartiere Fieristico «G. Vezzulli» (Viale Medaglie d’Oro, 1 - Codogno/Lodi), la «Fiera agricola», Rassegna di zootecnia, allevamento del bovino da latte e del suino. Sono inoltre allestiti padiglioni per l’esposizione suinicola, una mostra autunnale interregionale del bovino da latte (vacca Frisona) e di razze da carne. Vi si trovano anche conigli, caprini, ovini, razze avicole, una imponente rassegna equina con spettacoli equestri e inine una mostra di macchine agricole per la lavorazione della terra e la loricoltura. Supericie espositiva: 45.000 m2. Orario di apertura al pubblico: martedì dalle ore 12 alle 21, mercoledì dalle ore 9 alle 17, orario continuato. Ingresso: euro 6,00. Come arrivare in auto: autostrada A1 con uscita a Piacenza Nord; usciti dal casello autostradale svoltare a destra in direzione Codogno-Milano sulla S.S. 9. Dopo circa 7 km prendere l’uscita di Codogno (zona industriale) e imboccare Viale dell’Industria. Parcheggio: sono disponibili parcheggi pubblici, gratuiti, situati in zona industriale a circa 500 metri dalla iera. Per informazioni: Comune di Codogno (Lodi) - Uficio Fiera - Tel. 0377 314269 - Fax 0377 36807. Internet: www.ieracodogno.it
VE N E T O VERONA - 113ª Fieracavalli Dal 3 al 6 novembre si svolge, presso il quartiere fieristico di Veronafiere, la 113ª edizione di «Fieracavalli». Per tutte le informazioni su questa manifestazione si veda l’articolo pubblicato sul n. 10/2011 a pag. 53, contenente anche la pianta generale della iera e un coupon per lo sconto sul biglietto d’ingresso per gli abbonati.
TO S C A N A AREZZO - 10ª edizione di AgrieTour Agriturismi, tour operator, fornitori e territori rurali si incontrano alla 10ª edizione di «AgrieTour», Salone nazionale dell’agriturismo, dall’11 al 13 novembre presso Arezzo Fiere e Congressi. In contemporanea ad AgrieTour si svolge «Agriener», Salone dedicato al settore delle
74
Durante «Fieracavalli» (che si tiene a Verona dal 3 al 6 novembre) Vita in Campagna organizza una mostra di attrezzature per il lavoro nei campi con i cavalli energie rinnovabili. Nel corso della manifestazione, che pone in primo piano i territori rurali d’Italia, sono organizzati seminari, degustazioni, tavole rotonde e ricerche di mercato. Tra le numerose occasioni di intrattenimento sono da ricordare il Festival della cuci-
na contadina, le aree tematiche, le degustazioni e le dimostrazioni pratiche per entrare a diretto contatto con il mondo della vita in campagna. È presente alla manifestazione lo stand di Vita in Campagna con un proprio rivenditore. Gli abbonati, presentando la «Carta Verde», usufruiscono di uno sconto speciale sul prezzo di copertina dei prodotti editoriali delle Edizioni L’Informatore Agrario. Supericie espositiva: circa 15.000 m2. Orario continuato di apertura al pubblico: dalle ore 9,30 alle 19. Ingresso: riservato agli operatori del settore venerdì 11 novembre; il pubblico può accedere sabato 12 e domenica 13 novembre a euro 5,00; euro 3,00 per gli abbonati che presentano la «Carta Verde» . Come arrivare in auto: autostrada A1 con uscita ad Arezzo, a circa 6 km dalla manifestazione. Parcheggio: è possibile sostare, gratuitamente, nello spazio antistante Arezzo Fiere e Congressi, in Via Spallanzani, 23. Per informazioni: AgrieTour - Arezzo Fiere e Congressi - Tel. 0575 9361 - Fax 0575 383028. E-mail: [email protected] Internet: www.agrietour.it
Altri appuntamenti del mese I colori e i sapori dell’autunno in vetrina a Tuttomele. La 32ª edizione di «Tuttomele»,
Rassegna regionale sulla frutticoltura, gastronomia, turismo, commercio e artigianato locale, si svolge a Cavour (Torino) da sabato 5 a domenica 13 novembre. Arricchiscono il programma della manifestazione molti eventi tra i quali «Expomela», esposizione delle migliori qualità di mele, e «Il gusto della mela», a cura di Slow Food, degustazioni di sidri, distillati e trasformati di frutta, oltre alle tradizionali frittelle di mele con l’aggiunta di attività didattica formativa rivolta alle scuole per una corretta alimentazione e laboratori del gusto. Per informazioni telefonare, citando Vita in Campagna, a Procavour - Tel. 0121 68194 - Fax 0121 462426 - Internet: www.cavour.info
Autumnia - agricoltura, alimentazione, ambiente. La 13ª edizione di «Autum-
nia - agricoltura, alimentazione, ambiente», Fiera dei prodotti e delle specie animali tipiche del Valdarno (fagiolo zolino, olio, vino, pollo del Valdarno, bovini di razza Chianina, ecc.) si svolge, da venerdì 11 a domenica 13 novembre, nel centro storico di Figline Valdarno (Firenze). Per informazioni telefonare, citando Vita in Campagna, al Comune di Figline Valdarno (Firenze) - Tel. 055 91251 - 055 9125213-4 - Internet: www.autumnia.it
Fiera del porro di Cervere. A Cervere (Cuneo) dal 12 al 27 novembre si svolge la 32ª edizione della «Fiera del porro di Cervere». Da oltre trent’anni Cervere ha fatto di questo ortaggio, che porta il suo nome, la propria bandiera gastronomica. Dal 1980 la iera si articola in una sezione di Mostra mercato, dove il consumatore può ammirare e acquistare direttamente il prodotto, e una sezione gastronomica, dove viene servito un menù rigorosamente a base di porro di Cervere. Per informazioni telefonare, citando Vita in Campagna, all’uficio manifestazioni Comune di Cervere - Tel. 0172 471000 - Fax 0172 474833 - Internet: www.porro-cervere.cn.it San Martino in cantina. Ritorna, domenica 13 novembre, per il quarto anno con-
secutivo, nelle cantine socie del Movimento turismo del vino, in tutta Italia l’appuntamento autunnale «San Martino in cantina». In questa occasione le cantine sono aperte per condividere con i tantissimi appassionati la gioia del vino nuovo, il cosiddetto «novello», e dei grandi vini da invecchiamento alla loro prima uscita, in abbinamento a prodotti di stagione. Per informazioni, telefonare citando Vita in Campagna, alla segreteria nazionale Movimento turismo del vino - Tel. e fax 075 9889529 - Internet: www.movimentoturismovino.it
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
PUBBLICAZIONI CONSIGLIATE
Storie di vita e di giardinaggio Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini di Serena Dandini, edito da RCS Libri - Milano; 2011; formato cm 17×24, pagine 336 illustrate con 15 tavole a colori. La pubblicazione è in vendita nelle migliori librerie; euro 19,00. Dal 12 al 13 novembre si svolgono a S. Egidio alla Vibrata (Teramo) la 10ª «Mostra avicola» e la 27ª «Mostra colomboila»
A BRUZ Z O S. EGIDIO ALLA VIBRATA (TERAMO) - 10ª Mostra avicola e 27ª Mostra colomboila Dal 12 al 13 novembre si svolgono, presso il Centro ieristico di S. Egidio alla Vibrata (Teramo), la 10ª «Mostra avicola» e la 27ª «Mostra colomboila», organizzate rispettivamente dalla Samasa (Selezione abruzzese marchigiana di avicoli e selvaggina amatoriale) e dall’Acap (Associazione colomboila allevatori piceni). L’evento prevede l’esposizione di animali da cortile di razza pura. Supericie espositiva: 3.000 m2. Orario continuato di apertura al pubblico: sabato 12 dalle ore 9 alle 21, domenica 13 dalle ore 9 alle 19. Ingresso: gratuito. Come arrivare in auto: autostrada A14, con uscita a San Benedetto del Tronto; poi superstrada Ascoli Piceno-Mare, in direzione Ascoli Piceno, con uscita a Castel di Lama da dove si prosegue per S. Egidio alla Vibrata. Parcheggio: per 1.000 posti auto, gratuito, situato all’interno del quartiere ieristico. Per informazioni: Giannetti Tonino - Tel. 0735 634351 - Cell. 328 8444485. Internet: www.samasa.it
CORSI
Giardinaggio Il Turin Garden di Torino organizza a novembre un corso di giardinaggio pratico sulle «piante d’appartamento, verdi e da iore» (rinvasi, terricci, concimi, malattie, cure, ecc.) per gli appassionati del verde. Costo del corso: euro 72,00 (per un totale di quattro ore). Per informazioni telefonare, citando Vita in Campagna, allo 011 8610032 - 011 8610467.
Apicoltura L’Associazione apicoltori della Comunità Montana dall’Astico al Brenta organizza da novembre a dicembre, presso la propria sede di Breganze (Vicenza), il «21° Corso di apicoltura». Il corso è gratuito (per un totale di 5 lezioni). Per informazioni telefonare, citando Vita in Campagna, allo 0445 873607. VITA IN CAMPAGNA 11/2011
Non è un saggio, non è un manuale, non è una biograia… ma al contempo è anche tutte queste cose. Un libro di facile lettura, scritto con competenza e simpatia, che permette di conoscere e di accrescere la propria cultura del verde. La sua lettura, infatti, permette di effettuare un viaggio appassionante e appassionato nel pianeta giardino, lungo percorsi che attraversano storia, continenti e differenti culture. L’autrice, la nota conduttrice televisiva Serena Dandini, ci racconta di lei e del suo amore per il giardinaggio, ma lo fa narrandoci al contempo dei giardini del mondo (dall’Italia alla Gran Bretagna, dalle Hawaii alla Cina) e trasmettendoci le regole base per la cura del verde (ma anche per difendere l’ambiente, la libertà e la democrazia). Lo fa prendendo spunto dai personaggi che del giardinaggio hanno costituito la storia (da Paolo Pejrone a Vita Sackville-West) o che, famosi per altre cose, ne sono stati grandi estimatori (qui la lista è lunga, e va da grandi imperatori e regine, a politici, attori e cantanti). A completare il volume alcune appendici utili che rendono possibile – a chi lo desidera – proseguire autonomamente il viaggio nell’universo giardinaggio intrapreso grazie alla penna della Dandini: un’estesa bibliograia di riferimento, un indice delle piante trattate (comprese le varietà), una guida ai luoghi citati. (S.F.)
Alimentazione 101 buoni alimenti che si prendono cura di noi di Pier Francesco Lisi, edito da Newton Compton Editori Roma; 2011; formato cm 13,5×21; pagine 224. La pubblicazione, priva di illustrazioni, è in vendita presso le migliori librerie; euro 9,90. Nel libro vi sono 101 schede dedicate ad altrettanti alimenti, dall’acqua alla zucchina.
In realtà sono anche più di 101 perché alcuni capitoli sono dedicati a più alimenti, come per esempio i cereali minori o i legumi minori. Per ogni alimento viene proposta una scheda che spiega perché quell’alimento fa bene e fornisce consigli per l’acquisto, la conservazione in casa, la preparazione e il consumo a tavola. Ci sono poi curiosità, notizie storiche, cenni sulle antiche varietà di frutta e verdura e sui prodotti Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Idicazione geograica protetta). In chiusura sono proposte 30 ricette: si va dall’insalata di arance rosse e aringhe al risotto con la zucca, passando per gli spaghetti con alici e pecorino, l’acquacotta o il riso nero Venere con gamberi. (Red.)
Ultimi arrivi in redazione Sentire l’aria di Andrea Taglier e Manuele Cecconello, realizzato da Prospettiva Nevskij - Biella; 2011. La pubblicazione consta di 160 pagine interamente illustrate da fotograie a colori, contiene al suo interno anche un ilm su dvd. La richiesta può essere fatta a: [email protected] oppure al 335 6464189; euro 55,00. Emozioni a sei zampe di Aldo La Spina, edito da AAM Terra Nuova - Via Ponte di Mezzo, 1 - 50127 Firenze - Tel. 055 3215729 - Fax 055 3215793; 2011. La pubblicazione consta di 195 pagine, prive di illustrazioni; euro 13,00. Il pane di ieri di Enzo Bianchi, edito da Giulio Einaudi Editore - Torino; 2010. La pubblicazione consta di 114 pagine, prive di illustrazioni, ed è in vendita nelle migliori librerie; 9,50 euro. Archeologia arborea, diario di due cercatori di piante di Isabella e Livio Dalla Ragione, edito da Ali&no Editrice - Str. Trasimeno Ovest, 165/C5 - 06132 Perugia - Tel. 075 7921684 - Fax 075 7921685; 2011. La pubblicazione consta di 167 pagine illustrate con 118 fotograie a colori; euro 16,00. Il giardino del castello a cura di Clelia Arnaldi di Balme, edito da Electa - Milano; 2011. La pubblicazione consta di 80 pagine con 56 illustrazioni a colori e può essere acquistata presso il Bookshop del Museo Civico di Arte Antica - Palazzo Madama - Piazza Castello - 10122 Torino - Tel. 011 4433501; euro 12,00. Eva e la rosa - Storie di donne e regine di iori di Claudia Gualdana, edito da Vallecchi - Via Maragliano, 31 - 50144 Firenze - Tel. 055 324761 - Fax 055 3215387; 2011. La pubblicazione, priva di illustrazioni, consta di 200 pagine; euro 12,00. Quattro animali in viaggio di Piero Bossi e Linda De Angelis, edito da Mauro Pagliai Editore - Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze - Tel. 055 737871; 2011. La pubblicazione consta di 151 pagine illustrate con 13 foto in bianco e nero; euro 10,00. Le stagioni del maestro giardiniere di Carlo Pagani e Mimma Pallavicini edito da Antonio Vallardi Editore - Milano; 2011. La pubblicazione consta di 252 pagine illustrate con 16 fotograie a colori; euro 14,90.
75
ANNUNCI ECONOMICI Gli abbonati possono disporre di un annuncio gratuito all’anno di circa 25 parole utilizzando il coupon riportato nello «Speciale Servizi e Vantaggi per gli Abbonati» allegato al n. 2/2011 (scrivere il testo a macchina o in stampatello). Annunci successivi sono a pagamento; si prega di utilizzare il modulo pubblicato a pag. 84 del n. 10/2011. Per ulteriori informazioni telefonare allo 045 8057511. La scelta degli annunci da pubblicare è a discrezione dell’editore.
Guide pratiche Idee, progetti, soluz ioni, piant
e per il mio giardino
giardino
EDIZIONI L’INFORMATORE AGRARIO
Idee, progetti, soluzioni , piante per il mio
Progettare e realizzare bordure miste I rampicanti • e aiuole fiorite Le piante tappezza Le rose • Il giardino profumato • Il nti o striscianti giardino per Il giardino resistente alle malattie i bambini FILO DIRETTO GRATUITO CON L’ESPERTO
in Campagna
www.libreriaverde.it
p atiche di Vita
b g D p so
Le vi or gia
nte avventura
onante avventura
TRATTORI STORICI Un’app assiona
LIBRI
TRATTORI STORICI Un’appassi
AGRITURISMO E VACANZE B&B «La casa dei lupini», all’interno del Parco regionale dei Cento laghi e ai margini del Parco nazionale dell’appennino tosco-emiliano, è a 1.000 metri di altitudine, immerso nel verde, nella quiete dei boschi di castagni e di faggi. Cellulare 388 3797553 - www.lacasadeilupini.it ANIMALI
Edizioni L’Informatore Agrario
CHI mi vende per un prezzo accettabile un’asinella di massimo un anno? La vengo a prendere fino in Abruzzo. Se regalata, eterna riconoscenza. Cell. 392 9071126. PAVONI azzurri, coppia di anni 3, vendo a euro 150. Per informazioni telefonare al 338 7543816 (ore pasti). Zona Fermo, no spedizioni.
L I P I C C O
T I A M E N A L L E V
Allevamento del coniglio
33’
Arduin allevato per facilmente essere aziende. il coniglio può piccole Data la sua rusticità, per aumentare il reddito di o nti di capitale esigenze famigliari grandi investime à. che non richiede e a criteri di razionalit L’allevamento, deve però risponder e manodopera,
a cura di Maurizio
CASE E TERRENI
coniglio Allevamento del
DVD
ALTA Val di Vara, comune di Varese Ligure (La Spezia) in posizione panoramica, casa indipendente su 2 piani + mansarda m2 165, terreno circostante m2 1.500, adatta per attività di ricettività turistica, vendesi a prezzo interessante. Cell. 349 1388476.
IN DVD €
€
9,90
9,90
i poster di www.macchineagricoledom
i poster di www.macchineagricol
L’ape e l’alve
are
edomani.it
i poster di www.vitaincam
pagna.it
L’ape regina
POSTER
L’ape bottinatrice
raccoglie sul
fiore nettare
e polline
L’ape operaia
Il favo CARATTERISTICH E
Potenza (CV/giri) Combustibile
Cilindrata cm 3 (ale./corsa) (mm) Ciclo/raffreddamento Cilindri (n.)/disposizione
NBUPSF"HSBSJP4SM7J
B#FODJWFOHB#JPOEBOJ
7FSPOBt1PTUFS T
VQQMFNFOUPEJM
ADFVSP *7"JODMVTB
HE
6.00-20/14-34 3,49 1,96 1,73 2,14 3.700 1956/1959 120 2.900.000 (1956)
Dozza
55/740 gasolio
11.309 (240/250) testacalda/acqua 1/orizzontale 6/2 2/14,1 60 (75)
di William
Un gruppo di arnie: l’apiario
Fotografia
Ciclo/raffreddamento Cilindri (n.)/disposizione AV/RM Numero marce (km/ora) Velocità min/max (litri) Serb. carburante Pneumatici ant./post. (m) Lunghezza max (m) Larghezza max Altezza max (m) Passo (m) Peso (kg) (inizio/fine) Anno produz. Unità prodotte Prezzo lire (anno)
Lo sciame e i favi
TB
OBt1PTUFS TVQQMF B#JPOEBOJ7FSP
NFOUPEJM
ADFVSP *7"JODMV
4SM7JB#FODJWFOH
OGPSNBUPSF"HSBSJP
ª&EJ[JPOJ-*
La trofallassi:
scambio di cibo e comunicazio ne
© 2010 - Edizioni L’Informatore Poster + Guida Agrario Spa illustrata di Vita in Campagna- Via Bencivenga-Biondan i, 16 - Verona Euro 10,00 (iva inclusa)
Il miele nelle cellette
Poster_alveareok.indd 1
fotografie e testi di Luca Mazzocchi www.mondoapi.it 26/01/2010 26/01/2
14.58.36
Il catalogo completo è disponibile nel sito www.libreriaverde.it
76
50-55/650 Nafta - gasolio 11.277 (235/260) testacalda/acqua 1/orizzontale 6/2 2,9/14,3 50 6.50-20/16.9-30
3,7 1,8 1,7 3.400 1950/1959 429 7001/2.350.000 (1951)
William Dozza
ª&EJ[JPOJ-h*OGPS
CARATTERISTIC Potenza (CV/giri) Combustibile 3 (ale./corsa) (mm) Cilindrata cm
Le uova e le larve: la covata
Numero marce AV/RM Velocità min/max (km/ora) Serb. carburante (litri) Pneumatici ant./post. Lunghezza max (m) Larghezza max (m) Altezza max (m) Peso (kg) Anno produz. (inizio/fine) Unità prodotte Numerazione (inizio/fine) Prezzo lire (anno)
Fotografia di
Il fuco
ani.it
SULLE colline romagnole a 13 km dal mare, ampia casa colonica ristrutturata con oltre un ettaro di terreno adibito a oliveto e frutteto, vendesi uso abitazione o agriturismo. Cellulare 328 1225573.
toria didattica, agrinido. Tel. 0521 460318 (ore serali). LAVORO DOMANDE QUARANTASEIENNE residente nella provincia di Bari, cerca lavoro in azienda agricola nelle regioni Toscana o Emilia Romagna, in qualità di trattorista, riparatore di attrezzi agricoli, patente C. Cell. 360 585000. MACCHINE AGRICOLE E ATTREZZATURE CERCO trattore agricolo usato, da 25-40 CV, anche in cattivo stato ma funzionante (sollevamento, traino, presa di forza) e con i documenti in regola. Zona Torino. Cell. 340 6867957 - Tel. 011 4530667 (ore negozio). IMPASTATRICE per salumi da 100 kg vendo. Telefono 039 5320312. OCCASIONE: vendo attrezzatura usata per allevamento lumache. Per informazioni telefonare al numero 339 5073349. SPACCANOCCIOLE rompe 20 kg/ ora di nocciole; euro 180. Cellulare 338 7618852. PIANTE ASPARAGI selvatici (Asparagus acutifolius) a radice nuda, vendesi. Cellulare 338 7075762. CERCHIAMO piantine per completamento progetto miele biologico: 40-50 da frutto, 40 di nocciolo e 100 di carpino, faggio, quercia. A 800 metri, su 2 ettari di terreno, zona Schio (Vicenza). Scrivere a: over50onlus@ libero.it (provvediamo noi al ritiro). FRUTTANTICA: vecchie e antiche varietà di fruttiferi, Brivio (Lecco). Tel. e fax 039 5320312. MELI antichi, disponibili oltre 170 varietà. Richiedere catalogo a ilvec [email protected] oppure inviando euro 1,80 in francobolli ad Az. Agr. Il Vecchio Melo - Fraz. Torchio - Grignasco (Novara) - Cell. 347 2454335 - Fax 0163 417258. VENDO piantine di Evodia, specie particolarmente gradita alle api. Telefono 035 561427.
TERRENO m2 45.000, a 8 km da Asti; casa abitativa m2 450 da ristrutturare, progetto approvato modifiche interne; rustico m2 150 uso magazzino, fienile, deposito, stalla, possibile ampliamento; pozzo irriguo elevata portata: adatto orticoltura biologica, allevamento, centro equestre, B&B. Vendonsi privatamente o associasi persona esperta, capacità imprenditoriali per sviluppo attività. Tel. 011 595144 - Cell. 340 2925615.
PICCOLE quantità di olio extravergine novello, ottenuto da olive dop biologiche raccolte a mano e spremute a freddo (Moraiolo, Leccino, Frantoio e San Felice) prodotto di nicchia. Cell. 328 6119736 - www. oliocostantini.it
VENDESI, provincia di Cremona, cascina, terreno 7 ettari, 2 appartamenti, scuderia, impianto fotovoltaico 15 kW, altri fabbricati 2.000 m2. Adibibile ad attività multifunzionale: maneggio, agriturismo, fat-
REGALO, previo ritiro a domicilio o pagamento spese postali, annate di Vita in Campagna dal 1996 al 2010 quasi complete, come nuove, inclusi supplementi ed alcuni numeri di Vivere la Casa in Campagna. Chiamare ore serali al 331 6258827.
PRODOTTI
VARIE
VITA IN CAMPAGNA 11/2011
400 bulbi a soli 59
,00 € e in più per lei la Videocamera Digitale
GRATIS
anziché
€99,94
In REGALO questa Videocamera Digitale di alta tecnologia, leggera e compatta, facile da usare, ideale per filmati e immagini di ottima qualità.
SCONTO
40% 쑽Ampio schermo
Certificazione GARANZIA 2 ANNI
La confezione comprende: 50 Ranuncoli Garanzia 50 Tulipani qualità ANNI SUI NOSTRI 50 Crochi PRODOTTI “Soddisfatti 50 Triteleia o rimborsati” 20 Anemoni fino a 5 anni de Caen 30 Giacinti Gratis la Guida 50 Narcisi al Giardinaggio 50 Anemoni Gratis la Blanda 50 Iris Videocamera Digitale
5
Garanzia
OROMBELLO & ASSOCIATI
Caratteristiche: schermo LCD a colori da 1,4’’ • risoluzione: 1,3 mega pixels (fino a 5,0 interpolati) • ingresso USB 2.0 • zoom digitale x 4 • bilanciamento del bianco automatico • flash integrato • microfono/uscita TV • posizione ISO automatica • lettore memory card SD (fino a 8 giga SDHC) • funziona con 3 pile AAA • dimensioni: 9,7 x 5,8 x 3,8 cm • peso 98 gr. senza batteria.
*
Offerta valida fino al 15.12.2011.
Fino ad esaurimento scorte.
Telefoni SUBITO per ricevere questa straordinaria offerta!
Bakker Italia S.r.L. Via Corsica 8 *Contributo spese di spedizione € 6,95. 22079 Villaguardia CO Diritto di contrassegno www.bakker-it.com € 1,95.
Codice da citare al telefono 쑺쑺쑺쑺
LB
N ov i t à
Husqvarna 562 XP®, 560 XP®, 555. La nuova era delle motoseghe . Husqvarna 562 XP®, 560 XP® e 555 rappresentano la più grande innovazione in materia di motoseghe degli ultimi 50 anni. Si tratta di tre modelli all’avanguardia, nati da un concetto completamente nuovo e dotati di tutte le conquiste tecnologiche Husqvarna. Le nuove motoseghe gestiscono la carburazione in maniera completamente automatica: l’operatore risparmia tempo e carburante aumentando la produttività del proprio lavoro. Massima potenza ed efficienza, manovrabilità ed ergonomia rivoluzionarie, senza alcun compromesso. HUSQVARNA 562 XP, cilindrata 59.8 cm³ - potenza 3.5 kW - peso 5.6 kg - lunghezza barra 15”-28” - passo catena 3/8 HUSQVARNA 560 XP, cilindrata 59.8 cm³- potenza 3.5 kW - peso 5.4 kg - lunghezza barra 13”-24”- passo catena .325 HUSQVARNA 555, cilindrata 59.8 cm³- potenza 3.1 kW - peso 5.4 kg - lunghezza barra 13”-24”- passo catena .325
AUTOTUNE™. Gestisce la carburazione in maniera automatica in base ad altitudine, umidità, temperatura, qualità del carburante e condizioni del filtro aria.
X-TORQ®. Consente una coppia elevata anche a bassi regimi, consumi di carburante ridotti del 20% ed emissioni ridotte fino al 75%.
NUOVO DESIGN COMPATTO. Il corpo macchina è stato ridotto in larghezza ed altezza: la motosega è più facile da maneggiare e non affatica l’operatore.
FORZE GIROSCOPICHE RIDOTTE. Le parti in movimento come volano, albero motore e pistone sono più leggere e garantiscono la migliore manovrabilità possibile.
www.husqvarna.it Copyright © 2011 Husqvarna AB (publ). Tutti i diritti riservati. Husqvarna® è distribuita da Fercad SPA. www.fercad.it.